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Autore: vento di luce    08/06/2020    7 recensioni
Maria,giunta in Australia ospite dei Clarke,con il volto fra le mani,osservava il paesaggio fuori dalla finestra della sua stanza quel pomeriggio,ripensando a quanto era accaduto,a quel ragazzo dai bellissimi occhi azzurri e dal sorriso luminoso...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Prima del capitolo c’è un riassunto della storia fino a questo momento, per riprendere le fila del discorso e ricordare meglio alcuni passaggi. Per chi non avesse letto i capitoli precedenti non leggere quanto scritto.
Un saluto. :)
 
SPOILER:

Maria, giunta in Australia per accompagnare Lady Emily, una sua parente in visita ad alcuni familiari a Sydney, su proposta di suo Zio, il Duca Dangering, è ospite di un suo amico, il signor Clarke che ha una figlia, Becky. Maria, poco prima di giungere in quel palazzo di campagna, incontra un ragazzo che la salva da un canguro che stava quasi per travolgerla, rimanendone subito colpita. Arrivata poi in quella casa la fanciulla inizia ad addentrarsi pian piano in quella nuova  realtà. A un pic-nic conosce le amiche di Becky e soprattutto i Buttman, ritrovando fra loro quel giovane che aveva conosciuto, Arthur, insieme al fratello Abel e a una ragazza bionda. All’inizio la nobile è timida nei confronti del ragazzo, non sapendo poi ancora che quella fanciulla, di nome Georgie, non è altro che la sorella, scoprendolo in seguito parlando con Becky, con la quale inizia ad entrare man mano in confidenza. Maria scrive anche le impressioni di quel che di bello sta vivendo alla sua amica londinese Elizabeth ed inizia a sognare. Nel frattempo a palazzo arriva una nuova cameriera, Jessica ed un uomo misterioso, Gregory Fletcher, dai modi galanti e dal saper conversare, che in realtà già conosce la ragazza. Jessica, ammaliata da quel modo di fare, aveva accettato in precedenza la proposta dell’uomo, con il quale aveva anche iniziato una relazione sessuale, di tenere d’occhio la nobile Maria Dangering, lavorando sotto copertura come un membro della servitù. Gregory però non è sincero con lei riguardo la sua vera identità e la faccenda che coinvolge Maria. La nobile intanto inizia a frequentare i Buttman sempre più insieme a Becky. Le due ragazze vanno in visita anche nella loro modesta casa e Abel e Becky si baciano, mentre Maria conosce meglio Georgie e trascorre del tempo in compagnia di Arthur. Abel e il fratello si confidano riguardo queste dolci conoscenze e parlano anche di Georgie. Arthur rimarca che è solamente la loro sorella, a differenza di Abel che non riesce a pensare alla ragazza solamente in questo modo. La madre Mary è preoccupata per i figli perché frequentano due ragazze molto distanti da loro per ceto sociale, ma al tempo stesso pensa che la loro compagnia permetta ai ragazzi di distrarsi da Georgie. Gregory intanto, aiutato da Jessica che gli consegna alcune lettere scritte da Maria, scopre che la nobile è invaghita di un certo Arthur. Nel frattempo il signor Clarke, che era andato via per alcuni affari, ritorna a palazzo e, avendo saputo dell’arrivo di Lady Emily in visita alla giovane Dangering, propone alla fanciulla di organizzare una festa.  Il padre di Becky, vedovo, conoscendo la parente di Maria, riscopre dopo molto tempo il piacere di essere di nuovo in compagnia femminile. Lady Emily, osservando poi Georgie al ricevimento, pensa che la ragazza somigli molto a una donna che aveva incontrato molti anni prima a Londra. Becky nel frattempo si intrattiene con Abel mentre Maria balla con Arthur, sentendosi sempre più a suo agio vicino a quel giovane. Gregory invece rimane folgorato da Georgie e scopre, parlando proprio con lei danzando, l’identità del famoso Arthur.  Abel, vedendo la sorella fra le braccia di quell’uomo, inizia a bere fino a uscire poi fuori dalla sala, animato da una gelosia incontrollabile, con Arthur che lo segue cercando di calmarlo.  Rimasto solo Abel conosce per caso  Jessica, che sembra rimasta colpita da lui, facendole cadere il vassoio in uno scatto di rabbia.  Arthur invece nei corridoi incontra Gregory, sentendosi gelare da quello sguardo, uscendo poi fuori vedendo Maria. I due giovani, complice anche l’atmosfera, stanno per baciarsi, quando Georgie chiama il fratello per dirgli che Abel non si è sentito bene. Il signor Clarke ordina così di far portare il ragazzo in una stanza degli ospiti, facendolo rimanere a palazzo. Nel frattempo Maria e Becky hanno un confronto dove quest’ultima non si sente compresa dall’amica per la presenza di Georgie nella vita di Abel, ma la nobile la rassicura. Gregory poi, solo nella sua stanza, toccandosi la cicatrice che ha sul volto, non avendo detto a Jessica la verità su come se la fosse procurata, ricorda la notte in cui il Duca Dangering gli aveva affidato in segreto la missione riguardante Maria. Fletcher aveva quella ferita per aver salvato la vita dell’aristocratico da alcuni ladri intrufolatisi nella tenuta di notte. Una notte della quale anche Maria si ricorda, avendo sentito grida e spari. Gregory aveva ricevuto dal nobile inglese l’ordine di partire per l’Australia per portare Maria da Malory, un uomo da tempo in corrispondenza con il Duca, che li attendeva a Sydney. Dangering, per giustificare la presenza di Gregory Fletcher, il cui vero nome è Jayden Harris, dai Clarke per permettergli di avvicinarsi a Maria senza destare sospetti, aveva scritto al padre di Becky che avrebbe inviato l’uomo per fare da intermediario in un affare. Fletcher però constata che la faccenda è più complicata di quanto previsto per la presenza di quell’Arthur. Il Duca a Londra continua intanto a gestire i suoi traffici ma, aprendo ogni volta quel cassetto dal doppiofondo e leggendo i documenti e quelle lettere di Malory sembra turbato. Jessica nel frattempo, servendo la mattina seguente Abel in camera inizia a prendere confidenza con il ragazzo che a sua volta ha delle effusioni intime con Becky.  Proprio mentre il giovane Buttman è ospite in quella casa giunge per caso un uomo che si trovava lì di passaggio per chiedere alcune informazioni. Saputo fosse un medico il signor Clarke gli chiede di visitare Abel e il dottore lo trova in ottima forma. L'uomo va poi via non avendo modo di chiedere riguardo quel che  voleva sapere. Il padre di Becky spera di rivedere presto Lady Emily, che è partita per Sydney accompagnata da Gregory che ha fatto anche venire Maria, per portarla poi, sulla strada del ritorno, da Baudwin Malory facendo finta sia un suo vecchio amico. La nobile osserva quel maniero sinistro e fa anche la conoscenza del figlio del padrone di casa, James, di aspetto non gradevole e dai modi impacciati, che sembra mostrare interesse verso di lei. Maria trovatasi sola in giardino con quel ragazzo riesce poi a liberarsi della sua presenza, quando è attirata da una dolce melodia al piano superiore del palazzo, scoprendo una donna bionda suonare l’arpa. Nel frattempo la signora Buttman è sempre più preoccupata e sgrida Georgie che a sua volta si scusa con Arthur per aver interrotto quel momento con Maria. La nobile invece  continua a sognare, sempre più cosciente però della sua situazione, per la differenza di ceto sociale fra lei e Arthur, immaginando un amore inconsistente. Maria ha anche ricevuto da Malory l’invito a una festa in maschera nel suo maniero, mossa studiata di cui anche Gregory ne è a conoscenza. Fletcher però constata che i problemi sono due, l’imprevista presenza di Arthur e l’aspetto e il modo di fare di James, oltre al desiderio che sente verso Georgie. Jessica intanto, pensando di non vedere più Abel, gli lascia un bigliettino sul vassoio della cena, sperando di incontrarlo quella notte.
 
*********
 
Abel si era svegliato la mattina seguente in quel confortevole letto,troppo grande per una sola persona, accarezzato dalla luce del sole che filtrava dalla finestra, pensando che quel modo di vivere, serviti e riveriti, non fosse poi così male.
“Abel sei sveglio posso entrare? Sono Maria”, disse la ragazza più mattiniera del solito, bussando alla porta.
“Si entra”, rispose l’altro.
“Volevo sapere come stavi, ieri si è fatto tardi e non volevo disturbarti, Becky però mi ha detto che ti senti meglio”, continuò la nobile entrando, arrossendo nel vedere che il giovane fosse a torso scoperto.
“Sto benone”, esclamò Abel sgranchendosi, infilando una maglietta.
 “Ne sono lieta, volevo anche dirti, prima che vai via, di una festa in maschera che si terrà a Sydney. Il padrone di casa mi ha detto che posso invitare chi desidero e mi farebbe piacere partecipassi, come anche a Georgie e Arthur.”
“Credo proprio che Georgie sarà contenta quando glielo dirò”, disse il ragazzo massaggiandosi il collo.
 
La fanciulla poi si congedò, rientrando nella sua stanza pensando che, nonostante Abel e Arthur si somigliassero molto di aspetto quest’ultimo, per quel che lo aveva potuto conoscere, era più pacato e riservato, molto diverso dal fratello. Ma entrambi persone dalla bellezza, oltre che fisica, dello spirito, come anche Georgie. Questo, constatò la nobile, il bagaglio più prezioso che avrebbe portato con se rientrando in patria.
In attesa poi del ritorno di un servitore che aveva mandato dai Buttman per chiedere a Georgie se fosse stata disponibile a recarsi insieme a Sydney nel pomeriggio, Maria decise di scrivere di nuovo alla sua amica londinese. Ma, appena prese la carta, copiose lacrime iniziarono a rigarle le gote. Le stavano tornando di nuovo alla mente i pensieri della sera prima, pensieri che storie fantastiche, feste e vestiti non potevano cancellare. E, nonostante avesse sempre raccontato tutto ad Elizabeth, quella volta non se la sentì di parlare di come stava procedendo quella dolce conoscenza, di materializzare su quel foglio umido il suo sogno d’amore. A volte la ragazza immaginava, illudendosi, che tutto forse si sarebbe risolto, ma sapeva che niente si sarebbe risolto. Suo Zio non era il padre di Becky, un uomo di buon cuore che forse con il tempo avrebbe anche potuto accettare una relazione fra Abel e la figlia. Per la giovane Clarke c’era una speranza. Era tanto invece per Maria poter vivere un rapporto autentico, fatto di piccoli gesti come tenersi per mano, come una qualunque ragazza della sua età invece che continuare a sognare avventure fantastiche? Si, era tanto per Maria Dangering, nipote del Duca Dangering uomo dei più  potenti a Londra, addirittura vicino alla Regina Vittoria. Mentre quel cognome le rimbombava nella testa, la nobile accartocciò quel pezzo di carta, cercando poi di ricomporsi prima di scendere per colazione e andare a fare un giro in campagna con il signor Clarke, come d’accordo.
 
Ad Abel invece il primo pasto della giornata venne portato in camera per ordine del padrone di casa, che continuava a trattarlo con tutti i riguardi.
“Allora volete proprio viziarmi?”, esclamò il ragazzo mentre stava ammirando quel panorama incontaminato fuori dalla finestra, vedendo Jessica entrare.
“Buongiorno”, rispose solamente l’altra, posando il vassoio con la colazione e la cesta con il vestito che il giovane aveva indossato alla festa, pulito.
“Ah scusa”, disse poi Abel grattandosi una guancia, ”ieri pomeriggio Becky  mi ha fatto rimpinzare con un dolce al cioccolato e non avevo proprio fame. Spero questo non ti crei problemi”, continuò vedendo Jessica silenziosa osservare la cena ancora al suo posto, intatta.
“Nessun problema”, rispose la ragazza sospirando, sbrigandosi a infilare quel biglietto che aveva scritto in tasca, pensando quanto fosse stata sciocca. Aveva aspettato quel giovane per tutta la notte fino a crollare su quel vecchio baule, mentre lui dormiva beato chissà da quanto.
 “Abel io …”, esclamò poi deglutendo avvicinandosi d’istinto, osservandolo in piedi davanti a lei in tutta la sua bellezza,  “io …”, continuò sfiorandogli il volto con una mano quando un tonfo li fece sobbalzare.
Becky, in piedi davanti alla porta, raccolse da terra il libro che aveva con se fuggendo via.
 
“Becky” , gridò il ragazzo uscendo di corsa dalla stanza, ”Becky aspetta”, ripeté seguendola fino in giardino, riuscendo ad afferrarla per una mano, trascinandola nella stalla, chiudendo la porta ,accertandosi non li avesse visti nessuno.
“Lasciami”, disse la fanciulla con occhi umidi, mentre cercava di liberarsi da quella presa.
“Becky ascoltami”, esclamò Abel appoggiando i palmi delle mani al muro bloccandola, avvicinando il suo viso a quello della ragazza, così vicino da sentirne il respiro, “non è come pensi, le avevo solamente chiesto di sentire se ero accaldato. Tu mi piaci, mi piaci molto.”
Becky, ogni volta che si perdeva in quegli occhi blu, era sempre come fosse la prima volta. E, senza avere il tempo di rispondere, sentì di nuovo quelle labbra morbide sulle sue e quei morsi inaspettati sul collo. Non era come la volta prima, dalle tenere carezze, la ragazza poteva in quel momento percepire quel corpo, avvinghiato al suo, fremere e premere con forza, fino quasi a farle mancare il respiro. Abel, del tutto poi in preda alla passione, le tirò giù il vestito affondando il volto in quei piccoli seni sodi, tempestandoli di baci, la voleva, la desiderava come non mai. Becky si lasciò così andare a quelle sensazioni meravigliose, a quella bocca che continuava a muoversi sulla sua pelle, scendendo sempre più in basso, quando il ragazzo si fermò all’improvviso.
“Abel, dove vai Abel?”, disse la fanciulla  spaesata, con voce accorata, guardandolo uscire fuori dalla stalla senza dire una parola.
 “è meglio ritorni a casa, mia madre sarà in pensiero per me”, rispose l’altro senza girarsi, facendo un cenno con la mano, ” salutami tuo padre e ringrazialo per tutto.”
“Abel”, sussurrò Becky vedendolo allontanarsi, accarezzando il suo cavallo gettandosi poi a terra con il cuore in subbuglio, come il suo giovane corpo.
 
Il ragazzo, prima di varcare il cancello, rientrò un momento nella stanza dove era stato ospite per prendere il vestito che gli aveva cucito sua madre. Mentre scendeva infine di nuovo le scale in quel frangente pensò che, se non fosse andato via in quel modo brusco, non sarebbe riuscito a trattenersi e quella ragazza non lo meritava, non a quel modo. Nonostante poi Abel stesse facendo di tutto per dimenticare Georgie, la sorella era ancora nella sua testa. Un amore idealizzato che lo aveva fatto desistere da qualunque tentazione, ma quella volta era diverso, Becky non era come tutte le altre, nonostante fosse iniziato quasi tutto per gioco. Lo aveva riempito di premure, ci teneva davvero a lui e sentiva che doveva portarle  rispetto. Il padre della ragazza inoltre era una persona squisita e tutte quelle gentilezze avevano scaldato il cuore di Abel, che aveva sempre tenuto tutto dentro da quando aveva perso la figura paterna. Perso fra quei pensieri il giovane si ricordò poi di Jessica, che avrebbe voluto almeno salutarla ma non sembrava essere da nessuna parte e non gli andava di chiedere a qualche membro della servitù. Uscì così dal palazzo salutando solamente il maggiordomo immaginando che, se non ci fossero state Becky e Georgie e si fosse trovato in altre condizioni, avrebbe ricambiato volentieri le attenzioni di quella fanciulla, la più sensuale avesse mai conosciuto.  Pensò anche che Arthur era più bravo a gestire l’affetto per le persone a lui vicine, come per Maria e per la sorella, almeno così aveva intuito. “Salve”, udì ad un tratto Abel quasi all’uscita, vedendo quell’uomo che aveva ballato alla festa con Georgie, causa del suo malore, che lo stava fissando. Il giovane Buttman rispose con un cenno della testa, sostenendo quello sguardo insolente, incamminandosi poi a piedi fino a casa. Aveva chiesto il giorno prima a Becky chi fosse quell’individuo, ma la ragazza gli aveva detto solamente che si chiamava Gregory e che soggiornava nel suo palazzo perché doveva concludere un affare con suo padre. Lungo la strada il giovane, facendo dei profondi respiri, cercò di mettere ordine nella sua mente confusa fino a ritrovare, una volta a casa, la madre che stava riempiendo un secchio d’acqua alla fontana andargli incontro abbracciandolo. Abel annegò così i suoi turbamenti in quei piatti semplici e deliziosi, i suoi preferiti, che gli aveva cucinato Mary come fosse tornato da un lungo viaggio.
 
Maria quel pomeriggio rientrata a palazzo Clarke, saputo dal servitore che Georgie aveva accettato con entusiasmo il suo invito, iniziò a preparasi in attesa della carrozza che aveva mandato a prendere la ragazza.
“Queste sono le misure di Arthur, come mi avevi chiesto”, disse la fanciulla bionda consegnando un foglietto alla nobile.
“Grazie”, rispose Maria sussurrandole poi qualcosa all’orecchio.
“è una bellissima idea”, esclamò l’altra.
“Georgie posso chiederti una cosa?”, disse la giovane Dangering.
“Certo.”
“Com’è il rapporto con i tuoi fratelli, vi è mai capitato di litigare?”
“Sono meravigliosi”, rispose Georgie d’impeto, ”magari qualche volta discutiamo, specialmente se facciamo arrabbiare la mamma, ma mi hanno sempre protetta.”
Nel sentire quelle confessioni Maria pensò al rapporto con Irwin, più freddo e formale.
“Sono sicura che ci divertiremo alla festa”, disse quasi arrivate, cambiando argomento, ”ho invitato oltre a Becky e al padre anche la mia parente che si trova a Sydney, forse l’hai conosciuta a casa dei Clarke.”
La fanciulla scosse la testa.
“Allora la conoscerai. E poi Gregory”, continuò la nobile, ”è affascinante non è vero? Vedessi come vi guardavano tutti.”
Nel sentire quelle parole Georgie ricordò quando aveva danzato con quell’uomo, pensando che, fino a quel momento, le uniche persone di genere maschile con le quali era sempre stata a stretto contatto erano i suoi giovani fratelli.
Giunte a Sydney, in quella lussuosa sartoria di antica tradizione che le aveva suggerito il signor Clarke, Maria venne accolta con tutti gli onori. Parlò poi con la proprietaria facendole vedere in un’illustrazione gli abiti di Giulietta e Romeo, commissionandone due uguali mentre Georgie comprò della stoffa per cucire il suo abito e quello di Abel.
 
Trascorse appena una giornata che il signor Malory inviò l’invito ufficiale a casa di Becky, con la data  dell’evento che si sarebbe tenuto fra due giorni nel suo palazzo. La giovane Dangering si preoccupò così di scrivere gli inviti, mandando personalmente dei servitori da Lady Emily e dai Buttman, con un pacco a parte per Arthur, ben confezionato, contenente il vestito della sartoria e il libro di Romeo e Giulietta che la ragazza aveva portato con se in Australia. Quella volta poi Becky confidò a Maria che avrebbe preferito non invitare le sue amiche perché voleva dedicarsi solamente ad Abel.
 
Quando a casa Buttman fu consegnata, oltre alla partecipazione al ricevimento, quella scatola per Arthur il ragazzo, vedendo il suo nome, la prese andando in camera sua, con la madre che sospirò nel vedere quella porta chiusa.
“Questo vestito è come quello di Romeo, il protagonista della storia.
Spero ti piacerà.
Maria.”
Lesse il ragazzo su un foglietto, provando poi quell’abito, notando che gli calzava a pennello.
“Mamma mettiamoci al lavoro”, esclamò Georgie in cucina dopo aver finito di lavare alcune tazze, avvicinandosi alla macchina da cucire, iniziando a tagliare la stoffa. Mary in quel frangente avrebbe voluto sgridare la fanciulla perché non era quella la vita che desiderava per i suoi figli, fatta di feste continue e frivolezze, con persone con le quali non avevano niente in comune e senza aver la possibilità di contraccambiare in alcun modo. Ma, vedendo i suoi ragazzi con la mente di nuovo occupata, decise di arrendersi ancora. L’unica cosa che davvero sperava era non fosse mai accaduto loro niente di male.
 
Arrivato il giorno della festa due cameriere, che avevano aiutato Maria e Becky a vestirsi, accompagnarono le due amiche fuori fino alla carrozza, dove le attendevano il signor Clarke e Gregory. Jessica invece, da quando Abel era andato via, non si era più vista nei lunghi corridoi del palazzo, era infatti confinata nelle cucine a svolgere i lavori più duri. “Sei più indispensabile qui”, le aveva detto il maggiordomo, ma la ragazza sapeva che dietro quelle nuove disposizioni c’era Becky. Invidiosa come lo erano tante della sua bellezza e che temeva le avesse portato via Abel, anche se ormai non si trovava più in quella casa oppure solamente una punizione per qualcosa che non aveva commesso. Questo pensava Jessica mentre puliva alcuni mobili, gettando poi di scatto quello straccio a terra pestandolo, consapevole che, se avesse fatto parte dell’alta società , non ci sarebbe stata storia.
“Al diavolo!”, esclamò. Tutti le davano ordini e stava sgobbando più in quel palazzo di lusso che nella locanda dove aveva sempre lavorato, iniziava così a non sopportare più quella situazione.  Vedeva inoltre Gregory, che continuava a fare la bella vita, pochissimo e quella che era sembrata  un’occasione per migliorare la sua vita si stava rivelando un pessimo  affare. Non le importava più di controllare quella sciocca ragazzina venuta da Londra ne di scoprire le reali intenzioni di Fletcher, non le importava più di niente. Si sentiva solamente una stupida, che si era lasciata circuire dalle belle parole di quel tipo che la stava solamente usando. Cosa ci faceva lì? Ancor più nervosa diede un calcio a un secchio colmo d’acqua, ritrovando come d’improvviso il suo orgoglio. Tornò  poi nella sua angusta stanza, gettando le poche cose che aveva portato in quella misera borsa, lasciando un biglietto in cui avvisava che lasciava il lavoro per urgenti motivi personali, nessuna parola invece per Gregory. Cercando infine di non farsi vedere, uscì fuori da quella tenuta, fermando un fattore che doveva recarsi a Sydney, pagandogli il passaggio. Lungo la strada Jessica pensò ad Abel, che avrebbe dovuto parlargli, mentre osservava quei prati verdi, libera.
 
“Georgie sei pronta?”, disse nel frattempo Arthur bussando alla porta della camera della sorella, ”ti aspettiamo qui fuori.”
“Un attimo e arrivo”, rispose la ragazza osservando con soddisfazione allo specchio il vestito da fata dei boschi che aveva cucito con le sue mani. Acconciò poi i capelli in modo più sofisticato del solito, quando la sua mente tornò a quello che le aveva detto Maria riguardo Gregory. Georgie pensò che le attenzioni di quell’uomo le facevano piacere e che le sarebbe piaciuto rivederlo, ma pensò anche che, se Abel non fosse stato suo fratello, sarebbe stato lui il suo principe azzurro, il suo uomo ideale.
“Cosa pensi di quel tipo Arthur?”, chiese intanto Abel al fratello, scalciando un piede sull’erba, mentre continuavano ad aspettare la sorella.
“Dici quell’uomo che ha ballato con Georgie a casa di Becky? Non lo so, l'ho visto così poco”, esclamò l’altro ricordando quello sguardo.
“Ho saputo da Becky che in questo periodo vive a casa sua, che deve concludere un affare con suo padre, ci sarà anche lui alla festa, me lo ha detto Georgie, ma ti confesso che non mi piace, per niente. ”
“Posso comprenderti ma magari è una persona a posto. Dobbiamo fidarci di Georgie, in fondo non sta facendo niente di male e non possiamo decidere noi al posto suo. Abel, qualunque cosa accada promettimi di non comportarti come l’altra volta, promettimelo.”
“Io voglio solo che nostra sorella non soffra, per nessuna ragione al mondo”, rispose il ragazzo digrignando i denti, “Arthur sai, Becky è davvero una cara ragazza, mi sto affezionando a lei e non vorrei mai ferirla.”
“Sono sicuro che saprai fare la cosa giusta”, disse Arthur ascoltando quelle confessioni, posando una mano sulla spalla del fratello.
“Anche io devo dirti una cosa, a casa dei Clarke io e Maria ci stavamo per baciare. Lo so che è un’aristocratica, ma è del tutto diversa dalle altre, ha una nobiltà d’animo come non ho mai visto in nessuna ragazza.”
“E bravo Arthur”, esclamò il fratello dandogli un colpetto sul petto.
“Eccomi, possiamo andare”, disse in quel momento Georgie aprendo la porta prendendo Abel a braccetto, mentre i fratelli non poterono che ammirare quella bellezza ancora più superba.
 
“Signor James le serve aiuto?”, chiese nel frattempo un membro della servitù a palazzo Malory, poco prima dell’inizio della festa.
“Faccio da solo, vai”, rispose bruscamente l’altro gustando dei dolci a letto, come amava spesso fare. Pulendosi poi con un dito la bocca tutta sporca di zucchero pensò che quella sera doveva assolutamente riuscire a fare colpo su Maria. Mentre continuava ad abbuffarsi la sua mente tornò a quando l’aveva vista per la prima volta a Londra, molto tempo prima, a un ricevimento a casa di un nobile inglese. Era giunto in città dalla lontana Australia con il padre che avrebbe dovuto concludere alcuni affari con un aristocratico, un certo Duca Dangering. Essendo così Baudwin stato molto occupato quel periodo, aveva procurato a James inviti per varie feste per non farlo annoiare e per fargli  fare nuove conoscenze. Il ragazzo aveva sempre partecipato controvoglia, fino al giorno in cui aveva notato quella ragazza, dalla dolce risata e dalla grazia innata, spiccare fra tutte. Ricordò come, in quel frangente, avrebbe tanto voluto invitarla a ballare ma le gambe, quasi fossero state paralizzate, non glielo avevano permesso. Non era riuscito nemmeno ad avvicinarsi per presentarsi, intimidito da tutti quei cavalieri intorno alla fanciulla. Era così rimasto ad ammirarla, invisibile fra la folla, quando aveva udito un cameriere esclamare: “Duchessina Maria Dangering desiderate da bere?”
Sfregandosi le mani James aveva pensato che forse la fortuna non lo aveva del tutto abbandonato e che avrebbe avuto la possibilità di rivederla.
“Farò tutto quello che è in mio potere, devi fidarti di me”, gli aveva detto Baudwin, ascoltando quella richiesta, ”ma adesso dobbiamo ritornare in Australia, la nave partirà domani.” Malory aveva sempre accontentato suo figlio, orfano di madre dalla nascita. Lo aveva cresciuto da solo, abituato alle difficoltà, essendosi costruito una posizione partendo dal basso con dei piccoli traffici illeciti, sempre più grandi man mano che aveva allargato il cerchio delle conoscenze della gente che contava, fino a diventare lui stesso uno di quelli che contava. Da persona concreta qual era aveva sperato che James, ritornati in Australia, avesse dimenticato quella fanciulla, che fosse stato solamente un capriccio. Invece Il ragazzo non era riuscito a togliersela dalla testa in alcun modo, avendo rifiutato tutte le ragazze, anche più belle della giovane Dangering, che il padre gli aveva proposto. Nella sua testa c’era solo Maria, sempre più un’ossessione e James, ad ogni giorno trascorso, aveva alternato sempre più scatti d’ira improvvisi a fasi di profonda depressione. Avendo visto non sembrava esserci altra soluzione, Baudwin aveva così deciso di scrivere al Duca Dangering, per esporgli la questione con franchezza. La giovane sarebbe dovuta venire in Australia con una scusa mentre al resto avrebbe pensato lui, una volta arrivata.  L’unica richiesta era la presenza di uomo di fiducia, scaltro, per fare da tramite. Era così iniziata da quel momento una fitta corrispondenza fra l’aristocratico e Malory, per definire il da farsi. Il potente Duca era per la prima volta tenuto in scacco da un plebeo, come un uomo qualunque e, se non ci fosse stato quel segreto di cui nessuno sarebbe dovuto mai venire a conoscenza a legarli, il nobile inglese non avrebbe mai accettato una richiesta, anzi un ricatto simile.
“Non le accadrà nulla di male”, gli aveva scritto Baudwin più volte in quelle lettere, muovendo le fila di quella bizzarra faccenda. Una faccenda alla quale il Duca mai avrebbe pensato di farne parte, complice dell’infelicità di sua nipote, consegnata a uno come Malory dall’altra parte dell’oceano, che aveva sfruttato l’occasione a suo favore per ottenere un titolo nobiliare. Quando l’aristocratico aveva salutato Maria su quella dannata nave in partenza verso l’ignoto, gioiosa di fare una nuova esperienza, aveva maledetto il giorno che era entrato in combutta con quell’uomo, pensando quando sua nipote sarebbe tornata, sempre se fosse tornata. E soprattutto sentendosi colpito nell’onore, immaginando una Dangering, appartenente a una delle famiglie più nobili inglesi, maritata con quel goffo individuo che aveva visto una volta di sfuggita.
In quell’istante James, ridestandosi da quei ricordi, si alzò dal letto accarezzando, come fosse una persona reale, quel ritratto di Maria che suo padre si era fatto inviare dal Duca, in attesa del giorno in cui la ragazza sarebbe arrivata. E finalmente quel giorno era arrivato.
Indossò così il vestito da moschettiere che si era fatto cucire, immaginando di essere il nobile Athos o l’impavido D’Artagnan, personaggi che aveva sempre ammirato da quando il precettore gli aveva donato il libro “i tre moschettieri.” Si pettinò infine i capelli trattenendo il respiro per qualche secondo, espirando poi facendosi coraggio, uscendo dalla sua stanza. Non poteva fallire.
 
Baudwin invece non era ancora sceso, si trovava nelle stanze di quella donna bionda che risiedeva nella sua casa. L’uomo sapeva quanto quella serata sarebbe stata importante per suo figlio e poteva in fondo capire il sentimento che lo animava, lui stesso non ne era immune.
“Questo è per te”, disse allacciando una collana con uno splendido rubino su quel collo delicato, ”nessuna potrà eguagliare la tua bellezza, spero ci onorerai con la tua presenza”, disse poi facendole il baciamano, congedandosi zoppicando.
Rimasta sola la donna, che non aveva detto una parola, attanagliata da un senso di disgusto come sentisse ancora quelle labbra secche sulla sua pelle, si avvicinò a un prezioso specchio appeso al muro. Guardò riflessi i suoi begli occhi, sempre più spenti, accarezzando i capelli che un tempo portava lunghissimi. Questo era diventata Sophie , l’ombra di se stessa. Sospirando si toccò i polsi, ricordando quel giorno che aveva tentato di suicidarsi con le schegge di un bicchiere in frantumi. Ma non le avevano permesso nemmeno di morire, come di fuggire, essendo le uscite del palazzo sempre controllate, nonostante potesse muoversi liberamente al suo interno.  Cos’altro avrebbe potuto fare allora se non sperare con tutta se stessa che il suo amato Fritz e la sua piccola Georgie fossero ancora vivi? Una flebile luce in quel buio che aveva oscurato la sua anima martoriata, dopo quella terribile notte. Gli uomini di Malory l’avevano intercettata mentre stava cercando di raggiungere il campo dove si trovava suo marito, portandola via con la forza fino a quel maniero che sarebbe diventata la sua gabbia dorata, lasciando la sua bambina sotto la pioggia battente. Quel pianto straziante non l’aveva mai abbandonata, cos’era successo dopo?  Baudwin aveva sempre dimostrato che avrebbe fatto qualunque cosa per lei, se solo avesse voluto e, nonostante vivesse come una prigioniera, non le aveva mai fatto mancare nulla e non l’aveva mai sfiorata nemmeno con un dito. Ma, come poteva Sophie anche solo provare un minimo d’affetto per chi l’aveva strappata alla sua famiglia a quel modo distruggendola? Il suo cuore, anno dopo anno, si era congelato, vivendo nei ricordi e nell’illusione di poter riabbracciare i suoi cari.  A palazzo l’uomo la faceva chiamare come la signora Elaine Malory, sua consorte e, da quando si trovava lì, nessuno della servitù, ben istruita, si era mai permesso di farle alcuna domanda sconveniente, come da dove venisse o il motivo per il quale spesso non partecipasse ai pasti. Baudwin la lasciava libera di agire come preferiva in casa, l’unico ordine che doveva rispettare era di rispondere sempre si chiamasse Elaine Malory a chiunque avesse chiesto il suo nome. Nonostante il  paese natale della donna fosse l’Inghilterra e non la conoscesse nessuno, il navigato  uomo aveva immaginato la prudenza non era mai troppa. La donna così trascorreva quelle giornate, tutte uguali, in solitudine, non trovando ristoro nemmeno nel sonno. Non riceveva quasi mai gli ospiti che venivano a visitare Baudwin e non aveva stretti rapporti con nessuno, meno che mai con James , che era sempre stato freddo nei suoi confronti e tenuto all’oscuro dal padre riguardo la sua vera storia. L’uomo aveva solamente detto al figlio che, dopo tanti anni di solitudine era opportuno avesse preso moglie, per trascorrere la vecchiaia in compagnia quando lui un giorno se ne sarebbe andato. L’unica persona verso la quale Sophie mostrava la minima confidenza era una giovane cameriera di nome Judith, dalla quale amava farsi pettinare e con la quale scambiava qualche parola. E l’unica consolazione della donna era suonare quell’arpa, come faceva a Londra nella sua amata casa, annebbiando ogni volta la mente provata da tanto dolore.
Sentendo poi le voci al piano di sotto che diventavano sempre più rumorose, posò quel gioiello su un mobile, uscendo in corridoio.
Camminò fino alle scale, respirando la vita che scorreva sotto di lei. I tempi in cui partecipava ai ricevimenti con il suo amato Fritz, ammirati da tutti, erano ormai lontani. Cullata da quei ricordi incrociò all’improvviso lo sguardo di una dama che stava passando proprio in quel  momento, osservandola fino a vederla scomparire. Sophie infine, corrucciando le sopracciglia, ritornò nelle sue stanze.
 
Malory padre e figlio invece stavano ricevendo  gli invitati nella grande sala che si stava man mano affollando. L’uomo era conosciuto in città per prestigio e, seppur non partecipasse attivamente alla vita politica, aveva una notevole influenza nell’ambiente. Quando giunse voce che avrebbe organizzato una festa nel suo maniero la notizia fece scalpore e molti vollero parteciparvi, da personaggi di spicco a persone comuni intrufolatesi mediante qualche conoscenza.
Quando arrivò anche Gregory, che indossava un normale vestito con solamente una maschera a coprire la parte superiore del volto come il signor Clarke, presentò quest’ultimo e la figlia, vestita da principessa medievale, ai padroni di casa. Il padre di Becky poi, vedendo Lady Emily andar loro incontro vestita da dea romana, s’illuminò. Quella donna era l’unico motivo per il quale aveva deciso di partecipare. Maria invece si guardava attorno con impazienza, attendendo l’arrivo di Arthur quando James disse:
“Signorina mi concedete l’onore di questo ballo?”
A quelle parole la fanciulla trasalì, costretta però ad accettare per cortesia l’invito di quel ragazzo, quasi dimenticando fosse stato presente anche lui. Si trovò così di nuovo sola in sua compagnia, fra quelle grosse braccia che cercavano di sorreggerla. James si impegnava a farla volteggiare a fatica, mentre la nobile non riusciva a distogliere lo sguardo dall’ingresso della sala. Ascoltava inoltre a malapena le chiacchiere di quel giovane, cercando di stargli vicina il meno possibile, quando vide finalmente Arthur con la coda dell’occhio, bellissimo nel suo costume. Appena la sinfonia terminò Maria si congedò da quell’indesiderato cavaliere in tutta fretta, raggiungendo il suo Romeo. Il giovane Malory, sentendo quelle braccia sottili scivolargli via, guardando la nobile camminare veloce fino a quel ragazzo che stava con una fanciulla bionda, strinse i pugni.
“Non ho mai visto una sala tanto grande e che bei vestiti”, esclamò Goergie salutando la giovane Dangering, continuando ad osservare gli ospiti, mentre Becky si era già allontanata con Abel, vestito da pirata.
“Balliamo anche noi?”, esclamò Arthur sorridendo, ammirando il vestito di Maria, uguale a quello che aveva visto nel libro che la ragazza gli aveva dato, sentendosi un poco più avvezzo a quel mondo.
Quando James, continuando ad osservarli, vide quel giovane alto e dal fisico ben definito prendere la mano della nobile iniziò a sudare, come se stesse vivendo quella maledetta scena per una seconda volta. “Questa volta nessuno me la porterà via, nessuno”, sussurrò però tremando, pensando che no, non sarebbe finita a quel modo, che non lo avrebbe permesso.
“Qualcosa non va signor James?”, disse una voce alle spalle del ragazzo.
“Siete voi”, rispose l’altro con una smorfia, scrutando il volto beffardo di Gregory.
”Lo so non era previsto ma state tranquillo, troveremo una soluzione. Intanto rilassatevi e godetevi la festa, tutto questo non durerà per molto”, esclamò l’uomo ridendo, alzando il calice che aveva in mano.
James , ascoltandolo parlare, ricordò ad un tratto le parole di suo padre che gli aveva detto che potevano fidarsi di lui, che era stato inviato apposta e che non aveva mai fallito una missione. Ma il giovane, con il volto sempre più deformato, sentiva che si stava di nuovo sgretolando tutto sotto i suoi occhi.
 
“Vi dispiace se ve la rubo per un momento?”, esclamò poi Gregory avvicinandosi a Georgie, mentre il signor Clarke stava presentando la ragazza a Lady Emily. “Felice di ritrovarla signora”, disse Fletcher facendo il baciamano alla parente di Maria, volgendo tutte le sue attenzioni alla ragazza bionda.
“Salve signor Gregory”, disse Georgie.
“Chiamatemi solamente Gregory , non sono poi così vecchio”, rispose l’altro scherzando, posandole una mano dietro la schiena, pronto in posizione.
“Stasera siete ancora più bella”, esclamò l’uomo iniziandola così a condurre al ritmo di quelle note, “sapete, somigliate ad una di quelle muse che ho visto una volta durante uno spettacolo teatrale, siete mai stata a teatro?”
Georgie fece cenno di no con la testa.
“E vi piacerebbe andarci?”
“Si, molto”, sussurrò la fanciulla ricordando quella volta in cui aveva proposto alla madre di accompagnarla ad una rappresentazione, avendo sentito alcune signore parlarne in paese, ma la donna le aveva risposto che non doveva perdere tempo con quelle sciocchezze.
Nell’udire quella risposta limpida e osservando quelle iridi cristalline, Gregory sentì le sue membra farsi fluide, provando d’improvviso una profonda dolcezza. Cosa gli stava succedendo? Il volto di quella ragazza, dall’indiscussa bellezza ma dotata di una purezza d’animo e di una rara spontaneità, gli aveva ricordato d’improvviso la sua amata, defunta sorella. Continuando a tenere Georgie fra le sue braccia pensò che non poteva farlo, che non poteva comportarsi con lei, nonostante il desiderio di possederla stesse diventando sempre più forte, come aveva fatto con tutte le altre.
“Qualcosa non va?”, disse la fanciulla all’uomo che era rimasto d'un tratto in silenzio.
“Niente”, rispose Gregory illuminando il suo viso di un sorriso sincero, come non faceva da tempo. Mentre si godeva così quei momenti preziosi l’uomo, senza pensare più a secondi fini, passò ad un tratto con Georgie vicino a Baudwin che si stava intrattenendo con alcuni ospiti in un lato della sala. Quando il vecchio osservò quel luccichio al polso della ragazza, riconoscendo quel braccialetto, sussultò. Com’era possibile si trovasse lì, era davvero lei?
Con uno sguardo di ghiaccio fece un cenno immediato ad uno dei suoi uomini, nascosti a controllare come di consueto, mentre gli ospiti continuavano a conversare e a danzare. Il signor Clarke ballava raggiante con Lady Emily, mentre Becky era sempre con Abel. Dopo quanto era accaduto  l’ultima volta la fanciulla non voleva pensare più a niente, ma solamente trascorrere più tempo possibile con il ragazzo che amava standogli accanto, assaporando quei momenti di felicità.
 
Anche Arthur continuava a condurre Maria a ritmo di musica, quando ad un tratto esclamò:
“Grazie per il libro”
“è uno dei miei preferiti”, rispose la ragazza.
“Una storia bellissima, ma molto triste”, commentò il giovane.
La nobile annuì esclamando poco dopo : ” sai che in questo giardino ci sono delle rose bellissime, ti piacerebbe vederle?”
Arthur fece cenno di sì e così i due ragazzi, tenendosi per mano, uscirono dal maniero finalmente soli, lontani da tutti, come avevano tanto desiderato entrambi durante tutta la serata.
“è qui”, disse Maria.
Inebriato da quel profumo il giovane si avvicinò alla fanciulla, levandole la maschera dal suo bellissimo volto, vedendo quegli occhi chiari brillare. Poggiò poi una mano su quella vita sottile, sfiorandole le labbra infine baciandole con tutto quel che di indefinito sentiva dentro. Maria, come in un vortice, si abbandonò a quelle sensazioni nuove che tanto aveva sognato, come se il mondo intorno non esistesse. Ma quella volta non era un sogno, stava dando al ragazzo che amava il suo primo bacio, quello che le avevano raccontato tante volte le sue amiche, che non faceva dormire la notte.
 
 “Dottore anche voi qua?”, esclamò nel frattempo Abel vedendo entrare nella sala  in quel momento il medico che lo aveva visitato a casa di Becky andandogli incontro, mentre la fanciulla stava parlando con alcune signore che conosceva.
“Ben ritrovato ragazzo, si sono appena arrivato”, disse l'uomo, ”vedo con piacere che sei in ottima forma.”
“Grazie. Non ho mai partecipato a feste simili”, esclamò l’altro grattandosi la nuca, “siete da solo? Io sono qui con mio fratello Arthur e Georgie, mia sorella, c’è anche il signor Clarke e sua figlia.”
“Georgie hai detto?”, disse il dottore sbarrando gli occhi, ”una ragazza bionda con gli occhi verdi?
Abel annuì, aggrottando un sopracciglio.
"E dov’è adesso?”, continuò il medico prendendo il giovane per le spalle, parlando sempre più concitato.
“Dottore cosa vi prende?”, esclamò Abel spiazzato da quella reazione.
“Ora non posso spiegarti, dimmi solo dov’è?”
“è qui, era qui fino a poco fa”, rispose il ragazzo guardandosi intorno.
In quel momento si udirono degli spari fuori dal palazzo.
“Maria”, sussurrò Arthur a terra tendendole la mano, il sangue che sgorgava, fino a perdere conoscenza.
 
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Note:
-“I tre moschettieri” è un romanzo di Alexandre Dumas in collaborazione con Auguste Marquet, pubblicato nel 1844.
  
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