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Autore: Artnifa    09/06/2020    2 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO OTTAVO


2025

“Ora a dormire” come previsto i miei due figli stanno protestando battendo i piedi sul cucino, sdraiati ancora a pancia in giù si rialzano anche loro quando mi rimetto in piedi.
“No, no dai basta” dico cercando di afferrarli al volo mentre saltano sui loro letti.
Li rimetto sdraiati, supini, e li incastro sotto le coperte.
“Ma papà..”
“È tardissimo, continueremo domani” ho già prolungato abbastanza questo racconto, si è fatta quasi mezzanotte e come sempre, sono stato troppo buono facendomi abbindolare dalle loro faccette curiose. 
“Ancora dieci minuti, solo dieci minuti” scuoto la testa, do un bacio in fronte ad entrambi e, dopo aver augurato loro la buonanotte, spengo la luce e chiudo la porto. Resto in ascolto perché so per certo che andranno avanti a parlare di ciò che hanno appena scoperto della loro madre, ma non ho il coraggio di impedirglielo.
Trascino i piedi fino alla mia camera da letto, quella che un tempo fu nostra e che non ho più avuto il coraggio di condividere con nessuno.
Mi riempio un ultimo bicchiere di vino prima di sdraiarmi e accendere la tv, fisso lo schermo senza realmente guardarlo immergendomi nel ricordo della nostra prima volta.

 

 

“Slash…Slash! Cazzo, mi schiacci!” La sentii protestare mentre cercava di sgusciare fuori dalla mia presa. Eravamo sdraiati sul suo letto, chiusi in quello che una volta era il ripostiglio di Izzy e che ora era diventato la piccola camera di Janis.  
La stanza era completamente buia e a malapena riuscivo a distinguere la sua esile figura sotto di me.
“Accendiamo la fottuta luce” cercai di proporre per l’ennesima volta mentre goffamente invertimmo le posizioni, e la lasciai salire a cavalcioni su di me.
“No, non mi va. Mi vergogno” alzai gli occhi al cielo, consapevole che tanto non poteva vedermi nonostante la minima distanza che ci divideva.
“Non so stare sopra” aggiunse poco dopo sospesa in aria, mentre si reggeva sulle ginocchia mantenendo la distanza tra il mio corpo e il suo.
Iniziai a ridacchiare divertito, quella situazione era di certo pessima ma in qualche modo lei mi faceva ridere, con quel misto di forte imbarazzo e voglia di far le cose giuste.
“Smettila Slash, non è divertente” mi tirò un leggero pungo sul petto ed io mi morsi le labbra per non farmi sentire, ma poco dopo notai che l’avevo contagiata.
“Non la immaginavo così la mia prima volta” ammise mentre si sedeva sulle mie gambe, poco sotto il bacino. Le accarezzai le cosce facendo scivolare le mie mani dalle sue ginocchia ai fianchi ossuti.
“Hai ragione, ma la prima volta fa schifo per tutti. Te lo garantisco” ripensai ad Emily per qualche istante, solo un momento per ricordare noi due vergini aggrovigliati in modo strano, mentre delusi ci chiedevamo cosa ci fosse di così tanto speciale nel fare sesso.
“Senti, se mi lasci accendere la luce tu ti sdrai e faccio tutto io, va bene?” Non rispose ma era un buon segno, significava che ci stava finalmente pensando. Dopo qualche secondo sbuffò alzandosi.
“Va bene, però aspetta” la sentii trafficare con qualcosa, non riuscivo a capire cosa stesse facendo così aspettai impaziente finché non accese la piccola lampada sul comodino e notai che era coperta con la sua maglietta blu.
“Ecco, così può andare” disse soddisfatta ammirando la sua opera ben riuscita. Il tessuto scuro attenuava la luce che si diffuse soffusa nella stanza, illuminandoci appena. Dovetti ammettere che era un giusto compromesso.
Mi spostai facendola sdraiare, per poi rimettermi sopra di lei stando ben attento a non schiacciarla di nuovo. Sentii le sue gambe avvinghiarsi attorno al mio bacino e le sue braccia al mio collo. Mi pagai per baciarla e cercare di distrarla.
“Slash…”
“Mmh?” Chiesi senza staccare le labbra umide dalle sue
“Fai piano, ok?” Mi separai per guardarla negli occhi, per un’istante mi sembrò molto più piccola di quanto fosse in realtà.
“Si, non preoccuparti”
Quella notte, con tutta la calma di cui era capace, facemmo l’amore. Non fu particolarmente bello, ma una strana sensazione che non avevo mai sentito prima mi riempì il petto e rimase per tutto il tempo. Era una sorta di affetto, misto alla voglia di preoccuparmi più di far star bene lei che me, non l’avevo mai provato prima.
Sapevo di non esserci proprio riuscito, ma avevo fatto davvero del mio meglio; fosse stata un’altra ragazza non mi sarei di certo preoccupato così tanto del fatto che per lei fosse la prima volta. Notai le sue espressioni di dolore, anche se non disse una sola parola. Così, una volta finito, mi sentii quasi obbligato ad abbracciarla, come se le avessi fatto volontariamente del male.
“Ti ha fatto schifo vero?” Mi chiese dopo, seduta tra le mie gambe con la schiena spigolosa appoggiata al mio petto ancora sudato, mentre la mia era contro il muro dietro al letto. La sua testa era sulla mia spalla, le nostre mani intrecciate mentre lei giovava con le mie dita mentre io le lasciavo qualche bacio sulla guancia, sul collo e sulla spalla.
“No” borbottò qualcosa lamentandosi della mia risposta poco sincera, ed io ridacchiai.
“Sarà più bello la prossima volta” le assicurai per farla felice. Lei tirò il lenzuolo bianco e stropicciato per coprirsi un po’ di più, costringendomi ad alzare le mani dal suo ventre per poi riappoggiarle nello stesso punto, ma sopra il tessuto leggerlo.
“Perché ti corpi?” Chiesi liberandomi dalla sua presa e facendo scivolare le mie dita sul suo corpo liscio, lei le afferrò di nuovo per bloccarle.
“Slash non mi va” corrugai le sopracciglia
“Cosa?”
“Che mi tocchi”
“Perché no?”
“Perché non mi va” ma non ci voleva di certo uno scienziato per capire cosa non andasse. Sapevo perfettamente che soffriva per il suo aspetto, per il suo corpo privo di quelle curve che di solito fanno eccitare un uomo, per il suo viso così poco aggraziato e per le sue ossa storte. Di certo guardandola, poco prima, non avevo trovato niente da toccare e stringere, ma stranamente non mi sembrò importante in quel momento.
Ripensai a quando mi aveva trovato per sbaglio a dire ad Emily cosa pensavo di lei, e mi sentii ancora più in colpa di quanto non mi fossi sentito quando era successo.
Liberai le mani nuovamente dalla sua presa, che questa volta era più salda dopo la facile fuga di prima, ma non fu comunque difficile batterla. Si mosse per alzarsi ma la bloccai contro di me avvolgendola con un braccio e accarezzandole una spalla con il poco movimento che potevo permettermi di fare per non farla fuggire.
Con l’altra mano sgusciai sotto il lenzuolo per poi sfiorare dolcemente il suo profilo fino alle cosce, poi risalire scorrendo al centro del suo corpo; sentii la pelle calda, morbida, poi dei peli leggermente ispidi, risalii fino all’ombelico, sulla pancia, fino ad arrivare al seno piatto.
“Slash…per piacere"
“Janis, giuro che mi piaci da morire” glielo dissi per non farlo sembrare uno stupro, ma mentre pronunciavo quelle parole mi accorsi di pensarlo davvero. Il suo corpo rigido si lasciò leggermente andare, i muscoli contratti si rilassarono mentre entrambe le mani stringevano un po’ meno forte il mio braccio scuro in contrasto con la pelle pallida del suo petto. La sentii muoversi, e questa volta decisi di mollare la presa, ma invece di fuggire come avevo immaginato, si voltò per baciarmi.
Le accarezzai una guancia con il pollice mentre chiusi gli occhi per quel contatto così dolce e inaspettato.
“Grazie” sussurrò ad un millimetro da me
“Grazie?” Chiesi provocando in lei una risatina nervosa.
“Si, grazie. Per essere stato con me” la guardai storto
“Non l’ho fatto per farti un favore” la poca luce mi permise di vederla avvampare leggermente, ma capii che se il suo volto fosse stato più illuminato avrei notato un rosso fuoco sostituire il bianco marmoreo della sua carnagione.
Le avevo risposto con un tono offeso e lei di rimando abbassò la testa.
“Janis, ti fai molti più problemi di quanti ce ne siano. Tu mi piaci, e molto. Emily è sparita dalla mia vita, e ora ci sei tu. Non lo sto facendo per farti un favore, io voglio stare davvero insieme a te…o perlomeno provarci”.
Dopo qualche secondo che passò in completo silenzio, senza rispondermi, si accoccolò contro di me, i nostri corpi nudi si riscaldavano a vicenda mentre lei si faceva piccola conto il mio petto. La abbracciai per poi lasciarle un  bacio sulla testa, tra i capelli, e capii che ci sarebbe voluto molto tempo per convincerla di quanto stessi facendo sul serio con lei.

 

2025

Spengo la televisione perché ho come la sensazione di vedere i miei ricordi su di essa. Guardavo lo schermo mentre rivivevo quel momento, una notte così insignificante all’epoca, e così importante ora. Sento un nodo alla gola e mi riempio un altro bicchiere, come se potessi mandare giù quella malinconia insieme all’alcool.
“Janis…” sussurro per poi sentirmi un pazzo, uno stupido, un coglione.
Sono passati dieci anni, dieci anni da quando se ne andata, ed io ancora oggi non riesco a farmene una ragione.










Buongiorno, 
ecco un nuovo capitolo un po' diverso dagli altri. Stavo pensando di modificare il rating da arancio a rosso e cambiare un po' le sorti di questa stroia aggiungendo parti più erotiche, ma sinceramente non so nemmeno se si possa fare.
Comunque, in ogni caso mi piacerebbe sapere cosa pensate sia del racconto fin'ora, sia di questa idea, perciò fatevi sentire mi sareste di grande aiuto!!!
Alla prossima 
 

  
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