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Autore: Master Chopper    20/06/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 22: Tragicomedy

L’essere umano che ora calcava con il suo passo il campo di battaglia era qualcosa di completamente diverso rispetto a prima. Il cappuccio del suo giaccone era calato appena sulla testa, gettando un’ombra che però non smorzava l’intensità dei suoi occhi, brillanti anche nel buio.

 

“Che cosa è successo a Dante ?!” Strillò per prima la moglie del poeta, per poi venir seguita da un vociare confuso di tutta l’umanità.

Un’altra voce che si levò sconvolta fu quella del nobilastro Filippo Argenti, il quale per poco non si ribaltò dal suo posto, nello sporgersi in avanti: “E da dove… e da dove…” balbettava, rauco “E da dove salta fuori quello lì ?!”

Dalla sua reazione sembrava che non avesse visto nulla del genere, tuttavia un’ombra di angoscia e spavento nei suoi occhi lasciava presagire qualcosa di molto più oscuro.

 

Seconda metà del XIII, circa.  

Nessuno a Firenze si sarebbe mai aspettato di radunarsi di fronte a due importanti case per assistere ad un tale litigio. Certo, tra i vicini Alighieri e Adimari non era mai corso buon sangue, ma il più irruento della seconda casata aveva deciso quel giorni di dare spettacolo prendendosela con il più insospettabile di tutti: Dante Alighieri.

Il giovane letterato era stato afferrato per il colletto e tenuto contro una parete dalle possenti mani guantate di Filippo. L’uomo era detto Argenti perché si bardava proprio in quel modo scintillante, assieme al suo cavallo, e nell’argento Dante vedeva riflesso il suo stesso viso madido di sudore ed impaurito.

“Ma cosa mi combini, eh? Ma cosa mi combini, Dante ?!” Strillava Filippo, sbattendolo come un pupazzo contro il muro. “Mi vuoi rovinare?! Vuoi umiliarmi ?!”

Era furioso, e come un ossesso non dava nemmeno tempo all’altro di fiatare. La gente lì attorno temeva che presto la faccenda si sarebbe risolta nel peggiore dei modi, ma non avrebbero comunque potuto intervenire: tutti temevano Filippo Argenti, e subire la sua furia per essersi intromessi non avrebbe giovato a nessuno.

“I-Io… ho fatto ciò che dovevo fare.” Rispose comunque, coraggiosamente, Dante. In realtà la fifa che lo assaliva e lo faceva tremare come una foglia sarebbe appartenuta a ben altro che ad un coraggioso, ma comunque sia aveva trovato la forza di parlare.

L’altro non reagì bene, ed anzi sembrò peggiorare nel suo umore già nero: “Cosa dici, codardo di merda?! Io ti avevo chiesto di andare dal giudice per farmi assolvere da tutte quelle denunce, ma tu invece hai solo aggiunto altri capi d’accusa! Ti rendi conto di quanto mi tocca pagare, con una multa del genere ?!”

Le labbra secche di Dante si contrassero per qualche istante, serrate. Dopodiché, venendo inumidite da una passata di lingua, si curvarono in uno sforzato sorriso: il poeta stava dando il meglio di sé per apparire disinvolto, al punto addirittura di sollevare il mento per guardare Filippo dall’alto verso il basso.

“Non è colpa mia se tu sei solo un bifolco, un prepotente, che solerte  se la prende con la brava gente, e che solo di violenza di diverte.”  

Ed in quel momento, al centro di tali occhi così spavaldi, Filippo aveva intravisto una luce tenue ma pericolosa.

Con uno schiaffo in pieno viso aveva provato a cancellare quello sguardo che talmente tanto lo disturbava, eppure anche dopo aver scaraventato il poeta a terra, quello gli aveva rivolto la stessa occhiata minacciosa.

Tutti coloro che non si erano accorti di quanto fosse successo, si domandarono come mai dopo quel giorno i due non avessero più litigato, né perché Filippo Argenti avesse smesso di anche solo avvicinarsi a Dante.

 

Ladies and gentlemen, abbiamo appena assistito ad una trasformazione vera e propria !” Gridò Adramelech, e poi St.Peter “È qualcosa che si riterrebbe impossibile per un umano, normalmente! Che sia merito di qualche potere speciale ?”

Ed il dio misterioso, il quale stava assistendo al perfetto svolgimento dei suoi piani, sorrise malignamente come per voler rispondere. Gli sguardi di Boudicca, Charlotte e Guy Fawkes erano puntati su di lui.

“La Sefirot Binah… ovvero Conoscenza.” Le sue pupille sprizzavano fiamme per l’eccitazione, completamente catturato da quella visione stupefacente che aveva fatto ammutolire tutti, persino gli dèi.

“Adesso ha anche lui un’arma per ferire un dio. Vediamo come ve la cavate …”

 

Intanto Dante, nella sua appena annunciata Forma dell’Inferno, inclinò la testa con sorpresa nel vedere il suo nemico ancora immobile. Si era appoggiato la falce sulla spalla.

“Che ti prende, non vuoi farti sotto? Ma si può sapere cosa saresti: il personaggio di un libro, o di una saga? Mah, forse…” Strinse i pugni attorno all’estremità dell’impugnatura, ed in quella torsione le sue braccia si gonfiarono come dei palloncini di muscoli e vene: “…sei una mezza…saga !”

E si slanciò in un fendente, ignorando la distanza che lo separava dall’avversario. Questo perché, sorprendentemente, l’asta dell’arma si allungò  in modo fluido e sinuoso, come una frusta.

Non potendo in nessun modo prevederlo, Hastur venne trafitto dalla lama in pieno petto, contraendosi per l’impatto del colpo.

“Colpito !” Sussultarono gli annunciatori, assieme agli dèi, spaventati.

Tuttavia scoprirono presto che nulla di tutto ciò fosse in realtà possibile. Questo perché l’esistenza stessa del Re Giallo era un ammasso di follia incomprensibile, e allo stesso modo il tessuto del creato si piegava per assecondare quella natura inafferrabile.

Dai brandelli del tessuto lacerato, proprio dove nasceva la ferita, sgorgò fuori una figura strisciante: un altro Hastur, uguale al fantoccio che aveva lasciato come fanno le cicale con la vecchia pelle, iniziò a risalire l’arma di Dante per raggiungerlo alla velocità di un proiettile.

In quel modo il poeta, seppur avesse iniziato a ritirare a sé la frusta, non sarebbe riuscito in nessun modo a colpirlo con la stessa arma. Tutto ciò, unito allo shock iniziale di non aver ottenuto nessun risultato nonostante avesse colpito in pieno il suo nemico, avrebbe sconvolto un qualsiasi uomo al punto da paralizzarlo per la paura.

E probabilmente il Dante di poco prima sarebbe stato ridotto così, ma la sua nuova forma reagì a quella situazione impensabile con un ghigno da squalo: “Finalmente ti fai sotto !”

Una mano si staccò dall’impugnatura per formare un pugno solido e compatto, come un meteorite gremito da crepe vascolari pronto all’impatto con il nemico che gli era venuto contro.

“Pensi di avermi colto impreparato ?”

Aveva visualizzato la vittoria già davanti a sé, così non riuscì nemmeno a vedere Hastur reagire prontamente a quella sua azione. Il Re Giallo, infatti, aveva avuto tutto il tempo di vedere il suo attacco partire, e preparare una contromossa: sollevando un lembo di mantello vi lasciò sbucare un braccio nero come la pece, con un pugno molto più veloce di quello del poeta. Lo anticipò, infatti, segnando un colpo pulito in pieno volto.

 

“Allo scambio di colpi ha vinto… Hastur !!”

Tutti assistettero alla visione della faccia di Dante, dapprima deformata in un sorriso vittorioso, e poi deformata dal colpo che la percosse.

Dopodiché i due sfidanti vennero scagliati all’indietro, conficcandosi in due pareti opposte.

Le esultanze delle divinità si bloccarono sul nascere, rimanendo confusi ed esterrefatti quanto gli esseri umani. Non erano riusciti a comprendere cosa fosse successo, allo stesso modo di Adramelech e di St.Peter, che infatti ora boccheggiavano sul microfono.

“Che cosa…?! R-Rivediamo la scena !” E riprodussero il filmato con tanto di moviola di quello che tutti avevano visto.

Senza dubbio, il colpo di Hastur aveva centrato il bersaglio prima di quello di Dante, mentre addirittura l’uomo non era nemmeno riuscito a sfiorarlo. Tuttavia, allo stesso tempo, in perfetta contemporanea, tutti e due erano stati scaraventati in direzioni opposte.

Nuovamente sorridente, il dio misterioso si accarezzava le punte delle dita davanti al volto, seduto con i gomiti puntati sulla balaustra.

 

Tra l’incomprensione generale, Hastur si distaccò per prima dal muro nel quale era stato incastonato. Parte del suo cappuccio era stata distrutta, ma iniziò a rigenerarsi subito grazie ad una mucosa nera.

Stava benissimo, ciò nonostante non era riuscito a comprendere cosa avesse colpito il suo volto. Guardò davanti a sé, e dall’altro lato dell’arena trovò Dante, anch’egli in piedi. L’uomo sorrideva come prima, senza nemmeno un graffio.

“E quello lo chiamavi pugno? Sono sicuro che quella meretrice di tua madre me lo avrebbe dato più forte !” Esplodendo in una risata goliardica, si lanciò in aria per cogliere di sorpresa l’avversario con un attacco dall’alto. La sua arma frustò l’aria, piombando verso il basso come un fulmine dal cielo.

Tuttavia, per la seconda volta, Hastur riuscì ad anticiparlo: ormai aveva compreso la massima estensione dell’arma nemica, e sicuro della lunghezza dei suoi tentacoli, poté interrompere l’attacco scagliandoli verso l’alto. Le nere estensioni si moltiplicarono in volo, formando come un’orrenda rupe appuntita, la cui sommità si conficcò in pieno nel petto di Dante.

L’uomo, bloccato a mezz’aria, sputò sangue, pietrificato in un’espressione di sorpresa mentre i suoi occhi si facevano bianchi e lattiginosi.

E, altrettanto sanguinante e sorpreso, divenne Hastur quando d’improvviso un gigantesco squarcio si formò al centro del suo corpo. Polpa viscida schizzò al posto del sangue, macchiando il terreno.

“Hastur… colpito un’altra volta! Ma cosa sta succedendo ?!” Urlava la folla divina, nel panico più totale.

Erano tutti così presi dalla ferita inspiegabile del dio, da essersi dimenticati di Dante.

In quel momento di confusione, il poeta aveva approfittato per reindirizzare la sua lama verso quei tentacoli che lo avevano perforato. Con un paio di sferzate perfette, ignorando il dolore, se ne liberò. Ora che non era più sospeso nel cielo, iniziò a precipitare verso il suo avversario.

Il Re Giallo, impegnato fino a quel momento nel rigenerarsi in fretta e furia, alzò lo sguardo per intravedere appena il colpo che stava calando sulla sua testa. Eresse all’ultimo dei tentacoli per difendersi, ma questi vennero mozzati.

Senza quell’ostacolo, gli sguardi dei due combattenti si incrociarono.

Dante rideva malignamente, corroso da una sete di sangue e ferocia assurda, mentre Hastur non lasciava trapelare alcuna emozione da sotto il suo cappuccio oscuro.

 

Ed, illeggibile come il suo volto, erano anche i suoi piani: insospettabilmente, i tentacoli che aveva perso iniziarono a contorcersi per terra, come se avessero vita propria. Dalle estremità mozzate spuntò una bocca famelica e gremita di denti affilati, i quali si indirizzarono all’istante sulla carne della loro preda.

Il sommo poeta, colto alla sprovvista, venne azzannato in più punti. La sua carne venne squarciata da quelle fauci, alcune delle quali gli si chiusero attorno al braccio armato, rendendogli così impossibile sferrare un altro colpo. Muscoli, tendini, vene e ossa: tutto il suo corpo divenne il pasto di quelle creature orripilanti.

Tuttavia, ora era il suo volto ad essere impassibile.

Hastur lo notò, e non riuscì più a capacitarsi di cosa stesse accadendo. Poi il dolore lo colse, struggente ed improvviso come era già avvenuto due volte prima. Abbassò lo sguardo, distinguendo il suo corpo squarciato in più punti, come se una mano invisibile lo stesse smembrando.

Lo raggiunse la voce di Dante, maliziosamente derisoria: “Buon appetito, coglione.”

Il Re Giallo, forse più colto da un istinto di sopravvivenza, che dalla realizzazione di quello che era successo, fece svanire nel nulla le bocche che stavano divorando Dante. Il corpo dell’uomo venne svelato: la carne gli era stata divorata quasi del tutto, mostrando alcune ossa scoperte o pezzi di organi con segni di morsi. Eppure, continuava a sorridere come se nulla fosse.

Sotto gli occhi di tutti, messo ormai a nudo, il suo corpo si rigenerò. Tessuti e fibre ricrebbero, riparando i danni in un perfetto lavoro, ammaliante per quanto era curato.

“Rigenerazione ?!” Sussultarono gli umani, i quali, come tutti, stavano ricordando un evento di due scontri fa. “Anche lui ha lo stesso potere di Prometheus ?!”

Non si concentrarono così su di un altro importantissimo dettaglio: in contemporanea con la rigenerazione di Dante, anche quella di Hastur stava prendendo atto, senza più che il suo corpo venisse danneggiato.

I combattenti si guardavano l’un l’altro in una spaventosa calma che lasciava presagire solo un’altra tempesta imminente.

 

“Tu …” La voce flebile di Hastur riprese a suonare nell’arena dopo diverso tempo. “Puoi riflettere sul mio corpo le stesse ferite che ti infliggo.”

La constatazione era stata chiara e schietta, ma talmente tanto che il poeta scoppiò a ridere. Rise e rise a pieni polmoni, gonfiandosi il petto ed inarcando la schiena all’indietro mentre si era puntato i pugni sui fianchi.

Poi, di colpo, si raddrizzò per guardare in faccia il suo avversario ed il suo sguardo si fece serio.

“ Esatto, pezzo di merda: il mio Contrappasso mi permette di restituirti ogni danno che mi fai! E sai qual è la cosa migliore? Che, siccome il mio corpo ed il tuo diventano la stessa cosa, posso sfruttare la tua rigenerazione per azzerare qualsiasi danno mortale !”

Apparentemente impassibile a tutto quel discorso, Hastur parlò in modo pensoso: “Ah sì. Però ti sei dimenticato una cosa, che io invece ho capito …”

Dall’oscurità che componeva il suo volto si accesero due tizzoni, splendenti come fari nella notte: erano occhi terrificanti, con i quali trafisse l’uomo come una sentenza di morte. La sua voce stavolta tuonò come un boato in una caverna.

“Non puoi restituirmi il danno che ti infliggo all’istante. Ciò vuol dire che, distruggendoti fino all’ultima cellula in un solo colpo, non dovrei più sorbirmi quel tuo odioso sorriso !!”

In quel momento, finalmente, l’espressione ridente di Dante si incrinò, infrangendosi sotto quella disturbante irregolarità. Percepì il suo corpo come un castello di carte che stava venendo minacciato da un vento impetuoso.

I due si mossero in contemporanea:

Hastur concentrò tutti i tentacoli che potesse davanti a sé, scagliandoli in avanti in un moto ondeggiante. Prima lento, poi rapido, era una folle danza incalzante ed imprevedibile.

Il Vate però aveva già proteso la sua frusta in un attacco frontale, il quale bastò per squarciare quell’onda e raggiungere il suo bersaglio. Il giallo si ritrovò improvvisamente con la lama della falce alla gola, mentre tutta l’impugnatura si era avviluppata attorno al suo corpo.

Sarebbe bastata la minima trazione del polso di Dante per decapitarlo, ed era proprio ciò che Dante aveva deciso, ma nel farlo sottovalutò il suo avversario: non poté immaginarsi che l’attacco di Hastur non si sarebbe affatto arrestato, ed infatti si ritrovò travolto da quei tentacoli. Sommerso, affossato, annegato, sparì sotto un flutto nero.

Nell’attesa trepidante, gli umani esplosero in un grido terrorizzato. E poi un secondo, più sollevato, quando la testa del poeta emerse, mostrandosi sano e salvo.

“Ommioddio! Che sta succedendo ?!” Queste furono le prime parole che pronunciò, sorprendendo chiunque, persino Hastur.

L’uomo pareva aver perso di colpo tutta la grinta che possedeva fino ad un istante prima, ed ora si guardava attorno colto dal panico, realizzando in che situazione fosse. Lanciando suppliche e sguardi imploranti a destra e a manca, scorse d’un tratto l’impugnatura della sua arma sbucare dai tentacoli, anch’essa non ancora affondata.

Prima che venisse persa per sempre, in un disperato sforzo riuscì ad afferrarla. Di colpo paure e dubbi sparirono dai suoi occhi.

Il Re Giallo si tese come una corda di violino, ma troppo tardi: a causa del Contrappasso si era immobilizzato con il suo stesso attacco. Nemmeno un secondo dopo la frusta si strinse attorno al suo corpo per poi sferzargli la gola. L’arma si librò in aria come un serpente rampante, facendo piovere gocce di poltiglia sul campo di battaglia.

I tentacoli di Hastur, ormai innocui, vennero scostati da Dante mentre si rialzava. Al contempo, la testa del Re Giallo cadde al suolo, ruzzolando poco più in là.

“Viscido… bastardo.” Il poeta Infernale sputò per terra, ringhiando sprezzante per il rischio che aveva corso.

O forse, il suo odio era indirizzato verso il corpo decapitato del suo avversario. Guardò dove si sarebbe dovuta trovare la testa, ma al suo posto c’era solo uno straccio accasciato al suolo.

 

Ladies and gentlemen! Nonostante l’ennesimo scambio di colpi… lo scontro non sembra affatto concluso !” Persino St.Peter ed Adramalech fecero fatica a parlare, siccome anche loro erano stati investiti dall’improvvisa aura opprimente che stava imperversando lungo tutto il colosseo.

Mai nessuno aveva visto così tanti dèi tremare di paura, mentre gli esseri umani, già abituati a quel genere di terrore schiacciante, compresero immediatamente di essere di fronte alla tanto temuta ira divina.

La sequenza liturgica “Dies irae” sarebbe stata perfettamente adeguata, mentre spettatori di ogni schieramento sembravano venir spazzati via da una tempesta di oscurità e tenebre, la quale minacciava di coprire per la seconda volta la luce solare.

Tutta quella catastrofe aveva un epicentro ben preciso: il mantello giallo di Hastur, che ora svolazzava all’aria come una bandiera al vento. Infine, proprio quel panno lacero si librò in aria, svelando la misteriosa presenza del dio.

“Hai compiuto il più grande errore della tua vita… ma felicitati… perché sarà anche l’ultimo: quando ti sarò entrato sotto la pelle, nel più profondo dei tuoi pensieri, non godrai più della libertà di scelta, ma sarai condannato ad eterni incubi di tortura !”

Una grottesca figura si sollevò da terra in modo convulso ed impreciso, come se fosse uno scheletro che aveva appena appreso come muoversi. La sua carne era squamosa pietra giallognola, segnata da incisioni, rune, pelliccia ed altre scaglie che però grondavano poltiglia nera. Dalla sua schiena gonfia e gobba scaturiva come una cascata un mantello di tentacoli voluminosi. Gli arti erano scarni, secchi e terminanti in acuminati artigli. 

Ma ciò che più destava incubi, ed infestava la ragione dei presenti con orrende visioni, era il presunto vero volto di Hastur. Ancora una volta era nascosto, ma da una maschera gialla che imitava anche la figura di una corona, più simile però ad una cresta con in superficie centinaia di occhi neri. Quell’incubo tripofobico di  globi iniettati di sangue saettavano le loro pupille ovunque, nonostante il corpo della creatura avesse già iniziato ad avanzare, strisciando lenta ed inesorabile, verso il suo bersaglio.

 

Persino Dante era stato ancorato al suolo dalla presenza opprimente della vera forma del suo avversario, ed addirittura la sua ragione proiettò un’immagine rappresentativa di ciò che aveva di fronte: era come se tutte le belve più oscure ed assassine si fossero canalizzate in un’orda famelica  diretta verso di lui, provenendo dai cancelli appena spalancati dell’inferno.

E così, colto dalla paura e dalla sorpresa, non poté non svenire.

Il suo corpo esanime stramazzò al suolo, spezzando la tensione di quel momento con una mossa alquanto anticlimatica. Però, come ormai tutti sapevano, quella non era la fine della battaglia, ma solo l’inizio di un’altra fase.

“Forma del Purgatorio !”  

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Non vi ho ancora salutati a dovere in questo sesto scontro! Mea culpa.

Allora, Dante ed Hastur… ormai dovreste aver capito il filo conduttore che li lega, così come dovreste aver capito che a livello di forza sono quasi uguali. Questo non accadeva circa dallo scontro con Vlad, quindi mi fa render conto di quanta libertà mi sia preso nei precedenti due match.

Comunque sia, dopo la sua prima trasformazione Hastur ha assunto una nuova forma, che mi è stata ispirata da questa immagine: https://i.ibb.co/ThWts8f/hastur.jpg

Dante invece ha abbandonato quella falce che tanto lo rendeva simile al protagonista di Dante’s Inferno, per otterne un’altra… e (spoiler) adesso un’altra ancora. Insomma, sì, la natura della sua Sefirot non risiede nell’arma fisica, bensì nella sua capacità di trasformare Dante.

Ho detto troppo! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo di bbotteh!

A domani!

   
 
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