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Flashback
“Hai
sentito gli altri ultimamente?” – chiese mentre era al telefono.
“Ho
sentito Jared, mi diceva che volevano organizzare una rimpatriata, ma non so perché”
– rispose.
“C’è
un motivo di fondo non lo sai?” – chiese mentre si arricciava una ciocca di
capelli ricchi intorno al dito.
“Quale
sarebbe il motivo di fondo? Sentiamo” – disse alzando gli occhi al cielo.
“Jennifer”
– rispose – “Lei”
“Lei
cosa?” – chiese aspettando una risposta.
“Diamine,
non pensavo non lo sapessi” – la voce dell’amica le lasciò una situazione strana
alla bocca dello stomaco.
“Cosa
devo sapere? Puoi parlare?” – attese.
“Lei
ha avuto un brutto incedente” – per un attimo, la sua mente vagò sul più terrificante
scenario. Guardò un punto fisso davanti a sé e boccheggiò. Perché volevano fare
una rimpatriata, non ce l’aveva fatta?
“Lei
è?” – non era certo di volerlo sentire, se fosse stata quella la notizia.
“E’
su una sedia a rotelle, non si sa se potrà camminare ancora” – spiegò mentre la
sua interlocutrice, si portò una mano alle labbra, a strozzare un singhiozzo.
Stava bene, ma doveva comunque fare i conti con quella strana situazione, non
poteva neanche immaginare cosa provasse.
“Lana
sei ancora lì?” – l’altra tirò un sospiro.
“Sì
sono qui” – rispose riacquisendo le sue facoltà.
Lana
percorse il tratto di corridoio lasciando che Jen facesse gli onori di casa. Si
era ripromessa di non fissare la sua condizione, era viva e questo a lei
bastava.
“Vuoi
qualcosa da bere?” – chiese la bionda guardandola e avvicinandosi all’angolo
bar, l’altra annuì – “Preferenze?”
“Quello
che prendi tu, va bene” – rispose sedendosi sul bracciolo di una delle poltrone.
La bionda allora versò del whiskey in due bicchieri e poggiandoli poi sul vassoio,
se li sistemò sulle cosce e avanzò nella direzione del salotto.
“Ecco
a te” – disse sollevando il bicchiere e porgendoglielo. La mora lo prese dalle
sue mani, premunendosi di guardare esclusivamente i suoi occhi. Scorse tristezza,
la solita di Jennifer, aveva ben presto capito come fosse la donna, dai loro
primi incontri, finché quella loro esperienza lavorativa si era conclusa. Aveva
sempre pensato che fosse entrata con tutte le scarpe in quel personaggio che
aveva interpretato per sette lunghi anni. “Perché sei qui?” – disse allontanandosi
di qualche metro, guardando la mora.
“Volevo
sapere come stessi” – si ritrovò a rispondere.
“Non
sei venuta a convincermi di venire a quella rimpatriata vero?” – disse giocherellando
con il bicchiere – “Non ho bisogno di questo” – era risentita era chiaro, ma perché
faceva così?
“Jen,
sono venuta a trovare un’amica è così
sbagliato?” – la fissò e l’altra alzò
un
sopracciglio – “Fai sul serio?” – era rimasta
sorpresa di quella freddezza
gratuita – “Già che sciocca” – prese il
bicchiere, lo posò sul tavolino basso e
si alzò. Sospirò sistemandosi la borsetta sulla spalla e
si incamminò verso il
corridoio.
“Lana,
aspetta” – prese un lungo respiro – “Resta” – la mora si voltò verso di lei.
“Per
sentirmi dire che sono venuta qui per un secondo fine e non per trovare quella
che pensavo fosse un’amica?” – disse trattenendo qualsiasi emozione.
“Perché
lo siamo, ancora intendo?” – chiese l’altra.
“Sì,
ci saremo pure allontanate, dai lascia stare…” – sospirò – “Spero che non
deluderai anche gli altri amici” – si voltò nuovamente.
“Se
riprendessimo da dove abbiamo interrotto?” – chiese muovendo appena la sedia
verso di lei – “L’amicizia intendo” – sperò si voltasse. Adesso fu Lana a fare
un respiro profondo e si rivoltò.
“Andata”
– si sforzò di sorridere.
“Hai
cenato?” – chiese sperando di potersi far perdonare preparando la cena.
“Non
ancora” – ritornò indietro.
“Ti
va di cucinare con me?” – era speranzosa potesse accettare.
“Solo
se cucini italiano” – la guardò
“Mi
pare ovvio” - chiarì
A
fine serata
“Non
ti facevo una grande cuoca” – ridacchiò portandosi il calice di vino bianco
alle labbra.
“E
io non sapevo che tu fossi una buona forchetta” – sorrise.
“Dio
come potevo rinunciare ai tagliolini di mare?” – rise. Quel suo riso che ti
scaldava il cuore, così genuino e solare – “Che c’è?” – sorrise.
“Mi
era mancata la tua risata” – rispose velocemente – “Ancora del vino?” – chiese muovendo
la bottiglia.
“Morrison,
ti ringrazio ma no, l’abbiamo finita” – ridacchiò ancora.
“Sei
venuta in auto? Vuoi che ti chiami un taxi?” – sorrise.
“No,
ho fatto una lunga passeggiata, ma adesso il taxi non mi dispiacerebbe” –
ammise.
Prima
che il taxi arrivasse
“Sicura
di non volere una mano?” – la guardò.
“Il
tuo taxi arriverà a momenti” – sentirono il clacson.
“Eccolo”
– rise – “Grazie della cena” – sorrise chinandosi alla sua altezza, per
lasciarle un bacio sulla guancia – “Mi prometti che ci pensi?” – la fissò negli
occhi.
“Vedremo” – disse lasciando che Lana si allontanasse, e la salutò. Chiuse la porta e non poteva immaginare che come lei anche Lana stesse dando le spalle al legno e vagasse con la mente a quella serata appena trascorsa.
Che
dire il ritmo della storia e lento, cosa ve ne pare? Resto in attesa di
vostri commenti, insulti, lamentele e apprezzamenti! Alla prossima xoxo