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Autore: breezeblock    05/06/2020    2 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Eccomi di nuovo! Mi scuso per il ritardo, è stata una settimana di fuoco.  Capitolo un po' di passaggio, me ne rendo conto, ma era necessario per risolvere alcune cose lasciate in sospeso nei capitoli precedenti. Molte cose che erano destinate a questo capitolo sono nel precedente, ecco il motivo della lunghezza diversa, ma per una ragione di filo narrativo ho preferito spezzare i capitoli in questo modo. Ricordo che il prossimo è quello conclusivo, e poi ci sarà un breve epilogo. 
Ringrazio di nuovo le persone che seguono Muggle Studies, chi si è aggiunto da poco e chi invece la segue fin dall'inizio. Siete davvero tantissimi. Grazie. Spero che questo piccolo pensiero vi piaccia!



 
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Muggle Studies

11
 

There's things I wanna say to you, 
but I'll just let you live
You make me mad, on fire again
 
 


Una volta tornata ad Hogwarts, Hermione fu praticamente placcata dalle sue amiche dopo la prima cena nella Sala Grande che aveva inaugurato il rientro degli studenti. Avevano saputo da Alister che era stata insieme a Draco, ma ignoravano i dettagli, perché comunque nemmeno Alister li conosceva. Quel pomeriggio in cui si ritrovarono vicino al vialetto della nonna, Hermione lo obbligò senza troppe cerimonie a fare un giro in centro, con la speranza di allontanarlo da lì. Alister non faceva molte domande, prendeva le cose così come arrivavano, a prescindere se fossero negative o positive. Ad Hermione piaceva quel suo spirito, ma quel pomeriggio si accorse che non era abbastanza. E avrebbe tanto voluto lo fosse.
Perciò, una volta che furono sole nel dormitorio delle Corvonero, Hermione raccontò tutto, sembrava un fiume in piena. Ivy e Gracie non dissero nulla per tutta la durata del racconto perché desideravano ardentemente cogliere ogni dettaglio che riuscisse a mettere ordine a quel disordinato puzzle che erano lei e Draco.
“Ed è successo tutto questo in due settimane?”
“Perché non ci avevi detto dei tuoi?”
“Avremmo potuto aiutarti”
“Quindi con Malfoy cosa succederà?”
Hermione fu letteralmente travolta da una lunghissima serie di domande a cui non riusciva effettivamente a dare una solida risposta. Non aveva idea di cosa sarebbe successo, Draco non le aveva minimamente rivolto uno sguardo in Sala Grande, e nemmeno durante i giorni successivi, quando si incontrarono per sbaglio nei corridoi o durante le lezioni che avevano in comune. Aveva sentito dire da voci di corridoio che il suo compito su Babbanologia aveva lasciato la professoressa Reynards esterrefatta, ma ne ignorava le motivazioni e il contenuto del suo report. Era sicura però che non aveva minimamente fatto cenno alla situazione con i suoi genitori, infondo poteva dire di conoscerlo almeno un minimo e lui, il Draco che conosceva, non le avrebbe mai fatto una cosa del genere, né avrebbe reso pubblica una cosa così privata e intima come quella che aveva vissuto una settimana prima.
I contatti con i suoi genitori non erano mancati, praticamente li telefonava quasi ogni sera prima di scendere a cena, e poi portava i segni di quella felicità sul viso anche le ore successive. Praticamente su quei corridoi non metteva più piede, perché si sentiva come se camminasse su un filo d’aria invisibile che la sollevava da terra. 
In ogni caso, anche se la Grifondoro non seppe come rispondere a tutte quelle domande, Ivy e Gracie le giurarono non avrebbero detto nulla ad Alister, anche perché non poteva trattarsi di un tradimento, dal momento che entrambi i ragazzi avevano concordato sulla scioltezza di quella specie di relazione che forse poteva anche non definirsi tale.
Tenere il segreto infatti, non riguardava il fatto di proteggere Alister dalla verità, quanto piuttosto l’amicizia che le legava e il supporto eterno che lei avrebbe potuto trovare in loro.
Così, mentre la scuola si preparava ad affrontare gli ultimi mesi degli studenti del settimo anno, le tre amiche ripresero le lezioni e le attività quotidiane e non tornarono più sull’argomento, consapevoli, Ivy e Gracie, che la Grifondoro aveva bisogno dei suoi tempi per arrivare alla soluzione che loro stavano iniziando a scorgere in lontananza.
 
 


Era un caldo primo pomeriggio di metà luglio quando Hermione si stava dirigendo di corsa al campo di Quidditch stando attenta a mettere un piede davanti all’altro senza inciampare tra le buche nel terreno. Ivy e Gracie erano ancora a lezione di Pozioni e per la prima volta la Grifondoro aveva propinato una scusa a Lumacorno per uscire prima, perché sapeva che in quel momento c’erano gli allenamenti della sua casa e non doveva assolutamente perderli. E comunque, Lumacorno la teneva ancora sul suo personale altarino d’oro degli studenti più brillanti di Hogwarts, specie dopo la questione della clessidra, per la quale comunque era stata tutta colpa di e tutto grazie a Draco se poteva godere di quelle lodi e di quei benefici. A lezione lui non c’era proprio andato. Lei ovviamente ignorava il perché, dal momento che i motivi di un Serpeverde erano e restavano di un Serpeverde grazie alla loro capacità di agire senza che nessuno si accorgesse di qualcosa e quindi che facesse domande. Ma nonostante la sua curiosità innata, decise di non indagare oltre. 
Non intendeva darsi da pensare ulteriormente a una cosa che la faceva stare male. In quei giorni passati in totale silenzio e indifferenza, gli sembrò di aver fatto un balzo nel passato a qualche anno prima, quando non erano ancora quello che sono poi diventati, uno stato d’essere che rimaneva comunque poco chiaro.
Tutti questi dubbi però, non le stavano impedendo di invertire la rotta lontano dal campo di Quidditch, d’altronde, la Grifondoro aveva ancora qualche conto in sospeso da sistemare. 
Una volta giunta al campo, vide Harry e Ginny sospesi in aria poco più in alto rispetto al terreno, sorridevano e scherzavano da una scopa all’altra. Ron invece era vicino alle porte e conversava con altri membri della squadra.
Quando la Grifondoro fece gli ultimi passi che la separavano da loro, i due ragazzi scesero giù dalle scope dopo una veloce occhiata complice. Avevano cambiato completamente espressione. La ragazza pregò mentalmente che Ginny non avesse raccontato nulla al suo migliore amico.
Ginny però non disse nulla, in quel momento lì davanti a lei. Harry fece qualche passo avanti e la salutò con un cenno del capo.
“Facciamo quattro passi, ti va?”
Hermione era incapace di dar voce alle sue parole tanta era l’agitazione, perciò annuì e cominciò a seguirlo, allontanandosi da Jinny e dirigendosi verso gli spalti.
“Come sono andate le vacanze?”, Harry ruppe il silenzio.
“Bene, ho rivisto i miei genitori”, rispose lei sincera. Gli occhi chiari di Harry si illuminarono per un secondo. Sapeva che la sua compagna aveva dovuto allontanarli dalla battaglia in qualche modo, ma lei non volle mai parlarne troppo e lui non chiese più spiegazioni di quelle che lei voleva concedere. Sapere che si erano finalmente ritrovati gli infuse gioia.
“Ascoltami Harry io non...”
“So tutto”, la interruppe lui.
“Che vuoi dire?” Hermione sbiancò, e lo guardò in cerca di risposte. Ginny gliene aveva parlato?
“Ginny ti ha...”
“No, l’ho capito da solo”. Harry si sedette accanto a lei, posando la scopa al suo fianco. 
Il sole splendeva ancora alto e gli illuminava i volti pallidi.
“Prima delle vacanze a stento ci rivolgevi la parola, poi da quando hai rotto con Ron sei diventata ancora più strana, non era raro sorprenderti in corridoio con Malfoy e poi a lezione di Pozioni e alla cena del Lumaclub. Eravate… strani”.
Hermione quasi sorrise a quell’affermazione. Il modo che Harry aveva di definire comportamenti più intimi con la parola “strano”, gli ricordava il timido ma coraggioso ragazzino che aveva conosciuto il primo anno ad Hogwarts. Non aveva perso quell’aura da ragazzino sensibile e attento a quello che lo circondava. Era rimasto puro.
“Mi odi, non è così?”, nel porgergli quella domanda Hermione abbassò lo sguardo alle sue sneakers.
“Certo che no, Herm”, rispose prontamente lui, mettendole una mano sulla spalla. 
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui forse entrambi stavano pensando a come continuare quel discorso abbastanza complicato.
Poi la Grifondoro emise un lungo sospiro e si decise a rompere quel silenzio assordante.
“Prima della guerra avevo obliviato i miei…”
“Herm..”
“Dopo la vittoria non sono riuscita a riportarli com’erano. Dra..Malfoy mi ha aiutato a cercare una cura”
“Malfoy?”
“Si, è stato con me durante le vacanze, abbiamo riportato indietro i miei e adesso stanno bene”.
Harry non sapeva cosa dire, né cosa pensare. Dopo qualche minuto, passato a fissare la sua scopa, riprese il discorso.
“Perché non ce l’hai detto? Avremmo potuto aiutarti”.
Hermione iniziò a riflettere meglio su quell’affermazione. In effetti, oltre alla realizzazione di sentirsi effettivamente “al sicuro” nel confidare i suoi segreti più intimi a Malfoy, non aveva mai riflettuto sul perché non avesse voluto coinvolgere i suoi più vecchi amici. 
Il fatto era che raramente Hermione, se non costretta dalla mortalità della situazione, reagiva d’istinto. Ma tutto quello che l’aveva portata faccia a faccia con Draco raramente includeva la logica. E questo per lei era stato un bene, i cui effetti li stava riconoscendo lentamente. Il fatto di non averglielo detto era più o meno dovuto alla sua esigenza di libertà da vecchie costrizioni e dinamiche che aveva scelto, certo, ma che ultimamente le stavano scomode. Ma in nessun modo voleva ferirli. Eppure sembrava che avesse fatto solo questo.
Quella realizzazione la centrò in pieno petto.
“Non ve l’ho detto per un motivo in particolare. È solo che...”
“Ti sei fidata di lui, lo capisco”.
“Davvero?”
“Si, Hermione, quello che non capisco è perché non ci hai detto niente”.
“Credevo non avreste capito”.
“Beh, in effetti non capisco…state insieme o...?”
“No! Non stiamo insieme...è complicato”
“Allora è peggio di quanto credevo”, scosse la testa e sorrise di fronte all’evidenza che la sua migliore amica si ostinava a negare.
“Ti sei fidata di lui, Herm, e non dico che non sia una buona cosa, sapevamo che non era completamente passato dalla parte della sua famiglia, e ci vuole coraggio a virare così tanto dalla parte opposta. Lo rispetto.”
“Stai bene?”, scherzò leggermente Hermione, riuscendo a strappargli un sorriso e a stemperare quel tono solenne.
“Si, scema. Volevo solo dire che lo rispetto, ma non per questo potremmo diventare grandi amici”
“Non pretendo questo, infatti”. Mentì, le sarebbe piaciuto che anche gli altri abbassassero le difese e abbracciassero il cambiamento che lei e Draco avevano iniziato a portare tra quelle mura antichissime, fatte di leggi e tradizioni ormai non più praticabili.
“Bene”.
Il silenzio scese di nuovo, ma solo per qualche secondo. Harry si alzò e riprese la scopa.
“Ti ha perdonata, sai? Ginny, intendo”.
Hermione sorrise e guardò in lontananza verso il campo di allenamento.
“Come sta Ron?”
“Al solito, sempre con la testa per aria”, concluse Harry.
Hermione si alzò con lui e tornarono insieme sul campo. Dopo un breve sguardo di intesa si salutarono. Harry si mise a cavallo della scopa e riprese l’allenamento.
Si sentiva più leggero. Una volta raggiunto Ron tra i due pali, questi gli si avvicinò.
“È felice?” gli chiese, un po’ timidamente.
Harry guardava la sua amica allontanarsi dal campo di Quidditch e riprendere la salita che riportava al ponte.
“Sai com’è fatta”, rispose lui con una scrollata di spalle, “non ha mai avuto tempo per esserlo, e come possiamo biasimarla... ma penso lo sia, si. Adesso è felice”, decretò alla fine il sopravvissuto.
Gli unici a non vederlo erano loro due.
 
 


I Serpeverde avevano tardato con l’allenamento, perché volevano aspettare che i Grifondoro uscissero dal campo e allenarsi da soli. Quella sarebbe stata l’ultima partita della stagione, e perciò la più importante e non volevano spie intorno. Draco perciò percorreva il sotterraneo a tarda ora, ancora vestito con la tuta della squadra, ma era troppo pigro per rientrare nel suo dormitorio e cambiarsi. D’altronde, partecipare a quella specie di falò sul lago nero in onore della quasi chiusura dell’anno non lo allettava per niente. Aveva passato quelle settimane quasi in totale isolamento. Ogni parola lo disturbava, se non quelle delle lezioni, alle quali doveva per forza prestare attenzione. Ma tutto il resto era superfluo. Era ancora accecato dalla rabbia per poter riprendere a vivere come se niente fosse e chiudere quel capitolo che vedeva la Grifondoro come assoluta, incontrastata protagonista. 
A pensarci bene, più che di rabbia si trattava di delusione, accompagnata da una profonda tristezza, così profonda che era riuscito a fare piazza pulita di tutti i fantasmi con cui parlava volentieri ad Hogwarts; persino Mirtilla Malcontenta, con cui aveva legato durante il sesto anno, gli disse che era triste e lamentoso persino più di lei. Comunque, una festa poteva sempre fargli comodo per svagarsi un po’, o almeno avrebbe tentato.
Stava percorrendo il corridoio buio di un sotterraneo che lo avrebbe portato direttamente sulla riva del lago, quando sentì un rumore sospetto provenire alle sue spalle. Il corridoio era talmente buio che aveva dovuto utilizzare un lumos che gli indicasse la via, così, con ancora la bacchetta illuminata si voltò di scatto e scorse la Granger nella sua stessa posizione, con la bacchetta spiegata in avanti.
Sobbalzarono entrambi per quella vicinanza improvvisa, che nessuno dei due, per la prima volta aveva cercato. 
Draco avrebbe giurato di aver sentito delle voci lungo quell’immenso tunnel buio, alcuni schiamazzi e risate tra chi aveva preferito fare il percorso a divertirsi e a fare scherzi approfittando dell’oscurità. Lui invece camminava da solo e a giudicare da quella presenza accanto a lui, la Grifondoro aveva deciso lo stesso.
Dopo quel sussulto sorpreso, Draco abbassò leggermente la bacchetta ed Hermione fece altrettanto.
Non dissero nulla, lui riprese a camminare lasciandosela alle sue spalle, ma i suoi passi poteva riconoscerli tra mille. Aveva iniziato a stargli dietro per non perdere la luce che emanava la bacchetta del Serpeverde.
“Non è successo niente..con Alister”, disse Hermione, e non sapeva nemmeno perché sentisse il bisogno di dirglielo.
(“È successo tutto con te”).
“Non ti devi mica scusare, non ne voglio sapere”, gli rispose lui, camminando senza voltarsi un attimo verso di lei, che nel frattempo lo aveva raggiunto con grandi passi e adesso stava camminando accanto a lui. 
“Non mi sto scusando, volevo solo dirtelo”.
A quel punto Draco si fermò di colpo, spostò la bacchetta verso il suo viso, illuminandoglielo. Hermione si fermò assecondando i suoi movimenti e rimase a guardarlo, nonostante quella luce le pizzicasse leggermente gli occhi.
“Okay”, le rispose poi, senza aggiungere altro. 
Erano vicini all’uscita del tunnel, da lì si intravedevano le luci del falò e gli schiamazzi degli studenti erano più squillanti e vicini.
Draco abbassò la bacchetta e la spense, poi si allontanò svelto da lei senza aggiungere altro. 
Hermione pensò che quella sarebbe stata una notte lunga. Riprese a camminare dopo che lo sentì abbastanza lontano, e raggiunse gli altri intorno a uno dei fuochi posizionati sulla riva.
 
 
 

Aveva salutato distrattamente Ginny vedendola arrivare, era rimasta tutto il tempo con Ivy e Gracie, che però erano concentrate rispettivamente su Pepper e Morgan e perciò non erano molto di compagnia. Buttò giù una quantità significativa di alcool mentre rimase seduta vicino al fuoco e osservava ballare alcuni studenti lì vicino che in quel momento non riusciva ad identificare perché parzialmente ubriaca.
Di Draco neanche l’ombra. Dopo quella constatazione si diede dell’idiota. Lo aveva cercato con lo sguardo numerose volte senza nemmeno accorgersene. 
I falò sulla riva erano tanti d’altronde, e probabilmente lui si era nascosto per bene alla sua vista. Ma poi, cosa pensava? Perché doveva nascondersi? E lui sinceramente non le sembrava tipo che si potesse nascondere. Non aveva niente di cui vergognarsi, comunque. Era lei quella da biasimare, che lo attirava e lo respingeva in base a come soffiava il vento. Doveva smetterla.
“Dobbiamo smetterla”, disse poi a bassa voce. 
Si sollevò con poco equilibrio, ed avanzò verso la riva con le gambe che le tremavano leggermente per l’eccessivo alcool.
Tutto sembrava sfuocato intorno a lei. I suoi jeans si bagnarono alle caviglie quando entrò in acqua; il suo top e i suoi capelli ricevettero qualche schizzo da alcuni ragazzi che giocavano lì vicino. Sentiva che tutta quella felicità intorno a lei non le appartenesse del tutto.
“Hey Herm, tutto ok?” Alister gli si avvicinò con una corsetta. Era sempre sorridente. La Grifondoro era sicura non c’entrasse l’alcool, in quel sorriso. Lui era fatto così.
Hermione si voltò, lui era già accanto a lei e guardava quei ragazzi bagnarsi dalla testa ai piedi.
“Dici che dovremmo entrare anche noi?” gli propose guardando alcuni studenti che si erano appena gettati in acqua e avevano cominciato a schizzarsi e a fare immersioni in quelle profonde acque nere.
Hermione lo guardò ma non gli rispose.
Alister allora si voltò verso di lei.
“Ti senti bene?”
“Si, io..senti Alister non so se tu..”
“Se sono ubriaco? Si, decisamente. Ma sono ancora in grado di capire cosa succede”. Quell'affermazione la lasciò basita.
“Mi dispiace”, disse poi, dopo alcuni secondi spesi a guardarsi in cui entrambi misero meglio a fuoco la situazione.
“A me no. Insomma, è stato forte, no?”
Hermione ci pensò bene ed in effetti Alister rappresentava la prima cosa bella in cui si era tuffata perché lo voleva, senza subire pressioni.
Aveva ragione, era stato forte.
“Decisamente”, concordò lei.
“Allora, che dici..ci buttiamo?”
“Si”.
Entrarono in acqua che erano qualcosa di indefinito, ne uscirono da amici.
  
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