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Autore: Athelye    12/06/2020    3 recensioni
'Non perdere tempo', dovrebbe essere il motto da seguire.
Ma è un'arma a doppio taglio, in quest'estate che corre veloce, fatta di ricordi da scolpire e note da ballare ridendo, al chiaro di una falce riflessa fra i flutti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jin Ling/Jin Rulan, Lan Jingyi, Lan Yuan/Lan Sizhui, Nuovo personaggio, Ouyang Zizhen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Midsummer Night’s Dream


Capitolo III – Moonlight Shadow



Lan JingYi si sentì crollare il mondo addosso quando sentì quelle grida. Le parole della ragazza riecheggiarono nell’improvviso silenzio che aveva avvolto l’intera sala, colpendolo dritto allo stomaco.
Tornò per un istante indietro al primo giugno con la memoria. Se solo avesse potuto, si sarebbe picchiato da solo.
 
Lan SiZhui e Lan JingYi erano arrivati da poco all’edificio, rispettivamente insieme a Yu Liang e Ouyang ZiZhen per via delle loro attività di club. Dopo essersi infilati nella coda, si erano messi a chiacchierare allegramente fra loro, quando un gran tonfo non attirò l’attenzione di tutti i ragazzi.
Una ragazza aveva lasciato cadere il proprio vassoio a terra, rimanendo solo con un bicchiere colmo d’acqua in mano, e aveva iniziato a sbraitare addosso a qualcuno.
“Non sei mica giustificato a comportarti da stronzo!”
Lan JingYi non si stupì più di tanto nel vedere che quel qualcuno era Jin Ling, e commentò a bassa voce la cosa con gli amici. Lan SiZhui però trovo davvero esagerato il comportamento della ragazza, che non sembrava esattamente in sé. Gli venne spontaneo chiedersi se fosse sobria o non avesse fumato qualcosa di strano.
La scena si stava svolgendo proprio poco distante da loro, quindi Lan SiZhui poteva vedere bene lo stato ‘confusionale’ della ragazza da dove si trovava.
Quella lanciò addosso a Jin Ling tutta l’acqua nel bicchiere, provocando negli spettatori una generale reazione di sorpresa, mentre il castano non sembrava battere ciglio, mantenendo un’espressione leggermente divertita anche con tutti gli insulti che gli stavano piovendo addosso. Tuttavia, le successive parole della ragazza, a quel punto palesemente fuori di sé, gelarono il sangue a chiunque riuscì a sentirle.
“Avrebbero dovuto sparare anche a te come ai tuoi!”
Le amiche di lei si avventarono a trascinarla via velocemente, ma ormai l’aveva detto.
Le mani di Jin Ling tremavano impercettibilmente, nel loro serrarsi intorno al vassoio. Dopo un attimo di silenzio in cui nessuno si mosse, il ragazzo si avvicinò a un cestino, buttando via tutto.
Un suo amico gli si avvicinò per mettergli una mano sulla spalla, ma quello la schivò, forzando un sorriso. “Sto bene, ho solo bisogno di una boccata d’aria.”
Poi si diresse rapidamente all’uscita, passando davanti ai Lan e al loro gruppo senza notarli. Lan SiZhui mormorò il suo nome, ma quello era già fuori.
Dopo essersi risvegliato come da una trance, mollò il vassoio sul primo tavolo libero e corse fuori a cercarlo. Non sapeva perché lo stesse facendo, dato che persino i suoi amici non l’avevano seguito. Non avevano davvero questo grande rapporto, anzi, tutt’altro, ma in quel momento stava dando ascolto al cuore e non alla ragione.
Era già sparito, ma Lan SiZhui non era disposto a lasciarlo da solo dopo quanto accaduto. Escluse che fosse scappato nella sua camera, ma anche pensare che fosse a girovagare senza meta non gli sembrava molto da lui. Tirò a indovinare appigliandosi a dove sarebbe corso lui stesso, e imboccò un sentiero.
 
Dopo un paio di minuti, una brezza fredda gli colpì il viso, mentre sbucava dal verde, arrivato ad affacciarsi sul mare. L’accesso non era diretto alla spiaggia: si arrivava su una stradina rialzata, costeggiata da una ringhiera, dove ogni tot metri si potevano trovare una decina di gradini che portavano sulla sabbia.
Si strinse un po’ nella felpa bianca e, facendo viaggiare velocemente gli occhi in quel buio spezzato solo dalla luna, lo vide. Appoggiato alla ringhiera, perso a guardare quel mare di inchiostro che si muoveva con un lieve fruscìo, con solo una sottile linea argentea che si alzava arricciolandosi davanti al suo viso.
Lan SiZhui non era per niente sicuro di voler entrare in quel momento, sia perché non avevano tutta quella confidenza, sia perché era come guardare uno di quei quadri impressionisti e malinconici che scaldavano il cuore.
Si avvicinò senza far rumore, temendo di rompere quell’immagine fragile, affacciandosi sulla ringhiera e guardando il mare accanto a lui. Quello fece cadere qualche briciola di cenere con un gesto meccanico.
“Non pensavo fumassi.” Disse semplicemente.
“Non lo faccio quasi mai, in realtà.” Jin Ling espirò un rivolo di fumo mentre parlava. “Farlo solo quando voglio e non quando ne sento il bisogno mi fa sentire in controllo. O perlomeno, mi illude di esserlo.”
Lan SiZhui annuì, capendo quella sensazione. Passò qualche momento di silenzio prima che parlasse di nuovo. “Mi dispiace.”
“Ci sono abituato.” Quello scrollò le spalle, prendendo un’altra boccata di fumo. Il silenzio tornò fra di loro per qualche momento.
“Mia madre cercò di uccidermi quando ero ancora nella culla.”
Jin Ling aprì di più gli occhi, voltandosi leggermente verso di lui.
“Quando si rese conto di cosa stava facendo, mi affidò a mia nonna, lato paterno, e andò a costituirsi. Però il senso di colpa la portò a uccidersi prima che fosse preso qualsiasi provvedimento, o almeno così mi hanno detto. Da allora vivo con mia nonna.”
Il castano osservò il sorriso triste sulle labbra dell’altro. “E tuo padre?”
“Era un medico da campo. È morto salvando vite prima che nascessi.”
“Mi dispiace.” Disse Jin Ling dopo qualche momento di silenzio.
Lan SiZhui scosse la testa. “È come non averli mai avuti, non serve dispiacersi. Non sento davvero la loro mancanza, la mia unica famiglia è mia nonna.”
L’altro annuì, poteva capire quello che intendeva. Soffiò un altro sbuffo di fumo, tornando a guardare il mare.
“I miei sono morti quando avevo dieci anni. Un pomeriggio, quando stavamo rientrando da una passeggiata, un ex impiegato che aveva perso il lavoro di recente nell’azienda di mio padre ci aggredì. Sparò a loro e anche a me.”
Il moro ascoltò in silenzio la sua storia. Il tono dell’altro era quello di chi ormai si era rassegnato ad accettare come stessero le cose, incapace di cambiarle.
“Mio padre morì sul colpo, mia madre quando arrivò in ospedale. Io rimasi senza sensi per qualche giorno e, quando mi svegliai, parte dei miei ricordi era svanita a causa del trauma. Da allora, per qualche anno, due dei miei zii si sono litigati il mio affidamento, finché soltanto l’anno scorso non è riuscito a ottenerlo il fratello di mia madre.”
Continuò, dopo aver aspirato gli ultimi due tiri. Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui aveva raccontato quella storia? Ormai sembrava quella di qualcun altro.
“La cosa peggiore è rivivere quei frammenti di memoria, ma senza riuscire a metterli a fuoco sempre, a risentire le loro voci o avere ben presente i loro sorrisi, senza poter davvero piangere qualcosa che non ricordi. È come guardare dentro a tante belle cornici vuote.”
Gettò la sigaretta e si passò una mano fra i capelli, staccandosi dalla ringhiera, poi si voltò verso Lan SiZhui con un sorriso.
“Che dici, ci facciamo una corsetta?”
 
Neanche due minuti dopo stavano correndo sulla riva, sollevando con le falcate agili degli sbuffi di polvere. Schivavano la schiuma delle onde quando si avvicinavano alla battigia, poi piroettavano nella sabbia morbida e ancora tiepida lontana dall’acqua, le loro voci accompagnate da quella dolce e frusciante del mare.
Lasciandosi alle spalle una traccia che avrebbero portato via il mare e il vento e altre persone il giorno dopo, nel silenzio di quel momento c’erano solo loro, con dei sorrisi luminosi che attraversavano il buio.
L’aria fresca e salata della notte liberò la loro mente, mentre ridevano rincorrendosi, a volte in linea retta e a volte in cerchio, saltando e non pensando a nient’altro, bagnati dalla luce bianca della luna e del letto di stelle sopra di loro.
                                                       
 
Chissà se tornando indietro avrebbero ritrovato le loro scarpe.









_________________
Note dell'Autrice
Massalve! Come va?
Dunque, riguardo a questo capitolo, beh.. Ho sganciato una bomba, I guess, con questi due background dei nostri piccolini. Essendo una AU, posso gestire i loro passati come voglio, ma è stato comunque un capitolo 'difficoltoso' da mettere giù, soprattutto perché non volevo che apparisse sterile. È piuttosto triste che la prima cosa che trovano in comune sia il fatto di essere orfani. :\
Questo a parte, sì, Jin Ling fuma, è un viziaccio, I know, ma sono dell'idea che lo farebbe in un mondo reale, so, here we are.
Spero che questo (breve) capitolo vi sia risultato più intimo di quanto sembri. Fondamentalmente volevo come punto focale il dialogo fra loro, con pochi pensieri e poco contesto per concentrare sulle storie. Poi, citando la mia beta "Hanno sempre un passato così. Ma ogni tanto, una coppia con uno normale? Mica felice, solo normale. No, eh? Le cose facili ti schifano proprio?"
Passando ai saluti, ringrazio as always la mia insostituibile beta, e Deb e Val che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie a chi sta aggiungendo alle proprie raccolte, e infine (ma non per importanza) grazie a tutti i lettori, silenziosi e non. Sappiate che mi fareste un piacere enorme se voleste commentare qua sotto, o anche per MP ^w^

Btw, ci si legge venerdì prossimo, bacix!



Athelyè ~ 
   
 
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