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Autore: H_A_Stratford    02/07/2020    10 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sette
 
Se non ricordi che amore t’abbia mai fatto commettere
 la più piccola follia, allora non hai amato.
- William Shakespeare


Mentre Spencer attendeva il ritorno di Athena ripensò alla follia compiuta per raggiungerla in tempo. Era un po’ in disparte rispetto agli altri invitati, non voleva dare troppo nell’occhio anche se era piuttosto sicuro che nessuno sapesse della sua esistenza. Quasi sorrise ricordando il conto alla rovescia che Morgan urlava dalla porta del bagno per mettergli fretta, mentre si cambiava il più velocemente possibile, per essere pronto per il matrimonio una volta arrivato. Mancavano ancora cinque ore ma nonostante ciò aveva i minuti contati. Garcia aveva già contattato un agenzia di taxi che avrebbe portato il ragazzo dalla BAU all’aeroporto e dall’aeroporto a casa della ragazza.
Una volta atterrato il pensiero di non fare in tempo quasi divenne realtà, aveva troppo poco tempo. Anche una volta salito sul taxi la situazione non migliorò, proprio quel giorno tutti i semafori diventavano magicamente rossi al loro passaggio. Stava perdendo la pazienza e anche quella dell'autista stava per andare a farsi benedire.
Il taxi si fermò davanti alla casa dei Williams appena in tempo, era riuscito nella sua impresa. Lasciò il denaro al tassista - forse anche più del dovuto ma non gli importava - e si precipitò dentro. Aveva il cuore in gola ma era certo di aver fatto la scelta giusta. No, quel giorno non avrebbe avuto nessun ripensamento.
 
Non appena Athena ebbe finito di scattare alcune foto di rito, scappò nuovamente dal ragazzo. Nessuno dei suoi famigliari aveva sollevato alcuna domanda, ma lo si leggeva chiaramente nei loro volti che avevano qualche dubbio, ma fu grata di non essere stata messa sotto torchio. Non ancora.
Trattenne una risata al pensiero di una Garcia annoiata a Quantico che stalkerava i social degli invitati per controllare la situazione. Niente era impossibile per quella donna.
Vide Spencer in un angolo del giardino e accelerò il passo per raggiungerlo, senza però destare alcun sospetto negli invitati.
«Nuovo metodo di Garcia per tenermi d’occhio?» ridacchiò lei avvicinandosi a Spencer. Si portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio e lasciò che il suo sguardo vagasse per la sua figura, non lo aveva mai visto in smoking, non era di certo abituata.
«Nuovo metodo di Spencer Reid per dire: non devo fare spazio nella mia vita per te, ci sei già» rispose lui accennando un sorriso. Era felice di essere lì, ma sembrava di realizzare solo in quel momento tutti gli invitati attorno a lui. Cosa avrebbero detto ai famigliari di lei?
«Credo dovremmo organizzare un altro matrimonio» commentò nonna Betty con Susanne puntando il dito verso i due ragazzi, poco distanti da lei. Susanne scosse appena la testa, la madre non sarebbe mai cambiata. «Oh, mamma. Se solo sapessi…» disse con aria quasi sognante. Ovviamente lei sapeva già tutto, conosceva la figlia come le proprie tasche, non aveva bisogno di troppe parole per capire che avesse incontrato qualcuno.
«Bisogna valutare se è adatto» borbottò la nonna dopo aver preso un sorso di champagne. Di certo non avrebbe lasciato che uno qualunque potesse portarle via la sua unica nipote con un po’ di sale in zucca.
«Troveremo una scusa plausibile» disse Athena riportando nel pianeta terra il ragazzo che scosse appena la testa in risposta. «Ho detto – ripeté lei prendendogli le mani—che puoi mettere a riposo le tue meningi, troveremo una soluzione plausibile per spiegare la tua presenza». Neanche lei ci credeva fino in fondo, ma ormai la frittata era fatta, potevano uscirne vivi solo rimanendo insieme.
Spencer sorrise e intrecciò le loro dita. «Sono contento di essere qui.»
 
Mike guardava da lontano la sorella parlare con quello che sembrava uno sconosciuto, ma dalla loro vicinanza e dal modo in cui tenevano le mani, era chiaro come il sole che ci fosse qualcosa tra di loro. Era normale che la sorella gli tenesse nascoste certe cose, Justin era il suo confidente. Lui era più il suo partner in crime. «Tu ne sai niente?» chiese dopo qualche secondo girandosi verso Clarissa, una delle sue cugine. «So che è carino» rispose lei girando il viso verso di lui per guardarlo. Era da qualche minuto che osservava la coppia e doveva ammettere che la cugina aveva gusto, non era di certo il solito belloccio ma di fascino ne aveva da vendere. I due scoppiarono a ridere. «Ad Athena, che finalmente ha portato una preda nella tana del lupo» disse poi brindando con i due calici di vino.
«Oh, non essere così cattivo» disse James inchiodandolo con lo sguardo. Aveva origliato i due, e anche se fosse stato quasi impossibile non notare la figlia con il ragazzo, voleva lasciarle i suoi spazi. Giusto quei cinque minuti canonici per passare informazioni importanti su come sopravvivere alla famiglia prima di buttarsi nella mischia.
«Il suo ex Noah ha avuto paura di te per settimane, quindi vacci piano» continuò sfoderando il suo sguardo severo, facendo borbottare di conseguenza il figlio.
Dall’altra parte del giardino Athena e Spencer erano ancora nella loro bolla, ignari che i parenti, sposi compresi, morissero dalla voglia di metterli sotto torchio.
«Credo tu debba incontrare mia madre» disse la ragazza notando la figura della madre
 avvicinarsi. «Scusa» quasi mormorò vedendo Spencer agitarsi un po’. Sarebbe dovuto succedere prima o poi, giusto?
«Non avete preso da bere» disse Susanne sorridendo prima di passare i bicchieri ai due ragazzi. «Io sono Susanne, comunque, piacere di conoscerti» aggiunse con una disinvoltura che al ragazzo ricordò subito Athena. Non poteva negare che la ragazza fosse la fotocopia della madre, anche i capelli biondi sembravano essere della stessa identica sfumatura.
«Spencer Reid, piacere mio» riuscì solamente a dire tirando fuori un sorriso per mascherare l’imbarazzo e l’agitazione.
Athena quasi trattene il respiro. Sarebbe stata una lunghissima giornata.
 
Kate aveva lasciato il più uno di Athena negli invitati, così che di fianco alla ragazza ci fosse il posto per Spencer. Sembrava quasi fosse stato studiato a tavolino.
Così, entrambi riluttanti all’idea di sedersi a tavola con i famigliari si avvicinarono ai loro posti. Avevano fatto un patto però: ne sarebbero usciti insieme. Magari sconfitti ma insieme. Nessuna chiamata o imprevisto avrebbe lasciato l’altro al proprio destino.
Spencer poggiò velocemente una mano sulla schiena della ragazza per confortarla e si portò davanti alla sua sedia. Sarebbero stati in balia dei genitori, fratello, due zie e i mariti e qualche cugina. Per fortuna la nonna era seduta ad un altro tavolo, pensò Athena.
I familiari aspettavano l’arrivo dei primi per iniziare a fare casualmente qualche domanda. Chiesero come si fossero conosciuti, si meravigliarono per il numero delle lauree del ragazzo, quasi sussultarono dopo aver conosciuto il lavoro del ragazzo e infine Athena volle sotterrarsi quando chiesero i loro progetti per il futuro. Si erano limitati, questo dovevano riconoscerglielo. Invadenti, certamente, ma con quella punta di rispetto.
Stranamente Spencer sembrava pacato nelle risposte, non lasciando vedere l’agitazione. La ragazza però non poté fare a meno che notare quanto veloce battesse il piede contro il pavimento quando le domande andavano troppo sul personale. Aveva fatto del suo meglio per tenere a bada i parenti, ma a tutto c’era un limite. Spencer aveva perso il conto di quante volte la ragazza avesse alzato gli occhi al cielo e Athena aveva perso il conto di ogni respiro trattenuto dal ragazzo prima di rispondere.
Dopo quella che sembrava un’eternità, era arrivato il momento dei discorsi. Athena non amava quel tipo di attenzione, inoltre non si sentiva sicura sul suo discorso. Allo stesso tempo non poteva tirarsi indietro, sapeva che lo avrebbe rimpianto fino alla morte.
Così prese un respiro profondo e dopo aver stretto la mano di Spencer sotto al tavolo si alzò in piedi. La migliore amica di Kate aveva appena finito il suo, e con metà degli invitati quasi in lacrime, le passò la parola. Il suo discorso strappalacrime ma comunque divertente sarebbe stato difficile da battere.
Spencer la guardò sistemarsi tra Justin e Kate e prendere il microfono tra le mani. Non appena i loro occhi s'incontrarono, Spencer le sorrise, incitandola con lo sguardo.
Mike guardò la sorella riconoscente, lei era nata per farlo, non di certo lui.
«In quanto sorella minore ho sempre dovuto rimediare agli errori dei miei fratelli – esordì facendo ridere i familiari e gli amici di infanzia – quindi mi è stato assegnato il duro compito di tenere il discorso. La prima cosa che ho pensato quando Justin mi ha affidato questo incarico è come questa sarebbe stata la perfetta occasione per raccontare aneddoti imbarazzanti su di lui. Poi però ho avuto pietà, temendo la vendetta» continuò catturando l’attenzione di tutti. Era brava in quello che faceva.
«Quindi mi limiterò a dire che dopo 23 anni di esperienza, posso dichiarare senza alcuna riserva che Justin è una delle persone migliori che io conosca. Mi ha sopportata quando correvo in camera sua di notte dopo un incubo; ha convinto i nostri genitori che lasciarci tutti e tre in casa da soli per il week end fosse un’ottima idea, e Mike ancora ne paga le conseguenze per quel che è successo in quei giorni; è stato la mia roccia per ogni cosa, non importa quanto folle, lui c’è sempre stato per me; ha trovato la migliore donna possibile. Perché credetemi, la parte più interessante di Justin, è Kate. Ero piccola quando l’ho vista camminare per la prima volta attraverso la porta di casa, ma ricordo come se fosse ieri come fossi rimasta impressa da lei. Sembrava un angelo. Anche oggi è un angelo.
Li ho osservati per tanto tempo e ho capito che era destino che loro due stessero insieme. Perché solo il destino potrebbe aver messo insieme una donna così simpatica con la persona meno divertente della storia come mio fratello». Fece una piccola pausa, lasciando che gli invitati finissero di ridere. Prese un respiro profondo, aveva quasi finito.
«Per quelli che non mi conoscono e ancora non conoscono la mia ossessione per le citazioni, chiedo scusa, ma questa volta devo. Perché come Thomas Merton ha descritto l’amore io ci rivedo Justin e Kate: l'amore è il nostro vero destino. Non troviamo il significato della vita da soli. Lo troviamo insieme a qualcun altro – concluse per poi prendere il bicchiere di champagne per poi rivolgersi agli sposi— sono contenta di avere ufficialmente una sorella. A Justin e Kate». Gli invitati brindarono, alcuni ridendo, alcuni come la madre, con gli occhi pieni di lacrime. Kate abbracciò di slancio la ragazza e quasi non le fece rovesciare il bicchiere.
«Grazie, grazie, grazie» sussurrò la sposa e ci volle tutto l’autocontrollo possibile di Athena per non scoppiare a piangere. Ricambiò l’abbraccio e si girò verso il fratello. Anche Justin aveva gli occhi velati dalle lacrime e si abbandonarono ad un lungo abbraccio. «Sei la miglior sorella che avrei mai potuto chiedere.»
 
Dopo quella che sembrò un’eternità Athena tornò a sedersi tra il fratello e il fidanzato sentendosi leggera come una piuma. C’era riuscita e ora poteva finalmente rilassarsi. Aveva cercato di non guardare troppo Spencer durante il discorso, come se temesse di metterlo al centro dell’attenzione. Si sorprese comunque quando vide l’espressione di Spencer una volta seduta. Sembrava un misto di dolore, confusione e shock.
«Ottimo lavoro» le disse prima ancora che lei potesse aprire bocca. Sorrise cercando di mascherare il dolore che quella frase e quell'autore avevano riacceso.
«Grazie» disse quasi di rimando cercando di capire cosa fosse successo. Non poteva essere successo qualcosa al tavolo, l’attenzione di tutti era stata rivolta al discorso e la sua famiglia non sarebbe mai caduta così in basso. Corrugò appena la fronte quando capì che Spencer cercava di avere meno contatto, soprattutto visivo, con lei. Cos’era successo?
«Scusatemi» disse Spencer alzandosi allontanandosi il più velocemente possibile. Athena si girò verso la sua direzione più stupita che mai.
Aveva rotto la promessa.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento del ragazzo, così improvviso e non da lui. Soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno.
«Io non ho detto nulla» disse Mike alzando le mani in segno di resa. Athena si passò una mano sul viso. Ora doveva non solo affrontare qualsiasi cosa avesse il ragazzo ma anche dare una spiegazione per il suo comportamento ai parenti. 
 
Spencer trovò un angolo appartato e digitò il numero dell’amica e rimase in attesa. «JJ?» chiese non appena ebbe la certezza che qualcuno avesse risposto.
«Si Spence, sono io. Che succede? Qualcosa non va?» chiese la bionda inarcando un sopracciglio. Erano solo passate poche ore da quando si erano salutati, non capiva il motivo di quell’improvvisa telefonata.
«La sua citazione preferita… Lei… Thomas Merton» disse Spencer nel caos più totale. Camminava in cerchio a velocità alterne mentre una mano passava continua e nervosamente tra i suoi capelli. Era tutto così perfetto prima del discorso, perché non poteva continuare ad essere felice.
«Cosa? Non ti seguo – disse JJ cambiando stanza per non essere disturbata – stai parlando di Athena?».
«Era la stessa di Maeve» disse in un sussurro fermandosi all’improvviso. Lo aveva detto ad alta voce e la cosa quasi lo spaventò ancora di più. Sapeva che doveva dare più informazioni all’amica ma non riusciva a formulare una frase di senso compiuto. «Durante il discorso ha usato la citazione di Maeve» mormorò dopo quelli che sembrava un’eternità.
«Oh, Spence» disse JJ portandosi una mano al viso. Era colpa loro? Forse spingerlo ad andare al matrimonio non era stata l’idea migliore. «Lei lo sa?» aggiunse con un velo di voce. Doveva pensare a qualcosa, velocemente, sapeva quanto l’argomento mandasse in tilt l’amico. Spencer dal canto suo rimase in silenzio. No, lei non sapeva nulla, ma non aiutava. Com’era possibile? È impossibile dare un numero alle citazioni, è incalcolabile, quindi com’era stato possibile?
«Dovresti parlare con lei» propose JJ non sentendo alcuna risposta dall’amico. «Spencer, lo so che hai bisogno dei tuoi tempi ma non puoi lasciarla all’oscuro» continuò cercando di farlo ragionare. «Devi capire cosa vuoi. Perché nel futuro ci saranno altre occasioni in cui Athena potrà fare qualcosa che ti ricordi Maeve. La vera domanda è: è più forte il ricordo di Maeve o quello che provi per Athena?»
Reid smise di camminare di colpo per la seconda volta. Si passò una mano sul viso, quasi come per riorganizzare le idee. «C-credo di essere innamorato di lei.»
 
Athena era indecisa: non sapeva se rimanere composta al tavolo o se partire in quarta a riportare Spencer alla realtà in un modo o in un altro.
Dire che era furiosa era un eufemismo. Non solo l’aveva lasciata sola al tavolo, ma era letteralmente corso via, lasciandola con le mille domande dei parenti per il suo comportamento.
Lo avrebbe disintegrato, ne era certa.
Il suo flusso di pensieri però venne interrotto dal fratello Mike che aveva preso il microfono per l’ennesimo brindisi in onore degli sposi. Alzò lo sguardo e si stampò il suo miglior sorriso, per fortuna era una brava attrice, e brindò a sua volta. Forse dopo un paio di bicchieri la situazione sarebbe migliorata, pensò.
Dopo aver riempito nuovamente il bicchiere lo bevve e si alzò dal tavolo. Spencer le doveva delle spiegazioni e non avrebbe aspettato. Così si girò e si avviò verso di lui, dopo averlo intravisto poco distante che camminava nervosamente in cerchio.
«Non ispiri molta fiducia se non riesci a mantenere una stupida promessa di non abbandonarmi al tavolo sola con i parenti» quasi tuonò la ragazza quando ormai era a pochi metri di distanza da Reid. Da piccola i suoi fratelli dicevano per scherzo che si potevano vedere i fulmini negli occhi di Athena quando si arrabbiava. Un vero e proprio mare in tempesta.
«Io…» mormorò Spencer di rimando. L’aveva fatta grossa. Eppure una parte di lui voleva che lei si scusasse. Ma scusasse per cosa? Non aveva fatto niente di male. Lei non sapeva, non poteva mai immaginare cosa quella citazione avrebbe potuto scatenargli.
«Tu?» lo incoraggiò lei inarcando un sopracciglio. Voleva fare la sostenuta, le doveva come minimo una spiegazione, ma aveva notato la sua faccia da cane bastonato. Era successo veramente qualcosa.
Spencer tornò in iper ventilazione, non sapeva cosa fare. Non poteva raccontargli la storia di Maeve, non in quel momento.
«Spence, sono io, che succede?» chiese la ragazza addolcendosi ma quando cercò di prendergli una mano e la sentì ritirarsi, tornò a mettersi sulla difensiva. Cosa gli era preso? «Okay, okay» mormorò indietreggiando a sua volta. «Come preferisci» aggiunse prima di girare nuovamente i tacchi e andarsene. Non si sarebbe lasciata rovinare la giornata, no, quel giorno era speciale e così doveva rimanere.
   
 
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