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Autore: Mercurionos    24/06/2020    1 recensioni
Vegeta, il nostro eroe. Vegeta, il nostro amore segreto (dipende da voi quanto). Vegeta, il più forte di tutti. Ma di tutti cosa, esattamente? Eccovi le risposte alle domande che non vi siete mai posti, poiché siete persone dotate di raziocinio. Eccovi la prova che la cucina italiana è la migliore del mondo. Eccovi il portale ad un mondo pieno di idee innovative, rivoluzionarie, e stupide. Eccovi la dimostrazione che concetti come "limiti" o "decenza" non hanno alcun significato nelle fanfiction italiane di Dragon Ball. Eccovi Vegeta in ogni tipo di salsa, con ogni tipo di piccantissima spezia. Vegeta in ogni situazione che lambirà la mia coscienza, in ogni mondo che possa sopportare la sua inclusione.
In poche parole è una raccolta di AU che spero risultino divertenti, con al centro la flessibilissima persona di Vegeta:
1) Ingegnere
2) Paninaro
3) Zar (Songfic)
4) Poeta (Poesia)
5) Re Leone (Musical)
7) Dark Souls (Metafic)
8) James Joyce (Flusso)
9) Il Sesto Senso
10) Narnia
11) Haiku
12) Dragon Quest
14) Intelligenza Artificiale (SPERIMENTALE)
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Freezer, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Vegeta e il Sesto Senso
 
Un film di M. Night Supersaiyalan
Bruce Willis è Vegeta IV
Haley Joel Osment è Trunks Vegeta V
Con la partecipazione straordinaria di Donnie Wahlberg, nel ruolo di Crilin
 
Do per scontato che tutti conoscano “Il Sesto Senso”. È del ’99.
 
Vegeta si svegliò sudato nel letto intriso del proprio odore. Bulma non c’era. Il saiyan pensò che dovesse essere nel laboratorio, come suo solito, o in giro per il mondo a raccogliere le Sfere del Drago. Anche se, in un momento del genere, non sarebbe stata una grande idea. L’uomo si alzò, salutò il proprio riflesso nello specchio del bagno, e si vestì. Aveva fame, una fame terribile. Lanciò un’occhiata verso l’orologio, quel vecchio apparecchietto silenzioso sul comò accanto al letto. Lo aveva visto molte volte, ogni mattina, ma solo quel giorno si chiese come mai Bulma non aveva ancora costruito qualcosa di più moderno, magari una sveglia che alle sette in punto ti saluta con delle frittelle, o delle uova fritte per bene. Lo stomaco del saiyan si lamentò ancora. Vegeta attraversò la grossa casa, tirò a sé la giacca verde che gli era stata regalata dalla moglie, poi uscì.
 
Vegeta si mise a camminare per le strade dei sobborghi della Città dell’Ovest. L’autunno spargeva instancabile foglie ocra per le vie della grande capitale, coprendo tutto sotto un soffice manto dorato. Finalmente raggiunse la tavola calda che, anni prima, gli aveva mostrato Bulma. Nemmeno la geniale inventrice aveva compreso cosa fosse, ma il caffè di quel bar era eccezionale, impregnato di un aroma dolceamaro intenso e ricco di sentimenti, quasi come un ricordo malinconico.
 
Vegeta ricordò: non aveva con sé del denaro. Chi mai però avrebbe creduto ad una balla simile? Dopotutto, era il marito della donna più ricca del mondo. Masticò sul nulla, pensieroso, ma notò qualcuno muoversi al tavolino nell’angolo del locale. Era Crilin. Vegeta raggiunse in fretta il tavolo, si sedette e Crilin alzò lo sguardo dal giornale che teneva in mano, incrociò per un singolo istante lo sguardo del saiyan, poi tornò a concentrarsi sulla pagina economica. Vegeta si abbandonò ad un gesto stizzito, piegando il collo da un lato, fece per parlare, ma Crilin scattò in piedi: la sua radio, attaccata con un mollettone ai pantaloni, cominciò a gracchiare versi incomprensibili.
 
“Scusa! – disse l’uomo pelato a voce alta, forse troppo alta – Devo proprio andare, sarà un’emergenza!”
Vegeta si tranquillizzò. “Ci vediamo.” Disse. Anche la signora dietro al bancone, intenta a pulire una tazzina bianca, lo salutò con fare allegro. Solo in seguito Vegeta lasciò cadere gli occhi sul tavolo, notando che Crilin aveva avanzato tutto ciò che aveva ordinato: un paio di ciambelle, un succo, una gran tazza di caffè nero, uova e pancetta fumanti sopra un mucchietto di riso saltato. Trascinato per il naso sensibile, Vegeta si girò e rigirò guardingo, imbarazzato da ciò che stava per fare, ma si gettò comunque sulle pietanze ordinate dall’amico. Nonostante fosse sotto pressione, Crilin era riuscito comunque a lasciare degli spiccioli sul tavolo. Erano di certo abbastanza per pagare la colazione, così Vegeta se ne andò, diretto verso casa.
 
Corse verso la Capsule Corp. a grandi passi, superando marciapiedi e strade con scatti impressionantemente veloci. Varcò in fretta l’ingresso dello stabile e si diresse ai piani superiori. Poi udì un suono. Poi un altro, e un altro ancora. Singhiozzi. Rantoli sofferti, pieni di tristezza e disagio, rimbombavano per i curvi corridoi dell’edificio. Vegeta li seguì, incuriosito. Si trovò di fronte alla camera di Trunks. La porta era chiusa, ma Vegeta riuscì a distinguere perfettamente il pianto del figlio, stretto tristemente nella gola da ragazzino. “Perché mi hai abbandonato?” gli sentì dire, così aprì la porta.
 
Trunks alzò lo sguardo, incontrando quello del padre. Gli occhi del giovane saiyan erano gonfi di tristezza, arrossati e stanchi per l’incontrollabile pianto. Vegeta si chinò verso il figlio: “Cos’hai, Trunks? Ti sembra forse il caso di metterti a piangere?”
Trunks si allontanò dal padre, facendo un passo all’indietro: “Papà! Io…”
“Niente scuse, Trunks. Non ti ho certo insegnato ad essere un rammollito. Cos’è successo?”
“Papà…”
“Cosa c’è, Trunks? È successo qualcosa alla mamma?” Vegeta fece di tutto per mantenere il controllo sulle proprie emozioni, ma non ci riuscì eccellentemente.
Trunks deglutì rumorosamente prima di rispondere: “Io non voglio morire!”
 
Vegeta si bloccò. Non voleva sembrare debole di fronte al figlio, ma era necessario aiutare il giovane Trunks: “Non devi di certo morire. È per Majin Bu che hai paura? Te l’ho detto, ci penserò io ad eliminare quel ciccione, prima ancora di Kakarot.”
Trunks abbassò lo sguardo, amareggiato dalla risposta del padre: “Tu – singhiozzò ancora – pensi che sono uno scemo?”
“Che cosa?!?” Vegeta alzò la voce, tuonando verso il figlio. Si accorse subito del suo errore vedendo Trunks farsi piccolo piccolo tra le spalle, così gli si avvicinò lentamente: “Chi ti ha detto queste puttanate? Non sei uno scemo, sei mio figlio, maledizione! E con questo sei un saiyan! Pensi forse di essere scemo? Perché?”
 
Trunks non rispose. Si lasciò cadere sul letto in silenzio, trattenendo di tanto in tanto un singulto di dolore. Vegeta lo guardò a lungo. Trunks stringeva forte gli occhi, reprimendo le lacrime. Un passo alla volta, lentamente, Vegeta si avvicinò a suo figlio. Non riusciva a capire a cosa stesse pensando il ragazzo. Respirò profondamente e si guardò intorno, un po’ imbarazzato per quello che avrebbe fatto. Poi si sedette sul letto accanto a Trunks. Il ragazzino alzò il capo, lo girò lentamente, fin quando riuscì a vedere chiaramente il volto del padre.
 
“Papà…”
“Cosa c’è? Se devi dirmi qualcosa, dimmela.”
“Io vedo…”
“Cosa vedi?”
“…le persone…”
“Quali persone?”
“…morte.”
 
Vegeta tacque, così fece anche suo figlio. Squadrò a lungo gli occhi di Trunks, lucidi, chiari, tranquilli e fermi. Non stava mentendo, perlomeno non era più spaventato, ma aveva accettato il proprio terrore. Vegeta si girò verso di lui abbassando il collo e poté guardarlo ancora da più vicino. Rallentò la voce, stando attento a non alzarne il tono: “Quando dormi?” Trunks fece segno di no con il capo. Vegeta proseguì: “Quando sei sveglio?” Trunks annuì. Vegeta raddrizzò nuovamente la schiena, rimuginando su quello che aveva appena appreso. Non poteva lasciar perdere, si trattava di suo figlio.
 
“Quando vedi le… persone morte? Ti capita spesso?”
“Da ieri, in continuazione.”
“Anche adesso le vedi?”
Trunks non rispose. Alzò pian piano una mano tendendo l’indice, fin quando non indicò il soffitto. Vegeta alzò lo sguardo. Esaminò con cura ogni angolo, ogni centimetro del tetto della stanza. Non ci fu nulla che attirò la sua attenzione. Si rivolse nuovamente al figlio: “Io non vedo niente. Cosa vedi sul soffitto?”
“Ma papà! – squillò Trunks – Non sul soffitto, sopra la tua testa!”
 
Vegeta alzò una mano sopra al capo, ed effettivamente incontrò qualcosa. Le sue dita slittarono sulla superficie liscia di un piccolo oggetto, sottile e leggero. Trunks si alzò dal letto e prese uno specchietto, porgendolo al padre. Vegeta impallidì: sopra la sua testa svolazzava un traslucido disco bianco; sopra la sua testa c’era un’aureola.
 
Vegeta schizzò in piedi imbarazzatissimo: “Dannazione, è vero! Ieri mi sono fatto saltare in aria contro Majin Bu!”
Anche Trunks saltò giù dal letto: “Perché sei ancora qui? Il padre di Goten ci ha detto che eri morto!”
Vegeta prese il figlio per le spalle: “Dimmi Trunks, sono riuscito a fare fuori quel grassone?”
“N-no… È per questo che sto imparando la tecnica della Fusion…”
“Maledizione! E dire che mi sono trasformato in una statua di sale… Mah, sono sicuro che il mio sacrificio mi assicurerà un posto in paradiso. Tu che dici, Trunks?”
“Beh, direi! Chi mai penserebbe che dopo un gesto del genere tu possa finire all’inferno?”
“Esatto! Dopotutto io sono Vegeta, il principe dei saiyan! Ci vediamo, Trunks!”
“Ciao papà! Salutami Re Enma!”
 
Vegeta svanì dalla buia stanza. Poco dopo Trunks si diresse al Santuario di Dio, esaltato dall’idea di poter combattere contro un mago e alla sua creatura, vendicando la morte del padre e del fratello di Goten. Ma ci pensate? Un mago! E se Babidi fosse stato il cattivo principale? Incredibile, un cattivone di Dragon Ball con la magia! Di sicuro nulla al mondo potrebbe rovinare una storia che tratta di Vegeta e di un mago malvagio, sarebbe troppo ridicolo!
 
Fine
   
 
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