Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Desma    06/06/2020    2 recensioni
Raccolta di situazioni più o meno domestiche per mostrare quel lato buffo e umano che i nostri ladri (e ispettore) preferiti solitamente non lasciano intravedere. Raccolta di one-shots in 20 capitoli.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La tormenta di neve era decisamente una grossa scocciatura. Lo aveva detto a Lupin che il cielo aveva un brutto colore e che il bollettino meteo riportava dati poco incoraggianti, ma no! Lui doveva a tutti costi trascinarli in mezzo alle montagne a cercare un reperto archeologico di inestimabile valore chiamato “il piede dello Yeti” che un tal professore aveva trovato cinquant’anni prima e che aveva smarrito nella neve dopo essere stato attaccato dai lupi!

Si strinse nel piumino più che poté, mentre i suoi piedi affondavano nella neve fresca e i fiocchi gelati gli intorpidivano i muscoli del volto.

-Etciù!- starnutì Fujiko che camminava a pochi passi dietro di lui, cercando di proteggersi dal vento e dalla neve -Dobbiamo trovare un riparo!- esclamò la donna, urlando per sovrastare il boato del vento.

-Lo so!- ribatté Jigen cercando con lo sguardo qualcosa che non fosse un sasso coperto di neve, o un albero coperto di neve, o neve coperta di altra neve: -Maledetta neve!- ringhiò il pistolero, calandosi di più il cappello sulle orecchie per proteggersi dal freddo. 

Di tutti i membri del gruppo, Fujiko era decisamente l’ultima persona con cui Jigen avrebbe voluto perdersi in una tormenta. Erano stati separati da Lupin e Goemon mentre attraversavano un ponte tibetano, che era stato spezzato dalla forza del vento, e lui, che aveva iniziato la traversata per primo, aveva dovuto afferrare la donna al volo per impedire che precipitasse nel vuoto. 

Sull’altra metà del ponte di corda, che ondeggiava pericolosamente sulla parete rocciosa, Lupin e Goemon stringevano saldamente i brandelli di fune, urlandogli che si sarebbero incontrati nel punto del ritrovamento del piede dello Yeti quando la tempesta sarebbe passata.

Si erano arrampicati sulla nuda roccia fino a raggiungere l’altra sponda del dirupo e avevano iniziato la camminata nella tormenta.

Ogni volta che un soffio di vento gli sputava in faccia un grumo di neve, Jigen ringhiava il nome di Lupin, pregustando il momento in cui lo avrebbe avuto di nuovo tra le mani e allora gli avrebbe fatto pentire di aver ignorato il bollettino meteo.

-Jigen!- lo chiamò Fujiko alle sue spalle e il pistolero si voltò a guardarla, ma il vento era così forte da fargli fischiare le orecchie e dovette chiedere alla donna di ripetere quello che gli aveva detto. 

-Guarda là!- urlò Fujiko, indicando un punto alla sua destra e Jigen orientò il suo sguardo in quella direzione. 

Dovette strizzare gli occhi e sforzare la vista per capire a cosa si riferisse, ma alla fine lo vide: nascosto tra le rocce e una macchia di alberi, un piccolo rifugio di legno faceva capolino tra i tronchi. 

-Andiamo lì!- gesticolò l'uomo e Fujiko annuì, facendo strada. 

Quando arrivarono alla casupola, Jigen le fece cenno di farlo passare ed estratta la .357 Magnum, controllò l'interno dalla finestra, resa opaca dalla polvere. 

Mise mano alla porta e spinse fino a farla ruotare sui suoi cardini abbastanza da poter guardare all'interno. 

-Per l'amor di Dio, Jigen! Sto gelando!- sbottò Fujiko, calciando la porta e infilandosi nel rifugio, mentre Jigen si massaggiava la sella del naso per la frustrazione e riponeva la Magnum nei pantaloni. 

Il rifugio era buio e polveroso, ma a parte un leggero odore di muffa e un vago sentore di umidità sembrava usufruibile e privo di animali. 

Nel frattempo Fujiko aveva messo mano a un gruppo di casse ammassate in un angolo alla ricerca di qualcosa di utile. 

-Guarda!- esclamò trionfante agitando un barattolo -È combustibile per accendere il fuoco e lì c'è un camino- disse indicando la parete alla sua destra -Pensi anche tu quello che penso io? 

-Speriamo che non sia intasato- sospirò il pistolero e accese la fiamma del suo zippo per esaminare la cappa. 

-Sembrerebbe di no- ammise Jigen -Proviamo ad accenderlo. 

Nel frattempo Fujiko aveva già assemblato una piccola piramide di pezzi di legno con estrema maestria e aveva sparso il combustibile. Jigen dovette ammettere di trovarsi sorpreso di fronte a quella inaspettata abilità e non poté fare a meno di sorridere quando il fuoco fece presa e un piacevole calore gli avvolse il viso. 

-Così va meglio!- esclamò soddisfatta Fujiko -E ora vediamo se riusciamo a trovare anche qualcosa da mangiare. 

Si misero a frugare nelle casse e nello spartano arredamento del rifugio e alla fine racimolarono un discreto bottino, fatto di carne in scatola, bottiglie d'acqua minerale e alcune coperte. 

-Come mai c'è tutta questa roba in un rifugio nel mezzo del nulla?- domandò Jigen aprendosi una delle scatolette di carne. 

-C'è un percorso escursionistico non molto lontano da qui- rispose Fujiko per poi prendere un lungo sorso da una bottiglia -Avevo detto a Lupin che potevamo sfruttare quello per poi cambiare direzione quando sarebbe stato necessario, ma lui è uno zuccone e non ha voluto sentire ragioni. Aveva paura che ci riconoscessero. Non mi ha dato retta nemmeno quando gli ho detto che il bollettino meteo dava brutto tempo! 

Per poco Jigen non si strozzò con il boccone a quelle parole: -Gliel'ho detto anche io!- esclamò, agitando la scatoletta di carne nella foga -Ma non ha nemmeno fatto finta di ascoltarmi. 

-E ora guarda in che situazione ci troviamo per colpa della sua testardaggine! 

Con un’occhiata i due intesero che non avrebbero lasciato che Lupin la facesse franca per tutti i disagi che gli stava facendo passare e si scambiarono un sorriso di complicità, poi lo sguardo di Jigen cadde sulla finestra, oltre la quale la tempesta continuava a infuriare e non accennava a volersi placare: -Speriamo che Lupin e Goemon siano stati altrettanto fortunati.

-Se riescono a trovare un passaggio per oltrepassare il crepaccio- commentò la donna -Il fumo del camino li guiderà da noi. Sono due ossi duri, vedrai che ci ritroveremo.

Il pistolero annuì e si lasciò cadere per terra, appoggiando la schiena e la testa su una parete: -Questa passeggiata nella bufera mi ha spossato- disse, frugando nella tasca del piumino -E quella dannata neve ha perfino bagnato le mie sigarette!

Scagliò con rabbia il pacchetto fradicio contro la parete opposta e si strinse nella giacca, borbottando qualcosa che Fujiko non comprese.

La donna sorrise nel vedere quell’uomo grande e grosso fare i capricci come un bambino e cercò nella propria giacca: -Tieni- disse, offrendogli il proprio pacchetto di sigarette -Non sono le tue Marlboro, ma sempre meglio di niente!

Jigen accettò il pacchetto e Fujiko lesse nei suoi occhi una critica inespressa davanti alle sue sigarette sottili e aromatizzate, ma alla fine il pistolero ne fece scivolare una fuori dal pacchetto, la mise in bocca e l’accese.

Fumarono in silenzio l’una accanto all’altro, osservando le fiamme del camino giocare nell’oscurità della cappa e buttando un ciocco di tanto in tanto quando il fuoco iniziava a indebolirsi.

-La legna non basterà per tutta la notte- osservò Jigen con lo stesso tono di voce piatto e distante con cui avrebbe commentato l’annuvolarsi del cielo dopo una giornata limpida.

-Abbiamo le coperte- ribatté a tono Fujiko -Dovremo farcele bastare.

La notte calò su di loro silenziosa e discreta come una madre che controlla i figli nel loro sonno e i due ladri, avvolti rispettivamente in una coperta, si addormentarono mentre il fuoco nel camino pian piano moriva.

Fu un rumore sordo, forse un cumulo di neve caduto dal ramo di un albero o il passaggio nei pressi del rifugio di un grosso animale, a destare Jigen e a metterlo in allerta.

La mano destra era scattata istintivamente alla rivoltella, ma dopo qualche istante di assoluto silenzio, il pistolero trasse un sospiro, ritenendo che si fosse trattato di un falso allarme.

La bocca del camino era diventata fredda e l’oscurità rendeva quasi impossibile distinguere l’ambiente attorno a lui, ma Jigen riusciva a capire esattamente dove si trovasse Fujiko, sia perché ricordava dove si fosse distesa, sia perché poteva udire i suoi denti battere per il freddo.

Si alzò in piedi, raccolse la propria coperta e, cercando di non far rumore, si avvicinò alla donna, dispiegando il telo sul suo corpo.

Poi tornò nel punto che aveva scelto per la notte e provò a riprendere sonno, ma dopo nemmeno cinque minuti sentì Fujiko alzarsi e raggiungerlo. Nel buio sentì il peso delle coperte che venivano accomodate su di lui e la donna distendersi al suo fianco e avvolgergli la schiena in un abbraccio.

-Che stai facendo?- le chiese, mentre i muscoli, allertati da quel contatto inaspettato, si irrigidivano.

-Nessuno più di me apprezza la galanteria- rispose la donna, la cui voce era un poco impastata dal sonno -Ma la tua è stupidità. Se non ti copri a dovere, morirai assiderato e poi toccherà a me spiegare a Lupin come il suo caro socio sia passato a miglior vita nel tentativo di comportarsi da cavaliere.

-Non c’è bisogno che mi stai addosso- protestò l’uomo, ma Fujiko lo zittì.

-Dormi e goditi un po’ di contatto umano, razza di orso che non sei altro! Probabilmente non ricordi nemmeno l’ultima volta che una donna ti ha abbracciato.

Jigen rimase in silenzio e Fujiko ne capì la ragione: -Come si chiama?

-Chi?- chiese il pistolero.

-Non fare il furbo con me. Come si chiama l’ultima donna che ti ha abbracciato così?

Fujiko dovette attendere qualche istante prima che l’uomo le desse una risposta, ma alla fine Jigen parlò: -Anna.

-È bella?

-Per me sì.

Qualche istante di silenzio, interrotto dal fruscio del vento tra le fronde degli alberi.

-La rivedrai?- chiese Fujiko.

-No, non credo.

-Parlami di lei.

Non era una domanda. Il tono che la donna aveva usato era inequivocabile, ma Jigen non lo percepì come invadente, piuttosto sinceramente interessato come quello che avrebbe usato una madre che chiede al figlio di raccontarle della sua giornata a scuola.

Alla fine cedette: -È la commessa di un negozio di alimentari vicino all'ultimo nascondiglio che Lupin e io abbiamo usato, quello per il colpo alla collezione Pratchett. Andavo da lei a fare la spesa e lei mi sorrideva ogni volta che mi vedeva. Ho sempre attribuito la cosa alla cortesia del commerciante, ma mi faceva piacere. Non credo avesse nemmeno 30 anni.

Una sera ero sceso al negozio per comprare le sigarette e un pivello con la calzamaglia in testa ha tentato di rapinare la cassa. Quando l’ha minacciata con un coltello, sono intervenuto e l’ho rimandato a casa con un braccio rotto e la coda tra le gambe. Anna era spaventata e tremava come una foglia. L’ho presa tra le braccia e l’ho rassicurata. Qualche minuto più tardi ci stavamo baciando. Mi ha accompagnato al suo appartamento e abbiamo fatto l’amore. Quando abbiamo finito, sembrava un’altra donna. Era radiosa e la paura di prima era completamente svanita. Abbiamo passato il resto della notte abbracciati al buio.

Jigen si interruppe e Fujiko stava per chiedergli se qualcosa non andasse, quando riprese a parlare: -La mattina dopo mi sono svegliato presto, mi sono rivestito e me ne sono andato senza dirle una parola o lasciarle un biglietto. Sono pessimo con gli addii.

Fujiko attese che Jigen aggiungesse altro, poi intervenne: -È una bella storia.

-È triste- ribatté l’uomo.

-Come tutte le belle storie.

Rimasero in silenzio per qualche istante, al punto che Jigen immaginò che Fujiko si fosse addormentata, ma poi la donna gli sussurrò: -Se vuoi puoi immaginare che sia lei, mentre ti abbraccio.

-È questo che fai con gli uomini?- le chiese il pistolero -Interpreti il ruolo delle amanti a cui si è detto addio?

-Qualche volta- ammise Fujiko -Altre volte sono la supereoina dei fumetti su cui si masturbavano da piccoli, altre ancora sono la padrona che non hanno mai osato avere. Dipende. Molto spesso, semplicemente, pensano a qualcun’altra e io per qualche tempo sono il volto, la voce e il corpo di quella persona che desiderano ma che non hanno. Sarei contenta se la mia presenza ti aiutasse a rievocare la tua Anna, anche se solo in un abbraccio.

Jigen scosse il capo ed emise uno sbuffo: -Con me non funziona così. Io non riesco a pensare a qualcun’altra mentre sono con una donna. Per me ora ci sei tu e nessun’altra.

Fujiko rimase di stucco, contenta che Jigen non vedesse la sua espressione esterrefatta, mentre si chiedeva se il pistolero avesse avuto l’intenzione o meno di dirle una cosa carina (fatto assolutamente nuovo), oppure se semplicemente stesse presentando un fatto a cui lei aveva aggiunto un significato più profondo.

Decise di rimandare quei pensieri a un secondo momento e di concentrarsi su quello che stava facendo, ovvero tenere al caldo il corpo di un uomo che, in un momento di stupida gentilezza, era stato disposto a patire il freddo perché lei smettesse di battere i denti.

 

Nota dell’autrice: Ciao a tutt* e benvenut* alla fine del quinto (di già? :D) capitolo della mia raccolta di one shot Slices of life! Ho completato il primo quarto di questa serie con una storia dedicata a un pairing che mi piace molto, ovvero Jigen e Fujiko. Ho sempre trovato il loro rapporto di odio e amore divertente e stimolante, anche se praticamente sempre giustificato con il comune obiettivo di aiutare Lupin. Ho pensato, dunque, di farli interagire solo tra di loro e dato che, come avrete capito, questa serie è dedicata alle manifestazioni di affetto (più o meno intenzionali), ho pensato che sarebbe stato interessante rompere le loro barriere fisiche e costringerli al contatto.

Che ne pensate? Dite che si sarebbero comportati diversamente in una situazione simile?

Fatemelo sapere in una recensione e io sarò più che felice di rispondervi! Come sempre, grazie infinite a Fujikofran che omaggia i miei capitoli con le sue recensioni!

Ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà intitolato Sharing a bed.

A presto!

Desma

 

   
 
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