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Autore: Lisbeth Salander    08/06/2020    17 recensioni
Ci sono infinite cose che Lily Evans preferirebbe fare piuttosto che girovagare nel parco di Hogwarts sotto lo sferzante vento di novembre che le graffia le guance e le scompiglia i capelli.
È ormai arrivata all’altezza della capanna di Hagrid quando scorge quel che sta cercando da almeno venti minuti: capelli neri arruffati, occhiali storti sul naso e l’aria di chi ne ha appena combinata un’altra delle sue.
James Potter non sembra averla vista ma traffica con qualcosa nelle sue mani.
È palese che si sia dimenticato del loro accordo di vedersi in sala comune per cominciare quella dannata ricerca di Trasfigurazione. Tra tante combinazioni possibili, la McGranitt ha scelto di metterla in coppia proprio con lui. Con una buona dose di amarezza, Lily è stata costretta ad ammettere negli anni che, insieme a Sirius Black, è di gran lunga il più brillante di quel corso ma è una persona che non conosce l’organizzazione e la disciplina nello studio.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Twenty cygarettes to fall in love

1.
17 novembre 1976
Ci sono infinite cose che Lily Evans preferirebbe fare piuttosto che girovagare nel parco di Hogwarts sotto lo sferzante vento di novembre che le graffia le guance e le scompiglia i capelli.
È ormai arrivata all’altezza della capanna di Hagrid quando scorge quel che sta cercando da almeno venti minuti: capelli neri arruffati, occhiali storti sul naso e l’aria di chi ne ha appena combinata un’altra delle sue.
James Potter non sembra averla vista ma traffica con qualcosa nelle sue mani.
È palese che si sia dimenticato del loro accordo di vedersi in sala comune per cominciare quella dannata ricerca di Trasfigurazione. Tra tante combinazioni possibili, la McGranitt ha scelto di metterla in coppia proprio con lui. Con una buona dose di amarezza, Lily è stata costretta ad ammettere negli anni che, insieme a Sirius Black, è di gran lunga il più brillante di quel corso ma è una persona che non conosce l’organizzazione e la disciplina nello studio.
«Potter, si può sapere cosa non ti era chiaro del vediamoci alle cinque e mezza in sala comune?» sbotta Lily con impazienza, poggiando le mani sui fianchi in segno di rimprovero.
Potter sussulta non appena la vede e cerca di nascondere in modo particolarmente impacciato qualsiasi cosa abbia tra le mani, attirando la curiosità di Lily.
«Evans, ciao…ehm…scusa, non ho visto l’ora e mi sono distratto» biascica, abbassando gli occhi in modo imbarazzato.
«Che cos’hai appena messo in tasca?» chiede Lily con tono lievemente autoritario.
«Niente, Evans» mente spudoratamente lui, alzando lo sguardo con aria di sfida.
«Potter, sono un Prefetto».
«Davvero? Ed io che ho sempre pensato che quella P sul petto significasse altro…».
«Non attacca con me, lo sai bene. Vuota le tasche».
Potter sbuffa rassegnato, alzando gli occhi al cielo, mentre fruga tra le tasche del mantello. Sul viso di Lily fa capolino un sorrisino compiaciuto: gongola sempre un po’ quando lo coglie in fallo.
Tuttavia, quando James Potter estrae l’oggetto incriminato dalla sua tasca e glielo porge, Lily non sa se essere più incredula o divertita nell’osservare il pacchetto di Marlboro appena scartato.
«Tu fumi?» chiede.
«Di rado, quando sono nervoso» spiega lui in tono piatto.
«Ma tu sai cosa sono queste?» continua stupita aprendo il pacchetto.
«Certo, Evans, che so cosa sono delle sigarette. Stavo per accendermene una prima che arrivassi».
«Non credo sia consentito fumare» dice Lily più a se stessa che a James.
«Non lo è, anche se alcuni professori sono più indulgenti, soprattutto se gliene offri una» specifica James, con una punta di divertimento.
Lily continua a fissare il pacchetto con un certo divertimento. Di regola, non ha mai visto i Maghi fumare sigarette babbane ma sempre orridi sigari o pipe di cui detesta l’odore. Le sigarette, invece, non le danno fastidio.
Durante l’ultima estate, in cui il distacco dal suo amico di infanzia era ormai stato definitivo, aveva frequentato alcune sue passate amicizie babbane e qualche volta aveva ceduto al vizio del fumo: un vero e proprio toccasana per lo stress, del quale avrebbe bisogno anche in questo momento.
Apre e chiude il pacchetto un paio di volte, notando che Potter non ne ha ancora fumata nessuna, e poi decide contro ogni aspettativa di fargli una proposta.
«Facciamo una cosa, Potter. Non ti punisco ma ce ne smezziamo una. Se non ti va bene, requisisco il pacchetto e ti trovo una punizione».
Sul volto di James Potter compare il tipico ghigno beffardo di chi l’ha fatta franca e, senza toglierselo dal volto, le suggerisce «A te l’onore di accenderla, Evans. Solo stai attenta con l’incantesimo che l’ultima volta Sirius si è bruciato i capelli.
Lily accende la sigaretta dopo qualche effettivo problema con l’intensità dell’incantesimo e poi aspira sotto lo sguardo stralunato di James.
«Sei veramente una ragazza strana, Evans. Non avrei mai creduto che fumassi, né che mi scroccassi una sigaretta».
«Mi sento particolarmente indulgente. Non capita spesso, Potter, e ho davvero bisogno di sfogare lo stress».
«Cos’è che ti stressa?» chiede lui mentre lei gli passa la sigaretta.
«Tanto per cominciare, le persone che non si presentano agli appuntamenti» precisa con un sorriso minaccioso.
«Che sarà mai un po’ di ritardo, Evans. La ricerca è facilissima. So già tutto» commenta lui aspirando un tiro e ributtando fuori il fumo creando piccoli cerchi.
«Dubito che tu sappia già tutto», replica lei, «Dai, fammi fare un ultimo tiro».
Potter appare estremamente divertito mentre le passa ancora una volta la sigaretta.
«Non ti facevo un’accanita fumatrice».
«Non lo sono. Sono soltanto davvero tanto stressata» dice lei spegnendo la sigaretta e facendola evanescere.
Mentre si incamminano verso il castello, James si schiarisce la gola e, dopo alcuni minuti di esitazione, le rivolge una richiesta.
«Potresti non dire a nessuno di questa cosa?».
«Che ci siamo fumati insieme una sigaretta? Sta’ tranquillo, Potter. Non ho intenzione di pubblicizzarlo» risponde Lily con tono sbrigativo e lievemente alterato.
«Veramente, di me che ho un pacchetto di sigarette. L’ho sgraffignato a Sirius» dice lui con aria vagamente colpevole mentre si passa una mano tra i capelli.
«Come ti pare. Per curiosità, credevo che tu e Black condivideste qualsiasi cosa. Che motivo c’è di nasconderglielo?».
«Diciamo che tutta l’estate potrei aver fatto dei lunghi discorsi su quanto faccia male il fumo e che, se dovesse scoprire che ogni tanto ne fumo qualcuna, sarebbe un disastro e non riuscirei a fermarlo dal fumare né qui né a casa e poi chi la sente mia madre».
Un sorriso spontaneo ed istintivo si affaccia sulla bocca di Lily, che annuisce con aria complice.
«Perché dovrebbe fumare a casa tua? Non può fumare a casa propria?» chiede leggermente disorientata.
«Lui, ehm, lui non vive più a casa sua. È dall’anno scorso che sta da me» risponde James imbarazzato.
C’è un accenno di senso di colpa che invade Lily e non sa se è per l’espressione comparsa sul volto di Potter o per non essersene mai accolta.
«N-non lo sapevo, scusa. Non preoccuparti comunque! Non glielo dirò».
 
 
2.
21 novembre 1976
Lily osserva il suo compagno di studi scrivere una parte della ricerca che ha assegnato loro la McGranitt. Ha dovuto ammettere, negli ultimi quattro giorni, che Potter ha davvero una marcia in più in Trasfigurazione e, soprattutto, ha una conoscenza estremamente approfondita e non tipicamente accademica.
«Ecco a te. Per questa parte credo vada bene, anche se ci sarebbero altre cose da dire» le dice porgendole la pergamena.
«E perché non le scriviamo?» chiede Lily con aria torva, iniziando a leggere le parole di Potter.
«Allungheremmo di molto ed abbiamo bisogno di altri libri in biblioteca» spiega lui alzando le spalle.
Lily solleva il sopracciglio: è per questo che detesta lavorare con le persone svogliate e deve essere lei a spronarle. Le tocca ammettere, però, che lui è davvero bravo e che molte cose lei non avrebbe nemmeno saputo dove trovarle.
«Ci tengo a fare un buon lavoro, Potter. Hai sentito cosa ha detto la McGranitt: la migliore ricerca potrebbe essere pubblicata su Trasfigurazione Oggi».
«Rilassati, Evans. Sarà la nostra» replica lui alzando le spalle.
«Mi duole ricordarti che anche il tuo amico Black è molto bravo».
«Sì ma io sono più bravo e lui è in coppia con Peter ed è tanto se faranno questa ricerca. Mica come noi che abbiamo praticamente finito quando la consegna è tra circa due settimane! Nessuno è meticoloso come te» le dice sorridendo mentre Lily scuote la testa.
«Spero per te che tu abbia ragione e non ti stia soltanto vantando. E, comunque, noi abbiamo iniziato prima perché tu sei esattamente come Black e Minus».
James ride divertito e per nulla offeso dalla frecciatina di Lily.
«Sento che questo studio mi ha stressato troppo. Sai di che avrei bisogno, Evans?» le chiede catturando la sua attenzione.
Quando Lily lo guarda, James fa sporgere dalla tasca il pacchetto di sigarette.
«Te ne smezzi una con me?» le chiede mettendola alla prova. Lily gli rivolge uno sguardo di leggero disappunto prima di annuire ed alzarsi, tentando di non dare nell’occhio mentre escono dalla sala comune di Grifondoro. Si fermano soltanto quando James indica la fine del corridoio del settimo piano e si sistema accanto ad una finestra aperta, prima di accendere la sigaretta.
«Mi togli una curiosità, Potter? Dove le hai lette tutte queste cose sulla trasfigurazione umana?» chiede Lily, sinceramente incuriosita. Anche lei ha fatto delle ricerche extra ma non si è mai sentita così padrona di una materia come Potter in Trasfigurazione e ne è rimasta colpita.
C’è un lampo indecifrabile negli occhi di James, un sorriso stranamente trattenuto e un’espressione assorta che Lily gli ha visto di rado.
«Ho fatto ricerche in biblioteca» dice lui prima di passare la sigaretta a Lily.
«Non ti ho mai visto leggere molto in giro e non credevo che la biblioteca fosse un luogo da te frequentato» ribatte lei con un sorriso ironico.
«Ti stupiresti nello scoprire quante cose non sai di me, Evans. Ho problemi di insonnia, leggo di notte» conclude riprendendosi la sigaretta, sotto lo sguardo accigliato di Lily.
Dopo l’incidente del lago dell’anno prima hanno raggiunto una sorta di tregua. Alcuni giorni dopo quella discussione lui si è scusato con lei e Lily lo ha visto sinceramente dispiaciuto, per quanto abbia continuato a reputarlo un idiota. Tra le cose che le ha detto lo scorso giugno, c’è stata la promessa di non importunarla più e di non chiederle più di uscire alla quale, con sommo stupore di Lily, sta tenendo fede.
In quei primi mesi del loro sesto anno ci sono stati impercettibili miglioramenti, proprio in virtù di quella tregua promessa. Inoltre, sono costretti ad incontrarsi spesso perché hanno molti corsi in comune: Trasfigurazione, Pozioni, Incantesimi, Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure.
«Ora si spiega perché la mattina arrivi sempre tardi» lo stuzzica Lily ridendo e scuotendo la testa all’indietro. Lo sguardo che le rivolge James è sufficientemente intenso da farla arrossire appena.
Lily ha sempre pensato che fosse decisamente carino ma il suo modo di comportarsi è insopportabile, anche se è innegabile come negli ultimi mesi si sia dato una calmata ed abbia leggermente abbassato la cresta.
«Vedi il lato positivo, Evans. Ti do il tempo di leggere le notizie più importanti visto che prendi sempre il mio giornale!» ribatte lui sornione.
Lily, questa volta, arrossisce di colpo. Ha sperato che passasse inosservata la sua abitudine di aprire il giornale di Potter per leggere le notizie più importanti dal momento che lui e la sua cricca non sanno cosa voglia dire la puntualità.
«Non credevo tu avessi il tempo di leggerlo, visto che arrivi sempre all’ultimo secondo!» dice Lily, riacquistando un po’ di sicurezza ed aspirando l’ultimo tiro che James le ha lasciato.
«Tranquilla, Evans. Finché mi lasci i cruciverba puoi leggerlo quanto vuoi».
 
3.
30 novembre 1976
«Potter, sono stufa di darti la caccia! Dobbiamo rivedere questa dannata ricerca».
Lily fissa uno stanchissimo James Potter in uniforme da Quidditch, steso senza grazia su una poltrona della sala comune.
«L’abbiamo rivista ogni santo giorno da due settimane, Evans. È la cosa che più si avvicina alla perfezione nel mondo della Trasfigurazione, Godric!» esclama lui.
Lily nota che, sebbene ieri non lo abbia visto gironzolare in sala comune, ha delle occhiaie particolarmente vistose e sembra davvero stremato.
«Ti ho già detto che ci tengo!» sottolinea lei. Forse potrebbe risparmiarselo ma strapazzare un po’ Potter non fa mai male, dato quel che combina.
James scuote la testa, si alza e si dirige verso il buco del ritratto davanti ai volti increduli degli amici e di Lily, che lo segue furiosa.
«Potter! Ti sembra il modo? Sapevo che avessi problemi con le buone maniere ma, Merlino, stavo parlando con te» sbraita lei, prima di realizzare che si sono fermati nell’anfratto dell’ultima volta e che James sta per accendere la sigaretta.
«Puoi darmi un secondo di respiro, Evans?» le chiede con aria insolitamente stanca mentre si accinge ad aspirare per la prima volta.
Lily gli si avvicina e gli prende la sigaretta dalle mani mentre lui la fissa incredulo.
«Ladra» gli dice aprendosi finalmente in un sorriso.
«Già che c’eri» replica Lily con ovvietà mentre gli passa di nuovo la sigaretta, subito dopo averla accesa ed aspirato il primo tiro. Lo osserva bene e pensa che, sì, è davvero carino, anche più degli anni passati, e non è poi così antipatico – peccato per la sua dannata arroganza. Crede anche che gli sia passata la cotta per lei, visto che non ha più dato segnali in quel senso e lo ha spesso visto in compagnia di altre ragazze.
«Allora, come mai così stressato? Problemi di cuore?».
James la guarda torvo mentre chiude gli occhi ed aspira ancora una volta.
«Tu sei un bel fattore di stress, Evans».
«Io? Mi preoccupo della nostra ricerca in Trasfigurazione e sarei un fattore di stress?» esclama Lily con tono lievemente alterato.
«Tanto a te nemmeno piace Trasfigurazione!».
«E che ne sai tu?».
«Oh, Evans. Credimi, so molte più cose di te di quanto immagini e a te la Trasfigurazione non piace».
«Provalo. Prova che sai cose di me» dice lei fissandolo con aria di sfida mentre si riprende la sigaretta. James la guarda con i suoi occhi stanchi e spazientiti e quel ghigno perennemente stampato in faccia.
«Per cominciare, sei un portento in Pozioni, molto più di Piton, per inciso, ma la tua materia preferita è di gran lunga Incantesimi. L’arte delle Pozioni ti riesce straordinariamente bene ed è palese anche ad un troll ma non c’è niente che ti dia più soddisfazione di quando sventoli la bacchetta ed un incantesimo ti riesce al primo colpo».
Lily lo fissa sorpresa. Da sempre, dal primo anno, il suo talento oggettivo ed indiscutibile in Pozioni ha oscurato tutto il resto ma il maledetto Potter ha ragione: Incantesimi la affascina decisamente di più e non c’è niente che le dia sicurezza come quei piccoli movimenti di bacchetta ed adora l’essere sempre la prima a riuscire in un nuovo incantesimo.
«Non darti pena, Evans. Non devi darmi ragione: già so di averla».
 
4.
5 dicembre 1976
È stata una mattina pesante e l’ora di pranzo sembra ancora troppo lontana. Lily pensa solo che avrebbe bisogno di una pausa ma che l’ora buca che la separa dalla prossima lezione serve ad ultimare una relazione per Lumacorno.
Fa respiri profondi e cerca di non pensare a quello che ha letto poche ore prima sulla Gazzetta del Profeta, delle tre famiglie babbane assassinate da un gruppo di Mangiamorte nella periferia di Londra. Si è rintanata in un’aula vuota e fissa le parole del Manuale di Pozioni, anche se non sembra afferrarne il senso.
Quando la porta si spalanca, nemmeno se ne accorge ed ignora il rumore di passi fino a quando non si sente afferrare per un braccio e venir tirata su a forza da quella sedia.
«Potter, sei impazzito? Stavo studiando!» replica stanca al suo rapitore mentre lui la trascina fino alla fine del corridoio.
Quando si fermano, lui traffica – come al solito – con le sue tasche piene di chissà quali diavolerie. Poi trova quel che voleva e porge a Lily una sigaretta.
«Ne hai bisogno, Evans» le dice lui con aria seria, appoggiandosi contro il muro, mentre lei accende la sigaretta.
La nicotina sembra alleviare parzialmente la tensione e, dopo un paio di tiri, Lily la porge a James in segno di gratitudine.
«Non vedo l’ora che finisca questa giornata» ammette più a se stessa che a lui.
«Se hai bisogno di qualche scusa per saltare le lezioni, chiedi pure. Ti stupiresti della vastità del mio repertorio».
«Ti ringrazio ma ci tengo a conservare una parvenza di dignità» replica lei, anche se non reprime un sorriso.
C’è della preoccupazione genuina negli occhi di Potter. C’è stata ansia stamattina a colazione nel leggere quelle notizie che diventano ogni giorno più frequenti.
«Evans, lo so che sei preoccupata» le dice porgendole di nuovo la sigaretta. Lily nota che ha aspirato appena.
«Alla fine dello scorso anno ho disdetto l’abbonamento alla Gazzetta del Profeta», dice lei in tono piatto, «I miei ogni tanto la leggevano, quando tornavo a casa… non volevo che si preoccupassero».
James annuisce appena, con le mani in tasca e quello sguardo preoccupato davanti al quale Lily si scopre a disagio.
«Ti va un caffè?» chiede lui a bruciapelo.
«Sai che nel mondo dei babbani si prende prima di fumare?» replica Lily.
«Che ci importa?! Qui non siamo nel mondo babbano. Siamo ad Hogwarts. Allora, ti va?» insiste.
«Sì, mi va ma dove lo troviamo alle undici del mattino il caffè ad Hogwarts?».
«Merlino, Evans, sei al tuo sesto anno in questa scuola ed ancora non hai scoperto le cucine? Devo insegnarti proprio tutto!» la stuzzica lui mentre lei spegne la sigaretta.
«Detto da quello che fino a una settimana fa nemmeno beveva il caffè e che ha fatto mille storie, è tutto dire!».
 
5.
14 dicembre 1976
«Quindi, chi aveva ragione?».
«Non so di cosa parli, Potter».
«Non sei molto brava a dire bugie, Evans. Comunque, parlavo della ricerca della McGranitt».
«Sì, siamo stati i migliori a quanto pare» risponde Lily senza dargli un accenno di soddisfazione.
«E questo significa che aveva ragione il sottoscritto».
«Lieta che il tuo ego sia soddisfatto! Devo finire il tema di Difesa contro le Arti Oscure e siamo in biblioteca. Ciò significa che non si parla».
«Come ti pare. Volevo solo avvisarti che, dal momento che la lezione di Pozioni mi ha incredibilmente irritato, sto andando a fumare la numero cinque» le sussurra James nell’orecchio, prima di defilarsi.
Lily fissa la pergamena per un minuto, prima di decidersi ad alzarsi e a seguire Potter, che per questa volta ha scelto la parte più nascosta del corridoio del quinto piano.
«Sei veramente scorretto» gli dice incrociando le braccia e fissandolo con aria minacciosa mentre lui ride ed accende con soddisfazione la sigaretta.
«Non so di cosa parli, Evans» replica lui, ripetendo le parole di Lily di poco prima.
«Stavi per andare a fumare da solo».
«In verità, ti ho invitata e poi non ricordavo di aver stretto con te il patto delle sigarette».
James ha l’aria divertita mentre avvicina la sigaretta alla bocca di Lily. C’è un gioco in corso, lei ne è consapevole e scopre che non le dispiace neanche un po’.
«Era un patto implicito. Anzi, fammi controllare se ne hai fumata qualche altra» lo punzecchia lei, riappropriandosi della sigaretta.
«Temo che dovrai fidarti se vorrai continuare ad intossicarti i polmoni insieme a me».
«Sei veramente snervante».
«Un bullo arrogante e prepotente, direbbe una cara e dolce ragazza dai capelli rossi» replica James con tono appena tagliente.
«Sei un po’ cambiato» osserva Lily «ma lo eri. E sei ancora abbastanza snervante».
«Devi ammettere che ormai sono praticamente innocuo» la stuzzica lui.
«Innocuo è un aggettivo che non penso potrebbe mai calzarti e comunque la testa di Aubrey non credo la pensi così».
«Stava dicendo un sacco di idiozie a proposito dello stato di sangue. Se lo meritava. Abbiamo pensato che almeno una delle due teste potesse funzionare!».
Raddoppiare la testa di Aubrey con una fattura illegale è stato uno spettacolo terribile, anche se Lily ha riso quando lo ha visto ma si è ripromessa che non lo ammetterà a Potter nemmeno sotto tortura. Si sorprende a trovarlo quasi tenero quando si indigna per le vicende politiche. Del resto, poche ore prima si è beccato con Lumacorno proprio su questo tema.
«Fatto sta che sei tu quello che si è beccato una punizione».
«Non sarà la prima e non sarà l’ultima» dice lui con aria rassegnata mentre Lily gli passa la sigaretta per l’ultimo tiro.
«Mi dispiace per come ti si è rivolto stamattina Lumacorno. Certe volte con te è davvero sgradevole immotivatamente».
«Non sopporto la gente che non prende posizione come lui. Non puoi non condannare quel che sta succedendo, anche se la maggior parte sono tuoi ex alunni che ti venerano e ti viziano. Ci sono cose più importanti. Poi lui non mi sopporta molto per via di mio padre ma mi invita a quella cretinata del LumaClub per dimostrare la sua presunta superiorità».
«Tuo padre?» chiede stupita Lily.
«Erano a scuola insieme e non è che fossero proprio migliori amici» spiega James.
«Ma Lumacorno è…» sta per dire che il professore di Pozioni è una cariatide quando si rende conto che non è molto carino insultare indirettamente il padre di Potter.
«Anziano? Mio padre non è esattamente un giovincello, se è per questo, anche se è molto più in gamba di Lumacorno» dice ridendo il ragazzo.
«Non lo sapevo. Sapevo solo che ha inventato la Tricopozione lisciariccio. Tra l’altro, mi sono sempre chiesta perché non la usassi».
«Perché mi piacciono i miei capelli, Evans».
«Sei davvero permaloso, Potter. E quindi che cosa è successo tra tuo padre e Lumacorno?».
«Mi dispiace ma lo racconto solo a chi mi chiama per nome».
 
6.
21 dicembre 1976
Lily odia le feste di Lumacorno e qualsiasi riunione del LumaClub, eppure non sa per quale ragione si costringe ad andarvi ogni volta.
Il momento peggiore è quando l’ospite illustre di turno, dopo i complimenti e le brillanti e pompose presentazioni del professore, inizia ad interessarsi a lei e scopre con una insopprimibile delusione che è una Nata Babbana.
È troppo educata per replicare a dovere ma odia quel momento, odia quella puzza sotto al naso, odia l’espressione compiaciuta di Bertha Jorkins che coglie il suo disagio.
La festa di quest’anno, poi, si è rivelata un disastro totale anche per il suo accompagnatore, Steven Lewis, un Corvonero del settimo anno, interessatissimo agli ospiti del Professore di Pozioni e ben poco a lei. Del resto, i loro appuntamenti sono stati sempre molto tiepidi.
Lily dubita che abbia notato di essere rimasto solo mentre decide di uscire sul balconcino della Sala Trofei, in cui si tiene il ricevimento.
«Mi chiedevo quando saresti arrivata» le dice la voce squillante di James Potter dall’angolino più buio e nascosto del balcone.
«Potter! Mi hai spaventata!» lo rimprovera Lily, avvicinandosi a lui, «Non ti ho proprio visto alla festa. Credevo avessi dato buca…».
«Purtroppo, mio padre mi ha chiesto di venire e sono venuto ma è tutta la sera che sono qui. Questa serata è un incubo» borbotta, accendendo la sigaretta che ha tenuto tra le mani tutto il tempo.
«Non sai quanto vorrei fuggire ma non è socialmente accettabile andar via così da un ricevimento» sbuffa la ragazza, prendendo la sigaretta e rubando il primo tiro.
«Allora, ti prego, puoi dirmi quando posso scappare da questo inferno?» replica stizzito mentre Lily gli passa la sigaretta, con un gesto che è diventato così familiare per loro.
«Non hai portato nessuno a farti compagnia?» chiede lei incuriosita. James si sporge appena per guardare attraverso la finestra cosa accada in sala, prima di buttare fuori il fumo appena aspirato.
«Zelda Carlson, che è rimasta estasiata all’idea di conoscere così tante importanti personalità».
«La Carlson? Te le vai a cercare» dice Lily con un pizzico di disapprovazione. Zelda Carlson, mora, alta, giocatrice di Quidditch, Corvonero del suo anno, è una delle persone meno amichevoli e più snob che abbia mai incontrato.
«Anche i migliori sbagliano» ribatte James con un sorriso rassegnato. Lily lo guarda bene e nota che è vestito stranamente bene. Nonostante la posa scomposta, il completo da cerimonia gli dà un’aria di serietà che nessuno accosterebbe mai a James Potter.
«Non stai male vestito così. Sembri quasi una persona rispettabile» gli dice lei.
«Non li sai fare i complimenti, Evans», ribatte con un sorriso enorme sul volto, «Tu sei proprio bella, invece. La divisa non ti rende giustizia».
Lily biascica un ringraziamento, grata che Potter non possa notare di averla fatta arrossire. Passa una mano sul vestito blu per assicurarsi che non ci siano grinze, prima di reclamare l’ultimo tiro alla sigaretta.
«Hai intenzione di rimanere qui nascosto per tutto il tempo?» chiede Lily mentre lo osserva far sparire gli ultimi residui di sigaretta.
«Pare che non sia socialmente accettabile andar via».
«Mi sacrifico e ti faccio compagnia per altri due minuti, Potter».
«Come se ti dispiacesse! Te l’ho già detto che sei una pessima bugiarda?».
Lily non risponde ma, anche se James non può vederlo a causa della penombra, sorride.
 
7. 
15 gennaio 1977
Lily fissa il saggio di Trasfigurazione ancora incompleto, nonostante vi stia lavorando da ore ed ore. Ha più di un dubbio su quanto ha scritto ed è almeno un’ora che combatte con il proprio orgoglio decidendo di non chiedere delucidazioni a chi tutti quei dubbi saprebbe scioglierli, impegnato in un’accanita partita di scacchi contro Sirius Black.
Alla quindicesima volta che realizza di averlo cercato con lo sguardo, notando che la partita si è conclusa con la rumorosissima partita di Black, decide di avvicinarsi a James Potter.
«Potter, ti posso parlare un secondo?» chiede sbrigativa mentre Black la guarda di traverso per averle sottratto momentaneamente l’amico. Odia dover essere lei quella che va in cerca di favori ma, se vuole almeno un Oltre ogni previsione, deve soffrire.
James annuisce e fa per dirigersi fuori dalla sala comune. Lily realizza che deve aver pensato ad una tacita richiesta di fumare ed è quasi tentata dal bloccarlo. Poi pensa che è più di un mese che non tocca nicotina, che ha trascorso due eterne settimane a litigare con sua sorella e che, Merlino, quella mezza sigaretta è proprio ciò che le serve.
Potter accende la sigaretta e gliela porge con aria divertita.
«Credevo avessi perso il vizio, Evans».
«Io non ho vizi» protesta.
«Allora, puoi ammettere che ti mancavo» gli dice lui con un sorriso incoraggiante.
«Sei un idiota, Potter».
«Dovresti scegliere altri modi di insultarmi. Questo è quasi diventato amorevole, sai».
«In realtà, volevo chiederti se potessi dare uno sguardo al mio saggio di Trasfigurazione» chiede Lily con un accenno di imbarazzo. Da quando è iniziato quel gioco di incontri per le sigarette, il loro rapporto è sicuramente cambiato ma non è comunque mai arrivata a chiedergli un favore.
«Pensavo di farlo domani in Biblioteca. Se vuoi, puoi raggiungermi e ne parliamo» le dice lui mentre lei gli restituisce la sigaretta.
«Ti ringrazio. Ho un po’ di idee confuse e da quando abbiamo fatto la ricerca mi sono resa conto che sei più bravo di quanto sembri».
Potter non smette di sorridere e Lily si accorge che non è il solito ghigno che ha stampato in faccia ma un sorriso più genuino, più aperto, più dolce.
«Stai migliorando con i complimenti, Evans. Spirito del Natale?».
«Per quanto è stato disastroso, direi un vero e proprio miracolo» risponde lei con una macabra ironia.
«È successo qualcosa?» chiede James, tradendo un accenno di preoccupazione.
«Niente di nuovo. Problemi con mia sorella» risponde Lily, intenzionata a liquidare la questione in breve, ma lo sguardo interrogativo di Potter la spinge a continuare, «Lei non sopporta il fatto che io sia una strega».
Sul volto di James compare una espressione a metà tra lo scandalizzato e l’incredulo.
«Ma perché? Non è mica colpa tua!» esclama con innocenza.
«La parola ricorrente nelle nostre conversazioni è mostro ed è quello che sono per lei» confessa Lily con rabbia mentre aspira profondamente dalla sigaretta.
«Tu non sei affatto un mostro, qualche volta un po’ stronza ma decisamente non un mostro» dice lui con una indignazione che le strappa una risata. Esitando appena, allunga la mano sulla sua guancia e vi posa una carezza lieve. Lily è certa che sia per la sua espressione disorientata che ritrae la mano – calda, caldissima – e si scusa imbarazzato.
«Allora, tra un po’, diventi maggiorenne» dice poi per scacciare il disagio reciproco.
«Hai proprio deciso di toccare tutti gli argomenti scomodi stasera, Potter?».
«Ma come scomodi? È bellissimo il giorno del compleanno: vieni ricoperto da regali, tutte le attenzioni sono per te, ottime torte, ottimo alcol, amici sbronzi. Poi mica tutti i giorni una strega compie diciassette anni».
«Non avevo dubbi che adorassi il tuo compleanno. Sei il solito egocentrico» ride Lily, che, invece di passargli la sigaretta, cerca di colpirlo simpaticamente sul petto con l’altra mano. James è più veloce – dannati riflessi da Cacciatore – ed intercetta la mano di Lily, chiudendo la propria intorno al suo polso. Lei pensa ancora che le mani di James emanino un calore inconsueto a causa del freddo del castello e della finestra aperta a pochi passi da loro.
«Comunque», riprende, porgendogli la sigaretta, «sarà un compleanno come un altro, Potter. I miei non sanno mica tutte le tradizioni magiche, l’orologio e via dicendo. A quanto pare, sono destinata a questo, a non appartenere davvero a nessuno dei due mondi».
James la guarda scettico, alzando il sopracciglio sinistro in segno di disappunto.
«Non posso parlare per i Babbani ma, se tu non appartieni completamente a questo mondo, che Salazar mi prenda!» esclama.
Lily sorride. Vorrebbe davvero credere a quella appartenenza completa ma questa sensazione, questo sentirsi spaccata in due, l’accompagna da sempre.
«Ho sempre la sensazione di perdermi qualcosa. Essere una Nata Babbana è una maledizione in tutti i sensi».
«Capisco perché tu e Remus andate così d’accordo. Avete la stessa tendenza a fissarvi su cose del tutto assurde» la rimprovera James e Lily davvero non può credere al fatto che Potter la stia facendo una ramanzina, oltre al fatto che non ha minimamente colto il paragone con Remus Lupin.
«Assurde?».
«Evans, invece di vederla come una debolezza ed una condanna, potresti vederla come una ricchezza. Io non capisco assolutamente nulla del mondo dei Babbani, ad esempio. Non conosco niente. Tu parti avvantaggiata, invece».
«Credo che nel mondo magico tu sia la prima persona a farmi questo discorso» dice lei con tenerezza.
«Tu mi sottovaluti, Evans» la stuzzica lui mentre tornano in sala comune.
«Se tu non ti vantassi per ogni cosa…».
«Comunque, scusami per prima» dice, abbassando gli occhi ed indicando la propria mano, «Non volevo darti fastidio».
«Non mi hai dato fastidio, James».
 
8.
30 gennaio 1977
Che Lily ricordi, quello è uno dei migliori compleanni della sua vita – senza dubbio, il più bello tra quelli festeggiati nel mondo magico. I suoi compagni di Casa le hanno preparato una piccola festa e fatto trovare una torta. Quel giorno, la nostalgia del salotto di casa propria a Cokeworth non l’ha mai avvertita.
«Mi chiedevo se ti andasse una boccata d’aria da strega maggiorenne» si sente sussurrare all’orecchio, quando la sala comune è ormai praticamente vuota. Sulle labbra le appare un sorriso involontario ed in un attimo si ritrova già fuori dal ritratto. Mancano quindici minuti al coprifuoco e devono muoversi.
«A te l’onore» le dice James, porgendole la sigaretta con un mezzo inchino ed il solito sorriso storto.
Lily la accende per il primo tiro mentre sente lo sguardo indecifrabile di James su di sé, che le si posa sul polso dove, da quella mattina, ha fatto la sua comparsa un orologio da strega, regalo inaspettato da parte dei suoi genitori.
«Ti piace?» gli chiede lei, «Me lo hanno mandato i miei! Non so come abbiano saputo di questa tradizione ma mi hanno scritto una lettera bellissima e me lo hanno dato. Che ne pensi? Com’è come orologio?».
James le prende il polso per esaminarlo meglio e Lily che c’è un’espressione strana, diversa, sul suo volto, come se stesse trattenendo dei pensieri – cosa assolutamente non da Potter, conosciuto per non avere alcun filtro tra bocca e cervello.
«I tuoi hanno davvero buon gusto, Evans. È molto bello» le dice ed esita appena, prima di lasciarle il polso e prendere la sigaretta.
«Grazie per la torta» dice poi Lily, gongolando all’espressione sorpresa che è comparsa sul volto di James.
«Chi mi ha tradito?» chiede lui, fingendo seccatura e lasciando trapelare tutto il divertimento.
«Potter, nessuna delle mie amiche ha idea di dove siano collocate le cucine. Potevate essere stati solo tu e i tuoi compari e, visto che non credo di essere particolarmente simpatica a Peter e Sirius, rimanete tu e Remus».
«E se fosse stato lui?» azzarda lui divertito.
«Remus mi ha chiesto se la torta l’avesse preparata Mary» replica Lily sorridendo.
«L’importante è che ti sia piaciuta».
«Hai fatto una cosa molto carina» dice lei con tenerezza mentre lui si diverte ad avvicinare la sigaretta alla sua bocca.
Lily pensa che, se solo un anno fa le avessero detto che avrebbe avuto un bel compleanno anche grazie a James Potter, sarebbe stata colta da una risata isterica e, invece, si sta persino divertendo.
«Quindi, non sono soltanto bravo ad ‘esibirmi con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque mi infastidisca solo perché ne sono capace’ e… che altro c’era?» le chiede lui con tono irriverente. «Ah, sì, ora ricordo, era qualcosa sulla scopa che non riusciva a staccarsi da terra per il peso del mio ego».
«Be’, della scopa qualche volta ancora me lo domando ma, no, Potter, non sei bravo solo in quello».
«Quindi, hai cambiato idea su di me?» le chiede lui ed il suo tono tradisce una lieve tensione.
«Un po’, forse» lo stuzzica lei, prendendo la sigaretta dalle sue dita, «Non sei più fuori controllo come lo scorso anno e, anche se sei ancora arrogante e prepotente, sei anche altre cose».
«Ad esempio?».
«Oggi è il mio compleanno. Non dovrei essere io a fare complimenti» si ritrae Lily.
«Se vuoi, posso fartene io. Sono molto bravo, sai?» ride lui.
«La cosa che mi ha sempre colpito di te è l’infinita modestia, Potter».
«Come fai sgonfiare il mio ego tu, però, non ci riesce nessuno».
«Questo non era un complimento, Potter!» protesta divertita mentre gli appoggia – in quel gioco tutto loro – la sigaretta sulle labbra.
«Non so se te li meriti, sai» le dice, facendo i soliti giochi con il fumo. Lily spegne la sigaretta, eliminando ogni traccia come di consueto. Poi d’istinto gli prende la mano perché abbandoni il muro al quale si appoggia ogni volta.
«Andiamo, dai! Non voglio finire in punizione il giorno del mio compleanno».
C’è un guizzo strano negli occhi di James, sulle labbra un sorriso che Lily ha scorto soltanto un paio di volte. Guarda un po’ in trance la mano che Lily gli ha afferrato e che, non appena lei prende contezza del gesto, lascia andare. Poi d’improvviso ha di nuovo il suo ghigno malandrino. Fruga nelle sue tasche e prende il pacchetto di sigarette per poi lasciarlo scivolare in quelle di Lily.
«Così, se dovessero beccarci, doppia settimana di punizioni per te» le dice ridendo prima di muoversi verso la sala comune.
«Devi smetterla di camminare con quell’aria tronfia, Potter. Se mi fermano, la punizione te la becchi anche tu».
«Non vedo l’ora, Evans».
 
9.
14 febbraio 1977
Se Lily dovesse definire il suo breve appuntamento di San Valentino con Steven Lewis, non esiterebbe a parlare di fiasco totale, epilogo annunciato di una frequentazione già traballante dagli albori. Del resto, è anche certa che le famose farfalle nello stomaco devono essersi suicidate durante la manciata di appuntamenti che hanno avuto.
Forse non ha avuto molto tatto a chiudere il giorno della festa degli innamorati ma il salotto di Madama Piediburro ha soffocato qualsiasi sentimento diverso dall’irritazione profonda.
Si è seduta su una panchina di Hogsmeade, poco distante da quel posto infernale, e assapora il senso di libertà della brezza invernale. C’è una sagoma che conosce molto bene che si muove in lontananza e viene verso di lei.
James Potter ha l’aria spaesata e un’espressione di profondo disagio dipinta sul volto.
«Io detesto San Valentino» borbotta sedendosi accanto a lei.
«Buongiorno anche a te, Potter» risponde Lily, «Per una volta potremmo essere d’accordo».
«Siamo d’accordo su tante cose ultimamente ma sei troppo orgogliosa per rendertene conto» replica lui, pizzicandole il naso.
«Che ti ha fatto San Valentino?».
«Esiste?».
«Di nuovo la Carlson?».
«No, Evans, quando un appuntamento si rivela un fiasco totale non è il caso di bissare ma questo è stato anche peggiore. Poi come si può proporre ad un ragazzo Madama Piediburro?!».
«Fidati che non è meglio quando è un ragazzo a proporla a te!».
«Lewis?» chiede James con una punta di fastidio e, quando lei annuisce, commenta «Eh, però, sei recidiva».
Lily sbuffa ma accenna un sorriso. Poi apre la borsa, grata di aver preso le sigarette quella mattina, e ne prende una porgendola a Potter.
«Ce la siamo meritata, no?» gli dice mentre lui la accende ed annuisce.
«Non ho capito questa smania di festeggiare questa festa e poi come si fa a decorare un posto in quel modo?!» continua James.
«Non credevo che un posto potesse essere così rosa» dice Lily dandogli manforte.
«Ho coriandoli ovunque», si lamenta lui, passandosi una mano tra i capelli, «Dove sono le tue amiche?».
«Ad appuntamenti più fortunati» chiosa Lily con un sorriso mentre James le passa la sigaretta.
«Ed ora cosa farai tu?» le chiede incuriosito.
«Credo che tornerò al castello e mi metterò a studiare o a leggere, godendomi la bellezza della solitudine» risponde Lily con un sorriso.
«Questo è deprimente, Evans. Io raggiungo i ragazzi alla Testa di Porco, vuoi venire?».
Lily lo osserva per un attimo: tra i capelli ha ancora alcuni coriandoli rosa. Lei ride e gli passa una mano tra i capelli per toglierglieli, divertendosi a renderglieli ancor più spettinati del solito. C’è sempre quel sorriso sulla bocca di James e lei si rende conto che ormai glielo vede sempre più spesso.
«Che razza di posto è la Testa di Porco?» chiede divertita.
«Tu non sei mai stata da Abeforth in sei anni che sei ad Hogwarts?» esclama scandalizzato, «Merlino, Evans, ti mancano i fondamentali del divertimento».
«Non mi stai incoraggiando a venire con te» replica fintamente piccata Lily, soffiandogli il fumo sul viso.
«Non c’è bisogno che ti incoraggi. Si vede dalla tua faccia che ti va» ride lui, prendendo possesso della sigaretta.
 
10.
23 febbraio 1977
Lily osserva un imbronciato e pensieroso James Potter seduto sul pavimento di quel piccolo anfratto del terzo piano, dove hanno fumato insieme qualche volta.
«Uno zellino per i tuoi pensieri» gli dice, sedendosi accanto a lui.
«Uno zellino? Così poco? Per i tuoi io pagherei persino un galeone» replica con la solita ironia che non manca mai.
Lily prende dalla tasca il pacchetto di sigarette per ricominciare quel rituale che va avanti ormai da mesi.
«Che hai? Si vede che c’è qualcosa che ti turba».
«Quell’uomo che hanno assassinato era… lo conoscevo. È venuto qualche volta a casa mia» dice riferendosi all’omicidio di cui la Gazzetta del Profeta ha dato notizia quella mattina.
Lily gli porge la sigaretta e poi gli poggia una mano sul braccio. Le sembra sempre che Potter, più degli altri, si senta colpito da quella guerra nonostante sulla carta proprio lui, Purosangue, sarebbe in salvo.
«Mi dispiace, James».
Lui le rivolge un sorriso amaro ed uno sguardo intenso che quasi la fa arrossire.
«C’è una guerra là fuori e la gente sembra quasi non accorgersene». Ha lo sguardo perso, James, mentre cerca sollievo nel fumo della sigaretta.
«La sente solo chi è coinvolto» replica lei con amarezza. Lo guarda un po’ incerta e poi ammette con candore «Mi è sempre piaciuta questa cosa di te. Tu odi le Arti Oscure».
James sorride appena ma non le risponde e Lily ha scoperto che odia i suoi silenzi: non ha ancora imparato a leggerli. Non sa dove prenda il coraggio – forse dalla strana confidenza ed intimità che si è instaurata tra di loro – ma c’è un tarlo nella sua mente da circa un anno e quel silenzio di James le dà la spinta per parlarne.
«Hai salvato Piton l’anno scorso». Non glielo chiede, è un fatto: Lily sa che è vero ma vorrebbe sentire quella storia.
James la squadra stupito: il nome di Piton, tra di loro, non sbuca mai fuori perché entrambi vogliono restare fedeli alla promessa di tregua che si sono fatti a giugno. Lily, però, pensa che tante cose sono cambiate da allora, che ha scoperto che di James Potter ha sempre conosciuto solo la parte peggiore e lo ha conosciuto molto di più in quei mesi e poi non le sono mai piaciuti i tabù.
«Credevo non ci credessi. Lui non la pensava proprio così» sussurra James, guardando un punto fisso dinanzi a sé mentre le passa la sigaretta.
«Se ne è parlato per settimane a scuola» dice lei prima di aspirare. Non smette mai di guardarlo Lily, cerca sul suo volto tracce di una verità che le sfugge.
«Si dicono tante cose» replica laconico. Poi, prendendo coraggio, confessa «Non mi è piaciuto farlo. È stata la cosa più difficile e spaventosa che abbia fatto in vita mia».
Finalmente la guarda e c’è un’onesta brutale nelle sue parole, un tormento interiore che Lily non si aspetta e di cui, ne è certa, non comprende pienamente le ragioni.
«Che cos’è successo? Ti va di raccontarmelo?» chiede lei mentre la sua mano corre – senza che lei se ne renda davvero conto – sulla guancia di James.
«Vorrei tanto dirtelo ma non posso, non spetta a me. Ci sono altre persone coinvolte» dice lui con la sigaretta di nuovo tra le sue mani e gli occhi piantati nei suoi.
«Immaginavo mi avresti risposto così» dice lei spostando la mano e facendo segno di farle fare ancora un altro tiro.
«Come mai mi hai creduto?».
«L’anno scorso questa storia si è diffusa tramite i fantasmi. Nick si vantava del tuo spessore morale, visto che appartieni alla sua Casa, ma diceva di non sapere le esatte circostanze del salvataggio. Ho aspettato di saperne di più ma Piton non mi ha mai raccontato niente ed era abbastanza inviperito sul punto».
«Ma non mi dire» commenta James, con sarcasmo, alzando gli occhi al cielo.
«E poi ti ho osservato» continua Lily.
«Tu hai osservato me?» chiede con tono stupito.
«Eri molto strano in quel periodo ed anche Remus, Sirius e Peter».
Lily nota che James deglutisce e distoglie lo sguardo, tradendo un’immensa difficoltà. Quali siano le reali implicazioni di quella storia, è certa che non le scoprirà quel giorno.
«Ho capito da un’altra cosa che era la verità, però» dice ancora riconquistando l’attenzione degli occhi di James.
«Da che cosa?».
«Non te ne sei mai vantato».
 
11.
9 marzo 1977
Lily scivola via con disinvoltura dalla biblioteca. Ha intercettato lo sguardo di James che ha mimato, in modo, a suo parere non così discreto, le sue intenzioni.
Si ritrovano in uno dei soliti posti a ripetere gli stessi gesti: Lily prende il pacchetto e lo porge a lui, James prende la sigaretta e la accende, posandola poi sulle labbra sorridenti di lei.
«Un giorno o l’altro ci farai beccare» dice Lily, dopo il primo tiro.
«Ma se sono bravissimo, Evans. Eri tu che ti sbracciavi in biblioteca» replica lui, rivolgendole un sorriso sghembo.
«Mi stupisco che Madama Pince non ti abbia notato e cacciato prima».
«Ho i miei metodi per rimanere tra i piedi. Detto questo, qualcuno stamattina ha cominciato il mio cruciverba del Profeta» dice lui, fissandola intensamente con un sorriso beffardo.
«Chi si è mai permesso?» chiede lei con una divertita serietà.
«Speravo potessi aiutarmi tu, visto che sei la detentrice ufficiale del mio giornale».
«Non ho visto nulla stamattina» risponde con tono fintamente innocente.
«La tua G è inconfondibile» le dice puntandole l’indice contro e schiacciandolo affettuosamente sul naso.
«Che cos’ha la mia G?» chiede ridendo Lily.
«Marchio di fabbrica-Evans. Fai quella stanghetta tutta strana. Ti sei tradita da sola, ahimè. Non hai un grande futuro da malandrina» conclude James.
«Ah, peccato! Il sogno di una vita che si infrange» replica causticamente lei mentre lui le rivolge uno sguardo di lieve disappunto.
«Credo che tu debba pagare pegno».
«Per aver scritto tre parole sul cruciverba?».
«Avevamo un patto e tu lo hai infranto» spiega James.
«Sei pesante, Potter».
«Sono adorabile e lo pensi anche tu. Intanto, questo» dice prendendole rapidamente il pacchetto di sigarette tra le mani, «me lo riprendo io».
«Sei scorretto!» protesta Lily, cercando di riafferrarlo con una mano mentre con l’altra tiene la sigaretta.
«Proprio come te! E ti dirò di più, è proprio per la prossima sigaretta, mia cara, che dovrai pagare pegno».
«Sentiamo, quale sarebbe questo pegno?».
«Adesso finisci il cruciverba con me. Se preferirai il saggio di Erbologia al cruciverba che hai profanato, dovrai aspettare la fine della scuola per la prossima sigaretta».
Un sorriso malandrino affiora sulle labbra di James. Lily alza un sopracciglio e, anche se sembra contrariata, in realtà non le dispiace quella proposta.
Grazie a questi piccoli momenti, ha scoperto che Potter è una delle pochissime persone in grado di riuscire a ridarle leggerezza in quei tempi cupi e che, no, non ha alcuna voglia di tornare a fare il saggio di Erbologia.
Per questa ragione, lo guarda e con serietà gli dice «Hai una piuma? Ti dimostrerò come sono molto più brava di te nei cruciverba».
 
12.
20 marzo 1977
«Manca un quarto d’ora al coprifuoco. Andiamo?» sussurra Lily all’orecchio di James, approfittando di un raro momento di distrazione degli amici.
Lui non risponde neanche ma si alza di scatto, il sorriso – quel sorriso, quello diverso – sempre stampato sul volto, e le fa segno di uscire dalla sala comune.
Nota che ha le occhiaie tipiche di chi non ha dormito molto ed anche Sirius, Peter e Remus come lui.
«Ti ho cercato ieri sera ma non c’eri» gli dice ancora.
«Remus non si sentiva molto bene. Ero con lui» spiega lui ma Lily non può non pensare che non la guarda mai quando deve spiegare le sue assenze e, invece, di regola James la guarda sempre.
«È molto bello il modo in cui ti prendi cura dei tuoi amici».
«Faccio quello che farebbero tutti» dice con ovvietà guardando la sigaretta, appena accesa, tra le sue mani.
«Fidati, fai molto molto di più. Non credo di aver conosciuto un’altra persona che attribuisca all’amicizia il valore che le dai tu».
«Probabilmente hai solo incontrato persone poco…» si interrompe appena e Lily sa che sta scegliendo una parola che non sia un insulto, «intelligenti».
Lily fa il suo primo tiro e si perde per un po’ tra i suoi ricordi.
«Sai, una volta gli avevo chiesto se cambiasse qualcosa essere figlia di Babbani. Mi rispose che non cambiava nulla. Buffo, no? Se pensi che era il primo a non crederci».
James coglie subito il riferimento perché aggrotta la fronte e non nasconde un’espressione di disappunto.
«Forse è stata l’unica cosa sensata che ha detto in vita sua» conclude con asprezza dopo alcuni minuti di silenzio.
«Mica così sensata. Non è vero che non conta» dice Lily mentre James le passa la sigaretta.
«Certo che non conta, non per me, non per tantissime altre persone che hanno un cervello e lo fanno funzionare» risponde lui animatamente.
Lily sorride – ultimamente, con lui sorride sempre e nemmeno se ne accorge. In un gesto di affetto gli passa una mano tra i capelli, più disordinati che mai.
«Hai mai provato a pettinarti?» chiede con divertimento.
«Qualche volta. Poi ho capito che erano inutili energie sprecate. Comunque, credevo odiassi questo gesto» dice, poi, ripetendolo.
«Perché tu lo ripeti duecento volte al giorno!».
«Non è vero e poi l’aria di chi è appena sceso da una scopa è estremamente affascinante» la rimbecca lui, rubandole la sigaretta.
«Questa è una convinzione che dovresti cambiare».
«A pensarci bene, non ti vedo volare su una scopa dal primo anno» continua lui con divertimento.
«Perché non salgo su una scopa dal primo anno».
«Dovresti provare, Evans. È liberatorio ed ultimamente sembri molto più rilassata».
«Merito della nicotina» risponde prontamente lei, «e dei cruciverba».
«Merito loro, di sicuro» chiosa lui con un sorriso.
 
13. 
27 marzo 1977
Lily non sa bene come James Potter sia riuscito a convincerla ad andare a fumare quella sigaretta sulla Torre di Astronomia, ben oltre il coprifuoco. Anzi, forse lo sa: ha fatto leva sul fatto che è il suo diciassettesimo compleanno e che altrimenti sarebbe andato da solo.
Fatto sta che Lily è là, con la sigaretta tra le mani, in uno dei luoghi più suggestivi di Hogwarts, con il rischio di prendere una punizione esemplare che, secondo Potter, non arriverà mai grazie al suo mantello dell’invisibilità.
«Quindi, questo mantello appartiene alla tua famiglia da…».
«…secoli. Si tramanda di padre in figlio da non so quante generazioni» dice James con solennità.
«Ed è grazie a questo se tu e la tua banda ve ne andate in giro indisturbati la notte e nessuno vi becca, vero?» chiede Lily con tono inquisitorio.
«Più o meno».
«Non ho mica capito com’è che ci sono finita qua sopra con te a fumare questa» borbotta indicando la sigaretta.
«Perché è il mio compleanno e me lo dovevi ma, soprattutto, perché volevi stare in compagnia del sottoscritto».
«In verità, credo sia solo per la sigaretta! Sono quasi ventiquattro ore che Black e Minus inneggiano alla tua persona, Potter, e i miei poveri timpani sono molto stressati» replica lei.
James ride e le poggia entrambe le mani sulle orecchie mentre Lily scuote la testa e soffoca una risata. Il braccio di lui scivola rapidamente intorno a lei e la circonda. Lui non accenna a muoversi né lei a spostarsi. 
Pensa che uno di questi giorni dovrà davvero fermarsi ed interrogarsi su tutta quella complicità che si è venuta a creare tra lei e Potter, tra sigarette, cruciverba, confronti sulle ricerche assegnate, le volte in cui i professori hanno disposto che lavorassero in coppia ed hanno scoperto che insieme funzionano.
«Sei proprio un idiota» sussurra lei, avvicinando la sigaretta alla bocca. In un secondo, James gliela sottrae prima ancora che abbia aspirato.
«Tanto ormai si vede che lo dici con affetto, Evans» replica ridendo mentre, avvicinando la sigaretta alla propria bocca, stringe ancora più Lily in quello strano abbraccio dal quale nessuno dei due ha intenzione di sciogliersi.
«Qui è sopra è proprio bello» dice lei.
«Te lo avevo detto che ne sarebbe valsa la pena. Ora ti interrogo, però. Vediamo cosa ricordi di Astronomia».
«Al massimo, io interrogo te dal momento che non eri mai attento alle lezioni» replica lei voltandosi appena verso di lui.
«C’era Moony che era abbastanza attento per tutti» dice James coinvolgendo anche lei in una risata.
«Un giorno mi dirai a cosa sono dovuti i vostri assurdi soprannomi? Tanto ora ci chiamiamo per nome… qualche volta» chiede con tono persuasivo, continuando a sorridere.
«Sono desolato. Potrai scoprirlo solo se sposi uno di noi quattro!» risponde rapidamente lui.
«Dai, James! Dammi un indizio solo o spiegami solo il tuo! Che razza di soprannome è Prongs?» incalza Lily.
«Un soprannome bellissimo ma ho la bocca cucita. Sono incorruttibile. Te l’ho detto qual è l’unico modo» conclude.
«Secondo me, riesco a scoprirlo anche senza sposare nessuno di voi» ribatte, riprendendosi la sigaretta.
«Non credo proprio, Evans».
 
14. 
8 aprile 1977
«Dobbiamo fare presto. Ho dieci minuti prima della ronda con Remus» dice Lily mentre James cerca il pacchetto.
«Secondo me, non durano fino alla fine della scuola» dice lui, contandole.
«Ruba un altro pacchetto, no?» suggerisce Lily.
«Padfoot è paranoico sulle sigarette. Non hai idea della fatica che ho fatto in questi mesi per convincerlo che aveva comprato meno pacchetti di quanti ne ricordasse».
Lily sorride mentre si sporge alla finestra per inaugurare la tredicesima sigaretta.
«Comunque la paranoia è una caratteristica ricorrente della vostra amicizia» commenta con ironia.
«Non so proprio di cosa parli, Evans».
«Amber mi ha detto che l’altro giorno hai dato di matto perché credevi che i Serpeverde stessero spiando i vostri allenamenti».
«Questo non è essere paranoici. Questa è strategia!» si scalda subito lui, prendendole la sigaretta.
«Quidditch! Non capirò mai tutta questa attrattiva» ribatte attirandosi un’occhiata torva di James.
«Però l’altro giorno sei venuta a vedere gli allenamenti. Credo sia stata la prima volta in sei anni» la stuzzica lui.
«Dovevo vedermi con Amber e ho finito prima. Così ho deciso di raggiungerla» si affretta a spiegare.
«E per questo sei arrivata con quasi un’ora d’anticipo» continua lui divertito.
«Siete voi che avete finito in ritardo perché tu sei paranoico!» esclama lei sulla difensiva.
«A me sembra che sia durato anche meno» replica mentre lei gli passa la sigaretta.
Un rumore di passi ed una voce dietro di sé li distrae facendoli sussultare.
«Lily, ti stavo cercando. Dobbiamo cominciare la ronda… ma che state facendo voi due?».
Le parole di Remus li gelano sul nascere. James inizia a tossire, con il fumo che gli va di traverso, nasconde la sigaretta ancora fuori dalla finestra, tenendo una posa innaturale, mentre Lily gli si para goffamente dinanzi, quasi attaccata a lui, per nascondere la sigaretta.
«NIENTE!» esclamano in coro.
Remus si avvicina sospettoso, con la testa leggermente inclinata. Si ferma ad un passo da loro incrociando le braccia e fissandoli con uno sguardo di disappunto misto a divertimento.
«Voi state fumando» decreta, fissando la scia di fumo che sbuca dietro di loro, «e siete due maledetti ipocriti».
James e Lily si scambiano uno sguardo colpevole, azzardando un sorriso in un buffo tentativo di addolcirlo.
«Tu» dice Remus indicando l’amico, «hai fatto dei gran discorsi tutta l’estate su quanto fosse nocivo il fumo, di quanto avessi letto dalle riviste babbane, guerre su guerre per non far fumare Sirius in casa e poi ti becco qui a sfumacchiare».
A Lily scappa da ridere. Non ha mai visto Remus fare una ramanzina, reputandolo sempre troppo buono ed indulgente, soprattutto con i suoi amici.
«E tu, signorina, fai il Prefetto Perfetto e poi diventi anche tu noncurante delle regole?».
Lily si sente arrossire e cerca di accampare una difesa credibile quando James e Remus scoppiano a ridere.
«Non l’avevi mai avuta una partaccia da Moony, eh?» le dice James divertito.
«Finite di fumare questa sigaretta ché dobbiamo cominciare questa ronda» intima Remus guardandosi intorno.
«Moony, ti prego, non dirlo a Sirius o, altrimenti, sarà la mia fine» implora James mentre Lily prende la sigaretta.
«Mi devi un favore» chiosa Remus, continuando a fare da palo, «Ma, ora che ci penso, com’è che voi due fumate insieme?».
«È STATA TUTTA COLPA SUA!» dicono in coro James e Lily, indicandosi a vicenda.
 
15.
22 aprile 1977
Lily cammina furiosa per i corridoi in cerca di James Potter, non le importa nemmeno che il coprifuoco stia per scattare. 
Deve solo trovarlo ed urlargli contro quanto l’abbia fatta infuriare il suo comportamento.
Per tutti quei mesi ha creduto che la tregua tra loro potesse durare e che non vi sarebbero stati più altri scontri. Invece, oggi è scoppiato il finimondo e lei ha ricordato come non esista altra persona con lo stesso talento di James Potter nel farla diventare una furia.
Scende impaziente le scale fino al terzo piano, in quel dannato angolo, in cui Sirius Black – non si sa con quali poteri divinatori – le ha detto di trovarlo.
Lui è effettivamente lì, appoggiato al muro, con le dita – traditrici – che stringono una sigaretta appena accesa. Ha la cravatta slacciata, le maniche della camicia tirate su distrattamente. Ci sono ancora delle macchie rosse sulla sua camicia. Si volta non appena sente i suoi passi ma distoglie subito lo sguardo.
«Evans, non sono veramente in condizioni di discutere con te. Ne ho avuto abbastanza per oggi» dice lapidario.
Lily scopre di odiarlo anche perché la sta mandando via, perché ha rotto il loro patto accendendo quella sigaretta. Si avvicina ancor più furiosa prendendola dalle sue mani.
«Che cosa ti passa per la testa, James?» gli dice con tono di rimprovero. 
Non le è sfuggito l’utilizzo del cognome a mettere nuova distanza tra loro. Lì dove lui ha messo distanza, è lei che, nonostante la rabbia, si sta avvicinando.
Lo scontro di quel pomeriggio è ancora vivo nella sua mente. Battutine di troppo di Avery e Mulciber mentre lei chiacchierava con James ed i suoi amici: c’è stato il classico Sanguesporco, poi qualche insinuazione sulla facilità di costumi, gli sguardi di disgusto di tutti loro, il senso di umiliazione che cresceva in lei, la mascella di James che si è serrata insieme alla sua mano, un colpo netto sul naso di Mulciber. Poi è scoppiato il disastro ed erano tutti contro tutti.
«Non potevo fare finta di niente». 
È tutto quello che ha da dire James.
È tutto quello che ha ripetuto persino davanti a Silente, sottolineando come le parole possono ferire più di un incantesimo, più di un pugno ben assestato sul naso e che potevano metterlo in punizione a vita, potevano anche espellerlo, ma non si sarebbe scusato perché esistono tante forme di violenza e l’uso di quelle parole – che viene punito troppo poco – è una di quelle. E Lily si è scoperta divisa tra la rabbia per i suoi soliti modi da bulletto e la tenerezza per quella difesa a spada tratta.
Per un momento, all’inizio, ha pensato che lo avrebbero davvero espulso ma poi ha visto uno strano guizzo negli occhi di Silente che, con il suo tono serafico, ha sottolineato che per quella volta non ci sarebbero state punizioni.
Subito dopo James si è dileguato e a lei è rimasta non solo la rabbia per quello scontro ma anche quella di essere stata lasciata senza una spiegazione, con la colpa ulteriore di aver causato il tutto. Ha avvertito quella colpa persino nello sguardo preoccupato che Black e Lupin si sono scambiati
«Avresti dovuto, invece. Non ne valeva la pena e tu questo lo sai» replica lei duramente, «perché devi comportarti così? Perché scendere a tanto? Che t’importa di come mi chiamano? Non hanno nessuna importanza per me. Sono degli idioti e non c’è bisogno di farsi trascinare dal Preside, non c’è bisogno di spaccare il naso di Mulciber».
«Ha importanza per me. Ne vale la pena per me. Ne varrà sempre».
«Fuori da qui non potrai fare così. Non ti puoi mettere tra le persone e i Mangiamorte o presunti tali, James. Qui rischi una punizione, lì fuori la tua vita».
Non può credere che quel dannato idiota non capisca l’importanza ed il peso di ciò che fa.
«Cerca di scendere a patti con questa cosa, Evans, perché è esattamente ciò che farò».
Lily poggia la sigaretta sul davanzale: la verità è che nessuno ha voglia di fumare. Lei, per esempio, in quel momento ha voglia di urlare o di piangere.
«Allora non farlo per me perché non voglio averla questa responsabilità» gli dice dura.
«Merlino, Lily, davvero non capisci?» le chiede James esasperato.
«Non c’è altro da capire. Hai detto tutto tu».
James scuote la testa e fa per andarsene, muove due passi soltanto e Lily crede che da quella discussione non ci sarà ritorno perché è persino peggio dell’anno prima al lago, perché sono più coinvolti, perché si è rotto qualcosa – non solo la loro tregua.
James fa soltanto due passi prima di fermarsi e voltarsi verso di lei con quella insolita durezza ancora impressa sul volto. Poi torna indietro e, cogliendola di sorpresa, la attrae a sé, circondandole la vita con un braccio e prendendole il viso con l’altra mano.
In un attimo, le sue labbra sono sulle sue e Lily avverte tutta la disperazione e la rabbia di quel bacio, mentre pensa che le mani di James, sulla sua schiena, sul suo viso, sono sempre calde.
Ci sono rabbia e disperazione nel modo in cui lei risponde al bacio, aggrappandosi con forza alla camicia sfatta di James.
Lui sembra dirle, con quel bacio,  che non ha capito niente, che non ci sono altre persone davanti a cui si metterebbe se ci fossero dei Mangiamorte: c’è solo lei. 
C’è sempre stata solo lei.
È solo in quel bacio che Lily trova la chiarezza, che scopre che quello sguardo insolito che gli ha visto negli ultimi mesi è esistito solo per lei, che non è una cotta passata ma un innamoramento presente. È in quel bacio che capisce che non c’è stata solo una tregua ma un tentativo di cambiamento fatto per lei e solo per lei.
Lei, invece, gli dice che è proprio il solito idiota, che non può venir meno ai suoi patti, che non può pretendere che lei se ne stia lì tranquilla mentre lui rompe nasi e si fa prendere a pugni per difendere il suo nome. Lei non è questa e non può accettare che nessuno sacrifichi la sua vita per lei e che questo comportamento la fa infuriare.
Mentre la sigaretta brucia indisturbata sul davanzale, in quello scontro di labbra, lingua, denti, in quello stringersi disperato ed arrabbiato, lui le dice anche che non ha mai provato niente del genere e lei che nessuno l’ha mai baciata così.
 
16.
3 maggio 1977
«Ti posso parlare un secondo?» si sente chiedere dopo la lezione di Pozioni.
C’è stato un accurato evitarsi dopo quel bacio di dieci giorni prima, una nuova distanza messa tra di loro dopo che lei è scappata sconvolta. 
Dopo un po’ hanno mantenuto una parvenza di confidenza con quel rituale del giornale ma niente più cruciverba, niente più discussioni su Trasfigurazioni o Incantesimi o qualsiasi altro argomento e Lily ha scoperto che quel niente più è una mancanza schiacciante nelle sue giornate.
Camminano in silenzio per un po’, fino a quando non arrivano in un angolo del parco e James si ferma mostrando il pacchetto di sigarette con sguardo interrogativo.
Lily accenna un sorriso ed annuisce, ricercando quella confidenza che il loro bacio sembra aver cancellato.
«Evans, io… volevo dirti che ho capito e che mi dispiace» dice lui, guardandola a fatica negli occhi mentre le porge la sigaretta appena accesa.
«Che cosa hai capito? E per cosa ti dispiace?» chiede disorientata, prima di assaporare nuovamente la nicotina, toccasana per tutta la tensione che c’è tra loro.
«Per averti baciata, non avrei dovuto forzarti» dice lui a fatica.
Lily alza il sopracciglio sinistro con un certo scetticismo. Dubita che chiunque altri avrebbe mai potuto pensare che lei sia stata forzata: lui l’avrà attirata a sé e baciata ma lei a quel bacio ha risposto con un coinvolgimento inaspettato, persino per se stessa.
«Insomma, me lo hai detto l’anno scorso che ti davo la nausea e…non avrei dovuto farlo» conclude lui, distogliendo lo sguardo.
Lei gli prende la mano per passargli la sigaretta e poi gli afferra il mento costringendo a guardarlo.
«Dovresti smetterla di pensare all’anno scorso. Ero furiosa quando ti ho detto quelle cose e durante quest’anno è tutto diverso» gli dice con tenerezza mentre lui continua a sfuggire al suo sguardo e a rifugiarsi nella sigaretta.
«C’è solo una cosa che non avresti dovuto fare: accendere quella sigaretta senza di me perché hai rotto il nostro patto e me ne ricorderò» aggiunge in tono di rimprovero, «Per tua fortuna, sono estremamente magnanima e ho deciso che può essere rinsaldato con la sigaretta numero sedici».
Lui la guarda e le rivolge il primo vero sorriso, ancora un po’ amaro ma pur sempre un sorriso. Annuisce mentre si porta ancora la sigaretta alla bocca ma Lily lo vede che è ancora assorto nei suoi pensieri.
«Non mi hai forzata» gli dice all’improvviso e lui non sembra ricollegare perché la guarda disorientato per un secondo prima di riabbassare gli occhi in chiaro segno di disagio.
«Non so che cosa significhi per me. È complicato» spiega lei.
«Non è complicato, Lily. Per questo ti dico che ho capito».
«Invece, non hai capito nulla, James. C’è…c’è qualcosa tra me e te. Devo solo capire che cos’è e come relazionarmici. Dammi un po’ di tempo» dice ancora Lily con difficoltà, «Solo… possiamo smetterla di ignorarci? Non credo di esserci abituata, non più».
James le ridà la sigaretta e poi fruga nella sua disordinatissima borsa da cui estrae l’ultimo numero della Gazzetta del Profeta.
«In effetti, avrei bisogno di una mano con il 7 orizzontale ed il 13 verticale di stamattina» dice lui e finalmente la guarda.
«Li finivi mai i cruciverba prima di farteli fare da me?» chiede Lily, riappropriandosi di quella quotidianità.
«Certo! È solo che farli con te è più divertente».
 
17. 
15 maggio 1977
La sala comune dopo una vittoria a Quidditch è sempre un delirio. Persino la McGranitt rinuncia a controllarla. Per questa ragione, Lily non si affanna più di tanto: ha imparato, negli ultimi due anni da Prefetto, che è del tutto inutile.
Per di più, c’è un altro dettaglio che in questo momento la distrae, le contorce lo stomaco e la obbliga a mimetizzarsi con le pareti della sala comune: la gelosia. Crede che si chiami così questa specie di mostro che la divora mentre James Potter parla con alcune ragazzine del quarto anno.
E si odia un po’ per questo sentimento irrazionale perché è lei che gli ha detto di dover capire, che gli ha chiesto un po’ di tempo per elaborare. Che cosa pretende? Che James continui ad insistere? Entrambi hanno sanno che il suo rifiuto dello scorso anno brucia ancora e Lily sa che non sarebbe giusto però non può fare a meno di vacillare in quel momento.
Per questo si avvicina al gruppetto e chiede a James di venire con lei.
«Ce la fumiamo la sigaretta della vittoria?» sussurra nel suo orecchio per non farsi sentire.
James le rivolge un sorriso complice, salutando sbrigativamente il gruppetto di ragazze e facendo l’occhiolino a Remus. 
Lily lo trascina per un braccio, sul volto un sorriso trionfante.
«A quanto pare, signor Capitano, le tue tattiche da paranoico hanno funzionato» gli dice mentre si siede sul solito davanzale.
«Non sono da paranoico e, come ti ho dimostrato, funzionano sempre» la rimbrotta lui mentre inaugura la sigaretta.
«Ne mancano solo tre» commenta Lily con tono malinconico.
«Posso provare a rubarne qualcun’altra a Sirius ma non so se dopo sarò in grado di raccontarlo» dice ironicamente James. Lily ride mentre lui la guarda con la stessa intensità di sempre.
«Tra un po’ iniziano gli esami. Le ultime due le conserviamo per la fine dell’anno».
Lui annuisce mentre si avvicina a lei per passarle la sigaretta. C’è un’aria di attesa tra di loro, come se l’uno stesse aspettando un segnale dell’altra. È impossibile tornare a prima di quel bacio: ha significato troppo; si sono detti troppe cose.
Per Lily il segnale è la mano di James che si avvicina ai suoi capelli e glieli sistema dietro l’orecchio.
«Eri tutta spettinata, Evans. Incredibile i tuoi capelli sono sempre disordinati!» le dice ridendo.
Lei ride ancora – con lui ride sempre, ora lo vede – e, in segno di dispetto, lo ricopre di fumo.
«Sei proprio un idiota, James» gli dice, allungando la mano libera per scompigliargli i capelli.
 
18.
13 giugno 1977
Lily non ha mai avuto un attacco di panico, non prima di quella notte, perché crede sia questo ad averla invasa alla notizia degli assassini giunta con l’edizione straordinaria della Gazzetta del Profeta.
È scappata agli sguardi preoccupati di James e delle sue amiche e si è rifugiata nel proprio dormitorio. Ha pensato che il sonno l’avrebbe aiutata ma si è pentita non appena si è svegliata, grondante di sudore, a causa degli incubi popolati da spargimenti di sangue ed incendi.
Si è affacciata alla finestra nel tentativo che l’aria fresca della notte possa portarle un po’ di sollievo.
Un rumore di passi la fa sobbalzare ma non appena una massa aggrovigliata dei capelli neri sbuca dalla porta del dormitorio maschile accenna un sorriso.
Sente rumori confusi alle sue spalle, James sembra essere tornato in dormitorio, poi, in un secondo, se lo ritrova accanto.
«Ero andato a prendere questa» le dice porgendole una sigaretta e facendo l’incantesimo per accenderla.
Lily se la porta alla bocca, l’espressione ancora assorta tra i pensieri, lo sguardo di James fisso su di lei, la mente ancora in fiamme, ancora popolata dagli incubi di quella notte.
«Non riuscivo più a dormire» sussurra, chiudendo gli occhi.
«Non saresti dovuta andare via così» le dice, poggiando la mano – calda, caldissima – sulla sua guancia.
«Sono spaventata. Per la mia famiglia, non per me».
«Lo so».
James la guarda negli occhi e Lily non può che leggervi tenerezza e desiderio di rassicurarla, anche se non può farlo perché non c’è nulla di rassicurante fuori Hogwarts e lei sa che anche lui ha paura per quei suoi genitori troppo anziani.
Gli passa la sigaretta, anche se lui non ha voglia di fumarla e sposta a malincuore la sua mano dal suo viso. Continua a guardarla negli occhi, come se temesse di vederla andar in frantumi da un momento all’altro.
«Tu pensi ci sia qualcosa da fare contro questi folli?» chiede poi Lily.
«Combattere sempre, combattere fino a cambiare le cose».
«E se non bastasse?».
«Basterà, Lily. Basterà» le dice spegnendo la sigaretta, «Dai, torniamo in camera che domani c’è la prova di Erbologia e sono sicuro che poi mi darai la colpa per averti tenuta qui».
Lily accenna un sorriso ma, quando James si muove per tornare al dormitorio, lei si sente bloccata.
«James…» sussurra appena mentre il ragazzo si volta verso di lei con un tacito interrogativo nello sguardo.
Lei colma la distanza e, con un gesto istintivo, gli butta le braccia al collo, cogliendolo di sorpresa. 
Dopo pochi secondi, sente le braccia di James avvolgerla, una mano di lui correre ad accarezzarle i capelli. Scopre che lì, tra le sue braccia, gli incendi che popolano i suoi incubi sono domati, le urla che sente ogni volta, dopo quelle notizie, sono state messe a tacere.
Non le pesa nemmeno dover stare sulle punte per raggiungerlo. 
Sa che, se anche dovesse cedere, quelle braccia la terrebbero su lo stesso.
 
19. 
15 giugno 1977
 Lily ha aspettato che lui finisse l’esame pratico di Difesa contro le Arti Oscure. 
Remus, Sirius e Peter devono averlo capito perché le hanno detto di riferire che sarebbero andati vicino al lago a rilassarsi un po’.
«Com’è andata?» chiede accogliendolo con un sorriso.
«Bene, è stato facile. A te?».
«Spero bene. I ragazzi mi hanno detto di dirti che ti aspettano al lago» spiega lei, notando lo sguardo di lui alla ricerca degli amici.
«Allora abbiamo un momento di tempo per smezzarci la penultima?» suggerisce lui, incamminandosi verso il parco.
«Ti volevo ringraziare per l’altra notte e scusarmi per essere stata così…deprimente» dice lei dopo un po’.
«Quando dici queste cose, mi fai dubitare della tua intelligenza» la rimprovera con ironia.
«Non mi piace farmi vedere così dalle persone».
«Io non sono le persone».
«Lo so» replica lei, impossessandosi della sigaretta che lui ha iniziato a fumare.
«Se vedi qualcosa di strano quest’estate, per piacere, avvisami» le dice lui con tono duro. C’è un riferimento velato – ma neanche troppo – a Piton, la preoccupazione, confessata da lei poche notti prima, che si sia davvero unito ai Mangiamorte e che possa attirarli proprio lì dove vivono i suoi genitori.
«Non penso che ne avrò il tempo se dovesse essere».
Lui la stringe in un abbraccio veloce – troppo veloce, secondo Lily – e poi riprende la sigaretta.
«Troveremo un modo» dice James con la sua solita sicurezza, ad un centimetro da lei.
«Credevo andaste in Francia a fare stragi di cuore» ribatte lei, cercando di cambiare argomento.
«Quella è l’intenzione di Sirius, sì» ride lui.
«E la tua?» chiede istintivamente Lily, perché, di recente, la possibilità che il suo temporeggiare possa far chiudere quella porta la tormenta sempre di più.
«Io preferisco le Inglesi, possibilmente provenienti dal Surrey» le risponde lui non distogliendo mai lo sguardo e facendola arrossire.
«Non credevo disdegnassi il fascino della Francia» continua Lily, cercando di ignorare il riferimento velato.
«Mica solo della Francia. Ho la testa altrove, lo sai» replica, spegnendo la sigaretta, «Non ti preoccupare, non ti chiederò di uscire. Me lo ricordo che abbiamo stretto una tregua per tutto quest’anno».
«Peccato per la tregua. Forse, avresti potuto essere più fortunato dell’anno scorso» conclude Lily.
 
20.
23 giugno 1977
 Lily trova James al campo da Quidditch, come le hanno detto Black e Minus. Non sa come facciano ma quei quattro sanno sempre dove trovare tutti.
È l’ultimo giorno di scuola e tra poche ore l’Espresso per Hogwarts li riporterà a casa, ancora una volta, per quell’ultima estate da studenti: saranno ufficialmente studenti dell’ultimo anno. 
Hanno davanti un’ultima estate di spensieratezza prima dell’ignoto.
James è andato a salutare il campo, come le ha detto Sirius. Lo trova steso al centro del campo da Quidditch a fissare il cielo e si stende silenziosamente accanto a lui.
«Disturbo?» gli chiede.
«Tu non disturbi mai, Lily» le risponde guardandola ed avvicinandosi un po’.
«Ho pensato che abbiamo un’ultima sigaretta ma possiamo anche non fumarla, se non ti va».
«Me lo sono chiesto anche io per tutta la settimana. Non sapevo se ti scocciasse» dice lui porgendole il pacchetto con quell’ultima sigaretta.
«Quando dici queste cose, mi fai dubitare della tua intelligenza» lo scimmiotta lei mentre accende la sigaretta.
«Mi mancherai quest’estate» le dice, guardando di nuovo il cielo. Lily, appoggiata sui gomiti, lo osserva e gli legge in volto tutta la tensione, la paura di un nuovo rifiuto.
«Mi mancherai anche tu» ammette e nota un lieve ed involontario sorriso sulla bocca di James, un sospiro di sollievo sfuggirgli.
Dopo alcuni minuti di silenzio, James estrae dalla tasca alcuni pezzi di pergamena e con un moto di esitazione glieli porge.
«Ho raccolto un po’ di incantesimi che potrebbero esserti utile per proteggere la casa dei tuoi genitori. Ora sei maggiorenne, non hai più la Traccia e puoi usare la magia».
Lily gli passa la sigaretta, mettendosi poi seduta a leggere quei pezzi di pergamena pieni di appunti e suggerimenti di incantesimi difensivi, molto più accurati di quelli che aveva trovato lei.
«Ma, James, quando hai avuto il tempo di fare questo?» gli chiede piacevolmente impressionata.
«Lo sai, problemi di insonnia» mente lui.
«Ah, certo. Tutta colpa dell’insonnia» lo asseconda lei allungando la mano tra i suoi capelli.
«Pensavo che ora non saprai più quali notizie ci sono sul Profeta» le dice mettendosi seduto e passandole nuovamente la sigaretta.
«Già. Avrò bisogno di un resoconto prima o poi» commenta amaramente lei, pensando all’estate di isolamento dal mondo magico che la attende.
«Se ti fa piacere, potrei scriverti io. Solo per dirti quali sono le notizie più importante, s’intende» azzarda lui con esitazione.
«Certo che mi fa piacere però non darmi proprio tutta la tua versione della notizia. Cerca di essere un po’ oggettivo» dice lei ridendo e pensando ai mille battibecchi mattutini sulle notizie che leggono insieme.
«Io sono sempre oggettivo, Evans!».
«Interpreti tutte le notizie a modo tuo» lo rimbrotta lei mentre lui ride e spegne la sigaretta.
«Temo che dovrai accontentarti delle mie interpretazioni per questa estate».
«Sarai il mio unico informatore su ciò che accade nel mondo magico. Non senti il peso della responsabilità?» lo prende in giro lei affettuosamente.
Lui tace per un po’, assorto nei suoi pensieri, e poi le chiede «Lily, dopo quanto è socialmente accettabile scrivere a qualcuno?».
Lei sorride e fa finta di pensarci. C’è un non detto sottile che ha attraversato tutta la loro conversazione: speranze e timori di entrambi, nascosti dietro i loro battibecchi e le loro chiacchiere.
«Non ne ho idea ma non credo che m’importi di cosa è socialmente accettabile» afferma lei con un gran sorriso e nota che anche James sta sorridendo come mai prima.
«Per la gioia di tua sorella ci sarà un gran via vai di gufi da Cokeworth» le dice lui.
«Ti odierà già per partito preso» ribatte, alzando gli occhi al cielo pensando ai commenti di Petunia, e poi aggiunge «Sai, a Cokeworth c’è un posto in cui fanno il miglior caffè del mondo».
«Potrei provarlo quest’estate» propone lui.
«Dovresti» rimarca lei.
«Non sono molto bravo con i soldi babbani. Avrò bisogno di una mano» le dice facendosi più vicino a lei.
«Sei incredibilmente fortunato perché conosco una Nata Babbana che può aiutarti».
I loro volti si sfiorano, James le sistema i capelli dietro l’orecchio e Lily sente un brivido percorrerle la schiena ed appoggia la sua fronte su quella di James.
«Non ti preoccupare, Evans. Conosco il messaggio. Non ti bacerò» le sussurra lui.
«Questo è perché sei un vero idiota, Potter» commenta lei, appoggiando le sue labbra su quelle di James e ritraendosi ancor prima che lui abbia la possibilità di reagire.
Lily non è sicura che James abbia capito quel che vuole dirgli fino a quando non gli vede quel sorriso, l’aria di chi ha appena vinto la Coppa del Mondo di Quidditch, la consapevolezza che lei, dopo anni, gli sta davvero dando una possibilità.
Lei si alza e gli tende una mano per invitarlo ad alzarsi a sua volta. Lui la afferra con aria sognante e poi prende il pacchetto vuoto di sigarette dalla sua tasca.
«Che sia benedetto questo pacchetto e Sirius Black che lo ha comprato ma, soprattutto, io che l’ho rubato».
«Potrei essere d’accordo con te» conviene lei con un sorriso.
Se non fosse stato per quel pacchetto da venti sigarette, probabilmente non si sarebbero avvicinati così tanto.
«Dovresti rassegnarti al fatto che ormai non è più una novità».
«Non so di cosa parli».
«Certo che lo sai. Sei una pessima bugiarda» le dice, cingendole le spalle con un braccio, «Dobbiamo rientrare. Abbiamo un treno da prendere ma, se tu volessi rimanere qui, non avrei nulla in contrario».

 

Note: con questa storia ho combinato un disastro perchè l'avevo postata, salvo rendermi conto che qualcosa non andava nella impaginazione. Per chiunque fosse riuscito a leggerla tutta, GRAZIE. So che è lunga - forse un po' troppo - e quindi ringrazio dell'attenzione. 
Faccio alcune piccolissime precisazioni su questa storia che ha avuto la pretesa di spiegare cosa cambi tra il famoso quinto anno di Lily e James ed il settimo in cui finalmente riescono ad uscire. Dalle dichiarazioni della Rowling Lily covava già dei sentimenti o comunque una forma di coinvolgimento nei confronti di James (non che ci fosse bisogno delle sue dichiarazioni perché a me dal capitolo è sempre stato palese ma per amore di interpretazione autentica questo è). Credo fosse né più né meno di una cotta: lo trovava carino ma non sopportava chissà quanto i suoi modi. Non ho mai amato il modo di descrivere Lily come una moralista, tutta d'un pezzo e mai incline al divertimento (lei quasi ride nel famoso Peggior Ricordo di Piton) e qui ho provato a dare la mia personalissima idea. D'altro canto, non penso che James fosse solo un bulletto prepotente ma anche un ottimo amico, uno studente brillante (Minerva conferma) e una persona profondamente contraria alle Arti Oscure. Tra l'altro, nel fantomatico capitolo su cui si basano i 3/4 delle storie su questo periodo della saga, viene espressamente detto che James cerca di comportarsi come se le parole di Lily non lo avessero ferito e da qui l'idea di una "Tregua". Wizarding World, in un contenuto sulla Mappa del Malandrino, espressamente sottolinea che durante l'ultimo anno dei Malandrini l'atmosfera si fa più tesa e, oltre al fatto che la mappa venga poi confiscata, loro sono assorti dalle preoccupazioni per il fuori. Il sesto anno, nella mia idea, anticipa un po' questo cambio di passo.
Né ho mai trovato particolarmente credibili quelle storie in cui arriva un'illuminazione improvvisa e Lily si scopre innamorata. Per quanto riguarda la tempistica, il famoso scherzo di Sirius ai danni di Piton avviene al quinto anno, come viene detto nei Doni della Morte. In base a Pottermore e alle ricostruzioni varie, l'appuntamento a quattro tra Petunia e Vernon e James e Lily dovrebbe essere collocato all'incirca nel dicembre 1977, anche perchè i genitori di Harry si sposano poco dopo Hogwarts (e prima che muoiano i genitori di James, la cui morte è collocata dopo il matrimonio ma prima della nascita di Harry) ed in ogni caso dopo il matrimonio di Petunia e Vernon (ultima volta che le due sorelle si vedono). Tutto questo per dire che Lily e James si dovrebbero mettere insieme ufficialmente all'inizio del settimo anno e, visto che lei presenta quel pazzo di James a sua sorella che non è esattamente una fan dei maghi, ho dedotto che avesse maturato già sentimenti importanti.
Ho scritto delle note più lunghe della storia. Grazie ancora e perdonatemi!
   
 
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