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Autore: LazySoul    19/05/2020    1 recensioni
La storia è ambiantata al sesto anno.
I protagonisti indiscussi sono i pensieri e le emozioni provate da Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Pensieri che forse li porteranno ad avvicinarsi l'uno all'altra, oppure ad allontanarsi irrimediabilmente...
Estratto:
«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.
«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore.
E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.
Malfoy la voleva.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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58. Momenti Rubati


 

Hermione Granger, seduta accanto al letto di Ronald in Infermeria, leggeva la "Rivista dello Studente" — progetto giornalistico approvato da Silente — dove in prima pagina si parlava proprio dell'incidente che aveva avuto il suo rosso amico qualche giorno prima, nello studio del Professor Lumacorno. 

«Cosa dicono?», chiese Ron, annoiato, osservando la massa riccia di capelli di Hermione oltre il bordo della rivista.

La ragazza era felice di poter sentire ancora la voce del suo amico. 

La mattina in cui Ron era stato avvelenato, aveva temuto a lungo che qualcosa sarebbe andato stortoIn Infermeria e si era sentita profondamente in colpa per non esser stata molto presente negli ultimi mesi.

Anche se parte della colpa la si poteva trovare in Ron, che all'inizio della sua relazione con Lavanda Brown era semplicemente sparito per dedicare tutte le sue attenzioni alla sua ragazza; Hermione sapeva di avere le sue colpe.

Lei stessa era stata distratta da Draco Malfoy per mesi e tutt'ora faticava a toglierselo dalla testa come avrebbe voluto.

Sia lei che Ron si erano un po' allontanati, ma questo non significava che lei non gli volesse più bene e non si preoccupasse per lui. 

Ecco perché cercava di ritagliarsi del tempo per andarlo a trovare tutti i giorni, di solito in orari in cui sapeva non esserci Lavanda, con la quale non andava molto d'accordo ultimamente.

«Parlano principalmente di quanto sia stato fondamentale l'intervento di Harry nel salvarti la vita e del fatto che verrai sostituito da McLaggen alla partita di questa settimana», disse Hermione, porgendo il giornale all'amico, così che potesse leggere lui stesso l'articolo scritto da Hannah Abbott.

«Sono orribile in questa foto», si lamentò Ronald, osservando lo scatto che Colin Canon aveva deciso di utilizzare per la prima pagina: «Potevano sceglierne una migliore!»

Hermione sorrise, se Ron aveva le forze di lamentarsi di qualcosa di così banale, voleva dire che era ormai guarito del tutto.

«Non vedo l'ora di uscire da qui, Madama Chips continua a farmi mangiare minestrine e riso in bianco. Oggi per pranzo le ho chiesto qualcosa di più sostanzioso e mi ha riso in faccia. In faccia, Hermione!», si lamentò il rosso, facendo una smorfia: «Non è che magari riusciresti a portarmi qualcosa di nascosto? Una fetta di crostata magari?»

Hermione rise di gusto, estraendo dalla borsa la pergamena dove aveva scritto gli argomenti che avevano trattato in classe quel giorno e di cui si era presa l'impegno di parlare a Ron, ogni volta che gli faceva visita.

«No, Hermione, abbi pieta!», disse Ronald, lasciando che la rivista gli cadesse in grembo per portare le mani a coprirsi le orecchie.

«Non fare il bambino!», lo riprese la ragazza, sorridendo apertamente: «Sono poche righe».

«Erano poche righe anche ieri e hai parlato per ore!», si lagnò lui: «Non me ne frega niente di quante cose ha spiegato oggi Piton a Difesa Contro le Arti Oscure, Herm!»

Hermione sollevò gli occhi in cielo: «Va bene, se vuoi rimanere indietro, fai pure».

«Grazie».

Ron tornò a leggere la rivista e Hermione si perse nei suoi pensieri.

Le erano mancati quei momenti con il suo amico, le erano mancati i loro battibecchi sui compiti e il modo infantile in cui Ronald a volte si comportava.

Provò una piacevole fitta al petto mentre si rendeva conto che non importava cosa sarebbe successo, per lei i suoi amici ci sarebbero sempre stati, allo stesso modo in cui lei non li avrebbe mai abbandonati.

«Come va con McLaggen? Continua a importunarti?», chiese il rosso, abbassando la rivista per sbirciare la reazione della ragazza alla sua domanda.

Hermione scrollò le spalle, sospirando: «Quel ragazzino viziato non riesce ad accettare un no come risposta, ma io non ho intenzione di cedere alle sue avances».

Ron sorrise, imbarazzato: «Sembra pazzo di te».

«Sembra pazzo e basta», rise la ragazza, posando la pergamena con gli appunti nella borsa: «Non ho tempo da perdere con lui o con nessun altro, soprattutto da quando abbiamo iniziato le lezioni di Materializzazione, sto avendo più problemi di quanti pensassi con le tre D: destinazione, determinazione, decisione».

A Hermione non piaceva mentire al suo amico, ma non poteva certo dirgli che la sua testa era troppo piena di ricordi e rimpianti legati ad un certo arrogante e borioso furetto platinato per riuscire a pensare a qualcun altro.

«Ah già, le tre D», disse Ron, sospirando, prima di tornare a leggere la rivista.

Hermione non sembrò cogliere lo sconforto nel tono del ragazzo o le sue gote rosse mentre parlavano dell'argomento.

Fu in quel momento che le porte dell'Infermeria si aprirono di colpo e Lavanda Brown fece il suo ingresso, sembrava alquanto scocciata di trovare Hermione seduta accanto al suo Ron-Ron.

«Forse dovrei andare», disse Hermione, iniziando a raccogliere la borsa.

«No, Herm, ancora non mi hai fatto il riassunto delle lezioni di oggi!», cercò di fermarla il rosso, sporgendosi per afferrarle il bordo del mantello.

«Posso fartelo io, Ron-Ron», esclamò Lavanda, sedendosi nel posto liberato dalla compagna di stanza, afferrando entrambe le mani del suo ragazzo nelle sue: «Mi sei mancato un sacco! Come stai?»

«Ci vediamo domandi Ron, ciao Lavanda», disse Hermione, avviandosi verso la porta con uno sguardo di scuse per il suo amico, che la guardava con gli occhi sbarrati da quella che sembrava paura.

Una volta uscita dall'Infermeria, Hermione si diresse verso la Biblioteca; aveva ancora un po' di tempo prima della cena e aveva intenzione di approfittarne per portarsi, come suo solito, avanti con lo studio.

Non riusciva a cancellare il sorriso che le illuminava il volto, il breve scambio di battute con Ron quel pomeriggio era stato piacevole, le aveva ricordato periodi più tranquilli, più facili.

Appena voltò un angolo si bloccò sui suoi passi e con un veloce incantesimo di disillusione, nascose la sua figura, appiattendosi contro il muro.

Draco Malfoy era seduto su una panca in pietra sul lato del corridoio, alle sue spalle si apriva una bifora e in piedi, accanto a lui, c'era Astoria Greengrass.

Hermione rimase a osservarli per qualche istante; per quanto quella visione la facesse stare male, non riusciva a distogliere lo sguardo.

Astoria stava giocando con i capelli fini del ragazzo.

Hermione conosceva bene la sensazione di quelle ciocche tra le dita, ma non aveva mai potuto fare una cosa così banale, come accarezzarglieli, in pubblico.

Draco aveva i gomiti sulle cosce, le mani che gli sostenevano il capo e gli occhi chiusi, mentre diceva alla sua ragazza che avevano tempo per decidere, tempo per cambiare idea altre mille volte e che non voleva pensarci in quel momento.

A Hermione non ci volle molto per capire che Malfoy si stava probabilmente riferendo al matrimonio.

«Va bene, Draco, ti va di passare un po' di tempo insieme?», chiese la ragazza.

Gli occhi di Draco si aprirono e Hermione si rese conto di non averlo mai visto tanto stanco: «Ho da fare», disse in tono asciutto, prima di alzarsi.

Astoria lo salutò dandogli un bacio sulla guancia e poi se ne andò verso le scale, probabilmente diretta ai sotterranei.

Malfoy tornò a sedersi sulla panchina, con un sospiro, appena la Serpeverde scomparve.

Hermione spezzò l'incantesimo di disillusione e rimase appoggiata al muro, indecisa su cosa fare.

Avrebbe voluto chiedere a Draco se stesse bene, avrebbe voluto aiutarlo, ma sapeva che le cose tra di loro erano complicate e non le sembrava giusto renderle ancora più strane di quanto già non fossero.

«Hai intenzione di rimanere ferma lì ancora a lungo, Granger?», le chiese il Serpeverde, cogliendola di sorpresa.

«Non volevo disturbare», disse sinceramente lei, imbarazzata.

Malfoy alzò lo sguardo: «Troppo tardi direi, non credi?»

Rimasero a studiarsi brevemente, Malfoy non poteva impedirsi di pensare che avrebbe dato qualsiasi cosa per stringerla tra le braccia in quel momento, Hermione intanto si chiedeva come mai il ragazzo le sembrasse sempre tanto tormentato.

«Stai bene, Malfoy?», chiese lei, non riuscendo a trattenersi.

«Ti sembro stare bene,Granger?», controbatté lui, appoggiandosi con i gomiti al davanzale della bifora alle sue spalle.

«No», disse lei, avvicinandosi di qualche passo.

«Io non lo farei se fossi in te, Granger», il tono di voce del ragazzo aveva una punta di preoccupazione che Hermione non riusciva a capire.

«Fare cosa, Malfoy?», chiese lei, accertandosi con una veloce occhiata che il corridoio dove si trovavano fosse ancora deserto.

«Avvicinarti a me», disse con un filo di voce il ragazzo, leccandosi distrattamente il labbro inferiore.

«Perché no?», chiese lei, fermandosi a due passi dalle gambe di Malfoy.

«Vuoi scopare, Granger, è per questo che sei qui?»

Hermione distolse lo sguardo, delusa.

Conosceva abbastanza bene Malfoy da sapere con certezza che quelle parole erano state dette apposta per farla sentire inadeguata, per farla imbarazzare.

«Volevo solo sapere se stessi bene», disse lei, continuando a tenere gli occhi bassi e a chiedersi perché desiderasse ancora la compagnia di quel ragazzo arrogante e odioso.

«E perché t'importa?», chiese Draco, sedendosi sul bordo della panca in pietra, così da essere più vicino a lei e sentire il suo profumo.

«Perché non dovrebbe?», s'indispettì lei, alzando lo sguardo in quello di lui.

«Perché sono il nemico, ricordi?», rispose Malfoy, sfoggiando un sorriso che non raggiunse i suoi occhi.

«Non sei il nemico, Draco, sei solo un ragazzo, figlio di una persona che ha fatto qualcosa di sbagliato e che per questo è stata punita. Le colpe di tuo padre non dovrebbero ricadere su di te», disse Hermione, accovacciandosi di fronte a lui, le mani premute contro il tessuto costoso dei pantaloni scuri che coprivano la coscia di lui: «É per questo che sei triste? Pensi a tuo padre?»

Draco avrebbe voluto mostrarle l'avambraccio sinistro, curioso di vedere quale emozione sarebbe comparsa su quel viso che per lui ormai era diventato un libro aperto.

Avrebbe provato terrore? Raccapriccio? Pena? 

Gli avrebbe urlato contro? Si sarebbe allontanata alla ricerca di aiuto o gli avrebbe puntato subito contro la bacchetta, pronta a disarmarlo?

«Penso a tante cose, Granger», disse infine, distogliendo lo sguardo; aveva l'irrazionale paura che Hermione potesse leggere la verità nei suoi occhi.

«Pensi anche a me?», chiese la ragazza, le guance soffuse da un leggero rossore, mentre studiava il volto di Draco.

«Forse», disse lui, cercando nuovamente lo sguardo di lei: «Tu?»

«Più di quanto vorrei», ammise Hermione, spostando una mano in modo da appoggiarla su quella di lui, così da intrecciare le loro dita.

In quel momento nella testa di Draco non c'era dolore, non c'erano ombre.

«Rischiamo che qualcuno ci veda», disse alla fine lei, lasciando la mano di lui e alzandosi in piedi.

Malfoy si alzò a sua volta, solo per stringere Hermione in un abbraccio di cui entrambi avevano bisogno, anche se non l'avrebbero mai ammesso.

La ragazza non riusciva a spiegarsi il motivo per cui, poco prima, non era riuscita a mostrarsi distaccata come faceva ogni volta che le capitava di incrociare Malfoy. Possibile che fosse così debole la sua forza di volontà di fronte a Draco?

Il ragazzo invece voleva allontanare tutti i pensieri che gli causavano sofferenza, immergendo il volto nella massa informe di capelli della ragazza per pochi preziosi secondi.

«Devo andare», disse alla fine lui, scostandosi dall'abbraccio.

«Prova a chiedere qualcosa a Madama Chips per dormire», gli suggerì lei, passandogli una mano sulla pelle leggermente ruvida della guancia. 

«Sì, mamma», sorrise lui, ottenendo un leggero colpo sulla spalla.

Presero strade diverse, Malfoy diretto al settimo piano, Hermione verso la Biblioteca.

Per il resto di Marzo i loro incontri furono sporadici, ogni tanto i loro sguardi s'incrociavano durante i pasti, oppure scambiavano qualche parola quando capitava loro di trovarsi da soli in un'aula studio o in corridoio.

A entrambi sembravano bastare quei pochi momenti rubati, quei pochi attimi dove potevano assaporare la timida gioia del loro amore segreto.

Draco continuava a tenersi a distanza di sicurezza, in parte perché si rendeva conto di non meritarla, in parte perché era terrorizzato all'idea che Hermione scoprisse la presenza del Marchio Nero che aveva sull'avambraccio sinistro, ma soprattutto perché non poteva permettersi che qualcun altro li scoprisse, se la loro storia fosse giunta alle orecchie sbagliate avrebbero rischiato entrambi la vita.

Hermione invece cercava di limitare per quanto le era possibile i loro incontri casuali, perché era consapevole della malsanamente ossessione di Harry nei confronti di Malfoy in quel periodo; il suo amico era convinto che il Serpeverde fosse invischiato in qualcosa di losco. L'ultima volta che Harry aveva visto sulla Mappa del Malandrino Malfoy ed Hermione nella stessa stanza, le aveva fatto il terzo grado e per la ragazza era stato piuttosto imbarazzante dovergli dire che no, non aveva notato niente di sospetto, che no, non le aveva rivolto la parola e che sì, stava bene.

Marzo e Aprile volarono senza che Draco e Hermione potessero fare nulla per rallentare l'avanzare del tempo.

Oltre ai cenni di cortesia, erano tornati ad una parvenza di normalità.

Hermione passava la maggior parte del suo tempo libero con i suoi amici, leggeva e studiava molto, portandosi avanti rispetto ai compagni di classe, così da guadagnare punti in più per la sua Casa rispondendo in modo corretto alle domande che venivano poste dai professori. Cercava di stare vicina ad Harry e ad aiutarlo nella ricerca di colui che aveva maledetto Katie Bell con la collana di opali e avvelenato la bottiglia di idromele che Lumacorno non era riuscito a regalare a Silente. Trovava assurdo che Harry seguisse Malfoy sulla Mappa del Malandrino e volesse sapere cosa faceva il Serpeverde nel tempo libero, ma cercava di non esporsi troppo per paura che il suo amico scoprisse l'affetto che nutriva nei confronti di Draco.

Draco continuava a passare ore nella Stanza delle Necessità dove ancora non era riuscito a riparare l'Armadio Svanitore e cercava di non lasciarsi abbattere troppo dalla consapevolezza che mancavano ormai pochi mesi alla fine della scuola, e ancora non era riuscito a compiere la grande missione che gli era stata affidata. 

Alternava momenti in cui ero fiero di essere un Mangiamorte, fiero di seguire le nobili orme di suo padre, ad altri in cui si chiedeva come avrebbe mai potuto mettere in pratica qualcosa di tanto atroce come un assassinio. Poteva essere arrogante e snob, poteva aver passato anni ad insultare il Trio dei Miracoli, poteva aver architettato dispetti per mettere in difficoltà Potty e aver odiato e disprezzato Weasley e la Granger, ma anche solo l'idea di uccidere qualcuno, lo atterriva.

Erano in momenti come quelli che le parole della Granger tornavano a fargli visita e gli ricordavano che lui era solo un ragazzo e che le colpe di suo padre non dovevano ricadere su di lui. Era un peccato che il Signore Oscuro non la pensasse allo stesso modo, altrimenti magari in quel momento non si sarebbe trovato a dover compiere un'impresa più grande di sé per avere salva la vita.

Dopo vari tentennamenti, Draco si era recato in Infermeria, come gli aveva consigliato di fare Hermione, per chiedere a Madama Chips se avesse qualcosa per prendere facilmente sonno.

Aveva ottenuto da quella visita una fialetta con poche gocce di una miscela creata con tiglio, camomilla e valeriana, che gli aveva fatto passare la peggiore notte della sua vita.

Era caduto in un sonno profondo dal quale non si era riuscito a svegliare quando erano iniziati, come ogni notte, gli incubi e aveva dovuto sopportare per ore di trovarsi in un inchiodato dagli occhi rossi del Signore Oscuro, mentre Hermione veniva torturata sotto ai suoi occhi.

Era stato Blaise a svegliarlo dopo il suo ennesimo urlo, dicendogli che non apprezzava essere disturbato durante la notte perché aveva bisogno delle sue otto ore di sonno di bellezza.

Dopo quell'avvenimento Draco non aveva più cercato di dormire normalmente, accettando il fatto che probabilmente non sarebbe più riuscito a farlo.




 

***

Buon pomeriggio popolo di EFP!

Eccoci alla fine del terzultimo capitolo, ne mancano solo più due, mi sento male, non ci credo che quest'avventura sta per concludersi!

Beh, concludersi per modo di dire dato che poi dovrò lavorare al secondo libro...

Bando alle ciance, non sono felicissima di questo capitolo, in parte perché Draco ed Hermione hanno deciso da soli di fare questa specie di tregua e io non capisco perché hanno voluto farla, non rientrava nei miei piani e non sono sicura che sia una cosa positiva.

Mi spiego meglio: io non avevo programmato che loro parlassero ed Hermione si preoccupasse per Draco, semplicemente mentre scrivevo i personaggi spingevano per creare quella sorta di tregua e io li ho accontentati. Anche perché è una scena dal mio punto di vista abbastanza realistica: Hermione che si preoccupa, Draco che cerca di allontanarla e poi la abbraccia...

Ovviamente continuano ad avere le loro divergenze, ecco perché non cambia poi molto, Draco continua ad essere fidanzato e ad essere un Mangiamorte e Hermione continua ad essere amica del Bambino Sopravvissuto.

Basta, ho scritto troppo.

Ah, un'ultima cosa: se avete Instagram e avete voglia di seguirmi per essere aggiornati sulle pubblicazioni o semplicemente per vedere la mia faccia e sapere quanto pazza posso essere mi trovate a questo account: lazysoul_efp.

Vi auguro una buona serata!

Un bacio,

LazySoul

 
 
  
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