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Autore: padme83    22/05/2020    7 recensioni
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.

*
[Raccolta di flash e one-shot, omogenea ma non troppo - benché i baci, in qualche modo, c'entrino sempre. Arco temporale variabile, con una predilezione per il periodo a Godric's Hollow; alcuni capitoli partecipano a challenge o a eventi/attività di gruppi fb; POV alternati, si comincia con Gellert]
*
"La pioggia cade, cade, sottile, non si ferma e vi sommerge, vi travolge, vi protegge, testimone fidata e discreta del vostro amore. Sussurra favole di innamorati, prima di voi, fra le stesse lenzuola umide e vestiti sfatti dimenticati in un angolo. Racconta di notti insonni, di gemiti soffocati con furia tra i denti, di amanti felici e pazzi come voi, legati come voi, disperati come voi.
Ma nessuno è come voi."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lemon, Missing Moments, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore.
È un mostro dagli occhi verdi
che dileggia il cibo di cui si nutre. […]
Ma oh, come conta i minuti della sua dannazione
chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!
(William Shakespeare – Otello)
 
 
 
 
 
 
 
~ Non è la gelosia ~
 
 
 
 
 
 
 
Se non è la gelosia
quale fuoco nella notte
accende la tua fantasia?
 
 
 
 

 
Non sarebbe dovuto tornare.
Lo hai presagito subito, nell’attimo stesso in cui è comparso sul limitare del vialetto, un’ombra tremula e solitaria ammantata dal rosso cupo di un afoso tramonto d’agosto.
Pochi istanti, il tempo necessario a riconoscerlo, e Albus gli è corso incontro, il volto acceso da un sorriso caloroso, abbagliante, ricolmo di gioia purissima.
«Ti presento Elphias, Elphias Doge. Te ne ho parlato, ricordi? Il mio compagno d’avventure a Hogwarts – o forse dovrei dire di bravate? Non ridere, Elphias!»
Imprechi tra i denti, furibondo.
Avverti il gelo calare sopra le spalle, lungo i fianchi, sotto la schiena. L’acqua non lava via i cattivi pensieri.
Le gocce si avviluppano alle braccia, e la rabbia scalpita ancora, qui, in questa vasca troppo grande, troppo fredda, dalla quale non hai alcun desiderio di alzarti.
Aspetterai.
Aspetterai che l’ultima nuvola inghiotta il sole morente e che l’orizzonte sfumi in un mosaico di tenebre e oblio.
Aspetterai che lui venga da te.
Solo che.
Lui è con Elphias.
Da due giorni.
Una vocetta stridula lambisce la tua mente – beffarda e ostinata, non ti concede tregua. Mai l’hai conosciuta, prima d’ora, la belva dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre, che si insinua sotto la pelle e spezza tendini e vene, che si arrampica e si inerpica, su, su, raggiunge la testa e famelica arpiona il cranio esposto, indifeso, ne rosicchia le ossa, le frantuma, le sbriciola con crudeltà fra le zanne mostruose e affilate.
Elphias.
Capelli d’autunno e labbra di pallida aurora. Occhi lucenti, puliti, frangiati da lunghe ciglia scure. Dolcezza, fervore, devozione.
Glieli caveresti, quegli occhi da tenero cerbiatto, glieli strapperesti dalle orbite con un cuneo rovente e li butteresti a marcire fra le sterpaglie.
È suo amico.
IO sono suo amico!
Ti immergi fino a coprire il mento. Una scossa dolorosa e improvvisa ti investe, migliaia di aculei di ghiaccio ti travolgono e trafiggono – aria, non c’è più aria. Annaspi. I tuoi capelli sciamano nell’acqua, simili a serpi – sono vivi, guizzano, si attorcigliano, vagano, si disperdono.
Se potessero strisciare da lui, scivolare attorno al suo collo, cingergli la vita, avvincerlo stretto, stretto, stretto come l’edera ad una colonna di marmo…
«Si può sapere che stai facendo?»
Un leggero sospiro ti sfugge – è stizza, la tua? È sollievo?
«Sto cercando di farmi un bagno in santa pace, non si vede?»
Albus sogghigna. Ti si avvicina a passi indolenti, e si siede tranquillo sul bordo d’ottone della vasca. Un brivido inaspettato gli increspa l’epidermide, non appena le sue dita sottili entrano in contatto con la superficie gelida dell’acqua.
«Ti prenderai un malanno».
«Fammi il benedetto piacere di risparmiarmi le tue false premure, grazie».
Nemmeno si scomoda a ribattere.
Rotea piano il polso, in un gesto tanto semplice quanto ipnotico e sensuale – e il repentino aumento di temperatura per poco non ti paralizza, bloccandoti il respiro al centro esatto del petto.
Non ti sopporto.
Più convinto, Grindelwald.
Non – ti – sopporto.
Ti ignora e comincia a spogliarsi, lentamente, con calma meticolosa, occupandosi di un indumento alla volta. L’orologio appeso al muro compie un giro intero, e il suo ticchettio impietoso e preciso scandisce minuti, secondi, decimi. Uno – due – tre. Quattro – cinque – sei.
Maledizione, Albus!
Entra nella vasca e immediatamente si fa largo tra le tue cosce, ti si preme contro, senza incertezze, senza pudore, senza chiederti – o chiedersi – se ne hai davvero voglia, di averlo addosso e sopra e sotto e tutt’intorno.
Ma con lui è il tuo corpo a parlare per te – sempre.
«E quindi? Mi dici qual è il problema?» domanda languido, quasi incurante, rilassato persino; un lampo divertito gli attraversa lo sguardo trasparente e vigile, acuto e fiero – indomito.
«Niente trucchetti con me, Silente. Puoi però provarci con Doge, sono sicuro che il tuo caro amico si presterebbe volentieri al gioco».
Ti fissa a lungo, in silenzio, per nulla stupito, poi getta il capo all’indietro e scoppia in una risata piena, dirompente, fragorosa – un inno alla vita che senti vibrare e risuonare – penetrare – sin dentro le pieghe più segrete e nascoste del tuo cuore.
«Vai a farti fottere, Albus» sibili infine, furioso, mentre lui ti afferra per le mani e ti attira a sé, sollevando mulinelli d’acqua bollente che schizzano e si spargono ovunque, dalle pareti scrostate e macchiate di muffa al pavimento disseminato di teli fradici.
«Non posso resisterti quando fai il geloso in questo modo, ne sei consapevole, vero?»
Vorresti replicare – ce l’hai proprio lì, la risposta, sulla punta della lingua – ma le sue labbra già si avventano sulle tue, le divorano, le coinvolgono in un duello decisamente più eccitante.
Dio, che immensa soddisfazione tenere impegnata così quella sua dannata bocca!
Non credere che ti abbia perdonato.
Oh, ma tu hai ragione, naturalmente. Fossi in te anzi non esiterei a farmela pagare, e cara anche.
Che bastardo impunito che sei.
Dimmi qualcosa che non so.
Dov’è Doge? Quando si decide ad andarsene?
È partito meno di mezz’ora fa.
Bene.
Andiamo, te la sei presa sul serio?
Finiscila di parlarne.
Ehi, ehi, guardami, GUARDAMI. Per me non esiste nessun altro, lo sai. Ci sei solo tu, bredhu, solo tu.
Lo so.
E allora fai sparire quella brutta smorfia dalla tua bella faccia e permetti che sia io adesso a prendermi cura di te.
Che intenzioni hai?
Pessime, come al solito.
Vuoi dire che intendi scoparmi...
... Fino a che non farai le fusa come un gatto, sì.
Sembra interessante.
Diciamo che stavolta potrei accontentarmi di farti crollare esausto sul letto, dolcezza, mentre m'implori di fermarmi.
Questo, mio blu, è tutto da vedere.




 
Dimmi come mai
ti fa piacere,
forse è quel che vuoi.”
 
 
 
 
 
 
♦♦♦
 
 

 
 
 
“Un sorriso, e ho visto
la mia fine sul tuo viso.”

 
 

 
Non saresti dovuto tornare.
No.
Non saresti dovuto partire.
Non avresti dovuto lasciarlo solo.
Ma come potevi prevedere l'arrivo di quel tedesco?
Avresti dovuto precipitarti a Godric's Hollow settimane fa, al primo accenno di sospetto colto fra le righe delle sue lettere.
Lo hai capito subito – glielo hai letto negli occhi, in quelle iridi azzurre e così luminose che neppure il cielo più limpido sarebbe in grado di contenerne a pieno lo splendore.
Occhi che porti incisi nell’anima – occhi sinceri, ardenti, che per te non hanno avuto pietà.
Ora è tardi – è troppo tardi.
Lo hai capito subito – che lo avevi perso, che lo hai perso.
Non saresti dovuto tornare.
 
 
 
 

“Ricordo, sono morto
in un momento.”

 
 



 
{Words Count: 1034}
 
 


 
 

 
 
 
Nota:

 
Buon pomeriggio a tutt*!
 
Allooooooora, ci sono un bel po’ di precisazioni da fare ^^’
 
Innanzitutto no, questo NON è l’ultimo capitolo.
 
La verità è che non ho alcuna voglia di chiuderla, questa raccolta.

Anche perché, siamo seri, le possibilità che io nei prossimi mesi riesca a scrivere qualcosa di più lungo rispetto alla media dell'ultimo periodo sono davvero scarse, se non nulle. Non ha senso concludere una raccolta per poi nel caso cominciarne subito un'altra uguale (perché è altrettanto certo che io, da questi due tordi, non saprei stare lontana). Il tema oltre tutto è generico (capirai, i baci fra loro sono il minimo sindacale - nel senso che non ricordo di avere mai concluso un capitolo senza infilarcene almeno uno in mezzo, è l'unica costante in un caos di variabili). Credo quindi che me la terrò qui ancora per un po', e nella - miracolosa, chiamiamo le cose con il loro nome - ipotesi che venga un giorno fuori qualcosa di più corposo posso tranquillamente pubblicarlo a parte. Tutto è sempre lasciato al caso, comunque, giusto per non smentirmi.
 
E sì, dopo quattro mesi ho cambiato il titolo. Non so, in italiano mi convince molto di più.
 
Riguardo alla flash non ho molto da dire. Non ho mai davvero preso in considerazione l’aspetto romance del rapporto tra Albus e Elphias, ma in effetti i risvolti possibili sono mooolto interessanti e non nego che la stilettata d’angst dell’ultima parte (che è in pratica una drabble a sé stante dal punto di vista di Doge) mi ha dato una certa soddisfazione. Me lo tengo buono il ragazzo, non si sa mai. Spero comunque che il raccontino vi sia piaciuto, fatemi sapere, se vi va 😊
 
Come avrete notato, ho spostato la raccolta dalla sezione di Animali Fantastici a quella di Harry Potter. I motivi sono principalmente due: 1) questa raccolta è molto più easy rispetto alle altre – l’ho detto e lo ribadisco, mi serve soprattutto a svagare la mente in questo periodo di m., e devo dire che mi sta aiutando tantissimo – non ci sono richiami specifici al film e anche i riferimenti al Patto di Sangue sono molto blandi. Rimane comunque parte integrante della serie “We were closer than brothers”, per cui, per qualsiasi dubbio, vi invito a cliccare sul link in alto a sinistra; 2) dopo quasi due anni direi che è giunto il momento di portare i miei bambini a fare qualche passo “in un mondo più vasto”. Va bene essere una chioccia iperprotettiva (più con loro che con i miei stessi figli, in realtà), ma non posso tenerli rinchiusi per sempre in una campana di vetro.
 
È tutto, credo.

Soundtrack: Gelosia, Gianna Nannini.
Bonus track: Mi ritorni in mente, Lucio Battisti.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Alla prossima!
 
Un bacio :*
 
 
 
padme
 
 
 
 
P.S: mi dissocio TOTALMENTE dal linguaggio sboccato di questi due disgraziati. Vi garantisco che provvederò di persona a sciacquare ad entrambi la bocca con una ingente dose di sapone, non appena mi ricapiteranno a tiro. Una madre fa del suo meglio per educarli, e poi...
   
 
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