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Autore: Halina    04/08/2020    0 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 22 – 27 e 28 Maggio 1995
 

Da qualche parte alle sue spalle, Tonks sentì Remus sospirare: “Faremmo meglio ad andare anche noi, - disse in un filo di voce - non è una persona paziente.”

Tonks si decise a fronteggiarlo, soli insieme per la prima volta in settimane, e incrociò risolutamente le braccia sul petto: “No, Remus, non ho intenzione di muovere un altro passo finché non mi avrai dato delle risposte. Dove stiamo andando e chi ci sta aspettando?”

Lui abbassò gli occhi, tendendole una mano: “Vedrai tra un istante. Per favore…”

Il suo nome gli si inceppò in gola, e Tonks si chiese per un istante se fosse più forte il desiderio di abbracciarlo o quello di spalmargli cinque dita su una guancia con tutta la forza di cui disponeva: “Remus, che cosa diamine ci faccio qui?”

Le spalle di Remus si curvarono un poco, e la sua espressione si fece ancora più stanca: “Stiamo reclutando.”

Tonks sbatté un paio di volte le palpebre, considerando le sue parole, decisa a non lasciarsi distrarre: “Reclutando. Per l’Ordine della Fenice?”

Lui annuì: “Se stiamo leggendo correttamente i segnali, e Voldemort sta tornando, allora anche l’Ordine deve rinascere. Abbiamo… - esitò e deglutì forzatamente prima di continuare – abbiamo perso la metà dei nostri numeri nell’ultima guerra. Dumbledore ha chiesto a quelli di noi che sono rimasti di guardarsi attorno; con questi primi incarichi operativi il preside sta testando i nuovi membri potenziali con membri della vecchia guardia come me, Hagrid…”

“E la persona che ci aspetta a Hogsmeade?” chiese Tonks.

“Esatto.”

“Ce ne sono altre? Di reclute che state testando, dico.”

Remus scosse il capo: “Non che io sappia.”

Questa volta, fu Dora a sospirare: per quanto in gamba, tre erano un magro rimpiazzo per tutti quelli che avevano perso. In silenzio, la ragazza stese il braccio; un attimo prima di sentire lo strattone allo stomaco della smaterializzazione, notò che Remus le aveva preso la mano palmo contro palmo, non intrecciando le dita alle sue. Un dettaglio piccolo, ma un messaggio grande come un troll.

Si materializzarono in un vicolo buio, sopra le loro teste scricchiolava una vecchia insegna di legno che rappresentava una testa di cinghiale. Tonks l’aveva vista solo di sfuggita, anni prima, ma seppe all’istante dove si trovavano: “The Hog’s Head, Remus?”

Lui annuì e picchiò il pugno un paio di volte contro la porta. Quando il battente si aprì, Dora rimase basita per un attimo, confusa dalla vista di un uomo barbuto nella penombra così simile a Dumbledore che avrebbe giurato si trattasse del preside non fosse stato per gli abiti grezzi e un improbabile strofinaccio macchiato buttato su una spalla.

Remus gli tese una mano: “Ciao, Aberforth.”

“Remus, - rispose burbero l’uomo, afferrandogli il palmo - ce ne hai messo di tempo a trascinare il tuo miserevole didietro dalle mie parti!”

“Qualche anno di troppo, lo so. Mi dispiace.”

Aberforth gli diede una pacca su una spalla e si fece da parte per permettere loro di varcare la soglia, quindi rivolse lo sguardo attento su Dora: “Questa mi sembra una faccia nuova…”

La ragazza si fece avanti. Qualcosa, nei modi burberi dell’uomo, la faceva sentire a suo agio, lo trova rassicurante… che le ricordasse Mad-Eye? Ricordò improvvisamente di essere arrabbiata con il suo vecchio mentore, che da mesi non si faceva vivo e stava perdendo i colpi, permettendo a Barty Crouch di andare e venire dalla scuola senza controllo, ma scacciò il pensiero e sorrise: “Tonks, piacere!”

“Ah, l’auror! – esclamò Aberforth - Chissà perché mi ero fatto un’idea diversa…”

Sembrava piacevolmente stupito, e Dora gli strizzò un occhio con un guizzo di ritrovato buon umore: “L’apparenza inganna!”

Lui sogghignò ancora un istante, per poi tornare sbrigativo: “Muoviamoci, allora. Abbiamo già perso tempo prezioso. Quello del quarto piano è completamente collassato da anni, rimangono da dividere gli altri; voi giovani siete liberi di scarpinare in piena notte per i dintorni, io mi occupo dei tre qui nel villaggio.”

Remus annuì: “D’accordo, noi facciamo Honeyducks, la radura e la stamberga.”

Tonks aveva seguito lo scambio in silenzio e fu solo quando lei e Remus ebbero salutato Aberforth, svoltando sulla strada principale verso il limitare est del villaggio, che si decise a parlare: “Posso porre la seconda batteria di domande, ora?”  

Remus si passò una mano tra i capelli e rispose in tono sommesso: “Sospetto che Aberforth ti sia in qualche modo famigliare perché ti ricorda qualcuno… non è un caso, è suo fratello.”

Dora si fermò a metà di un passo, guardandolo esterrefatta: “Stai cercando di dirmi che Dumbledore ha un fratello? Che ha un fratello che fa il barman?”

Remus si strinse nelle spalle: “Sì e sì. È un tipo strano, Aberforth, ma solido come una roccia, e con un grande cuore. Mi è stato di grande aiuto e conforto anni fa, in un periodo in cui avevo perso me stesso…”

Dora poteva immaginare fin troppo bene a che periodo Remus alludesse; non indagò oltre e si limitò ad indicare il palazzo colorato di Honeyducks che si intravedeva al di là della strada deserta: “E come mai stiamo facendo una pausa notturna al più grande negozio di dolci nel nord del Regno Unito? Spuntino di mezzanotte?”

Come prevedibile, Remus, ignorò la provocazione, guardandosi attorno guardingo prima di attraversare la via a passo svelto. Dora si affrettò a stargli dietro mentre lui riprendeva: “Come sai, ci sono diversi passaggi segreti che collegano il castello al paese. Pochissimi individui sono al corrente della loro esistenza e collocazione e sono ben protetti da una serie di incantesimi che repellono tanto i babbani quanto ogni forma di magia oscura. Questo non tiene sempre fuori gli studenti, però, e il passaggio segreto di Honeyducks era il più gettonato di tutti, ai miei tempi. Sirius, trasformato, riusciva ad andare avanti e indietro a velocità folle… abbiamo avuto qualche festa memorabile in sala comune…”

Si fermarono sotto l’insegna, in una nicchia buia della parete del negozio, e Remus estrasse la bacchetta: “L’ingresso è tramite una botola nascosta in cantina e si collega alla statua di Gunhilda Di Gorsemoor, al terzo piano.”

“La strega orba? – chiese Tonks, stupita – Come diamine facevate a non farvi beccare pieni di torte e pasticcini nel cuore della notte in giro per il castello?”

“James aveva un mantello dell’invisibilità.”

Dora fischiò piano: “Wow! Sono maledettamente rari… e maledettamente fighi! Mad-Eye ne ha uno, sono anni che vorrei metterci sopra le mani.”

“Conoscendolo, non lo mollerà neanche morto - rispose Remus per poi drizzare le spalle e iniziare a lanciare incantesimi sulla porta – Aparecium! Revelio! Appare Vestigium![1]”  

Una sorta di bagliore dorato aleggiò per qualche istante davanti alla porta per poi scomparire senza lasciare traccia e senza segnalare nulla di sospetto. Remus annuì: “Bene, non è necessario che facciamo irruzione, non c’è alcun segno di anomalie qui.”

“Ok – fece Tonks – Che cosa ci attende, ora?”

Remus accennò più avanti, la ragazza seguì il suo gesto e inclinò un poco il capo sulla spalla, perplessa: “L’ufficio postale?”

“Poco più in là – rispose Remus, avviandosi nuovamente attraverso la strada e verso un viottolo che svoltava sulla sinistra, portando sul retro del grande edificio – Questo sbuca al quinto piano, statua di Gregory il viscido.” 

Le indicò uno sparuto gruppetto di pini nel mezzo di un prato: “E’ molto antico ma ormai praticamente inutilizzabile perché fa uscire troppo allo scoperto, immagino una volta ci fossero più alberi…”

Arrancarono in salita, fianco a fianco, in silenzio, verso lo sparuto boschetto, Remus aveva il fiatone, nonostante le lunghe gambe, e Tonks decise di approfittare del momento per porre la domanda che le bruciava più di ogni altra: “E Hestia da dove esce?”

Remus non alzò lo sguardo dal terreno accidentato e si limitò a stringersi nelle spalle: “Non la conosco molto bene, in realtà. Abbiamo fatto qualche anno di scuola insieme ma lei era tre anni dietro a me e in Ravenclaw; me la ricordo solo perché era Cercatrice e giocava contro James, ma non credo di averle mai rivolto la parola, all’epoca. È una guaritrice ora, lavora per il Reparto lesioni da incantesimo e il Reparto Janus Thickey.”

Parte dell’antipatia che Dora a pelle provava per la donna svanì improvvisamente, sostituita da una grande ammirazione: “Accidenti, deve essere maledettamente in gamba per lavorare lassù.”

Remus annuì: “E’ estremamente brillante, so che è uscita dai NEWT con Incantesimi, Pozioni, Erbologia, Trasfigurazione e Difesa dalle Arti Oscure tutti a pieni voti. È rassicurante sapere di avere qualcuno di fidato che si possa prendere cura di te se ti prendi uno schiantesimo o una maledizione. E non è tutto…”

Avevano nel mentre raggiunto il gruppetto di pini e Remus indicò con un dito un grosso masso che sorgeva nel centro della piccola radura: “Vuoi fare tu?”

Tonks annuì, erano tutti incantesimi con cui aveva ampia familiarità e non ci mise molto a confermare che non ci fosse traccia di passaggio umano da quelle parti da molto tempo. Si avviarono attraverso il prato verso la sagoma sbilenca della Stamberga Strillante che si stagliava in lontananza, e la ragazza si schiarì la voce: “Stavi dicendo?”

“Mmm – fece Remus, esitante – Quanto sai di che cosa è successo a Gilderoy Lockhart?”

“Che si è ritirato a vita privata a godersi i suoi galeoni da qualche parte?”

“Non è andata proprio così – rispose lui – Ricordi quando ti ho raccontato di come ho avuto il lavoro a Hogwarts, l’anno dopo l’apertura della Camera dei Segreti? Di come il preside sia convinto che Voldemort avesse trovato il modo di manifestarsi a scuola e scatenare il basilisco?”

Tonks rabbrividì, Remus aveva raccontato l’intera storia a lei e Sirius una sera, e la consapevolezza di aver vissuto per sette anni sotto lo stesso tetto di un basilisco non le aveva fatto chiudere occhio tutta notte: “Sì, ricordo fin troppo bene. Che cosa centra Lockhart?”

“In breve, – rispose Remus – voleva assumersi il merito di aver trovato e sconfitto il mostro, obliviando Harry Potter e Ron Weasley, ma la bacchetta di Ron era malfunzionante e gli si è rivolta contro. Ha subito un danno piuttosto grave. È ricoverato al Janus Thickey ed è Hestia che si sta occupando della sua riabilitazione. Questo la sta aiutando a portare avanti i suoi studi sul funzionamento degli incantesimi di manipolazione della memoria ma al tempo stesso tiene discretamente sotto controllo che non riemergano ricordi scomodi sulla Camera dei Segreti.”

Continuarono a camminare per qualche minuto in silenzio prima che Remus aggiungesse piano: “Anche Alice e Frank sono lassù, i Longbottom, sai? Non so se questo abbia qualcosa a che fare con il fatto che il preside l’abbia reclutata … di quale sia il loro legame, o rapporto, non sono al corrente.”

Tonks sospirò, la storia dei due auror le era tristemente nota: “Dumbledore ha sempre le sue ragioni per fidarsi della gente, e da quello che mi dici Hestia sembra davvero una tipa in gamba e una risorsa preziosa da avere dalla nostra parte.”  

Quanto era stata stupida, pensò, a lasciarsi prendere anche solo per un istante da un’inutile gelosia. In fondo, aveva sempre saputo che la fonte dei suoi problemi con Remus non erano certo dovuti alla presenza di un’altra donna nella sua vita; sarebbe probabilmente stato più facile, in tal caso, venirne a capo.

La Stamberga, in estate, aveva un’aria ancora più triste e desolata del solito. Aveva perso qualsiasi aura di mistero e appariva solo come una squallida catapecchia abbandonata. Tagliando dal prato, invece di giungervi percorrendo la strada, erano arrivati più vicini, in un punto in cui la rozza staccionata non distava più di una quindicina di metri dall’edificio. Remus si appoggiò pesantemente alla recinzione, bacchetta alla mano, e Dora si fermò poco distante, lasciandolo lavorare.

“Nulla, – fece Remus qualche istante più tardi – e non abbiamo sentito nulla da Aberforth, che a quest’ora avrà già abbondantemente terminato il suo giro. Hogsmeade è pulita, puoi avvisare Hestia e Kingsley che noi abbiamo finito?”

Sapendo quanto Remus odiasse la forma del suo patronus corporeo, la ragazza si affrettò ad evocare il suo piccolo jack rabbit argentato, quindi incrociò le braccia sul petto e fissò Remus dritto in volto.

Lui ricambiò lo sguardo con un velo di tristezza: “Hai fretta di tornare a casa?”

Dora indicò con un cenno del capo il cielo che iniziava a schiarire vesto est: “Tra tipo tre ore devo essere in ufficio e non ho intenzione di rischiare che tu sparisca per un altro mese senza un gufo o una parola.”

“Scusa, davvero, - mormorò Remus sprofondando le mani nelle tasche dei calzoni – Mi dispiace essere completamente sparito ma avevo bisogno di pensare, avevo bisogno di trovare la forza e la calma per scendere a patti con … quello che abbiamo fatto…”

Remus distolse lo sguardo, imbarazzato, e Dora non riuscì a non intervenire: “Merlino, Remus! Non abbiamo ucciso né menomato nessuno, smettila di parlarne come se fosse qualcosa di cui vergognarsi!”

Lui serrò la mascella con forza, inamovibile: “E’ stato profondamente irresponsabile, Dora, ed è della mia noncuranza che mi vergogno! Sembra che la mia condizione sia trasmissibile unicamente tramite morso, ma è solo perché non ci sono casi di studio di intercorsi tra licantropi e persone sane, per ovvie ragioni! E se tu fossi rimasta incinta? Che cosa sarebbe successo? Che cosa sarebbe… nato?”

“Oh, ti prego! – sbottò lei, cominciando ad arrabbiarsi di nuovo – Non ti sembra un po’ tardi per sollevare un’obiezione di questo tipo? Pensavi davvero che una gravidanza non fosse qualcosa a cui io avevo pensato? Mai sentito parlare di pozione regolativa?”

Per un attimo, Remus sembrò confuso: “No…”

Dora si ritrovò a combattere l’impulso fortissimo di cercare uno spigolo contro cui sbattere la testa. Remus era un uomo di trentacinque anni mai stato in una relazione stabile, ovvio che non avesse una gran familiarità con la contraccezione: “Beh, una gravidanza non è qualcosa di cui preoccuparsi.”

Sul viso di Remus comparve un’espressione estremamente sollevata e Tonks si stupì con se stessa nel constatare quanto le facesse male. Un pallido ricordo di un sogno, di un bimbo con gli occhi azzurri di Remus in tinta con una zazzera di capelli blu, fece capolino e venne prontamente schiacciato via. Improvvisamente debole, Dora si lasciò sedere su un tronco, le mani strette in grembo.

Remus prese a camminare avanti e indietro davanti a lei, senza trovare pace: “Bisogna essere realistici: non posso legalmente sposarmi, non posso fare dei figli e perfino l’intimità è rischiosa, ho a malapena le risorse per non morire di fame, figuriamoci mantenere una famiglia, non posso condannare qualcuno a vivere una vita come quella che ho da offrire. Non c’è futuro con me, Dora, e ho bisogno che tu lo accetti.”

“Sono perfettamente al corrente di tutte queste cose, e non mi importa! Perché non ci vuoi lasciare una possibilità?” mormorò lei.

“Perché presto o tardi mi spezzerebbe il cuore! – rispose Remus, fermandosi di fronte a lei e chinandosi su un ginocchio per portare lo sguardo alla sua altezza – Perché dici adesso che sei consapevole e che non ti importa, ma presto o tardi ti troveresti davanti alla verità dura e cruda… e non mi guarderesti più con gli stessi occhi. Averti nella mia vita è prezioso, Dora, abbiamo una bellissima amicizia, che è quello di cui ho bisogno e quello che voglio.”

Dora deglutì a forza, annaspando per respirare. Remus era assolutamente serio, e assolutamente cieco al fatto che lei lo amasse ormai con una forza insormontabile e non fosse semplicemente più in grado di immaginare un futuro senza di lui al suo fianco, nonostante tutto.

Una parte di lei avrebbe voluto gridargli in faccia “Ti amo, idiota!” ma l’altra parte ebbe il sopravvento, la parte razionale, quella in grado di vedere l’uomo appeso alla sanità per un filo, in un momento di estrema fragilità e, al tempo stesso, di estrema chiusura.

“E se non fosse quello di cui io ho bisogno, che io voglio? – chiese quindi con un filo di voce – Perché io credo di volere molto, molto di più, Remus.”

“Non ti posso dare di più - rispose lui, triste ma categorico, e Dora sentì il cuore andarle in frantumi e un groppo amaro salirle in gola – È quasi certo che nel prossimo futuro ci troveremo a dover lavorare insieme, come stanotte, sempre più spesso e se questo è un problema devi dirmelo ora.”

Lei si passò una mano sugli occhi, gonfi e prossimi ad un pianto che stava lottando per trattenere: “No, certo che no, nessun problema – si costrinse a rispondere - Se è tutto ciò che hai intenzione di permettermi, lascia almeno che ti stia vicino così, da amica.”
 
 
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“Buongiorno, Signor Fisher. Un caffè doppio, per favore.”

L’omino babbano squadrò Tonks da capo a piedi da dietro il suo chiosco e scosse il capo con un mezzo sorriso: “Abbiamo fatto le ore piccole, eh! Ah, quanta gioventù… ecco a te una dose doppia di zucchero e caffeina, cara.”

Dora gli allungò un paio di pound e gli augurò una buona giornata prima di trascinarsi stancamente verso l’ingresso pedonale del Ministero. Era stravolta, aveva messo piede in casa all’alba e pianto tutte le sue lacrime sprofondata nella vasca da bagno per poi uscire e fare una lunga passeggiata mattutina per le vie grigie di Londra. Non aveva neanche provato a dormire.

Individuò immediatamente la sagoma variopinta di Kingsley nell’ingresso e allungò il passo per affiancarsi a lui mentre varcava la soglia dell’ascensore. Aveva un’aria altrettanto stanca e abbattuta: “Sono a malapena passato da casa a darmi una lavata – borbottò in un raro momento in cui l’ascensore si era completamente svuotato – abbiamo scarpinato su e giù tutta notte senza trovare assolutamente nulla. Nessuno conosce quella dannata foresta meglio di Hagrid, siamo andati a parlare con alcuni centauri ma non hanno visto nulla di strano e io e Hestia abbiamo provato qualsiasi incantesimo di tracciamento, nulla! Sembrerebbe quasi che, dal punto dell’aggressione, Crouch non sia affatto rientrato nella foresta, ma è assurdo perché non può essere andato da nessun’altra parte! Anche voi un buco nell’acqua mi pare di capire…”

Tonks annuì: “Già. Non che fosse probabile che Crouch fosse riuscito a muoversi indisturbato per il castello … ma di sicuro non ha utilizzato nessuno dei passaggi segreti.”

“E per il resto? – chiese Shacklebolt mentre raggiungevano il piano e si facevano strada verso il quartier generale auror – Tutto ok?”

Dora fece finta di non aver capito la domanda e si strinse nelle spalle: “Niente di che.”

Avevano a malapena preso posto ai rispettivi cubicoli che la voce di Scrimgeur li chiamò tutti a raccolta; aveva un’aria anche più torva del solito e annunciò senza preamboli di sorta che Crouch era comparso nel parco di Hogwarts la sera prima e che bisognava organizzare immediatamente delle squadre di ricerca che pattugliassero la zona. L’informazione era assolutamente riservata e il ministro in persona era diretto alla scuola per parlare con il preside.

Tonks mugugnò disperata, pregando tutto il pregabile che le venisse concesso di accasciarsi alla scrivania e vegetare sulla sua sedia per il resto della giornata. 

“Ci è permesso pattugliare l’interno della scuola?” chiese qualcuno.

“Come è possibile che qualcuno si sia introdotto a Hogwarts?” aggiunse un altro.

Scrimgeour alzò entrambe le mani per mettere le voci a tacere: “Non abbiamo il permesso di entrare a scuola, il Preside ha detto che i suoi insegnanti sono tutti grandi maghi e streghe e che sono più che sufficienti a tenere al sicuro i suoi studenti. Inoltre, pare abbia ragione di credere che Crouch non sia più entro i confini di pertinenza della scuola. Come funzioni quel dannato castello è un mistero che credo nemmeno Dumbledore conosca fino in fondo, ma se non ci fidiamo di lui di chi?”

Tonks provò un guizzo di entusiasmo nel rendersi contro che Scrimgeour si fosse appena esplicitamente dichiarato pro-Dumbledore ma la sua energia ebbe vita breve, svanendo non appena il suo nome venne chiamato per fare parte di una delle squadre incaricate di setacciare il perimetro della scuola in cerca di indizi.

Fece cadere la testa sulla spalla di Kingsley, al suo fianco, ed ebbe la magra consolazione di una pacca solidale sulla schiena prima di rassegnarsi al suo destino. 




 
 
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Dovesse incuriosirvi, vi dico due parole sul bg di Hestia Jones. Mi sono basata in primis, come sempre, da quello che ci dice J.K., partendo dall'età: le uniche informazioni che abbiamo sono che Hestia era troppo giovane per essere parte dell'Ordine durante la Prima Guerra e che Tonks è di molto più giovane di tutti gli altri, quindi ho collocato Hestia in un range più vicino a Remus (b. 1960) che a Tonks (b. 1972) facendola nascere nel 1963.

Non sappiamo in che casa sia stata ma sappiamo che è super competente in aritmanzia e incantesimi (in particolare magia difensiva) e che è abile nel volo; dato che fino ad ora abbiamo avuto solo personaggi Gryffindor o Hufflepuff per par condicio Hestia mi sembrava adatta a rappresentare Ravenclaw e, perché no, ad essere stata nella squadra di Quidditch.

Per quanto riguarda che cosa faccia nella vita, di nuovo, non abbiamo info quindi mi sono basata sulle sue competenze e su ciò che è descritto del suo carattere ("tactful and caring") e ho immaginato che nel mondo babbano sarebbe stata qualcosa di simile ad una psicologa o terapeuta. Ho cercato in lungo e in largo ma non ci sono tracce di figure professionali simili nel mondo magico, quindi sono approdata al St. Mungo e mi sono interrogata su quale reparto (questi sì, sono elencati da J.K.) potesse assomigliare di più a qualcosa che si occupasse di salute mentale e mi è subito saltato all'occhio il Janus Thickey. Dumbledore l'ha conosciuta per via di Gilderoy? Già la conosceva perché era lei che si occupava della riabilitazione dei Longbottom? O per qualche altro motivo ancora? Non lo so, ma mi sembrava ci fossero abbastanza collegamenti da rendere la storia credibile e interessante.

Nel leggere i libri vi eravate fatti un'idea diversa? Mi farebbe davvero piacere sapere quale e che cosa ne pensate della mia versione!
 
[1] Incantesimi citati nei libri o nei film (incluso Animali Fantastici) per rivelare testi, messaggi, oggetti o tracce di magia
  
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