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Autore: Ramo97    21/05/2020    2 recensioni
La Rowling ha raccontato che mentre scriveva i Doni della Morte aveva pensato di aggiungere una scena sul diploma di Hermione, dopo la guerra magica. Poi, per scelte narrative, la tagliò. Ma com'è stata la cerimonia? E che ha pensato Ron nel mentre?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Minerva McGranitt, Neville Paciock | Coppie: Audrey/Percy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ciao a tutti! Stavo scrivendo questo flashback per la mia storia su Ted Lupin e ho pensato che sarebbe stato interessante pubblicarlo come one shot. Si può leggere anche senza aver letto le altre storie, visto che è ambientata molto prima dei fatti narrati (ma se volete date un occhio anche a quelle). Fatemi sapere cosa ne pensate!

Davide





Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, fine giugno 1999


Ron camminava lungo la strada che da studente aveva attraversato in carrozza tante volte. Di fianco a lui, Harry camminava silenziosamente. Dietro, i signori Weasley chiacchieravano pacatamente con Bill, Charlie e Percy. George non era voluto venire. Aveva detto che non sarebbe tornato a Hogwarts, nemmeno per il diploma della sorella. Ron non aveva capito cosa aveva paura di provare il fratello finché non aveva varcato il cancello e aveva visto il castello in lontananza.
- E’ sempre così la prima volta? – chiese ad Harry.
L’amico annuì comprensivo.
- Però è solo il primo impatto, quando vedi gli studenti, inizia di nuovo a sembrarti casa. La prima impressione però è davvero brutta.
Nessuno dei due aveva deciso di concludere la proprio istruzione a Hogwarts, subito dopo la guerra erano entrati nell’Ufficio Auror.
Harry aveva iniziato subito il giorno dopo la caduta, quando aveva partecipato a un’ispezione in tutte le zone circostanti al castello, che aveva portato all’arresto di alcuni sostenitori di Voldemort. Ron, invece, aveva iniziato qualche mese dopo, quando finalmente era riuscito a convincere George a tornare a gestire il negozio.
In quei mesi, Harry era tornato più volte a Hogwarts, lui diceva per lavoro. Hermione invece sosteneva che era una scusa per andare a trovare Ginny. A quanto gli aveva raccontato, una volta, un’esasperata McGranitt, dopo l’ennesima volta che le faceva perdere ore del suo tempo per parlare delle difese della scuola (cosa di cui avevano parlato migliaia di volte) gli aveva detto piccata “Inizierò a togliere punti alla Casa di appartenenza di qualsiasi studente o studentessa con cui parla durante queste visite, signor Potter”.
Ron, invece, non era mai tornato. E la cosa positiva era che Hermione non glielo aveva mai chiesto. Gli aveva raccontato quanto fosse stata dura per lei tornare lì. I ricordi della battaglia, la mancanza di lui e di Harry, ma anche il fatto che ormai era diventata pure lei una celebrità. La fermavano nei corridoi, gli studenti del primo anno la additavano e cose del genere. Con il fatto che era diventata Caposcuola, inoltre, era un po’ difficile starsene per i fatti suoi.
Ron ed Hermione, strano ma vero, non avevano litigato neanche troppo negli ultimi mesi. I loro battibecchi continuavano, ma senza litigi eclatanti. A Ron ancora bruciava tanto il fatto di aver abbandonato lei ed Harry in quella foresta, ma nessuno degli altri due sembravano ricordarlo. La guerra era ormai un triste ricordo.
Non si era ancora pronti per essere del tutto felici, i lutti non erano superati. Sua madre e Andromeda Tonks erano spesso colpite da momenti di tristezza, mentre suo fratello stava iniziando solo ora a vedere un barlume in fondo alla depressione. Però si provava un qualcosa di diverso. Ci si sentiva liberi, senza l’ansia di un nemico che poteva colpire da un momento all’altro. Era da anni che Ron non provava quella sicurezza.
Superò il portone della scuola e capì cosa Harry aveva detto prima. Studentesse e studenti, di varie età e dimensioni, giravano per il castello con le tipiche divise nere. Riconobbe qualche viso noto: lungo alle scale c’era Dennis Canon, fratello del defunto Colin, che sembrava essere molto più tranquillo dei suoi tempi; Dean Thomas passò a salutarli poco dopo, seguito a ruota da Jimmy Peakes e Ritchie Coote, i battitori di Grifondoro al suo sesto anno.
Proprio in quel momento arrivò Neville. Lui si era diplomato verso settembre dell’anno prima, in quanto teoricamente aveva fatto il suo settimo anno. Anche lui, come loro, adesso era un Auror, e anche se Ron doveva ammettere che adesso era piuttosto bravo con gli incantesimi, si vedeva che non era quella la sua vocazione.
- E’ sempre bello tornare a Hogwarts – disse, mentre tutta una serie di ragazzini gli piombava intorno. Era tutta quella gente che l’anno prima aveva difeso dai Carrow, che lo vedevano come un eroe molto più vicino e a portata di Harry e Ron.
- Sapete, ragazzi – disse a Harry e Ron – Un giorno vorrei tornare qua. A insegnare.
- Cosa vorresti insegnare? – gli chiese Ron un po’ stupito. Non si immaginava Neville a spiegare a tutta una serie di ragazzini come difendersi da un Molliccio.
- Erbologia. La professoressa Sprite mi ha offerto già un posto come assistente. Anche la McGranitt me l’ha più volte accennato.
- Ah beh, sì, ci sta.
In effetti non ci aveva mai pensato, ma Neville sarebbe stato un ottimo professore. Lo vedeva ora, in quell’atrio. Ragazzini di ogni età passavano e lo salutavano e lui aveva una parola per tutti. In fondo era stato lui uno dei capi dell’ES l’anno prima e forse addirittura in un modo migliore di quanto lo era stato Harry. Lui si curava dell’aspetto umano di tutti loro. Era difficile vedere quel nuovo Neville, con il ricordo del ragazzino pasticcione dei primi anni.
Uno lampo dai capelli rossi si scagliò su di loro e abbracciò Harry. Ginny baciò il suo ragazzo e si guardò intorno raggiante.
- Siete arrivati! – disse con un grosso sorriso. Poi però si spense.
- George non c’è?
La signora Weasley le rivolse uno sguardo triste – No, non ce l’ha fatta.
Ginny fece una smorfia triste, ma non aggiunse altro. Tutti erano preoccupati per George, quindi non se la prendevano quando aveva quegli atteggiamenti burberi.
- Sei qui – disse un’altra voce. Ron si girò e vide Hermione. Stava a qualche metro da lui, con la divisa della scuola, la spilla con la C ben in vista. Vederla vestita in quel modo diede a Ron una sensazione di calore che lo fece sentire a casa come non succedeva da tanto tempo.
- Se vuoi me ne vado – le rispose con un sorriso.
- Oggi non giocano i Cannoni di Chudley?
- Sì, ed è una grande sofferenza non essere allo stadio.
La prima cosa che aveva comprato con il suo primo stipendio era stato l’abbonamento annuale alla sua squadra del cuore. Aveva convinto anche Harry, che fin da piccolo Ron aveva portato dalla sua parte regalandogli libri sui Cannoni.
- Più che altro è una sofferenza andare allo stadio. Facciamo schifo.
- Sai che novità – disse Charlie.
- Quidditch – disse Hermione, scuotendo la testa. Si avvicinò e abbracciò Ron, dandogli un bacio leggero sulla bocca.
- Come va?
Ron scosse le spalle – Tutto bene, mi dispiace per Ginny. Mi sa che ci teneva che George venisse.
- Ci teneva, ma non se lo aspettava.
- Tu, invece, come stai?
- Abbastanza bene, dai. Mi hanno dato i risultati dei M.A.G.O.
- E…?
- Non male, tutte E.
Ron scoppiò a ridere e le diede un bacio sulla fronte – Non male? Harry, indovina cosa ha detto Hermione dopo aver scoperto che ha preso tutte E.
- Che è andata benino o qualcosa del genere?
- “Non male”.
- Hermione, a volte non capisco se sei seria o scherzi.
Hermione sorrise di nuovo. Stava per dire qualcosa, ma fu interrotta dall’arrivo di Kingsley.
Il Ministro della Magia stava facendo un ottimo lavoro. Da quando si era insediato aveva portato avanti tutta una serie di riforme e non c’era giorno che cercava di cambiare qualcosa. L’aspetto era però era molto trasandato. Si vedeva che era piuttosto stanco. Ricostruire il mondo magico non era affatto un compito semplice.
Quando vide i ragazzi sorrise. Strinse calorosamente la mano a Harry e Ron e poi si rivolse a Hermione.
- Hermione, hai pensato alla proposta che ti ho fatto?
- Sì, ma la risposta rimane sempre la stessa. Mi dispiace.
Ron la guardò interrogativo.
- Mi ha proposto un posto al Ministero. Ho rifiutato.
- Perché? – fece sorpreso Harry.
- Perché voglio portare avanti il CREPA.
- Ma potresti farlo dentro all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.
Hermione scosse la testa – Prima di cambiare le leggi, serve anche cambiare l’opinione pubblica. Gli elfi domestici stanno prendendo coscienza, non posso abbandonarli ora.
Harry e Kingsley provarono a insistere per un po’, ma Ron non si aggiunse. Stava iniziando ad apprezzare quel lato idealista e testardo di Hermione. E poi sapeva benissimo che Hermione nel suo futuro non vedeva solo il CREPA. Come diceva spesso “Sarei io stessa nel torto se volessi stare al CREPA per tutta la vita, vorrebbe dire che non avremmo ottenuto vittorie”. Hermione sarebbe andata al Ministero, ma solo dopo aver già iniziato a cambiare le cose.
La discussione stava continuando, quando una Serpeverde con la spilla da prefetto passò di lì e salutò Hermione con un sorriso. Hermione le rispose in modo altrettanto cordiale. Ron l’aveva già vista, era abbastanza carina, con occhi e capelli scuri.
- Hey ma quella la conosco! Ci ha sempre ignorati e ora ti tratta in quel modo? – chiese Ron.
- Lei è posto. E’ la sorella di Daphne Greengrass: Astoria. Non è mai stata dura nei nostri confronti. Cioè immagino che pure lei fosse un po’ contagiata con le robe del sangue e via dicendo, ma sta avendo tutta una serie di problemi con la vecchia guardia Serpeverde, a quanto so.
- Sì – convenne Neville – l’anno scorso non si è mai opposta ai Carrow, ma a volte sembrava un po’ schifata dal loro modo di gestire la scuola. Ma come sappiamo “Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici”.
Ron iniziò a grattarsi il mento – Lo so! L’ha detto Lupin, giusto?
Sentì una botta sul coppino. Si girò e vide la professoressa McGranitt, alta e austera come al solito, che sbatteva una pergamena arrotolata sul palmo della mano.
- Albus Silente, Weasley. Ascoltare non è mai stato il tuo forte.
- Salve, professoressa.
- Ah, Potter, ci sei anche tu. Era da qualche settimana che non ti vedevo, stavo iniziando a preoccuparmi.
Harry sorrise – Sempre un piacere, professoressa.
- Allora, qui stiamo per iniziare. Signorina Granger, signorina Weasley, se volete diplomarvi iniziate ad andare in Sala Grande. Audrey, muoviti! Che stai facendo? Sei una professoressa adesso!
Audrey Plunkett era la nuova ragazza di Percy. Della sua stessa età, era entrata subito dopo Hogwarts nel dipartimento di Trasfigurazione, sotto l’ala protettrice della McGranitt. Era stata la sua assistente fino alla morte di Silente, quando la McGranitt la stava per nominare professoressa al suo posto. Ma, visto che il posto di preside alla fine era stato preso da Piton, lei aveva mandato Audrey a Ilvermony, la scuola di magia americana. Ufficialmente per approfondire i suoi studi, in realtà per costruire contatti utili all’Ordine.
Audrey era una ragazza alta, con lunghi capelli castani e occhi verdi. Indossava spessissimo completi da cavallerizza, che se possibile la rendevano ancora più slanciata. Superava di una spanna Percy.
- Mi scusi, professoressa. Stavo dicendo ai miei futuri suoceri che io e Percy ci sposiamo!
La McGranitt fece un grosso sorriso.
- Congratulazioni, cara! – disse, per poi tornare al solito tono sbrigativo – Tuttavia potevi dirglielo anche dopo la cerimonia.
- Oh, sì, mi scusi.
Si mise a correre verso la Sala Comune, ma inciampò. Neville, in qualche modo, riuscì a intercettarla prima che cadesse.
- Oh, grazie mille!
- Figurati.
E si presentarono.
In tutto questo Charlie spuntò da dietro i ragazzi e bisbigliò.
- Non so se avete sentito. Percy si sposa!
- Dobbiamo fare una veglia funebre per Audrey – ridacchiò Bill, tirando una pacca al futuro sposo.
- Perché non ci hai detto nulla, Perce? Siamo i tuoi fratelli!
- A George l’ho detto!
- Perché proprio a George e noi a no?
- Gli ho chiesto di essere il mio testimone di nozze!
Ron e suoi fratelli sorrisero, mentre alla signora Weasley vennero le lacrime agli occhi.
- E ha accettato? – chiese Ron.
- Sì, e ha anche fatto una mezza battuta.
Tutti lo guardarono stupiti. George non faceva battute da tanto tempo. Tutti la famiglia Weasley e Harry si avvicinarono a Percy per avere più notizie, ma furono richiamati da Audrey, che stava arrivando di corsa.
- Pochi minuti e iniziamo! Venite!
Tutta la famiglia si mosse verso la Sala Grande. Mentre salivano vedevano vari studenti che scendevano con i bagagli, pronti per tornare a casa. Ron quasi sentì il dispiacere che provavano. Gli ultimi giorni a Hogwarts, quelli dopo la fine degli esami, erano sempre stati i suoi preferiti. Potevi fare quello che volevi, senza orari se non per i pranzi, e non dovevi stare in un casa sovraffollata piena di fratelli. E poi c’erano Harry ed Hermione.
La Sala Grande era tirata a lucido. Tramite Harry, aveva saputo che quell’estate sarebbe stata restaurata. Avrebbero aggiunto delle targhette per terra, con tutti i nomi dei caduti nelle due guerre magiche. A Ron sembrava una buona idea, ma sapere che suo fratello sarebbe stato su una di quelle, lo aveva turbato. C’erano dei momenti in cui si fermava e si rendeva davvero conto che Fred era morto. E quello era stato uno di quelli.
I quattro lunghi tavoli erano stati tolti, sostituiti da file ordinate di sedie per le famiglie e gli amici dei diplomandi. Più avanti invece erano seduti tutti gli studenti del settimo anno. I professori erano seduti al loro solito tavolo.
Ron riconobbe Xenophilius Lovegood, in una delle prime file. Il padre di Luna si era scusato con loro pochi giorni dopo la battaglia di Hogwarts, ma Ron non era ancora riuscito a farsi passare del tutto il risentimento dei suoi confronti. Avevano rischiato di essere catturati, per colpa sua.
Per fortuna i genitori di Hermione si erano seduti dall’altro lato, un paio di file più indietro. La famiglia Weasley li raggiunse e Ron si sedette di fianco a loro, chiacchierando amorevolmente.
Hermione era partita per l’Australia un mese dopo la battaglia, dopo aver partecipato a tutti i funerali e essersi assicurata che Ron e la sua famiglia stessero un po’ meglio. Era riuscita a ritrovarli e ad annullare l’Incantesimo di Memoria che aveva fatto loro. Poi erano tornati a casa e lei aveva fatto spola tra casa sua e la Tana fino al ritorno a Hogwarts. Durante le vacanze di Natale, Hermione aveva presentato Ron ai suoi.
In realtà, Ron aveva più volte visto i genitori di lei, ma Hermione aveva insistito tanto per fare una cena dove lui veniva introdotto ufficialmente come suo ragazzo. Ron aveva passato la prova, a quanto lei gli aveva detto, ma lo ricordava ancora come uno dei momenti più ansiogeni della sua vita. Stare in quella casa babbana, senza magia, gli aveva fatto capire come dovevano sentirsi Harry ed Hermione le prime volte che erano venuti a casa sua. Era tutto così strano, con quegli strani oggetti chiamati “elettrodomestici”. I genitori di Hermione gli avevano parlato del loro lavoro – praticamente dei Guaritori specializzati in denti – che a Ron aveva fatto davvero paura. Mettere del ferro sui denti? Erano pazzi quei babbani!
La professoressa McGranitt si alzò e il silenziò scese subito nella sala. Ron dovette ammettere che la presenza della nuova preside riusciva a non sfigurare il confronto con Silente. Entrambi, anche se in modo diverso, riuscivano ad avere una presenza che non passava inosservata.
- Benvenuti a tutti! Sette anni fa varcavate questa soglia per essere smistati nelle case che in questi anni sono state la vostra dimora. Ora, la vostra storia in questo castello è terminata, avete ottenuto i vostri M.A.G.O. e ora è al momento di arrivare confrontarvi con fasi nuove della vostra istruzione. Ora, purtroppo non sono e non sarò mai saggia come Albus Silente, che a lungo voi avete avuto il piacere e il privilegio di avere come preside, ma permettetemi di dirvi un paio di parole. Non dirò due parole a caso, signor Thomas, non è nel mio stile. Le rammento che il mio udito è ancora buono – disse rivolta allo studente, che Ron vide da lontano afflosciarsi sulla sedia.
Si aggiustò gli occhiali e continuò – Ho detto prima che inizia una nuova fase della vostra istruzione non per mera frase di circostanza, ma per mettervi in guardia su uno strumento che molto spesso diamo sottovalutiamo: il sapere. Molto spesso è più affascinante il potere, inteso sia come capacità magica fuori dal comune sia come asimmetria che domina qualsiasi nostro rapporto in questa società, ma molto poco si parla del sapere. Un uomo o una donna che conosce e che ha l’umiltà di porsi sempre nell’ottica di imparare qualcosa di nuovo è un uomo che avrà più possibilità di confrontarsi con ciò che ha davanti. Chi conosce sa usare il potere, ma non sempre chi ha il potere conosce, e questo molto spesso porterà alla sconfitta. Lord Voldemort, mi scusi chi ha ancora paura di pronunciare il suo nome, ma di un nome si tratta, non aveva così a cuore la conoscenza. E proprio per questa sua fiducia nello sminuire le cose da lui non considerate importanti ha perso. Ricordate quindi che gli esami che avete dato e le lezioni che avete affrontato non sono un capitolo chiuso della vostra esistenza. Ricordatevi che studiare, interrogarsi e agire di conseguenza è quello che vi ha, spero, insegnato questa scuola. Ed è anche l’unico modo per muoversi in un mondo che, mi dispiace per le rassicurazione che non vi sto dando, è ancora in gran parte sconosciuto. Infine, prima di procedere con la cerimonia, vi voglio dare un ultimo avvertimento, perché potreste mal interpretare. Il sapere è prezioso, ma questo non vuol dire che bisogna fingere di conoscere, perché ciò è stupido. Saggiò è chi ammette di non conoscere e per questo è ancora più determinato a imparare.
La professoressa concluse e dalla sala si levò un caloroso applauso. Ron non si era mai immaginato Minerva McGranitt nel ruolo di preside fino a quel momento. O meglio, non si era mai immaginato la sua vecchia professoressa di Trasfigurazione fare quei discorsi che un tempo faceva Silente. E doveva dire che era molto diversa da lui. Era molto più pratica e meno astrusa, ma non per questo meno scontata. O almeno così immaginava, visto che lui smetteva di ascoltare Silente dopo i primi due minuti e poi Hermione gli faceva un riassunto alla fine.
- Ora procediamo con la cerimonia. Il professor Vitious ora leggerà i vostri nomi, quando verrete chiamati recatevi qui.
Il piccolo professore iniziò a chiamare uno a uno i singoli studenti. Questi si recavano al tavolo degli insegnanti, dove la McGranitt consegnava loro una pergamena e poi tutti loro tornavano a sedersi, dopo aver stretto la mano a tutti i professori. La cerimonia in sé era abbastanza semplice, ma dava l’idea di un cambiamento epocale. Una stretta di mano con i professori dava l’idea di un rapporto paritario con loro. Hermione e Ginny si presero le strette forse più calorose.
Quando tutti finirono, la preside prese di nuovo la parola – Ora, come siete arrivati il primo anno, ve ne andrete. Delle barche vi aspettano sul Lago Nero. Su su, in piedi!
I docenti si misero davanti seguiti dai diplomandi. Dietro di loro le famiglie.
- Mi aspettavo qualcosa di meglio – disse Ron a Harry – mi è sembrato tutto così semplice.
- Anche la cerimonia di Neville è stata così.
- Sì, ma lì era passato solo qualche mese dalla fine della guerra. Credevo che non si volesse fare festa.
Neville, che li aveva sentiti, si infilò nel discorso.
- Questa prima parte della cerimonia non è granché, ma fidatevi che attraversare il Lago in barca vedendo Hogwarts che si allontana è molto emozionante.
Attraversarono il parco della scuola e riuscirono ad arrivare al Lago. Una flotta di piccole imbarcazioni li aspettava.
Hagrid, come al loro primo anno, si mise a dare indicazioni.
- Due persone per battello! Siete un po’ cresciutelli, in quattro non ci state più!
Era visibilmente emozionato. Aveva passato tutta la cerimonia a piangere e a soffiarsi il naso e tutti i ragazzi del settimo gli avevano stretto la mano un po’ schifati, essendo che con quelle mani continuava a passarsi un grosso fazzoletto di stoffa tutto sporco.
I ragazzi iniziarono a salire sulle imbarcazioni.
- Weasley, Granger! Che state facendo? – disse la McGranitt.
Hermione e Ginny stavano salendo tranquillamente su una barca. Si fermarono e si guardarono tra di loro, cercando di capire cosa stavano sbagliando.
- Volete lasciare loro due su una barca da soli? – disse indicando Harry e Ron.
Ron si guardò intorno. Che voleva dire? Guardò Harry, ma anche lui era un po’ confuso.
- Sveglia, voi due! – disse di nuovo la preside – salite anche voi su una barca!
Ron capì e si aprì in un grosso sorriso. Era da quando si erano avvicinati al Lago che stava iniziando a provare un enorme nostalgia. Era invidioso. Non si pentiva di non essere tornato in quella scuola, ma avrebbe voluto darle un ultimo saluto che non fosse la battaglia con il suo sapore dolceamaro.
Senza farselo ripetere un’altra volta salì sulla barca con Hermione. Harry fece lo stesso con Ginny.
Quando tutti furono saliti la McGranitt li guardò e a Ron sembrò di vedere una lacrima scorrere lungo il suo viso.
- Di addii ne abbiamo dati fin troppi, spero che con tutti voi sia solo un arrivederci. Hogwarts ha imparato tanto dai suoi studenti, tanto quanto voi avete imparato da Hogwarts.
Le imbarcazioni iniziarono ad abbandonare la riva e il castello si allontanò sempre di più. Era proprio come aveva detto Neville. Ron aveva avuto tanti eventi emozionanti nella sua vita, molti di più di quanti avrebbe dovuti averne un suo coetaneo, ma questo era uno dei più belli.
Lui ed Hermione si guardarono per un lungo momento, poi, lentamente, si baciarono. Rimasero abbracciati a guardare il castello che si faceva più piccolo, in silenzio.
- Questa è davvero la fine di un’era – disse Ron, dopo attimi che sembravano anni.
- Sì – rispose Hermione, stringendosi ancora di più a lui.
E rimasero così, vedendo quella che era stata la loro casa per tanti anni farsi sempre più in lontananza. Entrambi con le lacrime agli occhi.
  
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