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Autore: breezeblock    18/05/2020    5 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Muggle Studies

7.

 
I AM GOING OUT
I AM GOING TO DRINK MYSELF TO DEATH
AND IN THE CROWD I SEE YOU WITH SOMEONE ELSE
I BRACE MYSELF 'CAUSE I KNOW IT'S GOING TO HURT

- Hurricane Drunk, Florence + The Machine - 

 

Le ragazze più in della scuola organizzavano questi party soltanto poche volte all’anno, vista la loro inspiegabile capacità di prosciugare le energie persino del più incallito frequentatore di feste. Spesso cominciavano a tarda serata, quando ormai i professori si erano ritirati nelle rispettive stanze, sicuri nella consapevolezza – del tutto apparente - che i fantasmi del castello si sarebbero occupati di punire qualsiasi trasgressione. 
Solitamente, le Tassorosso addobbavano la Sala Comune di ogni minimo dettaglio: la tavola all’ingresso era adibita a snack e ad alcool, la selezione musicale comprendeva brani del mondo magico e canzoni appartenenti al mondo babbano, con l’obiettivo di accontentare tutti i presenti ed evitare di far finire la festa in una grandissima rissa di gruppo. Avevano anche adottato un ingegnoso stratagemma per far sì che la musica, ovviamente a un volume insopportabile per i personaggi dei quadri, non oltrepassasse i muri della Sala Comune. Oltre a quell’incantesimo, le ragazze Tassorosso erano poi riuscite a corrompere tutti i quadri dei Tassorosso e quelli nelle più limitrofe vicinanze a non rivelare nessuna informazione sullo strano andirivieni che si sarebbe venuto a creare a un certo punto della sera. Le Tassorosso sapevano essere molto persuasive, e a favore della loro causa c’era che era una delle quattro case più insospettabili, poiché fin dagli albori della storia di Hogwarts era da sempre stata mal giudicata come quella più tranquilla e meno combina guai delle quattro. 

Hermione aveva fatto le scale in fretta, stando attenta a non inciampare sui tacchi, dirigendosi verso la torre opposta a quella dei Grifondoro. Raggiunse la porta nera blindata che apriva alla Sala comune dei Corvonero e aspettò lì, senza badare all’indovinello che questa gli pose per aprirsi. Probabilmente sarebbe riuscita a risolverlo, ma quella sera decise di non voler sfidare la sorte, anche ben conscia che l’ingegno impareggiabile dei Corvonero poteva quindi superare persino il suo in certe circostanze. 
Appoggiatasi al muro, rimase in attesa che uscissero i suoi amici. Si stirò il vestito di seta con le mani, un po’ nervosamente, come a voler verificare che fosse tutto in ordine. Mentre la Grifondoro procedeva con quel rito, fecero finalmente la loro comparsa Gracie al fianco di Morgan, ridendo a una battuta scambiatasi un momento prima, Ivy e Alister a seguire. 
Il ragazzo indossava una camicia azzurra, con jeans e scarpe scure. Hermione poté giurare fossero un paio di Oxford. Nel suo immaginario (forse nell’immaginario di tutti gli studenti) i ragazzi Corvonero avevano un gusto nel vestire che equiparava persino quello dei Serpeverde. Ad Hermione ricordavano i ragazzi di un vecchio film babbano membri di una società segreta di poesia e letteratura*, una specie di proseliti dell’estetica accademica un po’ malinconica che sembravano camminare sempre a due centimetri dal suolo. 
Soffermandosi sul look di Alister, il pensiero di Hermione virò bruscamente su Malfoy, e la sua mente si trovò a ragionare sul fatto che i suoi passi invece erano di quel tipo che faceva scricchiolare le foglie d’autunno ad ogni passo, un tipo di andatura che parevaprendere l’energia dalla terra stessa, per poi restituirla ad ogni respiro soffiato dalle labbra. Il suo modo di stare al mondo era simbiotico con quello dell’intero universo e lui sembrava esserne consapevole, questo forse perché in tempo di guerra aveva suo malgrado esplorato l’essenza del dolore scavando dentro sé stesso e nelle viscere del suolo insieme, proprio come un serpente che sa chiamare casa sia l’eden che l’inferno. 
«Stai benissimo» la voce bassa di Alister la ridestò dalle sue osservazioni. 


La Sala Comune dei Tassorosso, vicina a quella dei Serpeverde, era una delle più protette e più accoglienti, rispetto a quanto si potesse pensare all’apparenza. Hermione c’era stata solo un paio di volte e sempre per lo stesso motivo: loro si che sapevano dare feste come si conveniva. 
Una volta superato l’uscio, fiaccole agganciate alle pareti si accesero, mostrando loro il percorso da seguire per entrare effettivamente nella Sala Comune. 
Morgan e Gracie camminavano più avanti rispetto agli altri, scambiandosi qualche sguardo complice di tanto in tanto; Ivy camminava accanto ad Hermione e ad Alister, stranamente taciturna; aiutata dalla parziale oscurità, continuava a torturarsi le mani per cercare di placare il nervosismo, ma inconsapevolmente incoraggiandolo. 
La Grifondoro non l’aveva mai vista così tesa eppure così bella: il colore dei suoi occhi accentuato dai profondi contorni della matita, il rossetto color ciliegia evidenziava il candore del suo viso, i capelli bruni erano raccolti in una treccia morbida. Indossava un abito color indaco, simile a quello sfoggiato da Hermione al Ballo del Ceppo. 


Una volta arrivati lì, quasi non riuscivano ad udire la loro stessa voce, affossata dal volume altissimo della musica che mangiavaqualsiasi altro suono o movimento, se non quello dei corpi concitati immersi nelle danze.
Alister si avvicinò al suo orecchio e solo dopo due tentativi Hermione capì che sarebbe andato in cerca di qualcosa da bere. Ivy, nel frattempo si guardò intorno, poi mugugnò qualcosa alla Grifondoro, che lei non capì, e si dileguò un secondo dopo. Hermione la seguì con lo sguardo, fino a che i suoi occhi non distinsero più chiaramente la figura longilinea di Pepper Elms dei Grifondoro. Le due si scambiarono un lungo bacio prima di allontanarsi da occhi indiscreti, e fu proprio in quel bacio che Hermione comprese la ragione del nervosismo di Ivy, era semplicemente innamorata. Pepper era una Grifondoro del settimo anno che Hermione conobbe attraverso Ron alla fine di uno dei loro allenamenti. Apprese presto da voci di corridoio in Sala Comune che era incredibilmente brava in Incantesimi, oltre a distinguersi come grande battitrice nella squadra dei rosso e oro. 
Sorrise di cuore, Hermione, assistendo alla scena, e capì anche il motivo di tutto quel segreto da parte dell’amica. Fu per questo che non si offese, nel constatare di quanto fosse all’oscuro della sua vita privata, capiva benissimo l’importanza della riservatezza e di quanto sia infinitamente più piacevole e soddisfacente non sparlare dei propri sentimenti, specialmente all’inizio di una relazione ancora acerba. Ivy doveva comprendere lei per prima cosa stesse succedendo, e solo dopo Hermione e Gracie sarebbero state lì per lei a condividere anche solo le briciole di quella – al momento indicibile e discreta - felicità. 
Ivy si voltò verso il gruppo di amici, di cui ormai poteva scorgere solo Hermione, e le sorrise. Non c’era poi bisogno di dire o fare molto altro. La Grifondoro ricambiò calorosamente il sorriso e poi la vide allontanarsi con Pepper e sparire tra la folla. 


La Sala Comune, che era da sempre una delle più accoglienti di tutte le case di Hogwarts grazie all’accuratezza dei dettagli e del mobilio, spesso decorato con qualche pianta o pezzo di antiquariato da collezione, era affollatissima. Il fumo delle sigarette aveva creato una cappa sul soffitto e aumentato il calore già scaturito dalla presenza di tantissime persone. 
Alister tornò da Hermione dopo qualche minuto passato a barcamenarsi tra saluti e altri convenevoli, con in mano due bicchieri di birra belli pieni. Fecero un cin cin per niente rumoroso, perché coperto dagli altri suoni sovrastanti e poi buttarono giù il contenuto del boccale a grandi sorsi. Hermione era di buono umore, nonostante stesse mentalmente preparandosi ad affrontare una discussione, sicuramente ubriaca, con Malfoy. 
Desiderava ardentemente quel confronto, primo perché la pazienza non era una delle sue molte virtù, e questo ormai lo sapeva bene anche il Serpeverde, secondo perché l’idea di essere stata presa in giro, o che comunque Draco avesse messo il naso in affari che non gli riguardavano lasciandola all’oscuro la stava facendo impazzire. Tuttavia, pensò bene di svagarsi un po’ con Alister prima di affrontare quel confronto ormai non più rimandabile.
Il Corvonero non si trovava per niente a disagio a stare in mezzo alle persone, una caratteristica che invece a Hermione era sempre mancata, le ci voleva un po’ prima di lasciarsi andare del tutto e dimenticare chi la circondava per potersi realmente divertire senza sentirsi giudicata da sé stessa. 


Draco arrivò insieme ad Astoria e Blaise, accompagnato da una ragazza Serpeverde del sesto anno di cui Draco non ricordava mai il nome e che puntualmente scambiava per l’ex ragazza del suo compagno, forse inconsapevolmente, forse per farlo infuriare, a Blaise non era mai chiaro.
Draco si accese una sigaretta. Lì dentro faceva caldissimo perciò si alzò subito le maniche della camicia. Blaise si allontanò con l’altra Serpeverde, mentre Astoria comparve al fianco di Draco dopo qualche secondo di assenza, con in mano due bicchieri di vino rosso. Il fumo e tutto quel calore gli arrivò subito agli occhi, che cominciarono a pizzicare e a macchiarsi dello stesso rosso del vino. Astoria distinse Leo Gorgon tra la folla, parlava con alcuni suoi compagni Grifondoro.
«Balliamo?»
«No»
«Dai, solo un ballo, me lo avevi promesso, ricordi?»
Draco non si faceva mai i fatti suoi, ultimamente. Aveva accettato di andare al ballo con Astoria per aiutarla ad ingelosirlo, la Serpeverde convintissima che questo lo avrebbe fatto tornare da lei strisciando. Un Grifondoro che striscia è cosa rara, le aveva dettolui, ma Astoria non ascoltava nessuno se non il suo cuore selvaggio e sconsiderato.
Vinto dal vincolo di quella promessa fatta a denti stretti, il Serpeverde alzò gli occhi al cielo rassegnato, e cominciò a danzare con lei svogliatamente, muovendosi senza aver chiaro in mente cosa fare, a quello ci pensavano le mani di Astoria su di lui. 
Chissà dov’era la Granger.
Il bicchiere di vino continuava a riempirsi senza sosta appena veniva trangugiato, e ciò gli impediva di ballare con l’efficacia sperata da Astoria. Draco, incurante dei processi mentali della compagnia, continuò a fumare la sigaretta stretta tra le labbra fino a che questa non arrivò al filtro.
 
Mentre Astoria si dileguò nuovamente per cambiare qualità del vino, lui ne accese subito un’altra e rimase fermo sul posto più svogliato che mai. Cominciò a guardarsi intorno, inconsciamente in cerca della Granger e con sua enorme sorpresa, non dovette cercare a lungo. 
Stava parlando con Alister Woodwork sorseggiando birra e muovendosi fuori tempo. 
Il vino gli andò di traverso.
«Perché la Granger sta ballando con Alister?» aspettò che Astoria tornasse e mettesse a fuoco la stessa scena che stava osservando lui, mentre tra un colpo di tosse e un altro cercava di ricomporsi.
«Draco, lo sanno persino tutti i quadri di Hogwarts che la santarellina Grifondoro ha lasciato Weasley».
Tutti i quadri di Hogwarts. E lui? Che ne sapeva lui?
Non notando nessuna sua particolare reazione, Astoria sbuffò e riprese a dedicarsi al suo bicchiere.


Era finalmente riuscito a confessare a sé stesso che ciò che era successo fosse stato un errore di valutazione, un errore che si, avrebbe fatto mille volte, ma che ciò nonostante non voleva che si ripetesse ancora. D’altronde era stato lui a dirle che a diciassette anni c’era il tempo di sbagliare, di provare e riprovare e sbagliare ancora. Tra i due però, non riusciva a capire chi stesse sbagliando di più, se la Granger avvinghiata a quel Corvonero o lui che continuava a guardarla senza fare niente, o meglio, che aveva deciso di non sfiorarla più con un dito per motivi anche a lui stesso sconosciuti, mentre le rimaneva vicino aiutandola a salvare i suoi genitori, che per lui non erano niente. 
Non poteva essersi complicato la vita più di così. Perché non poteva semplicemente lasciarla andare? Farle fare ciò voleva, lasciare che i suoi genitori continuassero ad ignorare la sua esistenza, una battaglia che lei stessa aveva forse abbandonato per sempre. Gli pareva di essersi aggrovigliato fra mille rovi spinosi nel mezzo di una foresta oscura e che adesso faticasse ad uscirne vivo e vegeto. E ciò nonostante voleva ancora aiutarla dove persino lei non voleva aiutare sé stessa. 
Lei, che nemmeno gli aveva detto che aveva rotto con Weasley. Non che volesse saperlo poi, anche perché lui stesso le aveva detto di non voler essere messo in mezzo, di non voler essere la soluzione ad un loro problema, ma che forse voleva essere un qualcosa, anche se di indefinito. Lui che aveva avuto sempre chiari gli scopi dietro le sue motivazioni, che non agiva mai d’impulso ma solo dopo tante e dettagliate calcolazioni che avrebbero giustificato lo sforzo di qualsiasi passo. Lui che adesso agiva senza nemmeno sapere il perché, lui che voleva ignorare qualsiasi motivo e per una volta agire senza pensarci troppo, lui che comunque rimase immobile a guardarla senza fare niente.
Senza dire niente.
Si allontanò a fumare, agognando una boccata d’aria fresca, con i passi serrati di Astoria dietro di lui a fargli eco.

 
 
Hermione lo aveva visto arrivare. Astoria Greengrass era di una bellezza cruda, mozzafiato. Quell’abito nero scendeva lungo ed elegante modellandole il corpo sottile al punto giusto, i capelli corvini erano selvaggi proprio quanto lei, una maestosità a cui era impossibile avvicinarsi.
Hermione era arrivata a un numero ingiustificabile di birre e la testa le girava. Vide Malfoy fare le scale verso un balconcino con Astoria al suo fianco. Non osò nemmeno per un secondo fare confronti con lei, conosceva sé stessa – o almeno credeva- e conosceva Astoria per sentito dire. Fare confronti irrazionali o speculazioni insensate sul perché a Draco piacesse lei e non un’altra persona, erano pensieri controproducenti che avrebbero solo minato alla sua autostima già abbastanza ballerina. Per un momento durato qualche secondo, decise di farsi scivolare quel dettaglio addosso e di concentrarsi sugli occhi di Alister su di lei, e su quanto effettivamente si stesse divertendo.
Tuttavia, la curiosità era arrivata ad un limite così impossibile da controllare, che tutto il suo corpo la spronò a muoversi. Malfoy le doveva delle spiegazioni o non se ne sarebbe andata da quella sala comune.
«Ho bisogno di un po’ d’aria» Alister annuì dicendole che l’avrebbe raggiunta più tardi e che avrebbe cercato Morgan e Gracie, finiti chissà dove.
Hermione fece le scale in fretta, il sudore le aveva attaccato l’abito addosso, i capelli ricci si erano un po’ sgonfiati per via del caldo e del sudore. 
Non appena si affacciò fuori, Hermione lo trovò appoggiato con uno dei suoi stivaletti chelsea alla ringhiera del balconcino, entrambe le mani in tasca e leggermente chinato verso il viso di Astoria, che aveva le mani appoggiate al suo petto. Quel bacio durò poco, il sussulto di Hermione doveva averlo sentito anche Astoria, che si staccò subito da lui voltandosi verso la sua direzione, un sorriso libero da qualsiasi falsità, come se la situazione fosse completamente normale. Tuttavia, l’espressione le morà sul viso non appena scorse la figura di Leo dietro l’ombra di Hermione. La piccola serpeverde si precipitò in fretta giù per le scale prima di confondersi tra la folla.
«Leo, aspetta!»
Nel frattempo, Draco non si era spostato dalla posizione in cui era prima, le mani in tasca, un po’ impettito, i capelli che seguivano le onde del vento impertinente di maggio. 
«Ci consoliamo in fretta eh, Granger?»
Hermione, avvicinatasi, sgranò gli occhi al sentire quella provocazione. Sapeva a cosa si stesse riferendo, e avrebbe voluto dirgli che la sua separazione da Ron non fosse una cosa su cui tenerlo all’oscuro. Nonostante ci fosse una parte di lei che glielo avrebbe detto come si fa con un amico, dall’altra l’ambiguità delle situazioni non le quali spesso si cacciavano le impediva di parlare. E non parlandone, ne aumentava inconsapevolmente l’importanza, fino a che dopo giorni di silenzio la scelta migliore era diventata tacere. 
Evidentemente lo stupore sul suo volto non accennava a diminuire, Draco parlò poco dopo e
«Scusami...battuta poco felice», disse, mosso da un senso di colpa sollecitato più dalla sua espressione che dalle parole velenose che le aveva rivolto un momento prima. 
«Sai cos’altro sembra uno scherzo poco felice, Malfoy? Puoi spiegarmi questo?” Hermione estrasse i suoi appunti dalla borsa, facendo cadere completamente il discorso di lei e Ronald, di lei ed Alister.
Draco notò gli appunti e sgranò gli occhi, poi guardò in basso alle sue scarpe e si mosse un labbro, maledicendosi per quella svista.
«Come hai fatto a trovarli?» chiese quasi bisbigliando, con tono colpevole.
«Li hai dimenticati oggi in biblioteca».
«Puoi spiegare?» lo incalzò.
«Senti, non volevo dirtelo, io...» Draco si voltò verso di lei, tolse le mani dalle tasche e si accese una sigaretta. 
«Perché stai facendo questo?»
Dopo un’intensa boccata di tabacco, il ragazzo provò a mettere in ordine i pensieri nella sua mente e a dargli voce.
«Non lo so, credimi. All’inizio ho cominciato a cercare qualche informazione sull’incantesimo un po’ per gioco, un po’ per noia, scegli tu. Poi ci sono caduto dentro con entrambe le scarpe e ho perso la cognizione del tempo, non mi rendevo conto dei giorni passati sui libri, gli appunti aumentavano e la curiosità anche.»
«Quindi lo hai preso come un normale compito di Incantesimi? Si tratta dei miei genitori, Malfoy!»
«E pensi che non lo sappia? Senti, anche io ho cercato di proteggere i miei durante la guerra, pensi sia stato facile convivere con Voldemort in casa mia, vederlo appropriarsi di oggetti da maledire, persone da condannare, senza sbattere ciglio per la paura di essere ucciso, o peggio, di veder assassinati tuo padre e tua madre davanti ai tuoi occhi? Abbiamo cercato di fare la stessa cosa, proteggerli, seppur in modi diversi. Sto solo cercando di fare ammenda, ma tu non me lo rendi facile». 
«Perché non me lo hai detto?» Hermione era sconvolta. Parlò dopo qualche minuto passato in totale silenzio, nel quale cercò di mettere insieme tutti i pezzi che continuavano a sfuggirle. Si stava offrendo di aiutarla, senza che lei glielo chiedesse. 
«Perché ero sicuro che ti saresti risentita».
Teneva la bocca socchiusa come se stesse per parlare ma poi non usciva niente. Il fuoco dei loro sguardi avrebbe incendiato anche la neve.
«Infatti è così»
«E perché me lo hai confidato, allora?»
Draco non ottenne risposta. 
«E comunque non sono arrivato a niente, sarei presto andato nella Sezione Proibita, per capire se potesse esserci dell’altro che non viene detto alla luce del sole».
«Ma è proibi... »
«Andiamo Granger, vuoi dirmi che durante la guerra hai rispettato le regole?»
Hermione fece un respiro profondo, spostò i capelli che le finivano puntualmente davanti al viso per via del vento, e poi lo guardò nuovamente. Draco fissava un punto indefinito in lontananza, mentre tirava qualche boccata di fumo. 
«Sezione Proibita sia, ma mi viene davvero difficile pensare che tu lo stia facendo senza soddisfare un interesse personale»
«Beh, mi aiuti in Babbanologia, quindi suppongo che un mio interesse sia stato soddisfatto» il suo tono si alleggerì d’un tratto, ricomparve nella sfumatura della voce una vena ironica, così come sul suo viso il tipico pallore della sua pelle era stavolta stemperato da un leggero rossore appena visibile, ma abbastanza perché Hermione riuscisse a notare la differenza.
La Grifondoro sospirò, perché sostenere il suo sguardo stava diventando sempre più difficile, lui continuava a incalzarla lasciando intravedere mille altre interpretazioni dietro le sue risposte e non sapeva cosa pensare.
«D’accordo. Potrei prendere il mantello dell’invisibilità di Harry, così da non venire scoperti, ma se glielo chiedessi si insospettirebbe,perciò credo che dovrò prenderlo di nascosto»
«Intendi rubarglielo? Riesci a sorprendermi continuamente Granger» 
«Non è proprio rubare se intendi restituirlo, e comunque ho fatto questo ed altro in battaglia, ci sono molte cose che non sai di me»
«Oh, questo lo so»
Con sole poche battute, la tensione si sciolse un poco. Hermione cominciò a convincersi che quella fu l’unica cosa, oltre al suo strano desiderio di aiutarla, che potesse mai esserci tra loro. 
 
Ginny Weasley, che aveva seguito con lo sguardo Hermione verso il balcone, li vide sorridersi. Era affacciata da un dormitorio, concentrata sulla sigaretta e sul bicchiere di vino che aveva in mano. Harry si era momentaneamente allontanato per prendere qualche snack, lasciandola a contemplare la bellezza della sera primaverile, fino a che il suo sguardo non fu catturato da quei due ragazzi, la cui vicinanza e i sorrisi solo accennati non le assicurarono per niente che si stessero lanciando maledizioni contro. 
«Allora, siamo d’accordo» 
«Domani sera nella sezione proibita» le fece eco lui.
Hermione annuì e si voltò per ritornare alla festa. Draco finì la sigaretta, si soffermò per un attimo sulla schiena della Grifondoro, poi tornò a fissare le sue scarpe.
Hermione era quasi arrivata alla porticina da cui era entrata ma si fermò all’improvviso, si voltò verso di lui e riprese a parlare.
Quasi tutti gli studenti presenti prima sembravano essere svaniti, nessuno fece caso al loro discorso, o perché lontani o perché palesemente troppo ubriachi per assistere all’ennesimo incontro scontro tra Malfoy e la Granger. 
«Non so perché non te l’ho detto»
Draco sollevò nuovamente lo sguardo, e fu come se lei avesse iniziato a rispondere ad una domanda che lui stesso si era posto. 
«Quella sera, al Ballo del Ceppo, mi avevi detto che non avrebbe fatto differenza, e più volte mi hai ripetuto che non eri parte della nostra equazione, e in un certo senso ti sono grata per avermelo detto, perché ho potuto fare la mia scelta non influenzata da quello che avevamo fatto»
Draco capì e annuì, mordendosi comunque le labbra e pentendosi solo per un secondo di aver rifiutato la possibilità di essere anche solo un rimpiazzo. 
«Quello che hai visto prima...Astoria stava cercando di fare ingelosire Gorgon»
Hermione batté le palpebre, stupita da quella rivelazione ma anche inconsciamente sollevata. 
Ridacchiò. «Penso ci sia riuscita»
Draco non le chiese cosa volesse realmente dire con quell’affermazione. Non spettava a lui chiedere, non voleva. Quella discussione aveva fatto emergere già fin troppe cose 
«Quindi…siamo amici, vero?»
«Se gli amici sono soliti cercare rimedi ad incantesimi, di nascosto, nel cuore della notte, si…siamo amici» sentenziò lui. 
Sorrisero per quella scomoda, inconsueta parola che mai era stata utilizzata per definirli.
 «Allora, a domani Malfoy e…grazie»
«A domani, Granger».
 
 
La festa andò avanti per quasi tutta la notte, Draco non incrociò più la Granger, forse più per scelta che per caso, e lei fece lo stesso. Il Serpeverde si ubriacò malamente insieme ai suoi compagni di casa, Astoria scomparve con Gorgon, e Ivy e Pepper ballarono insieme quasi ininterrottamente. In quanto ad Alister ed Hermione, loro fecero la stessa fine di molti loro compagni. Fumò qualche sigaretta scroccata da non si ricordava più chi, e ogni tanto le capitava di gettare l’occhio su Malfoy, che invece non la guardò più dalla conversazione in balcone, come se lei fosse Medusa e lui una povera vittima che rischiava di venire pietrificato. La evitò per tutto il resto della serata, fino a quando, una volta usciti dalla sala comune dei Tassorosso alle prime luce dell’alba, la intravide fare le scale con Alister, arrancando e sogghignando per un motivo a lui forzatamente oscuro.
Giunti al quadro della Signora Grassa, beatamente addormentata, Hermione non lasciò il tempo ad Alister di dire nulla, si appoggiò al suo petto e gli lasciò un lungo, intenso bacio sulle labbra, dal quale si staccarono solo qualche minuto dopo.
Baciare Alister era diverso, e non solo perché era completamente ubriaca. 
Si salutarono qualche momento dopo che la Grifondoro, seppur poco lucida, cercò di spiegare il motivo dietro quel gesto avventato.
«Non cerco niente di serio», gli aveva detto.
«Nemmeno io», aveva risposto lui, come se potesse chiaramente leggergli nella mente. Nonostante fosse ugualmente sbronzo, Alister riusciva ancora a pensare lucidamente al fatto che la Grifondoro avesse rotto con Weasley solo da una settimana e che proprio per questo non voleva affrettare i tempi. Lui, d’altro canto, non ne aveva alcuna intenzione. 
«Voglio solo...divertirmi», continuò lei, con la testa appoggiata al suo petto, ciondolando mentre si guardava i piedi nudi. 
Alister aveva entrambe le mani bene aperte sulla sua schiena e il mento appoggiato sulla testa riccia della Grifondoro. 
«Assolutamente», le aveva risposto, ormai stava perdendo il filo.
«Allora, ciao Alister” gli lasciò un bacio leggero sul collo, poi con l’ultimo slancio che le era rimasto si staccò da lui e scomparve dietro al quadro della Signora Grassa.
 
 
Il giorno dopo a lezione Draco si sentiva uno zombie. Non era riuscito a fare colazione per via dell’acidità di stomaco dovuta al troppo alcool, la testa gli pulsava in modo assordante e non aveva capito nulla degli argomenti spiegati in nessuna delle lezioni frequentate. 
Riuscì comunque a trascinarsi a Babbanologia, durante la cui ora, la professoressa non faceva che squadrarlo da capo a piedi più volte cercando di capire se effettivamente respirasse ancora o meno. Non che gli altri studenti fossero messi in condizioni migliori, comunque. Seamus aveva tutta l’aria di essersi perso in un trip allucinogeno e Neville aveva la testa sul banco e l’umore sotto le scarpe.
«Sono molto soddisfatta dei progressi che avete fatto ragazzi, da alcuni di voi non me lo sarei mai aspettato»
Draco si sistemò meglio sulla sedia.
«Ad ogni modo, la preside McGranitt mi ha informato del programma estivo, di certo non vogliamo sovraccaricare le vostre menti più del necessario, ecco perché crediamo fortemente che un periodo di pausa di due settimane possa farvi rinsavire e tornare con spirito più…» la professoressa non sapeva come continuare. Aveva davanti a lei degli ebeti che non facevano altro che cadere con la testa sui banchi e sbuffare. «Attivo e determinato a completare gli studi a ottobre». 
La Reynards credeva che al suono della frase “due settimane di pausa estiva” avrebbe suscitato ilarità ma si dovette ricredere. Sembrava che un vampiro avesse succhiato oltre al sangue anche l’energia vitale di tutti i presenti. 
«Voglio solo ricordarvi che in queste due settimane di pausa, che si terranno verso la metà di giugno, potrete allontanarvi brevemente dai libri, ma io e la preside abbiamo ideato un piano molto interessante che potrà farvi continuare gli studi di Babbanologia in modo più...pratico»
Gli studenti sollevarono le teste, Draco spostò lo sguardo dalla finestra alla professoressa con espressione preoccupata. Corrucciò le sopracciglia e «in che senso più pratico, professoressa?» domandò.
«Abbiamo intenzione di farvi ospitare dalle case di alcuni vostri compagni nati babbani così che possiate conoscere le loro usanze da vicino. Signor Finnigan, per lei che ha un genitore babbano ci saranno due saggi da scrivere». Dopo quella sentenza, Seamus, che sperava di essersela cavata, sbuffò apertamente.
Assurdo.
Inconcepibile.
Inaudito.
«E perché gli studenti che non frequentano Babbanologia possono godersi le vacanze senza studiare?» la voce arrivò dal fondo della classe, anche se a giudicare dal tono lugubre dello studente sembrava provenire dall’oltretomba. 
«Signor Gorgon non si preoccupi, gli altri professori avranno sicuramente pensato a qualcosa per sopperire a questa differenza, non vogliamo che ci siano disparità. Detto questo, siete liberi di scegliervi il compagno che dovrà sopportarvi per due settimane» Alla fine di questa sentenza, la professoressa dichiarò la fine della lezione. Un attimo prima che Draco uscì dalla stanza a passi pesanti, la Reynards riuscì a congratularsi per l’eccellenza del saggio svolto.
Era talmente in sovrappensiero per le notizie apprese che quasi non fece caso alle lodi e si limitò a ringraziarla un po’ confuso, prima di sparire dall’aula a passi pesanti.
 
 
La sera arrivò in men che non si dica, praticamente era come se Hermione non avesse vissuto, in quella giornata. Riuscì a stento a parlare con Ivy e Gracie, che avevano lezioni diverse dalle sue e che comunque non erano molto loquaci data la serata sfrenata della sera prima. Gracie e Morgan avevano fatto passi decisamente in avanti e questa si promise di raccontare tutto alle ragazze non appena fosse tornata in sé. Quando la giornata di lezioni arrivò al termine, Hermione tornò in Sala Comune per cambiarsi e prepararsi per la cena. Riuscì a sottrarre il mantello dell’Invisibilità quando ormai tutti erano usciti dai dormitori.
Riuscì a malapena a mangiare, un po’ per il disturbo dovuto alla notte precedente, un po’ per il nervosismo e l’adrenalina di quello che stava per fare che le ricordò i vecchi tempi persi a girovagare per il castello di notte in cerca di prove e indizi.
Non vide Draco a cena, ma come da accordo, lo trovò poco dopo la mezzanotte ad aspettarla vicino all’entrata della sua Sala Comune nei sotterranei. Indossò il mantello per fare le scale, consapevole che non fosse ancora un orario in cui la scuola era deserta.
«Hai un aspetto orribile» commentò lei ridacchiando, appena lo vide varcare la soglia della sua Casa. 
Il Serpeverde indossava un paio di jeans blu e delle sneakers prese in prestito da Blaise, la maglietta bianca aveva gli stava abbastanza larga. Quel look così sbarazzino era davvero insolito per lui, ma nonostante il terribile aspetto dovuto alla sbornia che non voleva saperne di andarsene.
Draco uscì dall’oscurità della sua casa sbadigliando e mostrandole il dito medio in risposta alla sua battuta. Dietro quello sbadiglio sorrideva svogliato.
«Buonasera anche a te, Granger».
La guardò oltre gli occhi assonnati. La ragazza aveva due profonde occhiaie, i capelli sciolti che cadevano lunghi sulla schiena. I jeans e la maglietta nera attillata la facevano sembrare più magra del solito. 
«Anche tu non stai così male» commentò lui ironicamente.
«Da quando porti gli occhiali?» gli chiese lei. 
Dovette sinceramente ammettere in silenzio che non stava affatto male.
«Li porto per riposare la vista, e poi perché data la situazione pensavo ti facesse piacere avere un quattr’occhi accanto per questa missione» 
«Andiamo? » la incalzò.
«Si» il tono di Hermione ilare e leggero. 


 
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*Il film è Dead Poets Society


 
  
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