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Autore: Spensieratezza    22/06/2020    2 recensioni
Albus Severus Potter guarda suo fratello pensando che James è come una falena. Bellissimo e luminescente, glorioso. I suoi occhi brillano come lucciole e le sue mani..oh, potesse perdersi in quelle specie di serpenti ammalianti e incantatori che sono quelle mani, ma non può permetterselo, James non dovrà mai sapere che si infiamma se anche solo lo sfiora per sbaglio.
- il titolo della storia è questo e sarà questo definitivamente per un sacco di motivi, che spiegherò
-revisione della storia completata
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Riportami all'inizio'
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28 Dicembre.
Era di nuovo ll turno di James Potter, ovvero, di Severus Piton.
Certo, se gli avessero detto una volta, che avrebbe equiparato i due nomi, che un GIORNO, sarebbero stati la stessa persona, avrebbe vomitato.
Ma la vita non va mai come ci si aspetta..
Passare dalla parte oscura, fu…
Strano…

Come attraversare le tenebre, sapendo che esse sole possono abbracciarti, riscaldarti, farti provare un po' di calore e tu cerchi di accarezzare l’oscurità, quasi illudendoti di coccolarla, alzi un braccio ma…l’oscurità…è già dentro di te. Ti ha già fatto sua…
Philip aveva avanzato l’idea che forse era meglio fermarsi, ma James aveva insistito, voleva andare AVANTI.
La sua mente vacillava quasi, si stavano inoltrando in un terreno pericoloso e Philip dovette fare un’ipnosi più profonda perché si trovavano di fronte a un BLOCCO.
Come quasi James NON VOLESSE ricordare..
Ma poi cominciò a parlare.
Parlò della passione per le pozioni, di cosa significasse per lui. Il potere di poter stregare la mente solo con i sensi, era una cosa che lo ammaliava più di ogni altra, l’idea di poter plasmare la materia, con le proprie mani. Autentica magia…

L’odio per James..per i malandrini…il rischio di venire quasi ucciso da quel lurido verme di Remus Lupin.
L’odio addirittura nei confronti di Lily.
La donna che amava.
Piangeva, James. Piangeva così tanto mentre lasciava che le lacrime scorressero nel suo viso, lacrime di qualcun altro, di un uomo che aveva sofferto troppo forse, nella sua vita, così senza un motivo, senza un reale motivo.

Solo perché così vanno le cose e basta. Sono i destini di ognuno di noi.
Ami qualcuno e poi lo odi. Sì. Si rese conto di aver forse odiato sempre Lily, per averlo abbandonato, per aver scelto James a lui, forse anche per non averlo mai voluto. Per non averlo accettato.
I mangiamorte e Voldemort invece, ti accettavano per quello che eri.
Non volevano che cambiassi, anzi, ti spingevano a dare tutto il tuo potenziale.

E allora perché combattere? Pensava con rabbia. Perché combattere in un mondo che ti deride, un mondo ingrato quando anche la più vera nobiltà non viene apprezzata ma sempre derisa oppure pagata con la morte?
Perché reprimere il tuo vero IO? La rabbia, i mali sentimenti, l’odio, il risentimento? Servisse a qualcosa, Piton lo avrebbe fatto, ma non aveva senso, niente aveva senso, neanche i fiori che sbocciavano in Primavera.

Piton era stanco di dover lottare per dimostrare di essere una brava persona. Non aveva nessuno per cui ne valeva la pena. L’unica per cui avrebbe voluto farlo, lo aveva scacciato via, per una parola.
Solo una parola.
Bastava così poco per distruggere un rapporto.
E allora perché combattere, perché combattere per un mondo che va alla deriva?

Piton AMAVA le Arti Oscure, era stanco di dover fingere di non esserne attratto. Poter sfogare tutta la sua rabbia e il suo odio con la magia, era qualcosa che lui avrebbe voluto fare.
Era il suo destino.
Aveva ragione, Lily. Lei aveva scelto la sua strada, lui aveva scelto la sua.
Nessuno cambia per nessun altro.
 
Fu una doccia gelata, quando Voldemort venne a sapere della profezia.
Lui pensava che era Lily Evans!
Ma perché diavolo aveva deciso di volere e avere un figlio con quello scarafaggio?
Non era già abbastanza averlo, portarselo  a letto? No, doveva pure procreare??
Procreare con quel maiale???
E ora rischiava la sua vita!

Ma certo, James Potter era troppo egocentrico e vanitoso, non avrebbe mai sopportato di non avere un erede che continuasse la sua dinastia e ora Lily era in pericolo per LA SUA COLPA.
 
Credeva di averla dimenticata, credeva di odiarla, ma rimase sorpreso quando sentì che l’idea che morisse, sarebbe stato come vedere appassire tutti i fiori della primavera.

Era convinto di odiare i fiori, ma forse lo pensava solo quando riteneva che non si poteva fermare la primavera…
La sola idea gli procurò un’enorme tristezza.
Chiese a Voldemort pietà.
E si accorse che dopotutto, a volte la paura poteva trasformarsi in coraggio.
Aveva sentito qualcosa di simile, una volta. Ma non ricordava dove.

Il dolore fa dimenticare di tutto.
 
Nell'aria balenò una luce bianca accecante e frastagliata: Piton cadde in ginocchio e la bacchetta gli scivolò di mano.
   «Non mi uccida!»
   «Non era mia intenzione».

   Il rumore della Materializzazione di Silente era stato coperto dall'ululato del vento tra i rami. Stava davanti a Piton, la veste svolazzante e il viso illuminato dal basso dalla luce della bacchetta.
   «Allora, Severus? Che messaggio ha Lord Voldemort per me?» «Nessun... nessun messaggio... sono qui per conto mio!»
   Piton si tormentava le mani: sembrava un folle, con i capelli neri che gli sventolavano in faccia.
   «Io... io vengo con un avvertimento... no, una richiesta... la prego...» Silente agitò la bacchetta. Foglie e rami continuarono ad agitarsi nella notte attorno a loro, ma dove loro due si fronteggiavano calò il silenzio. «Quale richiesta potrebbe farmi un Mangiamorte?»
   «La... la profezia... la predizione... la Cooman...»
   «Ah, sì» fece Silente. «Quanto hai riferito a Lord Voldemort?»
   «Tutto... tutto quello che ho sentito!» rispose Piton. «È per questo... È per questo motivo... lui pensa che sia Lily Evans!»
    «La profezia non parla di una donna» obiettò Silente, «ma di un bambino maschio nato alla fine di luglio...»
   «Sa cosa voglio dire! Lui pensa che si tratti di suo figlio, le darà la caccia... li ucciderà tutti...»
   «Se lei è così importante per te» ribatté Silente, «Lord Voldemort la risparmierà, no? Non puoi chiedere pietà per la madre in cambio del figlio?»
   «Io ho... io gliel'ho chiesto...»
   «Tu mi disgusti» commentò Silente, e Albus nonn credette di aver mai sentito tanto disprezzo nella sua voce. Piton parve rimpicciolire.
   «Quindi non t'importa se suo marito e suo figlio muoiono? Possono morire, purché tu ottenga ciò che desideri?»
   Piton tacque, continuando a guardare Silente.
   «Allora li nasconda tutti» gracchiò infine. «La metta... li metta al sicuro. La prego».
   «E tu che cosa mi darai in cambio, Severus?»
   «In... in cambio?» Piton guardò Silente a bocca aperta, come per protestare, ma dopo un lungo istante rispose: «Qualunque cosa».


 
Poi Lily morì. Tenne il suo corpo stretto tra le braccia, piangendo, cercando di scacciare via l’immagine di UN ALTRO CORPO, appena più sotto.
E questa volta, non era l’immagine di un corpo nudo stretto avvinghiato al suo, a fargli male, ma l’idea di un corpo inerme, immobile, come un fagotto.

Scese e rivide il corpo di James Potter.
Quando l’aveva sorpassato per andare da Lily, avvertì una sensazione che aveva cercato di scacciare via.
Ora era tornata prepotente. Una sensazione che era più forte della tristezza, come sapone liquido, come un velo, denso.
Che fosse…compassione?
Provava compassione per quell’uomo?

Non riuscì a trattenere l’impulso di sfiorargli un braccio.
La pelle di lui era fredda come la morte.
La ritrasse come scottato.
Aprì e richiuse la bocca.
James era un maiale.
Meritava di essere calpestato, insultato, umiliato, picchiato, preso  a calci.
Ma non meritava la cruciatus, neanche la morte.

Lui era come Lily. Aveva qualcosa nell’anima, che seppur arrogante, non era davvero CATTIVA.
Il suo colore era il verde, come gli occhi di Lily. Come la sua anima.
Come un prato fiorito, come nobile era forse il suo animo, l’amicizia che provava per loro.
Non meritava che la sua vita venisse interrotta, le anime corrotte e perse lo meritavano.
Non lui.

Tanto tempo a desiderare che morisse, gli venne strano pensare a quanto gli dispiaceva la sua morte.
Andò via senza dire niente.
 
«Sai come e perché è morta. Fa' che non sia stato invano. Aiutami a proteggere il figlio di Lily».
   «Non ha bisogno di protezione. Il Signore Oscuro se n'È andato...»

   «... il Signore Oscuro tornerà e Harry Potter sarà in enorme pericolo...» Dopo una lunga pausa, lentamente Piton riprese il controllo di sé e del proprio respiro. Alla fine parlò: «Molto bene. Molto bene. Ma non lo dica... non lo dica mai a nessuno, Silente! Deve restare fra noi! Non posso sopportare... soprattutto il figlio di Potter... voglio la sua parola!»
   «Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?» Silente sospirò, guardando il volto feroce e addolorato di Piton. «Se proprio insisti...»



Non so cosa mi spinse ad andare da Silente, quel giorno, su quella collina, a chiedergli aiuto. Né perché sapevo che mi avrebbe aiutato. Ero disperato. Ma sapevo anche, non so come, che lui era l’unico di cui potessi fidarmi.
E quando mi chiese che cosa gli avrei dato, non esitai. Qualsiasi cosa.
Quel qualsiasi cosa, non lo sapevo..ma in qualche modo quella promessa, sarebbe valsa sempre.
In ogni caso, anche se lui non avesse mantenuto la sua.
Lo scoprìì dopo.
Quando Lily morì e mi sono trovato a piangere nel suo studio come un marmocchio e lui mi guardava con una strana compassione.

Quando Silente mi disse quella frase..sulla parte migliore di me..fu stato come se catturasse la mia anima. Non so come altro esprimerlo.
In quel momento..avrei fatto tutto per lui.
 
 
James non fece parola di quello che aveva ricordato stavolta. Al si preoccupò perché suo fratello finora non si era mai comportato così. Poco dopo pranzo, lo agguantò e lo spinse in un’aula vuota, baciandolo con passione.
“Uhhh che ardore. Quindi hai ricordato delle cose belle?” chiese Al, seduto su un banco.
“Potrei..volerti solo baciare.” Disse James, la sua voce stranamente roca.
Al lo guardò accigliato, ma rispose al suo bacio, forse un po' irruente, quasi avente un sapore diverso dal solito.
“Mmmm..” James lo fece stendere sul banco, con lentezza, ma sopraffazione.

“James..che fai..”
James non rispose, alzandogli la maglia e baciandolo sensuale.
Al si contorceva sotto di lui.
“Tu sei mio..solo mio..hai capito? Mai..di nessun altro.
“Lo sai che lo sono.” Disse confuso. “Jamie..hai ricordato..ME?”
James sorrise enigmatico e non rispose. “Fai troppe domande.” Disse baciandolo sul collo. “Vieni,”
Al venne quasi scaraventato fuori vicino alla foresta proibita.
 

James lo spinse nell’erba.
“Ho sempre voluto fare l’amore qui.” disse, ammaliandolo come un gatto, toccandolo nei punti giusti. In poco tempo Al era un confuso ammasso di gemiti e miagolii nelle sue mani.
Mentre faceva l’amore con James, ebbe l’impressione che lui sussurrasse delle parole.
“Grazie per fidarti di me.”
 
 

 
Era l’indomani e Philip disse che non ci sarebbe stata nessuna seduta per Al, cosa un po' strana, ma Al annuì lo stesso, contento di avere un giorno libero.
Nel mentre James, pensava. Ricordi che sembravano appartenere a ieri, e invece erano passati tanti anni.
Flash della sua amicizia con Silente, gli tempestarono la mente, un’assurda e travolgente malinconia lo faceva impazzire.
Dov’era il suo Preside? Dov’era?
Era forse Al? Sapeva di amare Al, ma amava anche Silente, ora,
Oh, quanto lo amava.

Sapeva per cronaca come era andata la sua morte e quella di Silente, ma non sapeva i dettagli.
Com’era possibile che si credeva così furbo e si era lasciato uccidere da un SERPENTE?
Come era riuscito Albus, a convincerlo ad ucciderlo? Si trovava in quel momento in biblioteca, e James aveva pensato bene di lambirgli il collo da dietro con erotici bacini.
 
“James..mi distrai..”
“Uhhh..riesco a disconcentrare un intelletto come il tuo? Mi sento..lusingato.

Al soffocò un singulto sentendo le sue mani che da dietro gli avevano sbottonato la tunica nera dell’uniforme ed ora accarezzavano la sua pelle da dietro sul suo torace.
Gli sembrava così BELLO, sensuale, e le sue mani che erano ovviamente perfette, ora sembravano quasi come quelle di qualcun altro, più adulte, fredde, ma morbide e poteva percepire un calore nascosto da qualche parte dentro di lui.

“SENTI come batte il mio cuore..ti appartiene. La cosa ti eccita?” gli chiese sfiorando il suo orecchio con le labbra.
“P-potrebbe.”
“Non ricordo..TUTTO..ma qualcosa..abbiamo vissuto tante cose insieme..avventure..”
Al cominciò a capire qualcosa.
“Tu ricordi..di noi?”

“Qualcosa..” disse James con un sorrisino.
 
 
 
 
*

Uscire dall’ipnosi, rivivere quegli stessi ricordi durante la notte, durante l’indomani, scombussolarono James.
Mentre faceva l’amore con lui, pensava a questo.
Pensava che mai e poi mai avrebbe potuto fargli del male, neanche se glielo avesse chiesto.
Come aveva potuto farlo? Non riusciva a ricordare cosa era successo.

C’era altro che era successo ma che non riusciva a ricordare.
Ma faceva male. TANTO MALE.
Lo fecero tante volte quel giorno. James sembrava preda di una strana febbre, Al aveva cercato di respingerlo, ma poi si era lasciato trascinare dalla sua passione.

Lo fecero anche nella vasca da bagno dei prefetti. James riuscì a riempire l’acqua con miscele ed essenze che avevano reso tutto più afrodisiaco.
“Ti amo..ti amo..” diceva AL mentre facevano l’amore.
 
 
A letto, James non aveva perso la sua passione.
Facevano l’amore e sembrava non finire mai la passione.
Lo fecero altre tre volte.
Alla fine James si fermò, riposando sul suo petto.
Al gli accarezzava i riccioli, stremato, ma felice.
“Ho fatto l’amore con Severus Piton..” pensò, gongolando un po.
 
 
*

 
Era il 29 e Philip acconsentì a un’altra ipnosi, per Al stavolta.
“D’accordo, ma dopo questa, niente fino al prossimo anno. Non avrete intenzione di passare il capodanno come fantasmi vero?”
“Non si preoccupi professore, non siamo degli incoscienti..ma abbiamo BISOGNO di quei ricordi.”
E così toccò a Al.

Ricordò la SUA solitudine. Il disprezzo per sé stesso, ma ricordò anche l’egocentrismo, l’arroganza, quell’arroganza tipica di chi sa di essere più intelligente degli altri..un mago più talentuoso.
Conobbe l’amarezza per aver fallito con Tom Riddle, l’ossessione per gli horcrux, che rischiò di farlo diventare matto. La tristezza per la sorte dei Paciock.
La rabbia provata quando Severus Piton lo convocò chiedendogli aiuto, lo stupore per esser stato interpellato proprio lui e poi la compassione di vedere un ragazzo così giovane, così ridotto.

Desiderò subito aiutarlo, ma c’era dell’egoismo anche dietro di sé.
“Tu cosa mi darai in cambio, Severus?”
“Qualunque cosa.”
Non pensava a Severus, in quel modo. Era solo un ragazzino, d’altronde. Desiderava aiutarlo e forse desiderava che anche lui lo aiutasse a salvarsi.
Erano due anime distrutte che avevano preso a salvarsi a vicenda.

Silente si rendeva conto che Piton ormai gli era più fedele che a Voldemort.
Lo informava di tutto, voleva sapere qualunque cosa.
Avevano costruito un legame di fiducia, magico e indistruttibile.
Un legame che nessuno capiva e quindi ancora più prezioso.
 
 
“Non ho bisogno del nastro, professore.” Disse Albus, quando si riebbe dall’ipnosi.
“Ma..Albus..”
“Voglio solo andare via di qui..”
“Aspetta, Potter!”
 
Aspetta, Potter…
Aspetta…
Potter…
Potter..
Potter…
No, io non sono Potter…Potter l’ho sempre difeso..l’ho preso sotto la mia ala protettrice..non ero io Potter..
Ero Albus..
Albus…
SILENTE.
 
“ALBUS.”

James nel suo campo visivo. Rischiò quasi di cadergli addosso.
“Albus! Che cosa è successo??”
“Ricordo TE. Ricordo NOI.”
James sgranò gli occhi.
“Che cosa ricordi?”
“TE. NOI. AL CASTELLO. Ricordo quanto eri importante per me. Quanto se tu mi avessi tradito, sarebbe crollato tutto. TUTTO IL MIO MONDO.”
James si paralizzò.

“Ma non me lo chiedevo mai. Perché TU non lo facevi mai. Non mi deludevi mai. E non mi davi MAI MODO di dubitare. E non ho mai..mai potuto dubitare..ma avevo comunque sempre PAURA..”
“Paura di cosa?”
“Che tu non saresti tornato..perchè lui ti avrebbe..” si aggrappò alla sua tunica.
“Fatto fuori?” chiese James sorridendo.
“Dovevo essere forte, dovevo essere impenetrabile, ma il mio cuore tremava, è indecente..non devi fargli capire cosa provi per lui..altrimenti lui se ne andrà via disgustato..”
“Mi tenevi alla larga..LO SO.” Disse afferrandogli il polso e Al aprì la bocca con un sussulto di sorpresa. Sembravano altre mani. Più adulte, più GRANDI.
“Severus..”
Albus..”

Prima che potesse dire altro, James prese Al e gli diede un bacio mozzafiato. Le loro lingue si intrecciavano, confondendo i loro sapori. La notte e il mare.
“Fino a dove ricordi?” chiese James.
“Fino al..quarto anno di Hogwarts di Harry..”
James sbuffò.
“Io devo ancora arrivarci.”
“Sei più lento di me.”

“I ricordi di quel..Quel..maledetto TOPASTRO..mi hanno scombussolato.”
“Topastro?”
“Al terzo anno di Harry ..mi hanno dato una botta in testa…maledetti….”
Albus sorrise.
“Ho come la sensazione che sia successo qualcosa di grave al quarto anno di Harry.”
“Sì…in effetti.”
 
“POTTER!”
I due ragazzi sussultarono.
“Professore.”
Philip li trascinò in un angolo più appartato.
“Si può sapere CHE DIAVOLO VI prende? Mettervi a pomiciare in mezzo alla scuola? Volete essere espulsi? E io sarò licenziato, per avervi coperto!”
“Non stavamo facendo niente di male!” si difese James.
Philip lo guardò ironico.
“Avete le facce completamente ROSSE. “
I due ragazzi ebbero l’ardire di vergognarsi un po'.

“Sentite..dovete darvi una calmata. La Mc Granitt è furente. Ho avuto un brutto litigio con lei, mi ha detto che vi sto turbando eccessivamente."
“Che cosa le importa di cosa pensa la Mc Granitt?” chiese James.
“Potter!! Sei la reincarnazione di Piton, ma a quanto pare hai la lingua biforcuta di tuo nonno.”
James lo guardò in cagnesco, digrignando i denti.

“Sentite..forse non dovrei dirvelo ma io..ho dei problemi qui, forse me ne andrò presto, ma prima che lo faccia..ho intenzione di darvi una cosa. Un..un regalo.”
“Un regalo?? Di cosa si tratta?” chiese James.
“Fermo. Lei non deve farci nessun regalo, professore. È stato già troppo quello che ha fatto per noi.”
Philip sembrò amareggiato da quella frase.

“Ci sono delle cose che voi non capite..io non sono proprio u..una brava persona, ma voi due ragazzi, mi avete dato la possibilità di essere MIGLIORE. Io vi sono debitore. Lasciate che ricompensi i due maghi più grandi che la storia abbia riconosciuto.”
James e Albus sentirono lacrimare gli occhi.
“Adesso..gli somigliate proprio tanto, sapete? Ci vediamo dopo Capodanno. Ah..non dite ai vostri genitori che vi ho promesso una cosa.”
“Perché?”

“ È importante. È una sorpresa per loro. Potete farmi questa promessa?”
I ragazzi annuirono e gli sembrò come se il prof si fosse levato un peso dal cuore.
Quando si allontanò, Al abbracciò istintivamente James.
“Quand’è stata l’ultima volta che ci siamo fidati così tanto di qualcuno?”
“Beh ci sarebbe Lily..ma se intendi nelle nostre due vite..tu nell’altra non ti fidavi di nessuno.”

Al lo guardò sorridendo.
“Di te, mi fidavo.”
James si sciolse, gli prese la mano e la baciò.
“Sono al vostro servizio, mio signore.
   
 
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