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Autore: __Lunatica    19/05/2020    2 recensioni
Sequel della storia The girl who hides the truth, racconterà di eventi paralleli al settimo libro della saga dal punto di vista della protagonista Ester Burke, ormai condannata a compiere azioni che non vorrebbe compiere e a far parte dei seguaci di Lord Voldemort.
Dalla Storia:
"Forse dopotutto fin da quando non ero altro che una timida bambina di quattro anni ed ero stata quasi obbligata a lasciare la mia immensa Villa per trasferirmi in un normalissimo quartiere babbano il mio destino era stato indelebilmente segnato.
Forse Albus Silente aveva già programmato ogni singola cosa, tenendo bene ogni suo piano nascosto a chiunque altro,
nell’attesa di fare le sue mosse. [...] . Eppure ora che il giocatore principale non c’era più chi avrebbe guidato le pedine rimaste?"
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Fred Weasley, Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ester: Tell You the Truth'
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Capitolo Otto


Sentire il treno partire fu insieme un sollievo e un tormento, essere consapevole di non poter più fuggire in nessun modo mi metteva un senso di angoscia non indifferente ma al contempo una certa eccitazione mi solleticava i nervi della pelle.
Ora, con la divisa indosso e la spilla che spiccava sul mio petto stavo realmente prendendo consapevolezza di dove stessi andando e cosa avrei dovuto affrontare, ma una consapevolezza diversa si era fatta strada in me, se avrei dovuto affrontare anche il peggiore del tormento lo avrei fatto a testa alta come sapevo di essere capace di fare, come diceva sempre mia madre, fin da quando ero appena capace di camminare, la vita non ti mette davanti a sfide che non saresti capace di superare e io quelle sfide le avrei superate tutte, una ad una, per arrivare vincitrice alla fine, per avere il premio che meritavo.
Davanti a me Malfoy dormiva da almeno un’ora, ovvero da circa quando il treno era partito e Blaise provava invano ad imitarlo senza però avere lo stesso risultato visto che ogni circa dieci minuti apriva gli occhi disorientato per poi sbuffare infastidito facendomi ridacchiare appena.
L’atmosfera si era decisamente alleggerita dopo un primo momento di agitazione e tensione ma una parte di me continuava a cecare di immaginare il dolore fisico e morale affrontato da Malfoy in quei momenti, in tutti i momenti, subito dopo la fuga dal Hogwarts e una piccola parte di me si sentiva in colpa per non aver accettato la sua richiesta di aiuto quando me la chiese subito dopo il mio risveglio dal dolce dormire causato dallo schiantesimo lanciatomi da George.
Se Blaise era quella persona senza filtri che chiedeva apertamente una mano ma soprattutto ti imponeva quasi il suo soccorso in qualsiasi momento tutti quei mesi mi erano serviti per capire che invece Malfoy era quella persona che avrebbe preferito buttarsi da una torre piuttosto che ammettere di aver bisogno di aiuto e che quando chiedeva le sue non erano mai domande, ma affermazioni quasi imposizioni, nella speranza che il suo interlocutore capisse lo sforzo che consisteva per lui fare una domanda, dare per scontato che qualcuno fosse lì per lui non era un segno di strafottenza come avevo sempre pensato, era la paura di poter essere rifiutato a fargli evitare di chiedere, in modo tale che non potesse avere una risposta negativa. Mi diedi della stupida, il fatto che io e lui non eravamo mai stati amici, che lui non faceva parte della mia famiglia sanguinea o sentimentale che fosse, non poteva certo permettermi di non aiutarlo, solo perché Malfoy, solo perché figlio di una dinastia troppo pesante da poter portare da solo sulle spalle l’intero peso.
Certo, non capivo e forse non avrei potuto capire come si facesse ad accettare passivamente certi insegnamenti senza neanche provare a ragionare o a cercare di andare oltre, non fermarsi a ripetere ciò che ci veniva detto senza neanche dar peso alle parole, senza neanche cercare un modo di crearsi un’idea proprio, ma in fondo potevo capire la paura e il timore di perdere tutto ciò a cui si teneva, forse il padre non era stato sempre perfetto, ma ero certa che fino a un certo punto della sua vita Malfoy aveva profondamente ammirato il padre come un qualsiasi figlio ammirava i genitori e svegliarsi un giorno e vedere che proprio quello che sarebbe dovuto essere il tuo eroe personale invece era disposto a non muovere un dito per te quando invece ti chiedeva, pretendeva, che tu sacrificassi tutto te stesso per lui e per le sue idee non doveva essere stato piacevole e neanche emozionante, neanche per uno come Draco Malfoy.
Silente diceva sempre che tutti avevano la possibilità di fare una scelta e io ci avevo sempre creduto, ma era davvero così? Era così facile fare la scelta giusta senza nessuno pronto a tenderti una mano o almeno che ti indicasse la via giusta?
No, non lo era, non lo sarebbe stato per nessuno, neanche per me, quindi come potevo davvero giudicare una persona se non avevo la minima idea di cosa volesse dire vivere una vita del genere?
Io ero stata fortunata, molto fortunata, i miei genitori erano profondamente innamorati e mi avevano cresciuta con amore e insegnamenti impeccabili lasciandomi tuttavia sempre la libertà di scelta, di crearmi delle idee e dei legami spontanei, poi avevo gli Weasley, loro mi avevano dato altrettanto amore e non soltanto in quanto figlia dei miei genitori e quindi in nome loro, ma come persona, mi avevano accettato per com’ero e allo stesso tempo mi avevano aiutato a crescere e migliorarmi sempre, senza mai farmi sentire di troppo nonostante loro fossero già così tanti da costituire una squadra di Quidditch al completo, poi ero arrivata a Hogwarts e oltre ad Harry che avevo già avuto modo di conoscere e che però avevo iniziato a capire e a considerare come un fratello e per cui ero diventata come la sorella che avrebbe potuto avere ma che invece non avrenne avuto mai avevo conosciuto Hermione, così diversa da me e ppure tremendamente simile, eravamo allo stesso tempo opposti e complementari, due persone che nel fisico e nei modi non potevano essere più distanti ma che a livello mentale viaggiavamo esattamente sulla stessa identica onda, quasi come se fossimo state sempre capaci di capirci, fin dal primo momento e quella bambina così strana per me perennemente circondata dal baccano e dalla confusiona, essendo abituata ai Weasley, che molte volte preferiva la compagnia di un libro e del silenzio era diventata in pochissimo tempo una colonna portante della mia vita. Ero stata fortunata, tutti loro mi avevano cresciuta, mi erano serviti e io ero servita a loro, mi avevano accettata, capita, aiutata, compresa, voluta, amata e tutto questo mi aveva dato una scelta, una scelta che avrei ripetuto all’infino al costo di sapere di essere nel giusto, al costo di saperli al sicuro, al costo di sacrificare qualsiasi cosa pur di poter ringraziarli per tutto ciò che erano stati per me e che non avrei mai voluto perdere.
Puntai il mio sguardo verso il finestrino e osservai quel paesaggio di campagne inglesi che avevo vistocosì tante volte e che mai avrei voluto non vedere più con una consapevolezza diversa, avevo avuto in diciassette anni una quantità così grande che sarebbe stata troppa anche per una vita intera, una vita da mago, sorrisi timidamente come se potessi averli tutti lì davanti a me, come se loro potesero sapere cosa mi stava passando per la testa, magari se mi fossi concentrata qualcosa l’avrebbero potuta intuire, sentire, magari avrebbero potuto capirmi, forse un giorno, forse sarei riuscita a riaverli tutti, forse saremmo tornati ad essere tutti una grande, meravigliosa, unica famiglia, per ora li avrei conservati nel cuore, tutti.
Chiusi gli occhi, ormai vogliosa anche io di seguire l’esempio dei miei compagni di viaggio di approfittare di quel tempo per riposare o semplicemente eliminare un po’ di tensione e ce l’avrei ache fatta ad addormentarmi ed avere un po’ di pace se il treno non si fosse fermato all’improvviso facendomi scattare in piedi con i nervi a fior di pelle e tutti i sensi in allerta.
Malfoy, che evidentemente a differenza di quello che pensavo non stava dormendo così tanto profondamente scattò in piedi al mio fiango mentre Blaise si limitò a spalancare gli occhi e guardarmi confuso.
Io che neanche mi ero resa conto di avere la bacchetta tra le mani cercai di capire solo con l’udito cosa stesse succedendo, una cosa a dir poco impossibile ovviamente, quando capii di dover abbandonare il mio scompartimento che fino ad allora era stato un rifiugio a dir poco perfetto lontano da occhi indiscreti e sguardi velenosi sbuffai contrariata.
–Vado a vedere cosa è successo– dissi senza guardare nessuno dei due in particolare – Sono Caposcuola dopotutto, sarei già dovuta essere lì fuori, ma ora devo andare–quasi tentai di spiegarmi come se a loro importasse davvero il perché stessi volontariamente decidendo di uscire e affrontare qualsiasi cosa ci fosse da affrontare.
–Vengo con te– rispose quasi immediatamente Malfoy e prima che potessi protestare in un qualsiasi modo si appuntò veloce una spilla al petto, identica alla mia per colore e dimensione ma con un serpente al posto del Grifone subito sotto la grande “C” –Sono Caposcuola anche io e soprattutto voglio capire–.
Consapevole che protestare o cercare di dissuaderlo sarebbe stata solamente una grande perdita di tempo mi limitai ad annuire e poi guardare Blaise che intanto rimaneva seduto cercando di apparire il più tranquillo possibile anche se lo sbattere ritmetico del piede per terra faceva comprendere fin troppo bene il nervosismo che aveva –Tu che fai? –chiesi prima di avvicinarmi alla porta dello scompartimento –Rimango qui, qualcuno deve pur controllare le nostre cose – e seppur ero pienamente consapevole che avesse ragione non mi piaceva molto l’idea di lasciarlo solo e sapevo bene che neanche a lui l’idea piaceva molto.
Gli scoccai un’occhiata sperando che capisse che doveva evitare di mettersi nei guai e rimanere fermo lì, lui annuì quasi impercettibilmente e finalmente aprii la porta dello scompartimento e uscii con al  mio seguito uno sranamente molto silenzioso Malfoy continuando a tenere salda tra le mani la bacchetta pronta a pararmi e attaccare qualunque minaccia avessi trovato sulla mia strada.
Subito vidi diversi ragazzini, chi più o meno grande, fuori dal proprio scompartimento itenti a guardare nel corridoio per capire cosa stesse succedendo, mi portai la bacchetta vicino alla bocca per ampliare la mia voce in modo tale da dover ripete una cosa volta il mio ordine –Rimanete tutti nel vostro scompartimento e chi è uscito ci ritorni subito, sono un Caposcuola e non ho intenzione di ripeterlo un’altra volta– dissi sicura e dopo qualche attimo di incertezza e qualche sguardo contrariato che sostenni senza particolare difficoltà tutti velocemente tornarono nel loro scompartimento permettendo a me e Malfoy di continuare ad avanzare senza dover evitare bambini e domande o addirittura proteste.
Buttai uno sguardo proprio al mio compagno di pattuglia platinato, che continuava a seguirmi silenzioso, e nel frattempo continuavo a far calare le tende dello scompartimento con gesti annoiati della mano per evitare sguardi curiosi, per evitare che qualsiasi fosse la minaccia potessero in qualche modo finire nei guai dei bambini che sicuramente non meritavano niente del male che avrebbero invece potuto affrontare.
–Burke– mi richiamò all’improvviso Malfoy e io arrestai la mia avanzata per prestargli attenzione –Devo dirti una cosa…- iniziò
–Non ora Malfoy, non è né il momento né il posto giusto– gli feci notare con un tono di ovvietà nella voce, come a fargli capire che aveva davvero un pessimo tempismo per fare delle confessioni, ma lui evidentemente proprio non se ne rendeva conto perché pensò che fosse una buona idea afferrarmi per il braccio ed impedirmi di continuare a camminare per ottenere la mia attenzione.
–Ascoltami–ricominciò a parlare –Dopo quella volta, quando è successo quello che ti ho detto prima, non sono più riuscito a fare granchè con questa– disse sollevando la bacchetta –E’ come se qualcosa si fosse bloccato da allora e io, se dovessimo incontrare qualcosa di poco gradito, non so cosa sarei potrei fare, non so quanto potrei esserti utile–terminò. Lo guardai turbata per qualche secondo, turbata da quello che mi aveva detto e enormemente sorpresa per quello che mi stava dicendo, ma decisi di prendere la situazione in mano e di continuare ad andare avanti quindi –Rimani alle mie spalle Malfoy e sta attento, se dovessimo avere qualche inconveniente ci penserò io, fidati–dissi e neanche mi resi conto di essermi fatta sfuggire l’ultima parola, fidati,  probabilmente a parti inverse io non mi sarei mai fidata di lui fino a tal punto, consapevole di affidare la mia sicurezza nelle sue mani, ma lui mi colpì perché si limitò ad annuire sicuro, come se davvero si fidasse, come se riuscisse ad essere sicuro che in caso di necessità avrei davvero protetto anche lui e dopotutto non aveva neanche torto, lo avrei fatto.
Continuammo a camminare, dopotutto rifugiarsi nell’ultimo scompartimento dell’ultimo vagone era davvero stata un’ottima idea, se si voleva rimanere in pace, un po’ meno ottima se invece succedeva qualcosa e si era costretti a precorrere il treno per capire cosa stesse succedendo.
Mentre camminavamo continuavo a far rientrare gli altri nei loro scompartimento e se era facile farsi obbedire dai più piccoli con quelli dal quinto anno in su era decisamente complicato, non solo perché pretendevano di sapere cosa stesse succedendo, come se io potessi saperlo poi, ma anche perché credevano di avere il diritto di intervenire.
–Rimanete qui– stavo ripetendo per la terza volta ad un gruppetto di Tassorosso del sesto anno e mentalmente maledii il loro Caposcuola che ancora non si era fatto vedere, nonostante non avessi la minima idea di chi potesse essere.
–Cosa succede qui? –di scatto mi girai con la bacchetta puntata verso la persona che aveva pronunciato quelle parole alle mie spalle, non perché non l’avessi riconosciuto anzi, ma proprio perché lo avevo fatto potevo temere un attacco di spalle e di certo non gli avrei più permesso di avere la meglio solo perché gli volevo bene, solo perché non avrei mai voluto reagire ai suoi attacchi.
–Giù la bacchetta Paciock– rispose subito velenoso Malfoy e per una volta gli fui grata visto che io probabilmente non avrei mai potuto usare quel suo stesso tono con Neville.
Alle sue spalle potevo vedere bene Luna Lovegood, Seamus Finnigan e Ginny Weasley e iniziai a guardare Malfoy come a succerirgli di non attaccare briga visto che lui, come sapevo, non avrebbe potuto rispondere adeguatamente ad un attacco e io, seppur sicura di potermela vedere da sola nonostante fossero il quattro, non avevo proprio voglia di attaccare i miei amici.
Il problema però ci fu lo stesso, appena Ginny mi vide scattò come una molla in avanti con la bacchetta sguainata puntata dritta su di me.
Maschera, finzione, azione.
–Weasley abbassa quella bacchetta, non vorrai essere battuta di nuovo vero? Non hai un minimo di amor proprio? – le dissi con un tono annoiato, come a farle intuire che poco mi importava se avevo la sua bacchetta puntata contro il mio petto, non mi avrebbe fatto paura in nessun caso, e non perché non mi importasse, faceva male vederla così con me, mi feriva, ma non mi spaventava –In più sono un Caposcuola, vuoi davvero finire in punizione prima ancora di arrivare a scuola? Abbassate tutti la bacchetta e tornate nel vostro scompartimento–dissi secca.
Evidentemente però non bastò il far notare la spilla che portavo al petto, anzi se possibile peggiorò acora di più la situazione visto che ora avevo tre bacchette puntate contro, quella di Ginny, quella di Neville e quella di Seamus che seppur rimasto dietro alla ragazza non mi perdeva un attimo di vista.
–Dovevamo aspettarcelo che saresti stata tu la Caposcuola, è questo che porta ad avere amicizie nei bassi fondi giusto? –rispose Neville freddo senza accennare però ad andarsene neanche per un attimo.
–Weasley, Paciock e Finnigan, lo ripeterò solo un’altra volta, giù le bacchette e via nel vostro scompartimento–dissi a denti stretti mentre con la mano e cercando di passare inosservata indicavo a Malfoy di spostarsi alle mie spalle e lui, con non poca riluttanza, stranamente seguì il mio suggerimento.
–Altrimenti? –chiese spavaldo Neville –Siamo quattro contro due, credi davvero di poterci battere?–
Lo guardai per un attimo sorpresa, non tanto perché credesse davvero di potermi battere, ma tanto per il fatto che avesse intenzione di attaccare pur consapevole del fatto di essere in vantaggio numerico, nobile spirito di Grifindoro un paio di pluffe. Sospirai e lo vidi sorridere sornione sicuro di avermi in pugno, alzai appena il mento e li guardai con profondo disgusto, perché si, io ero più vicina a una Serpe che a uno di loro ma non avevo iniziato io stavolta e loro si stavano comportando in modo davvero sleale.
Di sfuggita guardai Luna, che era rimasta ferma e in silenzio per tutto il tempo senza neanche accennare a tirar fuori la bacchetta per contrastarmi e quasi mi parve di vederla sorridermi timidamente e rischiai quasi di ricambiare felice ma mi imposi di non farlo, non perché non volessi, ma perché non potevo permettermelo.
Così, senza farmi distrarre oltre, agitai velocemente la bacchetta senza pronunciare nemmeno una singola parola e tutti e tre loro si ritrovarono con delle corde intorno ai polsi a legarli stretti e le bacchette ormai cadute a terra.
Sorrisi sprezzante sotto i loro sguardi rabbiosi, bel modo per cercare di iniziare l’anno senza attirare ulteriore rabbia e voglia di vendetta verso di me, giusto?
–Ora tornate nel vostro scompartimento, le bacchette tienile tu Lovegood, le corde smetteranno di stringere quando sarete dentro e assicuratevi di non uscirne più, la prossima volta potrei non essere così delicata–voltai loro le spalle e vidi Malfoy che stava sogghignando soddisfatto, gli scoccai un’occhiata di rimprovero che lui notò sicuramente ma che non gli fece minimamente smettere di ghignare peggio di una iena.
–Burke, Malfoy–ci girammo di nuovo verso il gruppetto –Non finisce qui –più che una minaccia quella di Ginny sembrò una promessa.
Io mi limitai a dar loro di nuovo le spalle mentre il ghigno di Malfoy, se possibile, si allargò ancora di più di prima e mi posò una mano una spalla che non allontanai solo perché mi stava aiutando a mantenere un minimo di lucidità di cui davvero avevo bisogno.
Quando arrivammo quasi all’inizio del treno finalmente trovammo il motivo i quella brusca frenata e fu il turno di Malfoy di parlare e di farsi spiegarne il motivo, certo, molti sapevano che ero nelle fila di Voldemort, ma io non avevo il loro tesserino riconoscitivo, il Marchio Nero, quindi invece di perdere tempo a spiegare e chiedere entrambi sapevamo che Malfoy oltre ad essere riconosciuto immediatamente avrebbe ottenuto più facilmente informazione evitandomi inutili perdite di tempo e discussioni.
Lo continuai a guardare da lontano mentre parlava fitto fitto con due uomini totalmente vestiti di nero, Mangiamorte naturalmente, ma non avevo idea di come si chiamassero, dopotutto alle riunioni non al Manor non partecipavano di certo tutti i seguaci di Lord Voldemort, sarebbe stato estremamente difficoltoso e soprattutto quello era considerato un “onore” da poter concedere a pochi eletti, a coloro che per un motivo o per un altro in qualche modo si erano guadagliati il loro posto a quel tavolo.
Io, ad esempio, probabilmente me l’ero guadagnato grazie alla mia discendenza, al mio sangue purissimo e soprattutto al fatto che appena arruolata avevo aiutato Draco Malfoy a compiere una missione che nelle mani di qualsiasi altro mago adulto sarebbe risultata se non fatale almeno fallimentare.
Essere finita lì, in quel gruppo privilegiato, non era ovviamente stato un onore per me, proprio per niente e se non mi fosse servito poter sapere se non tutti ma almeno la maggior parte dei piani messi in atto da Voldemort probabilmente non mi sarei mai presentata in quella dannatissima Villa Malfoy, ma come mi aveva spiegato a tempo debito Silente, il miglior modo per combattere il nemico era conoscere lui e le sue intenzioni il più possibile.
Con la coda dell’occhio vidi Malfoy congedare i due uomini, o forse essere congedato da quest’ultimi, e avvicinarsi velocemente a me –Stanno cercando Potter–breve e concisa la sua spiegazione.
Lo guardai con tanto d’occhi, tra tutte le motivazioni per avere Mangiamorte sul treno e Dissennatori tutto intorno quella mi sembrava la più stupida e senza senso, credevano davvero che Harry sarebbe stato così stupido da salire sull’espresso per Hogwarts e andare dritto dritto verso una scuola ormai chiaramente in mano di Voldemort?
Come se mi avesse letto nella mente Malfoy continuò a parlare e –Gliel’ho detto che non lo abbiamo visto e che non credo minimamente possa essere qui sopra, neanche lui può essere così stupido–
Lo stava difendendo? Era seccato? Era preoccupato?
Proprio non riuscivo a decifrare l’espressione che aveva in quel momento, ma mi parve chiaro che qualcosa non andasse proprio per niente in lui, ovviamente neanche nelle mie più remote fantasie potevo credere che fosse preoccupato per Harry o che gli importasse qualcosa di lui, doveva essere qualcosa di più personale.
–Qualche problema Malfoy? –chiesi allora sicura di quella nuova tolleranza reciproca avrebbe potuto portarmi almeno a una marginale spiegazione per quell’atteggiamento per me del tutto inedito.
–I Dissennatori–rispose solo, denti stretti, sguardo vacuo e tono secco come a farmi capire che non avrei ottenuto altro, non in quel momento almeno quindi pensai che probabilmente nonostante le vecchie prese in giro fatte proprio da lui ad Harry a causa della sua reazione al Terzo anno a causa dei Dissennatori neanche lui volesse avere un contatto ravvicinato con quegli esseri.
Io dal canto mio non potevo fregarmene di meno, come tutti i membri dell’Esercito di Silente avevo imparato durante il mio quinto anno a evocare un perfetto Patronus corporeo e da allora i Dissennatori non riuscivano a mettermi in particolare soggezione, non se avevo una bacchetta in mano ed ero sicura della mia magia.
–Non credo che ne avremo bisogno, ma in caso–e alzai la bacchetta –Ci penserò io– cercai, senza neanche sapere bene il motivo, di tranquillizzarlo e dal cambio della sua espressione probabilmente ci riuscii.
–Torniamo da Blaise, non mi sento tranquillo a saperlo da solo con quei Grifontonti in vena di scontri–
Disse sbrigativo iniziando subito dopo a fare lo stesso percorso che avevamo compiuto pochi minuti prima a ritroso e io, completamente concorde con la sua affermazione, tranne per quell’infantile soprannome alla mia casa , lo seguii svelta voltando le spalle a quei Mangiamorte che continuavano a ispezionare indisturbati i vagoni del treno in un’inutile ricerca del Bambino Sopravvissuto.
Il treno sembrava quasi deserto per quanto era silenzioso, probabilmente la curiosità aveva lasciato il posto alla paura, vedere decine di Dissennatori svolazzare allegramente intorno al treno non era esattamente piacevole per nessuno e tutti avevano preferito rintanarsi nel proprio vagone come se servisse ad avere un minimo di protezione verso quelle creature.
Seccata, perché non avevo potuto di certo impedire ai Mangiamorte di compiere il loro dovere, velocemente raggiungi il mio scompartimento con a fianco un Malfoy più pallido del solito e quando la porta dello scompartimento si aprì mi stupii di vedere Blaise estremamente pallido e seduto nell’angolo più lontano dal finestrino che aveva inoltre le tende tirate.
Lo guardai per qualche secondo e lui ricambiò il mio sguardo, sembrava distrutto come se avesse appena corso chilometri di corsa, o come se fosse appena uscito da un lago ghiacciato.
Malfoy gli si sedette accanto annuendo appena tra sé e sé come a constatare che condivideva pienamente lo stato d’animo dell’amico e poi mi guardò quasi seccato nel constatare che io invece non ero per niente in condizione simili alle loro.
Consapevole che i controlli sarebbero durati più di soli pochi minuti e che non avrei mai potuto lasciare Blaise e neanche Malfoy in quello stato estrassi nuovamente la bacchetta sotto il loro sguardo curioso e chiusi gli occhi consapevole di dover cercare dei ricordi felici per migliorare la situazione
 
–Fred! Dannazione mettimi subito giù–stavo urlando come una pazza, era estate, precisamente l’estate tra il mio quarto e quinto anno, ancora non ci eravamo trasferiti a Grimmauld Place ed eravamo alla Tana.
–Prima dovrai chiedermi scusa –rispose la voce squillante di Fred senza accennare minimamente a volerla smettere di tenermi come un sacco su una spalla.
–Mai–risposi fieremente nonostante quella posizione non avesse niente di fiero e fossi ormai totalmente rossa per la difficoltà nel respirare a testa in giù.
–Allora ti butterò nel laghetto –rispose lui leggero come se stesse parlando più con se stesso che con me.
Io a quelle parole iniziai ad agitarmi nell’inutile tentativo di liberarmi dalla sua presa –Non oseresti–dissi a denti stretti per niente sicura delle mie stesse parole, sapevo che Fred avrebbe osato se non fossi riuscita a sfuggirgli dalle mano ma prima ancora di poter anche solo pensare a qualcosa sentii una stretta allo stomaco e la testa girarmi appena.
–Fred! Ti sei smaterializzato in mezzo al laghetto ma dico sei stupido? –ero zuppa, dalla testa ai piedi e lui lo era in egual modo ma continuava a sorridermi felice nonostante i vestiti bagnati che iniziavano a diventare fastidiosi e mi guardava in modo strano, in un modo nuovo.
–Cosa c’è? –chiesi allora convinta di avere in risposta una qualche battuta o osservazione sul fatto che la mia maglietta rosa pallido era diventata quasi trasparente ma lui, come sempre, riuscì a stupirmi con due semplicissime parole.
–Sei bellissima–
 
–Expecto Patronus–dissi con un tono non molto alto ma deciso, una sensazione di pace iniziò a espandersi nel mio corpo mentre il mio Patronus prendeva forma e sulle labbra avevo ancora un sorriso raggiante.
Quando aprii gli occhi li abbassai immediatamente sul mio Lupo argentato e poi –Questo dovrebbe aiutare–dissi a un Blaise e un Malfoy evidentemente colpiti.




SALVE GENTE 
Scusate la mia scomparsa ma sono stata un pochino occupata comunque ecco a voi un nuovo capitolo che è più che altro il continuo dello scorso capitolo ma vabbè dettagli non potevo scriverlo tutto insieme sarebbe uscito fuori un capitolo enormemente enorme 
COMUNQUE cosa ne pensate, per il patronus di Ester ho scelto il Lupo, più in là magari ci sarà anche una mini spiegazione CHISSA' vi sembra un animale adatto a lei o no?
Inoltre stavo pensando, preferireste avere un titolo per ogni capitolo o va bene così? 
Cosa ne pensate di Draco e del fatto che non riesce a fare magie? Come mai secondo voi? Riuscirà a riprendersi? Fatemi sapere le vostre teorie che mi interessa davvero!
Grazie a tutti voi che leggete questa storia e recensite che mi fa super piacere sapere le vostre opinioni! 

A PRESTO 

 
  
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