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Autore: TheDoctor1002    26/05/2020    3 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
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Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 10: "Non è più come ai vecchi tempi"

NDA: Chiedo scusa un po' a tutti, ma nella trasposizione da Wattpad a EFP ho notato che mi ero persa un capitolo. Se vi foste persi qualche pezzo, sapete perchè TvT
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Un lontano istinto nella mente di Artemis le suggerì di alzarsi in piedi appena le enormi porte della sala si aprirono per il Grand'Ammiraglio.
Fu disgustata dal suo subconscio, non credeva avrebbe mai dovuto ricordare a se stessa che non era più un Marine, che quelle vesti logore non facevano più per lei da troppi anni. Forse non si era mai davvero scrollata di dosso il candore di quelle uniformi, tanto simile a quello dell'intera stanza, con le sue colonne scanalate ad adornare le ampie vetrate.
Anche anni prima, l'avevano incantata quelle finestre inondate di sole e di quel mare che si erano lasciati alle spalle, con il verde delle foglioline minuscole dei ligustri già in fiore a nascondere la balaustra chiara, ai limiti dell'ampio terrazzo.
Artemis voltò appena la testa verso il tavolo alle sue spalle, dove erano collocate bottiglie pregiate in lucidi secchi ricolmi di ghiaccio su di una lunga tovaglia in broccato panna.
I due steward erano pronti a servire da bere appena avessero ricevuto un cenno, nei loro eleganti doppiopetti gessati.
La ragazza li vide irrigidirsi d'improvviso, appena Sengoku varcò la porta e lei fissò il suo sguardo su di lui come tutta la stanza aveva già fatto. 
Nei giorni precedenti aveva riflettuto su che reazione avrebbe potuto avere alla sua vista e si era scoperta certa del fatto che avrebbe distolto lo sguardo, invece si ritrovò a rispondere all'occhiata che Sengoku le lanciò con un coraggio sorprendente e lo stesso gelo che riservava alle sue prede. 
"Bentrovati" esordì lui, seguito da Borsalino che si sedette alla sua destra.
Nello stesso istante, Artemis avvertì un colpetto sul polpaccio sotto il tavolo, seguito da un sottile belato.
Il Grand'Ammiraglio si interruppe e si guardò intorno, infine, vedendo la Senza-Faccia chinare appena il busto, capì che la terza figura che aveva fatto il suo ingresso poco prima non poteva essere che lì.
Così richiamò a sé la sua capretta con un cenno e questa si allontanò da Artemis trotterellando attraverso le gambe delle sedie.
"Sono lieto che abbiate risposto alla chiamata." Riprese, cercando di recuperare il filo di un discorso neppure iniziato "É un onore per noi che abbiate accettato la nostra offerta, Trafalgar Law. Un nome forte come il vostro è un alleato prezioso per il Governo: agire in suo nome fa di voi un uomo migliore ed è un nuovo passo sul cammino della Giustizia.  Benvenuto nella Flotta dei Sette."
Lui si alzò in piedi, mentre nella sala si diffondeva un freddo applauso di circostanza: Artemis realizzò presto di non essere l'unica ad odiare quella situazione. 
Law sentì il suo cuore accelerare di un battito e le rivolse un'impercettibile occhiata.

"È tutto o niente" gli aveva ricordato prima che lui spedisse la risposta alla convocazione "E cambierà le nostre vite in maniera radicale. Saremo parte di un'istituzione del Governo e siederai ai loro stessi tavoli. La mia fiducia in te è totale, ma ho l'obbligo di chiedertelo: sei certo di ciò che stai per fare?" 
"È la soluzione migliore" le aveva risposto lui con tono deciso.
Il Capitano aveva parlato e la parola del Capitano è legge, tuttavia con quell'ultimo sguardo lui parve chiederle conferma, quasi come se lei potesse fermare tutto con un cenno.
Ma Artemis non lo fece: lei annuì e osservò il suo figlioccio percorrere un mezzo giro di tavolo fino a raggiungere il Grand'Ammiraglio al capo opposto per stringergli la mano.
Pochi istanti dopo, Sengoku stracciava uno degli avvisi di taglia del Chirurgo in maniera simbolica.
Per un secondo, appena una spanna sopra il nodo allentato della camicia di Law, Artemis scorse lo stesso sorriso compiaciuto che aveva smosso il volto di Doflamingo quando fu al suo posto.

"E cooosì ci rivediamo, Senza-Faccia?" 
La voce di Borsalino la scosse dai suoi pensieri: era già finita, ce l'avevano fatta, erano dentro.
Nemmeno aveva fatto in tempo a rendersene conto, tanto era preoccupata.
Osservò l'ammiraglio, in piedi accanto a lei con due calici di champagne in mano. 
"Pare che i brindisi da queste parti siano dichiarazioni di guerra" pensò alzandosi come gli altri invitati avevano già fatto poco prima e accettando il bicchiere.
Kizaru la squadrò apertamente con una certa curiosità, ma la cosa non parve metterla in soggezione come avrebbe dovuto. 
"Sembrate esservi rimessa in fooorze dopo l'ultimo nostro incontro." 
"Temo di poter dire lo stesso di voi" rispose lei "Ma non è il momento di riparlare di Marineford, mi sbaglio? Quel che è stato è stato: ora siamo dalla stessa parte, a quanto pare." 
"Ciò che paaare non sempre è, pirata. Il tuo capitano potrà essere tra i Sette, ma la tua situaziooone non cambia: non passerai dall'infeeerno alle sfere angeliche solo per una taglia stracciata." 
Lei sistemò la maschera con fare appena accigliato. "Non è mai stata mia intenzione farlo: seguo solo gli ordini." 
"Sapete, prima stavo riflettendo su questo vostro cambio di stiiile così radicale ed improvviso." Commentò Borsalino, ignorando la conclusione del precedente discorso per intavolarne uno nuovo. "La maschera che indossaaate, in particolare, mi ha affascinato: la volpe ha molti significati. È la creatura dell'inganno. È quasi profeeetica come scelta, non trovate? Dopotutto, la Kitsune non è la sola maschera che indossate, ma rappresenta beeene i vostri segreti. E so che ne avete davvero mooolti, non è così? Per quanto credete che riuscirete ancooora a scappare? Mi dispiace Senza-Faccia, ma con le vostre azioni avete solo confermato ciò che avevo intuito a Marineford: siete una codaaarda e tutto ciò che fate è nascondervi."
Artemis sentì il suo battito cardiaco accelerare, le sue vene fremevano e si trattenne a fatica dal serrare i pugni per attenuare il tremolio che dai polsi arrivava alle punte delle dita. 
Sfoderò il più candido sorriso dal repertorio della Regina Bianca e bevve un sorso di champagne: ciò bastò a spiazzare per qualche frazione di secondo Kizaru.
"Non so assolutamente di cosa stiate parlando. Ma se vi fa piacere credere che l'aura di mistero che ho creato attorno alla mia persona abbia ragioni che vanno oltre la vile fama, fate pure: la cosa non è problema che mi riguardi."
Un mezzo sorriso illuminò di una luce minacciosa l'espressione di lui, mentre allungava una mano verso il viso di Artemis. 
"Allora immagino non avrete alcun problema a mostrare a tutti il vostro vooolto, non è così?"
Lei non disse una parola, ma quando le falangi di Borsalino arrivarono al bordo della maschera per sollevarla, tutto ciò che sfiorarono fu aria.
Gli sguardi degli altri presenti, fino a quel momento distratti dal rinfresco, furono dirottati verso di loro. Una vaga espressione di sorpresa si dipinse sui loro volti nel vedere le dita dell'ammiraglio per metà seppellite nello zigomo di lei, quasi non ricordassero i suoi poteri.
Law, in particolare, sembrava allarmato. 
"Non toglierò la maschera né per voi né per nessun altro io non ritenga degno, Borsalino. Quando ne avrò avuto abbastanza della mia identità di Senza-Faccia, vi assicuro che sarete il primo a saperlo." 
Detto ciò, Artemis si voltò verso Law, percorse pochi passi nella sua direzione e prese le mani del Chirurgo nelle sue, rassicurandolo con lo sguardo "Sono un po' stanca. Torno in hotel, seguimi pure senza fretta, resta quanto vuoi." 
Lui annuì e la osservò incamminarsi, emettendo un sospiro quando l'ultimo lembo della sua haori rossa sparì oltre le porte della sala.

"Di certo il primo ufficiale degli Heart Pirates è una persona...eccentrica." Commentò Sengoku. 
Trafalgar scosse appena le spalle in risposta "É un'ottima combattente e una guida preziosa per i miei uomini." 
"Avete un'alta opinione di lei."
"Non ho motivo per non farlo." 
La capretta di Sengoku gli camminò accanto stringendo tra i denti quella che sembrava una tartina e che le aveva sporcato il naso di maionese. 
"Sapete una cosa, Trafalgar?" Sorrise enigmatico il Grand'Ammiraglio, osservando il suo animaletto esaminare blandamente gli ospiti per poi tornare dal suo padrone "È successo un fatto bizzarro, quando sono entrato: lei ha lasciato il mio fianco ed è corsa dalla Senza-Faccia. È bizzarro perchè detesta gli estranei: normalmente non si sarebbe mai avvicinata a qualcuno senza essere pienamente certa di chi sia."
"Il mio primo ufficiale ci sa fare con gli animali" mentì Law, ostentando una noncuranza che mai come allora sentiva lontana "deve averlo percepito."
"Non ne dubito." concluse Sengoku "Sembra davvero una donna straordinaria, da come la descrivete: sono certo sarà in grado di riservare a tutti noi molte sorprese." 
"Dopotutto, è ciò che la rende così interessante, no? Il fatto che così pochi conoscano chi veramente sia e cosa abbia in serbo." 
"E voi siete tra quei pochi eletti, immagino." 
"Ho più di un motivo per crederlo. Non dimentichi che sono il suo capitano." 
Un altro sorriso, ancora più enigmatico del primo, si dipinse sul volto di Sengoku, prima che questi concludesse il discorso. 
"Spero non abbiate mai motivo di dovervi ricredere, Trafalgar Law. Non c'è nulla di più doloroso che essere traditi da chi si trova sotto la nostra ala: dopotutto, sono loro che si trovano più vicini al cuore."

"Oh, Artemis! Mi fa piacere sentirti" rispose la voce dall'altro capo del DenDen Mushi "Dicono che il tuo capitano è entrato nei Sette, dobbiamo preoccuparci?" 
"Niente panico, ho già mandato un messaggio per rassicurare anche Iva: le cose non sono cambiate" la voce stanca di Artemis, gettata a pancia in su sul letto fin troppo comodo della stanza, giungeva ovattata al ricevitore "Come vanno le cose laggiù? Ho sentito che la Regina non si vede da un po', il suo regno la tiene così occupata?" 
"Sta allenando un uomo." Borbottò il ragazzo dall'altro capo.
Sembrava essersi rabbuiato d'un tratto, come se la sua mente fosse diventata di quel nero intenso che prende il cielo prima dei temporali estivi.
"È uno di quelli della ciurma di Luf...Luffy dal cappello di paglia"
La voce dall'altra parte del ricevitore si incrinò appena pronunciando quel nome e Artemis poteva facilmente intuirne il motivo.
Le avevano detto come aveva reagito a quelle notizie, come quel ragazzo senza memoria avesse recuperato all'improvviso tutta la sua infanzia, realizzando quanto di questa aveva perso.
Lei a stento trovò le parole per proseguire. 
"Ho sentito che hai saputo di Ace...io..." abbozzò "Mi dispiace. Ero lì e avrei voluto fare di più. Non immaginavo nemmeno che tu..."
Stupida.
Si sentì così orribilmente, schifosamente stupida, pronunciando quelle parole.
"Avrei voluto, avrei potuto." Pensò con una certa amarezza "Il mondo non va certo avanti a condizionali." 
"Posso...posso sapere una cosa?" Chiese il ragazzo dall'altro capo "Iva mi ha detto che tu puoi prevedere gli avvenimenti immutabili...era uno di quelli? Voglio dire, era inevitabile che morisse?" 
"Lo era" rispose lei con voce mesta "Ho provato ad avvisarlo, ma non ha funzionato, era già troppo tardi." 
"Quindi sapevi che la spedizione sarebbe stata un fallimento? E non lo hai detto a nessuno?" 
"Non potevo. Se Luffy lo avesse scoperto o non avesse avuto tutte quelle persone al suo fianco...la sua storia non sarebbe stata l'unica a cambiare. Avrebbe scatenato un effetto farfalla dalle conseguenze imprevedibili."
"Mi dispiace, Sabo. Lo so che c'erano tanti dei vostri, lo so che molti tra i caduti erano volti familiari a Baltigo, ma non ho avuto scelta. Potrei dirti che sono state perdite necessarie, forse mi capiresti. No. No, che sto dicendo, certo che non capiresti: tu vuoi salvare tutti, non è così? Sei il genere di persona che ha ancora abbastanza cuore da credere in un felici e contenti. A volte mi chiedo davvero come tu faccia. Sono stata un'opportunista, un'egoista, una stronza, dimmelo: ti darei ragione. Ho giocato a fare il giudice della vita e della morte come se davvero fosse un compito che mi spettasse, come se ne avessi il diritto. Mi odieresti, vero, Sabo? Tu le detesti, le persone come me, le combatti. Nemmeno mi arrabbierei, se decidessi di puntarmi contro una pistola: forse sto davvero esagerando e i miei poteri stanno bene sepolti in fondo all'oceano o in mano ad uno troppo timorato di Dio per usarli." 
"Hai fatto del tuo meglio" rispose lui all'altro capo del ricevitore "almeno sei riuscita a salvare lui: ti devo molto anche solo per questo." 
"Già, e per cosa l'ho salvato? Per ributtarlo in un inferno peggiore. Lascia stare, Sabo-kun: non c'è modo di giustificarmi." 
"Grazie davvero." Sussurrò lei invece "Avere te dalla mia parte è già molto più di quanto potessi sperare, sebbene prima o poi dovrò affrontare anche Luffy."
"E lui? Hai sue notizie?" 
Artemis scosse la testa, ricordando solo dopo che il suo interlocutore non poteva vederla "No, Rayleigh non mi ha fatto sapere nulla. Non immagini quanto sia snervante. Posso farti una domanda?"
"Se posso aiutarti, con piacere" 
"Avete notizie da Punk Hazard? Ho sentito di una battaglia, ma sai quanto siano affidabili i giornali."
"Prova a dirmi quanto sai: abbiamo già mandato qualche vedetta e i loro rapporti sono freschi di stampa sul tavolo di Dragon." 
Artemis sospirò "Non molto, in realtà. So che riguarda Akainu e Aokiji, ma non il motivo. Inoltre so che ha avuto conseguenze disastrose, ma non quali esse siano." 
"È ben poco" commentò Sabo "È davvero tutto qui quel che dicono i giornali?"
"Francamente, mi stupisco ne parlino, conoscendo il Governo. Ne deduco che tu sappia molto di più."
"Su questo hai ragione: i due si sono scontrati per ragioni ignote anche a me, ma è stato Kuzan ad uscirne sconfitto. Ha abbandonato la Marina."
"E tu ci credi?"
"Nemmeno un po'. È facile che si tratti di una montatura: Aokiji non è il genere di persona da dare grandi dimostrazioni, se avesse avuto problemi con il Governo se ne sarebbe andato senza dire una parola e non si sarebbe fatto trovare. Tuttavia, queste sono solo supposizioni. Perchè tanto interesse per Punk Hazard?" 
La domanda la spiazzò, ma si sforzò di rispondere.
I Rivoluzionari erano uno dei pochi corpi con cui era stata onesta dall'inizio alla fine e tradire la loro fiducia era fuori discussione: il solo fatto che passassero simili informazioni a lei, che non era più nulla per loro, bastava a renderli degni della più totale trasparenza. 
"So che c'era una base scientifica sulla sua superficie."
"Quella di Vegapunk, vero." Confermò lui "Prima dell'incidente era abitata da una sua equipe di ricercatori. Ufficialmente non è sopravvissuto nessuno, ma noi siamo certi che ci siano dei superstiti: prima della guerra c'erano uno scienziato e una donna nell'area settentrionale e qualche decina di uomini nell'area meridionale. Non so quanto sappia il Governo, ma sembra lasciarli agire indisturbati. Forse hanno affari sottobanco o più semplicemente ne ignorano l'esistenza." 
"È proprio dello scienziato che mi interessa. Sai se è rimasto coinvolto?"
"I rapporti non parlano di cadaveri di alcun tipo: in un modo o nell'altro, chi c'era prima è chi dovrebbe esserci ora, tuttavia..."
"...tuttavia?"
Si sentì un frusciare di carte dall'altro capo del DenDen Mushi, Sabo borbottò appena, confuso.
Chiamò perfino Hack e gli chiese conferma, ma lui rispose che non ne sapeva niente e che difficilmente i ricognitori si erano sbagliati. 
"Qui c'è scritto che l'isola è stata spaccata in due. Metà è coperta di lava e l'altra metà di ghiaccio e sembra...sembra non accennino a spegnersi o sciogliersi. Non riesco davvero a capire. Siete davvero intenzionati ad andarci?" 
"Non abbiamo scelta, temo." Sospirò lei "Pare debba essere sempre e comunque un passaggio obbligato, non importa quale strada prendiamo." 
"Se una squadra dei nostri potesse aiutarvi ad aggirare l'ostacolo, basta una chiamata, lo sai. Inoltre, dubito che raggiungere una zona interdetta come Punk Hazard con il vostro sottomarino sia un'idea saggia. Mando Koala a prendervi? Aveva degli affari da sbrigare in zona e sono sicuro che le farà piacere conoscerti." 
"Non voglio cacciarla in simili guai, meno persone restano coinvolte in questa storia meglio è. Perfino la nostra ciurma è andata avanti." 
"Credi che sia una bambina? Fidati, lei sa come muoversi: siamo cresciuti un bel po' dalla tua ultima visita, adesso siamo grandi e vaccinati." 
"Ne sei davvero sicuro? Non avete cose da rivoluzionari da fare? Che ne so: rovesciare governi, prendere informazioni..." sospirò Artemis, soffocando una risatina.
La maniglia della stanza scattò in quell'istante e la figura di Law si trascinò fino all'ingresso.
Pareva esausto, perfino le sue occhiaie sembravano più accentuate. 
"Già li odio tutti." borbottò, sparendo poi in bagno. 
"Era lui?" Chiese Sabo al ricevitore. 
"Ovviamente. Dì a Koala che faccia attenzione, prima di chiamare: è fondamentale che le linee siano pulite e ci sono fin troppi avvoltoi a Marijoa." 
"Non preoccuparti, Senza-Faccia: ci guarderemo le spalle. Fai altrettanto, mi raccomando."

"Sì, ho capito." Sbuffò la ragazza con tono annoiato "Massima discrezione, non serve che lo ripeti migliaia di volte: non sono te."
"È un velato insulto ad un tuo superiore, Koala?" 
"No, Sabo-kun: è un esplicito insulto ad un mio superiore."
Sabo sbuffò talmente forte da rischiare di spaventare il DenDen Mushi di lei, troppo impegnata a virare verso Marijoa per tenere il ricevitore in mano.  
"Sono troppo buono con te."
"Come se sopportarti fosse una passeggiata: consideralo un risarcimento." 
"Tra quanto arriverai?" 
"Prestissimo, in realtà: penso che tra due ore sentirai la voce di Artemis da questo stesso ricevitore."
"Evita le vie convenzionali."
"Abbi fiducia in me, so quel che faccio! Li passo a prendere e fine, niente comunicatori, niente biglietti, niente intermediari." 
"Ah, un'altra cosa.."
"Che hai ora?"
Sabo esitò appena, infine scosse la testa e balbettò al ricevitore un confuso "Niente. Stai solo attenta."
All'altro capo, Koala non potè che sospirare, mentre già sotto i suoi occhi iniziava a comparire l'immensa e scoscesa parete di pietra rossa da cui la Città dei Santi vegliava sulla Grand Line.

"Chi era?" Chiese Law, ruotando la sedia della scrivania verso Artemis e sedendovisi ancora avvolto nell'asciugamano e con i capelli gocciolanti. 
"Oh, non credo tu lo conosca" minimizzò lei sorridendo appena ed estraendo un asciugacapelli da una delle valigie "era un bambino che gironzolava per l'ufficio di Dragon. Mi portava i suoi messaggi e si occupava di trasmettergli i miei, era davvero un ragazzino sveglio. Pare abbia fatto strada. Mai sentito parlare di Sabo?" 
"Sabo?! Il numero due dell'armata rivoluzionaria?!" 
"Ha detto che ci manda a prendere. Ci faranno sapere in serata."
Il fischio del phon coprì per diversi minuti le loro voci, mentre le dita di Artemis gli arruffavano le ciocche nere. 
"Hai i capelli eccezionalmente lunghi, fossi in te li accorcerei." Commentò infine lei, riavvolgendo il filo. 
Lui scosse le spalle "Non che Ikkaku sia qui per tagliarli" 
"L'ho sentita poco fa" rivelò Artemis "stanno bene, ma sono stupiti del fatto che io abbia dimenticato la maschera."
"Come fossero gli unici, avevi costruito quella replica apposta." 
"E Punk Hazard è entrata nel loro campo visivo verso le sette di questa sera. Confermano quello che ha detto Sabo: metà in fiamme, metà coperta di ghiaccio."
Un picchiettio alla porta li distrasse dalla loro conversazione.
I due si scambiarono un'occhiata confusa per un attimo, certi che nessuno aspettasse visite. 
"Un...secondo" gridò Artemis per niente convinta, facendo cenno a Law di nascondersi in bagno.
Lui le rispose con un'espressione vagamente risentita e strinse ancora di più le spalle nell'asciugamano, senza dare l'impressione di volersi schiodare dalla sedia, così lei si alzò bofonchiando un "pfft. Moccioso.", indossò la maschera e aprì la porta.
Oltre la soglia, stava una ragazza in un elegante frac.
In tutta onestà, per quanto il tessuto fosse lucido e le cuciture perfette, sembrava caderle addosso in maniera piuttosto grossolana, come fosse stato preso in stock e mai adattato. 
"Posso fare qualcosa per lei?" Chiese Artemis con una certa esitazione, ricordando come, al contrario, tutti i camerieri e perfino le addette alle pulizie indossassero le loro divise come fossero state disegnate loro addosso. 
La ragazza non rispose, sorrise tra sé e basta: aveva fatto centro pieno, le indicazioni di Sabo erano state precise e corrette fino all'ultima virgola: nessun'altra donna nel raggio di chilometri avrebbe avuto bisogno di nascondere il proprio volto perfino ad un'inserviente e i lunghi capelli neri rasati su un lato erano senza dubbio inconfondibili. "Sono Koala dell'Armata Rivoluzionaria:" si presentò, avvicinandosi ad Artemis perchè nessun altro sentisse "Mi manda Sabo: la vostra carrozza per Punk Hazard vi aspetta."

 

   
 
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