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Autore: Elwoodblues    28/05/2020    1 recensioni
Laura racconta la sua storia che l'ha portata a scontrarsi con l'anoressia e la bulimia, malattie frutto di una non accetazione di sè. Il personaggio ci racconta com'è il disturbo visto dall'interno, senza clichè, senza falsità.
-Storia partecipante a “Il contest autobiografico” indetto da Ile_W sul forum di EFP-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ci nutriamo di sogni che non si realizzeranno mai, quindi non credo sia così sbagliato limitarsi a desiderare.

Mi accorgo dell’importanza del desiderio quando mi vedo un po' più  chiaramente, quando capisco ciò di cui sono fatta. Il mio riflesso, più nitido, rappresenta i mie bisogni, i miei sogni.

Ero invisibile. Sentivo le risate, il chiacchiericcio e io non esistevo, non parlavo. Il mio nome poteva essere Laura, ma anche Lidia, i miei capelli potevano essere biondi, ma anche rossi, potevo essere “la ragazza che non parla mai” oppure potevo non esistere. I miei occhi erano vuoti, la mia anima pure. Nulla di memorabile.

Un giorno decisi di sognare. Il mio corpo fremeva, aveva bisogno di essere nutrito. Fu così bello desiderare.

Mi vidi. Vidi i miei occhi castani che imploravano e  ne fui contenta.

Ero stesa sul letto e la mia pelle sembrò diversa. Era liscia, viva.

La pioggia picchiettava sulla finestra, mi addormentai con quel suono che mi accompagnava.

Così la fame si addormentò con me.

Sognai quella pioggia. Una pioggia di colori. Mi illuminai. Il quel mare nero esistevo, lievitavo.

Quando mi svegliai mi guardai allo specchio. Avevo le occhiaie, la treccia scomposta. Me la sciolsi. Sorrisi alla mia figura: la vedevo.

Da lì la mia vita fù diversa e lo sapevo. Pioveva, pioveva sempre, ma tra quella pioggia sentivo che la gente mi notava. Ero la ragazza magra, Laura, capelli, poca carne sulle ossa  e occhi marroni tristi.

Stavo scomparendo, mi incitavano a mangiare; dicevano che sarei stata bella comunque, che ero una brava ragazza, dolce e intelligente e se avessi continuato in quella che chiamavano malattia- ma io chiamavo presa di potere- avrei distrutto tutto ciò che c’era di buono in me.

E potevo vedere quello che c’era di buono in me, adesso. Dalla mia pelle trasparivano i pensieri che avevo ignorato, la creatività, i sentimenti, la bellezza. E adesso, attraverso quella pelle bianchissima e trasparente, le mie emozioni erano sotto gli occhi di tutti.

Proprio sotto quegli occhi un giorno mi sentii cedere. Tutto attorno a me sembrò scomparire. Non sentivo più nulla.

Non sentivo mia madre, i miei amici, non sentivo l’aria, il sole, solo la pioggia martellante la musica sempre più forte.

Bussavano, mi chiedevano cosa facessi in  bagno e io sentivo gli occhi che mi uscivano dalle orbite, il mio corpo che si contraeva spasmodicamente, il rigetto del mio viscoso desiderio, il sangue che colava dalla mia bocca.

Ma mi rialzavo. La porta era chiusa. E nessuno poteva sapere o capire. La musica era così assordante, non potevano sentire. Il sangue poteva diventare un rossetto se con il mio dito l’avessi steso per bene. I miei occhi lucidi potevano diventare raggianti e commossi. Il mio corpo magro indice del desiderio che non avevo soddisfatto. E sarei rimasta Laura dal corpo magro e gli occhi tristi.

Diventò rituale. Mi levavo gli anelli. Chiudevo la porta a chiave. La musica sul telefonino ed ero sola cercando di far esplodere i colori ancora una volta.

Non funzionò per sempre. Chiusi gli occhi ed ero in un mare che mi trascinava, la pioggia cadeva viscosa e nera e volevo fuggire liberarmi scappare, ma non potevo urlare, non potevo far nulla.

Aprirono la porta e mi trovarono riversa accanto la tazza. Dalla bocca colava una sostanza nera e viscosa.

Sono passati anni da quel mondo. Laura dal fisico scheletrico e dagli occhi tristi non esiste, esiste Laura che cerca di vivere come può, che finge di non sentire quando la chiamano Lidia o quando dimenticano il suo compleanno in ufficio.

Esiste Laura con gli stessi occhi triste, ma un fisico migliore.

Se solo mi fermo ad ascoltare, sento ancora la pioggia. È una pioggia diversa, però. È fatta di altre cose. Ma piove, piove sempre.

   
 
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