Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Matagot    09/06/2020    0 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Crucio!”


La stanza da letto si riempì delle urla strazianti di una donna. Lei si contorceva per terra come se fosse in preda a forti convulsioni, i muscoli rigidi continuavano a contrarsi insalubremente e a sbattere contro la moquette.

Levina Monkstanley non era mai stata bella, ma al momento faceva spavento. Era ricoperta da capo a piedi di tagli, la caviglia destra aveva assunto un’angolatura strana, le mancava una mano e la camicia da notte era quasi completamente coperta del suo stesso sangue e dalla polvere. I suoi capelli corti e biondi erano ormai insozzati di sangue che li appiccicava alla testa.

L’uomo distolse la bacchetta dalla signora Monkstanley con fare impaziente.
Alors? Ora ti sei decisa a parlare, imbecille?”
Quando l’uomo incappucciato aveva smesso di infliggerle dolore, Levina si era semplicemente abbandonata sul pavimento, stremata di tutto. Fissava impassibile il soffitto, respirava a fatica, il suo petto di alzava e abbassava con movimenti ampi e veloci, senza davvero riuscire a trattenere ossigeno all’interno del suo corpo.

“Mi hai torturato per ore e non ti ho rivelato niente, credo che tu sappia come la penso. Perché la Francia manda i suoi agenti a torturare gli Indicibili? Sì, lo so che sei un Ankou.”
La voce della donna era gracchiante, raschiava contro le pareti della gola, sicuramente ormai talmente secche da provocare dolore per la contrazione necessaria a parlare. Lui, con un altro gesto impaziente, mosse nuovamente la bacchetta e la appese a testa in giù per gli alluci ad una corda invisibile, lasciandola a penzolare in modo sinistro. Si avvicinò a lei con misurata lentezza e, sempre tramite la bacchetta, iniziò ad infliggerle dei tagli sulla pelle già malamente martoriata. Sembrava un esperto macellaio perché i suoi movimenti misurati scuoiavano il ventre della donna, esponendo la carne nuda.

Levina urlò ancora, non riuscì a trattenersi. Non sarebbe mancato molto alla sua dipartita, continuava a ripetersi di tenere duro, a breve sarebbe finito tutto. Non era mai stata una sciocca la signora Monkstanley, Indicibile all’Ufficio Misteri dopo essersi diplomata con il otto M.A.G.O. Eccezionali e due Oltre Ogni Previsione, sapeva che quell’assassino non le avrebbe risparmiato la vita anche se avesse confessato le informazioni che le richiedeva. La sua condanna era già stata firmata ed era improrogabile, tanto valeva custodire gelosamente i segreti del suo lavoro.

“Dimmi come fare per prenderla, sciocca puttana!”
Lui urlò per sovrastare le grida disperate della donna, ma lei lo ignorò ancora una volta. L’uomo avvolto nel lungo mantello nero fece schioccare la lingua impaziente e, colto da un raptus d’ira, sollevò il corpo a testa in giù di qualche decina di centimetri, così da avere la testa della signora Monkstanley all’altezza delle sue spalle. Le rivolse un ultimo disgustato sguardo prima di afferrarle il capo con entrambe le mani e ruotarle il cranio con violenza.

Tutto il rumore si interruppe con il crack delle ossa del collo di Levina Monkstanley che si rompevano e il tonfo attutito di un corpo esile e senza vita che cade scompostamente su una soffice moquette color lavanda.
L’assassino si ripulì frettolosamente le mani dal sangue della donna riversa nella sua stessa camera da letto.

Anche questa volta aveva fallito, gli Indicibili inglesi si erano rivelati un osso più duro di quel che aveva immaginato. Agitò un ultima volta la bacchetta per ripulire il luogo e il cadavere da tutto ciò che avrebbe potuto ricondurre a lui, ma questa volta avrebbe evitato di far esplodere l’abitazione, tre case di Indicibili che prendono fuoco nel giro di pochi giorni sarebbe stato un invito ad indagare sul suo operato. Decise di lasciare la brutale scena del crimine così com’era, avrebbe chiesto a Renard di concordare con Nott e i suoi amici influenti una storia per giustificare il ritrovamento di quella donna, magari appioppando la colpa a quel Sirius Black di cui Nott spesso di faceva beffe.

Con il rumore tipico della materializzazione, decisamente meno inquietante di quello di ossa che si spezzano, abbandonò l’abitazione di quella donna, con in volto l’espressione già contrita per la punizione che Arnaud Renard gli avrebbe riservato per il suo terzo insuccesso consecutivo.

 
All’esterno la notte era buia e senza stella, l’aria era sferzata da un vento gelido che faceva venire la pelle d’oca e l’unica fonte di luce erano i lampioni che fiochi illuminavano la via di quel paesino del Sussex.

Una figura incappucciata, avvolta in un pesante mantello nero, fissava immobile l’ingresso di una casetta di legno dipinto di bianco. Doveva essere una casa graziosa, eppure c’era qualcosa di sinistro nel gioco di ombre che gli alberi spogli proiettavano sulla facciata, qualcosa che si intonava perfettamente all’elegante porta scardinata che penzolava senza equilibrio o al vetro rotto di una finestra al piano di sopra.

Era arrivata con una passaporta non autorizzata appena gli incantesimi rileva intrusi che lei e Guillaume avevano posto vicino alle abitazioni degli Indicibili. Quella settimana ne erano già periti misteriosamente due e, per quanto il Ministero della Magia avesse insabbiato il tutto etichettandolo come ‘disgrazia’, solo uno sciocco non sarebbe riuscito a capire che qualcuno era sulle tracce dei più misteriosi tra i dipendenti del Ministero della Magia. Guillaume aveva riconosciuto il modus operandi degli Ankou e insieme avevano deciso di sorvegliare le papabili future vittime per capire come mai Renard fosse così interessato a quella categoria di persone.

Fleur Delacour aveva udito il suono di qualcuno che si smaterializzava e in quell’attimo aveva capito che era arrivata troppo tardi. Celata agli occhi del mondo dal suo mantello nero, imprecò a bassa voce e si allontanò dalla casa.
 
 

**
 

 
“Olivia, mi aspetteresti? Devo parlarti di una cosa.”

Anthony Goldstein roteò gli occhi al cielo, come aveva preso l’abitudine di fare ogni volta che Potter alludeva ad una qualsiasi debole scusa per fare in modo di lasciare la Stanza delle Necessità per ultimo insieme ad Olivia. Nelle ultime settimane aveva lasciato trapelare un minimo di irritazione quando, nella Sala Comune di Corvonero o al loro tavolo nella Sala Grande, si accennava a Potter e questo aveva mutato l’atteggiamento che teneva nei confronti della sua ormai ex cottarella. Lei non ne era dispiaciuta, perché dagli ultimi scontri astiosi con Draco Malfoy aveva iniziato a farsi più pressante nelle sue non troppo velate richieste di passare del tempo insieme, ma la predilezione che Potter le stava riservando sembrò far rassegnare quasi del tutto il Corvonero.

L’ultima lezione dell’ES prima delle vacanze di Natale era terminata da pochi minuti e dopo un augurio di buone feste collettivo, i ragazzi iniziarono ad abbandonare la stanza a coppie dopo il via libera di Harry, che controllava scrupolosamente quella meravigliosa mappa che rivelava il punto preciso di Hogwarts in cui si trovavano le persone.

Olivia si era accomodata a gambe incrociate su un voluminoso cuscino in seta, appena sotto ad un ramo di vischio decorati da festoni recanti la scritta ‘Buon Natale Harry Potter Signore!’, aspettando di conoscere l’argomento di conversazione che Harry aveva in mente.
Quando anche Ron e Hermione, che mimò con le labbra ‘domani parliamo’ ad Olivia dopo un occhiolino, abbandonarono l’aula, Harry si avviò con fare impacciato verso il cuscino posto di fianco alla Corvonero.

Era decisamente buffo nel suo nervosismo, teneva lo sguardo sui suoi piedi come se avesse paura che potessero scomparire da un momento all’altro e ondeggiava la braccia goffamente. Anche lui si sedette con le gambe incrociate, ma la sua postura non era rilassata come quella della ragazza. La scrutò in volto per qualche secondo, prima di prendere la parola.

“So che mi capisci.”
Harry, che fino ad allora era sembrato abbastanza titubante, mutò il suo atteggiamento e fissò gli occhi della ragazza con intensità.
 
L’ha capito. Tanto vale essere quasi sincera con lui, non è il tipo che tradirebbe gli amici.
 
Lei abbassò lo sguardo con aria contrita, si era accorta di aver inteso perfettamente la frase di Harry, nascosta dietro quei sibili modulati e sputacchianti. Si sentiva le guance rosse e il respiro le accelerò appena, alla fine lui era riuscito a capire.

“Non dirlo a nessuno, ti prego.”
Aveva ancora lo sguardo puntato verso le sue mani intrecciate all’altezza del grembo e la voce pentita di chi è appena stata sbugiardata, quando sentì un tocco leggero sotto il mento che la invitava ad alzare lo sguardo.
Harry Potter aveva un’aria comprensiva dietro ai suoi occhiali tondi e annuiva pacificamente. Se qualcuno poteva capire lo stigma che i Rettilofoni subivano non appena veniva scoperta questa loro dote, quello era sicuramente il ragazzo seduto di fronte a lei.

“Pensavo di essere il solo. Stavo diventando pazzo a causa di quella storia della Camera dei Segreti, sarebbe stato bello poterne parlare con qualcuno che poteva capirmi.”
Lei si portò un indice all’attaccatura del naso, massaggiandoselo mentre espirava rumorosamente.
“Non ci parlavamo molto all’epoca, ricordi? Avevo paura e mi sono protetta, mi dispiace. Posso chiedermi se hai detto di me a qualcuno? Per esempio Ron o Hermione.”

Harry fece cenno di diniego e le rivolse uno sguardo sincero e un sorriso e Olivia comprese che si poteva fidare del ragazzo con la cicatrice a forma di saetta.
“L’ho sempre tenuto nascosto, la gente dà sempre un po’ di matto quando si parla di Rettilofoni, non capisce che è qualcosa che abbiamo dalla nascita e che non c’entra nulla con ciò che si è come persone. Ma credo che tu questo lo abbia già vissuto, vero Harry?”

La stava ancora guardando serenamente e quando avvertì il tono contrito della ragazza, le poggiò una mano sulla spalla con fare incoraggiante.
“Sì. Non è stato bello, capisco che tu avevi la possibilità di tenerlo nascosto e hai fatto così per proteggerti. Devo ammettere però che è bello sapere che qualcuno mi può capire ed è fantastico sapere che sei tu.”

Olivia vide Harry sporgersi un poco in avanti verso di lei, la guardava ancora negli occhi con quell’aria incantata e bonaria. La ragazza sentì come un formicolio alla testa e con le mani fece per spostare qualsiasi cosa fosse che le causava quella sensazione, senza però afferrare nulla.
“Scusami, mi sembrava di aver sentito qualcosa sopra alla mia testa.”
“Potrebbe essere a causa del vischio, deve essere pieno di Nargilli.”

Harry aveva accennato alle decorazioni appese sopra di loro e Olivia sentì la bocca improvvisamente secca. Inarcò un sopracciglio con aria confusa e parlò nuovamente. Si rese conto di essersi sporta in avanti a sua volta solo quando parlò.
“Ma che cosa sono i Nargilli?”
“Devi chiede a Luna, me l’ha detto lei.”

L’impatto tra le loro labbra fu lento ed esitante, come quello che fu per entrambi il primo bacio, tra un groviglio confuso di pensieri.
 
 
**
 

Olivia aveva il baule già pronto la mattina del ventitré dicembre.  Dopo la colazione in Sala Grande, in cui aveva notato l’assenza sospetta di Potter e di tutti i Weasley, si recò nuovamente nella Sala Comune di Corvonero per indossare il mantello da viaggio ed una cuffia di lana. Il tempo era stato particolarmente inclemente quell’anno, regalando alla Scozia folte nevicate già da novembre e queste non erano terminate durante tutto il corso dell’ultimo mese dell’anno. Quando anche le sue compagne di dormitorio furono pronte, trascinarono i bauli giù dalla scala a chiocciola che le avrebbe condotte fino all’ampio ingresso della scuola, dove avrebbero preso le solite carrozze per la stazione di Hogsmeade trascinate dai Thestral di Hagrid.

Lisa, Padma e Olivia salirono sopra una di esse, raggiunte poco dopo da Luna Lovegood con la sua solita aria trasognata. Lisa e Padma storsero appena il naso nel vedere la ragazza più stramba della scuola prendere la carrozza con loro, ma Olivia non ne fu particolarmente dispiaciuta. Trovava decisamente interessante la personalità singolare della ragazza e il suo modo di riuscire a vedere le cose in una prospettiva diversa da quella di chiunque altro, anche se questo andava a discapito della sua credibilità o della sua popolarità, ma era cosa nota che i Corvonero non fossero proprio dei campioni in socializzazione.
Fu grata a Luna quando iniziò a raccontare dei suoi eccentrici piano per trascorrere le vacanze di Natale con il padre, poiché poté godersi un momento tra ragazze senza il pericolo costante di ricevere domande indiscrete sulla sua lunga permanenza con Harry Potter nella Stanza delle Necessità dopo l’ultima riunione dell’ES da parte di Padma, fomentata a ricavare informazioni da quella pettegola di sua sorella Calì.

Le due compagne di stanza l’avevano attesa con agitazione nel loro dormitorio due sere prima, pronte ad un interrogatorio spietato sulle motivazioni che avevano spinto Harry a chiederle di restare, ma Olivia aveva deciso di tenere per sé quel momento. Da allora continuava a ribadire che Harry le aveva semplicemente chiesto della sua punizione con Dolores Umbridge e che avevano passato mezz’ora a sparlare della professoressa, ma qualcosa di involontario nella sua espressione doveva averla tradita, Lisa e Padma avevano annusato la verità su cosa li avesse effettivamente trattenuti e si erano profuse in stupide risatine. La bombardavano da due giorni con allusioni e trabocchetti così da poterla fare confessare, ma Olivia si era attenuta alla storia di base e non aveva cambiato la sua versione di un millimetro.

Sulla banchina della stazione ferroviaria di Hogsmeade Olivia fu affiancata da Hermione Granger, anche lei faceva parte del gruppo di studenti che tornava a casa durante le vacanze natalizie. Cercarono una carrozza tutta per loro come da richiesta di Olivia, che le aveva appena raccontato di quanto potessero essere assillanti la Patil e la Turpin quando si trattava di questioni amorose.

“Beh, in realtà anche io volevo chiederti cos’era successo, Harry quando è tornato nel Dormitorio aveva un po’ la testa tra le nuvole. Mi ha raccontato del bacio.”
Il sorrisetto malizioso di Hermione le fece guadagnare un’occhiataccia complice da Olivia, che si prese tutto il tempo del mondo per sistemare il baule sulla rastrelliera prima di rispondere.
In realtà, Olivia non era ancora riuscita a riflettere davvero sull’accaduto. Era rimasta abbastanza spiazzata dal tocco gentile delle labbra di Harry, ma non aveva mai pensato a lui in quel senso, o almeno, non aveva mai pensato a nessuno in tale senso.
 
L’esperienza che aveva vissuto l’aveva mandata in confusione, perché era qualcosa che non riusciva a comprendere totalmente e, soprattutto, qualcosa a cui non era preparata. Aveva trascorso tutta la sua vita prima di Hogwarts a sentirsi dire che essere preparata per ogni evenienza e riuscire anche ad improvvisare un piano che la facesse uscire da situazioni impreviste era la chiave per la sopravvivenza. Guillaume le aveva quindi instillato una vena calcolatrice e sveglia che, unita al pragmatismo scaltro di Christophe, l’avevano resa sempre molto abile a destreggiarsi nelle situazioni spinose che i padri simulavano durante le sessioni di addestramento.

Quel bacio era qualcosa di inaspettato, Olivia non sapeva in che modo affrontare la situazione. Da una parte custodiva nel cuore quel ricordo con feroce gelosia, uno dei pochi momenti che non poteva essere toccato dalla sua doppia vita e dalle responsabilità di cui si era fatta carico, qualcosa di finalmente e totalmente solo suo. D’altro canto, questo nuovo scenario la poneva di fronte a varie difficoltà. Quel bacio rientrava in effetti nella categoria che lei tanto detestava, ovvero le complicazioni.

“Non me lo aspettavo, è stato del tutto imprevisto.”
Olivia aveva finalmente risposto. Aveva atteso fino a quando il silenzio tra le due amiche stava per tramutarsi in imbarazzante. Il fischio del treno rimbombò deciso e le carrozze iniziarono a muoversi verso la stazione di King’s Cross a Londra.

“Beh, com’è stato?”
“Bello, credo. Non lo so, è stato il mio primo bacio. Cioè è stato bello, ma strano. Poi ha fatto tutto lui, stavamo parlando e ad un certo punto me lo sono trovata ad un palmo dal naso.”
Olivia era diventata tanto rossa quanto i famigerati capelli dei Weasley nel pronunciare le ultime parole. Non sapeva nemmeno lei come mai confidarsi con Hermione Granger risultasse decisamente meno spaventoso che con le altre ragazze, ma si sentì più sollevata nel discutere dell’accaduto, come se l’aiutasse ad analizzare meglio la situazione. Hermione se la stava ridendo sotto i baffi con l’aria di chi la sa lunga.

“Volevo parlargli il giorno dopo, ma ho visto che né lui né i Weasley sono più a scuola.”
Olivia lanciò uno sguardo ad Hermione per valutare la reazione della ragazza. La Grifondoro strinse appena le labbra con fare indeciso.
“Hermione, non pretendo che tu mi dica per filo e per segno cosa sia successo, ma ho sentito la Umbridge dire a Malfoy che gli erano sfuggiti da sotto al naso e di scoprire se tra gli studenti circolassero voci, volevo solo sapere se stanno bene.”

Il tono di Olivia era sinceramente preoccupato. Raccontò all’amica che la sera prima era stata in biblioteca fino a tardi, si era avviata verso il suo Dormitorio che mancava poco al coprifuoco, ma che si era scordata degli appunti e che aveva fatto una corsa per andare a recuperarli, origliando casualmente la conversazione tra i due.

In realtà Olivia, dalla sera della litigata con Malfoy, dimenticava in giro le sue cose e che casualmente passava per i corridoi che sapeva che lui avrebbe dovuto pattugliare, ma tenne per sé questa informazione. Non era nemmeno lei in grado di dare una spiegazione alla cosa, anche perché se era abbastanza fortunata da incontrare il Prefetto in ronda, non lo affrontava mai, né tantomeno si faceva vedere.

“Il professor Silente mi ha detto che il papà di Ron è stato ricoverato al San Mungo per un motivo abbastanza grave. I Weasley sono stati mandati tutti a casa così da poterlo andare a trovare e credo che Harry sia andato con loro perché avrebbe comunque dovuto trascorrere il Natale alla Tana.”
 
Questo è uno di quei momenti.
 
Spesso facevano quella cosa, lei ed Hermione. Quando una delle due non poteva rivelare qualcosa, l’altra lo intuiva ma non aggiungeva molto altro, consce del fatto che insistere non sarebbe servito, sapevano entrambe che alcune cose era meglio mantenerle segrete, per l’uno o per l’altro motivo.

“E comunque, che mi dici di Malfoy? Non vi parlate ancora?”
Olivia scosse il capo, improvvisamente scura in volto, ma non aggiunse altro stavolta. Hermione recepì il messaggio e aprì la Gazzetta del Profeta, nascondendo il viso dietro ad essa.
“Peccato, era decisamente meno odioso quando vi parlavate.”

Olivia benedisse Hermione Granger e il fatto che le stesse regalando un momento per arrossire in santa pace, nascosta dietro la prima pagina del Profeta.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Matagot