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Autore: AjaxBraavos    15/05/2020    2 recensioni
White day: dopo aver ricevuto un regalo, se l'amore è ricambiato, dovrai regalare a tua volta qualcosa di tre volte più costoso.
Ma cosa regalare a qualcuno che ha già tutto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano attraccati al porto di Rulox già da qualche ora, allontanandosi poco alla volta dal molo in piccoli gruppi per non destare sospetti. Nonostante Verya si fosse offerta di accompagnarla, dopotutto Eve non sapeva ancora cavarsela da sola, aveva rifiutato ricevendo in risposta un sopracciglio alzato e una successiva scrollata di spalle da parte della capitana.
Ora, finalmente sola, l'idea di scappare e chiudersi negli alloggi della ciurma era più che mai allentante e ci volle tutta la sua risolutezza per fare il primo passo avanti verso quello che aveva capito essere il quartiere dei mercanti. Maer le aveva dato qualche consiglio, come quello di non mostrarsi subito disposta a comprare e che la contrattazione era una pratica comune nei porti delle città libere. 
Controllando le merci esposte, cercando di capire quanto potesse abbassare i prezzi per far rientrare la spesa nella sua disponibilità, non riuscì a convincersi a comprare nulla.

Dopotutto, cosa poteva essere adatto ad una persona che sembrava possedere già tutto?
Verya era capitana di una nave pirata, aveva una ciurma di uomini fedeli ed era rispettata dagli altri capitani. Quello che non poteva comprare lo rubava, quello che non poteva rubare riusciva lo stesso ad ottenerlo.
Superò fabbri e armaioli, alcuni sarti e qualche spaccio locale, lasciando che l'intuito la guidasse per quello che sarebbe stato il regalo più importante della sua vita: se al successivo sbarco avesse ricevuto un dono in cambio, la loro relazione avrebbe potuto compiere un passo avanti verso qualcosa di più ufficiale, altrimenti Eve si sarebbe messa il cuore in pace. O più facilmente avrebbe dovuto cambiare vita, di nuovo, perchè l'imbarazzo sarebbe stato troppo per convivere in nave assieme.

Scrollò la testa con decisione: pensare al peggio non l'avrebbe certamente aiutata. Iniziò a cercare con rinnovata lena finchè un negozio di attrezzature navali non la incuriosì. Entrò, adocchiando alcuni degli oggetti esposti: astrolabi, bussole, strumenti per le riparazioni in mare aperto. Poi lo vide: in quello che sembrava avorio, un cannocchiale con rifiniture dorate. Gliela ricordò, non seppe dire se per i dettagli di intarsio che notava ad ogni secondo che passava o per l'aspetto vissuto nonostante non fosse mai stata usato.
Non chiese nemmeno di abbassare il prezzo, lo comprò assieme ad un panno vinaccia in cui fasciarlo poichè era il colore preferito di Verya.

Tornò quasi di corsa alla nave dove Maer l'attendeva impaziente: grazie al suo aiuto si intrufolò nell'alloggio della capitana e lasciò il pacchetto in bella vista sulla scrivania per poi uscire e comportarsi come se niente fosse.
Verya arrivò al calar del Sole, fischiettando un motivetto.
«Tutto bene in città?» domandò ad Eve, che trasalì appena.
«Ora per una volta che un paio di guardie mi hanno inseguita pensi che debba fare danni ad ogni attracco?» insinuò sorridendo.
«Mi sei costata un occhio della testa, quel giorno».
«Ma ne è valsa la pena?»
La capitana la fissò, il solito ghigno sulle labbra. Passò la punta della lingua sull'incisivo d'oro come era solita fare quando pensava a qualcosa, per poi scrollare le spalle:
«Forse. Vedremo» rispose vaga, incamminandosi verso il suo alloggio.

Eve attese, ma non uscì. Eppure il pacchetto doveva averlo notato per forza.
Fu notte, la luce si spense e la ciurma andò sottocoperta. Eve pensò che forse aveva aspettato di essere sole per parlare, ma ancora nulla. 
Si ritirò anche lei, raggiungendo gli altri, l'umore sotto i tacchi.

Era passato un mese.
Il cannocchiale non era stato mai usato ed Eve non aveva il coraggio di affrontare Verya. Si limitava a sfogarsi con Maer la sera, dopo cena, quando tutti erano troppo impigriti per dar peso alle loro chiacchiere.

Attraccati da poche ore, Eve aveva deciso di restare a bordo, sdraiata sul ponte a fissar il cielo e le nuvole. Era talmente distratta da non essersi nemmeno resa conto dei passi di qualcuno che le si stava avvicinando. Si accorse di Verya solo quando questa si piegò su di lei, entrando nel suo campo visivo.
«Non scendi?»
Eve fece segno di no con la testa.
Uno sbuffo trattenuto a stento, poi Verya le si sedette vicina.
«Dobbiamo parlare»
«Credo sia abbastanza tardi» replicò la ragazza, tirandosi su e fissando torva la capitana.
«Se non... potevi dirlo subito. Se avevo equivocato... Insomma. Un mese Verya. E adesso vuoi parlare?»
La capitana, per suo sommo sbigottimento, sorrise divertita.
«Cosa? No. Puoi aver ragione sul mese di attesa, ma è solo perchè non sapevo cosa regalarti. Insomma, hai presente quanto costa l'avorio? Ecco, capisci bene che trovare qualcosa che ti piaccia e che costi almeno tre volte tanto è stata un'impresa non da poco».
«... tre volte tanto?»
«Certo, lo vuole la leggenda. Quando ti si dona qualcosa di caro, rispondere qualcosa di ancor più caro, meglio se tre volte. Non so perchè proprio tre, gli elfi e le loro leggende - si strinse nelle spalle, per poi aggiungere - Comunque, questo è per te».
Eve prese dalle mani un tubo di pelle, come i contenitori delle mappe che Joel aveva sempre con se: lo aprì e si fece cadere in mano una tela. Nell'aprirla vide quello che era uno schizzo dell'Indomita mentre navigava a vele spiegate in un mare calmo e cristallino.
«È bellissimo» replicò, stringedolo al petto.
«Avrei voluto regalarti un mio ritratto, ma il pittore ha insistito dicendo che non sarei stata un soggetto adatto».
«Non ha avuto tutti i torti» ridacchiò Eve, prendendole una mano. Non si erano mai scambiate effusioni all'aperto prima, ma visto il momento era giusto rischiare.
«Comunque ho scelto l'Indomita perchè so che una vita come la mia non è facile, specie per chi non ci è nato. E se mai dovessi decidere che la terra ferma è più adatta a te di questo vagabondare per mare, voglio che tu abbia qualcosa di mio che ti ricordi di me. Questa nave è il mio mondo e voglio che tu lo abbia».
«Quindi, se io decidessi di restare niente più cose nascoste?» domandò, avvicinadosi a lei.
«A questo punto direi di sì. Quindi pensi di restare a lungo?»
Eve sorrise, la baciò e non ci fu bisogno di aggiungere altro.



*** Storia partecipante all’iniziativa “Il Decamerone Mitologico” del gruppo facebook LongLivetoTheFemslash  
  
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