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Autore: Halina    02/07/2020    1 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 21 – Maggio 1995
 

L’interno della Gringott era fresco e ventilato, un piacevole cambiamento dal caldo afoso che aveva invaso Diagon Alley nelle ore centrali di quel soleggiato martedì di metà maggio. Tonks si appoggiò pesantemente contro uno degli alti banchi di legno dove il goblin che le era stato assegnato stava esaminando senza alcuna fretta una pila di pergamene.

“Tonks?” chiese improvvisamente una voce, rimbombano nell’austero silenzio della banca.

Dora sobbalzò e si guardò attorno, sorridendo non appena ebbe messo a fuoco la figura slanciata di Bill Weasley emergere da una porta laterale: “Wotcher, Bill! – esclamò - È passato troppo tempo!”

“Decisamente! – sorrise lui, andandole incontro - Che cosa ti porta da queste parti?”

“Oh, roba del Ministero, un trasferimento di fondi.”

“Papà mi dice che non tira una bella aria; ti stanno facendo lavorare giorno e notte? – chiese Bill, arrotolando distrattamente le maniche della camicia chiara che indossava – Rachel si lamenta in continuazione che sei completamente sparita dalle scene.”

Tonks sospirò, storcendo un poco il naso: “Lo so, sono stata una pessima amica. La verità è che l’universo mi ha abbastanza preso a calci nei denti negli ultimi due mesi e nemmeno uno snaso superdotato sarebbe in grado di scovare la mia voglia di avere una vita sociale.”

“Ahi! Stavo per proporti un gelato mentre Terek finisce di sistemare le tue scartoffie – Bill indicò con il capo il goblin che stava continuando imperterrito il suo lavoro - ma forse è meglio se giro al largo allora…”

“Nah, – fece lei con un sorriso – una pila di cioccolato mi pare un’ottima idea al momento. Solo non dire a Rachel che sono stata qui e non gliel’ho detto o è la volta buona che mi lancia una maledizione senza perdono!”

“Non una parola” promise Bill, facendole cenno di precederlo verso l’ingresso.

Erano seduti a uno dei tavolini di Fortebraccio con davanti due montagne di gelato quando Tonks chiese: “Come vanno le cose a casa?”

Bill sospirò: “Perce non si è quasi più fatto vivo e i miei non la stanno vivendo benissimo. Pare sia super impegnato con il lavoro e sta evitando anche me… forse è meglio così perché se mi capita a tiro non garantisco della mia buona condotta. Charlie manda i suoi saluti, invece! Mi ha scritto qualche giorno fa, spera di riuscire a prendersi un paio di giorni per la Terza Prova.”

Tonks lo guardò stupita: “Ci saranno draghi nel labirinto?”

“Labirinto?” chiese Bill con un guizzo di curiosità.

“Dannazione, non avrei dovuto dirlo – bofonchiò lei, ficcandosi in bocca una cucchiaiata di gelato – Fai finta di non averlo sentito o ti devo obliviare.”

Bill rise, il capo leggermente reclinato all’indietro e la coda che sfiorava la metà schiena, e Tonks vide un paio di ragazze ad un tavolo vicino adocchiarlo con malcelato interesse: “Non rischierei mai!”

“Ehi, guarda che sono un’obliviatrice niente male, William Weasley, ti ricordo che è con un’Auror che stai parlando! – lo ammonì brandendo il cucchiaino - E non cambiare argomento!”

Lui ridacchiò ancora, assalendo a sua volta la composizione di gelato che aveva di fronte: “No, niente draghi stavolta, a quanto ne so, ma la Terza Prova sarà aperta alle famiglie dei campioni e visto che Harry non ha nessuno la McGonagall ha scritto alla mamma per chiederle se le avrebbe fatto piacere andare. Io ho già chiesto un giorno di ferie per poterla accompagnare.”

“Vedrai, – sorrise lei – fa uno strano effetto tornare al castello.”

L’umore di Tonks era decisamente migliorato quando, una decina di minuti più tardi, varcò nuovamente la soglia della banca, ma si bloccò con un mugolio disperato nel vedere Rachel, le braccia conserte e uno sguardo assassino, aspettarla davanti al banco di Terek il goblin.

“Questo è il mio segnale per defilarmi… buona fortuna!” mormorò Bill, strizzandole un occhio.

Rachel avanzò a passo di marcia verso di lei e quando le fu davanti le allungò una pergamena: “La tua ricevuta di transazione” disse solo, per poi prenderla per un polso e trascinarla fuori.

All’ombra del grande colonnato, Rachel la lasciò andare, solo per piantarle un dito accusatore a due centimetri dal naso: “Tu! Tu, me la stai raccontando giusta, Tonks! Da quando stai con Remus sei completamente sparita! Non ci sei per un pranzo, non ci sei per una birra, non scrivi, non dai segni di vita, ti rincorro da mesi e non trovi un briciolo di tempo per me… ma trovi il tempo per una pausa bucolica con Bill Weasley?”

Dora non poté evitare che una smorfia contrariata le facesse capolino sul viso. Remus non si era più fatto vivo e una lettera chilometrica a Sirius aveva avuto come unica risposta due righe sbilenche a caratteri cubitali: NON SOTTOVALUTARE LA LICANTROPIA E NON FARTI VENIRE STRANE IDEE. STAI ALLA LARGA DA LI’ VICINO ALLA LUNA E DAGLI TEMPO.

Più e più volte, in quelle calde e infinite giornate di inizio estate, Tonks si era ritrovata a pensare a Natale, a quelle due settimane con Remus e Sirius fuori dal tempo e dallo spazio, all’improbabile e altrettanto naturale alchimia che avevano creato, loro tre insieme, nelle serate polverose di Grimmauld Place. Sembrava un’altra era del mondo, e la vita di qualcun altro. 

Qualcosa della sua malinconia doveva aver fatto capolino, perché Rachel sospirò e la strinse in un abbraccio: “Oh, Tonks! – mormorò - Lo so che lavoriamo entrambe parecchio, e che io ora vivo con Mark… ma nulla è cambiato! Ci sono sempre per te, e ci sarò sempre.”

Dora ricambiò l’abbraccio e si costrinse a sorridere: “Questo vuol dire che butti Mark fuori di casa e mi inviti per un pigiama party?”

“Ci puoi giurare.”
 
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Tonks aprì una finestra e si lasciò cadere sul divano, cercando di processare le informazioni che si ostinavano a non voler trovare un senso nella sua testa: matrimonio, testimone, palette cromatica

La serata non era andata esattamente come si era aspettata. Non che non fosse maledettamente felice per Rachel e Mark, beninteso, ma quella che si era immaginata come una sbornia tra amiche ricordando i vecchi tempi e maledicendo gli uomini in toni coloriti, aveva invece visto Dora seduta ad un tavolo per ore, sommersa da pile e pile di fotografie di abiti da sposa, modelli di bomboniere, gusti di confetti, proposte di menù, sfumature di carta da lettere, preventivi di fuochi d’artificio e la magra consolazione di un tea freddo.

Al dito di Rachel brillava un anello così vistoso che Tonks si era ritrovata a chiedersi come le fosse sfuggito quando aveva visto l’amica alla banca due settimane prima e, nonostante le ore di tortura a cui era stata sottoposta, il matrimonio era già praticamente pronto ad essere messo in piedi: la data era il 15 settembre e la lista degli invitati contava circa 300 persone.

“Non ce la posso fare…” mormorò, abbracciando un cuscino e nascondendovi il capo immaginandosi in un vestito rosa cicca prendere il bouquet dritto in fronte sotto lo sguardo imbarazzato di 300 persone.

In quell’istante, un piccolo “plop” le fece alzare la testa di scatto, il cuore prese a batterle a mille nel vedere un grande lupo argentato fare capolino sul tappeto ai suoi piedi. Per un attimo osò sperare, ma la voce famigliare aveva un tono concitato e poche parole da riferire: “C’è stata un’emergenza, ho bisogno che recuperi il tuo collega del ministero e vieni subito da me.”

Era tutto. Non un “ciao” non uno “scusa” non un “per favore”.

Con un gesto stizzito, Tonks lanciò a piena forza il cuscino attraverso la stanza, provando un brivido di soddisfazione nel vederlo colpire la mensola del camino e far precipitare a terra con fragore tutto il suo contenuto.

Fu tutto lo sfogo che si concesse. Era un’auror, in fin dei conti, non un’adolescente con le paturnie, e la parola emergenza non l’aveva lasciata indifferente. In tre minuti aveva calciato via i sandali, infilato gli anfibi, afferrato una manciata di metropolvere e stava urlando a squarciagola nel camino di Shacklebolt.

Una porta sbattuta e qualche secondo più tardi, Kingsley fece la sua comparsa in salotto con la faccia assonnata e un paio di calzoncini violacei addosso: “Tonks? Che cosa…”

“Non c’è tempo. Vestiti e vieni da me, emergenza.”

Gli occhi del mago divennero attenti all’istante: “Emergenza? Non ho ricevuto nulla…”

“Non dal Ministero” disse solo Dora.

“Oh – fece lui, quindi annuì – Arrivo.”

Dieci minuti scarsi dall’arrivo del patronus a casa di Dora, i due Auror si trovavano fianco a fianco al vialetto di ingresso di un cottage dal tetto di paglia. Nonostante l’ora tarda, una delle finestre era illuminata.

“Dove siamo?” chiese cauto Shacklebolt.

“Yorkshire – rispose Tonks, per poi indicare la bacchetta che il collega stringeva in mano – Non ce n’è bisogno, la casa è sicura.”

“Di chi è?”

Prima che la ragazza potesse rispondere, la porta si aprì e la silhouette scarna di Remus fece capolino sulla soglia. Kingsley lanciò un’occhiata di traverso a Dora, ma rinfoderò la bacchetta senza una parola. Tonks squadrò le spalle e lo precedette all’interno, gli occhi studiatamente fissi sul pavimento.  

Dietro di lei, sentì gli uomini scambiarsi un rapido saluto in toni sommessi.

“Ho sentito tanto parlare di te.”

“Io altrettanto, è un piacere.”

Quindi, due cose accaddero nello stesso istante. La porta si chiuse, e un paio di stivaletti entrarono nella visuale di Dora. Un paio di stivaletti da donna.

Sollevò di scatto il capo e seduta al tavolo, a quel tavolo, c’era una ragazza con lunghi capelli scuri raccolti in una morbida treccia, gli zigomi alti e le guance rosee, i grandi occhi verdi in tinta con l’elegante tunica in lino che indossava. Era molto carina, di una bellezza delicata e per nulla appariscente, con un sorriso gentile e, ad occhio e croce, una trentina d’anni.

Dora passò mentalmente in rassegna i suoi corti capelli rosa cicca, i bangles colorati che aveva al polso, la canottiera sudata delle Weird Sisters che lasciava scoperto l’ombelico sopra la linea degli shorts strappati e gli anfibi slacciati che aveva ai piedi ed ebbe quasi un giramento di testa, travolta dall’insolita sensazione di sentirsi a disagio nella sua pelle.

Remus, da qualche parte nella stanza, parlò in modo sbrigativo: “Bene, grazie di esservi resi disponibili così prontamente. Credo sia il caso di fare delle presentazioni: Kingsley Shacklebolt e Nymphadora Tonks dal Ministero, Hestia Jones dal San Mungo. Siamo tutti qui perché il Preside si fida di noi, e ha bisogno di noi.”

Dora sentì una leggera pressione al gomito e si riscosse, rendendosi conto di essere rimasta a fissare la donna, Hestia, con la bocca semi aperta. Kingsley la stava guardando con aria perplessa e la ragazza scosse appena il capo, incrociando le mani dietro la schiena e fissando gli occhi su un punto imprecisato della parete di fronte.

“Qualche ora fa, – continuò Remus – Barty Crouch è comparso a Hogwarts e ha avvicinato Harry Potter e Viktor Krum mentre si trovavano nel parco del castello, dove Ludo Bagman aveva spiegato loro Terza Prova. Ha detto di dover vedere con urgenza Dumbledore, che Bertha Jorkins è morta, e che Voldemort sta diventando più forte. Harry è andato a chiamare il Preside, ma quando sono tornati hanno trovato Krum schiantato e Crouch sparito.”

Dora sentì una nuova ondata di rabbia e disappunto montarle dentro, e desiderò con tutto il cuore di avere per le mani un altro cuscino da lanciare contro la superficie più prossima. In mancanza di ciò, non ebbe altra scelta che sfogarsi urlando a pieni polmoni “Merlino! Si può sapere che cosa diavolo passa per la testa a tutti quanti? Sapevamo già da Sirius tempo fa che Crouch era comparso nel castello, c’è una palese falla di sicurezza in quella scuola!! Mad-Eye che cosa dannazione è stato assunto a fare? Si sta prendendo un anno sabbatico??”    

Remus sospirò, e Dora si costrinse suo malgrado a guardarlo. Aveva l’aria nervosa, occhiaie bluastre sul viso e la barba un po’ più lunga dell’ultima volta che l’aveva visto, e nulla di tutto ciò servì ad evitarle una morsa di nostalgico desiderio di poter tornare per un attimo nel calore delle sue braccia.

“Alastor sta facendo il possibile, è arrivato poco dopo il preside, ma ha l’età che ha e i suoi acciacchi … Snape lo ha avvisato, ha viso Crouch sulla mappa ma non è arrivato in tempo.”

“Un momento – intervenne Kingsley, pratico e solido come sempre – Mappa? Quale mappa?”

Un’espressione indecifrabile attraversò per un istante il volto di Remus: “Harry Potter è in possesso di una mappa in grado di mostrare chiunque si trovi sul territorio di pertinenza della scuola, la stessa mappa è momentaneamente nelle mani di Alastor ma arriva solo fino al perimetro delle mura e al limitare del parco. Il preside sospetta che Crouch abbia trovato un modo di entrare ed uscire dal parco attraverso la Foresta Proibita.”

“È possibile?” chiese Shacklebolt, perplesso.

“Improbabile, ma non impossibile. Nessuno è mai riuscito a mapparla interamente, si sospetta addirittura che i suoi confini si muovano. Nei pressi della scuola è protetta da numerosi incantesimi ma alle sue estremità più lontane… – Remus si strinse nelle spalle – Chi può dirlo? Crouch è probabilmente un mago abbastanza potente da farsi strada attraverso i pericoli della foresta.”

“Nonostante mesi di malattia e reclusione?” chiese ancora Kingsley, visibilmente scettico.

“E qual è il senso di farsi strada fino a scuola, chiedere di vedere il preside, schiantare uno studente straniero e scappare?” rincarò Dora.

“Non lo so! – sbottò quindi Remus – Non so nulla di più di quanto vi ho appena detto! L’ipotesi più probabile è che sia stata una terza persona a schiantare Krum per arrivare a Crouch. E prima che mi chiediate chi … non ne ho idea! Potrebbe essere stato qualcuno dall’interno o qualcuno potrebbe avere seguito Barty attraverso qualsiasi modo lui abbia trovato per raggiungere Hogwarts ma perché aspettare di arrivare nel parco per farlo sparire proprio non saprei dirlo.”   

Dora esalò con forza dal naso: “No, non ha davvero alcun senso. Qualcuno deve aver voluto fermare Crouch prima che parlasse con Dumbledore. Karkaroff?”

Remus scosse il capo: “Il preside ha mandato Hagrid a chiamarlo ed era alla sua nave con i suoi studenti, ha un alibi di ferro.”

In tutto ciò, Hestia Jones era rimasta compostamente seduta al tavolo seguendo lo scambio senza dire una parola. Remus si passò una mano tra i capelli e si rivolse a lei: “Immagino tu abbia montagne di domande a cui, purtroppo, non abbiamo il tempo di rispondere. Abbiamo già esitato fin troppo, ma erano informazioni che vi era necessario avere prima di metterci al lavoro. Ora dobbiamo andare.”

“Dove?” chiese Dora.

“Hogwarts.”

Dora strinse per un attimo ancora il gomito di Kingsley, cercando un equilibrio sul terreno accidentato; era buio pesto e solo la luce sbilenca di una lanterna gettava un cono di luce sull’alto cancello in ferro, appena socchiuso. La grande sagoma di Hagrid, con Fang seduto al suo fianco, era inconfondibile.

Remus andò incontro al guardiacaccia, salutandolo con un cenno del capo: “Buona sera, Hagrid. Ti ho portato Hestia Jones e Kingsley Shacklebolt, come richiesto dal preside.”

I due si fecero avanti e ci fu un rapido scambio di strette di mano: “Spero abbiate scelto delle scarpe comode, – commentò Hagrid passando in rassegna i nuovi arrivati – abbiamo una foresta da pattugliare! Tu vai a Hogsmeade, Remus?”

Lui annuì: “Sì, ci sta aspettando – fece cenno a Dora di avvicinarsi e la ragazza entrò a sua volta nel cono di luce – Ti ricordi Nymphadora…”

“Tonks! – concluse Hagrid per lui – Ma certo! Hei, Tonks! Grazie ancora per la mano che hai dato con quell’articolo della Skeeter a gennaio.”

“Ciao, Hagrid! È stato un piacere!” suo malgrado, Dora sorrise; aveva passato un buon numero di serate in punizione con Charlie a scarpinare su e giù per il parco con il guardiacaccia, a cui era affezionatissima. 

Hestia e Kingsley varcarono il cancello e Hagrid ruotò la grande chiave nella serratura. Immediatamente, Dora percepì come una vibrazione attraversare l’aria immobile e seppe che la magia che proteggeva il castello era tornata a creare una barriera inviolabile.

“Se succede qualcosa ricordatevi con non vi possiamo raggiungere, dovete avvisare Alastor o Minerva su al castello – mormorò Remus – Se invece trovate qualcosa, fateci sapere. Hestia sa come.”

Dora sentì la gelosia altalenante con cui stava lottando da quando aveva messo piede nel cottage tornare a colpirla con la forza di un pugno e non poté trattenere la frecciatina che aveva sulla punta della lingua, che le uscì con un’atipica acidità: “Oh, Remus ha dei metodi di insegnamento piuttosto efficaci, non è vero?”

L’espressione di Hestia si fece appena confusa, mentre la donna annuiva: “Il patronus è uno stratagemma piuttosto intelligente, non è intercettabile né corruttibile…”

Fu Kingsley a schiarirsi la voce per rompere il silenzio imbarazzato, e non mancò di rifilare a Tonks un’occhiata in tralice prima di fare cenno verso la strada che scompariva nel buio con un mezzo sorriso: “La Foresta non si pattuglia da sola…”

In pochi istanti, le quattro sagome, persone e cane, erano scomparse. Tutto attorno era nuovamente buio e silenzio.
 




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Fa la sua comparsa Hestia Jones! Una delle cose che più ho amato e sto amando di questa storia è la possibilità di colmare una parte di trama nel raccontare come l’Ordine si è riunito una seconda volta e in particolare come siano stati coinvolti i membri che non ne facevano parte la prima volta.

Da un controllo incrociato tra Primo e Secondo Ordine è venuto fuori che i nuovi acquisti sono proprio Tonks, Kingsley, Bill e famiglia e Hestia. Ho litigato più volte con il punto della storia in cui inserirla ma arrivati fin qui mi sembra di avere sviluppato abbastanza tutti gli altri ed era il suo momento di entrare in scena. Su che cosa faccia nella vita e come sia arrivata nel salotto di Remus vi rimando alle note del prossimo capitolo, per ora voglio solo dire che per l’aspetto fisico mi sono basata sulle informazioni fornite nel libro, se dovessi castarla tra le tante ipotesi proposte dal fandom la mia preferita è probabilmente Felicity Jones (e non per l’omonimia).   

 
  
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