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Autore: Mercurionos    08/06/2020    2 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 15 – La Promozione di ‘F’, Parte 1 – Anno 1, 29/31 Frimaio

Una sera, verso la fine dell’anno accademico, migliaia di persone si riversarono per le strade della capitale. Anche gli studenti impegnati nei giorni di recupero decisero di uscire dal N.I.S.B.A. per unirsi ai colleghi che avevano ottenuto la sufficienza negli esami dei giorni precedenti. Trascinato per un orecchio da Pump, anche Vegeta fu costretto ad osservare quello spettacolo insieme ai suoi compagni. Stretti nelle loro spalle mentre si spargevano per l’ampio cortile interno dell’istituto, centinaia di sguardi si alzarono verso il cielo, contemplando un evento che ancora molti, in tutta la loro vita, non avevano potuto ammirare. Stava nevicando.

Con il braccio teso in avanti, Radish rimase imbambolato per qualche momento a catturare fiocco dopo fiocco. Poco dopo si unì al peculiare divertimento anche Pump e, per non essere da meno, Vegeta decise di tentare l’impossibile: davanti agli occhi sbigottiti dei suoi compagni di studi il principe dei saiyan si tolse un guanto, voltando il palmo della mano verso l’alto. Notando di essere involontariamente al centro dell’attenzione, non impiegò molto a celare nuovamente la mano sotto l’uniforme dell’accademia.

Quando tutti i membri della classe 1.A.0. si accorsero dell’accaduto, ammutolirono. Anche Ronme, incredibilmente tranquillo, chiamò a raccolta la sua cricca con svariati colpi sulle spalle dei suoi compari, invitandoli ad assistere alla scena. Krumbo e Iru decisero di esibirsi in divertenti balletti mentre tentavano di far atterrare qualche fiocco nelle loro bocche, tanto che nemmeno il serioso capoclasse riuscì a trattenere un sollevato risolino. Dylia e Bueno apprezzarono il rilassamento del compagno, tanto che cominciarono a spintonarlo divertiti. Kiwi, Sui e Shisami non poterono far altro che unirsi al divertimento, così cominciarono a raccogliere la poca neve caduta e a lanciarla in direzione delle altre squadre. Abo, Cado e Banan li seguirono poco dopo.

In mezzo al raggruppamento di studenti, Mirk, Tagoma e Napple compivano gesti scomodi e ridicoli nel disperato tentativo di far atterrare un cristallo di neve nelle loro mani, fino a quando Tagoma non si bloccò nel mezzo della sua bizzarra danza: un piccolo, traslucido pulviscolo ghiacciato si era posato sul suo scouter, così decise di rimuoverlo lentamente dal suo capo per mostrarlo ai compagni, che mostrarono una quantità di entusiasmo a dir poco esagerata per un oggetto tanto minuscolo. Sinceramente interessato, anche il gruppo composto da Frida, Patty e Sabrina si unì a loro incuriosito dal microscopico fiocco d’inverno. Per quanto affascinati dall’idea, Guldo e Masamune restarono rintanati sotto le arcate della torre dei dormitori, poiché la loro biologia poco andava d’accordo con il gelo e l’atmosfera secca di quel periodo. Forse proprio per questo motivo Namole corse rapido su per le scale dell’alto edificio, uscendone poco dopo con quelle che parevano essere due grosse sciarpe. A quanto pare Namole era un tipo particolarmente freddoloso, nonostante la scelta di indossare la divisa non dotata di pantaloni.

Ad un tratto, Vegeta si fece avanti chiedendo l’attenzione dei presenti, non tanto con le sue parole quanto con il suo tipico atteggiamento da protagonista. Accolto da inaspettato silenzio, il principe alzò una mano sopra la propria testa e cominciò a formare una piccola sfera di energia, larga appena qualche centimetro. Vedendo lo sguardo preoccupato di Radish, Vegeta lo tranquillizzò con un cenno del capo: perlomeno non aveva intenzione di eradicare la vita sul pianeta. Il principe aveva giusto cominciato a godere del silenzio che aveva causato, occhi e occhi restavano puntati su di lui, trepidanti e pian piano anche leggermente infreddoliti, quando decise di lanciare quella minuta scarica luminosa verso il cielo. La sferetta sparì oltre le nubi, la sua luce svanì completamente dagli occhi dei presenti, ma nessuno osò aprire bocca: Vegeta era ancora fermo in posa, indicante lo scuro cielo invernale, fin quando la sua mano non si strinse fulminea con un gesto forte e non poco minaccioso.

Un flebile, quasi impercettibile ed acuto boato attraversò la gelida aria della sera. Gli studenti rimasti nel cortile dell’istituto si paralizzarono voltando gli occhi alle nuvole grigiastre, ma poi riuscirono finalmente a intravedere gli effetti dello strano gesto del principe. Un raggio di luce seguì l’altro, fin quando tutta l’area non fu illuminata da una fitta gabbia di fili di vetro. Filtrata dalle fitte nubi, la sfera lanciata da Vegeta era esplosa in un’intensa radiazione, che solo in quel momento poté raggiungere il terreno. Ma lo spettacolo raggiunse il suo apice solo quando, uno ad uno, gli infiniti petali di cristallo che svolazzavano nell’aria cominciarono a riflettere e rifrangere quella luce eterea. Il mondo si riempì di scaglie di diamanti, una brillante polvere che cadeva pacatamente verso terra e mozzò il fiato a tutti i presenti, ammaliati dal surreale spettacolo.

Così il silenzio tramutò presto in gioia, poi in un fragoroso applauso. Qualche recluta meno pacifica cominciò a gridare e ad esultare per l’entusiasmo, e la classe 1.A.0. al completo parve riunirsi attorno a Vegeta per elargirgli complimenti. Poco a poco i complimenti divennero divertite pacche sulle spalle del ragazzo. Poco dopo ancora scherzosi buffetti si erano misteriosamente tramutati in pugni saldamente assestati nelle reni del giovane saiyan. Non abituato a tali dimostrazioni di affetto, Vegeta si divincolò in fretta dalle strette spire della calca, chiamò a sé Pump e Radish e si diresse in direzione dei dormitori.

Il giorno seguente gli studenti del N.I.S.B.A. vennero chiamati a raccolta nell’enorme spiazzo antecedente all’accademia, preventivamente liberato dalla neve caduta nella notte. Migliaia di cadetti, di tutte le età e le razze, si posizionarono fila dopo fila di fronte ad un sontuoso palco allestito per l’occasione. Lentamente cominciò a sollevarsi tra gli alunni un annoiato brusio, che però venne prontamente zittito dall’arrivo di un uomo sul palco: Zarbon apparve dinanzi alla folla di studenti, disceso fulmineo dalle nubi atterrò con il rombo di un tuono. Certi si sentirono obbligati a tentare un imbarazzato applauso per la teatrale entrata in scena, ma furono presto bersagliati dallo sguardo glaciale del braccio destro dell’imperatore e, poiché già vessati dalla lunga attesa, decisero di interrompere il loro gesto apparentemente inappropriato.

Zarbon rimase in silenzio fin quando ricevette un messaggio sullo scouter, così decise di posizionarsi in un angolo del palco affinché gli studenti si sarebbero potuti gustare appieno la scena: una titanica ombra circolare apparve nelle nubi sopra l’accademia, rimpiazzata subito dopo da ciò che la gettava, un’imponente nave ammiraglia. Gli appoggi simili ad artigli si liberarono dai loro vincoli, pronti a conficcarsi nel terreno sotto all’enorme vascello spaziale. Non appena fu terminata la procedura di atterraggio, il portellone d’attracco si aprì e una lunga pedana venne fatta cadere sul palco, con precisione tale da combaciare con il centro della struttura.

Re Cold apparve alla folla. Nemmeno il vento ebbe il coraggio di disturbare la sua discesa, benché fino ad un momento prima stesse soffiando libero nella pianura. Il re, una volta preso il suo posto al centro del palco, ammirò prima la massa di soldati silenziosi, poi volse il suo sguardo alla città poco lontana: essendo questa cresciuta parecchio nell’arco di un anno, il sovrano del pianeta si concesse un rapido sorriso, inquietantemente limitato ad un solo angolo della sua bocca. Anche il silenzio stesso stava attendendo diligente le parole del gigante. Cold avanzò ancora di qualche passo, alzò le braccia come per salutare l’intero pianeta con il suo amorevole gesto, quindi cominciò a parlare ai suoi più obbedienti e capaci sudditi.

“Sudditi dell’impero! Mi riempie di orgoglio vedervi così ordinatamente riuniti, pazienti e vigili guardiani della capitale dell’Impero Galattico. Un re non potrebbe desiderare altro che seguaci fedeli e competenti e, grazie al nostro duro lavoro, proprio qui è stata edificata la forgia delle migliori armi del cosmo.”
Cold proseguì il suo discorso elogiando gli studenti, i docenti, tutti i lavoratori nella città, anche le semplici persone che avevano deciso di trasferirsi nella nuova capitale dell’Impero. Con tono pacato elencò ogni classe sociale, ogni ruolo rilevante nella vita della comunità come perfetto esempio di collaboratori alla grandezza e alla buona nomea del pianeta. Solo pochi dei presenti si accorsero come, poco alla volta, l’uomo incrementò il volume della sua entusiasmante orazione: “E grazie alle fatiche e all’impegno di tutti voi, arditi lavoratori, instancabili eroi della quotidianità, una persona ha potuto educare e coltivare questi giovani germogli, affinché venissero riuniti in una gemma splendente al centro dell’Universo. L’amore del popolo, la vostra fedeltà alla vostra nuova patria, tutti noi siamo stati chiamati in questa nuova famiglia, fratelli, amici di una comunità. È solo così, con la vostra dedizione, che possiamo gioire! È grazie a voi che l’Impero prospera senza sosta! Ed è solo insieme al nostro imperatore che possiamo vivere nello splendore, che possiamo godere di impareggiabili opportunità! Sia data gloria all’Impero! Gloria a Freezer!”

I bisbigli sommessi che avevano preso vita durante l’ultima parte del panegirico si tramutarono in un esplosivo grido di approvazione. Fu tanto forte da coprire perfettamente le imprecazioni di Vegeta. Un discorso tanto stupido, privo di qualsivoglia significato, pronunciato senza carisma da un dittatore che non può far altro che essere temuto, rispettato e riverito con incontrollati strepitii. Poiché alla classe 1.A.0. era stata riservata la prima fila, Vegeta si piegò per nascondere alla folla il suo viso contorto in una smorfia iraconda, ma così facendo si accorse di una piccola macchia sul terreno alla sua destra. Il suo odio venne coperto da un guizzo di terribile curiosità, alzò lo sguardo alla persona ritta in piedi accanto a lui. Mirk si era inavvertitamente morsa un labbro e un rivolo di sangue le scivolò oltre il mento, fino a quando questo non ebbe chiazzato di nero il selciato; le sue pupille si erano ritratte in un piglio assassino, minute scintille di disprezzo che il ragazzo al suo fianco ben conosceva, quindi gli occhi della giovane si abbassarono verso di lui e vide la stessa vampa infiammare le iridi del saiyan, illuminate dalla stessa tetra luce che aveva oscurato la sua esistenza.

Vegeta si riassestò, senza staccare gli occhi di dosso dalla compagna: non aveva mai percepito in lei particolare odio per la propaganda imperiale, però non conosceva nulla della ragazza, del suo passato. Che avesse nascosto una vita di dolore simile a quella del principe dei saiyan? Mirk portò una mano alle labbra, sfregando il sangue via dal suo volto; il suo sguardo si rabbuiò, lo girò lontano dal viso di Vegeta, e fece come se non fosse accaduto nulla di particolare. Il ragazzo non volle indagare, tra scroscianti applausi e musica trionfale, ennesimi coronamenti di una tirannia ineluttabile. Mirk, dietro a quel volto sempre radioso, a quell’atteggiamento spensierato e sbarazzino, aveva rinchiuso un’avversione che Vegeta conosceva bene, il disgusto che come null’altro può carburare una tale espressione: il ribrezzo della propria vita.

La folla venne messa a tacere da un gesto forte di Re Cold, così la massa ammutolì attenta. Con un’altra frustata della mano, alle spalle del sovrano apparì un grande oloschermo turchese decorato con le tipiche insigne imperiali, nonché dallo stemma dell’accademia. Cold riprese a parlare: “Come forse i più informati tra voi sapranno, in questa splendida occasione consegnerò i premi che per gli anni a venire saranno tradizione dell’istituto. Si tratta di quattro riconoscimenti di natura prettamente formale, ma che nonostante questo dovrete ricevere con orgoglio ed onore. Senza ulteriori indugi, proseguiamo all’assegnazione!”

Sullo schermo azzurrino apparì una grande ed arzigogolata scritta dorata: “Miglior Studente”. Sotto di essa un breve elenco riportò i criteri del giudizio, come la media dei voti, esecuzione del corso di studi, condotta, impegno in attività secondarie, e così via. Il pubblicò trasalì, leggermente spaventato dall’annuncio: in pochi infatti avevano ricevuto notizia dell’assegnamento di premi alla cerimonia, per questo un leggero tramestio attraversò la calca di persone. Re Cold non volle perdere altro tempo, quindi alzò una mano verso l’oloschermo e pronunciò il nome del primo vincitore.

Note dell’Autore:
Chi sarà il vincitore del primo premio nella storia del N.I.S.B.A.? Perché lascio i lettori sulle spine quando la risposta è tanto ovvia? Bwa ha ha ha! È la mia vendetta per la mancanza di contatto sociale che tanto mi rattrista! Ha! La mia malvagità non conosce limiti! L’anno giunge finalmente al suo termine, ma questa volta per davvero, proprio come Namek! Non perdetevi assolutamente l’ultima parte del libro uno di “Figli di un Domani Perduto”!

Sì però scrivetemi davvero qualcosa, mi fa piacere!
   
 
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