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Autore: sallythecountess    27/06/2020    1 recensioni
Ian è uno sceneggiatore, aspirante scrittore fallito, che ama i libri e la vita comoda, ma per un caso del destino incontra lei: un'attivista, politicamente scorretta, sovversiva, rockettara e francamente bellissima. Si scontrano, si provocano e ovviamente finiscono col desiderarsi. C'è solo un problema, però: lei è la ragazza di cui è innamorato suo nipote. Riusciranno Ian e V a trovare una loro dimensione in tutto questo casino?
“Vedete il destino è sempre molto chiaro con noi, ma a volte siamo noi ad accanirci. Lui ce lo fa capire chiaramente che due persone troppo diverse non possono essere felici, ma noi continuiamo a sbattercene in nome di quella cosa terribilmente stupida che chiamiamo amore. Eppure c'è un motivo per tutto, solo che non vogliamo accettarlo. C’è un motivo se il giorno e la notte non s'incontrano mai, e neanche la luna e il sole. Due parallele, semplicemente, non dovrebbero mai incontrarsi o sono veramente casini. Quindi non prendetevela con il destino, se siete voi ad ignorare tutti i segni e a lanciarvi a capofitto in storie che non possono far altro che dilaniarvi. "
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: il numero 435 di Brick lane
Due ore dopo avevo dato un ultimo saluto e successivamente liquidato le due signorine, fatto i bagagli ed ero in viaggio per il paese che odiavo di più al mondo (l’Inghilterra)con l’umore al minimo storico. Ora, non chiedetemi perché ho sempre odiato la patria di Elisabetta, razionalmente non saprei rispondervi. Sarà forse l’odore di curry e cipolla che pervade le strade, o il cielo sempre grigio, così diverso da quello del sud della California, o forse sarà quell’atmosfera cupa, quella lieve nebbiolina che si solleva per le strade della City e che la fa assomigliare tanto ad una stampa dell’Ottocento in cui ti aspetti che da un momento all'altro faccia capolino Jack lo Squartatore. Ad ogni modo, nebbia o non nebbia, dovevo assolutamente partire. Jimmy era nei casini e avrei dovuto salvarlo, era sempre questo il mio compito in quella cavolo di famiglia, mai che nessuno venisse a salvare me. Mai nessuno che venisse anche solo a salutarmi in realtà. Ricevevo solo chiamate di rimprovero o richieste di favori.
Già, dovevo salvarlo ma come diavolo avrei fatto? Insomma potevo narcotizzarlo e trascinarmelo in California con la forza? Potevo? Beh tecnicamente sì, ma no mi serviva un’idea migliore e non ce l’avevo. Se davvero c'era una donna di mezzo dubitavo fortemente che avrei potuto fare qualcosa. Mi serviva un astuto e ingegnoso piano, e avevo dieci ore d’aereo per pensare a cosa fare. Tutti i miei buoni propositi, però, svanirono quando scoprii che accanto a me sull’aereo c’era una mamma con un bambino piccolo. Non è mai stato da me fare le scenate isteriche,ma dopo due ore di pianti ininterrotti che mi avevano fracassato i timpani stavo per uccidere l’hostess. Purtroppo però quel giorno imparai una lezione molto preziosa: non litigare mai con le hostess, perché hanno loro il potere. Così per accontentarmi mi spostarono in classe turistica, e furono dieci ore d’inferno, in cui non riuscii proprio a pensare a nulla.
Appena messo piede fuori dall’aereo iniziai a morire di freddo e pensai solo “Bentornato a Londra, stupido Ian”. Era estate eppure c'erano sì e no dieci gradi e pioveva a dirotto: e beh gente questa è l'estate londinese, immaginatevi com'è l'inverno. Che euforia. Presi in affitto un auto, così non avrei dovuto continuamente dipendere da un tassista che mi avrebbe raccontato la sua vita, ma mi pentii immediatamente della scelta perchè non mi ricordavo più come si guidava a sinistra
Incredibilmente grazie all'aiuto di un qualche angelo custode che ha dato agli altri automobilisti la prontezza necessaria per scansarmi, riuscii ad arrivare in albergo senza uccidermi, portai i miei bagagli in camera e mi misi a cercare l’indirizzo che mi aveva dato Cristal sulla cartina. Non avevo idea di dove fosse, ma ben presto mi accorsi che era molto lontano dal centro. Mi tolsi l’orologio dal polso, indossai un paio di jeans e una t shirt, in modo tale da confondermi con la folla e salii in auto pregando di non morire neanche stavolta.
Arrivato a Brick Lane rimasi sconvolto: era un posto assurdo, che puzzava di urina, incenso e qualcosa che mi ricordava l'aula di filosofia al college. Era pieno di graffiti, di giovani rapper e c’erano due agenti di polizia per ogni metro e un infinità di ragazzini nelle strade; non sembrava un quartiere di Londra, mi ricordava il Sud America o quei luoghi del mondo in cui i bambini giocano per le strade, e questo non mi dispiaceva. C'era gente di tutte le etnie, e gli abiti meravigliosamente colorati delle donne africane si confondevano con gli austeri abiti neri degli ortodossi e con gli abiti hip hop dei ragazzini del quartiere.
Arrivato al numero 435 emisi un sospiro di sollievo: c’era uno strano portone verde acqua. Sembrava una casa normale da fuori e pensai che, sebbene il quartiere fosse squallido, l’appartamento non era poi così male. Non doveva per forza essere un casino solo perchè il quartiere era piuttosto malfamato, no? Decisamente no, infatti cambiai immediatamente idea quando mi aprirono. Il ragazzo che aprì la porta mi sembrò il classico cicciottello disadattato, per intenderci quello che viene preso in giro dai compagni di classe, ma poteva anche essere semplicemente un sociopatico. Era un ragazzo molto robusto, con lunghi capelli rossi luridi e untuosi come pochi e occhi verdi timidi.
Quando gli chiesi di Jimmy mi guardò in modo strano, stringendo gli occhi forse per sembrare minaccioso, e mi chiese se ero “uno sbirro”. Stavo per rispondergli, quando una voce da lontano gridò “Zio Ian!Ma sei tu?”
E questo mi diede il diritto di entrare in casa, un posto incredibile. Era il regno del caos, delle droghe, della musica, degli animali, dell'arte e di varie cose che onestamente non sapevo cosa fossero. C’era un’assurda musica spacca timpani a tutto volume, gente che dormiva sui divani, altra gente che suonava e alcuni stavano dipingendo e altri…vi dirò sembrava quasi stessero facendo sesso pubblicamente, ma vestiti e questo era strano. Moltissimi cani randagi e sporchi bivaccavano qua e là grattandosi pigramente, e lungo un corridoio piuttosto lungo vi erano stipate svariate gabbie con strani animali dentro. L’aria era pervasa dall’odore di cannabis, polvere, curry, muffa, cane bagnato e animali misti.
Era veramente un luogo ripugnante, uno in cui non avrei mai messo piede, se non fosse stato per mio nipote. Immediatamente, però, mi accorsi che l'unica cosa di cui mi importava veramente era in perfetta salute: Jimmy stava benissimo. Sembrava molto più “alternativo” di qualche mese prima: non si lavava da un po' (come chiunque in quella casa), si era fatto crescere i capelli e aveva i rasta ed indossava una tshirt con Che Guevara, ma aveva uno sguardo molto felice e sorrideva vergognosamente. Aveva due occhi azzurri limpidi e luccicanti, e il suo sorriso dolce mi fece capire che era davvero innamorato.
Era sorpreso di vedermi, io non lo avevo avvertito della mia visita, ma non fece storie, anzi sembrava felice di riabbracciarmi. Peccato che non si potesse dire altrettanto di me: puzzava di capra amici miei.
Mi accolse con una bionda sottobraccio che sembrava una sifilica prostituta del Settecento; era un mucchietto d'ossa, molto truccata e molto poco vestita. Aveva l'aspetto triste e malsano di quegli scheletri che popolano le copertine dei giornali di moda. Mi chiesi cosa diavolo facesse nella vita,con quel suo look stracciato e sconcio, e pensai alle parole di Cristal. Non era particolarmente sensuale, era magra da paura, ma la cosa peggiore, secondo me, è che mi trasmetteva un senso di sporco, ma chi può giudicare ciò che fa battere il cuore di un altro essere umano? Jimmy sorridendo mi portò in una stanza e, indicandomi strani ragazzi che suonavano, mi disse “Questi sono i membri della band che rappresento! Hanno una gig stasera, ci accompagni, vero?”
Sorrisi e feci cenno di sì con la testa, ma pensai che mi aspettava una lunghissima serata e soprattutto mi chiesi cosa fosse una “gig” ma non dissi nulla. Dovevo mimetizzarmi e cercare di non sembrare un dinosauro snob. Lo so cosa state pensando: impossibile che io non sembri snob.
 I tipi che Jimmy mi presentò erano piuttosto strani e dal loro look capii che facevano un qualche tipo di musica urlata. Jimmy sorridendo fece le presentazioni:“Lui è Nigel” disse, indicandomi il tipo cicciottello che mi aveva aperto la porta. “Ma per tutti è Hammer, perché spacca da morire quando canta, ha una voce incredibile”
Certo il nome non era molto originale, eppure il ragazzo sembrava quasi simpatico malgrado la sua evidente avversione per il sapone e il pulito. Aveva capelli quasi rancidi e sembrava che non si lavasse da settimane. Col sorriso Mr. Hammer mi strinse la mano e io mi sforzai di sorridere, ma pensai che dovevo assolutamente lavarmi le mani perchè da vicino mi sembrava quasi avesse i pidocchi, e per tutto il tempo continuai a ripetermi “non toccarti i capelli”.
Poi Jimmy si rivolse verso una strana creatura oscura, ma piuttosto pulita, con i capelli lunghissimi, avvolta da una nuvola di fumo, e disse “Lui è il bassista della band, lo chiamano tutti Black perché veste sempre di nero, ma si chiama Sean.”
Il tizio mi sembrava quasi uno di quei detective privati dei film anni cinquanta e mi lasciò piuttosto perplesso. Gli porsi la mano, ma lui mi fece solo un cenno con la testa e io ci rimasi di sasso. Jimmy era entusiasta di quel suo strano branco, e fortunatamente non si accorse della mia espressione perplessa, e sorridendo strinse la biondina e continuò“Poi c’è Jen, la nostra 'ragazza fantastica’che fa da seconda chitarra, e poi c’è Pete o come lo chiamiamo noi 'la Cosa'”
Era enorme, calvo, con occhiaie marcate, occhi da pazzo e aveva tutta l'aria di essere un serial killer, così non ebbi il coraggio di dire assolutamente nulla, finsi soltanto un sorriso cortese e lui...ricambiò il sorriso con fare gentile, ma davvero mi terrorizzò. L'espressione che aveva quando sorrideva era talmente inquietante da spingermi a pensare “Dio non voglio sapere com'è arrabbiato uno così”.
Jimmy, con uno sguardo dolce, che fece arrabbiare Jen, aggiunse “Poi manca la migliore, la nostra chitarra solista, ma a quest'ora non si trova mai in giro per casa. La conoscerai stasera.”
Dato lo strano conciliabolo pensai che mancasse solo la donna barbuta, e mi feci due risate ma, ahimè, non potevo essere più nel torto. Altro che donna barbuta, amici miei...ma vedrete!
La casa era sicuramente...carina? Ma non garantiva molta privacy, ed io avevo dei discorsi seri da fare al mio ragazzo, così mi offrii di portarlo a prendere un caffè per fare quattro chiacchiere e lui esultò vergognosamente. Mi chiesi da quanto tempo non mangiasse, ma non dissi nulla e uscimmo. Quando vide la macchina che avevo noleggiato spalancò gli occhi e mi disse:“Wow zio Ian non ho mai visto una macchina così, posso guidarla?”
Vedete?Per quanto io sia un agnostico, tendente all'ateismo, devo dire che quel momento della mia vita mi ricordò una frase che pronunciava sempre mia madre sugli angeli custodi che ci salvano sempre, ma poi mi vergognai di quel pensiero, anche se era un dato di fatto che anche questa volta avevo trovato il modo di salvarmi da un rovinoso incidente d'auto potenzialmente mortale, così sorrisi e gli lanciai le chiavi, incredibilmente sollevato all'idea di non dover guidare.
Fortunatamente Jimmy si dimostrò piuttosto abile alla guida, ed io riuscii a rilassarmi. In macchina parlammo del più e del meno e ad un certo punto, con sguardo da gatto dissi “Jen è carina, state insieme?”
Jimmy scoppiò a ridere ed io rimasi interdetto. Evidentemente avevo un’espressione stranita dipinta in volto perché mi guardò con aria seria e confessò: “No, io sono perdutamente innamorato della sua migliore amica, lei per me non è niente. E’ soltanto la mia confidente e una cara amica. Conosce la ragazza che amo da tutta la vita e solo lei può aiutarmi a conquistarla.”
Sollevato infinitamente sorrisi, ma non dissi nulla. Eppure Jimmy divenne malinconico e con sguardo assorto aggiunse “Ti sei mai innamorato di una che non ti vede neanche?”
Eh…sì, sì che mi era successo, a quale uomo non è mai capitato? Io personalmente avevo diciotto anni e Juliette non mi degnava neanche di uno sguardo all’inizio. Ah Juliette, che grandissima stronza. Ritornai in me e bruscamente borbottai “Beh sì, conosco la sensazione. Dimenticala!” Mi misi a ridere allora, e lui finse un sorriso, ma aveva un'aria malinconica molto fastidiosa e quasi forzata.
Passammo tutta la mattina insieme a parlare della sua vita, della sua famiglia e delle sue prospettive future che erano assolutamente zero. Insomma un bambino di cinque anni ha piani migliori dei suoi. Dovevo aiutarlo ad entrare in contatto con la realtà, ma non sapevo come fare: neanche io ero un tipo particolarmente concreto, ma lo vedrete. Ci congedammo nel pomeriggio promettendoci di vederci qualche ora dopo e io pensai che dovevo assolutamente inventarmi qualcosa.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di Jimmy e dei suoi amici? E di questo posto assurdo in cui vivono? Fatemi sapere, vi aspetto.
   
 
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