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Autore: Jadis_    15/05/2020    0 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Chimera
 

"Le hai trovate?" domandò Ingrid all'uomo davanti a sé.

"Sì" rispose Tremotino.

"E allora?!" esclamò spazientita la strega.

Sul viso del Signore Oscuro apparve un sorriso di scherno. "Sono a Storybrooke."

La donna strinse le mani a pugno. "Resti lo stesso al mio servizio."
 


"Benvenuti all'ultima prova del Torneo Tremaghi! Questa sera, finalmente, sapremo il nome del vincitore!" esordì entusiasta il Preside di Hogwarts.
"Ciò che tra poco dovranno affrontare i quattro campioni va ben oltre le semplici capacità magiche" continuò, facendo poi una breve pausa. "In quel labirinto, oltre a creature magiche mai viste prima, ad attenderli ci saranno le loro peggiori paure. Solo il migliore tra loro riuscirà a raggiungere la coppa al centro del labirinto." Guardò uno ad uno i partecipanti, soffermandosi sulla Grifondoro. "Bene, si preparino a partire i due campioni di Hogwarts!" disse infine.

Alexandra prese un bel respiro e si posizionò davanti all'apertura del labirinto che le era stata assegnata. Chiuse gli occhi e cercò la concentrazione necessaria, anche se la testa continuava a dirle di scappare. Prese un altro respiro e poi guardò davanti a sé: il corridoio era buio ed era invaso da una strana nebbia. Strinse la bacchetta tra le dita e si voltò per sorridere un'ultima volta ai suoi amici seduti sugli spalti: aveva la sensazione che non li avrebbe più rivisti.
 


"Non vuole incontrarmi?" chiese piano il ragazzo dai capelli corvini, appena entrato nella Sala del Trono.

"Questo non lo so" rispose il leone.

"Capisco..."

"Non credo ti odi."

"Morgana sa fingere bene."

"Non è la persona che ricordi, Merlino."

"Silente mi ha accennato qualcosa, ma..."

"Nessun ma" lo interruppe Aslan. "Devi fidarti. Ha bisogno di te."
 


"Ho paura..." mormorò Harry, nonostante avesse ricambiato il piccolo sorriso di Alexandra.

"Ce la farà. Ne sono sicura" provò a tranquillizzarlo Hermione.

"Sì, Harry. Ha la pelle e la testa dura" intervenne Ron, dando una pacca sulla spalla al Prescelto.
 


Lo sparo del cannone fece trasalire tutti i presenti. Alexandra fu la prima a farsi avanti. Leggermente titubante, mosse i primi passi verso l'entrata, che le si chiuse dietro non appena ne varcò del tutto la soglia. D'improvviso, il chiasso e le illuminazioni degli spalti lasciarono il posto ad un silenzio spettrale e al buio totale. Si fece immediatamente luce con la bacchetta, che però riuscì a illuminare ben poco. Procedette lentamente, metro per metro, tendendo l'orecchio a ogni minimo rumore. Doveva stare all’erta, non aveva idea di quali creature ci fossero nei paraggi. Percorse tutto il corridoio e poi, seguendo l'istinto, svoltò un paio di volte a destra e una a sinistra, ritrovandosi in un piccolo cortile.
 


La notizia ricevuta da Tremotino aveva completamente fatto saltare i suoi piani. Non se ne faceva più un bel niente del Signore Oscuro, adesso che le sue nipoti erano a Storybrooke, sicuramente ben protette dalla ex Regina Cattiva e dalla sua stupida combriccola, di cui faceva parte anche la Salvatrice. Sbuffò, sedendosi sulla poltrona del suo studio. Non aveva che un'unica scelta: scendere in campo personalmente.
 


Alexandra si fermò in quello spiazzo qualche secondo prima di proseguire dritta, sperando di aver preso la direzione giusta per il centro del labirinto. Avanzò per qualche decina di metri, poi svoltò tre volte a sinistra, trovando un altro cortile, che era un po' più grande del precedente. Lo strusciare di qualcosa a terra, però, attirò la sua attenzione. Non era sola: qualcosa si muoveva nella sua direzione.

"Lumos Maxima" pronunciò, facendo sì che la bacchetta emanasse più luce. Ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene.
 


Aveva le mani strette intorno alla balaustra in ferro del balcone e lo sguardo rivolto in direzione della terra di Narnia. Aveva distintamente percepito l'arrivo di una fonte di magia e sapeva bene a chi appartenesse. Jadis chiuse gli occhi e sospirò, mentre un altro ricordo invadeva la sua mente:

"Ho solo una domanda, padre."

L'uomo smise di prestare la sua attenzione alle carte che stava leggendo e la spostò sulla figlia. "Dimmi."

"Sapete bene che la figura di Morgana..."

Il re la interruppe: "La risposta è sì. Lui è già rinato."

"Questo vuol dire che..." la strega si bloccò.

"Dipende da cosa decideranno."

"Non permetterò che lui la uccida!"

"Jadis, non so cosa accadrà, ma non puoi e non devi intralciare il loro destino. Hanno due scelte: amarsi o distruggersi, e non è detto che sia Merlino a vincere."
 


Davanti a lei, avanzava una figura con la testa di leone, il corpo di capra e la coda di drago, che sembrava essere uscita dai meandri più oscuri dell'Ade: una Chimera. I suoi occhi parevano emanare uno sguardo affamato.
Alexandra indietreggiò di qualche passo, cercando di riflettere su cosa potesse fare in quella situazione, ma non ebbe abbastanza tempo per pensare. La creatura, infatti, tentò un primo attacco che, fortunatamente, andò a vuoto.

"Non ho intenzione di essere la tua cena!" esclamò, indietreggiando verso l'apertura alle sue spalle, ma quella si chiuse in fretta. "Dannazione!"

La Chimera prese ad avanzare verso di lei, agitando in aria la propria coda. Era questione di pochi istanti prima che sferrasse un secondo attacco.
 


Delle stelle rosse comparvero in cielo: qualcuno dei campioni aveva deciso di abbandonare la competizione.  Harry sentì il proprio cuore perdere un battito e strinse le mani a pugno.

"Vedrai che non è lei" disse immediatamente Ron.

"Come fai a esserne sicuro?"

"Non si è fatta battere da un drago, né da una sirena. Non saranno di certo uno stupido labirinto e qualche creatura di poco conto a fermarla. Sono sicuro che vincerà il torneo."

Il Prescelto sorrise appena, poco convinto della risposta ricevuta.
 
 


"Sei pensierosa" disse Emma, interrompendo il silenzio tra loro.

"Ho la sensazione che tutto questo sia..."

"Sbagliato?" chiese la bionda, interrompendola. "L'amore non è mai sbagliato, Regina."

"Non intendevo quello che c'è tra noi due, Swan."

"Che cosa, allora?"

"Il conflitto in cui siamo finiti. Manca qualcosa. Sono sicura che la spiegazione dataci da Elsa e Anna sia solo una parte della verità."

"Intendi dire che..."

La mora la interruppe: "No, Emma. Loro non sanno niente di più di ciò che hanno detto. L'unico che può chiarire tutto è Tremotino, ma Ingrid lo
controlla."

"Già..." sospirò la bionda. "ma sono convinta che si sistemerà tutto."

"Non incominciare con i discorsi sulla speranza."

"Ehi! Guarda che non sono mia madre!"

"Per mia fortuna" sorrise piano Regina.
 


Aveva evitato ogni singolo attacco da parte della Chimera, che non le aveva dato un attimo di tregua.

"Non posso continuare così..." pensò la Grifondoro, cercando di riprendere fiato. Quella dannata creatura era veloce e agile nei movimenti. Doveva trovare al più presto una soluzione, o per lei sarebbe stata la fine. 
 


"Come mai mi avete fatta chiamare madre?" chiese Hilda, stando sulla soglia della porta.

Ingrid alzò lo sguardo su lei. "Prepara l'esercito: andiamo a Storybrooke."

"Siete forse impazzita?"

"Non osare discutere i miei ordini! Le tue cugine sono lì."

"Ma avete il Signore Oscuro..."

"Non me ne faccio nulla di Tremotino!" la interruppe la donna.

"E Voldemort?"

"Ha ancora il suo compito da portare a termine."

"Madre, è solo una stupida ragazzina!"

"Non credo lo sia. Tua sorella non si sarebbe arresa così facilmente se sua figlia fosse stata una stupida ragazzina."

"Non credo sia una così grande minaccia."

"Come sempre sottovaluti il tuo avversario. Per questo tua sorella è sempre stata migliore di te."

"Lei non è migliore di me " pronunciò a labbra serrate Hilda.

"Ti batterebbe ad occhi chiusi. Lo sai bene questo e non credo che sua figlia sia da meno."

"Se lo dite voi..."

"Non dirmi che ti senti ferita nell'orgoglio? Sei patetica. Ora va', non ti voglio più tra i piedi."
 
 


La creatura scattò verso di lei. Alexandra attese il momento adatto e chiamò a sé la bacchetta che era stata fino a qualche giorno prima in possesso di sua madre. Si spostò leggermente e colpì la Chimera di lato, tramutandola nell'arco di pochi secondi in una statua di pietra. Restò ferma lì per qualche minuto, cercando di regolarizzare i suoi battiti.
 


"Sono rimasti solo lei e Cedric " disse Hermione.

"Lo so" mormorò Harry.

"Cedric non è alla sua altezza" commentò Ron.

"Non è questo a preoccuparmi… ho come la sensazione che..." il Prescelto si interruppe.

"Che lei non possa tornare" finì per lui l'amica.
 


Riprese a camminare. Svoltò a destra e a sinistra molte volte, fidandosi solo del proprio istinto, mentre la stanchezza, pian piano, iniziava a farsi sentire. Doveva difendersi persino dal labirinto stesso, che tentava di fermarla in ogni modo. Si strappò gli abiti e si graffiò la pelle contro le siepi, ma non le importò. Voleva solo porre fine a quel calvario.
 


"Abbiamo fermato anche quel Tassorosso" disse il Mangiamorte.

"Me ne compiaccio" rispose Lucius. "Adesso il piano può dirsi concluso" sogghignò, poi.
 


Finalmente eccola lì, in fondo a quel corridoio, posta su un piedistallo: la dannata coppa Tremaghi.  Alexandra si mise a correre, mossa più che altro dall'adrenalina che le era risalita in corpo. La fine di tutta quella vicenda era a portata di mano e nessuno poteva impedirle di afferrarla...
Si bloccò di colpo.
Non c'era nessuno, oltre a lei... possibile che fossero stati tutti battuti? Si voltò: a parte il buio e le pareti del dedalo, non vide altro. La sensazione di scappare ritornò prepotentemente nella sua testa e strinse la bacchetta tra le mani. Voleva mettere un punto fermo a quella storia, ma poi cosa sarebbe successo?  A questo non aveva minimamente pensato. 

"Non esitare. Io sono con te" una voce a lei familiare riecheggiò tra quelle siepi.

"Aslan!" esclamò, ma non lo vide.

" Non aver paura. Va'."

La Grifondoro riprese a correre verso il trofeo e lo afferrò. La sensazione che provò fu molto strana, dandole l’idea di turbinare in un vortice di colori e suoni, ma scomparve in pochi secondi.
Alexandra atterrò di petto su un qualcosa di compatto e freddo. La coppa le sfuggì via dalle mani, rotolando qualche metro più avanti. Tentò di rimettersi in piedi, ma cadde a terra: la sua stanchezza era tale che alla fine svenne.
   
 
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