Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Omegasr    28/05/2020    1 recensioni
Storia ambientata dopo il film del 2010 “Alice in Wonderland” e che ignora completamente gli avvenimenti di “Through the Looking Glass”.
Spero possa piacere.
Ps: Hattice! c:
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Coniglio Bianco, Gatto del Cheshire, Quasi tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La seconda discesa fu completamente diversa dalla prima.

Alice sapeva che sarebbe arrivata a terra incolume, e poté così godersi la caduta come fosse parte dell’esplorazione di quel mondo.

Osservò gli oggetti di varia natura librarsi come piume nel vento, del tutto esenti dalle leggi della fisica.

Un pianoforte le si avvicinò, come l’ultima volta che era caduta, ma questa volta suonò una meravigliosa, dolce melodia, molto più bella di qualunque musica che la ragazza avesse mai sentito.

Non cadde di peso sulla vecchia poltrona di velluto, ma vi si adagiò con grazia, prima di continuare il viaggio verso il fondo.

Questa volta Alice, anziché rompere il pavimento e schiantarsi di faccia sul soffitto della stanza delle porte, vide la gonna del suo vestito gonfiarsi a mo’ di mongolfiera ed atterrò leggera, lentamente.

“Buffissimo”, pensò, ed ebbe un déjà vu, come se avesse vissuto quella stessa situazione in un sogno lontano nella sua memoria.

Ma quello non era un sogno, lo sapeva bene.

La valigia, che non pareva vantare la stessa grazia della sua proprietaria, arrivò a tutta velocità, bucando il pavimento e schiantandosi sul soffitto della stanza sottosopra, per poi ricadere sul pavimento.

Alice, dal canto suo, ringraziò l’oggetto per aver creato un passaggio attraverso il quale infilarsi nella stanza.

Una gamba alla volta vi entrò e dapprima ebbe la sensazione di camminare a testa in giù, ma si stabilizzò in fretta.

Vide una bottiglia con su scritto “bevimi” preparata su un tavolino al centro della stanza, accanto ad una chiave, ed un minuscolo pezzo di torta con su scritto “mangiami” sul pavimento.

Questa volta era preparata.

Aprì la valigia e ne tirò fuori il piccolo vestito colorato che aveva tolto alla bambola, le scarpette gialle ed il cappello a cilindro in miniatura.

Con la chiave aprì la porticina e si mise ad infilare ad uno ad uno tutti i vestiti che aveva preparato in valigia all’interno della fessura, tranne il vestitino della bambola.

Poi, con la chiave ancora stretta in mano, stappò la bottiglia e bevve una generosa quantità del liquido al suo interno.

Guardò in alto e vide il ghirigoro sul soffitto farsi sempre più distante. Sentì i vestiti allargarsi ed i piedi stare sempre più larghi all’interno delle scarpe;

Quando ebbe finito di rimpicciolirsi, si tolse i pochi vestiti che le erano rimasti addosso ed indossò quelli sgargianti della bambola.

Raccolse il pezzo di torta, ora di dimensioni ordinarie, e riaprì la porticina, varcandola immediatamente dopo.

Ed eccolo lì, il Paese delle Meraviglie.

Bellissimo, colorato, bizzarro e mozzafiato come la prima volta che l’aveva visto.

Questa volta, però, la prima parola che le venne in mente non fu “buffo”, né “buffissimo”.

Fu “casa”.

 

Prese uno dei suoi abiti e vi appallottolò dentro tutto il resto della sua roba, per poi mettere l’enorme fagotto in spalla e trascinarselo dietro.

Non sapeva da dove iniziare.

Il suo primo pensiero fu quello di andare dal Cappellaio, ma non sapeva come andarci; era stato lo Stregatto ad indicarle la via la prima volta e non aveva idea di dove avrebbe potuto trovarlo in quel momento.

Così, decise di camminare e di vedere dove quell’eccentrico mondo l’avrebbe portata.

Vagò per Sottomondo per quelle che le sembrarono ore, osservando posti meravigliosi ed inimmaginabili.

Scoprì un campo pieno di girasoli di tutti i colori, alti come alberi. Sarebbero sembrati imponenti anche se fosse stata della statura giusta.

Poi trovò un nido di mosche cavalline e ne trovò un paio intente a nutrire i propri piccoli.

Parlò con varie rose, ma fu difficile spiegare loro che era a tutti gli effetti l’Alice giusta.

Ad ogni modo, i fiori non le credettero e si rifiutarono di darle indicazioni.

Camminò fino ad un lago e, sfinita, posò l’involto di vestiti sulla riva per rinfrescarsi un po’.

Si tolse il cappello e si tirò su le maniche del vestito, sporgendosi verso l’acqua cristallina, ma si fermò poco prima di raccoglierla.

Nello specchio d’acqua non vide affatto il suo riflesso.

Vide invece un grosso, grasso bambino capriccioso che non smetteva di agitarsi nella sua culla. Poi, finalmente, arrivò anche lei all’interno dell’immagine: prese il goffo neonato fra le braccia ed iniziò a cullarlo, cercando di farlo calmare, ma senza alcun successo.

Rimase ferma a guardare quell’immagine per degli interi minuti senza riuscire a capirne il senso.

<< E così, è questo che hai scelto di fare durante le prime ore del tuo trionfante ritorno? Te ne stai a rimuginare su ciò che sarebbe potuto essere? >>, parlò una voce familiare alle sue spalle.

Alice si girò, ma non vide nessuno.

<< Stregatto? >>, parlò al vuoto.

Passarono pochi secondi, ed ecco che una testa felina fluttuante, con un enorme sorriso da orecchio a orecchio, prese a barcollare di fronte alla ragazza.

<< Ben tornata, Paladina! >>, esclamò allegro.

<< Stregatto! Oh, mi sei mancato >>, provò ad abbracciarlo, ma questo evaporò proprio in quel momento ed Alice cadde di faccia dentro l’acqua del lago.

La scena che dapprima vedeva come un semplice riflesso, ora era diventata tangibile: la guardava dall’alto senza poter interagire.

Quello era...

<< Hamish? >>, sussurrò la ragazza alla figura maschile ora comparsa accanto al suo doppione.

Lei, Hamish, ed un enorme neonato dai capelli rossicci se ne stavano immobili, a discutere di chissà cosa sul fondo del lago.

Ritirò immediatamente il viso in superficie, sperando di non vedere mai più un’immagine simile.

<< È il Lago del Capriccio >>, lo Stregatto ricomparve accanto a lei.

<< Come? >>, chiese, ancora intontita da quel che aveva visto.

<< È così che lo chiamano, “il Lago del Capriccio”. O anche “Lago Bocca di Leone”. Per il fiore. Vedi? >>.

Lo stregatto indicò un gigantesco fiore al centro del bacino d’acqua.

La ragazza si chiese come avesse fatto a non notarlo prima.

<< È quello che ti permette di vedere quelle immagini >>, continuò lui, volteggiando in aria, comparendo e scomparendo ad ogni frase, con il sorriso sempre largo sul volto.

<< Vedi ciò che sarebbe potuto accadere se avessi preso decisioni differenti. Se la visione ti rende triste, allora hai fatto la scelta giusta. Al contrario, devi tornare sui tuoi passi. Il problema è quando non riesci a capire cosa senti >>.

<< Cosa succede allora? >>.

<< Beh... si diventa matti! >>.

Alice restò in silenzio per qualche secondo a pensare al Lago dei Capricci.

<< E dimmi un po’... come mai di nuovo così piccola? >>, chiese.

<< Oh, volevo mangiare la tortinsù una volta passata la porta, ma... ecco, non ho vestiti più grandi altrettanto colorati! >>.

<< Capisco >>, disse, e scomparve di nuovo per poi riapparire dietro la ragazza.

<< Il Cappellaio potrebbe aiutarti a trovare dei vestiti altrettanto colorati e della giusta misura >>.

<< Puoi portarmici, Stregatto? >>.

Il felino allargò maggiormente il sorriso e fece un piccolo inchino ad Alice, indicandole la strada da seguire.

<< Da questa parte, Paladina >>.

   
 
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