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Autore: Elsie Haru    26/05/2020    0 recensioni
In un mondo lontano, 8 regni governano sul Grande Continente che popola il mondo di Lèsin Rove. La vita scorre serena e pacifica sul pianeta e da secoli ormai non vi sono più guerre tra i Regni e tra le razze che vivono in armonia e rispetto gli uni degli altri,ma un'ombra incombe sul futuro di Lèsin Rove. Qualcuno o qualcosa stà minacciando il futuro di Lèsin Rove e i Regni non saranno pronti ad affrontarlo,troppo adagiati sulla loro serenità e cullati dalla pace che regna potrebbero soccombere con facilità difronte ad un'attacco imprevisto. Riusciranno ad armarsi e prepararsi in tempo,prima che l'ombra li raggiunga?
Gli Eredi di Lèsin Rove è il primo di una serie di Racconti tratti da un'ambientazione da me creata e nata la bellezza di più di 20 anni fà. Il racconto Legends da me già proposto nonostante sia ambientato in un mondo differente si ricongiungerà poi nel tempo a questo che è il filone principale della narrazione.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A.D. 520

 

Telnar - Porto di Arioch

 

 

 

 

Dustin Birmangh di Rusgar – 16 anni

Orion Ready di Telnar – 15 anni

Xavier Fraystor di Avatar –15 anni

Zoe Ready di Telnar – 14 anni

Fraiser Theeros di Nedstar - 14 anni

Vivien Lorcain di Pargaskor – 13 anni

Tristan Vinnian di Ictar – 13 anni

Morgan Vinnian di Ictar –12 anni

Kieran Vinnian di Ictar – 12 anni

Ederik Birmangh di Rusgar – 12 anni

Nami Myron di Lobor – X anni

 

 

 

Infreddolito e affamato Ederik, Principe di Rusgar cercò con lo sguardo il fratello Dustin che camminava accanto a lui poi si coprì meglio col mantello. Era dal mattino che erano in viaggio e da allora non avevano fatto altro che camminare in balia di vento e pioggia. Trattenendo un gemito di desolazione Ederik portò lo sguardo sui gemelli Kieran e Morgan, Principi di Ictar, davanti all’imbarcazione ormeggiata a qualche passo da lui.

Come lui, i gemelli avevano compiuto dodici lustri la stagione precedente, ma al suo contrario sembravano entusiasti di quella spedizione. Lanciando un'altra occhiata al fratello, maggiore di lui di quattro lustri, si chiese ancora una volta perché avesse insistito così tanto perché lo accompagnasse in quella spedizione. Sopratutto lo disturbava che non li avesse messi al corrente del motivo di quella missione nella stagione più fredda e piovosa dell’anno.

Dustin aveva mandato alcune lune addietro, missive a tutti i principi di Lésin Rove chiedendo loro di supportarlo in un viaggio verso l’isola di Moran, una piccola isola al largo del Regno di Alturius, evitata dai marinai per la pessima fama di luogo maledetto. Un brivido gli corse lungo la schiena al pensiero, mentre scuoteva il capo ricordando di come molti lo compagni fossero accorsi festosi all’idea di un avventura tanto pericolosa.

Dal canto suo, avrebbe preferito rimanere al castello di Solaire al caldo leggendo un buon libro, ma il padre lo aveva costretto ad accompagnare Dustin. Il Re aveva speranza, che se avesse mostrato un certo valore e coraggio, uno degli Dei di Dàrin Rove gli avrebbe concesso i suoi favori,cosa che non era accaduta purtroppo con suo sommo scontento. Una stretta dolorosa al cuore gli rammentò quanto il padre soffrisse per il fatto che il suo erede al trono non avesse ancora ricevuto alcuna visita dagli Dei, la contrario di molti suoi attuali compagni di viaggio.

Orion di Telnar, che ora scendeva con espressione irritata dall’imbarcazione che avevano appena avvicinato, aveva ricevuto il Sacro Guanto da Rhys, Dio dell’Equilibrio, all’età di nove lustri e tutto Lésin Rove aveva festeggiato il glorioso momento con un lussuoso e glorioso torneo durato quindici giorni. Da allora molte altre casate erano state onorate dagli Dei, ma non la sua.

Ederik fece una smorfia di dolore. Orion già alla sua età mostrava una postura da vero cavaliere e leader e con il suo volto angelico e i lineamenti perfetti faceva già sospirare molte dame alla sua corte. I suoi capelli erano tagliati molto corti e i suoi occhi grigi erano penetranti e sicuri.

“Niente da fare, nessuna nave è disposta a portare dei ragazzini su Moran.”

Orion strinse i pugni irritato raggiungendo il piccolo gruppo che lo attendeva, come da sue disposizioni. Dustin, come gli altri lanciarono ogni tipo di protesta e insulti e sbirciandolo di sottecchi Ederik si chiese per l’ennesima volta come mai il fratello lasciasse sempre che fosse Orion a prendere il comando della situazione. Dopotutto era lui il più grande.

“Che cosa possiamo fare allora?”

Passandosi una mano fra i capelli castani fradici, Dustin si volse verso Zoe di Telnar. La ragazzina di un anno più piccola del fratello, sembrava più un piccolo soldato che una Principessa.

I suoi capelli color mogano erano legati e nascosti sotto un cappello, mentre il suo spigoloso viso era atteggiato ad un espressione di velata insoddisfazione e stizza. Infagottata in abiti da ragazzo e fradicia fino all’osso sembrava perfettamente a suo agio. Anche Zoe aveva ricevuto tre anni addietro un dono.

Il Dio Malik della Guerra aveva lasciato a bocca aperta l’intero mondo scegliendo un acerba giovinetta come suo Cavaliere. Lo spadone magico che pendeva dalla sua schiena, coperto dal mantello, era il suo dono per Zoe, assieme a un Medaglione di cui lui non conosceva le proprietà.

Molti erano insorti a quell’evento, troppo allibiti per tale scelta, ma chi conosceva lo spirito fiero e battagliero della ragazzina non si era stupito. Da allora Zoe era stata addestrata come un cavaliere e molte Principesse stavano seguendo il suo esempio.

“Potresti andare tu Zoe.” le disse Dustin.

“Perché?” la giovane lo fissò con fare guardingo.

“Attento Dustin perché se le dirai che i grossi e minacciosi marinai potrebbero intenerirsi davanti ad una donzella potresti trovarti a nuotare nelle acque gelide di Asid prima ancora di finire la frase.”

Il gruppo scoppiò a ridere alle parole di Orion e Dustin alzò le mani scoccando alla truce Zoe un sorriso ammiccante.

“Lungi da me dal dire tal eresia. Se lo avessi detto o pensato lo avrei fatto all’indirizzo di Nami e non sicuramente di Zoe.”

La leggiadra Principessa elfica sollevò leggermente il capo che teneva nascosto sotto il cappuccio e i suoi straordinari occhi viola gli lanciarono uno sguardo dolce mentre una ciocca di capelli dorati le scendeva sul viso.

“Lo considero un complimento, ma meglio non rischiare direi di essere riconosciuti.” rispose lei con voce soave.

“Già... la etera Nami non passa certo inosservata.”

Appoggiato con noncuranza ad un palo poco distante, Tristan, Principe di Ictar, s’intromise per la prima volta quel giorno in un loro discorso e lei lo premiò con un altro dolce sorriso,anche se il tono con cui le si era rivolto era sarcastico e strafottente. Davanti alla dolcezza di Nami però persino il cupo e sostenuto erede di Ictar mitigò i suoi modi bruschi e schivi accennando un sorriso di risposta.

“Eih mocciosi…cercate un passaggio giusto?”

Un marinaio dall’aspetto malconcio, con le braccia totalmente tatuate si avvicinò loro zoppicando leggermente. Xavier di Avatar, il più vicino all’uomo, fu il primo a rispondere. Il Principe di Avatar aveva la stessa età di Orion ma era quasi grosso il doppio nonostante già di suo Orion non fosse mingherlino.

“Dipende da quanto chiedete e dall’imbarcazione che portate. Con questo mare non vogliamo cogliere rischi viaggiando su una bagnarola.”

L’uomo rise sguaiatamente e indicò con un dito una bella nave a tre alberi in fondo al molo.

“Sei ardimentoso giovanotto comunque la mia bagnarola è quella. Può andarvi bene?”

I ragazzi si volsero a guardare la nave e dopo essersi consultati con sguardi silenziosi annuirono.

“Può andare, ma a quale costo e quali sono le condizioni?”
Orion fece un passo avanti prendendo in mano la situazione.

“Dieci monete d’oro a testa. La nave non si avvicinerà troppo all’isola, ma vi farò scortare a riva dai miei uomini. Al ritorno dalla nostra rotta, al sorgere del quarto giorno vi verremo a riprendere. Non aspetteremo un ora di più dopo il sorgere di Restres, il sole azzurro.”

“Dieci monete a testa?”

Zoe fece un passo avanti bellicosa, ma Orion costrinse la sorella a tacere con una sola occhiata.

“Otto e ci aspetterete fino al sorgere di Sohen, il sole giallo.”

Il marinaio soppesò la sua offerta poi annuì borbottando parolacce e intimandogli di non farlo aspettare, la nave sarebbe salpata di li a poco. Mentre i ragazzi gioivano per la buona fortuna e Vivien di Pargaskor consigliava alle ragazze di affrettarsi verso il mercato per prendere le ultime cose necessarie, Orion vagò con lo sguardo sulla banchina pensieroso.

L’arrivo tempestivo del marinaio e la facilità della contrattazione lo avevano insospettito, ma ad un tratto una sagoma a lui famigliare si staccò dall’ombra di un imponente veliero e si allontanò in direzione del villaggio. L’andatura sicura e spavalda dell’uomo non gli lasciò dubbi sull’identità del cavaliere e Orion sorrise scuotendo il capo,il Cavaliere Mistico Kryan Lerner, suo mentore, non aveva resistito alla fine e li aveva seguiti per essere sicuro che ce l’avrebbero fatta ad imbarcarsi.

“Grazie Kryan.”

 

 

Lemengatis era alta nel cielo quando il cuoco raggiunse il capitano al timone.

“Splendida notte capitano, non, trovate?”

Aspirando una boccata dalla lunga pipa che teneva in mano offrì il viso alla brezza della notte e ai raggi argentei della luna.

“Non avrei dovuto accettare.”

Il capitano scuro in volto accennò con il capo verso la ragazzina che in fondo alla nave sedeva su un cassa fissando il cielo sopra di lei. Il cuoco alzò le spalle soffiando con lentezza e noncuranza il fumo dalla bocca.

“Non sono affari nostri se si vogliono ammazzare, hanno pagato bene e il decreto mostrato da quel giovane diceva che qualunque cosa accada nessuna accusa cadrà su di voi.”

Il capitano scosse il capo mesto e amareggiato.

“Non m’importa di quel decreto, sono solo ragazzini e quell’isola è maledetta. Da quando apparve dal nulla molti anni fa, qualsiasi avventuriero che vi abbia messo piede non vi ha più fatto ritorno. Non mi piace pensare che li porteremo verso una fine sicura.”

Mentre i due uomini continuavano la discussione iniziando a raccontarsi le varie versioni delle leggende che ruotavano attorno all’isola mostruosa, Fraiser si staccò dall’ombra dell’albero maestro e raggiunse Vivien a prua.

“Non ti piace navigare? Non riesci a prendere sonno?”

Se Fraiser aveva pensato di coglierla silenziosamente di sorpresa si accorse di essersi sbagliato di grosso, nonostante la posa rilassata Vivien aveva udito e visto tutto quello che era accaduto attorno a lei.

Vissuta in un Regno di guerrieri e maestri di ogni genere di arte di combattimento, designata erede dal padre fin dalla nascita, Vivien aveva maneggiato la sua prima spada di legno a sei anni e cucito il suo primo arazzo da sola a sette. Abituata a una vita ligia e rigorosa sapeva essere una lady cortese, ma anche un attento e ben addestrato scudiero.

“Adoro navigare, ma la mia natura non mi permette di ronfare tranquilla su una nave sconosciuta tra marinai come questi. Sono validi, ma alcuni di loro sono poco più che animali.”

Fraiser cercò di individuare i suoi straordinari occhi porpora nella penombra, ma lei continuò a fissare il cielo, con tranquillità saltò sulla cassa al suo fianco.

“Meglio quindi restare sola sul ponte? Davvero molto sicuro.”

Vivien si mosse spostando la spada che ora lui vedeva appoggiata al suo fianco sinistro.

“Sì, molto meglio. E tu Fraiser di Nedstar? Ami navigare? Dalle vostre parti sulle impervie montagne di Stoness non credo abbiate molte occasioni per solcare i mari.”

Fraiser aggrottò la fronte accigliato e contrariato per quel suo tono formale.

“Dovresti imparare a rilassarti sai? Se continui di questo passo credo che invecchierai prima del tempo.”

La sua testa si volse di scatto e la sua coda di cavallo castana quasi lo schiaffeggiò mentre i suoi occhi si sgranarono per lo stupore. Fraiser dovette riconoscere che già a tredici anni era una vera bellezza, le sorrise, ma lei lo fulminò con lo sguardo.

“Non mi meraviglio che tua madre si lamenti che nonostante la tua età sei ancora un ragazzino indisciplinato. Ti sembra il modo di rivolgerti a una persona?”

Fraiser sorrise ancora più apertamente anche se il riferimento alla rigida e severa madre lo aveva infastidito non poco.

“Ad una persona non so, a Vivien di Pargaskor, sì. Da quanto è che non ci tiriamo i capelli rotolandoci nell’erba? Tre anni?”

Vivien chiuse gli occhi sospirando come incredula per ciò che aveva appena udito e fissandolo con sufficenza.

“Può darsi, ma tu hai quattordici anni ora e io tredici, i tempi in cui ci rotolavamo sull’erba sono finiti. Mi chiedo cosa abbia visto in te il Dio Kruff della Forza, per farti dono dei suoi favori e della sua potentissima Ascia sacra.”

L’irritazione del ragazzino sparì in un baleno sostituita da una voglia irresistibile di dirle, che forse i tempi per rotolarsi nell’erba sarebbero tornati e anche più divertenti, ma se lei avesse compreso il significato malizioso delle sue parole lo avrebbe gettato in mare, perciò si fece serio.

“Credi che dovremmo avvertire gli altri di quello che abbiamo udito? Saranno vere le parole del capitano?”

Ancora una volta Vivien si stranì per il repentino cambiamento di argomento e umore di Fraiser. Fin da piccoli lui aveva avuto una propensione per lei e non mancava mai di tirarle tiri mancini o irritanti battute scherzose. Rimase per un attimo a soppesare le sue parole, pensando. Vivien si prese tutto il tempo di sondare i suoi occhi scuri e cercare di scorgere in lui il passare degli anni che li stava portando alla maturità,ma in lui scorgeva ancora il bambino ribelle di qualche anno adddietro. Probabilmente lui non sarebbe mai cambiato e piuttosto che sottomettersi al giogo della Regina Iona si sarebbe allontanato da Nedstar, perché era un anima libera e non avrebbe mai abbandonato i panni dello scapestrato ragazzaccio.

“Penso che dovremmo tacere. Se l’Imperatore ci ha assegnato questo viaggio credo che ci sia un motivo più che valido e nessun pericolo mortale per noi. Forse il manufatto che dobbiamo recuperare è legato a qualche Dio che ci sta mettendo alla prova. Ederik e Dustin di Rusgar, Morgan, Kieran e Tristan di Ictar non hanno ancora ricevuto nessun dono dagli Dei e forse questa è una prova. Se parlassimo delle storie raccontate dal capitano otterremo solo di abbassare il morale della compagnia. Ederik è già molto ritroso e anche Kieran nonostante mostri entusiasmo è alquanto incerto. No…”

Vivien scosse la testa con decisione.

“…io terrei per noi queste informazioni.”

Fraiser continuò a fissarla in silenzio anche dopo che ebbe finito la sua filippica poi balzò giù dalla cassa e sorrise.

“Farò come volete vostra altezza, dimostrate una saggezza davvero sorprendente.” sogghignò spolverandosi i pantaloni.

“Comunque fate attenzione, mi avete fatto venire i brividi poco fa mi siete sembrata molto mia madre, siete davvero troppo seriosa.”

Le ammiccò avendola di nuovo lasciata a bocca aperta.

“Buona notte milady, manterrò per me il mio sapere.”

Vivien non riuscì a replicare e lo seguì con lo sguardo finché non scomparve sottocoperta chiedendosi quando Fraiser Theeros fosse diventato così complicato e incomprensibile.

“Vostra altezza?...mah.”

 

 

Tristan si sistemò meglio la spada che aveva sul fianco e si aprì la camicia sbottonando i primi tre bottoni.

Erano scesi dalla nave da parecchio tempo ormai e il cielo era sgombro di nubi. Quella calura che li soffocava era davvero molto insolita per la stagione in cui si trovavano e nonostante la presenza in cielo di Restres e Lensar, la temperatura era molto più alta della media.

Si volse all’indietro per controllare i fratelli minori. Morgan se pur leggermente affaticato procedeva di buon passo accanto a Fraiser, ma Kieran sembrava già non reggere più e chiudeva la fila poco più avanti di Ederik,i capelli biondi lunghi appiccicati al viso e gli occhi azzurri offuscati dalla fatica.

Tristan provò un istante di pietà per loro. Kieran non era adatto a certe fatiche, come il giovane Principe di Rusgar Ederik, era un topo da biblioteca più abituato a sfogliare libri che ad andare in cerca di avventure. Morgan era diverso, nonostante come Kieran studiasse da due anni la magia , lui amava anche allenare il suo fisico oltre la mente e spesso si giostrava con gli scudieri del padre con la spada. Quando incrociò il suo sguardo i suoi occhi verdi gli lanciarono un’espressione sostenuta,come sempre,non si erano mai piaciuti e non erano mai andati d’accordo. Tristan tornò a voltarsi senza dare al suo sguardo curanza.

Per quel che riguardava lui invece, la sua era una situazione alquanto complicata. Come primogenito della famiglia reale di Ictar a lui era stata preclusa la magia, era destinato a diventare un cavaliere, ma Tristan non lo aveva mai accettato.

Diversi anni addietro preso dallo sconforto si era recato dal grande mago Stethiel Karayan padrone e Signore dell’isola di Stoyan e lo aveva implorato di prenderlo al suo servizio. Sarebbe stato disposto a qualunque sacrificio pur di diventare un mago, persino a rinunciare ad un trono che oltretutto non desiderava affatto.

Dapprima il mago aveva rifiutato e lo aveva cacciato, ma poi era stato lui stesso a cercarlo e confidandogli di aver percepito in lui un insolita potenza magica, aveva accettato di accoglierlo nella sua scuola, ma a condizione che lui non rinunciasse alla successione al trono di Ictar.

Molto presto, secondo il suo maestro, le cose sarebbero cambiate su Lésin Rove e lui avrebbe potuto un giorno fare grandi cose come Re. Stethiel gli aveva donato quindi un prezioso manufatto, una sfera contenente due grandi e potenti incantesimi che gli permettevano con estrema facilità di condurre la sua doppia vita di apprendista mago e scudiero.

Ma le sorprese per lui non erano finite lì, come aveva scoperto un anno addietro, perché il Dio Ylam dell’Oscurità, si era presentato a lui nella stagione degli Elementi comunicandogli di essere il suo prescelto. Anche quello però, era un privilegio che non poteva vantare. Il medaglione Obscure infatti era un manufatto sacro che solo un praticante di arti magiche avrebbe potuto indossare, perciò aveva convenuto con il Dio che per il momento anche il suo avvento sarebbe rimasto segreto.

Per tutti quei motivi Tristan affrontava con estrema facilità quella situazione disagevole, perché il suo vero essere era nascosto sotto la maschera dell’apprendista cavaliere e lui era costretto ad indossare armi e armature ogni giorno,la fatica di quel percorso,non lo toccava.

“E’ incredibile, ancora sabbia!”

L’esclamazione di stupore di Dustin lo riscosse dai suoi pensieri. Il gruppo si fermò davanti ad un bivio del sentiero che avevano imboccato dopo lo sbarco. Approdati sull’isola si erano ritrovati davanti ad una foresta straordinariamente maestosa e fitta.

Considerando che non avevano una mappa, ma che l’oggetto da loro cercato era un libro sacro con rune argentee incise su pelle nera, avevano supposto ci fosse una costruzione o un tempio. Si erano allora inoltrati nella foresta attraverso un sentiero battuto, sperando di imbattersi in qualcosa da cui poter iniziare le ricerche.

Con l’inoltrarsi nella foresta però non avevano trovato nulla oltre ad alberi altissimi dalle folte chiome a loro apparentemente sconosciuti, cespugli spinosi e fitti e sabbia, solo ed esclusivamente sabbia.

“Com’è possibile che questi enormi alberi mettano radici in un terreno così disagevole, quest’isola non sembra avere terra, ma solo sabbia.”

“Una sabbia finissima e faticosissima da percorrere.”

Il brontolio di Ederik non arrivò al fratello, ma Kieran di fronte a lui si volse e detergendosi il sudore dalla fronte gli sorrise annuendo e confermando in modo complice le sue parole.

“Hai ragione Dustin è molto strano, ma direi di proseguire, può darsi che l’isola sia molto piccola e che la sabbia la ricopra tutta.”

Nami che ora si era liberata dal peso del mantello che l’aveva nascosta fino all’arrivo li, si raccolse i lunghi capelli biondi sulla sommità del capo puntandoli con un pezzo di ramo trovato a terra. Con i capelli raccolti i suoi lineamenti e le orecchie allungate rendevano il suo viso estremamente affascinante e sbarazzino.

Xavier la fissò assorto prima di rivolgersi ad Orion quando lei si accorse di essere osservata.

“Destra o sinistra?”

Orion intento a parlare con Vivien scrutò i due sentieri che divenendo entrambi molto più stretti del principale si perdevano con due brusche curve nella foresta sempre più fitta.

“Destra. A voi va bene?”

Scorse i volti dei compagni che non trovarono nessuna obbiezione, ma quando incrociò gli occhi della sorella, Zoe incatenò il suo sguardo con un cipiglio cupo.

“Che c’è Zoe?”

“Non ci sono animali.”

La sua esclamazione seria e tirata ebbe il potere di far zittire tutti e catalizzare l’attenzione su di lei.

“Non può essere normale. Non un insetto, non un rumore prodotto da piccoli o grandi esseri viventi. Nell’eccitazione dell’avventura abbiamo trascurato un particolare che mi sembra allarmante.”

“Accidenti.”

Tristan si guardò attorno stranito mentre Fraiser al suo fianco alzava il viso a scrutare le fronde sopra di loro.

“E’ vero non promette nulla di buono un posto evitato persino dagli insetti.” borbottò.

“Se la vegetazione continua ad essere così secca e povera per tutta la superficie, sfido qualsiasi animale a sopravvivere su questa isola.”

Nami parlò da esperta qual era. Principessa del popolo degli elfi di Lobor, Nami amava molto la flora e la stagione precedente Wirona, Dea della Flora aveva donato ad ella il suo Flauto incantato, permettendo alla giovane di avere poteri stupefacenti. Come devota figlia di un druido, Nami aveva già capacità straordinarie, ma grazie al Flauto di Wirona ora poteva comandare la flora e ricevere da ella protezione e aiuto.

“Sì, ma almeno qualche insetto potrebbe esserci.”

La puntualizzazione di Zoe la fece annuire.

“Questo è vero.”

Sul gruppo calò il silenzio, ma dopo qualche istante Orion riprese in mano le redini della situazione.

“Questo non deve interferire con la nostra missione, nessuno ci ha detto che quest’isola fosse gremita di fauna, perciò non abbattiamoci e proseguiamo.”

Mentre i compagni annuivano e riprendevano il cammino sul nuovo sentiero, Ederik passò dinanzi a Kieran borbottando.

“Auguriamoci di avere cibo a sufficienza allora, sabbia e conchiglie non sono il mio piatto preferito ultimamente.”

La risata argentina di Kieran si perse tra i meandri della foresta di Moran.

 

 

Passarono diverse ore e altri bivi da scegliere prima che il paesaggio attorno a loro mutasse. In realtà l’unica mutazione fu dovuta da una parete rocciosa che ad un tratto apparve davanti ai loro occhi dopo un ennesima curva a gomito.

“Fantastico, una roccia al centro di un cumulo di sabbia.”

Morgan si lasciò cadere a terra pesantemente abbeverandosi poi di gusto alla borraccia presa dallo zaino.

“Fai attenzione Morgan.”

Vivien fermò la sua mano dopo tre lunghe sorsate e lui strinse gli occhi contrariato.

“Non sappiamo ancora se esiste acqua potabile in questo luogo, la fame si sopporta, ma la sete con questo caldo può provocare seri problemi.”

“Vivien ha ragione.”

Orion si avvicinò ai due alzando la voce e cercando l’attenzione del gruppo.

“So che il caldo ci fa perdere molti liquidi, ma dosate con attenzione la vostra acqua.”

Kieran mascherò una smorfia di disappunto dietro un assenso forzato, aveva quasi finito la sua razione qualche ora prima.

Zoe che si era allontanata dal gruppo per andare in avanscoperta tornò in quel momento.

“Dietro quel masso inizia un sentiero che sale sulla roccia. Proporrei di salire per vedere se riusciamo a scoprire qualcosa di più su quest’isola.”

Orion le si avvicinò e le batté una mano sulla spalla.

“Ottimo lavoro Zoe. È agibile il sentiero?”

Lei annuì mal celando la gioia che il suo complimento le aveva procurato. Fin dai tempi in cui Rhys aveva insignito suo fratello cavaliere del Sacro Onore di Lésin Rove donandogli il guanto magico dell’armatura Antrex e il compito di ristabilire l’ordine cavalleresco perduto, lei aveva desiderato farne parte al suo fianco e diventare un guerriero. I complimenti rari e ponderati di Orion erano come acqua fresca in una giornata afosa come quella per lei.

“Sconnessa e stretta, ma siamo giovani, forti e snelli, nessuna difficoltà a salirlo.”

“Parla per te.”

Le parole di Ederik stavolta arrivarono forti e chiare grazie dall’improvviso silenzio che aveva seguito la domanda di Orion e dieci paia d’occhi si riversarono sulla sua persona.

“Qualche problema Eddy?”

Zoe sostenuta usò appositamente il nomignolo del Principe per accentuare il suo già evidente imbarazzo. Ederik era un ragazzino biondo, buono e tranquillo, ma a suo avviso si crogiolava troppo nella protezione materna. La Regina lo coccolava troppo e lo relegava sempre nel castello con il naso nei libri degli studi piuttosto che mandarlo su qualche altro regno a imparare a divenire un cavaliere valoroso.

Le famiglie Reali di Telnar e Rusgar erano molto unite, se pur rivali e la situazione di Ederik oltre che infastidirla, l’addolorava. Avrebbe dovuto reagire non brontolare e nascondersi dietro mille scuse. Da parte sua Ederik desiderò che la sabbia sotto i suoi piedi decidesse all’improvviso di risucchiarlo nelle viscere dell’isola, ma sapeva che tale grazia non gli sarebbe mai stata concessa.

“Problema?”

La voce semi balbettante che uscì dalla sua gola lo fece arrossire ancora di più.

“Nessun problema Zoy. Disagi, caldo, sete, stanchezza…quello sì. Problemi…mai.” sottolineò le parole con un cenno del capo deciso e una smorfia.

Il silenzio che seguì le sue parole fu rotto improvvisamente da Kieran.

“Non pensate potremmo fermarci un attimo prima di salire? Non possiamo bere, ma stiamo sudando tantissimo. Se ci riposassimo all’ombra almeno un poco, magari, ci sentiremmo tutti meglio.”

Xavier compatendo il povero Ederik e intuendo il disagio di Morgan, Kieran e forse anche di Nami che sembrava un poco pallida, si apprestò a circondare le spalle del Principe di Ictar con fare incoraggiante e amichevole.

“Hai ragione Kieran mi sembra un ottima idea.”

Orion rimase pensieroso per qualche secondo poi sorrise a Xavier con fare condiscendente.

“Credo non ci sia bisogno che saliamo tutti per il momento. Zoe, Tristan, Vivien, Fraiser cosa ne dite di salire un po’, giusto per dare un occhiata? Non ha senso affaticarci tutti inutilmente. Se non ci porterà a nulla quel sentiero torneremo indietro.”

I quattro nominati annuirono e Xavier scambiò un occhiata significativa con Orion. Aveva preso la decisione giusta,come sempre. Nami sembrò sollevata dalle sue parole e Kieran si lasciò cadere accanto al fratello.

“Quando faremo ritorno a Rusgar parleremo del tuo allenamento Ederik. Sei davvero troppo fuori forma”

Il ragazzino sobbalzò quando Dustin gli giunse alle spalle, il fratello lo fissò con durezza poi si allontanò dal gruppo,scuotendo il capo davanti alla sua aria mesta. Ederik fece scivolare il proprio zaino a terra e trascinandolo sulla sabbia si diresse verso Kieran borbottando.

“Che pessima idea accettare questo viaggio. Pessima idea,davvero.”

 

 

Man mano che il sentiero saliva, Fraiser s’avvide che gli alberi della giungla erano davvero altissimi e gli impedivano di vedere quanto fosse grande l’isola o qualsiasi altra cosa che non fossero i loro fusti grandissimi e le chiome folte.

Orion procedeva davanti a lui con circospezione, rimanendo qualche passo avanti per sondare il terreno. Fraiser lo vide superare la curva e quando anch’egli arrivò in quel punto si fermò di colpo.

“Alt! Fermi!”

Fraiser bloccò Zoe dietro di lui perché Orion si era fermato e non c’era spazio per due persone sullo stretto sentiero e lei fece lo stesso con Tristan alle sue spalle. Fraiser si avvicinò di qualche passo a Orion che fermo dinanzi ad una caverna scrutava nel buio.

“Orion?”

Il ragazzo alzò una mano per zittirlo e lui si fermò.

Il Principe di Telnar si avvicinò alla caverna e quando constatò di non incorrere in nessun pericolo imminente abbassò la mano.

“Avanzate...”

Fraiser raggiunse Orion dinanzi alla grotta dove il sentiero si allargava creando un terrazzo di roccia.

“Fantastico. Proprio quello che ci voleva per movimentare un po’ la giornata.”

Soddisfatto sorrise gli sorrise e sbirciò all’interno della caverna. Orion scosse il capo sorridendo. Fraiser riusciva a trovare il lato positivo di ogni genere di situazione.

“E’ molto buia, potrebbe essere profonda.”

Zoe gli si affiancò seguita da Tristan e Vivien.

“Entriamo?”

Tristan guardò con fare interrogativo Orion. Non gli piaceva rivolgersi a lui per ogni cosa, ma gli altri l’avevano silenziosamente eletto capo gruppo e andare contro il resto della compagnia avrebbe reso il viaggio ancor più difficile.

Orion annuì.

“Direi di sì, armiamoci però, non vorrei incontrare qualche pericolo.”

“Non sarebbe meglio chiamare almeno Xavier e Dustin?”

Vivien prudente come al solito l’interrogò mentre si preparava per entrare nella caverna. Il Principe di Telnar sembrò valutare le sue parole, ma diniegò alla fine.

“Chiamare loro equivarrebbe a escludere gli altri, si sentono già in difetto per non essere riusciti a salire fin qui, si mortificherebbero ancora di più. Andiamo noi.”

Vivien fu d’accordo con lui.

“Sì, forse a Morgan piacerebbe perlustrare la caverna, ma anche lui era molto stanco quando li abbiamo lasciati.”

“Qualcuno dovrebbe rimanere fuori.”

Pratica e pragmatica, Zoe si sistemò lo zaino in spalla estraendo la lama e esternando il suo pensiero.

“Se non dovessimo fare ritorno, gli altri ci metterebbero una vita a soccorrerci o arrivare fin qui e organizzare la ricerca.”

“Xavier sa già cosa fare.”

Orion preparò le torce mentre le rispondeva.

“Abbiamo già stabilito i tempi, se non ritorniamo prima che la clessidra che gli ho lasciato finisca il suo quarto giro, verranno a cercarci.”

Zoe si fermò nell’atto di raccogliere una torcia e rimase ad ammirare il profilo sicuro e risoluto del fratello. Se un giorno avesse potuto vantare di essere degna di fargli da braccio destro si sarebbe già sentita appagata. Era sempre preparato e non gli sfuggiva nulla.

Lui non diede peso al suo sguardo ammirato. Sapeva che Zoe lo considerava un esempio da seguire, ma non lui lo accettava. Il peso di essere il primo ad aver ricevuto il Dono degli Dei aveva gravato molto sulle sue giovani spalle e anche il compito di ristabilire l’ordine cavalleresco del Sacro Onore era un dovere non da poco.

Orion non si sarebbe mai sognato di lamentarsi, considerava il compito affidatogli un onore grande, ma non voleva essere considerato un esempio, era ben lungi dall’esserlo.

“Pronto!”

Fraiser si aggiustò il giustacuore e sfoderò l’ascia di Tuk, essendo un’arma magica non pesava relativamente nulla per lui che era ancora un ragazzino e riusciva a maneggiarla molto bene.

Orion estrasse la sua spada porgendo la terza torcia a Tristan, flettendo la mano sinistra che calzava il guanto di Antrex, tornò a guardare Zoe.

“Non credo sia necessario indossare l’armatura ora, ma restiamo in allerta.”

Il gruppo annuì, poi lui si avviò all’interno della caverna buia sollevando la torcia dinanzi a sé.

 

 

 

Vivien procedeva in silenzio tendendo il suo corpo in un massimo stato d’allerta, attenta ad ogni piccolo suono o movimento. Era già da molto tempo che camminavano e ancora non avevano visto nulla di diverso dalla nuda roccia umida della grotta.

“La corrente d’aria è cambiata, credo che tra non molto troveremo un’apertura.”

Le parole di Orion rimbombarono attorno a loro. Il giovane proseguiva sicuro accanto a Tristan davanti a lei e Vivien ammirò la scioltezza con cui affrontava ogni situazione.

“Accidenti.” l’esclamazione di Tristan e il suo arresto improvviso la fecero quasi sobbalzare tanto era tesa.

“Adesso che facciamo?”

Vivien sbirciò da dietro le sue spalle. A qualche metro davanti a loro vi era un grande masso che sbarrava la strada. Tristan abbassò la torcia e lei gli passò dinanzi avvicinandosi alla lastra di pietra.

“Non è chiuso, è solo un impressione. Guardate.”

Vivien indicò un punto alla sua destra. Una rientranza nascosta nell’oscurità permetteva il passaggio di una persona.

“Credo si possa aggirare passando per quella feritoia.”

Si avvicinò maggiormente mentre gli altri la imitavano. Prima di insinuarsi nel buco si volse verso Orion per avere la sua approvazione.

“Avanza se ti senti sicura.”

Al riverbero delle torce gli occhi grigi di lui risplendettero di un bagliore quasi metallico. Vivien sorrise, grata per quel gesto di fiducia e lo ringraziò con un impercettibile segno del capo. Portandosi al petto lo scudo di Xylia il dono della Dea del Vento come protezione, scivolò nella feritoia.

Un piccolo cunicolo stretto e lungo terminava dopo pochi passi in un debole fascio di luce. Vivien proseguì quasi strisciando a ridosso della roccia dietro di lei, Orion la seguiva d’appresso.

Respirando pesantemente con il cuore in tumulto percorse decisa gli ultimi passi e si ritrovò in una stanza immensa. Era scavata nella roccia, di forma circolare e con diverse aperture che portavano ad altri tunnel come quello da cui erano arrivati. La fioca luce entrava attraverso un foro nell’alto soffitto.

Zoe alzò lo sguardo verso quell’apertura ed ebbe l’impressione di non riuscire a vederne la fine, doveva senza dubbio discendere dalla cime della montagna.

“Ragazzi guardate qua. Quest’isola era popolata da animali bellissimi e esotici.”

Fraiser si era avvicinato ad una parete dal lato opposto a cui erano entrati e l’aveva trovata piena di affreschi che rappresentavano diverse scene di vita su quella che, a rigor di logica doveva essere l’isola su cui si trovavano.

“Qualcosa non torna…”

Fraiser si accigliò passeggiando di fronte alla parete.

“…se fosse quest’isola sarebbe cambiata radicalmente oggi, queste terre sono verdi, rigogliose, sature di fauna.”

“Per gli Dei!”

L’esclamazione di Tristan poco più avanti di lui li fece accorrere al suo fianco.

“Ninfe!” con una mano indicò il dipinto davanti ai suoi occhi mentre guardava basito da loro al muro di pietra.

“E’ l’isola perduta delle Ninfe.”

“Ma certo! Guardate.” Zoe indicò un altro punto.

“Quelle sono Fate.”

Un gruppo di piccoli esseri alati erano radunati accanto ad un essere anziano grande quanto un uomo.

“Volete dirmi che ci troviamo sull’isola che fu una volta abitata da Fate e Ninfe? Ma non era scomparsa…”

“...quando loro lasciarono Lésin Rove.”

Orion finì la frase per Vivien, chiamandoli con un cenno a sé. Era distante dai compagni e davanti a lui un affresco rappresentava una Ninfa bellissima assieme ed un uomo. Il popolo magico si distingueva nitidamente grazie al color verde acqua dei loro lunghi capelli, alla corporatura minuta e al fatto che era una razza di soli esseri femminili. La Ninfa in questione era ritratta abbracciata ad un umano.

Il dipinto successivo mostrava i due condotti davanti alla Veggente, Regina del popolo delle Ninfe. I dipinti terminavano con l’allontanamento dei due e l’abbandono di Lésin Rove da parte del popolo magico.

“Siete consapevoli di ciò che abbiamo appena veduto, vero?”

Orion non attese la loro risposta tropo sconvolto dalla verità appena appresa.

“La storia della nascita di Dustin...”

“Ma certo!”

Zoe si batté una mano sulla fronte colta dall’improvviso ricordo della storia udita tanti anni addietro.

“Alyandra la madre di Dustin era una Ninfa, fu il suo insano amore per Re Odion a provocare l’ira della Veggente e la scomparsa delle Ninfe e delle Fate da Lesìn Rove. Dopo quell’accaduto infatti si rifugiarono su Dàrin Rove e non aiutarono più gli esseri umani.”

Orion fissò assorto l’affresco.

“Re Odion l’amava talmente che la sposò a discapito di tutto e tutti, ma il loro matrimonio non fu mai accettato. L’Imperatore Tibos fu molto duro con lui e dopo la nascita di Dustin, Alyandra scomparve lasciando il bambino e Odion si risposò. Nessuno seppe mai cosa accadde in realtà, ma Dustin non fu mai riconosciuto legittimo nonostante la Regina Marien lo allevò come figlio suo.”

Nello stupore generale Orion continuò il suo racconto.

“Dustin non è mai stato erede al trono e soffre ancora terribilmente per le origini della sua nascita.”

Fraiser lanciò un piccolo fischio attonito.

“Cavoli...”

Zoe vagò al ricordo di ciò che gli avevano raccontato.

“Io ricordo che le fate erano un aiuto prezioso per Lésin Rove per quanto riguardava l’equilibrio dell’ambiente e in magia creavano manufatti davvero stupefacenti.”

“Questa nostra scoperta spiega molte cose su quest’isola.”

Vivien ripresasi dallo shock intervenne soprappensiero.

“Gli alberi sconosciuti, gli animali esotici e a noi sconosciuti, doveva essere tutto opera della magia dell’isola che abbandonata a sé, forse è riapparsa alla vista umana, ora in decadenza e morte.”

“E la sabbia…” Fraiser annuì nella sua direzione aggiungendo il suo pensiero.

“Le Ninfe hanno piedi palmati, per loro camminare nella sabbia era come essere su di un terreno normale.”

“Questa dovete vederla. È preoccupante e spaventoso.”

La voce di Tristan proveniente da una cavità alla loro sinistra fece notare la sua assenza. Il gruppo lo raggiunse.

Il tunnel che percorsero terminava anch’esso in una stanza più piccola di quella precedente. Quando sollevarono le torce per vedere meglio le pareti rimasero sconvolti dall’orrore.

Gli affreschi erano meno elaborati, ma altrettanto rappresentativi. Scene di caccia raccapriccianti mostravano come la fauna si fosse letteralmente estinta. Una tabella abbozzata in un angolo riassumeva le specie esistite sull’isola e sulla maggior parte di esse una croce molto significativa non lasciava adito a dubbi sulla estinzione di quella razza.

La causa di tale devastazione sembrava non essere stata naturale o causata dall’abbandono del luogo, ma da una terribile bestia. La mostruosa creatura raffigurata aveva le fattezze di un ...

“Drago!?”

Fraiser scosse il capo senza fiato. La creatura aveva una lunga lingua biforcuta e sul capo spuntavano un paio di grosse corna.

“Non esistono draghi su Lesìn Rove. Ne abbiamo solo testimonianze rilasciate dai mondi vicini.”

disse Zoe sconvolta.

“Credete che abiti ancora sull’isola?”

Tristan diede voce al pensiero che aveva solcato la mente di tutti.

“Non lo so, ma una cosa è certa, qui deve trovarsi la sua tana.”

Orion puntò un dito verso un punto dell’affresco. Vi era disegnato un tempio circondato da acque. Accanto alla costruzione, che sembrava costruita su un isoletta collegata a Moran da un sentiero di sabbia, vi era incisa una croce con una rappresentazione del mostro accanto. Il dipinto era una specie di mappa del luogo. Dalla parte opposta del monte su cui si trovavano vi era segnato una fitta rete di piccole pozze d’acqua attorniate dalla giungla e oltre a quelle vi era il tempio.

“Evidentemente quello è il luogo in cui dimoravano le Ninfe...”

Vivien indicò la rete di pozze “...e quello deve essere il tempio del Dio Nuri che esse adoravano.”

Tristan non mascherò la smorfia contrariata che gli solcò il viso.

“Perché tutto ciò mi fa temere che all’interno del tempio sia custodito il libro e la bestia sia li per proteggerlo come un tesoro?”

Zoe annuì d’accordo con lui prima di dar voce al suo pensiero.

“Magari ti sei avvicinato molto alla verità Tristan e il drago è la nostra prova da superare.”

Fraiser la fissò stranito.

“Ma l’Imperatore è pazzo!? Come pensa che potremmo affrontare una simile creatura?”

Indicando l’affresco il ragazzino perse la sua consueta maschera di noncuranza.

“Non parlare così dell’Imperatore Fraiser non è mai saggio.”

Orion lo fulminò con lo sguardo mentre l’altro serrava le mascelle contrito.

“Non possiamo rifiutarci di andare al tempio, magari non sarà necessario affrontarlo.” ribattè duro.

“Certo che possiamo rifiutarci. Nessuno è mai tornato vivo da quest’isola e persino il capitano della Farron si era pentito di averci condotti qui dichiarando che ci avrebbe accompagnati a morte certa.”

Vivien gli lanciò un occhiataccia, ma Fraiser la ignorò continuando ad affrontare Orion.

“Se così deve essere, sarà!”

Stoico come un guerriero consumato, Orion non batté ciglio.

“Ho piena fiducia dell’Imperatore Tibos. Se ci ha affidato questa missione è perché credeva avessimo buona possibilità di farcela. Se non riusciremo, sarà solo colpa della nostra incompetenza.”

Il silenzio che seguì le sue parole fu glaciale.

Zoe non avrebbe mai contrariato suo fratello, come Vivien del resto. Dal canto suo Tristan era davvero molto curioso di scoprire se il tempio celava un tesoro. I popoli magici delle Ninfe e delle Fate che avevano dimorato sull’isola potevano aver lasciato più di un semplice libro e con il medaglione Obscure al sicuro al suo collo si sentiva relativamente protetto.

“Cosa pensi che dirà Dustin di tutto questo?”

A muso duro Fraiser espletò il rospo che non riusciva a mandar giù da quando aveva scoperto gli affreschi.

Il Principe di Rusgar era stato attratto li con un evidente l’inganno e avrebbe sofferto per quella situazione. Dustin non parlava mai della madre e delle sue origini perché la odiava. Orion chiuse gli occhi sopraffatto per un attimo al pensiero dell’amico e della sua sofferenza. Doveva ammettere di non aver pensato a Dustin e ai suoi sentimenti, troppo preso dalla scoperta dell’identità dell’isola e del mostro.

“Non possiamo dirglielo, si rifiuterebbe di proseguire.”

Vivien parlò in vece del pensiero di tutti.

“Allora cosa proponete? Di continuare ad ingannarlo? Di lasciarlo qui con una scusa? Se si trovasse solo ad affrontare il mostro sarebbe in grave pericolo mortale. Allora che facciamo? Lo lasciamo in questa grotta dicendogli che andiamo a scoprire i segreti di sua madre?”

Orion riaprì gli occhi di nuovo padrone di sé.

“Niente di tutto questo. Dustin ha dovere di venire a patti con la verità della sua nascita e forse solo all’interno del tempio o concludendo questa missione riuscirà a farsi una ragione di ciò che gli è accaduto. Questo è il mio parere. Dobbiamo proseguire come se non avessimo mai fatto questa scoperta.”

 

 

 

 

Si erano rimessi in viaggio dopo essere ritornati dal resto della compagnia e aver riposato brevemente anche loro. Avevano deciso di tacere la parte che riguardava le Ninfe e le Fate agli altri, anche se Fraiser si era chiuso in un silenzio carico di disapprovazione.

Le reazioni al racconto della scoperta della mappa per raggiungere il tempio e le raffigurazioni del drago dei loro amici erano state svariate. Morgan aveva avuto lo stesso pensiero di Tristan e aveva proclamato entusiasta che il tempio avrebbe potuto nascondere tesori davvero interessanti. Orion non era stato molto d’accordo al pensiero di portar via altro da quel luogo sacro che non fosse il libro, ma non poteva spiegare loro il perché,quindi per il momento aveva preferito tacere.

Dustin e Xavier si erano accigliati, ma avevano convenuto con Orion che era meglio proseguire. Nami era leggermente impallidita, ma si era detta curiosa, un tempio avrebbe forse contenuto una biblioteca e magari avrebbe trovato un libro che illustrasse le piante del luogo e le loro proprietà.

Nessuno di loro quattro aveva dato troppa importanza al drago o non lo aveva dato a vedere. Kieran aveva indietreggiato di un passo invece sgranando gli occhi colpito e Ederik sarebbe sicuramente caduto se non fosse stato già seduto. Ora l’erede di Rusgar camminava a testa china evitando di strascicare i piedi per non umiliarsi ulteriormente, ma si sentiva davvero molto triste e pesante.

Possibile fosse l’unico a pensare che un drago era una creatura troppo potente per loro undici imberberi ragazzini?

Kieran dinanzi a lui si voltò a guardarlo poi si fermò e lo aspettò per camminargli affianco.

“Coraggio Ederik. Magari la creatura avrà abbandonato già l’isola avendo sterminato tutto ciò che di vivo l’abitava. Oppure è morta di stenti.”

Kieran gli sorrise sperando di confortarlo, ma Ederik lo fissò ancora più pallido e stranito.

“Magari no … “ Il tono beffardo di Morgan li raggiunse raggeladoli “... e noi saremo il suo succulento pasto dopo tanto digiuno.”

Morgan davanti a loro sogghignò poi schernendoli e Ederik bloccandosi di scatto alle sue parole si girò verso i cespugli rigettando la colazione.

 

Camminarono tutto il giorno per aggirare la montagna. Il paesaggio rimase lo stesso, sempre desolato e privo di vita. Al giungere della notte si accamparono.

Kieran si sedette su di un tronco trasportato davanti al piccolo falò acceso. Non avendo incontrato nessun mostro o sentito nessun suono sopspetto per tutto il tragitto fin li, avevano deciso di accendere un fuoco almeno il tempo necessario per cuocere il cibo che si erano portati appresso. Nami gli si avvicinò e sedette accanto a lui.

“Non mangi Kieran?”

“Non ho appetito.”

Kieran le sorrise scuotendo il capo. Faceva ancora un caldo infernale e lui aveva una sete tremenda già così. Se avesse pure mangiato sarebbe morto di arsura. La giovane elfa inclinò il capo di lato scrutandolo poi si allungò verso il suo zaino e ne estrasse un frutto rosso e polposo.

“Tieni. Ti placherà la fame e anche la sete.”

Kieran abbassò lo sguardo sul frutto valutando l’alternativa di dirle che non ne aveva bisogno, per non fare la figura dello schiocco, ma lei si sporse e glielo lasciò cadere tra le mani.

“Non fa nulla Kieran. Non è facile resistere alla sete posso capirti, ma promettimi che se domani non troveremo l’acqua lo dirai a Orion. Hai già le labbra tutte screpolate rischieresti la disidratazione affrontando un altro giorno di caldo secco come questo.”

“Grazie.”

Kieran tornò a fissarla e arrossì sotto il suo sguardo limpido e amorevole. Nami era davvero una ragazzina eccezionalmente buona e intelligente. Lei scosse piano il capo poi tolse un altro frutto dallo zaino e lo addentò di gusto.

Xavier dall’altro lato del piccolo bivacco corrugò la fronte guardandoli poi si alzò leggermente irritato.

“Comincio io il primo turno di guardia, Fraiser mi guardi le spalle tu?”

Il ragazzino ancora incupito dal disappunto per le bugie dette annuì e si avviò con lui per perlustrare la zona limitrofa. Orion seguì con lo sguardo Xavier, stupito dal suo fare seccato, ma non ebbe tempo di comprendere il suo malumore perché Zoe lo raggiunse e lo trasse in disparte.

“Che c’è?”

Orion scrutò il viso duro della sorella.

“Non mi importa se il compito di quella bestia è sorvegliare il tempio. Dubito che le Ninfe e le Fate abbiano lasciato qualcosa di prezioso al suo interno. Quella creatura ha sterminato un’intera isola di esseri viventi e chissà quanti esseri umani, è un pericolo per chiunque. Promettimi che tenteremo il tutto per tutto per annientarla e se sarà necessario torneremo su Telnar lasciandola vivere, ma poi ritorneremo con i rinforzi e la uccideremo. La scia di morte che si lascia dietro non può rimanere impunita.”

Il Principe fu estremamente orgoglioso di lei e della sua forza, ma dentro di sé aveva alcuni interrogativi importanti sulla creatura e prima di agire impulsivamente avrebbe dovuto trovare delle risposte. Per placare la sua ira comunque annuì.

“Faremo tutto quello che è in nostro potere Zoe, ma ricordiamoci che alcuni di noi sono molto indifesi ancora, il nostro primo dovere è la loro sicurezza.”

Zoe annuì soddisfatta e tornò al campo, ma Orion rimase a fissare il buio della foresta. Troppe cose ancora gli erano oscure e insondabili come quella notte,troppe cose lo impensierivano.

 

 

 

Il mattino successivo partirono prima dell’alba, ma già il caldo avvolgeva i loro corpi come un manto soffocante. Tristan a capo della fila si asciugò il viso con un fazzoletto maledicendo quel tempo folle, avrebbe dovuto essere una stagione rigida e piovosa, non calda e afosa. Solo Xavier, erede al trono di Avatar sembrava sopportare stoicamente quel clima.

Tristan lo invidiò perché al contrario del suo Regno Ictar, sempre buio, tetro e piovoso, quello di Xavier era caldo, soleggiato e asciutto. A volte anche troppo però, tanto che la desertificazione era un problema e le spiagge già abbondanti di Avatar rischiavano di ricoprire tra qualche centinaia d’anni la sua intera superficie.

“Beh, sempre meglio di paludi e acquazzoni però.” borbottò tra sé.

“Parli di Ictar?”

Vivien che lo aveva affiancato gli allungò una borraccia d’acqua, Tristan l’accettò dopo un breve tentennamento e la sua risposta fu solo un alzata di spalle, non gli piaceva fraternizzare con gli altri, non era nella sua indole.

Con uno sbuffo risentito Vivien si riappropriò della sua borraccia, quel Tristan era davvero insopportabile e dire che nessuno aveva mai fatto nulla per indispettirlo.

“Fra non molto dovremmo raggiungere le pozze d’acqua.”

Fraiser le fu accanto quando lei lasciò Tristan ai suoi silenzi e per un attimo sembrò tornato rilassato come all’inizio del viaggio.

“Già.”

Vivien gli appoggiò una mano sul braccio.

“Senti Fraiser non dovresti essere così duro con…”

“Tutti giù!!”

L’urlo di Xavier bloccò le sue parole e un attimo dopo Fraiser la scaraventò a terra coprendola in parte con il suo corpo. Un buio improvviso calò su di loro per la frazione di un attimo, qualcosa di gigantesco passò volando sopra le loro teste e lei dietro ad un cespuglio semi nascosta da Fraiser riuscì ad alzare il capo in tempo per intravedere un enorme ala sfiorare le cime degli alberi.

“Per gli Dei, è gigantesco”

Fraiser non riuscì a trattenere le sue parole bisbigliate vicino al suo orecchio e Vivien ringraziò mentalmente il suo corpo che la stringeva, per un attimo infatti un panico terrorizzante si era impossessato di lei. Rimasero nascosti immobili finché non udirono uno schianto tremendo tra gli alberi che li fece sussultare poi un grido angosciante squarciò l’aria facendoli rabbrividire.

Vivien chiuse gli occhi, anche se avrebbe voluto avere le mani libere per coprirsi le orecchie, un essere vivente stava morendo in maniera orribile. Pochi istanti e l’ombra ripassò sopra di loro portandosi via anche quel terribile grido straziato di morte.

Fraiser si sollevò un poco e invece di lasciarla andare l’abbracciò, Vivien ricambiò la sua stretta nascondendo il viso nella sua spalla ancora tremante mentre i compagni che si erano protetti a vicenda iniziavano cautamente ad alzarsi. Sentì Xavier cercare di tranquillizzare Nami e Zoe chiedere a Ederik se stava bene. Vivien dal canto suo non stava bene,non stava affatto bene. La sola presenza del drago l’aveva pietrificata,era stato orribile! Orribile!

   
 
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