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Autore: breezeblock    27/06/2020    7 recensioni
“Non dobbiamo mica dirglielo”, fece un passo verso di lui.
Scorpius si morse il labbro, dubbioso.
“Andiamo, non vorrai farmi fare una pessima figura che probabilmente finirà con il macchiarmi per sempre! Non potrò più uscire con nessuno, sarò la sfigata di turno che non sa nemmeno dare un bacio”. Iniziò a metterla sul plateale e Scorpius rise.
“D’accordo”, decretò alla fine lui, con fare arrendevole. “Ma solo perché così la smetti di dire sciocchezze”. Lily sorrise a quella risposta, quasi incredula che fosse riuscita nel suo intento. L’idea che lui le avesse confermato che non sarebbe mai rimasta sola, che quelle congetture fossero davvero sciocchezze la fece avvampare.
“Devo ancora baciarti e stai già arrossendo.” Constatò il ragazzo facendo un passo verso di lei e annullando la già precaria distanza.
Sequel di Muggle Studies. Si può leggere anche separatamente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Eccomi di nuovo! Allora, questo è l'ultimo capitolo, mi scuso per il ritardo ma mi ci è voluto un po' per narrare tutti gli sviluppi nel modo più chiaro possibile. In questi giorni inizierò seriamente a definire un possibile sviluppo per un sequel di "Muggle Studies" in cui torneranno anche Lily e Scorpius. Ho qualche idea e spero non finirà tutto in fiasco :D Che dire, spero che il capitolo vi piaccia. Alla fine della pagina vi ho lasciato una piccola immagine che ho trovato e che ho adorato appena l'ho vista, i crediti  vanno a Kyrie
A prestissimo!
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Jo’s Kids
 
 
The way your hair comes up things falling at your neck
I guess it's best to keep from locking eyes with you
Yes, I know that love is like ghosts
Few have seen it, but everybody talks
 
 
 
 
La casa dei Potter era decorata a festa, come era stato facile immaginare. Ginny Weasley aveva occhio per tutti i pezzi di design in voga e sapeva altrettanto bene come valorizzarli a seconda della festa di turno. Anche se non era proprio la vigilia, la tavolata rossa e l’albero di natale illuminato nell’angolo del soggiorno erano abbastanza affinché lo sembrasse. Le candele a tema natalizio erano poggiate sulla tavolata, così come sulla libreria e sui comodini. Bastavano quelle ad illuminare tutto lo spazio senza la necessità di luci artificiali, che quindi creavano un bagliore ancora più festoso. Ginny indossava un tubino rosso lungo con un po’ di scollatura sulla schiena. I capelli erano avvolti in una crocchia elegante e gli occhi lasciati naturali. Sembrava brillasse di luce propria. Harry invece come al solito rimaneva abbastanza sobrio, ma quell’anno la moglie lo aveva convinto a mettersi una cravatta natalizia spiritosa che generò le risate soffocate di Hermione e quelle non proprio soffocate di suo marito.
“Te lo avevo detto che non era una buona idea”, disse un Harry impacciato a sua moglie non appena ebbero un momento di privacy in cucina. Ginny gli si avvicinò e cominciò a sistemargli il nodo affettuosamente.
“Invece era senza ombra di dubbio un’idea brillante”, gli sorrise.
Hermione e Draco avevano portato un dolce cucinato il pomeriggio stesso, quando dopo aver terminato l’interrogatorio a Scorpius, il quale rimase comunque in religioso silenzio, avevano cominciato ad impastare insieme. Josephine li poteva sentire dalla sua camera ridere e giocare, tant’è che immaginare quello che stessero facendo la fece arrossire violentemente e spazientire. Scese in fretta le scale ed entrò in cucina perché tutto quel rumore stava iniziando a preoccuparla e li trovò alle prese con frullatori e fruste. Il volto di Hermione era imbarazzato quanto quello della figlia, perché li aveva sorpresi a baciarsi sporchi di farina sul viso e sorridere tra abbracci ed effusioni.
“Non potevate usare la magia invece di fare questo casino?” gli chiese poi uscendo dalla cucina, ancora rossa in viso.
I genitori sghignazzarono e “Non ha tutti i torti”, ammise Draco sorridendo a trentadue denti.
“Non entrare in cucina se non vuoi essere traumatizzato a vita”, disse Josephine una volta entrata in soggiorno sospirando.
Scorpius però la ignorò e rimase a fumare silenziosamente affacciato alla finestra.
Lily fu ben attenta a non sedersi vicino a Scorpius, che le sembrò comunque dello stesso avviso. Lui si sedette accanto a Josephine, che senza volerlo si era piazzata proprio tra due fuochi. Albus infatti era accanto a lei, Lily invece tra Hermione e Ginny. Draco ed Harry vicini alle loro rispettive mogli. James era l’unico assente perché a cena a casa di amici. Avrebbe festeggiato con la sua famiglia e con il resto dei Weasley il giorno di Natale. 
Durante gran parte della cena parlarono solo gli adulti. Rievocarono alcuni ricordi in cui i loro figli non erano nemmeno parte della loro immaginazione più selvaggia e ridevano spensierati, di quella spensieratezza di chi ormai si è lasciato i peggiori incubi alle spalle. Niente a che vedere con i figli invece, che se ne stavano muti a fissare il loro piatto e a buttare giù qualche boccone ogni tanto.
Albus non aveva nemmeno sollevato lo sguardo quando i Malfoy erano entrati, Lily invece non faceva altro che osservare Scorpius di sottecchi.
“È tutto molto buono, Ginny”, Josephine ruppe quel silenzio religioso e si rivolse a quella che praticamente era quasi come una zia e le sorrise. 
“In verità”, Harry tossicchiò fintamente risentito “ho dato una mano anche io”. 
“Da quando cucini?” gli chiese divertita Hermione. Draco rise a quella domanda ma si contenne dal commentare.
“Da quando il mio viceministro mi ha dato più ferie”, rispose lui, suscitando la risata dei presenti. Albus, Scorpius e Lily erano in un altro mondo.
Seguì di nuovo un silenzio imbarazzante, che però durò solo alcuni istanti, perché il sopravvissuto aveva ancora un mistero da risolvere e lui non si tirava mai indietro di fronte alle sfide. Non aveva ancora affrontato Albus e Scorpius però, tra tutte la sfida forse più difficile.
“Allora ragazzi...ci dite cosa è successo?”, chiese bonariamente. 
Draco, Hermione e Ginny tornarono seri, ma i volti erano comunque addolciti forse dalle carezze dell’alcool e del buon cibo.
“Scorpius avanti, dicci cosa è successo”, lo invitò Albus. Il tono carico di disprezzo. Scorpius alzò lo sguardo su di lui ma non replicò.
“Al”, Lily lo ammonì. In treno il fratello si era categoricamente rifiutato di darle spiegazioni per quello che aveva fatto e Lily aveva smesso di insistere quasi subito perché sapeva che le rare volte in cui Albus si adirava per qualcosa c’era bisogno di lasciargli il tempo e lo spazio per calmarsi. 
“Non chiamarmi in quel modo”. Albus la incenerì con lo sguardo e le parlò con un tono che nessuno era abituato a sentire.
“Adesso stai esagerando”, la voce di Scorpius sembrava distante, quasi provenire da una caverna buia e fredda. L’ammonimento quindi sembrò ancora più perentorio. Josephine si voltò verso di lui preoccupata, perché sapeva che in quel modo Albus si sarebbe inferocito ancora di più.
I genitori nel frattempo li osservavano ammutoliti, incerti su quando intervenire e ancora più dubbiosi. Hermione nel frattempo aveva dato un’occhiata veloce a Lily accanto a lei, che se ne stava con lo sguardo basso a torturarsi le mani sotto al tavolo.
Le ci volle solo un’occhiata altrettanto fulminea a Scorpius per mettere insieme i pezzi. Sospirò pesantemente e nel tentativo di nascondere un sorriso imbarazzato e nervoso sostenne la testa con una mano per coprirsi il volto e si inclinò verso la spalla del marito. Draco invece aveva gli occhi fissi sul figlio. Non riusciva a credere che si fosse combinato in quel modo, e soprattutto che non si sia difeso. Doveva essere una questione davvero importante perché suo figlio non avrebbe potuto prenderle in quel modo se si fosse almeno un po’ protetto. Invece il padre era sicuro lui non avesse mosso un dito, il che gli rendeva ancora più difficile risolvere la faccenda. Desiderava con tutto il cuore che non fossero questioni di sangue, lui che pensava di aver risolto anni fa quella questione.
“Sto esagerando, dici? Qui mi sembra che l’unico ad esagerare sia stato tu”, Albus lo disse tutto d’un fiato, e Lily sembrava ulteriormente sprofondata sulla sedia, pronta a subire le conseguenze delle sue azioni. Odiava trovarsi in quella situazione, e odiava ancora di più il modo in cui suo fratello aveva reagito. Non lo credeva capace di tanto e non avrebbe mai immaginato che per lui fosse una questione così importante, con chi andava a letto. Non poteva essere davvero quello il problema, credeva che suo fratello fosse infinitamente più intelligente di così.
“Albus, ti prego”, mugugnò Lily.
Il fratello si alzò in piedi e abbandonò la tavola diretto in camera sua. 
Harry fece per alzarsi ma Josephine lo bloccò sulla sedia.
“Vado io”, disse, prima di rivolgere un’ultima occhiata a suo fratello e sparire al piano di sopra.
Draco era ancora più confuso di prima. Hermione seguì i passi della figlia con lo sguardo, continuava a sorridere.
 
 

“Si può sapere che ti prende?”
Albus era di spalle alla porta, lo sguardo alla sua finestra, le braccia conserte sull’addome asciutto. Josephine entrando chiuse la porta a chiave perché non ci teneva ad altre visite che avrebbero minato ulteriormente l’umore dell’amico. Era sicura che già la sua presenza bastava a farlo alterare.
“Che ci fai qui?”.
Ecco appunto.
“Salvo il culo a tutti, a quanto pare”, mormorò lei avvicinandosi al letto. Si sedette e aspettò che lui si fosse calmato prima di riprendere a parlare. Albus si era voltato verso lei, aveva messo le mani in tasca e si era appoggiato alla scrivania. 
“Che tu sia arrabbiato è evidente, ma cos’è che ti ha fatto arrabbiare in quel modo?”, chiese un po’ timorosa lei.
Albus respirò profondamente.
“Lily è liberissima di fare ciò che vuole, non sarò certo io a metterle i bastoni fra le ruote ogni volta che vuole uscire con un ragazzo”. Josephine capì che Albus era abbastanza maturo da intendere realmente quello che stava dicendo, perciò non le rimase alcun dubbio.
“È solo che..lui non me lo ha detto, capisci? Ci conosciamo da una vita e non mi ha detto niente. Studiamo insieme, siamo entrambi in Serpeverde, ci vediamo tutti i giorni e niente di niente”.
“Fammi capire”, Jo si accomodò meglio sul letto. “Sei più arrabbiato per il fatto che non ti abbia detto niente e non perché è proprio Scorpius il ragazzo con cui Lily ha scelto di uscire?”
“Il secondo motivo mi urta ma non così tanto. Ci sono abituato, lui ha sempre la strada spianata, con tutte. È tutto così semplice per lui”. Albus fece quella confessione perché non stava guardando Josephine negli occhi. Era a testa bassa e giocherellava con un pezzetto di carta trasformato in un aereo che faceva svolazzare con le mani. Josephine capì invece che quel dettaglio lo infastidiva eccome.
“Se è stato semplice per loro due non significa che lo sarebbe stato con qualsiasi altra ragazza”. 
“Non conosci Scorpius, allora”. 
“Ok, farò finta di non aver sentito quest’ultima frase.” Josephine era a dir poco schifata. “E comunque non puoi sapere com’è per loro, magari è solo una cosa passeggera”.
“Tu sai qualcosa di più?” a quel punto Albus la guardò negli occhi ma Jo non cedette.
“Non proprio, e se anche lo sapessi non te lo direi. Alcune cose devono rimanere private”.
Il ragazzo riconcentrò l’attenzione su quel pezzetto di carta e rimase in attesa che lei dicesse qualcosa. Lui aveva esaurito le parole, gli sembrava di aver parlato fin troppo.
“Non per difendere mio fratello, dal momento che è grande e grosso per farlo da solo, ma non credo che non te lo abbia detto per chissà quale motivo. Sei il suo migliore amico, e non c’è un modo semplice per dire queste cose”.
“Lo so, non lo avrei trovato neanche io”, ammise infine.
Josephine sorrise di fronte a quella sua ammissione. Probabilmente loro non avrebbero comunque saputo fare di meglio. 
“Ero così incazzato”, Albus buttò la testa indietro e sospirò pesantemente. 
“Sai, anche se sostieni che per lui la strada è sempre in discesa con le ragazze, questo non fa di te un fallito”.
Albus tornò con lo sguardo su di lei. Josephine lo sapeva leggere in un modo che non credeva possibile. Solo in quel momento lui realizzò il fatto che la ragazzina davanti a lui lo avesse visto crescere e che forse sapeva più di quanto lasciasse intendere.
“Dico solo che siete diversi. E se pure tu sei un disastro in quello in cui lui riesce, cosa ti importa?”
Albus stava sorridendo perché Jo aveva ragione, rendeva tutto più semplice. Stava sorridendo e non ci credeva nemmeno lui. 
“Come fa una come te ad essere ancora single?”
Jo scoppiò a ridere.
“Non lo sono infatti...cioè ho i miei giri, ma non stiamo parlando di me adesso”, disse sbrigativa lei. Albus colse del rossore appena accennato sulle guance. 
“E nemmeno di me, non più almeno, ho una fame da lupi”. 
“A chi lo dici, scendiamo?”
“Almeno mi vuoi dire se riesci davvero a trasformarti in serpente?”
Si stavano avviando verso le scale.
“Non ti dirò nemmeno questo”, gli rispose lei ancora sorridente.
Albus scese le scale dietro di lei con lo stesso sorriso. 
 
 
 
La cena proseguì tranquilla. Quando i due ragazzi tornarono a tavola gli altri erano passati al dolce e avevano disposto la loro porzione in due piattini. Non ci fu nessuno sguardo tra Albus e Scorpius, ma il fatto che il giovane Potter non perpetuò l’assalto contro di lui fu una prova sufficiente di come le acque si fossero placate, almeno temporaneamente. Jo diede una veloce occhiata a Lily e le fece un occhiolino; la sua migliore amica si rilassò subito dopo. 
Terminata la cena, Harry e Ginny sarebbero andati insieme ai Malfoy ad uno spettacolo teatrale che avevano prenotato giorni prima e che Hermione assolutamente non voleva perdersi. Era un evento babbano, ma ormai gli altri si erano abituati a quella piacevole vita tra due mondi. Draco poi, era assolutamente curioso di capire come i babbani riuscissero a creare gli effetti di scena per sopperire alla mancanza di magia; era una cosa che lo divertì e lo affascinò al tempo stesso, imparare che i babbani colmavano con una creatività sconfinata ciò che loro risolvevano sempre con la magia. In un certo senso, erano alcuni passi avanti rispetto alle invenzioni e le tecnologie del mondo magico. Ecco perché aveva intenzione di recuperare tutti quegli anni di avanzamento tecnologico persi comprandosi uno smartphone. Hermione non era estranea a “quell’arnese” come lo aveva definito lui la prima volta che ne prese uno in mano, e si divertiva da morire ad osservarlo tentare di capirci qualcosa. Da quel momento in poi il telefono era diventato quasi un’estensione del suo braccio e aveva risolto numerosi intoppi di comunicazione tra lui ed Hermione. Ricevere un suo messaggio al lavoro era sempre una continua, piacevole sorpresa. 
L’ex Grifondoro era al secondo piano, affacciata alla finestra, e aspettava che gli altri fossero pronti per uscire. Si stava sistemando i capelli quando Draco la circondò da dietro e guardò oltre il vetro seguendo lo sguardo della moglie.
Scorpius era seduto sulle scalette vicino all’entrata e Lily era al suo fianco. Da quella distanza era impossibile capire di cosa stessero parlando ma fu proprio quella vicinanza a comunicare tutto ciò che loro potessero mai intuire senza una parola dai ragazzi.
“Tutto bene?”
“A meraviglia”, Hermione si accoccolò meglio tra le braccia di Draco. Non smetteva di sorridere.
“Prima o poi mi dirai cosa passa per quella tua brillante testolina?”, chiese l’ex Serpeverde vedendola sorridere. Mise il volto nell’incavo del suo collo e cominciò ad accarezzare la pelle con le labbra. 
“Niente che tu non possa vedere anche da solo”.
Draco sollevò lo sguardo di sfuggita e notò i due ragazzi sfiorarsi le mani aiutati dal buio della sera.
“Ma non mi dire...” soffocò un sorriso nella sua pelle.
“Già” Hermione appoggiò la testa sul petto del marito.
“Scommetto che lo avevi già capito”.
“Questo è perché io riesco a vedere i dettagli”, Hermione si voltò verso di lui e gli mise le braccia intorno al collo. 
“Ma anche io noto i particolari, sai? Per esempio…” Draco iniziò a far scendere le mani lungo il suo vestito bianco, e con la punta del naso aveva iniziato ad indicare le leggere lentiggini sul viso, facendola ridere questa volta ad alta voce.
“Siamo pronti!” la voce di Harry in qualche stanza più lontana sopraggiunse in perfetto orario, secondo Hermione, decisamente in anticipo, secondo Draco, che sbuffò nel suo collo facendola rabbrividire. 
“Dici che dobbiamo dirglielo?” 
“In teoria non dovremmo nemmeno saperlo”, sorrise di sbieco Draco. Non sapeva nemmeno lui come era riuscito vincitore nel suo unico più significativo affare di cuore ma sapeva che lo zampino dei genitori non avrebbe di certo aiutato a velocizzare le cose.
“Hai ragione”, commentò Hermione appropinquandosi alle scale.
“Penso sia la prima volta che me lo dici”, Draco si sistemò meglio il maglioncino e la seguì.
“E sarà l’ultima”, scherzò lei dolcemente. 
“Menomale, amo quando mi contraddici”, Draco uscì dalla stanza e le diede un buffetto sul sedere accendendo le sue guance di un rosso intenso che sfumarono solo quando si riconfrontò con il freddo pungente invernale.
 
 

I ragazzi erano rimasti soli. Lily rimase a casa, lasciando che i due ragazzi uscissero per conto loro a risolvere i loro casini. Aveva fatto giusto in tempo a dirgli due parole fuori dalla porta, prima di venire bruscamente interrotti dai suoi genitori ancora ignari di quello che fosse successo. Scorpius le spiegò brevemente l’accaduto, ma al di là di quello rimase stranamente taciturno, e il suo sguardo perso nel vuoto le aveva suggerito che non fosse del tutto in pena per ciò che era successo con Albus. C’era dell’altro.
In ogni caso, rimase da sola con la sua migliore amica a sparlare di ragazzi e di gossip fino a tarda serata.
“Te lo volevo dire, te lo avrei detto”. Scorpius era seduto al bancone di un bar accanto ad Albus. Erano riusciti ad eludere i proprietari con una finta carta d’identità e si erano accomodati lontani dal chiacchiericcio. 
“Quando?”, il tono era più calmo rispetto a prima.
“Non lo so, volevo dirtelo, è che sono preso da così tante cose che...”
“È una cosa seria?” lo interruppe. Poi fece un lungo sorso di birra e restò in attesa.
“No, cioè..non ne abbiamo mai parlato.” Scorpius affogò il suo imbarazzo nel bicchiere di birra e senza farsi notare da nessuno lo riempì di nuovo con un movimento lesto della mano. “Mi dispiace aver tradito la tua fiducia, non era mia intenzione”.
“Lo so, sei pessimo”. Albus tossicchiò leggermente dopo un sorso e Scorpius lo guardò dal riflesso del bicchiere. Era letteralmente spalmato sul tavolo, i capelli che scendevano ribelli oltre la fronte e lo sguardo perso.
Scorpius sapeva che quello era il modo impacciato che aveva Albus per fargli capire di averlo perdonato. Non c’era molto altro da dire, restava però l’unico cruccio che continuava a tormentarlo senza dargli pace. Non credeva che Lily sarebbe stata così importante. Nel giro di poco tempo si era infiltrata nei luoghi di sé che non aveva mai esplorato, convinto che un giorno sarebbe appartenuto a chiunque meno che a lei, l’unica a cui forse era appartenuto veramente. 
“Se conosco Lu almeno un po’, forse ha già capito”.
“Cosa?” il biondino sollevò lo sguardo sull’amico, che nel frattempo era arrivato al terzo bicchiere.
“Che la stai lasciando”.
“Io non la sto lasciando”.
“Hai già parlato con i tuoi di quel progetto?”, Albus preferì non infierire in un discorso che non aveva ancora preso dei contorni precisi nemmeno nella mente di Scorpius. Era chiara la sua scelta, e forse anche a lui, ma il giovane Potter era abbastanza intuitivo da comprendere che a volte si è già scelto da un pezzo e si ha solo paura di parlarne ad alta voce. 
“Si. Erano stranamente contenti. Mio padre non fa altro che parlarmi di alcune università. È quasi snervante il fatto che abbia approvato così volentieri”.
“Beh, diciamo che Draco non ha tutta quell’aria intimidatoria di suo padre, almeno a quanto dice papà”.
“Ed è la verità, ma a volte preferirei che non fosse tutto così semplice per lui”.
“Scorp, sono sopravvissuti ad una guerra. Non credi che a confronto qualsiasi cosa sia semplice?” 
“La smetti di dire cose sensate?”. Anche il quarto bicchiere era finito e voleva uscire a prendere una boccata d’aria.
“Dico solo che”, Albus buttò giù l’ennesimo sorso. “I tuoi vogliono il meglio per te, e il meglio per te è ciò che tu pensi lo sia”.
Scorpius non parlò più. Continuarono a bere e cambiarono argomento almeno due volte, finendo a parlare del prossimo appuntamento di Albus quando ormai erano completamente ubriachi e non riuscivano nemmeno a smaterializzarsi a casa. Cominciarono a prendere la strada di casa Potter a piedi, barcollando e scherzando sul fatidico giorno in cui finalmente Albus sarebbe uscito con Leta. 
“È stata lei a guarirmi le mani”, ammise poi una volta sul vialetto. Scorpius sbarrò gli occhi facendo un’esclamazione plateale che suscitò la risata dell’amico. Il biondino non era riuscito a mascherare i colpi sul viso perché non conosceva l’incantesimo giusto, beccandosi così un interrogatorio infinito da parte dei suoi. Albus invece era riuscito ad eludere ogni sospetto con quel piccolo trucchetto.
“Piccolo bastardo”, commentò Scorpius tra una risata e l’altra. 
Albus ripeté l’incantesimo sul volto del suo migliore amico, che tornò come nuovo.
Lily aprì la porta perché li sentì fare chiasso. Non era minimamente sorpresa di vederli in quello stato. Scorpius sorrise lascivo e indugiò con lo sguardo su quel vestitino nero attillato. 
“Siete fortunati, non sono ancora tornati. Josephine è tornata a casa un’oretta fa”.
Albus entrò rischiando di inciampare ma non proferì parola. Scorpius rimase sul ciglio della porta e appoggiò pesantemente le mani sul collo di lei.
Lu, sei ancora sveglia?” il Serpeverde le sorrise pacato. 
“Mi pare evidente di si”.
Lily sorvolò sul fatto che l’avesse chiamata Lu in quindici anni che era al mondo e che il suo viso era tornato normale nemmeno non sapeva come. Poi fece un gesto per farlo entrare. 
“No.. vieni con me”.
Lily sbuffò leggermente in ansia. Non voleva problemi dai suoi, ma voleva ardentemente seguirlo. Anche perché era così ridotto male che avrebbe sicuramente necessitato di un aiuto. Si voltò verso Albus, che si stava accasciando sul divano con un pezzo di dolce in mano. Lui gli fece un cenno con la mano, invitandola ad andare.
“Stasera dormi da Josephine, lo so, lo so”, il ragazzo le sincerò che sapesse cosa dire ai suoi se avessero chiesto di lei e senza aspettare un secondo, si allungò verso l’attaccapanni, prese il suo cappotto e si chiuse la porta alle spalle.
L’aria di Londra a quell’ora di notte era gelida, ma l’elettricità che la inondava ogni volta che era con lui era d’intensità sufficiente a contrastare quel freddo. Camminavano mano nella mano senza una meta definita. Nessuno dei due voleva ancora tornare a casa e Lily era convinta che un po’ di quell’aria fredda gli avrebbe giovato per riprendersi dalla sbornia. Non fece domande, perché era felice che lui e Albus avessero sistemato le cose a modo loro. Camminare con lui per le strade deserte di Londra era una cosa insolita per lei, si confusero presto nella nebbia densa e in quel luccichio dei lampioni che rendeva l’atmosfera magica senza che si fosse reso necessario un colpo di bacchetta.
Arrivarono alla Torre di Londra e si sedettero su una delle panchine che affacciava sul Tamigi e sul Tower Bridge. Scorpius fu il primo a sedersi e a trascinare Lily sopra di lui. La ragazza si accoccolò sulle sue ginocchia e passò un braccio sulle spalle, cominciò ad accarezzargli i capelli, mentre lui aveva abbassato il viso e appoggiato la testa sulla spalla di lei.
“Va meglio?” chiese lei leggermente divertita, riferendosi alla sbornia.
“Adesso si”, rispose piano lui. Era ancora palesemente ubriaco, e questo lo sapeva benissimo anche Lily, che però fece finta di farsi andare bene quella risposta.
“Se dovessi scegliere tra andare e restare, che sceglieresti?” Scorpius ruppe nuovamente il silenzio. Sollevò di poco il viso trovandosi vicino al suo. Il respiro di Lily sapeva di cannella, e non c’entrava niente il dolce che avevano mangiato a cena.
“Senza nemmeno sapere di cosa si parla sceglierei di andare”, sorrise appena.
“E se si trattasse di me? Se fossi io quello a dover scegliere?”
Lily sollevò di più il viso così da guardarlo bene in quegli occhi smeraldi. Erano arrossati per via del freddo e dell’alcool, ma erano sempre gli stessi.
La piccola Grifondoro abbozzò un sorriso amaro, l’apprensione negli occhi di Scorpius si fece più viva.
“Sceglierei comunque di andare”, concluse poi. 
Il ragazzo trattenne il respiro alcuni secondi, poi tornò ad appoggiarsi sulla sua spalla, mettendo il naso nell’incavo del collo e stringendo più forte le braccia intorno al corpo minuto. 
“Piccola Luna...”
Lily si lasciò accarezzare dolcemente, il cuore cominciò a pompare sangue ad una velocità inusuale al suono di quelle due parole. Ma la curiosità e il dubbio la stavano divorando dall’interno e arrivò un momento in cui tutto ciò che continuavano a rimandare si scagliò su di loro dirompente.
“Dov’è che andrai?”
Lily cominciò a parlare al futuro perché il presente con lui capì che le fosse appena sfuggito, volato via con la brezza dell’inverno.
Lui emise un respiro profondo, poi parlò.
“Vorrei esplorare questo mondo. Voglio sentirmi completo”. 
Lily era innamorata persa di lui da ormai una vita. Ma mai avrebbe pensato di poter essere lei a renderlo completo. Sapeva, nella sua infinita precoce saggezza che non era questo che avrebbe potuto augurargli, che invece avrebbe fatto e dato di tutto purché lui si realizzasse nel modo in cui lo desiderava. Ma cavolo, se faceva male. 
Notando che la ragazza su di lui non emetteva un fiato, Scorpius riprese a parlare.
“Questo non vuol dire che abbandonerò la magia, non potrei mai. Voglio solo uscire ed esplorare un po’, vedere se riuscissi a cavarmela senza magia, se riuscissi ad essere comunque me stesso senza bacchetta in mano”.
Lily si alzò in piedi e prendendogli le mani lo fece sollevare. La sbornia sembrava passata visto il freddo cane che avevano cominciato a sentire standosene seduti. La ragazza gli circondò le braccia alla vita, il viso di lui era parzialmente illuminato dalla fioca luce di un lampione poco lontano. 
“Che farai?”
“Penso che andrò alla St. Andrews in Scozia. È una buona università e posso stare da mia nonna mentre trovo una sistemazione.”
“L’università? E che cosa studierai?”
“Lettere”
Lily soffocò un sorriso nel cappotto appoggiata al suo petto.
“Mi è sempre piaciuto leggere”, sorrise Scorpius imitando la reazione di lei.
“Oh, lo so. Non staccavi gli occhi dai libri quando eravamo bambini”.
“Già. Non l’ho fatto per molto tempo, vero?” Scorpius le diede un bacio veloce sulle labbra, ma Lily lo afferrò dal collo e lo costrinse ad approfondire quel contatto che avevano entrambi agognato da quando si erano separati sul treno del ritorno.
Il Serpeverde aveva alluso a tutte le volte in cui non aveva visto Lily per quello che poteva realmente rappresentare per lui, troppo preso dalla sua amicizia con Albus e James, dai suoi libri e dagli incantesimi.
“Si”, soffiò lei sulle sue labbra. 
Scorpius riprese a baciarla e nel mentre prese le sue mani da dietro il collo e se le riportò alla vita, dove se le avvolse strette intorno un secondo prima di smaterializzarsi in camera sua.
Lily rise nelle sue labbra. Quella era la prima volta che praticava la smaterializzazione. Secondo le leggi del mondo magico lei aveva ancora la traccia addosso e questo le impediva una serie di cose che invece erano permesse a Scorpius, ma nessuno vietava la smaterializzazione tra un mago senza e con la traccia. 
Nessuna regola era stata infranta, Scorpius era a tutti gli effetti figlio di sua madre.
Iniziarono a spogliarsi piano, senza far rumore per evitare di insospettire gli altri in casa. 
Si amarono lentamente, come se implicito ci fosse un addio che nessuno dei due aveva il coraggio di dire ad alta voce. Lily cercava di sopprimere il dolore intenso che sentiva soffocandolo sulla sua pelle, ancorandosi alle sue spalle con le unghie e mordendo e leccando ogni centimetro di lui. Scorpius non riusciva a staccare gli occhi da lei né a chiuderli; desiderava godere di lei in ogni secondo, senza perdersi nemmeno un dettaglio del suo volto contratto dal piacere. 
Si addormentarono poi, dopo alcune carezze distratte e alcuni racconti dell’uno e dell’altro di una vita vissuta prima che tutto ciò tra loro sbocciasse, una vita in cui erano sempre stati vicini ma anche terribilmente lontani. 
Lily si addormentò cercando di scacciare quella sensazione di nostalgia che era sicura avrebbe provato di nuovo, una volta lontani.
Il giorno dopo si svegliarono tardi. Draco ed Hermione erano usciti presto per la partenza imminente, Josephine era uscita per una corsa al parco più vicino.
Scorpius la svegliò con baci delicati sulle braccia e sul collo, poi tornarono da lei, stavolta senza smaterializzarsi. Da quel momento in poi ogni momento sarebbe stato fin troppo prezioso per essere accorciato da espedienti magici. 
Una volta sul vialetto di casa, Lily si voltò verso di lui, che procedeva a passi lenti poco più indietro.
“Qualunque sia la tua scelta, non credo che dovresti preoccuparti. Potrai sempre tornare, tutto questo è parte di te”. Lily glielo disse con le dita aggrappate al suo giaccone e un sorriso vagamente forzato. Si era promessa di non fare scenate né di creargli problemi che avrebbero tardato la sua partenza, non voleva frapporsi tra lui e le sue scelte. Ma non riuscì a dissimulare la voce un po’ rotta per l’emozione.
Scorpius la guardò intensamente e per alcuni secondi non disse nulla. Era piacevolmente sorpreso dalla sua maturità e da come aveva preso la notizia. Infondo però se la osservava bene, quei suoi occhi caldi e accoglienti si erano ingrigiti. Guardarla gli faceva male.
“Già...lo spero”, voleva dirgli, gridargli che se lei lo avesse aspettato sarebbe tornato solo per lei. C’era una parte di lui che l’affermazione di lei sperava intendesse dire questo, ma c’era poi la parte di lui più saggia che non voleva che lei lo aspettasse, che restasse indietro solo per sperare che un giorno sarebbe tornato. Voleva che Lily fosse felice, anche se nella sua felicità lui non ne avrebbe fatto parte.
 
 
 
I giorni ad Hogwarts passarono veloci, come quando si cerca disperatamente di sospendere il tempo prima di un avvenimento indesiderato e per tutta risposta sembra che questo provi gusto a velocizzare i suoi ritmi e affrettare il passo. In quei mesi che restavano prima delle vacanze estive, Scorpius e Lily uscirono allo scoperto. Capirono che non aveva senso continuare a rifugiarsi nella Stanza delle Necessità e perdere altri momenti significativi. Capirono che quel mezzo che entrambi agognavano era anche nelle piccole cose, nelle mani che si sfioravano sotto il tavolo in Sala Grande, negli sguardi furtivi e nei baci rubati in Biblioteca, nelle scappatelle di notte sulle scope, nelle serate passate alle feste avvinghiati davanti a tutti perché “che cosa te ne importa”, le disse una volta Josephine.
E aveva ragione.
Niente importava finché erano insieme.
L’estate arrivò. Sul Platano Picchiatore crebbero delle grandi foglie verdi che brillavano al sole. Gli esami finali suggellarono la fine della scuola per Scorpius e Albus, l’inizio di un nuovo anno per Lily e Josephine. 
Quell’anno Lily salì sul treno del ritorno con un groppo in gola che non si decideva ad andar via. Salì insieme a Scorpius, con la mano intrecciata nella sua, ma non fece a meno di guardarsi indietro prima di fare l’ultimo gradino che la separava dal treno, pensando che quell’anno segnava una piccola fine anche per lei.
Il giorno del suo compleanno, Scorpius festeggiò diciotto anni come quasi ogni anno, con poche persone oltre alla sua famiglia che avrebbe comunque potuto considerare come tale. I suoi genitori non facevano altro che parlare dell’università ai Potter, ugualmente entusiasti. Anche Lily spinta dal desiderio di agevolare Scorpius e di non rendergli ancora più difficili le cose si era dimostrata incuriosita dal mondo universitario e lui le promise che un giorno l’avrebbe portata a vederlo di persona.
Lily non credeva alle promesse però. Non voleva rimanere ancorata ad una speranza senza avere dei fatti in mano.
“È meglio soffrire sapendo la verità che soffrire con una bugia”, gli aveva detto un giorno, ancora nudi tra le lenzuola. 
Scorpius da quel giorno le promise che le avrebbe detto solo cose vere.
La prima cosa vera che le disse fu che l’amava. E che questo non sarebbe cambiato con la sua partenza. Lily scelse di credergli perché infondo, glielo disse, lo amava anche lei.
La seconda cosa vera fu che sarebbe partito alla fine di agosto e quindi a pochi giorni di distanza dal suo compleanno.
La macchina era pronta, il motore acceso. Dopo un breve sopralluogo fatto con i suoi genitori all’università, Scorpius aveva deciso di partire da solo e di salutare tutti quanti una volta sola, per non complicare troppo le cose. Salutò sbrigativamente Jo e il resto della sua famiglia, perché sapeva che in pochi secondi, se lo avessero voluto, sarebbero comunque stati da lui, quindi non gli sarebbero mai del tutto mancati.
Hermione trattenne a stento lacrime di felicità, Draco sorrideva ma era taciturno, gli diede il boccino che vinse alla sua ultima partita di Quidditch e una copia aggiornata di "Muggle Studies" perché “Potrebbe servirti” gli disse ingenuamente suo padre, anche se “Papà, lo conosco a memoria” gli rispose dolce lui. Comunque la prese lo stesso. 
Jo invece non faceva altro che ripetere quanto fosse sollevata perché da quel giorno stesso si sarebbe trasferita in camera sua.
Un abbraccio intenso con Albus gli fece realmente realizzare ciò che aveva deciso di fare. Ma non provava paura, al contrario. Era felice.
Ginny ed Harry lo abbracciarono calorosamente e si raccomandarono che sarebbe tornato da loro presto, perché Albus anche se non lo avrebbe mai ammesso avrebbe sofferto la sua mancanza terribilmente.
La terza cosa che Lily sperò con tutto il cuore che fosse vera fu:
“Tornerò in primavera, dopo i primi esami”. 
Gli altri erano tornati dentro in casa Malfoy. Hermione inventò la scusa più terribile di tutte, secondo suo marito, che comunque le fece da spalla per far sì che i due ragazzi restassero da soli. Jo ed Albus incentivarono i Potter ulteriormente.
“Quando il Platano Picchiatore tenterà di sbarazzarsi di tutti i suoi fiori?”, scherzò lei.
“Quando farà cadere l’ultimo” rise lui.
Scorpius le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi posò il palmo della mano sul suo viso, che si chinò assecondando la carezza. 
Il ragazzo stava per parlare ma Lily lo fermò.
“Lo so”, si limitò a dire. Scorpius le sorrise pacato, poi si chinò su di lei e le diede un lungo bacio, intensificato dal suo corpo stretto a quello di Lily, che con le braccia tentava disperatamente di tenerlo, di dirgli ciò non gli avrebbe mai detto a parole.
“Piccola Luna”, soffiò lui sulle labbra prima di allontanarsi.
Salì in macchina che era quasi il tramonto e Lily lo vide sparire oltre l’orizzonte.
Rimase a fissare un punto indefinito verso il tramonto per molto tempo, fino a che non sentì la porta di casa aprirsi.
Josephine uscì fuori e si fermò accanto a lei.
“Albus ha detto che domani vorrebbe fare un salto a Diagon Alley, ti va di venire con noi?”
Lily continuava a fissare il tramonto. 
“Si, perché no”.
Poi calò di nuovo il silenzio. L’amica teneva le mani in tasca e sembrava pensierosa.
“Adesso puoi smettere di fare l’adulta” le disse dolcemente Josephine abbracciandola dalla vita.
“Lo so”, sospirò Lily.
Le lacrime caddero sul cemento e l’eco dei suoi singhiozzi si perse nel cielo estivo.
 



 
 
  
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