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Autore: Matagot    28/05/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Non devo essere violenta.

Olivia fece cadere la piuma che le aveva consegnato la professoressa Umbridge. Nell’attimo in cui aveva scritto quelle parole, vergate con una strano inchiostro rosso scuro, aveva avvertito un lancinante dolore all’avanbraccio destro e istintivamente aveva mollato la presa. Abbassò lo sguardo e vide che le parole, con la sua grafia, erano state intagliate sulla pelle morbida del braccio, ma la ferita si rimarginò velocemente, lasciando un violento rossore laddove aveva percepito il dolore.

Lo sguardo di Dolores Umbridge era compiaciuto e perverso, faceva raggelare il sangue.
“Qualche problema cara?”
Olivia la fissò con aria di sfida, furente e indignata. Quella era violenza fisica. Quella era decisamente violenza su uno studente minorenne e Olivia pensò che sicuramente non rientrava negli alti standard ministeriali imposti sulla scuola da quell’anno.
 
Quindi tu sei una sadica amante dell’ordine e delle regole che non si cura di infrangerle pur di ottenere un risultato. Maledetta megera.
 
“No, professoressa Umbridge.”
Il tono di voce era piatto e prontamente abbassò lo sguardo sulla sua pergamena. Non avrebbe fiatato, non si sarebbe lamentata, Dolores Umbridge non avrebbe avuto la soddisfazione di vederla lamentarsi.

Non devo essere violenta.
Non devo essere violenta.


Ogni volta che vergava quelle parole sulla pergamena, sentiva la sensazione di un bisturi che le penetrava l’epidermide, incidendo parole che prontamente scomparivano.

Non devo essere violenta.

Tentava in tutti i modi di non mostrare il dolore lancinante che stava vivendo, in effetti la sua espressione ricordava proprio quella indifferente di Draco Malfoy durante la lezione di Pozioni.

Non devo essere violenta.

Contraeva appena le labbra ad ogni parola, stringeva di qualche millimetro le palpebre e inspirava silenziosamente. Non le sarebbe certo bastato un Epismendo quella sera, probabilmente si sarebbe dovuta procurare qualcosa. Le sovvenne la volta in cui aveva incontrato Potter con la mano avvolta in una sciarpa insanguinata ed ebbe la conferma che la professoressa Umbridge era la causa di tutto ciò.

Non devo essere violenta.

Harry Potter non aveva fiatato però, nonostante lei gli avesse ingiunto di riferire tutto al preside, era sicura che lui non avesse detto nulla, perché orgoglioso com’era non avrebbe confidato quella cosa a nessuno, tranne probabilmente ai suoi due amici. Olivia cercò di capire il motivo di quell’atto omertoso, sicuramente Albus Silente si sarebbe frapposto tra il suo prediletto e la necessità di Dolores Umbridge di appagare quel bisogno malvagio di punire, piegare, controllare.

Non devo essere violenta.

Olivia arrivò a pensare che l’omertà di Potter era volta, secondo il suo profilo psicologico, a preservare il preside da uno scontro diretto con il Ministero della Magia, con cui era già ai ferri corti, evitando così di farlo cacciare dalla scuola.

Non devo essere violenta.

Un fischio acuto ruppe la quiete dell’ufficio di Dolores Umbridge. La professoressa alzò lo sguardo in direzione della sonda anti-intrusione posizionata tra due piattini in ceramica adornati di gatti e fiori, disposti vicino al camino, e con un colpo di bacchetta la silenziò.
“Penso che possa bastare, signorina Robin. Speriamo che il messaggio sia penetrato abbastanza a fondo.”
Dolores Umbridge aveva cinguettato allegra con la solita voce acuta di quando riusciva ad averla vinta. Olivia ringraziò mentalmente l’allarme e si congedò dall’ufficio della docente, non prima di aver notato che la professoressa si era inginocchiata vicino al focolare e aveva infilato un braccio attraverso le fiamme smeraldine, come se stesse cercando di afferrare qualcosa.

Olivia aveva il fiato corto ed era ancora sconvolta da quell’abuso gratuito perpetrato da chi deteneva una posizione di potere, quindi percorse velocemente il corridoio fino alla fine e svoltò l’angolo. Le torce lungo i corridoi erano già accese, dovevano essere le undici inoltrate e gli studenti si erano già ritirati nei loro dormitori, quindi si concesse di appoggiarsi con le spalle al muro e chiudere gli occhi. Tentò di regolarizzare il respiro, impedendo che la sua emotività intrisa di paura e rabbia prendesse il sopravvento. Aveva ancora la fronte imperlata di sudori freddi, che tentò di asciugare con la manica sinistra della veste, avendo la destra impregnata del suo stesso sangue.
 
Iuncturam Double!
 
Olivia avvertì un lieve solletico nell’incavo del gomito sinistro ed era sicura che, se avesse sollevato la manica, avrebbe visto comparire in azzurro una piccola runa. Doveva parlare con Guillaume, ne aveva bisogno, doveva chiedergli come fare a curare quella ferita e il solo sentire la sua voce probabilmente l’avrebbe calmata tanto da evitarsi l’attacco di panico che sentiva montare dentro di lei. Sapeva che avrebbero avuto pochissimo tempo, ma le sarebbe bastato oppure se lo sarebbe fatto bastare.
 
Papà, ci sei?
Ciao Olivia. Oddio, cos’è quel sangue? Sei ferita?
No papà, una punizione con la Umbridge.
Dimmi solo cosa metterci su.
Dittamo. Dovresti metterci su del Dittamo.
Dovrebbe averne un po’ Lisa, gliela chiederò.
Vuoi dirmi cos’è successo?
Mi ha fatto scrivere ‘Non devo essere violenta’ almeno una cinquantina di volte.
Non sono stata violenta, te lo giuro papà.
Mi devi chiamare se hai bisogno, intesi? Un Double serve a questo, siamo in due.
Non sei sola.
Sento dei passi, ti contatterò più avanti, ciao papà!
Ciao, petite lapine.
 

Olivia interruppe il contatto mentale con il Double, quello per cui riusciva telepaticamente a scambiarsi informazioni con lui e grazie al quale Guillaume riusciva a vedere stralci di ciò che lei vedeva. Era ancora con le spalle al muro e richiuse gli occhi, respirava profondamente e cercando di mantenere un ritmo lento e costante. Aveva sempre la fronte sudata, ma ora che era riuscita a reprimere il panico stava decisamente meglio.
 
“Robin, stai bene? Perché sei in giro a quest’ora?”
Olivia aprì gli occhi lentamente e le ci vollero un paio di momenti prima di mettere a fuoco di chi fosse quella voce. Sentì un tocco gentile sulla spalla, qualcuno la stava scuotendo lievemente per farla riprendere, un Draco Malfoy con gli occhi sbarrati fissati sul suo volto pallido come un cencio. Gli rivolse un lieve sorriso e d’istinto si portò la mano destra dietro alla schiena, con fare decisamente più noncurante di quando lo aveva fatto Potter, ma agli occhi di Malfoy quel gesto non era passato inosservato. Senza troppi complimenti le afferrò il polso e se lo tirò davanti per esaminarlo. Sulla pelle chiara torreggiavano dei tagli ancora sporchi di sangue, che formavano le parole ‘Non devo essere violenta’ in una calligrafia ordinata e regolare. D’istinto Olivia si ritrasse, ma non abbastanza velocemente da nascondere il misfatto. Non disse nulla, eppure fu abbastanza sicura che il suo sguardo duro facesse intendere a Malfoy che lei non aveva assolutamente voglia di discutere della cosa.

“Se allunghi il braccio ti posso aiutare, tu faresti sicuramente un macello, so che non sei mancina.”
La voce del Serpeverde simulava un composto distaccamento, eppure sembrò mettere Olivia a suo agio tanto da fidarsi. Con un colpo di bacchetta lui richiuse i tagli e con uno stretto movimento circolare rimosse i rimasugli di sangue ormai coagulato. Entrambi fissarono l’opera compiuta e, sebbene la pelle avesse decisamente un aspetto migliore, si poteva ancora scorgere l’alone più roseo che andava a comporre le parole scritte così tante volte.

“Una parola con qualcuno e divento davvero violenta, Malfoy.”
“Sono commosso da questo tuo atteggiamento da piccola ingrata.”
Olivia roteò gli occhi al cielo con fare scocciato, eppure l’accenno di un’espressione finalmente rilassata la tradì. Girò sui tacchi e si incamminò verso la sua Torre di Corvonero e non fu stupita di sentire che anche Malfoy, pochi passo dietro di lei, si era incamminato.

“Diciamo che ti accompagno alla tua torre solo perché hai preso una punizione per aver minacciato me, i professori non hanno capito che è così che esprimi la tua ammirazione nei miei confronti.”
“Diciamo che mi accompagni alla mia torre solo perché è proprio compito tuo in quanto Prefetto, o sbaglio? In ogni caso, non dovreste essere in due a fare la ronda? Dov’è la Parkinson?”

Draco diede una veloce alzata di spalle e sul suo viso si intravide indifferenza pura per il nome appena udito.
Malfoy la seguiva qualche passo indietro rispetto a lei e Olivia provò una punta di fastidio, la stava facendo sentire debole, ma non osò fiatare. Imboccò la scala a chiocciola che portava all’ingresso della Sala Comune di Corvonero con passo fermo e regolare, per dimostrare che riusciva a reggersi sulle gambe.
“Le ho detto di andare in ronda con quegli idioti di Tassorosso, non la piantava di assillarmi per sapere come mai non ti ho parlato a lezione oggi.”
L’irritazione passò velocemente come era venuta, poiché l’ultima frase di Malfoy aveva catturato l’attenzione della ragazza. Era ormai davanti al batacchio bronzeo a forma di corvo che permetteva l’ingresso solo a chi forniva la giusta risposta ai suoi quesiti, ma lo ignorò totalmente.

“Allora credo che dovrò raggiungerla con i Tassorosso, perché anche io volevo chiedertelo.”
Lui inarcò un sopracciglio e accennò al solito sorriso beffardo che le riservava durante i battibecchi.
“So che vorresti farmi vedere la tua collezione di farfalle, ma penso che i miei compiti da Prefetto includano solo l’accompagnarti fin qui per controllare che tu non svenga. Fai qualcosa per quella faccia comunque, è terribile, sembra che tu sia lì lì per tirare le cuoia.”
“Se avessi una collezione di farfalle sarei più felice di mostrarla alla Piovra Gigante che alla tua brutta e fastidiosa faccia!”
Olivia non fece nemmeno in tempo a concludere la risposta piccata che Malfoy aveva imboccato la scala a chiocciola, sparendo dalla sua vista.
 
**
 
La mattina seguente Ginny Weasley si fiondò come al solito al tavolo dei Corvonero per salutare Michael Corner durante la colazione e sfruttò nuovamente quell’escamotage per riferirgli che quella sera si sarebbe tenuta la prima riunione del gruppo incontratosi alla Testa di Porco.
Cinque minuti prima delle otto di sera, il gruppetto di Corvonero del quinto anno si trovava davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll e, senza evitarsi un marcato atteggiamento scettico, seguì le direttive comunicate da Ginny Weasley percorrendo tre volte il corridoio mentre si concentravano su una stanza dove potessero esercitarsi in segreto. Con sommo stupore di tutti, dopo i tre vai e vieni, comparve una lucida porta in mogano.
Padma Patil la aprì, rivelando al suo interno un’ampia stanza con scaffali zeppi di libri sugli incantesimi di difesa, una moltitudine di detector oscuri e parecchi cuscini foderati di seta. Anthony, Lisa e Olivia si guardarono intorno con sguardo avido di particolari, asserendo tutti che quella stanza aveva un potere straordinario.

La riunione iniziò dopo una breve spiegazione di Harry sul funzionamento della Stanza delle Necessità. Elessero all’unanimità Harry in qualità di capo di quel gruppo che pochi secondi dopo fu ribattezzato Esercito di Silente, in breve ES, così da poterne parlare senza destare troppi sospetti. Si divisero a coppie per esercitarsi nell’Incantesimo di Disarmo e Anthony Goldstein fece di tutto pur di essere abbinato ad Olivia.

“Avanti, fai del tuo meglio, ti prometto che ci andrò piano con te.”
“Expelliarmus!”
Mezzo secondo più tardi, la bacchetta di Anthony volò alta nella stanza, finendo dritta in testa a Dean Thomas, che si trovava a quasi quattro metri da loro. Olivia sorrise compiaciuta nel vedere quanto poco ci aveva messo a cancellare il sorriso bonario ma canzonatorio del suo amico. Anthony era attonito, completamente colto alla sprovvista, e arrossì violentemente prima di andare a recuperare la sua bacchetta. Fortunatamente per l’orgoglio ferito di Anthony, la sua défaillance non fu notata da troppe persone, dato che proprio quando la sua bacchetta era stata scagliata via, almeno un’altra mezza dozzina di altre erano volate per la camera.

Tutto intorno a loro vi era un vociare vivace, chi scandiva la formula ad alta voce ma con una pronuncia sbagliata, chi mormorava sommessamente e con poca convinzione oppure chi come Ron Weasley sembrava implorare la sua bacchetta di riuscire a compiere l’incantesimo senza danni. Olivia si guardò in giro e notò che, nonostante le proteste causate dal ripasso di un incantesimo basico, la stanza era piena di gente che sbagliava il movimento da eseguire oppure che scandiva male la formula. Incrociò lo sguardo con quello di George Weasley, che se la stava ridendo a crepapelle con il gemello, dato che a turno puntavano di nascosto la bacchetta verso un confuso Zacharias Smith e disarmandolo proprio quando toccava a lui lanciare l’incantesimo su Ernie MacMillan.

Era il turno di Anthony di disarmare Olivia e, dopo un primo flebile tentativo, riuscì finalmente a levarle la bacchetta di mano, anche se non andò lontano quanto la sua.
“Però Anthony non strizzare gli occhi prima di lanciare l’incantesimo, si capisce che stai per attaccarmi!”
Anthony arrossì di nuovo e proferì un borbottio confuso ed alle sue spalle Hermione Granger lanciò un’occhiata pregna di significato ad Olivia, ricordandole quella teoria secondo cui Goldstein fosse cotto e stracotto di lei.

Harry Potter reggeva un fischietto in mano e aveva abbandonato il suo compagno, Neville Paciock, per aggirarsi tra i compagni di scuola e correggere o aiutare chi riscontrava qualche difficoltà. Olivia assunse una guarda laterale e puntò la bacchetta con un movimento fluido verso Anthony prima di disarmarlo per l’ennesima volta. Era sicura che sarebbe riuscita ad eseguire l’incantesimo anche in forma non verbale e addirittura in movimento, ma fare sfoggio delle sue abilità non avrebbe fatto altro che incrementare un’attenzione che lei stessa non voleva.

Anthony si chiese come mai Potter sembrava girare per tutte le coppie evitando accuratamente loro e ipotizzò che dovessero essere quelli con meno difetti di tutto il gruppo, un’evidente bugia dato che gli servivano almeno due tentativi prima di scagliare la bacchetta di Olivia lontano dalle sue mani.
Come se Goldstein lo avesse chiamato, Harry Potter si avvicinò a loro due per osservarli. Olivia disarmò senza difficoltà il suo compagno, come del resto aveva fatto durante tutta la lezione e Harry sorrise genuinamente quando vide con che potenza la bacchetta di Goldstein volò per l’aula, atterrando dietro un’alta pila di cuscini.

“Poverino, gli avrai fatto fare almeno una tre miglia in un’ora per andare a recuperarla!”
Olivia ricambiò il sorriso di Harry, accennandogli al fatto che Anthony le aveva detto di non risparmiarsi, ma che lui ci sarebbe andato piano con lei.
“Penso che se ne sia pentito quasi subito, sei una bomba. Sul serio, non so chi sia riuscito a padroneggiare meglio l’incantesimo tra te ed Hermione.”
“Grazie Harry, ma credo che ti debba prendere un po’ di merito come insegnante. E comunque non fare il modesto, il vero campione di Difesa Contro le Arti Oscure sei tu.”

Anthony tornò al suo posto e assunse la posizione di attacco. Dopo una lesta occhiata imbronciata ai due che ancora parlavano, puntò la bacchetta verso Olivia e lanciò l’incantesimo, facendo volare via però la bacchetta di Harry invece che quella della ragazza.
Dopo un’ora dall’inizio dell’allenamento, Potter annunciò che la lezione era terminata e che si sarebbero tutti dovuti recare nelle proprie Sale Comuni per evitare di infrangere il coprifuoco, intimando loro di uscire in gruppi di tre o quattro per volta dopo il suo via libera. Olivia si era fermata a scambiare qualche parola con Hermione e di conseguenza fu una delle ultime a lasciare la Stanza delle Necessità insieme ad un altro paio di Corvonero, dando la buonanotte a Harry, Ron ed Hermione.

Quando si chiusero la porta alle spalle, Padma Patil scoppiò in una risata frivola e si chiese come mai Harry Potter li avesse appena salutati agitando la mano con fare impacciato, come se avesse cinque anni, e Lisa si aggiunse alle risate cinguettanti della sua compagna di Casa.
All’interno della Stanza delle necessità, Harry si schiaffeggiò la fronte con il palmo della sua mano, mentre Ron rideva di lui e della sua goffaggine ed Hermione tentava invano di convincerlo che non aveva fatto nulla di imbarazzante, anche se la smorfia sul suo viso asseriva tutto il contrario.

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Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Ringrazio tutti quelli che sono riusciti ad arrivare alla fine di questo capitolo, che mi recensiscono o che seguono la storia, vi si vuole bene!
Ho trovato un po' difficile descrivere come Draco potesse in qualche modo aiutare Olivia in questo capitolo, rimanendo comunque fedele al suo personaggio durante il quinto libro e spero di esserci riuscita abbastanza bene.
Se vi va, vi invito ad andare ad ascoltare delle playlist molto carine che ho trovato su Spotify, sono create da KIWIMANGO9 e ne ha fatta una per ogni casa di Hogwarts (al momento sono ossessionata da quella di Serpeverde, che è anche quella che ho ascoltato più di tutte quando non riuscivo ad immaginarmi le reazioni di Draco).

Ciao a tutti!

 
   
 
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