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Autore: Exentia_dream2    03/06/2020    2 recensioni
Rose Weasley è la classica ragazza intelligente che non impegna ma che, se si impegnasse, sarebbe capace di raggiungere ottimi risultati o traguardi importanti.
O, forse, rovinerebbe tutto comunque, pur impegnandosi.
E, a diciotto anni, convinta che il mondo sia un parco giochi, non sa ancora cosa fare da grande.
Si troverà impreparata ad affrontare le responsabilità che nascono dopo l'abbandono della scuola e finira a friggere patatine e cuocere hamburger.
Riuscirà a diventare grande e a conoscere, o riconoscere, l'amore?
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 3:

 Codissà e segreti svelati. 

Avevo fatto evanescere il primo oggetto per puro caso, qualche lezione più tardi rispetto agli altri. 

Nel dormitorio, senza la supervisione dei professori. 

Era stato un puro caso, davvero. 

Ero pronta per andare agli allenamenti con la squadra e condividevo il dormitorio con Evanna Jordan, una ragazzina con la pelle di bronzo, i capelli e gli occhi neri. 

Era una delle mie migliori amiche, perciò mi sentivo di raccontarle tutto e di aggiornarla di ogni mio spostamento. 

Quel giorno tenevo la bacchetta in una mano, perché subito dopo l'allenamento- organizzato all'ultimo minuto- avrei avuto una lezione di Difesa contro le arti oscure. 

Le dissi soltanto due parole: << Evan, esco. >>

E, nemmeno a dirlo, vidi il letto su cui Evanna era seduta sparire. 

Sì, probabilmente avevo detto quelle parole molto velocemente, probabilmente avevo mosso la bacchetta, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto ed io me ne sarei lavata le mani, proponendo ad Evan di dormire nel mio letto ed io mi sarei sistemata sul pavimento improvvisando un sacco a pelo. 

Ma, molto più probabilmente, ero una cretina e, inutile dirlo, fui richiamata in presidenza. 

Dopo quell'episodio, avevo capito che chiamare le cose con il proprio nome, senza abbreviazioni, senza omettere nemmeno una vocale, era l'unica cosa giusta da fare: l'odio doveva restare odio, le canne che si faceva James non potevano essere chiamate sigarette ed Evanna doveva restare Evanna. 

Immutato, completo. Non Ev, non Evan, non Vane. Evanna. 

Ah, e l'affetto non doveva mai essere confuso con l'amore né viceversa. 

Ed io ero estremamente convinta che quello che provassi per Axel McLaggen fosse amore. 



°°° °°° °°° 

Quando tornammo a casa, pensai che fosse giunto il momento di gettare le basi del mio piano OMT, omicidio mamma traditrice. 

Ed ero fortemente convinta che lei stesse preparando un piano di difesa: in fondo, l'avevo avvisata, no? Gliel'avevo promesso che se fossi sopravvissuta gliel'avrei fatta pagare ed era stata lei stessa a suggerirmi di fare qualcosa a riguardo. 

Quello che mamma non sapeva era che al mio movente principale se ne erano appena aggiunti altri due. 

Presi il cellulare dallo zaino e avviai la telefonata. 

<< Rosie. >>

<< Mmh… >>

<< Cosa è successo? >> Axel aveva cominciato a corteggiarmi durante il sesto anno e a metà del settimo era riuscito ad avere un appuntamento. 

La mia prima volta era stata con lui ed anche la seconda e la terza, poi, avevamo finito gli studi a Hogwarts e lui si era trasferito in Indonesia per un lavoro che gli era stato offerto. 

Quindi, le volte in cui avevo fatto sesso erano rimaste tre e l'ultima risaliva a quasi un mese prima, - la notte in cui poi era partito lasciandomi come un'idiota e con la promessa che al suo ritorno avremmo ripreso quello che avevamo messo in pausa-, ma, nonostante questo, Axel si diceva ancora pronto ad ascoltare le mie lagne. << Odio mia madre. >>

<< Cosa ha fatto di tanto grave? >>

<< Mi ha trovato un lavoro. >>

<< Ed è un male? >>

<< In una pasticceria. >>

<< Beh, sembra bello. >>

<< No, non lo è. Io so cosa vuole fare. >>

<< Cioè? >>

<< Vuole farmi ingrassare, finché non esplodo e muoio. O magari muoio a causa del diabete, ma che importa? Morirò comunque. >>

Lo sentii ridere e mi si strinse il cuore: Axel mi mancava davvero tanto. 

Forse perché era stato il mio primo vero ragazzo, forse perché mi dispiaceva non avergli dato una possibilità la prima volta che me l'aveva chiesta o forse perché era un figo da paura… 

Insomma, aveva i capelli castani e morbidi tirati su con il gel e gli occhi di un verde che si mescolava al marrone, come il giardino di nonna Molly. E il suono della sua risata era così delicato. 

<< Perché ridi? >> gli chiesi. 

E, per quanto dolce, in quel momento avevo deciso che non lo sopportavo: gli parlavo della mia morte imminente e lui rideva? 

<< Perché non morirai, Rose. >>

<< Ma come no? >>

<< No, basterà soltanto opporre un po' di resistenza e magari non ascoltare la tua voglia di ingerire tutto ciò che contiene zuccheri. >>

<< Tu non mi capisci. >> e staccai la telefonata. 

Avevo cominciato a guardare il soffitto liscio, senza nessuna crepa ad interrompere quel rosa pastello, quando mi arrivò un messaggio. 

Oh, grazie tante, Axel. Ricordami ancora una volta la mia stupidità. 

Il fatto che avesse concluso con un cuore, comunque, non ebbe l'effetto che forse aveva sperato. 

Guardai i numeri sul display e quando i minuti divennero pari, mi resi conto che se avessi chiuso gli occhi in quel momento, sarei riuscita a dormire per cinque ore di fila prima di cominciare la mia punizione e dare il via alla prima fase del piano ROM di mamma, ovvero Rose obesa muori. 

Un'ora più tardi ero ancora con gli occhi aperti a fissare il soffitto, senza mai cambiare posizione. 

<< Rose, dormi? >> sentivo la voce di Hugo attutita dal legno della porta che aprii con un incantesimo non verbale. 

<< Bello poter usare la magia anche fuori dalla scuola, eh? >> mi chiese. 

<< Sei in vena di fare chiacchiere? >>

<< Perché no? Hai di meglio da fare? >>

<< Sì, dormire. >>

<< Con gli occhi aperti? >>

<< Con gli occhi aperti. >>

<< Mi piace una persona… >>

<< Diglielo. >>

<< Beh, non è facile… Ci parliamo a stento… >>

<< Comincia a parlarle. >>

<< Oh, sì, ma certo, Rose: come ho fatto a non pensarci? Come avrei fatto senza di te? >> sorrisi compiaciuta dalla mia idea. << Ma sei scema o cosa? >>

Lo guardai male. << Credevo che i miei consigli ti fossero piaciuti. >>

<< Per niente! E poi che consigli sono, Rose? Non mi hai chiesto chi è, quanto mi piace, quando l'ho capito… Me ne vado, Rose, ti lascio dormire. Ah, buon lavoro per domani. >>

Perfetto, anche Hugo è arrabbiato con me

La rabbia di Hugo era del tutto diversa dalla mia: era indirizzata unicamente alla persona che l'aveva provocata, senza sfociare nell' immaturità e nei gesti e gli sbuffi plateali. 

L'unica cosa che l'accomunava alla mia era il mutismo. Forse neanche quello in realtà, perché Hugo aveva imparato a stare in silenzio finché non si sentiva abbastanza tranquillo per discutere e potevano passare giorni interi, a volte anche settimane. 

Poi, mi sistemai sotto le lenzuola e chiusi gli occhi e l'alba era arrivata prima di quanto fosse concepibile nella mia mente malata di persona adulta che si era addormentata alle due passate, sperando di svegliarsi pimpante ed attiva soltanto due ore e mezza più tardi. 

Mamma era entrata nella mia camera per svegliarmi con la sua dolcezza e gentilezza che consisteva nel tirarmi le coperte di dosso, prendermi i piedi per piazzarli sul pavimento, sollevarmi per le spalle e darmi un paio di buffetti in faccia. << Buongiorno, Rose. >>

Avrei voluto rispondere che buongiorno un cazzo: non ero mica un Auror che era stato richiamato per un emergenza? Invece, mi ero limitata a guardarla male, per quanto i miei occhi mezzi aperti permettessero. 

Mi ero trascinata in bagno e poi di nuovo in camera: un jeans, una maglietta su cui erano disegnati due gattini nel periodo del corteggiamento e un paio di converse vintage - dove vintage stava a significare che le avevo distrutte negli anni- mi sembravano la scelta appropriata per affrontare il mio primo giorno di lavoro che non volevo affrontare. 

<< Sarà emozionante, vedrai. Ti sentirai così realizzata, così… >> 

Mamma aveva un tono di voce leggermente isterico, più insopportabile delle altre volte e tornai a guardarla male, con la certezza di esserci riuscita perché improvvisamente aveva smesso di parlare. 

Poi, aveva ripreso. << Rose, mi raccomando: ascolta tutto quello che Luna ti dice, non farmi fare brutte figure, non farmi pentire di averti raccomandata ad una delle mie migliori amiche… >> e le raccomandazioni erano proseguite fino a che non eravamo arrivate in giardino ed avevo girato su me stessa per smaterializzarmi, senza mai smettere la mia espressione arrabbiata. 

Quello che mi aveva colpito più tutto, a parte il cielo scuro illuminato da una leggera striscia rosa che si fondeva con il blu sovrastante, era stato guardare Diagon Alley dormire: avevo un ricordo nitido di quelle strade brulicanti di persone, alunni che correvano eccitati a fare acquisti per tornare a Hogwarts, il negozio di zio George fuori dal quale i visitatori si mettevano in fila. 

In quel momento, invece tutto sembrava immobile e surreale. 

L'insegna della pasticceria era semplice: bianca, con un ramo di edera che dal centro si apriva verso gli angoli superiori e il nome del locale scritto con lettere rotonde e dorate. 

Dall'esterno riuscivo a sentire l'odore di croissant e biscotti al burro e sentii l'acquolina in bocca prima ancora di riconoscere gli odori. 

La porta era aperta, perciò avevo pensato di entrare saltellando e gridando buongiorno, poi mi ricordai delle raccomandazioni di mamma, perciò alla fine avevo preferito entrare timidamente. 

Luna era esattamente come la ricordavo e come l'avevo vista nelle foto magiche di mamma che le ritraevano insieme durante gli anno di scuola. 

<< Ehm… ciao Luna. >>

<< Oh, cara, non mi ero accorta fossi qui: non hai nessun gorgosprizzo nella testa, per questo non avevo avvertito la tua presenza. Siediti qui, dai, facciamo colazione. >>

Mi aveva messo davanti un boccale di succo d'arancia, due muffin al cioccolato, una teiera, una decina di biscotti al burro e due croissant. 

<< Forse è un po' troppo… >>

<< Ma no, avrai bisogno di energie. >> e senza farmelo ripetere una volta in più, avevo cominciato a mangiare. 

<< I gemelli? >>

<< Sono in vacanza: avevano da un po' l'idea di fare campeggio sulle Alpi. >>

Il buonumore che avevo cominciato durante la colazione finii irrimediabilmente sotto le scarpe: ero davvero l'unica che era stata costretta a lavorare, mentre gli altri se ne andavano in giro per il mondo per godere delle meritate vacanze. Li odiavo. Tutti. 

E non appena fossero tornati, avrei troncato la mia amicizia con Lorcan e Lysander per il semplice fatto che nessuno dei due aveva pensato di invitarmi: insomma, ero loro amica e volevo bene ad entrambi. E il fatto che i Grifondoro avessero vinto l'ultima Coppa delle Case contro Corvonero non poteva mica essere un motivo valido per non invitarmi sulle Alpi? 

<< Perché Calaluna? >>

<< Oh, beh, perché preferisco la luna quando è in fase calante. Vedi, Rose, durante quella fase lunare le nostre energie hanno una direzione centrifuga , quindi sono dirette verso l'esterno ed io sono una persona che ama dare, che ama far fluire i sentimenti verso le persone e ne metto sempre un po' nei miei dolci, per questo la gente è felice quando esce da qui, dopo aver mangiato anche un solo biscotto. >>

Di quella felicità, però, io non avevo visto nemmeno l'ombra. 

<< Dovresti cambiarti. >> Luna mi aveva messo in braccio un pantalone nero, una camicia bianca e un cravattino ed un cappello multicolore. 

No, no e poi no. Non indosserò mai una cosa del genere. 

Dieci minuti più tardi, comunque, Luna mi stava spiegando come mettere in funzione la macchina del caffè. <<... poi, premi questo pulsante ed è fatta. >>

<< È facile, dai. >>

Peccato che, ad un certo punto della giornata, avevo dimenticato di inserire la cialda  ed avevo servito una brodaglia di acqua e rimasugli di gocce di caffè, avevo premuto il pulsante sbagliato e mi ero quasi ustionata con il getto del vapore e avevo involontariamente staccato la spina del macchinario, inciampando sul legno del retro banco. 

Insomma, per essere soltanto le prime ore del primo giorno erano state davvero uno schifo. 

E, di tanto in tanto, guardando l'orologio, mi convincevo fermamente che le lancette fossero state incantate per muoversi lentamente e far durare un minuto quanto un'ora. 



<< Buonasera, benvenuti al Calaluna. >>

La signora all'altro lato del bancone non mi aveva degnato di uno sguardo, mentre io avevo ancora stampato in faccia un sorriso da ebete, mentre continuavo a rivolgerle delle brutte parole per la sua maleducazione: aveva i capelli neri, maledettamente lisci e perfetti, gli occhi neri, la pelle tirata tanto da sembrare trasparente e le labbra gonfie tanto che credevo potessero esplodere da un momento all'altro. 

E avrei scommesso che non sorrideva perché avesse del rossetto sui denti o magari aveva i denti storti o magari non li aveva proprio. 

Avevo messo le mani incrociate dietro la schiena, in attesa che Miss Felicità guardasse con estrema attenzione i dolci esposti in vetrina e scegliesse cosa comprare. 

<< Due codissà. >>

<< I croissant sono terminati, mi dispiace. >>

<< Infatti, ho chiesto due codissà. >>

<< Infatti, io le ho appena detto che i croissant sono terminati. >>

<< Due codissà. >>

Ma allora sei davvero? 

<< I  c r o i s s a n t s o n o t e r m i n a t i. >> avevo pensato che, forse, parlando lentamente e scandendo ogni parola, la signora avrebbe capito che i croissant erano finiti- l'ultimo lo avevo mangiato qualche ora prima. 

<< Ma per tutt i Fondatori, c'è qualcuno competente qui dentro? Mi faccia parlare con un suo superiore. >>

<< Tutto bene, Rose? >> Luna era uscita dal laboratorio dopo le urla ochesche di quella tipa che ora mi stava di fronte e mi guardava come se fossi un insetto fastidioso. 

<< Due codissà. >> lo aveva ripetuto per almeno dieci volte. 

Vedevo Luna accanto alla vetrina dove erano esposti i dolci ed incartare il tutto in una scatola rettangolare su cui era stampato il nome del locale. 

I codissà, come ho scoperto subito dopo aver ricevuto un'occhiataccia da Luna, erano dei dolci viola e rosa a forma di coda di pesce ripieni di crema ai frutti di bosco e mandorle. 

<< Sì, ma io avevo capito croissant. >>

Oh, insomma, era colpa di Luna: come le era venuto in mente di mettere ad un dolce il nome simile a quello di un altro dolce? 

Le cose devono essere chiamate con il proprio nome, non derivati o simili. 

E poi, come per magia, il tempo aveva cominciato a correre, era arrivata l'ora della chiusura ed ero rimasta con Luna fino a quando non aveva spento l'insegna della pasticceria. 

Poi ci eravamo salutate ed ognuna si era smateriallizata nella propria casa. 

<< Rose? Sei tu? >> 

<< No. >> avevo aperto la porta con le ultime misere energie che mi erano rimaste. 

Alle otto di sera, ero diventata un corpo e un'anima con il tessuto del divano. 

Avevo i piedi gonfi come due zampogne, le gambe stanche, un leggero tic all'occhio destro e un mal di testa peggiore di quello del doposbornia; di tutta la realizzazione, l'emozione e la soddisfazione di cui mi aveva parlato mamma non c'era nemmeno la minima traccia. 

<< Allora… Raccontami tutto: com'è andata? >>

<< Vattene via. Ti odio. >>

<< Lo prendo come un: sono molto fiera di me, grazie mamma per avermi dato questa bellissima e costruttiva opportunità. >>

<< Dovresti prenderlo come un: è la peggiore punizione che tu mi abbia mai dato, perché questa é una punizione, giusto? >>

<< Sei molto perspicace, Rose.>>

<< Sei molto perspicace, Rose. >> avevo scimmiottato in una pessima imitazione della sua voce fastidiosa.

Mamma se ne stava lì, con l'aria soddisfatta e il sorriso vittorioso di chi aveva appena portato a termine un compito difficile. 

<< Hai fame? >>

<< Sì. >> avevo la faccia stampata sul cuscino e parte della stoffa nella bocca. 

<< Bene, allora alzati e vieni a tavola. >>

<< Preferisco morire digiuna. >>

<< Oh, d'accordo. Allora, noi andiamo a cenare. >>

<< Ma… Mamma! >>

<< Sì? >>

<< Non provi nemmeno un minimo di pietà per questa figlia costretta ai lavoro forzati? >>

Sembrava ferma a pensare con gli occhi verso il soffitto e l'indice attaccato al mento. <>

La cena prevedeva degli involtini di pollo ripieni ed un'immensa ciotola di insalata che non avevo effettivamente voglia di mangiare, perciò avevo detto di essere davvero stanca, tanto da non riuscire nemmeno a sollevare la forchetta. Il che era vero, perché avevo trascorso l'intera giornata a sistemare le vetrine d'esposizione, a chiudere scatole di cartone, a posare tazze di caffè sul bancone e ad assaggiare le creazioni di Luna. 

Quindi, a conti fatti, avevo i piedi gonfi come due zampogne, le mani e le braccia senza forze e le mascelle deboli. 

Dopo essere salita in camera, comunque, avevo preso il cellulare. 

Axel: Mi dispiace, Rosie… spero che non morirai prima del mio ritorno. 

Rose: Quando torni? 

Axel: Tra una settimana. 

Rose: Quanto resti? 

Axel: Un paio di giorni: il tempo di avviare una pratica burocratica. Sai com'è… 

Ma certo che so com'è… 

Rose: Ok. 

Axel: Pensi di avere un po' di tempo per me?

Rose: Un paio di minuti forse riesco a trovarli. 

Axel: Ottimo. 

Ottimo? Ottimo? Insomma: Axel mi aveva promesso che al suo ritorno avremmo ripreso quello che avevamo interrotto e l'unica cosa che era stata interrotta era stata una bella e sana sessione di sesso mattutino… Davvero credeva che sarebbero bastati un paio di minuti? 

Ne sarebbero serviti almeno quaranta… 

Un paio di minuti… Ma nemmeno se avesse sofferto di eiaculazione precoce e si fosse presentato nudo e già pronto. 

Rose: Ok. 

E non avevo alcuna intenzione di scrivere nient'altro. 

Avevo bisogno di dare fastidio a qualcuno perciò ero andata in camera di Hugo che stava sul letto a non fare niente. << Allora, chi è? >>

Mi aveva guardato come la sua aria di sufficienza ed io avevo iniziato a pizzicargli le gambe. << Evanna? >>

Aveva fatto una smorfia di puro disgusto. 

Perché, poi? Evan era così carina. 

Evanna, non Evan. Evanna. 

<< Odette Finnigan? >>

<< No. >>

<< Adele McMillan. >>

<< No. >>

<< Diana Thomas, allora. >>

<< Sei impazzita? >>

Mi sembrava di aver dimenticato tutti i nomi delle persone che avevo conosciuto e con cui avevo avuto a che fare a Hogwarts. << Lily? >>

<< Ma che dici, Rosie? Lily è nostra cugina. >>

Avevo cominciato a dondolare i piedi nel vuoto e fare spazio nel cervello, accantonando le immagini del viso di tutte le nostre cugine, poi mi era sembrato di avere un'illuminazione e avevo cominciato a sorridere. A meno che mio fratello non fosse stato omosessuale. << Laura Paciock. >> quando Hugo aveva cominciato ad arrossire e a smettere di borbottare offendendo la mia sanità mentale, avevo capito di aver fatto centro. << Davvero? Laura? >>

<< Sì. >>

<< Oh, wow, beh… >>

<< Beh, un bel niente, Rose. >>

<< Pensi di non piacerle? >>

<< Penso che sarebbe un gran casino, perché Neville è uno dei migliori amici di papà e poi è il professore di Erbologia e… magari potrebbe non so, rendermi la vita difficile a scuola… >>

<< Quindi, ti preoccupi di tutto ma non del fatto di non piacerle… >>

<< Sì, quello è un piccolissimo dettaglio. >>

<< E non credi che prima di preoccuparti di Neville, dovresti capire se le piaci? >>

<< Non li sopporto questi tuoi momenti da psicanalista, Rose. >>

<< Capito, me ne vado. Buonanotte. >>

<< Buonanotte. >>

Il letto era l'unico posto in cui avrei passato ogni minuto della mia vita, perché più restavo ferma e meno possibilità avevo di fare guai; più restavo ferma e meno possibilità avevo di mangiare tonnellate di dolci e cioccolato; più restavo ferma e meno avvertivo la stanchezza e più restavo ferma più sentivo gli occhi pesanti. 

Ai dettagli del piano OMT avrei pensato poi. 



°°° °°° °°° 

<< Ehm… Luna? >>

<< Dimmi, Rose… c'è qualcosa che non va? >>

<< Oh, no, no… beh, volevo chiederti scusa per la mia sbadataggine. >>

<< Tranquilla, Rose: ad Hogwarts perdevo sempre le scarpe. >>

Non sapevo esattamente cosa c'entrassero le sue scarpa con il fatto che avessi farcito una torta con la gelatina al vomito ottenuta dalle gelatine tutti i gusti più uno e che l'avessi quasi venduta spacciandola per marmellata all'arancia, perciò l'avevo guardata come avrei fatto con Maico, il gatto obeso che avevamo avuto per qualche anno, con un viso bellissimo e l'aria antipatica di chi tramava di conquistare il mondo e, ogni volta che gli davamo un calcio e mamma lo accarezzava, si girava a guardarci con quell'espressione di soddisfazione con cui sembrava paragonarci ai sassolini sporchi di cacca della sua lettiera. 

<< Luna, senti, io vorrei chiederti se, per caso, potrei portare un po' di dolci a casa… Sai, abbiamo degli ospiti e mi piacereb… >>

<< Massì, prendi tutto quello che vuoi. >>

<< Grazie mille, Luna, giuro che te li pagherò prima o poi. >> 

L'avevo abbracciata d'istinto e me ero accorta soltanto quando le piume del suo vestito mi erano finite nel naso, perciò mi ero allontanata e le avevo sorriso. 

<< Non devi pagarmi, Rose. Prendilo come un regalo. >>

<< Ma no, Luna, davvero… >>

<< Insisto. >>

<< Beh, allora grazie mille. >>

Menomale, avevo pensato poco dopo guardando quanto quella quantità di dolci non si avvicinasse nemmeno lontanamente ad un po' - avevo leggermente approfittato del fatto che non avrei pagato nulla: per primi avevo preso i codissà, così, giusto per far provare a mamma quel senso di inferiorità che avevo provato io durante il primo giorno di lavoro. 

La immaginavo guardarmi e dire con quel suo tono saccente che no, quella non era la pronuncia corretta per dire croissant. 

Perchè i codissà sono un'altra cosa, stupida madre, e tu non lo sapevi. Ignorante!

Sì, quello sarebbe stato il primo passo della prima fase del piano OMT, anche se un po' mi dispiacevo al pensiero di doverla umiliare di fronte ad i suoi amici. 

Dopo aver scoperto la cotta di Hugo per Laura, avevo pregato mamma affinché invitasse Neville e Hannah, zio Harry e zia Ginny, figli compresi con la scusa che avrei potuto vederli per tutta l'estate e lei aveva accettato quasi immediatamente che consisteva in un lasso di tempo che andava dai trenta ai quarantacinque minuti in cui mi ero ero venduta l'anima e le avevo promesso mari e monti: mi ero addirittura proposta per cucinare. 

Hugo, ovviamente, era all'oscuro di tutto e sapevo che mi avrebbe odiato fino alla fine dei suoi giorni, ma, da buona sorella maggiore, lo facevo affinché lui avesse una vita sentimentale migliore della mia. 

Luna mi aveva dato anche un permesso speciale per darmi tempo di aiutare mamma con la cena - tempo che io avrei usato per mettere i piedi a bagno e farli sgonfiare un po'-, quindi alle sette ero già a casa. 

<< Mamma, ho portato i dolci. >>

<< Oh, Rose, grazie… Stavo proprio pensando di farne uno. Ah, Rose, visto che sei qui, potresti… >>

<< No. Ho già portato i dolci e ho risparmiato a te la fatica di prepararne uno. >>

<< Avevi promesso. >>

<< Ho mentito spudoratamente. >>

Avevo sentito chiaramente lo sguardo minaccioso dietro la schiena fino a quando non ero sparita dalla sua visuale. 

E poi avevo davvero bisogno di una doccia: avevo addosso un tanfo che era un misto tra l'odore delle brioche appena sfornate e quello del sudore dopo aver corso a perdifiato nella Foresta Proibita e, se fosse stato un vero profumo, lo avrei chiamato: Eau Lousy1

Immaginavo la pubblicità della presentazione: io che uscivo dalle fogne con un vestito logoro e sporco e mi rotolavo nel fango dove sguazzavano i maiale e poi giocavo a rincorrere le galline, mi sedevo su una balla di fieno e sfoderavo il mio sguardo più seducente, dicendo "Eau (come se stessi per vomitare, perché sì, dire eau mi faceva sembrare una persona pronta a farlo) Lousy." e in lontananza si sarebbe visto un tramonto sfocato. 

Altro che Chanel n°5 e One Million! 

<< È ora dei dolci: li ha portati Rose dalla pasticceria di Luna. >>

<< Ah, quella donna ha le mani d'oro. >> aveva detto zia Ginny. << Oh, guarda: ci sono anche i codissà! >>

<< Sono la sua specialità. >> aveva aggiunto mamma. 

Sentivo il peso della mascella sui piedi ed avevo cominciato ad odiare entrambe. Insomma, mi aveva rubato il mio momento di gloria, il momento in cui sarei stata la più intelligente di tutti i presenti. 

Quindi, il primo tentativo di attuare il piano OMT era fallito miseramente. 

<< Andiamo fuori. >>

<< Ma ci sono i dolci. >>

<< Non li mangerete. Nessuno di voi lo mangerà. >>

Avevamo cenato tutti insieme, poi avevamo deciso di lasciare gli adulti in casa e noi ci eravamo spostati nel giardino. 

Io ed i miei cugini amavamo definirci il clan Weasley-Potter, in cui il capo era stato eletto democraticamente, la gerarchia non contava niente ed in cui le decisioni importanti spettavano a me e soltanto a me. 

Era un clan di sostegno morale ed aiuto reciproco, nella buona e nella cattiva sorte, nelle buone e nelle cattive intenzioni; soprattutto era un clan attento alle emozioni di ognuno dei componenti e quando il capo decideva che era ora di andare, tutti gli altri decidevano che il capo aveva ragione. 

Che, poi, quest'ultima regola del clan non importasse e non fosse seguita da nessuno era comprensibile dal fatto che mi avevano seguito tutti, senza fiatare. Dopo, ovviamente, aver preso e mangiato il dolce in tutta calma e tranquillità; nel frattempo, però, avevo assegnato i posti a sedere in modo che Hugo fosse vicino a Laura, io vicino ad Al e il resto poteva sedersi un po' dove gli pareva. 

Non è mica compito mio accoppiare chiunque?

Hugo aveva la faccia dello stesso colore dei capelli e sembrava seriamente essere sul punto di saltarmi addosso e farmi male. 

<< Allora, Laura, hai pensato a cosa farai da grande? >>

<< Non lo so, credo mi piacerebbe seguire le orme di papà ed insegnare Erbologia. >>

Erbologia non era mai stata la mia materia preferita e, a dirla tutta, avevo cominciato a capirne qualcosa quando James aveva cominciato a rollarsi le canne e a studiare quella materia per scoprire quali fossero gli effetti delle varie erbe: secondo me aveva in mente un futuro da inventore e spacciatore di sostanze stupefacenti. 

<< Bello. >> Laura sorrideva ed io avevo finito gli argomenti di cortesia. << Ce l'hai il ragazzo? >>

Era diventata quasi più rossa di Hugo. << No. >>

<< E ti piace qualcuno? >>

<<  No. >>

<< Ma non è possibile: deve piacerti qualcuno… >>

<< Forse sì, c'è una persona che mi piace… >>

<< Vogliamo giocare al gioco dei segreti? >> aveva chiesto Hugo quando gli adulti ci avevano raggiunto. 

Ma davvero non hanno nient'altro da fare? 

<< Non ho mai giocato a questo gioco. >> aveva detto Lily. 

<< Oh, è facilissimo, te lo spiego. Ci mettiamo in cerchio, giriamo una bottiglia e la prima persona che viene indicata dal tappo è quella che deve svelare un segreto della seconda persona indicata. >>

<< Segreti. >> zio Harry aveva cominciato a ridere come se uno di noi avesse fatto la battuta del secondo, ma forse era solo un po' ubriaco. 

<< Cominciamo. >> poi, Hugo aveva sistemato la bottiglia al centro del cerchio ed aveva cominciato a farla girare. 

<< Laura deve dire un segreto di… >> la bottiglia girava. << Lily. >>

<< Ha fatto pipí sui vestiti dopo essere entrata nel bagno di Mirtilla Malcontenta ed averla vista nascosta nel gabinetto. >>

<< Ma… Laura! >> Lily aveva urlato, ma continuava a sorridere. << Però, spera che non tocchi a me dire un tuo segreto. >>

<< Albus deve dire un segreto di… James. >>

<< Si fa le canne. >>

<< Ma questo non è un segreto per nessuno. >> era sta zia Ginny a parlare e, quindi avevo due teorie a riguardo: o anche lei era ubriaca o era vero che tutti sapessero di James. 

<< Rose deve dire un segreto di… Laura. >>

<< Non ne conosco. >>

<< Hugo deve dire un segreto di… Al. >>

<< Una volta ha sognato di sposare la McGranitt. >>

<< Lily deve dire un segreto di… Rose. >>

<< È fidanzata con Axel. >>

<< Questo non è proprio un segreto, però… >> aveva detto James. 

<< No, ma non tutti lo sanno, perciò va bene lo stesso. >>

Piccola, malefica Lily. 

<< James deve dire un segreto di… Al. >>

<< È gay. Credo. >> ed Al aveva risposto alzando il bacino e toccandosi tra le gambe. 

<< Rose deve dire un segreto di… Frank. >>

<< Come punizione ha dovuto pulire l'ufficio di Gazza. >>

<< Lily deve dire un segreto di… Hugo. >>

<< Una volta si è fatto pagare due galeoni per scrivere un tema che faceva schifo. >>

<< James deve dire un segreto di… James. No, aspetta giriamo di nuovo la bottiglia. Un segreto di… Rose. >>

<< Durante un allenamento ha preso il Boccino d'oro mentre si guardava le tette. Non chiedetemi come abbia fatto, so soltanto che, in quel momento, sembrava avesse un seno vero e non i pettorali. >>

<< James, maledetto… Dopo facciamo i conti. >> ma la mia minaccia era andata a vuoto. 

<< Frank deve dire un segreto di… Laura. >>

<< Ha una cotta per Hugo. >>

<< Ma è perfetto. >> mi ero alzata in piedi. << Anche Hugo ha una cotta per Laura, non è meraviglioso? >>

E poi, senza che me ne accorgessi, Hugo mi aveva imitata ed era salito su una sedia. << Allora, io dirò a tutti il segreto di Rose. >>

<< No, dai scendi e poi non hai girato la bottiglia… >>

No, davvero. Non poteva raccontare il segreto così, come se fosse robetta da niente, eh. 

<< Nemmeno tu lo hai fatto. >>

<< Ma sapevamo che la bottiglia avrebbe indicato prima me e poi te. >>

<< Allora facciamo finta che la bottiglia abbia indicato prima me e poi te. >> mi guardava da un'altezza smisurata (tenendo presente i cinquanta centimetri delle gambe della sedia e il suo metro e settantacinque, calcolai che fosse almeno a due metri di distanza dal prato) e, mai come in quel momento, avevo paura di mio fratello e della sua maledetta boccaccia larga. 

<< Rose ha baciato Scorpius Malfoy con la lingua. >> 

Troppo larga, eccessivamente larga. 

<< Cosa? >> aveva urlato Ron dopo aver rischiato di strozzarsi con la sua burrobirra. 

<< Sì, ma davvero papà, è stato per gioco… >> sì, era vero, avevo baciato Malfoy, ma una cosetta così, al volo, una sola volta, giusto per non trovarmi impreparata di fronte al mio primo vero bacio d'amore. 

<< È stata la sua fidanzata per tre mesi. >> aveva aggiunto Al. 

Brutto Serpeverde, pezzo di mer… 

<< COSA? >> papà aveva continuato a strozzarsi con la burrobirra che stava bevendo per riprendersi dallo strozzo precedente, mentre io avevo cominciato a strozzarmi con la mia saliva ed avevo gli occhi fuori dalle orbite. 

D'accordo, okay. Avevo baciato Scorpius Malfoy più di una volta ed ero stata la sua fidanzata per tre mesi, ma solo per non trovarmi impreparata di fronte alla prima vera storia d'amore. 

Ecco tutto, niente di più. A parte quella volta in cui avevamo giurato di scappare e sposarci, ma davvero, niente di serio. 

Zio Harry aveva cominciato a prendere a pugni la schiena di papà, zia Ginny gli faceva aria con le mani e mamma restava ferma e sembrava non avesse aspettato altro per tutta la sera; Neville e Hannah, invece, sembravano appena scesi dalle nuvole e Frank aveva cominciato a passarsi la canna con James; Al guardava tutti con aria un po' schifata e Lily era andata a stendersi sull'altalena. 

<< Ora siamo pari. >> mi aveva sussurrato Hugo all'orecchio dopo essere sceso dalla sedia ed avermi posato un braccio sulle spalle. 

<< Io però ti ho rimediato la fidanzata. Tu, invece, mi farai disconoscere come figlia. >>

<< Ognuno ha le proprie gioie nella vita. >>

<< Ti odio vivamente, Hugo. >>

<< Sì, anche tu sei la mia sorella preferita. >>

<< Sono la tua unica sorella, idiota. >>

Dopo l'avevo visto avvicinarsi a Laura, con le mani nelle tasche e la testa leggermente inclinata di lato, lei aveva sorriso e poi si erano incamminati verso il gazebo. 

Mentre il viso di papà passava dal viola al bianco latte, mamma si era avvicinata a guardare suo figlio che si imboscava con Laura. 

<< Siete così cresciuti. >>

<< Un po'. >>

<< E, comunque, Scorpius è un bellissimo ragazzo, Rose. Non stare a sentire a quello che dicono tuo padre e nonno Arthur. >> avevo provato a guardarla male, ricevendo soltanto un buffetto sulla testa e mi sentii infinitamente triste. << Anche Draco non era male, anche era più stronzo che alto. >>

Il che era un tutto dire: avevo visto Draco Malfoy in poche occasioni, tra cui i vari primo settembre alla stazione di King's Cross, e mi era sembrato spropositatamente alto… E dopo che mamma mi aveva rivelato quel piccolo particolare che non avrei voluto conoscere, avevo cominciato a paragonare la stronzaggine di quel biondo platinato  ingrigito al monte più alto dell'Himalaya. Avevo sorriso a quell'immagine e stavo per raccontarla a mamma << Sì, beh… >>

<< E poi, Rose, sarebbe stata una romantica storia d'amore: la figlia dei salvatori del Mondo Magico innamorata del figlio di un nemico. >>

<< Non ero innamorata di lui, mamma, e quella non è stata una storia d'amore. >>

<< Chiama le cose con il loro nome, Rose. O puoi anche non farlo: chiamala amicizia particolare, chiamala simpatia, ma sempre una storia d'amore rimane. >>

James aveva cominciato a venire verso di me: camminava con le gambe larghe e le punte dei piedi che puntavano all'esterno del corpo. 

<< Un tiro, Rose? >> ed era calato un silenzio talmente denso che mi aveva portata a pensare che qualcuno avesse scagliato un Muffliato, mentre mamma aveva cominciato a guardare prima me e poi James con gli occhi che, se avessero potuto, avrebbero portato a conseguenze peggiori di un Crucio e un Sectumsempra fusi tra loro. 

<< E tu vuoi un calcio nelle palle, Jamie? >> e, di conseguenza, avevo provato ad indirizzare lo stesso sguardo omicida a mio cugino che, però, se ne stava con la canna penzoloni tra le labbra e un sorriso ebete stampato in faccia. 

Davvero non faccio paura a nessuno? 

Mi sentivo terribilmente depressa e l'unico modo che conoscevo per combattere quella depressione era affogare i dispiaceri negli zuccheri, perciò ero tornata in cucina ed avevo aperto la scatola dei dolci: dei codissà non era rimasta nemmeno una briciola, perciò mi ero accontenta di quello che avevo trovato. 

Avrei provveduto a colmare le altre lacune prendendo dall'armadio il barattolo di Nutella che avevo di riserva. 

<< È stata una bella serata, no? >>

<< No. Sarebbe stata una bella serata se tu non l'avessi rovinata, Hugo. >>

<< Ma dai, l'ho soltanto movimentata un po'... >>

<< Hai già smesso di sbaciucchiarti con la tua nuova ragazza? >>

<< Sì, sono andata tutti via. >>

<< Rose Granger Weasley. >> quando davvero era arrabbiato, papà pronunciava il mio nome per intero, comprendendo anche il cognome di mamma e, invece, era particolarmente fiero di me diventavo soltanto una Weasley; il discorso opposto valeva per mamma. 

<< Si, papà? >> magari, se gli avessi fatto gli occhi dolci…

<< Sono deluso, schifato, oltraggiato dal fatto che i geni di mia figlia avrebbero potuto mescolarsi ai geni dei Malfoy. >>

<< Vabbè, ma non siamo mai arrivati a fare ses… >>

<< Non dire una parola in più, signorina. >>

<< No, ma davvero papà… >>

<< Non. Una. Parola. >>

<< D'accordo. >>

<< Ah, e, a proposito, non sei più la degna erede della mia Nimbus duemilauno. >>

Oh, no, no, no, no. 

<< Quanto sei melodrammatico, Ronald. >> il tono vagamente scocciato di mamma, mi aveva fatto provare un piccolo barlume di speranza. 

<< Piuttosto le do fuoco. >>

<< Piuttosto inizia a comportarti come un uomo maturo. >>

<< Sono un uomo maturo. >>

<< No, non lo sei per niente. >>

<< Io sono l'uomo di casa ed esigo rispetto. >>

<< Si, certo, ora però fila a letto. E lavati i denti prima. >>

<< Oh, e va bene. >>

Dopo quella scena, avevo pensato che, forse, non era tanto male avere mamma come alleata e mi era passato per la mente il pensiero di abbandonare il piano OMT. 

Poi, il cellulare aveva cominciato a suonare. 

Axel: Buonanotte, Rosie…

Vaffanculo, Axel. 



Angolo Autrice:

Eccoci qui, con il terzo capitolo. 

Allora cosa ne pensate? 

Sta piano piano cominciando a prendere forma e per la prima volta troviamo Scorpius, anche se non fisicamente. 

Su su, fate sentire le vostre urla di giubilo.

E, soprattutto, cosa sarà successo secondo voi? 

Piccola Nota: Lousy in inglese significa disgustoso. 

A presto, Exe. 







   
 
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