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Autore: Dangerina15    22/06/2020    1 recensioni
Ho visto cose che trascendono il mondo.
Ho sentito parole e voci provenire dal vento e dall'acqua.
La Terra mi ha parlata attraverso il suo canto soave e ammaliante;
E' tutto chiuso in una memoria che resterà impressa nelle pagine di un quaderno, per tutti coloro che avranno la forza e la volontà di abbandonarsi ad essa...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'oscurità dell'emozione

 
In questa terra il giorno e la notte si scambiano vicendevolmente il passo, come un unico filo indissolubile che collega la luce alle tenebre. Una nave che viaggia tra le sponde luminose di un lago azzurro, trapunto di soffici batuffoli di soffi bianchi, che giunge nelle misteriose acque nere con, alle spalle, una parete di stelle e la grande Luna che sorride al viaggiatore.
Come fossero trascorse più ore da quelle che realmente percepisco, mi ritrovo a brancolare nella notte; mi sembra di essere sempre avvolta in una continua ed irreale aria, come fosse tutto evanescente ed etereo. Al mio tocco gli oggetti, le persone, i luoghi potrebbero dissolversi come polvere al vento e invece no, sono lì davanti ai miei ingenui occhi di sognatrice. Anghelos è lì, dinnanzi a me, che prosegue il suo cammino senza voltarsi; lo osservo attentamente, come al mio solito: questa volta, però, c’è un’aurea diversa intorno a lui, cupa, distante, fredda. Non mi era mai capitato di avvertire una così gelida sensazione di distacco. Anche il suo passo è veloce: non si guarda indietro, è incurante di dove sia, se lo segua o addirittura e sia provata da quel lungo viaggio che, da ore ormai, appare senza meta. Fin ora la sua presenza mi ha sempre dato certezze, ma adesso sembra un lontano ricordo…
Cerco di stargli dietro ma più aumento la velocità del mio passo e più lui si allontana da me. Siamo in un lungo corridoio sotterraneo, stretto e buio; l’aria è rarefatta, mi sento mancare il fiato, forse perché la stanchezza della corsa comincia a pesare sul mio corpo. Non riesco a capire dove mi trovo, mi guardo attorno ma tutto è uguale: pareti su pareti che mi accerchiano e mi stringono in una morsa d’acciaio e pietra.
Ho paura.
Flebile la mia voce che pronuncia il suo nome, un vuoto sussurro che si perde nell’immenso spazio ch ci separa.
«Anghelos!» continuo a ripetere sempre più forte ma mi rendo conto presto che ogni sforzo compiuto è vano.
“Non abbandonarmi, ti prego…”, questo pensiero fisso batte forte nella mia testa.
Ad un tratto mi ritrovo dinnanzi ad una scala, ripida e buia. In cima c’è una porta di luce; sono attratta da lei poiché è l’unico respiro di speranza dopo tanto buio. Accanto alla porta c’è Anghelos che mi osserva ha uno sguardo severo.
«Perché non mi hai ascoltata?» gli chiedo con le lacrime agli occhi. Lui non risponde, si limita a fissarmi immobile, come fosse una colonna. Mi inquieta: ha trasformato quel luogo in una sorta di tribunale, come se fossi la colpevole di un omicidio che non ho commesso.
«Diamine, rispondimi almeno per una volta!»
Faccio per salire un gradino di quella stretta scala ma Anghelos si piazza davanti a me come fosse un muro, impedendomi di compiere ulteriori passi.
«Non sei pronta.»
Una sentenza senza giri di parole la sua.
«Non sono pronta per cosa?» rispondo perplessa.
«Come puoi pretendere di salire qui, quando non hai ancora compreso il suo linguaggio?!»
«Di cosa stai parlando, Anghelos, che cosa ti succede?»
Spuntano le lacrime dai miei occhi, scorrendo una dopo l’altra.
«Sei così ingenua, Afrodite…»
«Perché mi dici tutto questo? Non riesco a capirti.»
«Sei nata dalla bellezza, ma di certo non dall’arguzia! Non è ancora il tuo momento.»
Anghelos continua a riempirmi la testa con questa frase, come fosse un assordante ritornello.
Non è ancora il tuo momento.
La mia mente è confusa.
Non è ancora il tuo momento.
Ho l’anima in preda a mille emozioni diverse.
Non è ancora il tuo momento.
La sento lacerarsi.
Non è ancora il tuo momento.
Non ce la faccio più, è dilaniante!
Non è ancora il tuo momento.
Basta, basta!
 

 
 
 
  

Apro gli occhi di soprassalto.
Mi alzo a sedere come una molla in carica da troppo tempo: ho la fronte sudata, le mani fredde e il cuore che batte impazzito. Il respiro è affannoso, la vista annebbiata.
Dove sono? Cosa è accaduto?
Riesco a calmarmi lentamente. Mi guardo intorno: è notte, ma non vedo nulla attorno a me, né scale né pareti. C’è ancora il fiume dove, poco prima, ho immerso il mio corpo assieme ad Anghelos…
Con un brivido lo cerco con lo sguardo, ma questa volta è , accanto a me: dorme serenamente, cullato dalla brezza notturna. Un incubo…il mio era soltanto un brutto incubo! Un sogno che ti lascia dei segni. Mi alzo turbata, lascio Anghelos al suo tranquillo riposo e mi allontano, passeggiando sulla riva. Che strano sogno, quante domande senza risposta, quanti dubbi che rimangono in testa. “Non sono pronta…” mi ripeto: per cosa? Quale linguaggio non mi è ancora chiaro? Cosa c’era dietro quella porta di luce, perché Anghelos era così freddo e severo con me? Ho la testa affollata e confusa, non riesco a pensare lucidamente. Mi fermo in un punto indefinito e osservo l’orizzonte, posando i miei occhi su una montagna dove, a prima vista, il mondo sembra nascondersi dietro le sue possenti spalle. Ha una forma piramidale, come volesse toccare il cielo con un dito di terra. La fisso incuriosita e affascinata e non mi accorgo che, alle mie spalle, si avvicina una figura silenziosa; lo avverto solo quando le sue mani si posano delicatamente sulle mie spalle.
«Stai bene?» mi chiede con un sussurro.
Continuo a guardare l’orizzonte, percependo solo la piacevole sensazione di protezione che le sue mani mi trasmettono.
«Non lo so,» rispondo, «ho fatto un sogno…per la verità era più un incubo.»
«E hai paura?» mi domanda.
«Si, ma anche no…non lo so, sono così confusa. La cosa peggiore è che tu…» ma arresto le parole prima di pronunciarne il resto.
Anghelos mi gira a sé e mi guarda negli occhi, mi sorride, come sempre e mi accarezza la guancia; ho come l’impressione che lui sappia cosa sto per dirgli e per questo sembra anticipare le mie intenzioni.
«Il tuo sogno non è semplicemente un fantasia o un’invenzione. Stai cambiando, dentro di te. La tua anima percepisce qualcosa di diverso, di grande, di profondo. Ti stai preparando ad accogliere qualcosa di nuovo, ma al momento non sei ancora pronta per farlo.»
Quelle parole mi gelano il sangue: nel mio incubo è stato proprio Anghelos a pronunciarle.
«Non voglio che tu vada via.» dico alla fine, tutto d’un fiato.
«Non ho alcuna intenzione di farlo. Sono qui perché tu sei qui, Afrodite. La mia presenza è dettata dalla tua anima: ho il compito di accompagnarti, proteggerti e guidarti in questo viaggio. Io sono un messaggero, colui che porta il messaggio, colui che guida alla verità. Io sono qui con te, sempre.»
Sorrido e continuo a guardarlo. Lui si avvicina e mi bacia la fronte, trasmettendomi pace e placando ogni mio tumulto interiore.
«La montagna che guardavo prima…» e la indico.
«E’ la valle delle anime d’ombra.» risponde Anghelos.
«Voglio andarci. Puoi portarmi lì?»
Anghelos sorride, mi allunga la mano e comincia a camminare.
La scala indica un cambiamento, per cui sono convinta che se il mio sguardo si è posato lì, allora la valle delle anime d’ombra è il primo gradino sui cui salire.
 
  
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