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Autore: Traumerin_    30/06/2020    9 recensioni
Il primo incontro tra Lily e i genitori di James avviene ad una festa di capodanno organizzata a casa Potter, con la partecipazione di Sirius che continua a sopravvalutare la sua resistenza agli alcolici, Remus alle prese con una chitarra, Peter che tenta di farsi adottare da Euphemia, Alice che trascina il centenario nonno di James a ballare e i soliti amici che contribuiscono a fomentare quel clima di baldoria.
Una serata che per Lily inizia con un dramma insormontabile.
Dal testo:
Quale terribile maledizione si era scagliata su di lei? Chi aveva fatto arrabbiare, lassù, per essere condannata ad un tale destino? Doveva essere un incubo. Non poteva essere vero, non stava seriamente per incontrare la persona che si era abituata a considerare “il pioniere dei parrucchieri magici” con una criniera informe pronta ad entrare in competizione con i capelli di James al mattino!
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euphemia Potter, Fleamont Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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31 dicembre 1977
 
Lily ricordava che, quando aveva appena otto anni, scartando la carta di una caramella si era procurata un taglietto poco profondo sull’indice da cui era uscita una stilla di sangue. Un taglietto che sulla sua pelle sensibile si era trasformato in un forte bruciore, ma non avrebbe più dato la soddisfazione a sua sorella, che attendeva la solita reazione, di deriderla per i suoi modi infantili.
Lily si era corrucciata e aveva fissato quel taglietto finché David, attirato in cucina dall’insolito silenzio, non l’aveva trovava a trattenere le lacrime. Lacrime che non si erano formate tanto per il dolore, quanto per la rabbia: lei voleva solo mangiare una caramella, non ferirsi!
A quel punto, dopo averle disinfettato il taglietto e averci messo sopra un cerotto, suo padre l’aveva fatta sedere sulle proprie gambe e aveva detto: “Abbiamo due modi per affrontare queste situazioni, Lily. Possiamo arrabbiarci e prendercela con tutti, rovinandoci una giornata che potrebbe essere bellissima e sprecando tempo dietro ad un qualcosa che ormai è passato e per cui non c’è soluzione. Oppure, possiamo decidere di continuare a sorridere alla vita e andare avanti più leggeri. Scegli tu, qual è secondo te la strategia migliore”.
Lily, reduce dei discorsi di sua madre sull’importanza del sorriso, aveva ritenuto piuttosto saggio optare per la seconda scelta e, d’allora, aveva deciso di adottare una filosofia di vita che faceva spesso ridere i suoi amici: dinnanzi ad un compito a sorpresa – soprattutto della McGranitt –, alla mancanza del pollo a cena o all’escremento di un volatile proprio sulla sua testa, Lily iniziava un monologo ironico rivolto a Merlino, a Dio o a uno dei Fondatori, in cui solitamente chiedeva ai sopracitati se riuscissero a peggiorarle ulteriormente la giornata.
Quando, quel pomeriggio, dinnanzi ai suoi capelli disastrosi aveva sbottato un “Grazie, Godric, non potevi fare di meglio!” non si sarebbe aspettata che il Fondatore a cui era tanto devota la prendesse come una sfida personale e la gettasse in una situazione decisamente più imbarazzante di un’acconciatura riuscita male.
Invece, adesso, si trovava a doversi presentare ai genitori del proprio ragazzo dopo aver alluso ai rapporti sessuali che aveva con lui. Era quasi tentata di chiedere al vecchio Godric se si fosse divertito abbastanza ma, temendone la risposta, decise di tenerlo fuori dai suoi pensieri almeno per tutta la serata.
La prima cosa che Lily notò della coppia innanzi a sé, fu l’assurdo taglio di capelli di Fleamont Potter: non poteva credere di essersi fatta tanti problemi per incontrare un uomo dalla capigliatura incasinata almeno quanto quella del figlio.
Se non fosse stato per la chioma brizzolata, gli occhi neri come la pece e i segni dell’età che marcavano il viso sottile ed il corpo slanciato dell’uomo, le sarebbe sembrato d’avere dinnanzi James stesso. Il sorriso sul volto s’alzava nella medesima piega divertita, lo sguardo si riempiva della stessa scaltrezza, la risata si levava nell’aria con un’ilarità che Lily, ormai, considerava familiare.
Se i geni di Fleamont si erano prepotentemente manifestati in quasi tutta l’anatomia del figlio, quelli di Euphemia erano riusciti a conquistare uno dei dettagli più importanti: gli occhi.
Gli occhi di Euphemia possedevano quella sfumatura ambrata che regalava allo sguardo un allettante magnetismo ed un’affabile cordialità, una caratteristica che, assieme ai lineamenti morbidi, al sorriso gentile e alle accennate rotondità, le conferiva un’infinita dolcezza.
Fu quell’aura di tenerezza che aleggiava attorno alla donna a darle il coraggio di rispondere.
«Nessun nipotino in arrivo, mi serviva solamente una scusante per distrarre James e far vincere la mia squadra» disse, con tremito nella voce – avrebbero pensato che fosse un’imbrogliona incapace di perdere?
Fortunatamente, Fleamont si aprì in una risata allegra proprio mentre James atterrò al suo fianco, pizzicandole dispettosamente un braccio.
«Mi hai ingannato» la accusò, imbronciandosi «La vittoria è comunque nostra»
«Mi dispiace, James, ma un vero giocatore di Quidditch non si sarebbe fatto distrarre da nulla nel mezzo di una partita. Accetta la sconfitta»
Il ragazzo aprì la bocca per ribattere, ma la voce sarcastica e decisa della madre lo anticipò.
«Jamie, pare proprio che tu abbia trovato pane per i tuoi denti» disse, ammonendolo con lo sguardo ed imponendogli di far cadere quella discussione per mostrare le buone maniere che gli avevano insegnato.
James roteò gli occhi, ma non si sottrasse alle richieste della madre «Lily, loro sono i miei genitori, Fleamont ed Euphemia. Mamma, papà, lei è Lily»
Lily si trattenne dal ridere: avrebbe voluto punzecchiare James, approfittare del suo nervosismo per prendere in giro il suo orgoglio e fargli pesare come fosse riuscito a farsi sgraffignare il Boccino ad un passo dalla vittoria, sfotterlo bonariamente per il modo insolito in cui s’era fatto ammansire dalla madre e stuzzicare la sua presunzione da “grande uomo che non si piega per nessuno”. Ma lo sguardo risoluto – benché infinitamente dolce – di Euphemia la fece desistere dal suo intento: temeva che quella donna fosse ben più severa di quanto si mostrasse a primo impatto.
«È una gioia poterti finalmente conoscere, cara» le sorrise la donna dai capelli di un rosso ormai sbiadito, privi della loro originaria lucentezza ed acconciati in un’elegante pettinatura dietro la testa.
Lily ricambiò il sorriso e si lasciò stringere con impaccio in quell’abbraccio inaspettato, abbozzando qualche parola cordiale e fulminando James con lo sguardo quando lo vide così divertito dal suo disagio.
«Sai, Lily» iniziò Fleamont, dopo averle stretto amichevolmente la mano «Ci sembra di conoscerti da una vita! È da quando ha undici anni che James continua ad infilare il tuo nome in una conversazione appena ne ha la possibilità!»
«Sempre molto simpatico, papà» ironizzò il moro, scoccandogli un’occhiata annoiata.
«Oh, suvvia, Fleamont, così la metti in imbarazzo!» lo rimproverò sua moglie, mettendo un braccio attorno alle spalle della ragazza «Ignora questi due testoni, cara, adorano indispettirsi a vicenda»
Lily, con le gote colorate di una sfumatura vivace, annuì immediatamente, chiedendosi quante e quali informazioni sul suo conto James avesse snocciolato ai suoi genitori.
«Fle!» Sirius arrivò alle spalle di Fleamont, scombinandogli giocosamente i capelli prima di affiancarlo e rivolgergli un sorriso entusiasta «Ti unisci a noi per una partita?»
L’uomo tentò di dare una parvenza d’ordine alla sua capigliatura – senza alcun risultato – e gli rivolse uno sguardo minaccioso «No» rispose, in un tono altezzoso «Voglio risparmiarvi un’umiliazione davanti ai vostri amici»
Sirius sghignazzò, appoggiandosi alla spalla di James, che guardava il padre con un sorriso altrettanto beffardo «Ma lo hai sentito, Ramoso?» chiese, derisorio «Lui vuole risparmiare un’umiliazione a noi
«Non ha il coraggio di accogliere la sfida… ormai non è più un vero Grifondoro!»
Quelle parole sembrarono toccare un tasto dolente, per Fleamont, cui sguardo s’accese di una nuova determinazione «Tieniti pronto a rimangiare quelle parole, James, perché ti ricordo che quei geni da Grifondoro che ti scorrono nel sangue, sono i miei» lo avvertì, puntandogli un dito contro «Quanto a te, vedi di non piangere troppo, quando ti straccerò!» aggiunse, rivolgendosi a Sirius.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa, mentre Euphemia scuoteva la testa. «Fleamont, hai più di sessant’anni, non fare sciocchezze!»
«Guardami, Phemia, sono ancora arzillo come un ragazzino!» esclamò l’altro, facendo un saltello prima d’allontanarsi con un euforico Sirius al suo fianco.
La donna sospirò, rassegnata, congedandosi per preparare la cena e non vedere quel “rincitrullito di mio marito spappolarsi al suolo”.
James ridacchiò, voltandosi verso Lily «Tu vuoi giocare?» le chiese, scostandole dal volto un ciuffo sfuggito allo chignon in cui aveva legato i capelli durante la partita.
Lily scosse la testa «Penso di averti umiliato a sufficienza oggi, non credi?»
Il ragazzo sbuffò una risata, sfilandole dispettosamente l’elastico «Mi hai fatto prendere un colpo con quella frase»
«Sarebbe stato così tragico, se fosse stato vero?» domandò, curiosa.
James arricciò il naso, circondandole la vita con le braccia «No, tragico no. Inaspettato, ma comunque meraviglioso»
Lily sgranò gli occhi «Meraviglioso? Noi abbiamo diciass-»
«Sto solo dicendo» la interruppe, con uno sguardo divertito «Che, se dovesse capitare, non mi tirerei indietro e amerei lui o lei quanto amo te»
Non avevano mai affrontato quel discorso, prima d’allora. Entrambi avevano espresso il desiderio di avere una famiglia e dei figli ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di aggiungere quel “con te” che avrebbe dato una svolta decisamente più seria al loro rapporto – dopotutto, entrambi pensavano che fossero troppo giovani per imbarcarsi in un discorso di tali dimensioni.
Era evidente, però, che quelle parole fossero scontante e superflue, poiché immaginare un futuro senza l’altro era come immaginare un cielo notturno senza stelle, privo della sua peculiarità più incantevole: infinitamente buio ed eternamente incompleto.
La rossa sorrise apertamente, stringendosi al corpo del suo ragazzo e baciandogli una guancia «Com’è che a volte diventi così smielato, Potter?»
«Com’è che invece tu riesci ad essere sempre così cinica, Evans?» la rimbeccò, pulendosi la guancia con la mano «Ma perché ti devi truccare? Per me sei perfetta anche senza questi cosi!»
Lily gli rivolse un’occhiata beffarda «E pensi che io mi trucchi per te? Sei un povero illuso, amore, se ancora non hai capito che l’unica persona a cui voglio piacere, sono io»
James sospirò, seccato «Vuol dire che continuerò a togliertelo» rispose, scrollando le spalle e chinando la testa, mordendole il labbro inferiore e passandovi sopra la lingua per rimuovere quello strato di lucido «Inizio quasi a pensare che tu lo faccia apposta…» mormorò sulle sue labbra, prima che Lily si alzasse sulle punte per reclamare un vero bacio e mettere a tacere quei dubbi fin troppo sensati – non poteva dargli anche quella soddisfazione.
Decisero poi d’avvicinarsi agli altri, impegnati in un giro di presentazioni con il padrone di casa. Escluso Frank e i gemelli Prewett, che avevano avuto modo di conoscere i Potter in altre occasioni – “I traditori del sangue puro fanno fronte unito!” le aveva detto anni prima – le ragazze, come Lily, non avevano mai incontrato i genitori di James.
«Gemelli Prewett, voi siete di nuovo Battitori uno contro uno, usiamo ancora un solo Bolide» disse il Capitano di Grifondoro, rivolgendosi ai due ragazzi di diversi anni più grandi di tutti loro «Pete e Mary, Portieri» continuò «Sir e Dorcas Cacciatori di una squadra, papà e Frank dell’altra. Io e Marls, Cercatori» concluse, soddisfatto delle sue formazioni «Remus, Lily e Alice, sicuri di non voler giocare?»
I tre annuirono contemporaneamente e si andarono a sedere su una panchina, in una posizione strategica che permetteva loro d’avere un’ottima visuale sulla partita.
«Strano che tu e Sirius non abbiate scommesso» rifletté Remus, aggiustandosi il colletto della camicia celeste.
«Ha già una scommessa in atto con Fleamont» spiegò Lily, osservando il suo ragazzo alzarsi in volo e realizzando, ancora una volta, che James fosse nato per stare una scopa – e la conseguente tristezza all’idea che avrebbe accantonato quel sogno per affrontare una realtà ben più cruda.
«Come ti sembrano i suoi genitori?» domandò Alice, facendo sbucare la sua testolina bionda al di là del corpo di Remus.
«Sembrano simpatici» rispose, incerta «Uhm… Rem, so che James è il tuo migliore amico ma… hai un debito con me, ricordi?»
Il castano le rifilò un’occhiataccia «Come potrei dimenticarlo?»
Lily gli sorrise, strizzandogli affettuosamente una guancia e perdendosi nel ricordo di quel giorno fatidico: i Malandrini l’avevano trascinata nella loro stanza subito dopo cena, avevano posto degli incantesimi per assicurarsi che nessuno sentisse e avevano aspettato che Remus le rivelasse di essere un Lupo Mannaro prima di trasformarsi in degli animali.
Lily era uscita dalla stanza senza dire una sola parola e si era rifiutata di parlare con chiunque avesse provato ad avvicinarla nei giorni successivi, finché, un pomeriggio, rientrando nella Sala Comune, non si era avvicinata a Remus e aveva iniziato a colpirlo ripetutamente con la sua borsa, mentre Sirius convinceva quei pochi studenti presenti ad andarsene, Peter gettava dei Muffilato tutt’attorno e James provava a frenare la sua ira. Ma Lily, dopo averlo picchiato ed insultato pesantemente, era caduta al suo fianco sul divano e gli aveva rivolto uno sguardo velato di lacrime: “Come hai potuto pensare che me ne sarebbe importato qualcosa, Rem? Credevo che, dall’anno scorso, avessi iniziato a considerarmi una vera amica, che ti fidassi di me”. Difatti, da quando i due erano diventati Prefetti, Lily aveva scoperto qualità che non si sarebbe mai aspettata in un ragazzo così introverso, sulle proprie, con un sorriso sempre cordiale sulle labbra ma che sorrideva davvero solamente con i suoi amici: Remus non era solo gentile ed educato, ma iper-premuroso, super-disponibile, dotato di una sensibilità tale da permettergli di entrare in sintonia con una persona e di compenetrare nel suo stato d’animo. Sfoggiava, inoltre, una sottile ironia che si mescolava perfettamente al sarcasmo pungente di Lily e la loro comune avversione verso la sfera sentimentale li univa in un rapporto di massima complicità.
In quell’ultimo anno di amicizia, Lily aveva avuto dei sospetti sulla natura del suo amico ma, ogni volta, li aveva messi a tacere con la convinzione che Remus non sarebbe mai stato capace di nasconderle una verità tanto importante. Venire a conoscenza che, invece, l’altro Prefetto non l’aveva ritenuta degna di fiducia, era stata una pugnalata per il suo animo, per quel sincero affetto che aveva iniziato a nutrire per colui che considerava uno dei suoi più cari amici.
Remus, quella sera, non aveva riposto alla domanda di Lily. L’aveva stretta in un abbraccio e, in quel gesto, aveva racchiuso tutte le parole che non sarebbe mai riuscito a dire, ad esprimere il suo dispiacere, la sua frustrazione, ma anche la sua contentezza e quel “ti voglio bene” che non c’era mai stato bisogno di esplicitare.
Lily gli aveva rivolto poi un’occhiata seria, gli aveva detto che fosse in debito con lei e, se l’avesse fatta arrabbiare, avrebbe spifferato a tutti il suo “piccolo problema peloso” – come James le aveva suggerito di definirlo.
«Bene, perché sto per dire una cosa che James non dovrà mai sapere» disse la rossa, assicurandosi che il suo ragazzo fosse ben lontano «Sua madre mi inquieta. Sul serio, ragazzi, è troppo dolce. Non è umanamente possibile che tanta tenerezza sia concertata in una sola persona»
Remus si aprì in una risata divertita «Phemia? Stai scherzando, Lils? È la persona più innocua del mondo!»
«Senti, tu sai quanto James sia orgoglioso, no? Era stato appena ingannato nel Quidditch, che per lui è sacrosanto e, invece di ribattere come mi aspettavo che facesse, si è zittito con una sola occhiata di sua madre! James! James che ha osato rispondere alla McGranitt dopo che lei gli aveva esplicitamente detto di non dire neanche una parola!»
Il ragazzo sollevò entrambe le sopracciglia «E quindi? Per quanto quei due venerino e temano la McGranitt, provocarla rimane il loro principale obiettivo. Euphemia è sua madre, è normale che sia l’unica persona capace di rimetterlo in riga con uno sguardo! E non hai ancora visto come diventa Sirius in sua presenza!»
Lily si corrucciò, ma Alice non le diede il tempo si esporre i suoi timori.
«Voglio conoscerla» affermò, alzandosi in piedi «Mi avete incuriosita! E poi non può essere peggio di Augusta, la madre di Frank, che mi ha praticamente sottoposto ad un esame quando mi ha conosciuta»
«No» rispose Lily, nello stesso istante in cui Remus si alzò, trascinando con sé anche la rossa, che oppose una resistenza talmente debole da non sembrare nemmeno credibile.
Lily, in fondo, era curiosa di conoscere Euphemia. Aveva sempre pensato che i genitori di James, a causa dell’età avanzata, non avessero mai avuto le forze necessarie per stargli dietro, di imporsi dinnanzi alla sua vivacità e di seguirlo con attenzione nel suo percorso di vita. D’altra parte, stando ai continui elogi di James, aveva creduto che lo avessero ricoperto di amore, che lo avessero sempre viziato e accontentato in ogni richiesta, che non gli avessero mai fatto mancare il loro appoggio e la loro completa fiducia.
Vedere James abbassare la testa dinnanzi ad una sola occhiata, l’aveva stordita: l’idea della dolce donnina che si era creata nella sua testa nel momento in cui l’aveva vista, si era caricata di una connotazione ben più intimidatoria – avrebbe osato dire minacciosa.
Seguì silenziosa Remus ed Alice, fermandosi accanto allo stipite della porta della cucina. Euphemia, stretta in un vestito bordeaux che le cadeva morbido sino ai piedi, canticchiava le parole di una canzone che Lily riconobbe all’istante: era il disco che aveva regalato a Sirius per Natale – possibile che quella signora fosse interessata alla musica rock?
Quando si accorse della loro presenza, smise di tagliere le carote, si pulì le mani con uno strofinaccio e rivolse loro un ampio sorriso.
«Phemia, volevo presentarti Alice. Ali, lei è Euphemia» disse Remus, mentre la donna gli lasciava una distratta carezza sul braccio.
«È un piacere conoscerla, signora Potter, e grazie per averci ospitati, stasera» rispose cordiale Alice, allungando una mano.
«Il piacere è mio, cara, sia di conoscerti che di avervi tutti qui. E sentiti libera di chiamarmi per nome, non sono così vecchia!» si rivolse poi a Remus «Già che sei qui, tesoro, potresti andare in cantina a recuperare un po’ di quel vino che piace tanto a mio suocero? Quello prodotto in Italia»
«Oh, verrà anche Henry?» domandò il ragazzo, sorpreso «Ci sarà da divertirsi, allora» ridacchiò, mentre Euphemia annuiva «Ali, vieni con me»
Lily lo fulminò con lo sguardo ma non ebbe modo di ribattere, costretta a mordersi la lingua quando la bionda le passò davanti con un’espressione beffarda sul volto.
«Non hai preso parte alla partita, cara?» le chiese Euphemia, tornando al bancone per riprendere a tagliuzzare le carote.
«No, stare su una scopa non mi fa sentire molto a mio agio, nonostante James abbia provato ad allenarmi, in quest’ultimo anno»
La donna sorrise, scuotendo appena la testa «Posso solo immaginare la sua… persuasività» disse, esasperata «Da bambino diceva che si sarebbe fidanzato soltanto una giocatrice di Quidditch» riferì, roteando gli occhi.
«Immagino che abbia ritrattato le sue condizioni, allora» rispose Lily, divertita «O che abbia un piano segreto per farmi diventare una giocatrice professionista»
«Non escluderei la seconda opzione» scherzò Euphemia, facendo cadere le carote tagliate in una ciotola «Voi Grifondoro sapete essere piuttosto testardi, quando volete»
Lily corrugò la fronte «Lei non è una Grifondoro?» domandò, curiosa – e leggermente confusa: non avrebbe mai scordato il suo primo giorno sul treno per Hogwarts, quando James aveva platealmente affermato che sarebbe finito nella “culla dei coraggiosi di cuore! Come mio padre”. Aveva dato per scontato che anche la madre fosse finita nella stessa Casa ma, evidentemente, si era sbagliata.
«Lily, dammi del tu, te ne prego» l’ammonì dolcemente «E no, io sono una Tassorosso»
Lily non aveva mai pensato che i colori del cravattino definissero una persona, né aveva mai visto nell’appartenenza a diverse Case un motivo di scontro – ne era stata testimone la sua amicizia con Severus – e faticava a capire come quella divisione avesse messo radici talmente forti nella società magica da diventare addirittura causa di separazioni – la storia di Sirius e del suo Smistamento ne era esempio lampante.
«Dalla tua faccia, desumo tu pensassi che fossi una Grifondoro» ridacchiò Euphemia, togliendo una teglia dal forno «Lo hanno pensato tutti gli amici di James, stai tranquilla» la rassicurò «Sirius non mi ha creduto finché non ha visto delle fotografie di quando ero giovane!»
«Probabilmente è perché James è così fissato con l’essere un Grifondoro, che viene spontaneo pensare che entrambi i suoi genitori lo fossero» ipotizzò Lily, stringendosi nelle spalle.
«Potrebbe essere come dici tu, ma non sempre i figli prendono dai genitori. Prendi il mio Sirius: tranne l’aspetto e qualche tratto caratteriale, lui non ha niente a che fare con le persone che lo hanno messo al mondo!»
«E menomale» mormorò, prima d’aggiungere «È stato fortunato a trovare voi»
«Oh, no, cara, no» Euhpemia scosse la testa, con un sorriso addolcito sul volto «Siamo noi quelli fortunati. Sirius ci riempie la vita di gioia, proprio come James, non potrei più pensare alla nostra come una famiglia composta solamente da tre individui»
La ragazza annuì, per poi sbuffare, in un tono intriso d’affetto «Sirius sa come farsi amare»
La donna le rivolse un’occhiata meravigliata, che subito si colorò di una sfumatura materna «Sembra che non solo mio figlio abbia trovato un fratello»
Lily fu tolta dall’imbarazzo di una risposta dal ritorno di Remus ed Alice, con più bottiglie di quante Euphemia ne avesse effettivamente richieste.
«Assaggia questo, tu che sei un esperto» disse la padrona di casa, raccogliendo con un cucchiaino un po’ di crema al cioccolato da una ciotola.
«Spettacolare» approvò Remus, dopo un verso d’apprezzamento «Fai il tuo dolce speciale?»
«Sì. Ma vi ho ripetuto mille volte che non è il mio dolce, è solo un dolce babbano»
«Oh, oh!» esclamò Alice, euforica «È il mandamisu? Portamisu!»
Euphemia la guardò confusa, mentre i due amici si lasciavano andare a delle risate divertite.
«Ah, voi Purosangue!» la canzonò bonariamente Remus «Tiramisù, Ali» la corresse, vedendo la bionda rivolgergli una linguaccia infantile «Non è quello il dolce di Phemia, però»
«Non è niente di speciale» ci tenne ad aggiungere la donna, armeggiando con quelle che avevano l’aria d’essere delle sfoglie di pasta «Lo assaggerete dopo cena, adesso andate pure a godervi la partita»
Remus annuì e s’avviò verso l’uscita, seguito da una saltellante Alice.
«Posso restare a darti una mano?» domandò invece Lily, che non trovava affatto giusto lasciarla da sola a preparare la cena per tutti loro.
«Mi farebbe molto piacere, cara» le sorrise «Potresti sbucciare e tagliare le patate a tocchetti mentre io mi occupo del dolce? Puoi anche usare la bacchetta, se ti è più comodo»
Lily scosse la testa, avvicinandosi alla ciotola contenente le patate ed afferrando un coltello dal portaposate «Sono abituata a fare le cose alla babbana» rispose, ironica «Neanche tu usi la magia, vedo»
«Cucinare mi rilassa» ammise, stendendo uno strato di crema sulla sfoglia.
«Stai preparando il millefoglie? È quello il dolce speciale?» chiese, speranzosa – era il suo dolce preferito dacché ne avesse memoria.
«Sì!» esclamò la donna, raggiante «Io e mio marito abbiamo viaggiato molto prima della nascita di James e quando, in Francia, abbiamo assaggiato questo dolce, non siamo più riusciti a separarcene. Anche James sa prepararlo, sai?»
«Davvero?» domandò, stranita.
«James è un portento in cucina!» affermò Euphemia «Sin da bambino ha sempre voluto aiutarmi a preparare qualsiasi cosa. Preferiva passare ore ai fornelli piuttosto che imparare dal padre semplici pozioni» ridacchiò, persa in ricordi preziosi.
Anche Lily sorrise quando l’immagine di un piccolo James indaffarato in cucina si creò nella sua mente, chiedendosi perché non le avesse detto nulla di quel talento: era solito pavoneggiarsi di tutto ciò che gli riusciva bene – a malincuore, Lily doveva ammettere che la lista era piuttosto lunga.
«Anche a te piace cucinare?» domandò la donna, incuriosita.
Lily fece una smorfia «Uhm… diciamo che, al posto di James, io avrei preferito seguire Fleamont»
Nella sua testa affluirono una serie di spiacevoli ricordi in cui aveva rischiato di mandare a fuoco la casa, in cui la caffettiera era esplosa, la frittata si era attaccata al soffitto prima di ricaderle in testa, una fetta di carne era diventata una pietra e una povera torta alle mele era stata avvelenata da un’indicibile quantità di zucchero.
Lily aveva sempre provato a superare quella sua incapacità, aveva costretto sua madre ad insegnarle a cucinare qualcosa di commestibile, si era impegnata per apprendere almeno le ricette più semplici e, all’età di diciassette anni – diciotto nel giro di un mese – aveva capito che, da adulta, avrebbe vissuto di cibo d’asporto.
Euphemia annuì «James ti descrive come la futura pozionista più promettente che ci sia. Ci ha detto che stai lavorando a delle pozioni»
«Per ora ho solo delle vaghe idee» cercò di minimizzare «Mi piacerebbe riuscire a creare qualcosa che possa effettivamente aiutare gli altri»
«Qualcosa in cui è necessario dell’aconito?»
Lily sgranò gli occhi, sorpresa «Come lo sai?»
«Perché James ha detto che sei la persona più altruista che esista, che saresti disposta a tutto per i tuoi amici. E io, ormai, ho capito che tutti i pozionisti che conoscono Remus non possono che provare a fare qualcosa per la sua condizione»
La rossa sollevò entrambe le sopracciglia «Tu sai di Remus?» chiese, sbigottita «E quindi anche Fleamont…?»
«Sì, è stato Remus a dircelo, un paio d’anni fa. Beh, lo conosciamo da quando ha undici anni, avevamo i nostri sospetti, ma siamo felici che si sia fidato di noi tanto da dircelo. D’allora Fleamont cerca di concentrare tutte le sue energie per trovare una soluzione al suo problema. Tosca solo sa quanto spero che ci riesca» sospirò, rattristata «Remus non abiterà qui, ma questo non vuol dire che io non lo consideri un figlio. Ha bisogno d’amore tanto quanto Sirius. Oh, e Peter! Peter è un tesoro, ci ha messo un po’ a conquistarmi, ma adesso lo adoro!»
Lily si aprì in una risata ilare «Peter è l’inodiabile, lo abbiamo soprannominato così. Anche quando combina un pasticcio, nessuno riesce ad essere arrabbiato con lui per più di cinque minuti, anche perché James tende ad entrare in modalità papà-orso»
In realtà, erano tutti estremamente protettivi nei confronti di Peter: era visto come il piccolo del gruppo, l’individuo più insicuro, quello che andava costantemente rassicurato. Lily non lo aveva mai degnato di grande attenzione ma, da quando James l’aveva incoraggiata ad aprire un dialogo con lui, aveva scoperto che dietro quegli occhietti spauriti e quei balbettii intimoriti, si nascondeva un ottimo ascoltatore, un buon consigliere e un leale amico – mai avrebbe dimenticato il giorno in cui aveva visto Peter correre come un pazzo dal campo di Quidditch al dormitorio solamente perché James aveva lasciato lì il suo portafortuna; né la volta in cui aveva saccheggiato la scorta di cioccolato dalle cucine solamente per Remus; tantomeno quando aveva rubato l’ultima Pozione Peperina di Madama Chips per somministrarla ad un ammalato Sirius.
«James vorrebbe aiutare tutti i suoi amici a superare le loro debolezze» disse Euphemia, in un tono rassegnato «Pensa che gli spetti questo compito perché crede di non averne!» continuò, in uno sbuffo esasperato «Converrai con me che è un paradosso, visto che le sue debolezze sono proprio le persone a cui tiene!»
Lily annuì, memore di una conversazione avuta con lui non più di qualche mese prima. Accoccolati nel tepore delle lenzuola, in quella Stanza nascosta che permetteva loro d’avere la giusta intimità, James le aveva esposto tutte le sue paure: la condizione di Remus gli avrebbe mai permesso di trovare un lavoro degno delle sue capacità? Sirius avrebbe dovuto combattere in una guerra contro suo fratello? Peter sarebbe riuscito a capire il suo valore? Adesso che Sirius aveva ricevuto l’eredità di suo zio e la possibilità di essere autonomo ed indipendente, avrebbe smesso di abitare con lui e considerarsi parte della sua famiglia? Remus e Peter sarebbero rimasti al loro fianco, anche se non condividevano la prospettiva di diventare Auror? Lui avrebbe sempre potuto contare su quelle che considerava le persone più importanti della sua vita? Sui fratelli che non aveva mai avuto?
«Io so che mio figlio si lega facilmente alle persone e che vorrebbe evitare ai suoi amici qualsiasi sofferenza, ma spero che questo non lo renda cieco» aggiunse la donna, quando non ottenne una risposta «Viviamo in tempi difficili, è fondamentale scegliere con cura chi vogliamo al nostro fianco e… sai, James ha la capacità di far uscire i lati migliori di una persona, ma a volte non riesce a vedere quelli peggiori. Spero che questo non lo faccia finire nei guai»
Lily non si aspettava di toccare un argomento così serio al primo incontro con la madre di James, ma era chiara l’urgenza di Euphemia di dar sfogo alle sue preoccupazioni, ai pensieri di una madre che avrebbe visto il figlio immergersi in quella guerra che stava diventando sempre più opprimente, sempre più reale.
«Io non lo permetterei mai» disse, schiarendosi la voce per risultare più sicura di sé «Non gli permetterei mai di finire nei guai» specificò, rendendo chiaro il vero significato di quelle parole: mi prenderò cura di lui.
La donna le sorrise in un tacito ringraziamento e fu costretta a far cadere il discorso quando sentirono dei passi avvicinarsi alla cucina.
«Ehi, eccoti!» esclamò James, raggiungendola.
Un seccato Sirius fece il suo ingresso poco dopo, sedendosi sul bancone su cui Euphemia stava lavorando e immergendo un dito nella crema al cioccolato, portandoselo alla bocca.
«Sirius!» lo rimproverò lei, schiaffeggiandogli appena un braccio.
«James ci ha fatto perdere la partita!» si lamentò, arrabbiato «Ha preso la Pluffa invece del Boccino! La Pluffa!»
«Fratello, te l’ho detto, è stato un attimo di distrazione. Sono un Cacciatore, io! Ho visto la Pluffa passarmi davanti agli occhi e l’ho presa, è stato un riflesso involontario!»
Sirius gli rivolse un’occhiataccia e si mantenne dal prenderlo a parole solamente grazie alla presenza di Euphemia.
«Black, tu lo sapevi che James sa cucinare?» domandò Lily, per sviare la faccenda della partita.
Il moro le rivolse uno sguardo infastidito, per poi saltare giù dal bancone e rivolgersi a James «Questo è il motivo per cui dovresti stare con me e non con lei. Io ti conosco, almeno»
«Ma infatti lei è solo la mia amante» rispose l’altro, accigliandosi «Tu rimarrai sempre la mia prima scelta»
Sirius annuì, soddisfatto della risposta «Vado a prendermela ingiustamente con Marlene e a togliere lo spumante di mano a Fleamont»
«Cosa?!» intervenne Euphemia, infervorandosi «Lo spumante ci serve per brindare a mezzanotte! Oh, adesso mi sente!» sbottò, recuperando la propria bacchetta per ripulirsi le mani «Jamie, continua tu»
Sirius, con una ritrovata allegria in prospettiva del rimprovero che avrebbe subito Fleamont, seguì correndo la donna fuori dalla cucina, facendo ridere di gusto James che, dopo essersi rimboccato le maniche, prese il posto della madre.
«Perché non mi hai mai detto di saper cucinare?» domandò Lily – l’idea di un futuro fatto di pranzi e cene normali la portava a sprizzare gioia da tutti i pori.
Il ragazzo si strinse nelle spalle «Non è mai uscito l’argomento, in realtà. Adesso, però, puoi ammirare le mie fantastiche doti culinarie» ammiccò, stendendo la crema al cioccolato sulla sfoglia «Assaggia qua» disse poi, raccogliendo la crema con un dito e portandogliela alla bocca «Le ho sempre detto che avrebbe dovuto aprire una pasticceria, ma lei non mi ha mai ascoltato»
Lily annuì «È buonissima» confermò, leccandosi il labbro inferiore per ripulirlo «E Sirius è arrabbiato perché ti sei davvero lasciato distrarre dalla Pluffa o perché hai lasciato vincere Marls?»
«Ehi, Marlene è la Cercatrice che io ho scelto per portare i Grifondoro alla vittoria. Non l’avrei presa se non fosse stata la migliore, smettetela di sottovalutare le sue capacità»
«Non hai risposto alla mia domanda» ribadì, invece, beffarda e ben consapevole di quale fosse la vertà: l’orgoglio e la presunzione di James cadevano sempre dinnanzi alla felicità dei suoi amici.
James roteò gli occhi, rifilandole altro cioccolato per farla tacere e ammonendola con lo sguardo «Tu, piuttosto, di cosa hai parlato con mia madre?»
«Cose molto generali» disse, tornando a prestare attenzione alle patate «Non pensavo fosse così legata anche a Remus e Peter»
«Remus e Peter vengono qui quando possono dal primo anno, ormai» spiegò, mettendo lo strato di sfoglia sulla crema «All’inizio Peter non le piaceva, lo sai?» raccontò, con un sorriso divertito «Era convinta che mi gironzolasse attorno solo per trarne vantaggio a scuola»
«Come ha cambiato idea?» domandò Lily, attenta a non tagliarsi.
«Immagino che con il tempo si sia dovuta ricredere. A lei piace inquadrare subito le persone e Peter era troppo timido per permetterglielo. Per essere una Tassorosso, la pazienza non è il suo forte»
La ragazza inarcò un sopracciglio «Ha cresciuto te, James, io credo proprio che sia la pazienza fatta persona. Chi altri ti avrebbe sopportato?»
«Uhm… non saprei» disse il ragazzo, spolverando la sfoglia con lo zucchero a velo «Conosci forse una certa Lily Evans?»
«Oh sì, è una ragazza fantastica!»
«Molto modesta»
«Obiettiva»
«Touché» ghignò, spostando il dolce sul tavolo e avvicinandosi per abbracciarla da dietro «È anche la migliore sbucciatrice di patate che esista» ridacchiò, lasciandole un bacio nell’incavo del collo.
Lily annuì solennemente «Uno dei miei miglior talenti»
«Io conosco altre cose in cui sei brava»
«Ah sì?»
«Mh-mh» confermò, mordendole piano la spalla scoperta «Farmi impazzire, per esempio»
Lily scosse appena la testa «Sento di nuovo la tua erezione, James» rispose, esasperata e divertita, cercando di ignorare i brividi provocati dal suo fiato caldo «Datti un contegno!»
James mugugnò contrariato, lasciandole un languido bacio sotto l’orecchio. La sensuale fragranza di fiori esotici intrisa di note legnose e con una vaga scia fruttata che Lily era solita spruzzarsi addosso e che ormai impregnava la sua pelle e i suoi vestiti, lo stava facendo uscire di testa.
Come poteva mantenere il controllo o far funzionare il suo buonsenso, quando il profumo così intenso di Lily stava lentamente uccidendo la sua razionalità?
«Conosco un posto dove non ci scoprirebbe nessuno» sussurrò, accarezzandole distrattamente lo stomaco.
«James, ho già dato con la mia dose di figuracce, ti prego» lo supplicò – il suo autocontrollo diventava sempre inaffidabile, in presenza di James.
James sospirò, lasciando cadere le mani lungo i fianchi e facendo un passo indietro.
Lily respirò profondamente per scacciare quelle tracce d’eccitazione. Tagliò l’ultima patata, si ripulì le mani e si voltò, trovandosi a pochi centimetri dal corpo del suo ragazzo che, stando alla sua espressione concentrata, doveva essere impegnato in pensieri disgustosi per distrarsi da quelli libidinosi.
«A che pensi?» gli domandò, posandogli una mano sul collo per richiamare la sua attenzione.
«Gazza»
Lily rise divertita e James la fulminò con lo sguardo ma qualsiasi risposta stesse per darle fu bloccata da una voce profonda e roca che, con spaventosa durezza, urlò “Maledetto disgraziato, stai ancora qua?!”.
La diciassettenne guardò il suo ragazzo con un certo sgomento, ma il moro s’aprì in un sorriso entusiasta e le prese la mano, conducendola fino alla porta d’ingresso, dove le si presentò una scena alquanto bizzarra.
Sirius era avvinghiato ad un uomo anziano piuttosto alto che cercava di scacciarlo via con il suo bastone, senza, tuttavia, fargli seriamente del male.
I capelli del signore erano bianchi e portati in un taglio corto ed ordinato, il viso avvizzito presentava i lineamenti definiti dei Potter e dei folti e lunghi baffi, gli occhi scuri esprimevano una severità che si rispecchiava nel suo tono serio e nella postura rigida. Indossava un sontuoso abito blu notte che metteva in risalto il fisico ancora possente – eppure, era certa che quell’uomo fosse più anziano del suo preside – e una sciarpa con i colori di Grifondoro per proteggersi dal freddo invernale – Lily iniziava a capire che quella fosse una fissazione che si tramandava con i geni.
«Nonno!» esclamò James, allegro, andandogli incontro per stringerlo dal fianco libero.
«Ti pare rispettoso far aspettare un anziano sulla porta, James? Dov’eri, invece di fare gli onori di casa come ci si aspetta da un Potter degno di questo nome?»
«Ma c’era Sirius» ribatté il ragazzo, roteando gli occhi.
«Questo delinquente mi ha già salutato!» lo rimproverò, suonandogli il bastone in testa «E ancora non mi hai dato un bacio, farabutto»
James scoppiò in una risata allegra, posando una mano sulla guancia di suo nonno e stampandogli un rumoroso bacio sull’altra.
«E vediamo, se in questa casa c’è bisogno della mia presenza per ristabilire un po’ d’ordine! Quel mascalzone di mio figlio deve essere più severo, con voi! Quella santa strega di Euphemia non vi merita neanche un po’! Non è questo il modo in cui noi Potter trattiamo le nostre signore!»
Lily mascherò una risata con un colpo di tosse quando vide James e Sirius mimare con le labbra le parole dell’anziano, cercando d’imporsi un minimo di contegno dinnanzi a quell’uomo tanto eccentrico: sarebbe stato un uomo piuttosto intimidatorio, se non fosse stato per la sciarpa e quelle esplicite richieste d’affetto.
«James!» lo richiamò sull’attenti, dopo aver spostato per pochi secondi lo sguardo inespressivo su Lily «Vuoi continuare a comportarti come un maledetto bifolco o vuoi presentarmi questa incantevole signorina?»
Il ragazzo si schiarì la voce per cercare di placare la sua risata «Nonno, lei è Lily. Lily, lui è mio nonno Henry»
Prima che Lily potesse fare un passo o tendere la mano per presentarsi, Henry rivolse un’occhiataccia al nipote.
«Ma Lily chi, James?! Avrà un cognome? Un’età? Cosa fa? E chi è?! Non sai neanche presentare una persona dignitosamente, adesso?» tuonò, suonandogli un’altra volta il bastone in testa e portando Sirius ad accasciarsi sul pavimento dalle risate.
Prima che la situazione degenerasse – ovvero, prima che anche lei gli ridesse in faccia – Lily decise di prendere l’iniziativa.
Avanzò verso Henry a passo spedito e mano testa «Mi chiamo Lily Evans, signore. Frequento l’ultimo anno ad Hogwarts, ambisco a diventare una pozionista e sono la fidanzata di James»
Lo sguardo severo dell’uomo si dissolse all’istante, lasciando spazio ad uno luminoso, buono, pieno d’ammirazione.
«Oh, carissima Lily, quale onore è per me poter finalmente fare la tua conoscenza. Ma guardati, così bella, fiera, forte. E dimmi, mirabile creatura, sei forse una Grifondoro?»
Lily gettò una veloce occhiata a James, che la pregava disperatamente di negare, mentre Sirius s’inginocchiava e spalancava gli occhi per cogliere ogni singolo istante di quello che doveva essere un momento assai importante.
Lily, solitamente, adorava essere complice di James e reggergli qualsiasi gioco, ma come poteva chiedere ad un’orgogliosa Grifondoro di negare il suo essere?
«Certamente» confermò, alzando appena il mento per lasciar trasparire quanto fosse fiera di esserlo.
«Splendida! Splendida!» esclamò, euforico «E dimmi, graziosa fanciulla, quale oscuro artificio ha usato quello squinternato di mio nipote per conquistarti? Ti tratta come si conviene ad una meravigliosa dea? Ti onora ogni giorno? Si comporta in maniera rispettosa e sempre corretta nei tuoi confronti?»
Lily sbatté le palpebre più volte, stordita da quel flusso di paroloni quanto dallo strano interesse del nonno di James per la loro relazione. Eppure, per quanto stravagante, Henry non poteva che ispirarle massima simpatia.
«James è un ottimo fidanzato» lo rassicurò, mentre Sirius borbottava qualcosa riguardo alla necessità di comprarsi una videocamera.
«Bene. Bene bene bene!» sorrise, entusiasta «Vuol dire che almeno in qualcosa siamo riusciti, con questo scellerato!» si complimentò con sé stesso «Io sono Henry Potter» si presentò poi, fingendo di baciarle il dorso della mano.
«È un piacere conoscerla, signor Potter»
«No, dolcissima Lily, no. Per te, solo Harry»
«Harry» ripeté, con un sorrisetto soddisfatto.
«Oh, Harry caro, mi era parso di udire la tua voce!»
Lo sguardo di Henry, da luminoso, divenne raggiante «Euphemia, mia amatissima, ogni volta sei una gioia per gli occhi!»
«Sei un bugiardo, Harry!» lo ammonì bonariamente, lasciandogli due affettuosi baci sulle guance «Hai già conosciuto Lily?» domandò, accarezzando la spalla della ragazza.
«Sì, deliziosa! Oh, Phemia, mi ricorda così tanto te quand’eri ancora una fanciulla! E hai visto com’è bella? Rossa e Grifondoro! Usciranno dei meravigliosi nipotini! E chissà se finalmente…»
«Chissà, Harry. Ma è presto per parlarne. Forza, vieni, mi serve il tuo sapiente consiglio» disse, avviandosi verso la cucina.
L’uomo si congedò a Lily con un piccolo inchino e seguì balzante la donna, lasciando da soli i tre ragazzi.
«Finalmente cosa?» domandò Lily, confusa.
«Chissà se finalmente riuscirete a dargli la nipotina femmina in cui tanto spera!» sghignazzò Sirius, scombinando i capelli del suo migliore amico «Per quanto ci date dentro, immagino che non dovrà neppure aspettare molto!» continuò, divertito «Ah, Lily, congratulazioni!» esclamò, riferendosi all’imbarazzante episodio di qualche ora prima.
Lily roteò gli occhi «Grazie, Sirius. Vorresti essere il padrino?»
«Non saprei… non è che Petunia si offende?»
«Ah! Questa è buona» rispose, scoccandogli un’occhiata sarcastica «Se lo affidassi a lei, lo chiuderebbe in un sottoscala soltanto per farmi un dispetto!»
Sirius fece una smorfia contrariata «Niente sottoscala per il mio figlioccio! Solo moto, partite di Quidditch e buona musica rock»
«Forse dovrei chiedere a Remus» rifletté, perplessa.
«Forse è meglio aspettare che ci sia davvero un bambino» s’intromise James, esasperato «Sir, avvisa Remus che è arrivato nonno, sicuramente vorrà salutarlo»
Sirius annuì, dirigendosi in cortile per avvisare l’altro Malandrino.
«Quindi tuo nonno vuole una femmina?»
«Come hai potuto ben notare, si sente molto più a suo agio a vezzeggiare una donna. Vorrebbe una bambina da viziare e coccolare, in pratica. E poi crede che le donne siano superiori agli uomini… dovevi vederlo con mia nonna, era pronto a baciare la terra su cui camminava»
«E prende sempre a parole voi maschi?»
«Sì. È il suo modo per esprimere affetto, non ha mezze misure. Ma vedrai che ti starà simpatico… dopo che avrai capito che tipo di persona è»
«Mi devo preoccupare?»
«Non sai neanche quanto»
 
 
 
Lily non aveva mai fatto uso di droghe, né di pozioni illegali capaci di alterare la sua condizione psico-fisica, eppure, era certa che la sensazione che avrebbe provato assumendo determinate sostanze, sarebbe stata molto simile a quella che stava provando.
Era stata una serata perfetta: Euphemia aveva preparato una cena capace di far concorrenza ai banchetti di Hogwarts, i suoi amici avevano raccontato imbarazzanti aneddoti sulla sua relazione con James, e Fleamont era riuscito a conquistarla parlando della sua esperienza come pozionista.
La sorella ed il cognato di Euphemia si erano uniti a loro prima di cena, ma Lily aveva fatto appena in tempo ad apprendere i loro nomi prima che Henry reclamasse la sua più completa attenzione: l’aveva fatta accomodare sul dondolo accanto a sé, le aveva raccontato la storia dei Potter partendo dai fratelli Peverell – dopo aver maledetto quell’ingrato del nipote per non averle parlato delle loro origini – e, con orgoglio, aveva affermato che quell’anno avrebbe compiuto cento anni. Si era poi immerso nella narrazione della storia della sua vita, del suo lavoro al Ministero, di come si fosse battuto affinché i maghi aiutassero i Babbani inglesi durante la Prima Guerra Mondiale, senza venir preso in considerazione da quella “massa di idioti senza cervello”. Con occhi che brillavano, le aveva parlato di sua moglie, le aveva affibbiato nomignoli e descrizioni talmente dolci che persino Lily, da sempre avversa a tutta quella sdolcinatezza, aveva desiderato essere amata con quella stessa intensità. Sorprendentemente, poi, con tono cospiratorio, le si era avvicinato per sussurrare “Mio nipote… è una canaglia, ma ha un cuore buono. Ascolta il consiglio di un vecchio: non lasciartelo sfuggire uno così, uno che sa amare davvero” seguito da un divertito “Magari puoi maltrattarlo un po’, giusto per fargli capire chi comanda”.
Lily aveva apprezzato la chiacchierata con Henry. Aveva scorto, in quell’anziano tanto bizzarro, gli stessi ideali che erano impressi nell’animo di James, quelli che il suo ragazzo portava avanti con fermezza e convinzione, nonché il medesimo sorriso e quel fare beffardo che, scambiando qualche parola anche con Fleamont, aveva capito essere caratteristici del cognome.
Si era seduta a tavola tra James e Marlene, di fronte a Mary, Alice e Frank ma, quando questi avevano iniziato un’accesa discussione su quale squadra di Quidditch fosse la migliore – c’erano in gioco il Puddlemere United, le Holyhead Harpies e i Cannoni di Chudley – Lily aveva costretto il suo ragazzo a scambiarsi di posto, ritrovandosi a fronteggiare Remus e i gemelli Prewett e ad affiancare Sirius che, ridendo, le aveva messo un braccio attorno alle spalle e l’aveva trascinata nella loro conversazione – ovvero, sulle varie ipotesi di come Fabian fosse riuscito a conquistare la bellissima ma glaciale Dorcas.
Lily ricordava vagamente Fabian e Gideon tra le mura di Hogwarts e aveva scoperto che erano stati invitati alla festa da Frank che, essendo un anno più grande di loro, aveva già intrapreso la carriera da Auror e aveva stretto un forte legame con i suoi colleghi più giovani.
I gemelli indossavano dei morbidi maglioni con le loro iniziali ricamate sopra e, con un sorriso divertito, le avevano mostrato una fotografia scattata quel Natale che ritraeva loro due con la sorella maggiore, Molly, suo marito Arthur, e i loro nipotini: Bill, di appena sette anni; Charlie, di cinque e il piccolo Percy, di uno.
“Molly aspetta due gemelli!” le aveva risposto Gideon quando Lily gli aveva chiesto se fosse incinta. “La stanno convincendo a dare ai bambini i loro nomi” aveva aggiunto Dorcas, esasperata, che ormai era diventata parte integrante della famiglia del suo fidanzato. “Mols farebbe di tutto per accontentarci, secondo me riusciamo davvero a convincerla” aveva affermato Fabian, con un’evidente soddisfazione.
A Lily avevano dato l’idea di una famiglia molto unita, una di quelle a cui bastava stare tutti assieme attorno ad un tavolo per raggiungere la più autentica felicità.
Solo al dolce James si era voltato per rivolgersi a Lily e s’era accorto che fosse ancora stretta nell’abbraccio di Sirius. Aveva fatto una scenata di gelosia, si era alzato in piedi, aveva sguainato la bacchetta come se fosse una spada e aveva sfidato il suo migliore amico a duello. Sirius non s’era lasciato sfuggire l’occasione per comportarsi come un bambino, aveva accolto la provocazione e i due avevano iniziato a scagliarsi qualche innocua Fattura prima di passare alle mani e, infine, rincorrersi per tutto il giardino.
Ad Euphemia era bastato iniziare un conto alla rovescia per richiamarli all’ordine e, una volta servito il dolce, era stata subissata dalle richieste di un estasiato Peter di essere adottato dai Potter e poter godere ogni giorno delle squisitezze preparate dalla donna – Euphemia aveva detto sì al “Phemia, posso-”.
James, rimettendosi nei panni di Capitano, aveva organizzato un’efficiente squadra di pulizia, vietando agli adulti – e in particolare a sua madre, che aveva preparato tutta la cena – di entrare in cucina.
Una mezz’ora e dodici bacchette dopo, tra barzellette squallide e indovinelli senza soluzione, ogni piatto era stato rimesso al suo posto e si erano ritrovati un’altra volta in giardino. Avevano trasfigurato una pietra in una palla e avevano inventato un gioco: “Facciamo dieci passaggi; al decimo, buttiamo la palla su qualcuno e, alla fine, chi rimane, vince!” – i Nati Babbani e Mezzosangue avevano deciso di tacere sull’esistenza di Schiacciasette, lasciando che i Purosangue si crogiolassero nella contentezza di qualcosa a cui i Babbani erano arrivati molto tempo prima.
Stanchi, poi, s’erano lasciati cadere sull’erba fresca finché Mary non aveva esclamato un “Ehi! Ma se cantassimo delle canzoni?” e Sirius era corso dentro casa per recuperare una chitarra e metterla tra le braccia di Remus – che lo aveva insultato e aveva rischiato di spaccargli la chitarra in testa, rifiutandosi categoricamente di suonare finché non aveva visto diverse bacchette puntarlo minacciosamente.
Da lì, era stato il caos: avevano intonato canzoni di ogni genere, urlando a squarcia gola e passandosi bottiglie di alcolici procurate con la scaltra e discreta cooperazione di un divertito Henry.
Avevano tentato di creare un testo che parlasse di tutti i professori di Hogwarts – con frasi come “Con la McGranitt non puoi fare obiezione perché lei subito ti mette in punizione”, “Se una E vuoi avere in Pozioni, a Lumacorno ti basterà fare adulazioni”, “Silente a volte è così strambo che tra qualche anno metterà un corso di mambo” – ma, dati i pessimi risultati, avevano deciso di accantonare quell’idea.
Quando l’alcol aveva iniziato a fare effetto anche su Remus, quel poco necessario per sciogliere i nervi, il castano aveva suonato le canzoni più scatenate del suo repertorio, portando gli altri a ballare in maniera sfrenata, improvvisandone mosse e parole. Si erano riuniti in cerchio, avevano saltato, piroettato, si erano dimenati in un ballo scomposto e si erano sballottati a vicenda, avevano traballato dopo un girotondo troppo veloce e si erano sfidati in una gara di twist.
Alice aveva persino trascinato Henry tra di loro e, il nonno di James, s’era rivelato un ballerino strepitoso, coinvolgendo tutti i giovani in balli di un’altra epoca e fomentando quel clima allegro e festoso che era calato su tutta la casa.
Sirius, palesemente ubriaco, aveva tentato disperatamente di convincere Marlene che fossero gemelli, con argomentazioni piuttosto credibili – “Ma noi abbiamo i capelli neri, e gli occhi chiari! E tu metti i jeans neri e le giacche di pelle come me!”. Sfinito, ma soddisfatto per essere stato assecondato da Marlene, si era lasciato cadere accanto a Remus e aveva posato la testa sulla sua spalla, continuando a svuotare una bottiglia di Whisky.
Remus aveva gradualmente rallentato il ritmo della canzone, fino ad arrivare a farle assumere dei contorni morbidi, quasi carezzevoli, perfetti per il lento che le coppie si erano apprestate a ballare.
Lily, Alice e Mary, dopo essersi scambiate un’occhiata complice, avevano spinto Marlene verso Gideon: per tutta la serata, i due si erano lanciati sguardi inequivocabili. La mora aveva fulminato le sue amiche con un’occhiataccia, ma Gideon l’aveva distratta immediatamente e l’aveva condotta verso le amache, dove avrebbero potuto scambiare qualche parola lontano da orecchie indiscrete.
Alice e Lily avevano trattenuto una risata dinnanzi alla faccia paonazza di Mary quando un timidissimo e imbarazzato Peter, incoraggiato da James e Frank, le aveva chiesto di ballare assieme. Le due ragazze, poi, avevano raggiunto i rispettivi fidanzati per danzare sulle note della dolce canzone.
Con la testa posata sulla spalla di James e le braccia del suo ragazzo a cingerle la vita, Lily si sentiva in pace. Il sorriso era ancora persistente sul suo volto e il cuore irradiava un piacevole calore che si diffondeva in tutto il corpo, regalandole una sensazione di pura quiete, di massima serenità.
«Vorrei che questo momento non finisse mai» fu il sussurro di James al suo orecchio.
Lily gli portò le braccia attorno al collo e lo strinse ulteriormente a sé, chiudendo gli occhi e lasciandosi inebriare dal profumo di James, quella fragranza boisé arricchita da alcune note verdi in una combinazione che le ricordava vagamente l’odore della foresta e le trasmetteva un senso di libertà.
Aveva sempre temuto che iniziare una relazione seria l’avrebbe privata di determinate libertà, che avrebbe messo delle catene attorno ai suoi polsi, che l’avrebbe lentamente trascinata in quel noto universo fatto di compromessi e accordi dove, per raggiungere la felicità di coppia, quella personale doveva essere ridotta, dove la totalità si reggeva su una scontenta frammentazione.
Si era sbagliata. James le aveva mostrato come l’amore fosse libertà. Libertà di essere sé stessi, ma insieme. L’amore non bloccava in una trappola fatta di controllo, dipendenza o possesso: l’amore liberava. L’amore assegnava una connotazione esclusivamente positiva alla libertà, non la oscurava, non cercava di assoggettarla, né di dominarla. Non erano valori posti su due polarità diverse, si trovavano sullo stesso piano, sulla stessa linea, erano legati indissolubilmente in un equilibrio di vitale importanza: non poteva esserci amore laddove non c’era libertà.
Tra le braccia di James, Lily si sentiva libera. E si sarebbe sentita libera sempre, ovunque. Si sarebbe sentita libera tra le mura di Hogwarts, in un campo di battaglia, nascosta in una casa o aggrovigliata tra le lenzuola. Si sarebbe sentita libera persino sottoterra, perché James aveva liberato la sua anima da ogni costrizione terrena e materiale e l’aveva fusa con la propria, in un’unione trascendente che neppure la morte sarebbe riuscita a separare.
«Ti amo» gli disse, rispecchiandosi in quelle iridi di cui si era profondamente innamorata «E non m’importa cosa ci riserverà il futuro, io ti amerò per sempre»
James sorrise, accarezzandole il volto «E io ti prometto che ti amerò con tutto me stesso ogni istante della mia vita» sussurrò, abbassando la testa per unire le loro labbra in un bacio che concretizzasse quel sentimento ormai totalizzante.
«Lily Evans che mi fa una dichiarazione d’amore… la fine del mondo deve essere proprio vicina» ironizzò, baciandola ancora una volta quando la rossa aprì la bocca per rispondergli male «Hai appena detto che mi amerai per sempre, sei poco credibile se mi prendi a parole» la stuzzicò, divertito, mordendole affettuosamente una guancia.
Lily scosse la testa, esasperata «Sei proprio una canaglia»
«E tu hai passato decisamente troppo tempo con mio nonno»
Entrambi si lasciarono andare ad una risata allegra e interruppero quel lento ondeggiare.
«È quasi mezzanotte» disse James, controllando il suo orologio «Forse è il caso di riunire tutti»
Lily annuì, guardandosi attorno e accigliandosi quando scorse Sirius ancora attaccato alla bottiglia «Perché gli stai permettendo di ubriacarsi così tanto?» domandò, indicandolo con un cenno del capo.
James sospirò, perdendo quella scintilla che aveva animato il suo sguardo fino a quel momento «A Capodanno la prima persona a cui dava gli auguri era Regulus… anche quando non si parlavano più. Lo facevano sembrare una sorta di incidente, sai, però in realtà ci tenevano entrambi, era un modo che avevano per dimostrarsi affetto, nonostante tutto» raccontò, a voce bassa «Anche l’anno scorso si è ubriacato tantissimo. Mi ha detto che preferisce non ricordare chi sia stata la persona a cui ha dato gli auguri per primo, piuttosto che ricordare che non sia stato Regulus»
Lily si strinse ulteriormente contro il corpo di James e si morse con forza il labbro inferiore, cercando d’imporsi di non farsi travolgere da emozioni familiari, di mantenere un controllo razionale. Era evidente che James non fosse in grado di opporsi alla decisione di Sirius, ma Lily non poteva incolparlo: lui non aveva idea di cosa si provasse e, terrorizzato all’idea di sbagliare, decideva sempre di assecondarlo.
Ma Lily no.
«Così non va» affermò, risoluta.
Si allontanò da James e raggiunse Sirius, facendo evanescere la bottiglia di alcol e lanciandogli un Incantesimo che lo facesse riprendere istantaneamente dalla sbronza che si era procurato con tanta fatica.
«Ehi!» protestò, infatti, scattando in piedi «Ma che vuoi?»
«Voglio che tu sia in te quando festeggeremo l’inizio di un nuovo anno» rispose, decisa.
Sirius aggrottò la fronte e serrò la mascella, ma Lily non gli diede il tempo di ribattere: gli si avvicinò, portandogli entrambe le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi «Fa schifo, lo so, ma devi reagire» gli impose, con una determinazione nello sguardo che non lasciava spazio a nessuna replica «Anche questa è la tua famiglia, qui ci sono persone che ti vogliono bene e che hanno bisogno di te» continuò, cercando di andare oltre quel muro, di arrivare al suo cuore «Regulus non è qui, Sirius, e Petunia mi ha cacciata di casa perché non mi vuole con lei. Ma noi siamo qui, insieme, e possiamo scegliere come viverla: possiamo arrabbiarci e prendercela con tutti, rovinandoci una giornata che potrebbe essere bellissima e sprecando tempo dietro ad un qualcosa che ormai è passato e per cui non c’è soluzione. Oppure, possiamo decidere di continuare a sorridere alla vita e andare avanti più leggeri. Scegli tu, qual è secondo te la strategia migliore» concluse, rifilandogli la frase che suo padre le aveva rivolto quando era una bambina e che l’aveva guidata in tutta la sua crescita.
Sirius non le rispose. Le prese il volto tra le mani e le baciò la fronte, in un contatto talmente fraterno da scaldarle il cuore. Le accarezzò la guancia e accennò un sorriso, ringraziandola con lo sguardo prima di scartarla e gettarsi su James, chiudendolo in una morsa talmente stretta che Lily, ad un certo punto, temette che i due corpi si sarebbero fusi assieme - fisicamente, almeno, perché era certa che i due si fossero già uniti spiritualmente da molto tempo.
Un abbraccio che presto inglobò anche Remus e poco dopo Peter, un gesto che sanciva e confermava quell’amicizia profonda da cui erano legati e di cui nessuno di loro avrebbe mai potuto fare a meno.
«Prendiamo lo spumate, forza, mancano cinque minuti!» esclamò James, richiamando tutti i ragazzi e avviandosi verso la tettoia in legno sotto cui avevano mangiato, dove gli adulti si erano trattenuti a chiacchierare «Mamma, dov’è lo spumante?»
«Non so, Jamie, chiedilo a tuo padre» rispose Euphemia, fulminando il marito con lo sguardo.
Fleamont accennò un sorriso incerto «Potrei averlo consumato con i membri della mia squadra per festeggiare la vittoria»
«Papà!» esclamò James, esterrefatto «E ora con cosa brindiamo?»
«Whisky?» propose Mary.
«Sirius l’ha finito» rispose Remus, roteando gli occhi.
«Vino?» tentò Fabian.
«Harry se l’è bevuto tutto» riferì Euphemia, esasperata.
«Acqua?» chiese Alice.
«Non si brinda con l’acqua!» esclamò Lily, oltraggiata.
Provarono a trovare delle alternative finché Sirius, sgranando gli occhi, non diede un colpetto sulla spalla di James «Lattetempo!»
Frank inarcò un sopracciglio «È ancora ubriaco?»
«No» rispose James, estasiato «No, è un genio!» sorrise, stampandogli un bacio sulla testa «Forza, aiutami!»
I due ragazzi sparirono oltre la porta, uscendone qualche minuto dopo con intere bottiglie di latte in mano. Versarono il contenuto nei diversi bicchieri e ne distribuirono uno a ciascuno, recandosi poi nell’area più scoperta del giardino, dove avrebbero potuto ammirare i fuochi che i ragazzi avevano preparato quel pomeriggio.
«Dieci!»
Fleamont mise un braccio attorno alle spalle di Euphemia e le regalò uno sguardo carico d’amore.
«Nove!»
Henry alzò il capo verso il cielo, laddove era certo che sua moglie stesse vegliando su tutta la loro meravigliosa famiglia.
«Otto!»
Fabian strinse la mano di Dorcas nella propria.
«Sette!»
Marlene scambiò un sorriso timido con Gideon.
«Sei!»
Frank strinse Alice a sé.
«Cinque!»
Peter saltellò emozionato accanto ad un’allegra Mary.
«Quattro!»
Remus si lasciò tirare sotto il braccio di Sirius.
«Tre!»
James lasciò un tenero bacio sulla tempia di Lily.
«Due!»
Tutti si unirono in un grande abbraccio.
«Uno!»
Alzarono i calici.
«Buon anno!»
Il primo a ricevere gli auguri e ad essere sommerso d’affetto, fu Sirius: James gli baciò la guancia destra, Remus la sinistra e Peter lo abbracciò.
Lily venne subito raggiunta da James che, infischiandosene dei genitori a pochi passi da loro, la coinvolse in un bacio appassionato, rischiando persino di farle perdere l’equilibrio per l’irruenza con cui la tirò a sé.
Ogni coppia si scambiò un bacio, gli amici si abbracciarono, Euphemia e Fleamont strinsero in una morsa affettuosa James e Sirius, Henry sorrise bonariamente al nipote e a colui che aveva iniziato a considerare tale quando lo colsero di sorpresa e lo chiusero in una stretta calorosa.
Lily venne trascinata in un aggrovigliamento di arti dalle sue amiche storiche, scambiò degli auguri cordiali con gli zii di James, si lasciò abbracciare da Henry e sorrise emozionata quando Fleamont ed Euphemia le dissero di considerarla già parte della famiglia. Dondolò con Remus riempiendogli il volto di baci, si avvinghiò al corpo di Sirius e tornò felice tra le braccia di James.
«Brindiamo!» esclamò Frank, alzando il bicchiere.
Bastò loro guardarsi negli occhi, per capire che qualsiasi brindisi sarebbe stato superfluo. Non avrebbero brindato a quell’anno, perché, fuori da quella casa, la guerra imperversava minacciosa e avrebbe continuato a farlo.
Non c’era bisogno di brindare all’amore, o all’amicizia: l’essenza di tutto, era già lì. Era un’astrazione talmente forte da diventare concreta nei loro sguardi, nei baci, nelle carezze, negli abbracci. Era una presenza così tangibile da non aver bisogno d’essere celebrata. L’essenza di tutto era la felicità che straboccava dai loro cuori e rendeva quel momento così speciale.
«Al lattetempo!» brindò James.
«Al lattetempo!» fecero eco tutti gli altri.
«Ad un anno con te» sorrise Lily, facendo scontrare il suo bicchiere con quello di James.
«Ad una vita con te, amore mio» le sussurrò all’orecchio, stringendola a sé.
L’essenza di tutto, Lily la trovava tra le braccia di James e in un bicchiere di latte.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Innanzitutto, ci tengo a scusarmi tantissimo per l’attesa. Perdonatemi, sono in piena sessione e trovare del tempo per scrivere non è stato facile ma… eccoci arrivati alla fine!
L’idea iniziale era quella di sviluppare una OS sul binomio leggerezza-libertà, poi quest’idea si è persa a causa della lunghezza della storia, ma spero che si riesca comunque a cogliere l’importanza di questi due aspetti che ho cercato di richiamare in tutti i capitoli.
Il fatto che Euphemia sia una Tassorosso e che Fleamont si sia impegnato per cercare una pozione per la licantropia, sono miei headcanon (così come il fatto che Lily ci abbia provato). Quanto raccontato sulla vita di Henry è vero e non so se abbia avuto rilievo nella scelta del nome di Harry – il nostro Harry – o se sia stata una casualità, ma non ho potuto fare a meno d’inserire questo personaggio.
Euphemia la immagino come una donna dal cuore immenso, pronta ad accogliere chiunque – ci tengo a specificare che non sta affatto parlando di Peter quando dice che ha paura che James si metta nei guai per la sua sconfinata fiducia nelle persone!
Ho dovuto dare un po’ di spazio a Remus (e credo che sia comunque troppo poco, argh!) perché è una presenza fondamentale quando si parla dei Malandrini.
Mi rendo perfettamente conto che l’attenzione ricada spesso su Sirius ma non posso farci nulla! Vedo lui e James come se fossero un’unica entità e Lily, come dice Euphemia, “vi ha trovato un fratello” – quindi mi è praticamente impossibile non dargli una certa importanza.
Ho cercato di mostrare due ragazzi, ognuno con le proprie debolezze e fragilità, che riescono ad unirsi in un rapporto sano, fatto di rispetto reciproco, di fiducia, di amore sincero.
Un grazie a tutte le persone che hanno letto la storia e un grazie di cuore a coloro che hanno speso del tempo a recensirla. Le vostre parole sono state tutte apprezzate, quindi GRAZIE!
Alla prossima!
Traumerin
   
 
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