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Autore: Lady I H V E Byron    07/06/2020    0 recensioni
(DescendantsXKingdom Hearts crossover)
Auradon è stata distrutta da creature oscure chiamate Heartless: i sopravvissuti decidono di divenire custodi dell'arma chiamata Keyblade per difendere ciò che è rimasto loro. Ma dovranno superare una prova...
(Un AU in cui gli eventi ed i personaggi di "Descendants" si incrociano con quelli di Kingdom Hearts. Un AU dove i personaggi di Descendants hanno vissuto nei mondi dei loro genitori fino ad essere condotti o abbandonati da essi su Auradon o nell'Isola degli Sperduti. Un AU dove Auradon non è un regno, ma un mondo. Un AU in cui, ad ogni capitolo, verrà raccontata la storia di ognuno dei personaggi principali di Descendants.)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Terra, Yen Sid
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Note dell'autrice: ed ecco ciò che da il titolo a questa fanfiction; benvenuti nella mia mente distorta XD

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Mal's Dive Into The Heart

https://www.youtube.com/watch?v=yq_9-uJOCGs

Mal sentiva il suo corpo pesante: stava sprofondando nell’Oscurità.
Teneva gli occhi chiusi, assorta in un sonno profondo.
Una luce viola la spinse ad aprirli: una piattaforma, sotto di lei. Si stava avvicinando sempre di più.
C’era lei, raffigurata su quella piattaforma. Sullo sfondo un castello oscuro: quello di sua madre Malefica.
La sua casa d’origine.
Yen Sid non aveva rivelato nulla sul Tuffo nel Cuore: era un segreto, aveva detto. Aveva solo rivelato che ognuno di loro avrebbe dovuto superare delle prove.
Era forse quella piattaforma il suo cuore?
Mal atterrò in piedi: non atterrò d’impatto. Era come se la gravità fosse diminuita man mano che scendeva.
Si guardò intorno: buio. L’unica luce era la piattaforma a lei sottostante.
Sembrava un rosone di una chiesa gotica. Quel tipo di arte l’aveva sempre affascinata.
Ma vedere se stessa… un brivido le scese lungo la schiena.
Avvertì l’impressione di non essere sola: si voltò di scatto.
Un ragazzo albino e dagli occhi cerulei la stava fissando, serio.
Mal sentì il suo cuore battere forte e sorrise: Riku. Il suo primo amico.
Gli corse incontro, con l’intento di abbracciarlo.
-Riku!- esclamò –Oh, che bello che sei qui! Ma è strano. Il Maestro Yen Sid ha detto che…- il ragazzo non si muoveva; rimaneva fermo; e non cambiò espressione del volto: quello sguardo serio, come se la stesse studiando –Riku? Aspetta… come hai fatto a rimanere così?-
Era esattamente come lo aveva incontrato la prima volta: non molto alto.
Ma lo aveva rivisto, durante la sua permanenza ad Auradon, seppur di sfuggita, ed era diventato alto, quasi quanto Ben, forse poco di più.
Dal suo esilio nell’Isola degli Sperduti, non aveva smesso di pensare a lui, preoccupata per la sua sorte, preoccupata per cosa gli avesse fatto Ansem, l’uomo che li aveva rapiti entrambi, anni prima.
Per fortuna, Yen Sid le aveva raccontato la sorte favorevole del ragazzo: da quel giorno altro non bramava che rivederlo.
Ma il ragazzo di fronte a lei non era il vero Riku.
Questi aprì la bocca.
-Di cosa hai più paura?- domandò.
Mal fu leggermente stranita da quella domanda.
-Ecco…- erano tante le cose di cui aveva paura; non poteva elencarle tutte; forse solo di una cosa aveva più paura.
-Che qualcuno faccia del male alle persone che amo.-
A quella risposta, Riku svanì.
Era solo un’illusione, come pensava Mal.
Poco distante dalla piattaforma dove si trovava lei, ne apparve un’altra, legata alla prima da una strada fatta di vetri colorati.
Mal la percorse, un po’ incerta ed un po’ intimorita: poteva essere una trappola.
Raggiunse la prossima piattaforma: trovò una figura femminile al centro. Esattamente come Riku, la stava fissando.
Mal le corse incontro.
-Rosa?-
Rosaspina. Ovvero Aurora. Mal aveva tentato una fuga dal castello di sua madre, quando era piccola. Era entrata nel bosco circostante, camminando senza timori. Anzi, era affascinata dalla vegetazione e dalla fauna che l’abitava. Poi, aveva udito un canto. Un canto meraviglioso.
Si era nascosta in un cespuglio, notando una ragazza di poco più grande di lei che camminava cantando.
Aveva dei bellissimi capelli dorati che ondeggiavano ad ogni suo passo.
Non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi: le piaceva solo sentirla cantare.
Solo una volta aveva udito il suo nome da tre donne.
-Rosa!-
-Rosa!-
-Rosa!-
Mal uscì più volte dal castello, per sentire di nuovo la bellissima voce di quella ragazza.
Ma venne, in seguito, scoperta da Diablo e Pietro. E da allora, le venne proibito di uscire.
Mal e Rosaspina non si erano mai conosciute; ma per Mal, lei era molto importante. Rappresentava la libertà.
-Cosa è più importante per te?- le domandò Rosaspina; aveva gli stessi abiti e lo stesso aspetto con cui l’aveva “conosciuta”, esattamente come era capitato con “Riku”.
-Un’altra domanda…?- non rifletté a lungo; da quando si era stabilita ad Auradon, aveva scoperto una cosa da cui non si sarebbe mai separata –Ben.-
Anche Rosaspina svanì.
Un’ultima piattaforma apparve. Un’ultima persona al suo centro, che attendeva la ragazza.
Tre piattaforme. Tre persone importanti per Mal. Per ordine di conoscenza.
L’ultimo era proprio Ben. Il suo ragazzo. La sua vita.
L’ultima domanda.
-Cosa vuoi dalla vita?-
La risposta non si fece attendere: Mal aveva un solo desiderio.
-Vivere serenamente la mia vita, con Ben al mio fianco.-
Anche Ben fece la stessa fine di Riku e di Rosaspina. Svanì.
Ma, quasi simultaneamente, apparvero due oggetti, quasi trasparenti: un paio di ali e dei guanti artigliati. Ricordavano ali ed artigli da drago.
Mal li fissò entrambi, confusa, ma anche affascinata.
-Ma cosa…?-
“Sei a metà del tuo viaggio, Mal…” udì, nella sua testa “Il tuo viaggio nel sfuggire dalle ombre del tuo passato.”
Lei sobbalzò, guardandosi intorno.
-Chi c’è?!-
Non vide nessuno. Solo lei era presente.
“Ma non temere. Affidati al tuo potere, alle persone intorno a te, e nessun ostacolo sarà in grado di trattenerti. E riuscirai persino a scacciare i tuoi timori.”
-I miei timori? Di cosa stai…?-
Apparve una porta, vicino a lei. Una delle tante porte che era solita vedere nei corridoi della Auradon Prep, specialmente quelle delle classi.
Non vedeva altre vie, nella Stazione del Risveglio: le precedenti piattaforme erano svanite e con esse i sentieri.
Dedusse che quella porta fosse l’unica via di uscita.
-Cosa mi attenderà, ora…?- mormorò, allungando una mano verso la maniglia.
Intravide della luce, dallo spiraglio della porta.
La aprì completamente, per esserne sommersa.
Non le fece male. Nonostante le sue origini oscure, la luce non le fece male.
Stava scacciando l’Oscurità dal suo cuore; forse era quello il motivo.
Quando riaprì gli occhi, non era più nella Stazione del Risveglio. Nemmeno nella torre di Yen Sid.
Ma si trovava comunque in un luogo familiare: un castello cupo, in rovina. Su una montagna circondata da nuvole oscure.
-Questo…- notò, stupita –Questo è il castello di mia madre?!-
Si trovava proprio poco distante dal cancello principale, lo stesso luogo che lei, da piccola, non poteva superare. Non senza che Diablo si mettesse a gracchiare o Pietro a sbraitare.
Non vide nessuno. Il castello era disabitato. Era ancora più tetro e spaventoso di quanto Mal ricordasse.
Ma fece ugualmente un passo in avanti.
Dopo tanti anni, era tornata nel castello di sua madre. Sembravano essere passati secoli dall’ultima volta in cui aveva camminato al suo interno.
Le ritornarono in mente tutte le sensazioni che provava, ad attraversare i corridoi di quel castello, del senso di angoscia nel non poter uscire liberamente, di sua madre, che non faceva altro che sorvegliarla.
Ma qualcosa era cambiato: il corridoio che conduceva alla sala del trono era cambiata: non importava dove andasse Mal, dei muri comparivano improvvisamente dal nulla, come se le stessero impedendo di proseguire.
Non era così, nella vita reale. Lì si rese conto che, nonostante fosse come lo ricordava, quello non era davvero il castello di sua madre Malefica: era un’altra prova del Tuffo nel Cuore.
-Cosa faccio, adesso?-
Mal era disperata.
Quei muri le riportarono alla mente la sua stanza, il suo unico mondo, prima del rapimento di Ansem. Per tutta l’infanzia, non aveva visto altro che muri.
Delle lacrime scesero dalle sue guance, al pensiero della sua infanzia triste e solitaria. Senza amici, senza svaghi, senza libertà. Tutte cose che aveva ottenuto ad Auradon. Cose cui non poteva farne a meno.
Non aveva ancora nemmeno un Keyblade. Avrebbe trovato l’uscita più facilmente.
Ma era quella la prova per ottenerne uno.
Non poteva tirarsi indietro. Doveva comunque trovare un modo per superare quel muro.
Ansem, da un certo punto di vista, l’aveva liberata da quella prigione: infatti, era stato proprio lui a condurla nell’Isola degli Sperduti.
Aveva superato ogni difficoltà. Fino a divenire futura Regina di Auradon. Il pensiero di doverlo ad una persona come Ansem la fece rabbrividire.
Lo stesso uomo che aveva spinto Riku a cedere all’Oscurità, da quanto le aveva riferito Yen Sid. Ma anche lui ne era uscito vincitore. Perché era forte, aveva abbattuto le sue barriere e si era imposto sull’Oscurità di Yen Sid: e ad averlo aiutato erano stati i suoi amici Sora e Kairi.
Ma Mal non aveva nessuno dei suoi amici ad aiutarla: era da sola. Il Tuffo nel Cuore era una prova individuale. Ciò che si vedeva nelle sue profondità era ciò che si celava nel proprio cuore.
Ecco come Mal ricordava il castello di sua madre: pieno di muri e senza vie d’uscita.
Si guardò intorno, alla ricerca di un percorso. Fece un altro passo, e un altro pezzo di muro apparve, accanto a lei.
Ma non per bloccarla, non nella direzione in cui si stava dirigendo.
Stava seguendo i suoi passi. Ne fece un altro: il muro stava proseguendo.
Non era una trappola: era un corridoio. Lei doveva indovinare il percorso esatto.
Ecco quale era la sua prova, dedusse.
Camminò in avanti, fino a quando il muro non la ostacolò. Le bastava semplicemente cambiare direzione, per proseguire.
Stava creando una specie di labirinto.
A volte doveva tornare indietro, proprio perché finiva in un vicolo cieco.
Poi, finalmente, giunse nei pressi di un’entrata buia.
Era la sua unica via. Non poteva tornare indietro: doveva andare solo avanti, per ottenere il suo Keyblade.
Entrò in un’ampia sala, che ricordava bene, dalla sua infanzia: la sala del trono di sua madre.
Nei rari giorni in cui le era permesso uscire, Malefica permetteva alla figlia di sedersi con lei, sul trono, e assistere ai suoi discorsi con i suoi seguaci. Lì aveva imparato come essere una leader, insegnamenti rivelati utili per sopravvivere nell’Isola degli Sperduti.
Era come la ricordava: tetra, fredda, buia. Provò nuovamente la sensazione che provava quando era piccola: timore. Quel luogo l’aveva sempre terrorizzata.
Camminò, salendo i gradini che conducevano al trono di pietra. Non era cambiato, né corroso dal tempo.
Lo toccò: freddo, come la sensazione che incuteva la sala.
Lo osservò: un giorno, quel trono sarebbe spettato a lei, come figlia di Malefica. Ma il suo mondo di origine era stato distrutto, e con esso il castello. E quindi anche il trono.
Ciononostante, adesso era lì, proprio come lei ricordava. Sentì una forte tentazione: si sedette. Ricordò i momenti in cui sua madre le permetteva di sedere sulle sue ginocchia. I rari momenti di contatto tra madre e figlia. Non c’erano mai state carezze, né abbracci tra loro. Solo fredde parole sul non uscire dal castello e la storia che soleva raccontarle ogni sera.
La storia di un custode del Keyblade che aveva sei allievi, a cui, poco prima della sua scomparsa, aveva affidato ognuno un compito ed un libro. I tempi correvano pacifici, fino allo scoppio della Guerra del Keyblade, di cui sia la Fata Smemorina che Yen Sid aveva parlato a Mal e agli altri ragazzi. Solo uno degli allievi era sopravvissuto alla Guerra, il più giovane, che non vi prese parte. Il Maestro, infatti, gli aveva affidato il compito di portare una scatola nera lontano dalla Guerra. E proprio per questo, aveva trovato un modo per sopravvivere nei secoli, per realizzare l’ultimo desiderio del suo Maestro.
A Mal piaceva quella storia: l’affascinava.
Ancora, però, non sapeva che si trattava di una storia vera.
-Ti piace, non è così?-
Quella voce la fece sobbalzare ed alzare dal trono.
C’era qualcun altro nella sala, nell’ombra. E stava procedendo verso di lei.
Rimase sgomenta nel vedere il volto di quella sagoma: se stessa!
Era vestita come sua madre, con un copricapo con le corna e un abito lungo e viola con le maniche larghe. E aveva persino il suo scettro.
La seconda Mal sorrise, carezzando un bracciolo del trono di pietra.
-Sì, questo trono ti è sempre piaciuto.- fece ricordare alla vera Mal –Nostra madre diceva sempre che sarebbe toccato a noi, quando sarebbe giunto il momento…- osservò quella reale; persino gli occhi erano come quelli della madre –Che c’è? La mia vista ti ripugna? Ti terrorizza? -
Mal era impallidita alla vista di quella figura: stava, infatti, indietreggiando.
-Tu chi sei?- domandò, quasi balbettando.
L’altra rise.
-Come, chi sono? Io sono te. Migliorata, oserei dire.-
-Come… come sei vestita…?-
-Ti piace?- l’altra Mal fece un giro su se stessa, mostrando tutto il completo –Devi avere l’aspetto adatto, per far paura alla gente. Come nostra madre. In altre parole, io sono te, se fossi rimasta qui, a casa.-
-Io vedo di fronte solo una copia di mia madre.- tagliò corto la vera Mal, disgustata –Anche nel tuo atteggiamento, io vedo molto di mia madre.-
-Perché è quello che sei destinata a essere, Mal. Anzi, che siamo destinate a essere.- l’altra Mal si sedette sul trono, senza smettere di sorridere –Ah… adoro la sensazione che provo ogni volta che mi siedo in questo trono. Mi fa sentire una vera regina. Anche di più. Con tutto il potere nelle mie mani e tutti che mi temono.- osservò quella vera –Tu diventerai regina, non appena sposerai la bestiolina. Ma è davvero quello che vuoi? Non ti permetteranno di essere quello che vuoi. Dovrai seguire delle regole. E tu non ami i muri, tantomeno le catene. Tu vuoi essere libera.- si alzò, avvicinandosi a lei –È sempre stato questo il nostro desiderio, ogni volta che osservavamo fuori dalla finestra della nostra camera e immaginavamo il mondo oltre le nuvole oscure di questo castello! Ma tu non hai fatto altro che entrare in prigioni su prigioni, e ora ti sei messa in testa di divenire custode del Keyblade?! Segui lo stregone e non avrai altro che regole! Ma se cedi all’Oscurità, con il Keyblade nelle tue mani… osserva…-
Aveva compiuto un movimento circolare della mano intorno allo scettro, come faceva sua madre con il suo.
Mal assistette ad una visione: fuoco, distruzione, se stessa drago che sterminava un intero villaggio; poi tornava se stessa, con l’aspetto dell’altra Mal, ed un Keyblade in mano. Rideva, esattamente come sua madre.
Era orrendo.
Non le era piaciuto.
-Io so, che nel profondo del tuo cuore, tu lo desideri.- sibilò l’altra Mal, continuando a sorridere malignamente –Essere libera, temuta, potente. Io sono quella parte malvagia che tu stai reprimendo da anni. Io sono quella che può compiere quelle prodezze, se permetti all’Oscurità di insidiarsi nel tuo cuore. Non devi aver paura. Sarai potente. Nessuno mai più oserà mettersi contro di te. Tutti ti temeranno. Solo allora otterrai il potere che ti spetta da signora di tutti i mali. Il potere, il vero potere è libertà. Persino Riku lo sapeva, e per questo ha ceduto all’Oscurità.-
Riku. Il suo primo amico.
Un prigioniero nella propria dimora che ambiva alla libertà, proprio come lei.
E solo più tardi aveva scoperto il prezzo che richiedeva la libertà che tanto ambiva. E tutt’ora ne portava i segni.
-Ma se ne è pentito, non appena ha notato cosa ha causato.- ricordò Mal; lo aveva visto nei suoi occhi, il giorno in cui lo aveva incontrato ad Auradon; aveva visto il pentimento, ma anche l’intenzione di redimersi –L’Oscurità esige un prezzo che non sono disposta a pagare. Riku mi ha chiarito questo fatto. Ed è davvero ridicolo sentirmelo dire, ma sono grata ad Ansem per avermi strappato da questo destino. Nemmeno lui avrebbe immaginato che mi sarei spinta fin qui. Lui, magari, si aspettava che morissi all’Isola degli Sperduti, da sola. Invece ce l’ho fatta. Ho visitato dei mondi al di fuori del mio, ho degli amici, un fidanzato meraviglioso, ed ho intenzione più che mai di ottenere un Keyblade. Tutto questo, senza usare l’Oscurità. Ce l’ho fatta con le mie forze. E attenderò con ansia il giorno in cui potrò ricongiungermi con Riku, per dimostrarglielo. L’Oscurità è per le persone deboli che piangono al primo ostacolo. Io non sono debole! Tu lo sei!-
Una risposta velenosa.
Lo sguardo dell’altra Mal si fece freddo. Deluso. Maligno.
Proprio come Malefica.
Urlò di rabbia, colpendo la vera Mal con il suo scettro. Ella cadde da un’altezza di tre metri: era proprio vicina al bordo del soppalco del trono.
Cadde di schiena sul pavimento di pietra.
Non si ruppe niente, per fortuna. Ma avvertiva ugualmente un dolore lancinante alla schiena, che quasi le impediva di rialzarsi.
Ma poteva guardare in alto e in avanti: vide l’altra Mal affacciarsi dal soppalco, ancora con quello sguardo freddo e maligno: lo scettro, come i suoi occhi, si stava illuminando.
Alzò le braccia: delle fiamme giallo verdi si estesero intorno a lei, circondandola.
Divenne una spirale di scintille viola e nere, che si posò a pochi passi dalla vera Mal.
-Non accetti quello che sei?- fece l’altra, minacciosa –Allora resta pure nel posto che hai scelto di stare e subisci quello che meriti! Sei una sciocca a rifiutare i doni che offre l’Oscurità! Potevamo essere la strega più potente di tutti i mondi, persino più di nostra madre! Osserva ciò che hai perso!-
Vi fu un lampo, seguito da un tuono: l’altra Mal fu completamente circondata da quelle fiamme giallo verdi.
Un’ombra si stava elevando, da esse, divenendo sempre più mostruosa e gigantesca.
La vera Mal riprese le forze, appena in tempo da osservare, con sgomento la figura materializzata di fronte a lei: un drago. Se stessa drago. Dalle squame viola, come l’abito che indossava.
Stava ringhiando. Contro di lei. E dalla sua bocca stavano già comparendo delle fiamme.
Anche la vera Mal poteva trasformarsi in drago. Si rialzò, cercando di concentrarsi.
Non accadde nulla.
Si ricordò, inoltre, di avere il potere del fulmine, dalla sua parte. Ma non sentiva alcuna magia scorrerle nelle vene.
Forse era dovuto alla paura che stava provando. Era così. Stava tremando, di fronte alla sua nemesi.
Mal-drago fissava insistentemente quella vera, senza sbattere le palpebre. Poi inspirò.
La ragazza dedusse la sua mossa: infatti scappò. Il drago espirò delle fiamme, in sua direzione. Il salone bruciò.
Mal non fu colpita dalle fiamme; tornò nello spiazzo dove aveva percorso il labirinto: i muri erano spariti.
Tuttavia, corse ugualmente, in direzione del cancello d’ingresso.
Non aveva armi con cui affrontare se stessa drago. L’unica via era la fuga.
Correva ed ansimava.
Ma il drago la trovò, bloccandole la via di fuga.
Mal era in trappola. Indietreggiò, sempre più scossa dalla paura. Il drago le ringhiò di nuovo.
La colpì con un colpo di coda, anziché di artigli o con una fiammata. Mal venne scaraventata lontano.
Si rialzò e corse di nuovo, alla ricerca di una via d’uscita, verso le torri.
Una fiammata giallo verde le bloccò la strada.
Da un lato il drago. Dall’altro le fiamme.
Mal era in trappola.
Niente armi. Niente magia.
Non riusciva a scagliare fulmini. Il drago la terrorizzava. Se stessa la terrorizzava. L’essere di fronte a lei, in fondo, era lei stessa, se avesse seguito le orme della madre. Se fosse diventata come lei.
Quindi, quello sarebbe stato il suo aspetto, se Ansem non avesse irrotto nella sua stanza per poi rapirla.
Aveva paura di se stessa.
Intanto, il drago avanzava sempre più minacciosamente, con la bocca pronta a sputare fiamme.
Mal indietreggiava. Si voltò indietro per un attimo: era sempre più vicina al muro di fiamme.
-Che faccio? Che faccio?- mormorava, sempre più disperata -Maestro Yen Sid! Aiutami!-
Era inutile urlare. Yen Sid non poteva sentirla. Era nel suo cuore. C’erano solo lei, le sue paure e la sua ombra.
Non aveva raccontato molto del Tuffo Nel Cuore; anzi, non aveva detto quasi niente.
Tranne una frase, molto vaga. Rivelò che, per il Tuffo, era tutto ciò che dovevano sapere e tenere a mente.
-Possa il vostro cuore essere la vostra chiave guida.-
Cosa significava? Mal ancora non lo aveva compreso.
Nel suo cuore provava solo paura.
Non aveva la mente adatta ad affrontare il drago.
Tuttavia, ricordò un’altra lezione di Yen Sid e anche della Fata Smemorina, sulla magia, dal giorno in cui aveva scoperto di saper lanciare i fulmini: la magia era fatta di emozioni e sentimenti. Qualsiasi sentimenti.
Non aveva bisogno di concentrarsi. Non doveva usare la mente, per usare la magia.
La paura. La paura che stava provando era la chiave.
La paura era un’emozione. Doveva incanalare quella paura e alimentare il suo potere.
Così fece: non si trattenne. Cedette alla paura.
Sentì qualcosa nelle mani: qualcosa pronto ad esplodere.
Determinata, rivolse i palmi verso il drago, ed i suoi occhi si illuminarono di verde: due fulmini lo colpirono in pieno petto, facendolo retrocedere di diversi passi.
I due fulmini erano potenti.
Mal si osservò le mani, sorridendo.
-Ora so cosa fare…- mormorò.
Mal-drago, nel frattempo, si era ripreso e rialzato, nonostante l’impatto: avanzò minaccioso verso la ragazza, spalancando le fauci, per sputare altre fiamme.
Ma Mal glielo impedì: scagliò un altro fulmine, nella sua bocca. Il drago urlò di dolore.
Qualcosa volò dalla bocca, cadendo vicino a Mal: un dente.
Un dente di drago, appuntito.
Non efficace come arma, ma almeno non avrebbe combattuto disarmata.
-Non ho paura di te, mostro!- esclamò, determinata; la paura era scappata dal suo cuore; si sentiva finalmente pronta ad affrontare se stessa –Fatti avanti!-
Il dente si illuminò, circondandosi di fumo viola.
Cambiò forma. Diventava sempre più grande, nero, ed assumeva la forma di una chiave.
Mal si stupì: il suo Keyblade. Ricordava sua madre versione drago, con la testa con le fauci spalancate come lama e le ali come elsa.
Restò ferma a rimirarlo: era bello. Esattamente come desiderava. Quindi era quella la manifestazione del suo cuore, pensò. Ma non ne fu affatto turbata, anzi.
Mal-drago era sempre più furioso: del sangue viola stava colando dal punto in cui il dente era stato staccato.
Si avvicinò di nuovo alla ragazza: lei puntò il Keyblade in avanti, senza alcun timore.
Il drago sputò di nuovo fiamme. Mal contrattaccò con un fulmine, scagliato non dalle sue mani, ma dal Keyblade. Sembrava più potente di quello che scagliava dalle sue mani.
Resistettero entrambe. Ma i loro attacchi erano troppo potenti: si creò un’onda d’urto che le divise ancora di più, scagliandole lontane l’una dall’altra.
La vera Mal cadde di nuovo vicino al muro di fiamme: per poco non si bruciò i capelli.
-Non possiamo continuare così.- dedusse, notando Mal-drago rialzarsi –Devo usare un’altra strategia.-
Puntò il Keyblade in avanti: un raggio di luce fece svanire il muro di fiamme giallo verdi.
Salì le scale di corsa.
Il drago si era lanciato al suo inseguimento, cercando di agguantare la ragazza con gli artigli.
Le scale erano a chiocciola, costruite intorno ad una torre. Il drago cercava di alzarsi per prendere la preda. Ma Mal era più rapida e riusciva ad evitare i colpi.
Raggiunse la cima e chiuse la porta.
Si guardò intorno. Quelle mura le erano molto familiari: la sua stanza. Ancora con i suoi disegni sui muri, i suoi giochi, i suoi libri, persino il suo letto. Non era cambiata affatto. O forse, tutto il castello era un’illusione del Tuffo Nel Cuore creato basandosi dai suoi ricordi, del castello di sua madre.
Si affacciò alla finestra, ma non per osservare il panorama come soleva fare da piccola; bensì, per osservare in basso.
Mal-drago stava continuando a scalare la torre. Il dolore causato dai fulmini lo stava debilitando.
Era il momento.
Mal tornò alla porta. Fece un bel respiro. E poi corse verso la finestra. Saltò. Impugnò il Keyblade con entrambe le mani. E la lama rivolta verso il basso.
-Ecco quello che meriti tu, mostro!- esclamò.
La lama si conficcò nella testa di Mal-drago.
Lasciò la presa sulla torre.
Entrambe caddero nel vuoto.
Mal avvertì una strana sensazione nell’aria: il mondo intorno a lei si stava disintegrando, in tanti frammenti di vetro. E l’altra Mal svanì in una nuvola di fumo.
Era rimasta da sola. A vagare, a cadere di nuovo nel buio.
Perché la sua prova era conclusa.
Aveva superato Il Tuffo Nel Cuore.
Aveva affrontato se stessa, il suo lato malvagio.


"Once upon a time a girl tried harder,
Once upon a time she tried again.
Once upon a braver choice
she took a risk, she used her voice."
   
 
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