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Autore: Saeko_san    26/06/2020    2 recensioni
E' passato diverso tempo dalla conclusione di Bleach, ma ci sono attimi e concetti che difficilmente Tite Kubo ci ha fatto dimenticare. In questa raccolta di one-shot, la storia di Bleach verrà ripercorsa sotto diversi punti di vista, per poi arrivare ad un'unica, grande conclusione: "siete lupi, siamo lupi. E i lupi non ululano mai da soli".
| 16 os first published on EFP between 2012 and 2014 |
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Jaggerjack Grimmjow, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Urahara Kisuke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Vol. 11:
UNLEASH THE BEAST
King of the Kill



La polvere del deserto si dirada, mostrando una figura femminile, alta, snella, dal seno prosperoso, dai capelli lunghi e verdastri, dalla pelle meticcia, dalla maschera ossea spezzata; il bianco di quella maschera di antilope che porta sul capo riluce sotto i raggi del sole inesistente di Hueco Mundo e si riflette nel magenta dei pilastri abbandonati che li circondano.
Il suo sguardo scuro, contornato dai segni rossi che porta sulle guance, è triste.
Avanza a piedi nudi, sulla sabbia, fredda, decisa.
Potente.
Lui la guarda, la mantide religiosa non può credere ai suoi occhi.
Un attimo, e lei svanisce.
Gli passa alle spalle, recupera la sua vittima, la pone in salvo.
Ha una spada in mano, dal fodero verde come i suoi abiti ridotti in brandelli, come i suoi capelli mossi e ondosi, morbidi nonostante la secchezza del deserto.
I suoi occhi color nocciola sorridono alla persona che ha appena difeso, essi dicono di non temere alcunché.
Basta un soffio di vento, ed ecco che arriva la risposta alle mute domande di Ichigo: gli stracci che l’arrancàr porta addosso si spostano sulla sua schiena, seguendo la stessa danza dei capelli.
Un enorme tatuaggio, raffigurante il numero tre, troneggia sulla pelle meticcia e liscia.
Lei comincia a correre, libera la sua belva interiore, non priva di razionalità.
Raggiunge il suo avversario, ancora fermo nel suo stupore, sempre più incredulo, quasi lento.
Lo ferisce con la sua lama, i denti della sua bestia hanno attaccato.
Gli zoccoli dell’antilope battono a terra, creando il suono di una melodia lontana.
Basta un semplice calcio e il nemico cade a terra, trascinando con sé una miriade di granelli di sabbia.
Il sole, in alto, non risplende, eppure quel cielo finto, di un giorno infinito, li sovrasta.
Basta una mano per fermare un gigantesco cero, i suoi occhi decisi non fremono, lei è governata dalla razionalità; spalanca la bocca, assorbe l’attacco.
Leggiadra, chiude gli occhi, come la più indifesa delle fanciulle.
Ed ecco che, nel rigettare il suo cero, lo sguardo diventa quasi ferino, la sua mascella si allarga oltre ogni misura, dando una forma di cerchio perfetto alle sue fauci.
L’esplosione, immensa, colpisce il nemico, eppur non lo sconfigge.
Per un attimo, Neliel Tu Oderschvank dubita del numero che porta sulla schiena.
 
Se mi darai un paio d’ali,
io volerò per te.
 
I ricordi riaffiorano, prepotenti.
Gli attacchi di Nnoitra, la sua voglia di uccidere senza pietà, la sua volontà di morire in battaglia, il suo disprezzo per una donna di grado più alto del suo.
Lo ricorda bene.
Rimembra la disperazione provata per la sorte delle sue fracciònes, ricorda il dolore alla testa, dopo la rottura della sua maschera.
Così come il suo nemico ha ben memoria della potenza di lei, della grazia di lei, della ragione di lei.
Del suo essere belva e creatura umana al tempo stesso; quando lui aveva aperto le porte all’istinto, lei le aveva chiuse, eppure la bestia era ancora lì, in agguato, pronta a scattare.
Gliel’aveva sempre letto nei colpi potenti e negli occhi freddi.
 
anche se la terra intera
dovesse venir sommersa dall’acqua.
 
Lei era il vero re dell’omicidio e ciò non aveva potuto mai sopportarlo; la sua fredda razionalità era sempre stata superiore alla sua bestialità e questo l’Espada nemico non poteva sopportarlo, non poteva concepirlo.
Non da una donna come lei, non da lei.
Aveva riso al momento di frantumarle le ossa; aveva ammirato la bellezza del sangue che usciva dalla sua testa, che inzuppava i capelli verdi e lucenti; aveva gioito del suo cadere lentamente in ginocchio, di fronte a lui.
Eppure, una volta divenuta bambina, si era reso conto che non avrebbe più potuto combattere per poterla superare e uccidere sul serio.
Adesso, trovandosela nuovamente davanti, sopravvivendo al suo cero, Nnoitra è felice; il suo sorriso sinistro si allarga, gli copre il volto intero, tanto da sembrare finto; il suo viso allungato mal si sposa con l’enorme fila di denti che le labbra lasciano scoperte, mentre la luce si riflette sui suoi capelli neri, venendone completamente catturata.
Agita la sua arma come fosse un giunco, cerca di sbatterla contro Neliel, nel tentativo di falciarla. Lei indietreggia di un passo, come esitando; eppure è un modo come un altro per girare su se stessa e calciare la mezzaluna tagliente del nemico, senza farsi nemmeno un taglio.
 
Se tu mi darai una spada,
io combatterò per te
 
Lei aveva voluto, anche inconsciamente, proteggerlo dalla sua inutile e ignobile fine.
Prima, quando sulla sua lingua c’era segnato il numero otto; e dopo, quando sulla lingua fiammeggiava il numero cinque.
Non è lei ad ucciderlo, lei è tornata bambina. Dopo un estenuante combattimento, sarà un lurido shinigami a porre fine alla sua vita.
O morte, qual la si voglia chiamare.
Poco prima di chiudere gli occhi, Nnoitra li spalanca sulla sua coscienza; sembra stia guardando Neliel al contrario, lei è seduta sotto la luna, la notte li avvolge, e lei legge un libro, come era solita fare, come la sua razionalità le ha sempre detto di fare.
 
-Perché?- chiede, istupidito da se stesso.
 
Lei volta lo sguardo, lo fissa senza alcuna emozione, lui osserva solo il segno color magenta che ha sotto gli occhi.
 
-Perché mi hai salvato?- chiede ancora.
 
Ah, sì. Questo è un ricordo.
Lei mormora qualcosa sul fatto che ha semplicemente evitato un suicidio inutile, che avrebbe privato l’esercito di un Espada.
 
-Neliel, io ti odio a morte- dice ancora.
 
Stringe gli occhi. Lei è impassibile.
 
-E tu lo sai-.
 
Una pausa.
Perché la morte a volte è così lenta?
Il dolore delle ferite inferte a Nnoitra dallo shinigami fanno male quasi quanto quel ricordo.
 
-Dunque perché mi segui sempre e dovunque?- chiede la mantide religiosa.
 
La donna chiude il libro, si alza in piedi, gli rivolge uno sguardo freddo e indifferente, come la sua ragione.
 
-Perché sei più debole di me-.
 
Si volta e fa per andarsene.
Che dolore. Era questo il dolore che prova adesso? Nemmeno la sua Santa Teresa avrebbe potuto aiutarlo.
Non è potente come aveva sperato, quella donna assurda glielo sta dimostrando per l’ennesima volta.
 
anche se il cielo intero,
dovesse trapassarti di luce[1].

Aveva detto che avrebbe ucciso chiunque in sol colpo, non importava se fosse forte, debole, un bambino o un animale; l’avrebbe ucciso, così nessuno avrebbe più osato stargli di fronte con sufficienza e sbattergli in faccia la propria pietà.
Eppure, adesso s’inginocchia in mezzo alla sabbia del deserto, falciato, sconfitto; non vede quasi nulla, tutto è sfocato, eppure, alle spalle di quella donna dai capelli ramati che era stata un suo ostaggio, c’è ancora lei, Neliel.
Una bambina, adesso, non più una donna, dagli occhi chiusi.
Anche lui sta lentamente chiudendo le palpebre, eppure, proprio in quel frangente, lei le sta aprendo.
Neliel vede la sua sagoma che cade al suolo; la figura della mantide si riflette nelle sue pupille, l’immagine dell’antilope si riflette nelle iridi dell’Espada.
 
-Nnoi ... tra ..- sussurra la piccola, in un modo che solo il diretto interessato può sentire.
 
La fine è arrivata.
La bestia è stata liberata, una volta si è affidata all’istinto, in un altro attimo si è affidata alla ragionevolezza.
Non è tuttavia diventata il re dell’omicidio.
In entrambi i casi, ha perso.





 
[1] Tite Kubo, Bleach vol. 34: KING OF THE KILL, Neliel Tu Oderschvank



















Note di Saeko:
salve a tutti, sono giunta anche oggi a pubblicare una one-shot; questa rispetto a molte altre ripubblicate in questa raccolta, non ha subito significative modifiche dalla prima volta in cui è stata pubblicata nel sito (27/02/2013), ho semplicemente aggiustato qualche descrizione che lasciava troppo spazio all'immaginazione. Io spero che vi piaccia e che abbia un senso ciò che ho scritto, davvero; la mia settimana è stata molto pesante e stressante a livello emotivo, perciò rivedere questa piccola cosa mi ha aiutato a far fronte un po' alla mia situazione.

Passo ora ad alcuni ringraziamenti: a Nexys ed Elgas, per essere passate a recensire le scorse one-shot, e a _ssoft per aver messo questa raccolta tra le preferite.

Se tutto va bene, tornerò domenica, probabilmente con un altro capitolo ambientato a Hueco Mundo.
Adios

Saeko's out!
  
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