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Autore: Niglia    12/08/2009    7 recensioni
{Vecchio titolo: The Wrong Man}
Giulia è una normale ragazza di 18 anni; va a scuola, esce con le amiche e, quando capita, con qualche ragazzo, ma non è certo alla ricerca del Principe Azzurro.
Sembra l'inizio di un'estate come le altre quando, all'improvviso, compare Enrico: l'erede di un impero criminale, bello e affascinante, che si invaghisce di lei e la obbliga, un po' con le buone e un po' con le cattive, a frequentarlo...
"I tuoi amici non sanno dove sei, però loro sono al sicuro." Mormorò, avvicinando le labbra al mio orecchio e facendomi rabbrividire con il suo caldo respiro. "Cerca di fare in modo che rimangano tali... Se mi disobbedisci in qualsiasi modo, farò loro del male, e ti assicuro che sembrerà un incidente."
Parlava come farebbe un amante nell'intimità di una camera da letto, con la stessa voce calda e rassicurante, leggermente roca: eppure le sue parole erano tutto fuorchè rassicuranti. La sua era una minaccia bella e buona...
[dal Capitolo 7]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Eccomi!!
Perdonatemi il ritardo nello postare questo capitolo, ma man mano che la storia prosegue diventa sempre più arduo dividere i capitoli e decidere cosa scrivere in questo, cosa nell'altro.. >___<
Comunque, forse dovrei esserci riuscita! Questo è un capitolo di transizione - l'ennesimo, temo, vogliate perdonarmi! - e la parte più interessante arriverà solo nell'11, dove scopriremo qualcosa in più del nostro "cattivo" e del suo ex compare... Basta, non dico nient'altro altrimenti vi rovino il gusto della lettura!! =p
Ringrazio ancora tutte coloro che mi recensiscono e che hanno la pazienza di leggere i miei scarabocchi!! Un abbraccio a tutte!!
A presto - mi auguro - con il prossimo capitolo, e adesso godetevi questo!!
SmAcK!!! =*


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Capitolo X













Il mio sguardo si spostava a salti da Riccardo ad Alessandra, e da lei ad Enrico.

Temevo davvero che Riccardo ed Enrico si sarebbero picchiati, soprattutto visto che stavano per venire alle mani anche al bar, l’ultima volta che li avevo visti insieme. Ma perché? Perché sembravano odiarsi così tanto? E adesso il mio rapimento era solo uno sciocco pretesto per dare inizio alla lotta! E pensare che, se non fossero arrivati, forse avrei potuto risolvere io stesso la situazione con Enrico, raggiungendo un accordo… Accidenti!

All’improvviso, decisi tutto in un attimo: non ero disposta a lasciarmi trattare come la fanciulla indifesa di un libro di qualche secolo fa. Se Riccardo era pronto a battersi, bene, lo sarei stata anch’io!

Con una mossa decisa del braccio riuscii ad allentare la presa di Enrico, sgusciando via dalla sua stretta e allontanandomi da lui di qualche passo. Mi avvicinai di più ai miei amici, ma per non irritare troppo il mio rapitore rimasi al centro della stanza, a metà strada tra i due.

“Non è davvero il caso di prenderla in questo modo!” Esclamai, rivolgendomi questa volta a Riccardo. “Non c’è nessun bisogno che vi picchiate. Non è successo nulla di grave, perciò…”

“Nulla di grave?!” Esclamò Alessandra, avanzando verso di me. “Ma stai scherzando? Geme…”

“Non è successo nulla di grave,” ripetei, implorandola con lo sguardo di assecondarmi. “Adesso noi ce ne andiamo, e nessuno picchierà nessuno! Okay?”

Questa volta guardai dritta negli occhi Enrico, certa che lui avrebbe cercato di raggiungere la faccia di Riccardo in un modo o nell’altro.

Tuttavia la sua reazione mi sorprese. Dopo il fastidio iniziale causato dalla brusca interruzione e dal mio ‘allontanamento’, sembrava essersi quasi rassegnato. Annuì serio, poi sollevò le mani in segno di resa. L’aveva già fatto, e sembrava sincero.

“Come vuoi tu, Giulia.” Ammise, con calma. Era solo una mia impressione, o la sua voce era davvero diventata più morbida e dolce? “Immagino che possiate andarvene tutti, visto che sono in netta minoranza.”

Sui nostri volti era già apparsa un’espressione di sollievo e incredulità, ma purtroppo lui non tardò a dettare le sue condizioni, anche se lo fece in modo che solo io potessi capirle.

“Tu sai cosa voglio, Giulia.” Sussurrò nella mia direzione, in modo che potessi sentirlo. “E non mi arrenderò fino a quando non l’avrò ottenuto. Ora potete anche andare, ma la cosa non finisce qui. So dove posso trovarti, e so come fare per arrivare al mio scopo.” Sorrise, e in quel momento mi sembrò realmente una belva feroce. “Non puoi sfuggirmi.”

Non riuscii a rispondere niente, primo perché le sue parole mi avevano davvero spaventata, e secondo perché non volevo che i miei amici capissero a che cosa si stesse riferendo. Deglutii senza riuscire a staccare gli occhi da lui, indietreggiando piano verso la ‘cavalleria’. Quando raggiunsi la mia amica, lei mi afferrò il braccio e mi attirò a sé, guardando Enrico a sua volta spaventata.

“Ti conviene non cercare più di avvicinarla, Enrico.” Sputò Riccardo con disprezzo, raggiungendoci. “Altrimenti la prossima volta non verrò da solo.”

Enrico rise, ma lo sguardo che lanciò al suo vecchio amico fu di odio puro. Non avrei mai voluto essere la destinataria di un tale sguardo… “Non sarà certo un traditore come te ad impedirmelo!”

Successe all’improvviso, in pochi secondi: ebbi solo la vaga sensazione di un movimento d’aria accanto a me e il rimbombo di due corpi che si scontravano. Era stato così veloce e così risoluto da spingermi da una parte e farmi cadere per terra, e quando sbattei le palpebre per capire quello che era successo, vidi Riccardo addosso ad Enrico, e quest’ultimo bloccare i tentativi di colpirlo con le sole mani. Accidenti. Doveva allenarsi molto per riuscire ad immobilizzare in quel modo un ragazzo più o meno della sua stessa stazza.

Alessandra si precipitò accanto a me, dandomi una mano per rialzarmi. Quando fui nuovamente in piedi, notai che Enrico aveva un brutto taglio al labbro superiore, e quindi Riccardo doveva essere riuscito a colpirlo! Non pensavo che un Occhi Belli glielo avrebbe mai permesso.

Infatti, poi, non tardò a vendicarsi.

Lo vidi tendere tutti i muscoli delle braccia in modo da concentrare la sua forza su di esse, e dopo una breve resistenza da parte del nostro amico, riuscì a spingerlo e farlo barcollare. A quel punto approfittò del fatto che Riccardo era distratto, per raggiungerlo in due passi e colpirlo con un pugno all’angolo della bocca, in modo da procurargli il suo stesso identico taglio. Tuttavia mi accorsi che Enrico si era abbastanza trattenuto nel colpirlo, perché ero più che certa che, se avesse usato tutta la sua forza, Riccardo non sarebbe rimasto in piedi così a lungo.

Ma quando lo vedemmo portarsi dolorante una mano alle labbra, io e Alessandra non riuscimmo a trattenere un gemito, e subito lo raggiungemmo per interrompere quell’assurda lotta.

Alessandra afferrò Riccardo per un braccio, riuscendo a trascinarlo lontano dal suo antagonista e condurlo verso la porta. Io invece rimasi immobile, fissando Enrico dritto negli occhi. Ad essere sincera non mi dispiaceva per nulla che l’avesse colpito, ma io rimanevo dell’idea che se Riccardo non fosse intervenuto, io avrei potuto tranquillamente raggiungere un accordo con lui, e nessuno si sarebbe fatto male.

Eppure, quando lo vidi passarsi la lingua sopra il taglio, leccandosi il sangue senza distogliere lo sguardo da me, non riuscii a trattenere un brivido di paura, e pensai che, in fondo, l’entrata eroica dei miei due amici non era stata del tutto inopportuna.

Gli diedi le spalle, raggiungendo gli altri sulla porta, e prima che ad Enrico potesse venire in mente di bloccarci un’altra volta, la richiusi alle mie spalle senza neppure voltarmi indietro.

Per il momento l’avevo scampata, ma chi poteva dire fino a quando?



Riccardo sembrava furioso.

Stringeva con forza il volante della sua auto, lo sguardo fisso sulla strada e un lieve tremito che gli percorreva le mani contratte. Mi voltai leggermente verso Alessandra, seduta nel sedile posteriore, per scambiare con lei uno sguardo stupito e insieme preoccupato per la reazione del ragazzo: speravo che lei avesse saputo spiegarmi qualcosa di più, ma evidentemente ne sapeva quanto me.

“Stai bene, Riccardo?” Chiese lei dopo un po’, mettendo in quelle poche parole tutta la calma di cui disponeva.

Ma lui non aveva nessuna intenzione di calmarsi. “Posso sapere perchè diavolo appena hai saputo che eri sola in casa con Enrico non hai cercato qualcosa per spaccargli la testa?” Ringhiò invece, voltandosi appena verso di me. “Saresti potuta fuggire, e avremmo evitato questa ridicola messinscena!”

“Stavamo parlando!” Ribattei, contrariata. “Volevo risolvere questa storia una volta per tutte, e fuggendo avrei solo rimandato il momento della verità! Come è successo grazie alla tua brillante idea di picchiarlo.”

Sentii Alessandra trattenere il fiato, stupita per il mio tono. Forse ero stata troppo acida, lo ammetto, ma in quel momento ero troppo arrabbiata per tenere sotto controllo le parole.

“Ah, si?” Replicò lui, accelerando ulteriormente. “E credi che con lui sarebbero bastate le parole? Non lo conosci, Giulia, non sai di cosa è capace!” Scosse la testa, prendendo un bel respiro. “E comunque è meglio che tu non lo sappia…”

Mi voltai completamente verso di lui, sganciando la cintura di sicurezza per non essere impedita nei movimenti. “Adesso basta! Basta!” Esclamai, dando libero sfogo a tutto quello che avevo trattenuto la notte precedente. “Cosa accidenti sono tutti questi segreti? Non sono una bambina! Se hai qualcosa da dire, allora fallo! Non me ne frega niente se hai avuto problemi con lui in passato, voglio solo sapere in che razza di situazione sono finita! E se non hai nessuna intenzione di dirmelo, benissimo: ma non venire da me a predicare saggezze e a pretendere di controllare la mia vita.”

A quel punto frenò quasi bruscamente, facendomi rimpiangere di aver slacciato la cintura. Per fortuna eravamo ancora in una stradina di campagna, e l’unica macchina in circolazione era la nostra.

Spense il motore con un gesto furioso della mano, e si voltò verso di me. I suoi occhi furiosi mandavano lampi, quasi nel vero senso del termine. “Sbaglio o sei stata tu a dire ad Ale di venire a cercarmi?” Sibilò. La sua rabbia era palpabile. “Se non volevi che mi intromettessi, bastava dirlo!”

“È stato prima di sapere che non voleva violentarmi!” Esclamai, raggiungendo il suo stesso tono di voce.

“E chi ti dice che non l’avrebbe fatto, eh?” Ribatté Riccardo, sbattendo il pugno chiuso contro il volante. “Eravate da soli, e... Dio! Guarda come ti ha fatto vestire! Dov’è la tua roba?”

Malgrado fossi furiosa non potei impedirmi di arrossire violentemente, tirando il lembo del vestitino in modo che mi coprisse un po’ di più. Impresa inutile. Accidenti, avevo lasciato i miei vestiti a casa di Enrico! “Devo averli dimenticati a casa sua.” Risposi seccamente.

“Ecco!” Esclamò ancora lui, voltandosi nuovamente verso la strada ed incrociando le braccia.

Lo vidi scuotere piano la testa, come se stesse riflettendo su qualcosa di terribilmente importante, e allora mi voltai verso la mia amica, cercando da parte sua un minimo di sostegno. Come prima, però, si limitò a scrollare le spalle. Al che sospirai, abbassando lo sguardo. Non sapevo che cosa dire, e a quel punto le parole non sarebbero servite a nulla.

Fu Riccardo a rompere nuovamente il silenzio.

“Che cosa hai intenzione di fare, Giulia?” Chiese, usando un tono più pacato rispetto a prima, voltandosi verso di me. “Pensi di frequentarlo?”

Quella volta spettò a me scrollare le spalle, senza avere la minima idea di come rispondere. “Sinceramente, non lo so...” mormorai, senza osare incrociare i loro sguardi. “Potrei farlo, se questo servisse a farlo stare tranquillo fino a quando non gli sarà passata... In fondo, Enrico non mi sembra così cattivo come vuole far credere...”

Riccardo fece una strana e breve risatina. “Enrico è molto abile a nascondere il suo lato peggiore, credimi... Evidentemente, ti ha mostrato solo ciò che voleva che tu vedessi.”

Mi trattenni a stento dallo sbuffare, innervosita. La mia pazienza si stava già esaurendo, ero più che convinta di averne usata troppa in soli due giorni. “Ascolta, Riccardo. Se mi vuoi dire quello che sai a proposito di Enrico, ti invito a farlo... Voglio sapere in che situazione mi andrei a cacciare, nel caso decidessi di dargli corda. Ma se invece vuoi tenerti i tuoi piccoli segreti, allora faresti prima a stare zitto, e vedrò di trovare da sola una soluzione.”

Avevo parlato piano, a bassa voce, ma con tutta la freddezza di cui ero capace, perciò ero sicura del fatto che le mie parole avessero convinto almeno uno di loro. E in effetti era proprio così. Il mio ‘salvatore’ mi osservava con un’espressione forse troppo seria per il suo bel viso – oh, niente a che vedere con Enrico, ma potevo ammettere che, quella volta, la mia amica aveva visto giusto – anche se d’altra parte sembrava non vedermi. Fissava il vuoto, forse riflettendo su quanto avevo appena detto. Alla fine dischiuse le labbra, e parlò.

“Okay, Giulia, hai ragione tu. Hai tutto il diritto di sapere quello che il nostro Occhi Belli ha ben pensato di tenerti nascosto.” Mise in moto la macchina, cambiando marcia e tornando in strada. Io e Alessandra ci scambiammo un rapido sguardo incuriosito prima di tornare a sederci normalmente nei rispettivi sedili, in attesa di qualche altra spiegazione da parte sua.

Tuttavia Riccardo aveva evidentemente deciso di tenerci sulle spine, perché rimase in silenzio fino a quando non arrivammo a casa sua. Non seppi mai quello che gli passava per la testa durante quel lungo tragitto, perché non lo disse né a me né ad Ale. Ma sicuramente non doveva essere qualcosa di allegro o di cui andare fieri, perché il suo sguardo oscurato rimase perennemente fisso sulla strada, e la sua presa sul volante talmente forte che le nocche erano diventate bianche.

Più tardi, quello stesso giorno, credetti di capire quello a cui aveva pensato.

Aveva cercato a lungo di dimenticare quella parte della sua vita, del suo passato, e noi invece gliel’avremmo fatta rivivere tutta. Dopotutto, tutti e tre avemmo di che pentirci per quella scelta.


   
 
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