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Autore: Owaranai    20/06/2020    1 recensioni
La consapevolezza mi soffoca.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buio, freddo, silenzio.

Mi rendo improvvisamente conto di trovarmi nel bel mezzo del nulla. Ovunque mi giro vedo solo nero, nemmeno uno spiraglio di luce. Ho paura, ma non posso starmene qui ferma in eterno. Faccio un primo e insicuro passo, tenendo le braccia sollevate davanti a me nell’eventualità che ci siano ostacoli. Faccio un secondo, un terzo, un quarto e un quinto passo, acquisto un minimo di sicurezza, ormai ho perso il conto di quanti ne abbia fatti. Nonostante siano molti mi sembra di trovarmi sempre nello stesso punto, con questa oscurità che ad ogni singolo passo diventa sempre più pesante, quasi voglia impedirmi di proseguire.

Sto camminando da parecchio, sono stanca ma detesto l’idea di dovermi fermare: il rumore dei miei passi, l’unico che riesco a percepire, finisce e così un silenzio carico di tensione riprende il sopravvento.
Cerco di convincermi che è solo un incubo e comincio a pizzicarmi le guance per cercare di svegliarmi ma non funziona, allora mi accascio a terra abbattuta e in quell’istante una folata di vento gelido mi investe. I brividi percorrono tutto il mio corpo facendomi trattenere il respiro.
Una volta riacquistata un minimo di lucidità mi rendo conto che ci deve essere per forza una qualche apertura da dove il vento sia potuto passare. Con incertezza comincio a muovermi nella direzione in cui proveniva. Ad un certo punto le mie mani toccano qualcosa, è freddo e umido, sembra una parete.
Tasto ogni singolo millimetro finché non trovo una sporgenza e allora comincio a tirare con tutta la forza che ho in corpo.
Dopo innumerevoli sforzi, con le braccia doloranti, sento la parete muoversi di qualche centimetro. Mi siedo un attimo a riprendere fiato, quando la porta si spalanca come per magia, ancora quel vento mi raggela perfino il sangue nelle vene. Me ne resto lì impalata quando vedo un fievole bagliore che sembra avvicinarsi sempre di più.
Prendo coraggio ed entro in quella che sembra una foresta fatta di pece e spine. Rovi enormi sovrastano i lati e il soffitto di uno spazio immenso e tremendamente inquietante, con fiori rosso scuro da cui sembra colare sangue misto a lacrime.
Mentre osservo la scena con ribrezzo avverto una presenza alle mie spalle, mi giro di scatto e noto un’ombra dietro ad un tronco enorme.

La curiosità e la voglia di andarmene da questo luogo hanno preso il sopravvento sulla paura. Mi avvicino, nemmeno il tempo di aprire bocca per chiedere chi ci sia nascosto lì dietro che mi ritrovo davanti una figura imponente ricoperta da un lungo mantello blu notte. Sono così sorpresa che le parole mi si fermano in gola.
Lo spaventoso individuo allunga una mano verso di me e mi trafigge il petto, io sono pietrificata, la mia mente svuotata da qualsiasi pensiero. Poco dopo ritira la sua mano grondante di sangue e vedo che stringe qualcosa: il mio cuore.
L’orrore si dipinge sul mio volto, mi aspetto di crollare senza vita da un momento all’altro ma ciò non avviene. Allora allungo a mia volta una mano, voglio vedere chi o che cosa si nasconde dietro a quel mantello ma indietreggia col mio cuore stretto delicatamente in quelle sue sudice mani.
Una voce profonda e piatta sussurra:
“Troppo spaventata per morire, troppo spaventata per vivere”.
Poi scomparve insieme alla stanza e al mio cuore.



Mi sveglio di soprassalto, le lenzuola inzuppate e il respiro affannato, porto una mano al petto e sento il cuore martellarmi più che mai. Tiro un sospiro di sollievo ma nonostante questo non riesco a calmarmi.

Mi alzo, non riesco a pensare di rimettermi a dormire e cadere vittima di un altro incubo del genere, sono irrequieta e non riesco a stare un attimo ferma. Mi infilo la prima cosa che mi capita a tiro, prendo il cappotto ed esco di casa.

Passeggiando sulla spiaggia e osservando l’acqua infrangersi sugli scogli, sola con me stessa, ripenso a tutto ciò che è successo nella mia mente questa notte.

Mi rendo tristemente conto di essere andata in cerca fino adesso di emozioni frivole e di seconda mano, stando alla larga da quelle emozioni vere, quelle fanno battere il cuore, che ti fanno sentire viva, che ti fanno venir voglia di prendere la felicità e custodirla gelosamente in una bottiglia per poterla portare sempre con te. Paradossalmente non mi sono mai sentita così viva come nell’istante in cui quell’individuo ha afferrato il mio cuore.



Questa voragine che ho nel petto nella quale ora c’è un cuore finto.

Un ammasso di paure, angosce, insicurezze e dolore.

Ti troverò, anima mia, e mi riprenderò la mia vita.





 
  
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