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Autore: Mrs Montgomery    04/06/2020    0 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo XIV - L'inizio di un nuovo anno

 

Il sesto anno.
Le mancavano due annetti, ancora un’estate di praticantato nell’ufficio di Yaxley, dopodichè avrebbe finalmente terminato gli studi. Una parte di sé desiderava diplomarsi al più presto per intraprendere la vita di una strega adulta. L’altra parte, però, era affezionata ad Hogwarts e a ciò che rappresentava. Quella scuola non era stata solamente la sua seconda casa, bensì era il luogo dove ebbe la fortuna di far amicizia con persone leali e astute, con le quali trascorse i più bei momenti dei suoi anni scolastici. A Victoria scappava sempre da sorridere, ripensando alle birichinate combinate assieme a Lucian o ai metodi ben studiati per copiare durante le verifiche assieme a Faye. Metodi che si rivelarono per la maggior parte un gran fallimento.
Cominciando il nuovo anno scolastico, Victoria credette di poter trascorrere un anno più tranquillo rispetto al precedente. Sicuramente non sarebbe stata stressata per degli esami importanti come i G.U.F.O. e non ci sarebbe stata una grande distrazione qual era stato il Torneo Tremaghi. Fattore ancor più rassicurante era il rapporto con Draco.
L’estate trascorsa insieme lì unì più di quanto già non fossero e Victoria la considerò una gran fortuna. Si rese conto che la sola presenza di suo fratello rendeva il suo mondo più giusto. Quando lo aveva accanto a sé, ogni sorta di preoccupazione spariva come per magia.
«La nomina a Prefetto è stato il modo migliore per cominciare il nuovo anno!» esclamò Draco camminando con le mani infilate nella tasche dei pantaloni e lo sguardo fiero. «Ora posso togliere punti a quei cretini delle altre Case, soprattutto ai Grifondoro. Oh sì… mi divertirò parecchio» e cominciò a studiare dei modi per irritare Harry Potter e i suoi amici impuri.
«Sono davvero orgogliosa di te» gli disse Victoria carezzandogli il braccio premurosamente.
La strega ricordò che l’anno precedente, prima di cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts, il professor Piton le propose a sua volta di diventar Prefetto. Inaspettatamente Victoria rifiutò, dicendo di aver troppi impegni durante l’anno e le avrebbero impedito di adempiere adeguatamente i suoi doveri, tuttavia la motivazione era un’altra. Lei desiderava veder Draco come unico Prefetto tra loro due. E non perché suo fratello avrebbe percepito una sorta di competizione, anzi sarebbe stato felice di seguire le orme della sorella maggiore, tuttavia Victoria voleva che Draco possedesse qualcosa che lei non aveva ottenuto.
Lucius non s’arrabbiò per il suo rifiuto verso la nomina a Prefetto, sebbene non l’avesse nemmeno applaudita. Quando giunse la lettera del professor Piton, il quale assegnò la medesima nomina a Draco, il signor Malfoy faticò a trattenere l’orgoglio che provava verso il figlioletto sotto gli occhi emozionati di Narcissa. E Victoria fu soddisfatta di aver previsto tutto, compresa la pacca fiera che suo padre battè sulla spalla di Draco. Un gesto che conferì parecchio orgoglio al giovane Malfoy.
«È un peccato che ti sei persa il momento in cui nostro padre ha informato i genitori di Nott e Tiger» sogghignò Draco, atteggiandosi a pomposo Purosangue. «Dovevi vedere come si vantava della mia nomina a Prefetto di Serpeverde e del tuo il praticantato al Ministero. Ha enfatizzato il discorso con altisonanti paroloni, tessendo le nostre lodi, nemmeno fossimo la nuova guida del Mondo Magico!».
I suoi occhi grigi brillavano di superbia.
«Siamo il suo orgoglio. Forse è un po’ duro nel dimostrarlo, ma ci vuole bene» disse Victoria accennando un sorriso dolce.
Draco alzò le spalle con fare indifferente. «È il suo carattere. Sai, non siamo tutti come te che… che abbracciamo e facciamo gli smielati».
«Io non sono affatto smielata!» replicò lei, scoppiando a ridere. «Inoltre si chiama dimostrare affetto e mi pare che a te non dispiacciano le mie tenerezze. Sbaglio, fratellino?» gli domandò con quel suo solito fare vivace.
Improvvisamente gli si parò davanti, gli arruffò i capelli biondi e ridacchiò, prima di cominciare a correre. Draco si preparò subito alla caccia. Le andò dietro spintonando chiunque gli capitasse a tiro. Udiva unicamente la sua risata, essa si elevava sopra il chiacchiericcio degli studenti più mattinieri. Tanto sapeva che Victoria si stava recando nella Sala Grande e quindi astutamente optò per una scorciatoia. Gli toccò correre su per qualche rampa di scala in più, ma quando la ragazza sbucò all’angolo del piano terra, riuscì ad afferrarla per imprigionarla tra le sue braccia.
«Presa!»
Victoria scoppiò in una risata ancor più fragorosa.
«Che diamine hai da ridere? Hai perso, come sempre contro di me» si vantò Draco ammiccando un sorriso furbo. «Ora dovrai pagare il tuo pegno comprandomi almeno due sacchi di caramelle a Mielandia».
«Questo è il prezzo da pagare?»
«Assolutamente sì!»
«D’accordo. Mi pare qualcosa di ragionevole, però ora lasciami andare che muoio di fame».
Draco si scostò da lei e preso dall’impulso le mostrò il gomito.
«Ah, mi vuoi scortare come un vero galantuomo?»
«Mai si dica che un Malfoy non abbia buone creanze».
Victoria scosse il capo, continuando a sorridergli, alle volte lo trovava davvero buffo. Accettò quella sua galanteria e percorrendo insieme l’ultimo corridoio che portava dritti alla Sala Grande, rifletté che da un po’ di tempo Draco si comportava in maniera strana, anzi ancora dalle vacanze di Pasqua dell’anno precedente.
Era sempre stato gentile nei suoi riguardi, raramente litigarono, anche da bambini, eppure c’era qualcosa di strano nei suoi gesti, come se la stesse vedendo sotto un’altra luce. Lo percepiva quando l’abbracciava, quando camminavano sempre molto vicini e quando la guardava senza dire nulla. Era come… come se le piacesse. Piacesse in un determinato senso.
“No, è impossibile!”
Victoria aveva sempre dimostrato di possedere una buona fantasia, ma quell’ipotesi era altamente ridicola. Forse Draco stava tirando fuori una dolcezza sopita prima d’allora, o forse si comportava come sempre e lei stava ingigantendo i suoi comportamenti.
«Eccoli! I fratelli Malfoy!» li annunciò Theodore Nott con un gran sorriso, vedendoli arrivare insieme.
Pansy scattò sul posto, sperando che Draco andasse a sedersi accanto a lei, fece addirittura alzare Tiger per lasciare lo spazio vuoto sulla panca. Bruciò di nervoso quando lo vide mettersi accanto alla sorella. Invidiava Victoria Malfoy per averlo strettamente vicino ogni giorno, anche se era sua sorella.
“Be’… sua sorella adottiva in realtà”  le suggerì una malevola voce.
 Dopo il duello dello scorso anno, Pansy non tentò più di allisciarsi la sua possibile futura cognata. Anzi cominciò a detestarla per come l’aveva ridicolizzata davanti a mezza scuola. Giurò a sé stessa che, al momento opportuno, gliel’avrebbe fatta pagare.
«Come mai ci avete messo così tanto ad arrivare?» domandò Faye, intenta a versarsi del succo d’arancia nel bicchiere.
«Scommetto che qualcuno si è alzato tardi» Lucian stuzzicò Victoria, conoscendo la sua pigrizia, e la colpì al braccio con una gomitata scherzosa.
«No, quel qualcuno ha voluto correre attorno alla scuola» replicò Draco, guardando la sorella con la coda dell’occhio e trattenendosi dal ridere per l’espressione imbronciata che lei stava esibendo.
«Attorno alla scuola, che esagerazione!» esclamò Victoria alzando una mano per aria. «Ringrazia quel qualcuno, altrimenti ora saremmo ancora nei Sotterranei visto che qualcun altro cammina a passo di lumaca».
«Non scaricare la colpa su di me».
«Che colpa ne ho se sei lento?»
«Io non sono lento».
Victoria gli lanciò un’occhiata dubbiosa, poi si voltò verso il banchetto mattutino e s’apprestò ad afferrare un toast. «Sei irritante» disse al fratello e diede un grosso morso al caldo tramezzino.
«Ah io sarei irritante? Grazie. Grazie mille. Me lo ricorderò» farneticò Draco fingendosi offeso. Le voltò le spalle e si mostrò innervosito. Era certo di toccar la sensibilità della sorella e difatti, come previsto, un attimo dopo, Victoria aveva mollato il suo toast e cominciò a carezzargli le ampie spalle per farlo voltare.
«Dai, non fare così».
«Hai urtato il mio animo sensibile».
«Draco» lo chiamò con voce dolce.
«Hai lacerato il mio cuore tenero».
Victoria roteò gli occhi al cielo e si domandò quando suo fratello avrebbe terminato quella pantomima.
«Devi vergognarti. Mi hai ferito nel profondo, Vic».
«Hai finito di fare la prima donna?»
Continuarono così per gran parte della colazione. Fu uno spettacolo comico per i loro amici, ai quali non sfuggì la sintonia che pareva essersi creata tra i fratelli Malfoy durante l’estate appena trascorso. Si beccarono e replicarono tenendosi continuamente testa. Draco fingeva di essere una buona anima ferita e Victoria tentava di farsi ascoltare con voce sempre più suadente.
«Se aggiungo due stecche di cioccolata a quei due pacchetti di caramelle, mi perdoni?» propose lei.
«Tre stecche e non se ne parla più?»
«Va bene, fratellino».
Draco si voltò e con disinvoltura le strinse la mano, mostrando un ghigno malevolo degno di Lucius Malfoy. Non trattenne la soddisfazione di esser riuscito ad arricchire il suo montepremi, era troppo facile battere Victoria. Da sempre lo aveva accontentato in tutto e per tutto, per questo l’aveva sempre adorata. Victoria lo viziò più di Narcissa ed era tutto dire.
«Non mettere il broncio» le sussurrò in un orecchio. «Tre stecche di cioccolato e due pacchetti di caramelle sono tanti. Con chi credi io voglia condividerli?»
E come da copione, la ragazza abbozzò un sorriso. Draco le mise un braccio attorno alle spalle e la tirò a sé. La colazione proseguì con più tranquillità. Le chiacchiere del gruppetto di Serpeverde ebbero come argomento principale le vacanze estive di ognuno.
«Noi siamo stati per due settimane in Olanda» disse Adrian trangugiando le sue fette di bacon. «Per me e Faye è stato un po’ difficile destreggiarsi con la lingua. Fortunatamente abbiamo trovato qualche venditore ambulante che masticava l’inglese».
«Hai ricevuto la mia cartolina, vero?» domandò Faye in direzione di Victoria che annuì. «Lucian, tu invece che hai combinato?»
«Uhm niente di che. Ho trascorso l’estate in Irlanda» era sempre di poche parole. «Tu, Blaise, sempre in Francia?»
«Naturellement» rispose con fare vanesio. «C’era troppo caldo per i miei gusti, ma non sono stato poi così male. Magari la prossima estate possiamo andarci tutti insieme. La villa di famiglia è così grande che ci starebbe tutta la Casa di Serpeverde, però ovviamente non tutti sarebbero degni di camminare sul pavimento dei miei bis-bis-bis-bis nonni materni. Estenderò il mio invito a pochi eletti».
«Cioè a noi ovviamente» aggiunse Theodore, dandogli uno scappellotto. «Ora che il giro dei racconti estivi è terminato, possiamo fare un brindisi?» esordì alzando il suo calice colmo di semplice succo di zucca.
Draco inarcò un sopracciglio e si scambiò un’occhiata confusa con la sorella. «Un brindisi a che cosa?»
«A te e Pansy che siete i nuovi Prefetti. Ragazzi, sono fiero di voi!»
Scoppiarono tutti a ridere e mimarono quel brindisi, complimentandosi con Draco e Pansy. Non avevano dubbi che si sarebbero impegnati nel loro nuovo “mestiere”, sicuramente togliendo molti punti agli allievi delle altre Case e infliggendo subdole punizioni.
Il suono della campanella richiamò tutti gli studenti all’attenzione. Cominciarono ad uscire dalla Sala Grande, ognuno verso la propria aula di lezione. Quella mattina, Faye e Victoria avevano Cura delle Creature Magiche mentre Lucian si staccò da loro per andare nella classe di Aritmanzia.
«È una mia impressione o tu e Draco siete davvero più… ehm… uniti diciamo?»
«Lo siamo sempre stati» replicò Victoria con naturalezza.
«Intendo dire che lo sembrate di più».
«È una bella cosa andar d’accordo con il proprio fratello».
«Oh, io non lo so. Sono figlia unica, ma suppongo che lo sia» finì per dire Faye svoltando l’angolo e prendendo la scalinata che portava al terzo piano. «E riguardo Potter? Il professor Rüf ti ha chiesto di continuare a fargli da tutor? Visti gli ottimi risultati dello scorso anno potrebbe capitare, giusto?»        
«Ed è già accaduto infatti. Mi è arrivata una nota prima di colazione e non me la sono sentita di rifiutare. Quest’anno tocca a lui conseguire i G.U.F.O.» le ricordò Victoria «dovrà lavorare sodo e non so quanto gli sarà facile vista l’atmosfera di quest’anno».
Faye palesò un’espressione di preoccupazione sul viso a forma di cuore. «Sicura sia la scelta giusta? Tuo padre potrebbe arrabbiarsi molto, se lo venisse a scoprire».
«Non l’ha scoperto l’anno scorso e non accadrà nemmeno quest’anno. In caso, mi giustificherò dicendo che ho accettato solo per aver dei crediti in più a fine anno».
«La stai prendendo troppo alla leggera».
«Sono le stesse parole che ha usato Draco» disse Victoria facendosi scappare una risata divertita.
Faye le lanciò un’occhiata dubbiosa. Lei non ci trovava granchè da ridere, anzi cominciava a credere che avesse un’amica fin troppo incosciente.
«Vic, sei ancora in tempo per tirarti indietro e io ti suggerisco di farlo» disse, consapevole di poterla far arrabbiare con la sua intromissione. Ma preferiva farla arrabbiare, portandola a riflettere, piuttosto che lasciarla fare e danneggiarla. «Le cose sono cambiate dall’anno scorso. Se Lucius ti avesse scoperta, poteva anche bersi la storia dei crediti. Invece, se accadesse quest’anno, credo che si infurierà da impazzire».
Pur cercando di far finta che le parole di Faye l’entrassero da un orecchio e le uscissero dall’altro, Victoria era ben conscia che la sua migliore amica avesse ragione. Stava per cacciarsi in un enorme guaio, eppure dentro di sé sentiva che era la scelta giusta. E a Victoria piaceva seguire il suo istinto, a costo di sbagliare.
«Non sei disposta a tirarti indietro» si rassegnò Faye.
Victoria le sorrise benevola, ritenendosi fortunata ad avere come amica quella strega splendida di Faye, e circondandole le spalle con un braccio le disse: «Cambiamo argomento? Ti va di parlare del tuo nuovo riscoperto talento magico?»
Faye strinse i libri al petto e accennò ad un sorriso imbarazzato. «Talento, che parola grossa! Non sopporto di faticar a controllarmi. E perdonami se talvolta capita di leggere i tuoi pensieri. Be’ non solo i tuoi, anche quelli dei miei genitori e di Adrian. Se sapessi a cosa pensano Tiger e Goyle…» cominciò a straparlare.
«Non scusarti per il magnifico dono che possiedi» la rassicurò Victoria, allungo una mano su quelle dell’amica. «In pochi riescono ad usufruire della Legilimanzia come te».
Era un talento magico speciale. Non tutti i maghi o le streghe lo possedevano. E Faye scoprì di esserne custode nella trascorsa estate. Durante una litigata con un venditore ambulante, desiderò leggergli nella mente per capire se la stese imbrogliando e magicamente accadde. In realtà si rese conto di esser sempre stata capace di leggere le menti altrui, anche se prima credeva di aver solo un buon sesto senso.
«Te lo invidio un sacco! Spesso vorrei nascondere le mie emozioni come fai tu o capire cosa pensa la gente!» esclamò entusiasta Victoria, osservando ogni studente che incontravano con curiosità.
«Se ti consola, è anche un’arma a doppio taglio. Non sempre è un bene leggere nella mente altrui».
Faye arrestò la sua camminata, rabbuiandosi improvvisamente. Il suo riscoperto dono le piaceva a giorni alterni. Più che altro detestava accedere liberamente alla mente dei suoi amici. Si sentiva colpevole per violazione di privacy. Victoria s’accorse del suo stato d’animo e la tirò in un angolo.
«Che hai, Faye?»
«A me spiace davvero, davvero, davvero tanto» era quasi sull’orlo delle lacrime. «Talvolta mi tappo persino le orecchie, ma non serve a niente!»
Victoria mise a terra la sua valigetta e prese entrambe le mani dell’amica.
«Ohi, va tutto bene» tentò di rassicurarla con un sorriso complice. «Se accedi a qualche mio pensiero, non è un problema. Tanto ti direi tutto ugualmente. Mi risparmi tempo» e rise, cercando di contagiarla.
Faye era grata della sua comprensione. Solo guardando il viso luminoso e tranquillo di Victoria riuscì a tranquillizzare il suo animo. Senza contare i bei pensieri sul suo conto che trovò nella mente dell’amica. Era facile leggerle nella mente, ma difficile apprendere i suoi turbamenti interiori. Faye avrebbe preferito saper legger solo i pensieri belli. Voleva troppo bene a Victoria per carpire le sue più recondite paure.
«Io… io non so se faccio bene a dirtelo, però… credo tu non debba preoccuparti troppo… per… be’…»
Era difficilissimo aprire quel discorso con Victoria. Non tanto per Victoria in sé, Faye conosceva già la sua reazione, solo che non le piaceva intromettersi troppo. Se apriva il discorso era solo per cercar di rassicurarla dandole una sua opinione obiettiva.
«Non preoccuparti riguardo tuo padre. Essere figlia di un ingoiatorte» s’inventarono quel nomignolo per parlarne più liberamente «non ti rende tale. Seguendo questa tua logica piuttosto idiota, tutti i figli degli ingoiatorte diventano ingoiatorte. Immaginati Tiger e Goyle, dimmi se lo credi possibile?»
Scappò da ridere ad entrambe riguardo l’ultima ipotesi e l’atmosfera divenne subito più leggera.     
In effetti era una teoria che non reggeva granchè. Diventar un Mangiamorte richiedeva un gran fegato, oltre che una brama per le Arti Oscure e un forte ideale. Victoria pensò che nemmeno suo fratello era adatto a diventar uno di loro. Draco possedeva due requisiti su tre, gli mancava il più fondamentale per reggere alla pressione e il coraggio non compariva da un momento all’altro... a meno che non fosse stato incentivato.
«Sei diversa da loro, credimi a me» le sussurrò Faye con sincerità.
E nel profondo, Victoria credeva la stessa cosa.
«Credi che io sia stupida ad aver paura?»
Faye corrugò la fronte e inclinò il capo, fissandola con occhi compassionevoli.
«Non c’è niente di stupido nell’aver paura, Victoria».
«Quindi dubiti che, un giorno, terminati gli studi, chiederà a me e Draco di diventare… ingoiatorte?».
«Sì, lo dubito. Quale padre getterebbe nella mischia i propri figli?» replicò Faye con fermezza.
Per quanto riconoscesse a Lucius Malfoy di essere un mago arrogante, superbo e - non l’avrebbe mai ammesso davanti a Victoria - era anche meschino, gli riconosceva l’amore sincero che nutriva per la moglie e per i figli.
«Tua madre non è un’ingoiatorte. Se non ha obbligato la sua bella sposa, non obbligherà neanche voi» la fece riflettere.
«Lo spero tanto. E spero anche che il Supremo ingoiatorte non lo obblighi a reclutare anche noi per aver più schiavi nella sua schiera. In fin dei conti è quello che il ruolo che ricoprono, schiavi. Lui ordina e loro obbediscono» concluse imitando un conato di vomito. «Servi. Bah. Personalmente non lo concepisco. Nessun mago dovrebbe essere schiavo di un altro. Di certo non lo sarò mai io».
«Parole sagge!» esclamò Faye prendendola sottobraccio e riprendendo la camminata per il corridoio. Se si fossero fermate ancora un po’ a chiacchierare avrebbero perso l’intera ora di lezione di Antiche Rune. Ad un certo punto scoppiò a ridere. «Sai, amica mia, questa storia dell’ingoiatorte sta diventando decisamente assurda. Non potevamo trovare un nomignolo meno divertente?»
Victoria dovette darle ragione e fu facilmente contagiata dalla vena allegra di quel mattino. Ogni pensiero che la turbava venne spazzato via dalla doppia ora di Cura delle Creature Magiche e dalle altre lezioni della giornata. Il loro primo giorno non fu molto pesante. Ebbero un’ora di Storia della Magia, una di Difesa Contro le Arti Oscure e conclusero con due ore di Pozioni. Il professor Piton si complimentò con gli studenti che avevano ottenuto un G.U.F.O. Eccezionale nella sua materia e mostrò un lieve cenno di contentezza verso gli studenti della sua Casa che decisero di continuare gli studi, ovvero la maggior parte. La classe di Victoria si dimezzò per quanto riguardava Pozioni e suppose bene il motivo principale: molti erano terrorizzati da Piton e non aspettavano altro che sbarazzarsene.
«Quindi oltre a Greyhound, alla Bell e Kirke, alla Mercier, a quella stronza di Barbagette, la Chang e quella cretina della Edgecombe, siamo tutti Serpeverde» notò Lucian mostrando soddisfazione. «Ammetto che lo immaginavo. Non mi stupirei se scoprissi che Piton ha corretto qualche nostro esame, dandoci una mano per entrare nella sua classe di M.A.G.O.».
«Il mio di sicuro» ammise Victoria che da sempre non brillava in Pozioni.
«Logico. A noi Serpeverde ha dato sicuramente un occhio di riguardo. Mai avrebbe accettato di far brutta figura con gli altri insegnanti!» esclamò Faye, uscendo dall’aula e incamminandosi verso la Sala Comune che distava poco dall’aula di Pozioni.
«Sapete cosa non mi è piaciuto di questa giornata?» Victoria li richiamò all’attenzione. «Quella Umbridge. Lavora al Ministero e credo sia pappa e ciccia con Caramell. Non sapete quanto mi ha irritata il suo discorso di ieri sera» e fece una buffa imitazione della nuova insegnate, scatenando le risate dei suoi amici.
«Non posso che darti ragione, Vic. A me sembra tanto una presa in giro. Fin dalla primissima lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure abbiamo utilizzato la bacchetta, poi di punto in bianco arriva questa tizia spacca-pluffe e dice che faremo solo teoria. Inaudito!» sbottò Faye alzando le braccia al cielo.
Non era l’unica a pensarla come lei. Quando tornarono nella Sala Comune udirono altri commenti dei loro compagni, per lo più lamenti sul fatto che fosse stata una lezione noiosa, peggio di quelle del professor Rüf e ce ne voleva!
Il Ministero aveva mandato Dolores Umbridge ad Hogwarts per rivoluzionare lo studio di Difesa Contro le Arti Oscure, un ridimensionamento puramente teorico. Per alcuni pareva una gran barzelletta, ma alla fine della giornata tutti convennero che fosse una grande idiozia. Lo scopo principale della materia era di istruire gli apprendisti maghi a difendersi. La teoria veniva spiegata al minimo indispensabile.
Victoria pensò che l’arrivo della Umbridge non prevedeva solo il mutamento dello studio di Difesa Contro le Arti Oscure. Lo scopo di quella donna andava ben oltre. La giovane Malfoy era pronta a giocarsi la bacchetta, scommettendo che Dolores Umbridge era stata mandata ad Hogwarts da Caramell per sorvegliare Silente o Harry.
«… e quindi anche io davo ragione agli altri. Come si fa ad arrivare all’esame senza essersi praticati?!»
Theodore Nott era in preda ad un attacco isterico. Era lo studente più diligente di Serpeverde del suo anno e, nonostante approvasse che Dolores Umbridge fosse contro Silente, detestava veder ridotta la sua materia preferita a semplice teoria.
«Intende farci fare la figura degli idioti? Crede che siamo dei bambocci? Io non mi abbasserò al suo insegnamento deleterio. Mi allenerò di nascosto!» e balzò in piedi mettendo le mani sui fianchi e alzando la testa. Sembrava il generale di chissà quale esercito.
Faye lo afferrò per una manica, tirandolo giù. «Torna a sederti, Cavaliere delle battaglie perse. È ovvio che a nessuno piaccia il suo insegn-»
«Piacere o non piacere c’entra ben poco! Io quest’anno ho i G.U.F.O. e voglio arrivarci ben preparato!»
Victoria gli battè una pacca sulla spalla. «Amico mio, fatti coraggio che da qui a Maggio è lunga».
«Sei molto utile» borbottò sconfortato.
Faye ridacchiò. «E poi com’è proseguita la vostra lezione?» domandò con fare curioso.
«La Umbridge ha tolto dieci punti ai Grifondoro perché Potter ha nominato Voi-Sapete-Chi».
Era stato Blaise a parlare. Il moretto era seduto sul divanetto opposto a quello di Theodore, Faye e Victoria, impegnato a sfogliare Teoria della Magia Difensiva. Di tanto in tanto aggrottava la fronte e scuoteva il capo per le scemenze che era obbligato a leggere, perciò preferì unirsi alla conversazione dei suoi compagni di Casa. Indubbiamente catturò la particolare attenzione di Victoria, la quale drizzò le orecchie, non appena udì il nome del protagonista del momento.
«Potter ha pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi?» domandò Faye abbastanza perplessa.
«E non solo» proseguì Blaise, fingendo di leggere il libro imposto dall’Umbridge. «Quell’idiota ha continuato a ripetere che Voi-Sapete-Chi è tornato, che ha ucciso Diggory e che si trova là fuori pronto ad ucciderci tutti. Un concetto piuttosto errato. Lui ucciderà solo chi è impuro, quindi non tutti».
Victoria lanciò un lungo sguardo a Faye, sperando le stesse leggendo la mente. Quando la vide aprir bocca, capì che aveva accolto la sua muta richiesta.
«E la Umbridge come si è comportata in proposito?».
«Non si è scomposta» rispose Blaise.
«Vero! A me è parsa piuttosto soddisfatta dalla scenata di Potter, possa cadermi una Pluffa in testa se non è la verità» aggiunse Theodore con fervore. «E se posso dire la mia, non mi importa se Potter le sta antipatico. Può fare ciò che vuole con lo Sfregiato. Io pretendo di utilizzare la bacchetta nelle sue ore!»
Blaise roteò gli occhi, appurando che l’amico era diventato un caso perso.
«E non è successo altro?» incalzò Faye, conscia che Victoria volesse saperlo. «Ha solo tolto dei punti a Grifondoro?»
«Chiaramente ha sbattuto Potter in punizione».
«Dovevate vederlo, ha perso il lume della ragione!» esclamò Blaise, chiudendo il libro e unendosi completamente alle chiacchiere. «Dopo che la Umbridge gli ha dato una punizione, si è alzato e le ha urlato addosso. Continuava ad insistere sulla morte di Diggory e sul ritorno di Voi-Sapete-Chi. Ha persino insinuato che la nostra nuova insegnante conoscesse la verità. È andato avanti per un po’ prima di esser spedito dalla Mcgranitt».
«E lì, finalmente, le mie orecchie hanno trovato pace» commentò Theodore scuotendo il capo.
In quel preciso istante, Victoria s’alzò dal divanetto e fece per uscire dalla Sala Comune.
«Ehi! Dove stai andando?» domandò Theodore, stranito dalla sua reazione fulminea.
Faye, che chiaramente sapeva dov’era diretta, strattonò Nott e con una scusa aprì un nuovo argomento. Victoria si voltò solo per mostrarle un sorriso grato. Aveva talmente fretta che non era in grado di inventarsi una scusa decente. Ne avrebbe studiata una nel viaggio di ritorno. Nel frattempo accelerò il passo. Chiunque ebbe occasione di incontrarla, constatò che dovesse avere una gran fretta. Uscì dai Sotterranei, raggiungendo il corridoio del primo piano, quello che ad ogni studente toccava attraversare per raggiungere gli altri piani, e guarda caso proprio lì si trovava l’ufficio della professoressa Mcgrannit. Quando vide Harry uscire dalla suddetta stanza, prese un gran bel respiro e gli andò incontro. Gli occhi smeraldini del ragazzo saettarono subito sulla sua figura. La fissò per un infinito istante, poi le voltò le spalle, facendo per andarsene.
«Fermati, dai!» lo bloccò prima che potesse sorpassarla. Lui sbuffò. «Ho saputo cos’è successo oggi con l’Umbridge. Harry devi stare attento a quella strega».
Victoria si guardò attorno per assicurarsi che quella sottospecie di rospo in rosa non spuntasse all’improvviso.
«Lavora per Caramell e credo tu sia abbastanza intelligente da capire perché è stata mandata qui» gli sussurrò, lanciandogli un’occhiata intensa. «Per favore, non ribellarti al suo stupido metodo di insegnamento. Non servirebbe a nulla, se non a farti assegnare altre punizioni».
Harry rimase in silenzio, con la bocca stretta e le braccia tese lungo i fianchi. Victoria non aggiunse altro, aspettava una sua replica, una sua qualunque replica. Era da mesi che non si rivolgevano la parola e a malincuore dovette ammettere che era tutta colpa sua.
«Mi stai suggerendo di tener la testa bassa?» le chiese ad un tratto con voce tagliente, come mai lo udì prima d’allora. Non la stava nemmeno guardando in faccia.
«Sì».
«La Mcgranitt mi ha suggerito la stessa cosa».
«Allora sarà meglio che tu segua quel consiglio».
Lo sguardo di Harry saettò improvvisamente sul suo volto, facendola sussultare. I suoi occhi erano così diversi dall’ultima volta che li vide, era come se tutta la sua luce fosse stata risucchiata, come se un velo di rabbia li coprisse, impedendo ad altre emozioni positive di uscire.
«Sai, un tempo mi avresti suggerito tutt’altro» il respiro del ragazzo era affannato. «Forse saresti stata l’unica a consigliarmi di reagire e di non farmi calpestare. Be’ mi pare logico che l’estate ti abbia cambiata e posso immaginare di che si tratta. Tuo padre si sarà premunito di istruirti per bene».
Victoria detestava quando parlavano a sproposito della sua famiglia, ma comprese bene che non era il caso di replicare in maniera rabbiosa. Serrò le labbra, le strinse forte, come se bastasse a non far uscire la cascata di cose che voleva dirgli… e funzionò. Osservò quelle iridi verdi e, per un attimo, abbassò il capo sentendosi in colpa.
«So che non sei un bugiardo» sussurrò Victoria.
Era incapace di sostenere lo sguardo furente di Harry.
«Oh! Il paparino ti ha raccontato la verità, allora? Ottimo. Ne sono entusiasta, Victoria!» esclamò lui sprezzante. I pugni erano serrati lungo i fianchi. «Immagino ti abbia anche ordinato di starmi alla larga. O forse vuole che tu mi stia vicino per spiarmi? È per questa ragione che hai deciso di continuare a farmi da tutor? È per questa ragione che ora fingi di essere preoccupata per me?».
La stava accusando e Victoria non potè far altro che incassare il colpo. Se lo meritava.
«Io sono davvero preoccupata per te. Credimi».
«Ne dubito» replicò duramente. Sistemò bene lo zaino sulla spalla. «Il professor Rüf insiste per farti essere ancora la mia tutor. Sostiene che senza il tuo aiuto non riuscirò a conseguire bene i G.U.F.O. e mi costa ammettere che ha ragione! Quindi metterò da parte… ehm… quello che c’è da mettere da parte e torneremo a vederci per le lezioni».
Victoria fece per dire qualcosa, ma Harry la frenò bruscamente.
«Il nostro rapporto sarà puramente scolastico. Non voglio più niente da te, Victoria Malfoy» e con quell’ultima dichiarazione rabbiosa se ne andò.
La strega non tentò nemmeno di fermarlo. Riconosceva le sue colpe e credeva che Harry avesse ragione ad essere arrabbiato con lei. Al suo posto avrebbe reagito nella medesima maniera, anzi sarebbe stata ancor più tagliente e fredda.
Rimase sola in quel corridoio. Passò entrambe le mani sul viso, sentendo un grosso nodo alla gola. A sé stessa non poteva mentire; voleva bene ad Harry. Lo considerava una persona buona, non meritava l’astio da parte dell’intero Mondo Magico e nemmeno di esser fatto passare per bugiardo. Rifletté che gli sarebbe mancata la sua amicizia. Lo conosceva da poco meno di un anno, eppure trascorsero dei bei momenti insieme. Harry era stato sempre gentile nei suoi confronti e l’aveva persino consolata al Ballo del Ceppo. E invece lei che fece? Lo abbandonò nel momento in cui più ebbe bisogno, additandolo come bugiardo senza nemmeno dargli il beneficio del dubbio.
“Ho rovinato tutto”.
Victoria si colpevolizzò parecchio, ma ormai era impossibile tornare indietro. Il passato non poteva esser cambiato. Quando fece ritorno nella Sala Comune di Serpeverde, ebbe l’aspetto di chi aveva appena ricevuto una grande batosta. Era abbattuta. Camminava mogia e teneva lo sguardo basso, persa nei suoi pensieri tutt’altro che spensierati. Se il suo umore avesse avuto potere sul tempo atmosferico, in quel momento il cielo si sarebbe coperto da tristi nuvole nere.
«Eccoti finalmente!»
Era la voce di suo fratello. Victoria lo vide accomodato sul divano di pelle nera, impegnato a parlottare con Tiger e Goyle, i quali vennero prontamente mandati via da Draco. I due bestioni grugnarono qualcosa e si spostarono al tavolo da studio, dove Blaise e Theodore si stavano sfidando agli scacchi dei maghi. Victoria andò a sedersi accanto al fratello, senza mostrare troppo entusiasmo.
«Conosco quella faccia. Che cosa ti turba?»
Lei alzò le spalle. Poggiò un gomito sul bracciolo del divano e cominciò a giocherellare con una ciocca di capelli.
«Ho la luna storta. Tutto qui».
«Qualcuno deve avertela stortata» replicò calmo Draco, continuando a guardarla. «Stamattina eri di tutt’altro umore e non sei mai stata lunatica. Un po’ bizzarra, ma non lunatica».
Victoria avrebbe dovuto ridere a quella battuta, invece non fece una piega. Ciò diede adito ai sospetti di Draco.
Era difficile vedere Victoria di cattivo umore e quelle rare volte pareva trascinare via con sé ogni luminosità. Un tratto caratteriale che possedeva fin da quando era bambina. Le sue emozioni erano sempre estreme e contagiose. Quando era felice riusciva ad irradiare positività a chiunque, sarebbe stata in grado di far splendere il luogo più oscuro. Al contrario, quando era sotto tono, come in quel momento, faceva trasparire malinconia. Fortunatamente era un evento più unico che raro.
Draco si avvicinò di un posto e le punzecchiò la spalla.
«Mi dici che cos’hai? Hai discusso con qualche professore?»
Victoria si chiuse nelle spalle. «Mi fa solo strano tornare a scuola. Mi manca lavorare al Ministero» mentì, ed immaginando che suo fratello non se la sarebbe bevuta tanto facilmente, aggiunse: «E poi, se devo dirtela tutta. Dolores Umbridge non mi piace per niente. La trovo troppo spocchiosa e credo ci insegnerà davvero un gran poco».
«Sì, credo tu abbia ragione. L’unica nota positiva di quella donna è che…»
Sicuramente stava per tirar fuori la sua palese antipatia per Harry, quindi Victoria lo frenò abbracciandolo improvvisamente. Non era proprio il momento di udir malignità verso il Ragazzo Sopravvissuto. S’aggrappò alle spalle di Draco, cercando di allontanare i pensieri negativi. E quando percepì le mani del fratello posarsi sulla sua schiena, carezzandola affettuosamente, si sentì pervadere da una sensazione di pura tranquillità. Era l’unico a donarle sollievo e dunque l’unico che desiderava avere accanto in quei momenti. Faye aveva ragione, quell’estate si erano avvicinati di più. Quando le stava vicino, un istante di noia si trasformava in un momento allegro. Camminare insieme per i corridoi della scuola non era mai stato più divertente. Persino ascoltare i suoi discorsi a cena era diventata un’attività interessante. In poche parole, Victoria stava sempre bene quando aveva Draco accanto.
Quella sera, accoccolata al petto del fratello, rifletté su come la sua compagnia riusciva a rendere positivo qualsiasi momento. Era come se Draco avesse il potere di cambiare il suo umore. Le cominciò persino a venir un po’ d’angoscia al pensiero che, quando lei avrebbe concluso gli studi, non sarebbe più riuscita a vederlo tutti i giorni e dire che mancavano ancora due anni ai suoi M.A.G.O.
Non poteva far a meno di lui. Draco era una persona fondamentale della sua vita, molto più di quanto dovrebbe esserlo un fratello. E presto se ne sarebbe accorta.



Mrs. Montgomery:
La situazione è abbastanza tesa per Victoria. Oltre ad affrontare la verità su Lucius, deve anche affrontare la rabbia giustificata di Harry.
La giovane Malfoy ha comprenso di aver sbagliato; saprà provi rimedio?
Il nuovo clima che c'è ad Hogwarts non migliorerà gli eventi. Sappiamo bene come Dolores Umbridge instaurerà il suo regime dittatoriale, appoggiata da Caramell, e anche nella mia storia la figura della futura Preside lascerà il segno con i protagonisti di Serpeverde che ho messo sulla scena. Insomma arriveranno tante novità e vi annuncio che durante la trama de "l'ordine della fenice" scoprirete le vere origini di Victoria. 
Per ora vi mando un grosso bacio e un abbraccio. Spero che la storia continui ad entusiasmarvi e se qualcosa non è chiaro, non esitate a domandare <3
Grazie di cuore a chiunque sta seguendo "Legami Proibiti".



 
   
 
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