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Regina
sapeva bene che adesso aveva perso tutto. La sua vendetta, perché la magia era
ritornata, almeno quel tanto da scombussolare la sua vita e quella delle
persone che avevano provocato il tutto. Emma, la madre di suo figlio, mai
avrebbe potuto amarla, per tanti motivi. Era la Regina Cattiva, che l’aveva
allontanata dai suoi genitori, era la mamma adottiva di Henry e per giunta era
un mostro spaventoso, che si trasformava al chiarore della luna piena. Mai
creatura sana si sarebbe avvicinata a lei, nonostante Emma fosse il suo
imprinting, niente sarebbe cambiato, era un mostro e lo sarebbe rimasto per
sempre.
“Esci
da quella cripta Regina” – erano passati alcuni mesi da quando Emma Swan era
arrivata a Storybrooke. Da quando Henry l’aveva condotta lì non aveva, più
pensato di andarsene, quello era il suo posto e ci sarebbe rimasta. Aveva
compreso cosa significasse essere la Salvatrice, ma non era ancora riuscita a
salvare la persona che forse se lo meritava di più, nonostante tutto. Era
ancora molto furiosa sia con Regina sia con sua madre, ma non aveva ancora
capito il perché la mora avesse rinunciato così facilmente ad Henry. Il
ragazzino ci soffriva, pensava che la madre non gli volesse più bene, essendo
tornata la vera sé, ma Emma l’aveva percepita un sacco di volte far visita a
suo figlio.
“Questa
storia deve finire” – gridò oltre la porta – “Non puoi trovare la scusa della
luna, oggi non c’è. Esci di lì” – disse pronta a scagliarsi verso il legno
della porta.
“Tu
non oserai, Swan” – disse affacciandosi – “Cosa diamine vuoi?”
“Voglio
aiutarti” – disse mettendo le mani in tasca.
“Non
puoi aiutarmi, vattene” – disse.
“Sono
la Salvatrice no?” – la guardò.
“Sarai
la Salvatrice ma non puoi salvarmi” – ammise e si sentì tirare – “Sei
impazzita? È plenilunio”
“Chi
se ne frega, io non ho paura di te” – disse strattonandola.
“Dovresti
Swan, dovresti” – appena quelle nuvole sarebbe passate oltre alla luna, lei si
sarebbe trasformata.
“Avresti
potuto uccidermi la prima sera che ci siamo viste Regina, ma non l’hai fatto” –
ammise.
“C’era
Henry non poteva assistere” – spiegò.
“Balle,
potevi andare da mia madre è ucciderla, Henry lì non c’era”
“Stai
tentando di provocarmi?” – sentiva già la trasformazione.
“Ben
venga, se ammetterai cosa davvero è successo quella sera” – la squadrò – “Dillo
e basta” – non fece in tempo perché, iniziò a sentire le ossa tirare, la pelle
allungarsi, e cospargersi di quel pelo nero folto, rossiccio in alcuni punti, i
denti sporgere e la luna trasformarla. Regina aveva perso il suo raziocinio, e così
si avventò su Emma, le strattonò la giacchetta rossa con i denti, la bionda non
dava segno di voler scappare.
“Non
me ne vado, fammi capire cosa devo fare, Regina” – a quel nome il lupo fissò
gli occhi assetati in quelli verdi della bionda. Ringhiò a bocca aperta, per
prendere di nuovo la giacca tra i denti e strattonarla – “Non mi fai paura” –
disse allungando le mani a prendere il suo testone tra esse, ne percepì la morbidezza,
si era soffice, avrebbe potuto abituarsi a quel contatto così. Accarezzò piano
i lati della bocca, chiusa in una morsa sulla giacca, sentiva l’arruffare del
respiro della lupa, e l’aria uscire prepotente dalle narici, sorrise
guardandola e perdendosi nuovamente in quegli occhi nocciola. E fece l’unica
cosa che le sembrò spontanea, la baciò sul muso, nonostante fosse un lupo sapeva
di mele, chissà perché! L’animale, scosse la testa e si allontanò, e mentre lo
faceva, sentì qualcosa cambiare e una grande forza alleggiare tra loro.
“Emma?”
– non era solo nella sua testa era la sua voce a pronunciare quel nome – “Cosa
hai fatto?” – si guardò era nuovamente nella sua forma umana, ed era successo
senza che si accorgesse di nulla, senza dolore.
“Credo
di aver appena liberato vostra Maestà dalla maledizione” – sorrise
avvicinandosi all’altra completamente nuda.
“Non
guardarmi così, e tu, non è possibile, non sei ancora così potente” – disse coprendosi
illusoriamente con le braccia.
“Oh
se ho imparato qualcosa da Henry, il bacio del vero amore è il più potente” –
sorrise.
“Tu?”
– la guardò.
“Sì
Regina, ti amo, non so come, ma forse sono 28 anni che lo faccio, senza davvero
rendermene conto” – sorrise abbracciandola finalmente e la mora ormai tra le
sue braccia, la baciò dolcemente e quella forza si sprigionò da loro colpendo
tutti a Storybrooke, riportando a loro tutti i ricordi della Foresta Incantata.
“Davvero
lo sapevi?” – sorrise poggiando la fronte alla sua.
“Qualcosa
mi diceva fosse così” – sorrise baciandola ancora – “Da quella sera in cui ci
siamo strette la mano”
“Sei
la prima che fa qualcosa per me, dopo tanto tempo” – disse.
“Avevi
bisogno di qualcuno che avesse fiducia in te”
“Ti amo, Emma Swan, da 28 anni credo” – riprese a baciarla con immenso trasporto.
Capitolo corto ma significativo, che ve ne pare? Attendo vostre...alla prossima xoxo