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Autore: evil 65    13/06/2020    9 recensioni
( Sequel di So Wrong )
Quando vengono assegnati ad una missione congiunta, Peter Parker e Carol Danvers si ritrovano costretti a ad affrontare sentimenti che credevano ormai soppressi da tempo.
A peggiorare ulteriormente la situazione già molto tesa, i problemi per la coppia di Avengers sembrano appena cominciati. Perché ad Harpswell, cittadina natale della stessa Carol, cominciano ad avvenire numerose sparizioni che coinvolgono bambini…
( Crossover Avengers x IT's Stephen King )
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo!
Preparatevi mentalmente, perché i concetti che vi ho inserito possono risultare abbastanza complessi e difficili da comprendere.

 
 
 
The Deadlights
 
Si dice che un sogno duri solo un attimo. E tuttavia, in quell'attimo, un uomo può vivere tutta una vita.
Può soffrire e morire. Ma chi può dire qual è la realtà più vera? Quella che viviamo o quella dei sogni tra paradiso, cielo e Terra?
In quel momento, Peter non era nemmeno sicuro se stesse sognando o meno.
Al buio, la sua mente continuava a funzionare come una macchina divoratrice, l'unica cosa sveglia dell'universo.
Forse stava davvero dormendo e presto si sarebbe svegliato nel suo appartamento squallido a New York. Cercò di aprire gli occhi e distinguere le pareti, il cassettone nell'angolo.
Lo invase la vecchia sensazione di essere indifeso. Piccolo, debole, mortale…solo.
Girò la testa sulla destra, essendogli venuta in mente la radiosveglia. Ma non c’era niente, e mai avrebbe potuto esserci…perché l’anima di Peter stava volando fuori dal suo corpo.
Venne sparata come un proiettile vivente fino ai confini della creazione.
Fu sollevato e scaraventato oltre le pareti del cosmo. Il suo corpo era ancora fermo dov'era prima, i suoi occhi erano fissi negli occhi di IT…ma la sua anima non c’era più.
Volando in un rombo assordante, piombò in un budello nero e grondante, vecchio di decine…no, centinaia…mgliaia…milioni e miliardi e forse trilioni di anni, proiettato in un silenzio mortale attraverso innumerevoli incroci, alcuni illuminati da strane spirali dorate, alcuni da palloncini pieni di una macabra luce bianca come un teschio, altri neri come la morte.
 La sua mente fu lanciata a una velocità di mille miglia orarie oltre pila di ossa, alcune umane e altre no, proiettato come un missile, ora in una traiettoria che non aveva direzione, verso un buio titanico.
“È  solo un illusione” pensò con tutta la forza che aveva in corpo. “Non può essere reale…sono ancora ad Harpswell...”
<< Non è un'illusione, stupido marmocchio! >> ringhiò l’inconfondibile voce di Pennywise, attorno a lui e dentro di lui. << Questa è l'eternità! La Mia eternità e tu ti sei perso in essa, perso per sempre, non troverai mai la via del ritorno. Adesso sei eterno, condannato a vagare nel nero... finché non incontrerai Me a faccia a faccia! >>
Improvvisamente, l’anima di Peter cominciò a rallentare. Era come se una forza esterna stesse cercando di frenarne l’avanzata.
Si fermò di colpo, bruscamente, ritrovandosi in uno spazio vuoto.
Poteva ancora sentire la presenza di IT. Ma c'era…qualcos'altro.
Peter ne avvertì una poderosa presenza nel buio. No. Ce ne erano due. Una grande e una piccola.
Non provò paura, bensì un sentimento di soverchiante, riverente soggezione. C'era nel buio un potere almeno pari o poco inferiore a quello dello stesso IT.
Volò verso quelle presenze e i suoi occhi si posarono su un'enorme Tartaruga, con una corazza che sembrava fatta di stelle. La sua antica testa di rettile si sporse lentamente dal guscio e il Peter credette di percepire una vaga e sdegnata sorpresa da parte dell'essere che l'aveva scaraventato là fuori.
Gli occhi della Tartaruga erano dolci e sembravano contenere un paio di galassie. Affianco ad essa vi era…una donna.
Era alta e ossuta, con corti capelli neri, grandi occhi blu, un naso camuso e una bocca stretta e increspata. Vestiva con una gonna azzurra lunga fino ai piedi, con due linee verticali bianche, e un cappotto nero fino al ginocchio, sopra una camicetta bianca e una sciarpa a righe rosse e rosa. Il tutto era completato  da un buffo cappello color pece ghindarlato di ornamenti floreali, guanti bianchi e un paio di stivali da pioggia.
Sedeva su una sontuosa poltrona sospesa in quel vuoto senza fine, sul cui fianco era poggiato un ombrello.
Mentre il rettile affianco a lei lasciava trasparire una sensazione di saggezza e vecchiaia, ella sembrava circondata da un’aura di malizia e giovinezza. Ma c’era gentilezza anche nei suoi caldi occhi azzurri, accompagnati da un sorriso benevolo.
<< Questa sì che è una sorpresa >> commentò con una voce talmente calda e rassicurante che, per un attimo, Peter rivalutò l’idea che potesse trovarsi in un sogno. << Era da molto tempo che non ricevevamo un’ospite. Avessi saputo del tuo arrivo, avrei preparato un po’ di tè. >>
<< Cara sorella, penso che questo giovanotto necessiti di qualcosa di molto più forte >> ribattè la Tartaruga, mentre scrutava il vigilante con curiosità velata.
Peter deglutì – ammesso che fosse capace di un’azione del genere – e scrutò la coppia di esseri con sospetto.
<< Chi siete? >> sussurrò, e la sua voce venne fuori quasi come un trillo, etera e senza sesso.
La donna emise un sussulto udibile.
Si portò una mano alla bocca, nascondendo un sorriso misterioso.
<< Povera me! È passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui ho interagito con un mortale, che ora ho pure dimenticato le buone maniere >>
<< Siamo eterni, sorella, non possiamo dimenticare >> argomentò la Tartaruga, prima di volgere a Peter uno sguardo quasi rassegnato. << Devi perdonarla, bambino, ti sta solo prendendo in giro. >>
In risposta all’accusa del rettile, la donna si limitò a ridacchiare.
Il suono di quella risata viaggiò in lungo e in largo, avvolgendo il ragazzo in un caldo abbraccio. Era una cadenza bellissima e senza tempo, la cosa più benvenuta che Peter avesse mai udito. Era il suono della speranza.
<< Io ho molti nomi, giovanotto >> riprese la donna. << Tanti quante sono le stelle dell’universo! Ma per amor di conversazione, e soprattutto perché molti di loro non potresti pronunciarli…puoi chiamarmi Mary >>
<< E io sono la Tartaruga >> proseguì l’enorme creatura che le si trovava affianco. << Io ho fatto il tuo universo, ma ti prego non incolparmi per questo. Avevo mal di pancia. >>
Di fronte a quella dichiarazione, la mente di Peter sembrò vacillare.
Sebbene non avesse un corpo, si sentì percorrere da un brivido d’anticipazione e timore reverenziale mischiati assieme.
<< Che…che cosa siete? >> domandò con la sua voce senza identità.
La donna si alzò dalla poltrona e compì una reverenza aggraziata.
<< Noi siamo i guardiani, giovanotto >> rispose con quel suo sorriso apparentemente intramontabile. << Per tempo incalcolabile, siamo stati le sentinelle del tuo universo. Abbiamo assistito a miracoli su miracoli, tali che i mortali come te potrebbero a stento sognare. Siamo stati testimoni della distruzione di mondi e della nascita di galassie. Anche nella nostra solitudine, non siamo mai soli. La sinfonia celeste è la nostra compagna costante e la musica delle sfere non cessa di suonare. >>
<< Parole rimarchevoli, sorella, penso che dovresti annotarle >> commentò la Tartaruga. << Ne verrebbe fuori una bella poesia. >>
La rinomata Mary girò la testa verso la creatura, gli occhi adornati da un luccichio malizioso. << La leggeresti? >>
<< Sai che non m’interesso di certe cose, io voglio solo dormire. Ma per te…potrei fare un’eccezione >> aggiunse il rettile, increspando i muscoli del becco in un sorriso che non aveva nulla di umano.
L’anima di Peter cominciò a guardarsi attorno. << Dove mi trovo…e perché sono qui? >>
<< È un po’ difficile da spiegare >> ammise la donna, mentre si picchiettava il mento in apparente contemplazione. << Vedi, giovanotto, in principio il multiverso era una singolarità. Nel caso tu non lo sappia, una singolarità è un punto di dimensione zero e di densità infinita. Da zero che era l'universo acquisì il concetto di spazio per come lo conosci, e lentamente si espanse fino a formare quello attuale. Ma uno spazio deve essere almeno più grande di una particella elementare. Quando il multiverso si espanse dalla dimensione zero, per un determinato periodo, rimase più piccolo di una particella elementare: ed è proprio quello il momento in cui ti trovi adesso, bambino. La sua lunghezza è dieci alla meno quarantatré secondi, ma lo spazio che contiene è comunque infinito. >>
Compì alcuni passi in avanti, fino a quando non si ritrovò ad appena pochi centimetri dall’anima del ragazzo.
<< Ma il motivo per cui sei qui…questa è una domanda a cui non posso rispondere >> continuò con tono apparentemente meravigliato. In esso, Peter riconobbe la voce di qualcuno che aveva appena scoperto qualcosa di nuovo dopo tanto tempo.
Lo sguardo di Mary sembrò scrutare dentro di lui. Era caldo e severo al tempo stesso, come quello di una madre…o forse di una tata. L’associazione gli arrivò quasi spontanea, probabilmente a causa del modo con cui era vestita.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, la donna porse ambe le mani in avanti e afferrò gentilmente le tempie (aveva le tempie?) di Peter.
L’anima del ragazzo venne percossa da un fremito. Durò solo per un secondo – o forse meno – ma, a quanto pare, quello era tutto il tempo che serviva alla misteriosa Mary per giungere ad una conclusione.
<< Ah…sembra che tu abbia incontrato il nostro fratellone problematico >> disse con un sospiro rassegnato. << È sempre stato un tipo così vendicativo e rancoroso. E sembra che tu l’abbia fatto arrabbiare non poco, bambino. >>
La mente di Peter cominciò a correre a mille.
Fratello? Loro…erano imparentati con la cosa responsabile di tutto questo? Ma…ma come? Sembravano così diversi…così luminosi e pieni di vita. IT , al contrario…odorava di morte e decadenza.
Di fronte a lui, Mary Schioccò la lingua e cominciò a scuotere la testa in apparente delusione.
<< Ma come sei sopravvissuto? Hai visto la sua luce…non dovresti essere qui… >> borbottò più a se stessa che a lui.
Alzò lo sguardo, e allora Peter si ritrovò a specchiarsi in un paio di pupille vecchie quanto il tempo stesso.
<< Sei davvero una meravigliosa novità >> sussurrò l’entità, mentre accarezzava dolcemente il non-volto della sua anima.
L’Avenger si lasciò cullare da quel contatto rassicurante. In quel momento, pensò che avrebbe potuto agognarlo in eterno. Che avrebbe potuto rimanere lì per sempre…
Si fermò di colpo.
No…non poteva rimanere lì. Doveva andarsene. LEI era in pericolo!
<< Devi fermarlo>> disse con la sua voce etera. << Ucciderà Carol! >>
<< Noi non prendiamo posizione in queste questioni >> ribattè Mary, fissandolo severamente. << Nostro fratello ha il suo posto nel multiverso, proprio come noi. >>
Il ragazzo fece per controbattere…ma non ne ebbe la possibilità.
Sentì una stretta sgradevole attanagliare il suo corpo fatto di solo pensiero. Caddè in ginocchio, e per qualche ragione sentì il dolore delle proprie gambe che colpivano un pavimento di puro vuoto.
Fu allora che il giovane comprese: IT era tornato a prenderlo.
<< Ti, prego, aiutami… >>
<< Devi aiutarti da te, figliolo >> disse la Tartaruga, con tono di voce calmo e pacato.
La presa cominciò a farsi più insistente. Peter si sentì tirare all’indietro, come un pesce all’amo.
<< Ma come? Ti supplico, dimmi come! Come? >> piagnucolò nell’oscurità.  << Ti prego, voi siete buoni… lo sento, sono convinto che voi siate buoni, e io vi sto pregando... perché non mi aiutate? >>
<<  Già lo sai, bambino >> rispose Mary. << Noi siamo oltre i desideri dei mortali…e ogni cosa ha il suo tempo.>>
<< Vi prego… >>
<< Figliolo, una cosa sola ti posso dire…devi farti furbo >> continuò la Tartaruga. << Credimi, Quando finisci in un pasticcio cosmologico come questo…l'unica cosa da fare è gettare via il manuale delle istruzioni. >>
La voce del rettile si stava indebolendo. Al contempo, l’anima di Peter cominciò ad arrancare in un’oscurità che sembrava ancora più profonda.
Ma fu in quel momento…che accadde qualcosa di decisamente inaspettato.
Un lampo di luce illuminò le tenebre di quel luogo. Un bagliore bianco come il sole stesso che partì poco lontano dalla coppia di entità.
E in quel punto esatto…l’oscurità cominciò a incresparsi come il guscio di un uovo.
L’anima di Peter tintinnò per la sorpresa e la paura.
<< Questo sì che è interessante! >> esclamò Mary, apparentemente colpita da quello strano fenomeno. << Sembra che qualcuno voglia parlare con te. >>
E prima che il vigilante potesse chiedersi cosa intendeva, ecco che una figura indistinta iniziò a fuoriuscire dal banco di particelle.
Un corpo di pura luce, di cui non era distinguibile alcuna caratteristica fisica che ne indicasse l’età o il sesso. Era semplicemente un ammasso luminoso dalla forma vagamente umanoide…e stava camminando nella sua direzione.
<< Chi sei? >> chiese Peter, quando la forma senza nome si fermò proprio di fronte a lui.
Essa non rispose e si limitò a porgere il volto – ammesso che quello fosse il volto – vicino alla fronte del ragazzo.
Questi sentì qualcosa di caldo che lo toccava. Lo aveva appena baciato?
I suoi occhi senza palpebre si spalancarono per la sorpresa.
<< Tu… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Si sentì tirare all’indietro con uno strattone e riprese a scivolare sul palcoscenico dell’eternità.
La Tartaruga e Mary scomparvero, così come la forma senza nè volto né nome.
Riprese la sua corsa nel vuoto dell’eternità, e la voce di IT riecheggiò alta e potente attorno a lui.
<<  Allora, che cosa te ne pare, mio piccolo amico? >> domandò con il suo classico tono frizzante. <<  Ti piace? Ti stai forse divertendo? Ti ha fatto piacere conoscere i miei fratelli? Credevi che forse avrebbero potuto aiutarti? AH! >>
Peter non rispose. Non poteva, e francamente non sapeva se sarebbe mai stato più in grado di parlare.
Era solo e spaventato come non lo era mai stato prima di quel momento. No…non era solo. IT era con lui…da qualche parte che non poteva vedere. Ma la sua presenza era innegabile.
<< Coraggio, Peter, non essere timido! Ti piace questo piccolo giro turistico del niente che c'è al di Fuori? Aspetta d'essere passato attraverso! Aspetta di essere passato dall'altra parte, dove ci sono Io! Vedrai! Aspetta di vedere i Pozzi Neri! li guarderai e impazzirai... ma vivrai... e vivrai... e vivrai per sempre! Galleggerai…nei pozzi neri... dentro di Me... >>
L’anima di Peter venne avvolta dalla malefica risata di IT.
Presto, il vigilante si rese conto che la voce dell’entità si stava contemporaneamente spegnendo e amplificando, come se lui stesse simultaneamente uscendo dalla sua portata... e precipitando in essa.
E forse era proprio così. Perché sebbene le voci fossero in sincronia perfetta, quella verso la quale stava viaggiando…era assolutamente aliena e formulava sillabe che nessuna lingua umana sarebbe stata capace di riprodurre. Doveva essere la voce dei pozzi neri. La vera forma di IT.
La sua corsa si fermò all’improvviso.
Peter si accasciò a terra, un corpo nudo e luminoso che giaceva nell’oscurità. La sua mente era stata sopraffatta  dal primo apparire di IT com’era realmente, spogliato di tutte le sue piccole maschere e malie.
E naturalmente tutte le sue malie non erano che specchi, nei quali si riflettevano agli occhi terrorizzati dello spettatore le più spaventose creazioni della sua mente, con la stessa efficacia con cui uno specchio può riflettere il sole in una pupilla ignara e spalancata per accecarla per sempre.
Ora l’anima di Peter era con IT, in IT, oltre la fine del Macroverso, nelle tenebre, nelle remote regioni che sono oltre tutte le altre regioni. Era nell'occhio di IT. Era nella mente di IT… Era nei pozzi neri.
<< Sei solo, Peter. C'è solo oscurità per te… e solo morte per coloro a cui tieni >> disse una voce profonda e graffiante, un tuono che riecheggiò attorno a lui come un colpo di cannone.
Al contempo, una figura cominciò a farsi strada oltre il nulla cosmico. Era senza forma, senza caratteristiche distintive…solo una massa nera come la notte, con filamenti di luce che le zampillavano attorno.
E poi c’erano gli occhi. Un paio di occhi gialli come il sole stesso: gli occhi di Pennywise.
<< Pensi che io sia malvagio…ma ti sbagli. Faccio la mia parte nel palcoscenico del cosmo. Faccio quello che posso per formulare la risposta perfetta. Ma quella risposta non può arrivare prima che tutti siano pronti a sentirla. Quindi faccio quello che posso per dare qualche anticipazione >> continuò la voce, mentre si faceva sempre più vicina. <<  A volte, la mia rabbia per la luce è evidente. Ma non è solo rabbia, te lo assicuro. Può apparire come tale, ma è anche un indizio per ciò che aspettata tutti voi. >>
La massa indistinta cominciò ad avere una forma. Ed essa era quella di un clown vestito con abiti argentati e dalla cui testa sproporzionata spiccavano un paio di ciuffi arancioni.
<< Ho camminato su un miliardo di mondi…e per ogni mondo, ho spento milioni di luci. >>
Si fermò ad appena un passo da Peter e scrutò la sua anima rannicchiata con cupo interesse. Una piccola luce in mezzo al vuoto, nuda e sola.
Allungò una mano verso quel corpo martoriato.
<< Sei forte, bambino… ma io sono al di là della forza. Sono la fine…e sono venuto per te, Peter. Ecco la risposta perfetta… >>
La mano di Pennywise tocco la spalla del vigilante…e in quel momento, per la prima volta da innumerevoli eoni, IT provò dolore.
<< COSA?! >>
 
                                                                                                                                                   * * * 
 
L’anima di Peter tornò nel suo corpo.
La prima cosa di cui si rese conto, una volta che i suoi sensi furono nuovamente sincronizzati con un’esistenza terrena…furono le urla. Urla agghiacciante e inumane che sembravano provenire da un altro mondo.
La seconda cosa di cui divenne consapevole…furono le braccia di Carol che lo sostenevano.
Sbattè le palpebre e cominciò a guardarsi intorno.
I suoi occhi color nocciola si posarono brevemente sul volto sollevato della bionda, prima di soffermarsi su una scena che lo sorprese non poco.
L’enorme ragno che IT aveva scelto come sua ultima forma si trovava a circa una decina di metri da loro…ed era l’origine di quelle urla. Sembrava come se qualcosa lo avesse ferito, eppure il vigilante non notò segni particolari sul suo corpo grottesco.
La bestia piagnucolo e sibilò verso di lui, agitando le zampe con movimenti rapidi e scattanti.
<< Non può essere. Tu…TU… >>
La sua voce furoiuscì dalle mandibole bassa e graffiante, leggermente distorta.
Scosse la testa e si lanciò contro la coppia di Avenger, protraendo uno degli arti anteriori con l’intenzione di porre fine alla loro vita.
Tuttavia, quando la zampa uncinata entrò in contatto con il petto di Peter…divenne polvere.
 << AAAAAAAAAARGH! >> agonizzò la bestia, capovolgendosi sulla schiena come un granchio.
Il corpo da ragno iniziò a cambiare, diventando sempre più piccolo, il tutto sotto gli sguardi increduli di Peter e Carol.
Dopo quasi mezzo minuto, l’inconfondibile figura di Pennywise si materializzò di fronte a loro.
Ma era diverso. Il volto era raggrinzito, decadente, come se il trucco bianco che lo ricopriva si stesse sciogliendo.
Sembrava…malato, fu il primo termine che attraversò la mente dell’arrampica-muri.
Nel mentre, la mente di IT stava elaborando miliardi di possibilità nello stesso istante. Ovunque, nel multi verso, i suoi avatar vennero percossi da un fremito di sorpresa.
Perché? Perché stava accadendo qualcosa del genere? Lui era l’Eterno, il mangiatore di mondi! Quel marmocchio era solo un umano, un semplice ammasso di carne, sangue. I suoi fratelli lo avevano forse aiutato? No…non s’immischiavano mai in certe cose. Vivi e lascia vivere, questo era il silenzioso patto tra le tre entità cosmiche…a meno che…
E se fosse esistito un Altro? E se quel marmocchio fossero stato agente di qualcosa di altrettanto potente? Magari quanto lui!
Se... se... IT cominciò a tremare. L'odio era una novità. Il dolore era una novità. Sentirsi ostacolato nei propri proponimenti era una novità. Ma la verità più terribile era quella paura. La paura…di essere stato ostacolato da qualcuno come lui.
Fu allora che una rivelazione cominciò a farsi strada nella mente contorta dell’entità.
<< Sei uno dei suoi >> sussurrò con tono febbrile, gli occhi gialli rivolti in direzione di Peter. << Uno dei suoi animaletti…NO! Questo è il MIO mondo! Il MIO mattatoio! >>
Si alzò di scatto e partì spedito verso il vigilante, le mani protese in avanti e il volto chiuso in una smorfia grottesca.
Peter reagì d’istinto e si alzò rapidamente in piedi, nel tentativo di proteggere Carol dall’assalto della creatura.
Ma quando le dita guantate del clown si posarono sul volto del ragazzo…anch’esse diventarono polvere.
Pennywise compì un balzo all’indietro, rilasciando un grido di dolore. Al contempo, il corpo del pagliaccio cominciò lentamente a dissolversi.
Dapprima, sontuose crepe iniziarono a spaccargli il volto e gli abiti vittoriani, diffondendosi da capo a piedi come una sorte d’infezione. Poi, le gambe del clown crollarono su loro stesse, riversando una cospicua quantità di granelli color cenere sul pavimento della stanza.
<< Lei non ha alcun potere qui! >> piagnucolò Pennywise. << Quella puttana schifosa… Le insegnerò io cosa succede a chi tenta di fregarmi! Le insegnerò IO cosa accade a chi cerca di fottermi! >>
Per la prima volta da quando l’aveva incontrato, Peter si ritrovò a provare pena per la creatura che aveva di fronte.  Bandì subito dalla mente quel pensiero, non appena gli occhi gialli dell’essere si posarono su di lui.
<< Povero stolto. Tu non hai la minima idea di con chi hai scelto di invischiarti. Lei sarà la tua morte! >> ringhiò attraverso le zanne. << Tornerò…giuro che tornerò! Il tuo mondo brucerà, e delle anime di coloro che ami non resteranno altro che brandelli! >>
Ormai, del corpo di Pennywise restava solo una testa sproporzionata piena di ciuffi arancioni.
<< Fa male… >> sussurrò la creatura, mentre anche quella cominciava a dissolversi. << Fa ma… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il volto del clown divenne polvere nel vuoto e si mescolò con le pozze d’acqua disseminate lungo tutto il bacino fognario.
Peter e Carol rimasero completamente fermi e immobili, incapaci di credere a ciò cui avevano appena assistito.
Era…era morto? Avevano davvero ucciso quella cosa? Entrambi ne dubitavano fortemente.
Durante la loro precedente conversazione, Pennywise aveva affermato che il suo corpo attuale non era altro che un costrutto utilizzato dalla sua vera forma per muoversi sul piano mortale.
Peter aveva avuto un assaggio di quella forma…dell’orrore che si celava oltre le pareti del suo universo. Una dimensione piena di oscurità e mostri, dove concetti come luce e creazione non erano altro che mere fantasie delle entità che vi abitavano.
Ma allora…dov’era finito IT? Perché aveva reagito in quel modo dopo che lo aveva toccato? E soprattutto…chi era la LEI a cui si stava riferendo?
“ Sei uno dei suoi animaletti” aveva sussurrato Pennywise, con tono febbrile.
Come dal nulla, il ricordo di quelle parole provocò un brivido d’anticipazione lungo la spina dorsale del vigilante. Era quasi come se il suo corpo stesse cercando di dirgli qualcosa.
Che IT si stesse riferendo alla misteriosa entità che aveva incontrato nel Macroverso, assieme alla Tartaruga e a Mary? Perché aveva deciso di aiutarlo?
Non ebbe la possibilità di soffermarsi ulteriormente sulla questione.
Attorno alla coppia di Avengers…la terra cominciò a tremare. Le montagnette di rifiuti che adornavano la stanza presero a collassare su se stesse, accompagnate da numerosi tonfi.
Alzando appena lo sguardo, il vigilante si rese conto che erano stati generati da pezzi di soffitto cadenti.
Il flusso dell’acqua che scrosciava nel bacino crebbe d’intensità, segnalando una rottura delle tubature collegate a quella parte della fognatura. Ben presto, il fiotto si trasformò in un vero e proprio fiume in piena.
Crepe di ogni forma e dimensione iniziarono a protrarsi dal pavimento, generando spaccature abbastanza grandi da ingoiare oggetti di notevoli dimensioni, tra cui un vecchio frigorifero e un armadio a due ante. Poi, il mondo attorno agli Avengers cominciò a crollare.
Carol non perse tempo e afferrò Peter per il fianco, mentre faceva lo stesso con il fratello. Fatto questo, fece appello ad ogni oncia di energia che le era rimasta e schizzò verso l’altro, mentre il pavimento sotto di lei scompariva in una nube di fumo e detriti.
Il corpo di Carol - capace di attraversare la fiancata di una nave corazza Kree da parte a parte – sfondò il soffitto della fognatura e schizzò oltre il manto stradale.
Salì alta nel cielo, rimanendo sospesa nel vuoto dell’aria, a circa una decina di metri da terra.
La donna e il suo compagno Avenger si resero conto di essere proprio al di  fuori della casa di Neibolt Street.
Ma come diavolo era possibile? Erano abbastanza sicuri di aver camminato nelle fogne per ore, allontanandosi non poco dall’entrata del pozzo che avevano usato per accedervi.
Quanto di ciò che avevano visto in quel labirinto era stato reale…e quanto non era stato solo una semplice illusione creata dallo stesso Pennywise?
Mentre la mente della coppia era attraversata da mille domande, ecco che la villa cominciò a collassare.
Dapprima crollarono le impalcature della facciata anteriore, rapidamente seguite dai muri di sostegno laterali. Il soffitto seguì subito dopo, facendo calare sull’ intero quartiere una densa nube biancastra.
Dopo circa un paio di minuti…la casa di Neibolt Street scomparve dalla faccia della Terra, come se non fosse mai esistita in primo luogo.
Infine…tutto cessò. Un silenzio di tomba tornò a regnare nella periferia di Harpswell.
Capendo che il pericolo era finalmente passato, Carol atterrò dolcemente sulla strada posta di fronte al cumolo di macerie appena creatosi.
Posò dolcemente J.J sull’asfalto e crollò a terra, rapidamente seguita da Peter.
Entrambi gli Avengers si accasciarono sulla schiena e volsero lo sguardo verso il cielo stellato che sovrastava la cittadina.
<< È finita >> sussurrò la bionda, attirando l’attenzione del compagno.
Questi la scrutò in silenzio per qualche secondo, prima di arricciare le labbra in un sorriso stanco.
<< È finita >> disse a sua volta, mentre intrecciava una mano con quella della supereroina.
Lei non diede alcun segno di volersi sottrarre a quel contatto.
Rimasero semplicemente lì, in mezzo alla strada, mentre fumo e cenere s’innalzavano dai resti di Neibolt Street.
Poco dopo, il suono di alcune sirene e ambulanze cominciò a risuonare per tutta la lunghezza del quartiere.
Peter gemette interiormente. Doveva assolutamente trovare qualcosa per coprirsi il volto.
 
 
 
 
E così finisce l’ultimo capitolo! Sarà seguito da un epilogo che aprirà le porte per la prossima storia collegata a questo universo Marvel.
È stato molto difficile scrivere questo aggiornamento, poiché la parte cosmologica del romanzo di IT è sempre stata piuttosto complicata. Ho anche ripreso alcuni dialoghi della storia per rendere il tutto più comprensibile. 
La Tartaruga è l’entità benevola complementare a IT e il creatore dell’universo in cui è ambientato il romanzo. Mary, invece…è Mary Poppins. Sì, proprio lei.
Per il suo inserimento potete ringraziare Uptrand, il quale mi aveva fatto notare le similitudini tra lei e IT, a dispetto delle personalità opposte.
All’inizio avevo preso il suggerimento di un suo inserimento come uno scherzo…ma poi mi sono ricordato che Mary Poppins è davvero un’entità cosmica nella bellissima serie a fumetti “La lega degli straordinari Gentlemen”. E così ho deciso di crossoverare pure lei e renderla la sorella di IT e della Tartaruga.
La misteriosa entità senza nome e forma ( colei che offre la propria protezione cosmica a Peter, permettendogli di distruggere l’avatar di IT ) è un personaggio dei fumetti Marvel molto legato a Spider-Man, comparso anche in molti altri media a lui legati. Chi è? Eh eh, dovrete continuare a seguire la serie per scoprirlo.
Preciso che IT non è affatto morto, Peter è solo riuscito a distruggere il costrutto che usava nel suo mondo. Ce ne sono milioni sparsi per il multiverso, e la vera forma di IT è ancora al sicuro nel Macroverso...ed è MOLTO arrabbiata.
  
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