Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Exentia_dream2    06/07/2020    2 recensioni
Rose Weasley è la classica ragazza intelligente che non impegna ma che, se si impegnasse, sarebbe capace di raggiungere ottimi risultati o traguardi importanti.
O, forse, rovinerebbe tutto comunque, pur impegnandosi.
E, a diciotto anni, convinta che il mondo sia un parco giochi, non sa ancora cosa fare da grande.
Si troverà impreparata ad affrontare le responsabilità che nascono dopo l'abbandono della scuola e finira a friggere patatine e cuocere hamburger.
Riuscirà a diventare grande e a conoscere, o riconoscere, l'amore?
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4:

La legge di Murphy nella vita reale. 



Secondo la legge di Murphy se qualcosa può andar male, lo farà e, nonostante non abbia mai dato peso a questa visione della vita, a Hogwarts mi ero ritrovata più volte a pensare a quanta verità potesse contenere tale pensiero. 

Come quella volta in cui ero in ritardo alla lezione di Aritmanzia e la fetta biscottata su cui avevo spalmato la marmellata alle fragole aveva deciso di incollarsi alla mia camicia bianca; o quella volta in cui avevo fatto esplodere un calderone e per riprendermi dallo shock avevo bevuto tutto d'un fiato quella che doveva essere una pozione calmante ma che, invece, si era rivelata essere la pozione balbettante e che mi aveva fatta singhiozzare per due giorni interi. 

Per quanto io abbia amato essere un'alunna del corpo studentesco di Hogwarts, una piccola microscopica parte di me malediva la magia, le mura, i ritratti dei presidi, i fantasmi, quel maledetto Poltergeist di Pix che svolazzava nei corridoi prendendo in giro chiunque. 

In realtà, gli avevo sempre dato man forte soprattutto quando si trattava di sfottere la figlia perfetta di Cho Chang: Lena era una ragazza particolarmente irritante che faceva bella mostra della sua spilla auto fabbricata da studente migliore dell'anno ed aveva perennemente in naso arricciato come se la peluria che per poco non le copriva la bocca puzzasse di pesce marcio, quindi era diventata per tutti Lena baffo d'oro. 

Ciò che la rendeva ancora più antipatica - ai miei occhi e a quelli di zia Ginny che non aveva ancora perdonato a Cho di aver baciato Harry prima che potesse farlo lei- era la sua cotta stratosferica per Albus. Tale madre, tale figlia. Il frutto non cade mai lontano dall'albero e tutti gli altri luoghi comuni. 

Da brava alunna ligia alle regole e tifosa della sua amatissima casa dei Corvonero, un giorno Lena si era stesa sull'erba del campo da Quidditch durante un allenamento e io mi ero praticamente spiaccicata al suolo per afferrare il boccino, investendola: si era alzata in piedi piangendo come se un troll l'avesse bastonata con la propria clava. << Sei una bulla, Rose. Smettila di farmi male apposta. >>

L'avevo liquidata con un gesto annoiato della mano ed ero tornata sulla scopa. 

Quella sera, Pix si divertiva a stornellare una canzone su quello che era successo nel pomeriggio. << Rose la bulla offende una fanciulla, una punizione avrà e forse smetterà. Rose la bulla offende una fanciulla… >>

<< Sta zitto, stupido folletto. >>

<< Rose la bulla mi ha dato del folletto. >>

<< Taci, maledetto. >>

È stato quello il momento in cui ho cominciato ad odiare quello che per anni era stato il mio personaggio preferito all'interno della scuola. 

Poi, Lena, con l'espressione ancora offesa, mi si era fermata di fronte aveva messo le mani sui fianchi. << Peeves ha ragione: sei una bulla. >>

<< Smettila. Sarei una vera bulla se ti chiamassi Lena la balena o se ti dicessi "Lena fai pena." >>

Quella sera, la legge di Murphy, oltre a quello teorico, aveva trovato il suo fondamento scientifico: il fatto che un evento sia improbabile non vuol dire che sia impossibile. 

Infatti, era improbabile che la McGranitt alzasse il naso dalle sue pergamene e se ne andasse a zonzo per il castello. 

Improbabile, ma non impossibile e me ne resi conto soltanto quando la sentii tossire nervosamente. << Weasley, nel mio ufficio. Adesso. >>

Maledetto Murphy, maledetto Peeves e maledetta Lena la balena, o Lena fai pena o Lena baffo d'oro. Insomma, maledetta e basta. 



°°° °°° °°° 

Quando papà era arrabbiato se ne stava seduto sul divano a leggere la Gazzetta del Profeta, mentre mamma gli portava la colazione sistemata su un vassoio che poi poggiava sul tavolino basso. Tornava nel giro di dieci minuti per recuperare la tazza vuota e raccogliere le briciole. 

Quella mattina, però, papà era più arrabbiato del solito ed era facilmente intuibile dal fatto che il caffè e il pane imburrato fossero ancora sul vassoio e che mamma non avesse ancora pulito. 

E che il giornale fosse al contrario, ma avevo preferito non dirgli niente e salutarlo con una pacca sulla spalla: era il mio primo giorno libero ed ero molto, molto allegra. 

E, per la prima volta in tutta la mia vita, avevo indossato qualcosa di femminile e soltanto perché Dominique mi aveva praticamente obbligata. << Vestiti da femmina se non hai intenzione di restare a casa a fare le pulizie. >> aveva detto al telefono. E no, non avevo potuto dirle di no: tra una giornata intera di shopping sfrenato e una intera trascorsa a pulire casa con mamma che mi sarebbe venuta dietro a controllare la precisa collocazione di ogni oggetto o granello di polvere rimasto per puro caso su una superficie, preferivo sicuramente la prima.

<< Esci? >> Hugo stava inzuppando un biscotto nel latte, una goccia che gli pendeva sulle labbra. 

<< Sì. >>

<< E dove vai, Rose? >> aveva chiesto mamma con un pezzo di stoffa tra le mani. 

<< Con Domi. >>

<< Oggi è il giorno delle pulizie. >>

Appunto, avrei voluto dirle, invece mi limitai a fingere di averlo dimenticato, che a causa del lavoro avevo perso la cognizione del tempo e che era una così bella giornata che sarebbe stato davvero un peccato non mettere il naso fuori dalla porta. << Esci anche tu. >> le avevo proposto alla fine per non sentirmi troppo in colpa ed avevo ricevuto in cambio una specie di grugnito. 

<< Sei proprio una bugiarda. >> mi aveva detto Hugo nell'orecchio. 

<< E tu sei uno sfascia famiglie: papà è ancora arrabbiato con me. >>

<< Beh, ha ragione. Insomma, Scorpius Malfoy? >>

<< È stato un errore di gioventù. >>

Hugo mi aveva riso in faccia ed ero stata agile a scansare quella pappetta di latte e biscotti che gli era uscita dalla bocca, meditando vendetta per quello che aveva combinato qualche giorno prima durante la famosa cena in cui aveva rivelato a tutti il mio segreto più segreto e, in cambio e del tutto immeritatamente, si era guadagnato più di un bacio da parte di Laura. 

Quando un'ora e venti minuti più tardi Domi si era degnata di bussare alla porta, io ero inginocchiata sul pavimento per pulire i piedi del divano con un pennello. 

<< Ricordo chiaramente che Hermione fosse una strega. >>

<< Ricordo chiaramente di averti sentito dire che saresti venuta alle dieci. >>

<< Un piccolo contrattempo. >> e si era sistemata la cerniera dei jeans. << Ciao zio Ron. >>

<< La mia bella nipotina. >> papà si era alzato dal divano e le aveva stampato due sonori baci sulle guance. 

<< Noi andiamo. >> avevo detto sistemando il vestitino alla bell'e meglio e guardando quanto Dominique risultasse molto più femminile nel suo jeans striminzito e sui suoi tacchi vertiginosi, mentre io avevo al piede le mie inseparabili Converse: somigliavo più ad una bambinetta di due o tre anni. << Ciao, papà… A me nessun bacio? >>

<< Lontana dai miei occhi, piccola traditrice. >>

<< Okay, a dopo. >>

<< Non tornare mai più in questa casa. >> aveva aggiunto con un'espressione arrabbiata sul viso e le orecchie rosse e, dopo aver assistito alla mia diseredazione, Domi mi aveva presa per mano e mi aveva trascinata in giardino. << Quindi… Ehm, lo ha saputo? >> mi chiese. 

<< Già. >>

<< Ma come è possibile? Quello che succede a Hogw… >>

Bloccai la sua filippica. << Hugo. >>

<< Hugo? >>

<< Diciamo che l'ho un po' spinto… >>

<< Cioè? Volevi che tuo padre sapesse di te e Scorpius? >>

<< No, non il quel senso. La sua è stata… una vendetta, ecco. >>

<< Per? >>

<< Gli piace Laura Paciock. >>

<< E cosa c'è di male? >>

<< Niente, a parte il fatto che lei non ne fosse a conoscenza. >> e, pensandoci a mente lucida, effettivamente gli avevo fatto davvero un gran favore. << Il tuo contrattempo? >>

<< Teddy. >>

<< Ma è l'ex di tua sorella… >>

<< Oh, ancora con questa storia? Vic non ha tempo per lui con il lavoro al Ministero e poi è lesbica. >>

<< È lesbica? >>

<< Sì. >>

<< Da quanto tempo è lesbica? >>

<< Da sempre. >> e, soltanto in quel momento e dopo quella scoperta, ero riuscita a dare un senso alle occhiate che Victoria lanciava in direzione della fauna femminile durante le mie ultime feste di compleanno. << Adesso sta con una tipa che si chiama Sarah o Sharon, non ricordo precisamente. >>

<< E i tuoi genitori? >>

<< Sono abbastanza tranquilli: Sarah, o Sharon, ha una villa nel Sussex e ci ha invitati lì per le vacanze estive. Partiamo domani. >>

<< Ah, sì? Bene… voglio dire, wow: parti per le vacanze… >> lo avevo detto con un entusiasmo che in una scala da zero a dieci rasentava lo zero. 

<< Non essere troppo felice per me, Rose, ti prego. >>

<< Mi dispiace, Domi… È che sono così giù: ve ne andate tutti, mentre io devo passare l'estate a lavorare. >>

<< Potrai sempre venire, lo sai? Anche solo per un giorno… >>

<< Non lo so… >>

<< Ti va un mega frappé con una montagna di panna? >>

<< Ne avrei davvero bisogno. >> perciò ci eravamo sedute al tavolino alto di una gelateria ed avevamo ordinato due frappé alla fragola che una cameriera ci aveva portato ornati di cannucce di biscotto e cucchiaini di plastica colorata. 

<< Come va con Axel? >>

<< Ha detto che sarebbe tornato questa settimana. >>

<< Ma è bellissimo! >> con lo stesso tono con cui io avevo risposto alla notizia della sua partenza. 

<< Un paio di giorni, per una pratica burocratica. >>

Sulla faccia di Domi si era dipinta la tipica espressione di chi stava per urlare il famoso "io te l'avevo detto" ed era vero, perché a lei Axel non era mai piaciuto: dopo il corteggiamento quasi asfissiante, era cambiato e lei soprattutto lo vedeva sempre troppo preso, troppo impegnato, troppo distratto; lo giustificavo dicendo che anche io ero impegnata tra Quidditch e G.U.F.O., perciò non era un problema non sbaciucchiarsi ogni due per te.

La verità era che anche io avevo notato il suo cambiamento e sì, mi dava enormemente fastidio il fatto che lui non trovasse un attimo per me, se non quando si doveva fare sesso, ma avevo lasciato perdere perché davvero mi annoiava tirare su discussioni in cui Axel fingeva di ascoltare o mi rispondeva con sufficienza. 

Domi aveva fatto un sospiro un po' troppo profondo e rumoroso. << Sai come la penso a riguardo. >>

<< Sì. >>

<< Almeno è bravo a letto? >>

<< Credo di sì. >>

<< Credi? >>

<< Non ho nessun termine di paragone,quindi sì: credo. E poi lo abbiamo fatto solo tre volte… due e mezzo, in realtà. >>

<< Cavolo, Rose, state insieme da più di un anno… >>

<< Lo so. >>

<< Quindi tu e Malfoy non… >>

<< No. No, cioè… Con le mani, ma non era granché. >>

<< Perché? >>

<< Beh, perché non c'entrava mai il bersaglio, ecco. >>

<< Ah, oh… se fossi un uomo ti porterei a puttane, Rose, per farti scoprire e conoscere l'arte finissima del sesso. >>

<< E, invece, per mia fortuna sono una donna, Domi. >>

Una donna che indossava un vestitino a pois, le converse consumate e si era appena sporcata rovesciandosi mezzo litro di frappè sulle gambe. Miseriaccia. 

°°° °°° °°° 

Dopo la lunga sessione di shopping e il terzo grado a cui Dominique mi aveva sottoposta- ad un certo punto avevo chiesto la clemenza della corte- tornare a casa mi era sembrata quasi una strada che conduceva alla salvezza. 

Alle cinque del pomeriggio, però, avevo trovato mamma con i capelli legati, le guance rosse, a battere ripetutamente il piumino addosso a papà. << Basta, Ron, devi alzarti e lasciarmi finire. >>

<< È il mio unico giorno di riposo, Hermione, potresti per piacere lasciarmi in pace? >>

<< Io? Io devo lasciarti in pace? >>

<< Sì. >>

<< Ma davvero? >>

<< Sì, davvero. Davvero, Hermione. Sono stanco di questa storia che si ripete una volta alla settimana: ho voglia di starmene stravaccato sul divano per tutta la giornata perché è un mio sacrosanto diritto riposare nel mio giorno di riposo. >>

<< Che sarebbe anche il mio giorno di riposo, Ronald. >>

<< Allora smettila di rompere il cazzo e riposati, maledetto Godric. >>

Mamma aveva scosso la testa facendo cadere qualche ciocca di capelli sul viso e poi aveva guardato di nuovo papà con lo stesso sguardo che probabilmente aveva rivolto a Voldemort quando lo aveva incontrato per la prima volta. << Ron, sono davvero stanca, non ne posso più di tutto questo: di te che non muovi un dito, di Rose che non riesce a crescere e a diventare responsabile e di Hugo che se ne sta sempre chiuso in camera sua. E se riposare è un tuo diritto, allora, è un mio sacrosanto diritto lasciare tutti voi nel disastro in cui riducete questa casa e andare via. >> prima di smaterializzarsi per andarsene chissà dove ed io non avevo fatto in tempo a dire qualcosa per fermarla. 

Quando avevo aperto del tutto la porta di casa, avevo visto il disastro di cui aveva parlato mamma: i libri sparsi sulla consolle e accanto alla televisione, le varie copie della Gazzetta del Profeta sul pavimento, i documenti del lavoro di papà un po' ovunque, una serie di bicchieri sul tavolino basso e qualche scatola di cibo d'asporto sotto il divano. << Papà? >> lo avevo quasi sussurrato. 

<< E non rompere il cazzo nemmeno tu, amante del nemico. >>

E, senza che me ne rendessi conto gli avevo urlato che era davvero infantile da parte sua odiarmi per una cotta adolescenziale. << E ora alza il culo da questo maledetto divano, papà, e vai a cercare la mamma. >> poi avevo pulito tutto con un colpo di bacchetta. 

Nonostante fossi d'accordo con mamma, comunque non potevo dare totalmente torto a papà: insomma, siamo una famiglia di maghi, perché ostinarsi a fare le pulizie alla maniera babbana? 

Avevo cominciato a salire le scale e davanti alla porta della camera di Hugo avevo sentito il bisogno di aprirla e parlare con lui. << Ehi. >>

<< Dovresti bussare prima di entrare, Rose. >> aveva lanciato il cellulare da qualche parte e si era coperto con il lenzuolo. 

<< Ti dai al fai da te? >>

<< Sta zitta, ti prego: è già abbastanza imbarazzante. >>

<< Sì, beh, cogliere in flagrante tuo fratello che si masturba non è proprio una bella visione. >>

<< Non mi stavo masturbando. Era soltanto… >>

<< Te lo stavi misurando? >>

<< No, stavo facendo una foto da mandare a Laura. >>

<< Perché mai dovresti mandarle una foto del tuo coso? >>

<< Per convincerla a venire a letto con me? E poi a te cosa importa? >>

<< Mamma e papà hanno litigato. >>

<< Lo so: non hanno fatto altro da quando te ne sei andata. >> 

<< Se n'è andata anche lei. >>

<< Grande, Rose: è una davvero bellissima notizia. >>

<< Spero tu stia scherzando. >>

<< Affatto: papà questa notte dovrà andare con zio Harry per un sopralluogo ed io potrò invitare Laura a dormire qui. >>

Subito dopo aver assimilato l'idea di Hugo, il mio telefono si era illuminato. 

Axel: Rosie, sono a Londra. 

Rose: Ottimo. Se vuoi, puoi dormire da me: sono sola a casa stanotte. 

E no, per dormire da me non intendevo esattamente chiudere gli occhi e accoccolarmi tra le sue braccia: nella mia mente stavo già immaginando nuove posizioni da sperimentare. 

Axel: Sì, certo. 

Rose: A dopo. 

Poi ero corsa in camera mia per scegliere l'intimo coordinato che avrebbe fatto capire ad Axel le mie reali intenzioni ed avevo cominciato a maledirmi per non aver ascoltato Domi quando mi aveva consigliato di imitare il suo shopping sexy: le uniche mutande che non avevano unicorni e caramelle disegnati ovunque erano nere e con un fiocchetto multicolore sul retro, i reggiseni invece erano davvero tutti da scartare. 

Mi ero seduta sul letto solo per sbuffare più forte e mi era balenata l'idea di intrufolarmi in camera da letto e rubare qualche completino intimo di mamma. 

Quella è stata la serata di due scoperte importanti: Hermione portava una terza ed io una seconda stentata - avevo anche l'opzione di riempire le coppe con l'ovatta, ma la scena che si era disegnato nel mio cervello mi aveva saggiamente fatto desistere per ovvi motivi: non volevo affatto che Axel sputacchiasse pezzi di ovatta  ovunque- e la seconda era che mamma possedeva solo mutandoni bianchi mille volte più antisesso dei miei slip con un panda sul sedere. 

Alla fine, mi ero quasi convinta di indossare soltanto la vestaglia di modo che Axel non avrebbe potuto fraintendere per niente le mie intenzioni. 

°°° °°° °°°

Quella mattina ero davvero di cattivo umore: Axel era arrivato a casa quasi alle due di notte, come se fosse la cosa più normale del mondo. Lo avevo perdonato praticamente subito: la pelle abbronzata, il colletto della camicia aperto e sgualcito, i capelli in disordine e la bava che mi colava dalla bocca. 

<< Ehi, Rose… Sei pronta? >>

<< Certo che lo sono. >> così lo avevo fatto sedere sul letto e cominciato a slacciare in maniera lenta e sensuale il nodo alla cintura della vestaglia - mi ero allenata per almeno un'ora e mezza- e gli avevo baciato l'angolo della bocca, spalmandomi praticamente addosso a lui che mi aveva riso in faccia e mi aveva abbracciata in un silenzio estremamente fastidioso. << Axel? >> lo avevo chiamato più di una volta. 

Poi, aveva cominciato a russare. 

Per questo, quando era suonata la sveglia, mi ero resa conto di non aver dormito affatto e lo avevo preso a calci fino a quando non era caduto dal letto. 

<< Ma sei impazzita, Rose? >>

<< Da quant'è che non ci vediamo? Da quanto tempo non stiamo insieme? E tu cosa fai: vieni a casa mia e ti metti a dormire? >>

<< Me lo hai chiesto tu. >>

<< E quando ti avrei detto: ehi, Axel, mentre io faccio uno spogliarello per te, potresti per piacere diventare la Bella Addormentata, eh? >>

<< Ma tu hai detto che se volevo potevo dormire da te. >>

<< Sai una cosa? Ah, lascia perdere. >>

<< E tu sai una cosa, Rose? Sei proprio una bambina. Me ne vado. >>

<< Sì, bravo, torna a fare l'indonesiano represso. >>

<< E comunque sì, sei ingrassata! >>

<< Ma… brutto orango… >> insomma, Schiantarlo era davvero il minimo che io potessi fare. 

E comunque, la giornata non era iniziata bene nemmeno al Calaluna: avevo bruciato una dozzina di croissant e Luna mi aveva avvisato che sulla pedana del retrobanco c'era in minuscolo buco che lei aveva coperto con un tappeto a fiori. <<È proprio qui, sotto il trifoglio. >>

<< Lo terrò a mente, grazie. >>

<< Ah, Rose, oggi sarò via per delle commissioni: mi fido di te. >>

Ma non c'è di che, davvero. << Sì, beh… forse non è proprio il caso che io… >>

<< Te la caverai benissimo. >> ed era uscita come se fosse stata una cliente golosa a cui avevo regalato venticinque tonnellate di crema al cioccolato. << Ah, Rose, c'è una torta nel retro. Verranno a ritirarla nel pomeriggio, mettila nella scatola blu extra. >>

<< D'accordo. Buone commissioni. >> l'avevo salutata sventolando la mano. 

Così avevo passato l'intera mattinata a pulire il locale negli angoli più nascosti, a maledire Axel e a ripensare al modo in cui ci eravamo lasciati, a guardare fuori dal locale le altre ragazze che passeggiavano allegre ed a provare la sensazione che peggio di così proprio non poteva andare. 

Avevo accuratamente evitato il trifoglio e mi ero dedicata ai compiti che Luna aveva trascritto su un post-it giallo: l'ultimo era la pulizia del frigorifero nel retrobottega, perciò mi ero armata di bacchetta ed avevo aperto il portellone.

C'erano si e no sei gradi lì dentro ed avevo le orecchie gelate, perciò quando avevo sentito una voce chiedere se ci fosse qualcuno l'avevo eletta a mio personale salvatore: insomma, non avevo voglia di morire assiderata. << Un secondo, arrivo. >>

E rimasi lì, sulla porta che divideva il retro dal bar con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite:Scorpius Malfoy se ne stava con un gomito appoggiato al bancone, il sorriso sulle labbra, gli occhiali da sole a coprirgli gli occhi, in giacca e cravatta. 

<< Rose? Che ci fai qui? >>

<< Ci lavoro, genio. >>

<< Come stai? >>

<< Posso fare qualcosa per te o… >>

<< Penso che dovresti smetterla sai. È passato così tanto tempo. >>

<< Non ti ho ancora perdonato. >>

<< Nemmeno io. >> ed aveva tolto gli occhiali sistemandoli nel taschino della giacca con i suoi soliti movimenti lenti ed estenuanti. 

Non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi, io e lui: gli avevo detto che mi piaceva un altro - un altro che tra l'altro non era consapevole nemmeno della mia esistenza perché era il personaggio di un libro- e lui mi aveva scagliato contro una fattura Furunculus che mi aveva tenuta segregata in Infermeria per una settimana e non ci eravamo più parlati da allora con sommo dispiacere di Al. << Direi che siamo pari. >>

<< Sì, lo penso anche io. Posso avere un caffè doppio? >>

<< Subito. >>

Probabilmente, il formicolio che sentivo al basso ventre dipendeva dal fatto che Axel mi avesse mandato in bianco dopo mesi di astinenza forzata, perciò finsi di guardare altrove mentre Scorpius girava il cucchiaino nella tazza e poi lo leccava come… come… Smettila, Rose: lui non c'entrava mai il bersaglio. 

<< Ah, >> aveva un tono di voce stranamente basso e sensuale, mentre portava la tazza alle labbra e sorrideva con quel ghigno che rendeva il tutto quasi eccitante. << devo ritirare una torta. >>

<< Là… Di torta, la là. Ehm, no, aspet… scatola torta, blu. >> così, per darmi un contegno ero corsa a prendere quella maledetta torta. << Dammi cinque minuti, te la sishemo nella sfatola blu. >>

Il minuscolo buco di cui Luna mi aveva parlato qualche ora prima era in realtà una sorta di voragine in cui il mio piede si era incastrato e adesso stavo parlando slinguazzando la panna stesa sulla pedana. 

<< Rose? Rose… Stai bene? >>

Scorpius doveva aver aperto la porta che permetteva l'ingresso al retrobanco soltanto al personale o - magari aveva semplicemente saltato il legno che ci divideva - e mi aveva tirato su di peso: avevo guardato la torta spiaccicata e la panna che era volata praticamente ovunque, posandosi su ogni superficie. 

<< Oh, no. >> avevo le lacrime agli occhi. 

<< Tranquilla, Rose… non era così importante. Magari prendo un vassoio di dolci. La torta… Non fa nie... >>

<< Non m'importa nulla di questa stupida torta. >>

<< E allora perché piangi? >>

<< Perché ho pulito soltanto un'ora fa. >>

L'espressione sulla faccia di Scorpius era passata dal dispiacere allo sconcerto e poi si era aperta in una risata che fece ridere anche me. << Sei sempre la solita combina guai. Dai, diamo una sistemata qui dentro. >> 

Quaranta minuti più tardi, avevamo entrambi la fronte sudata e la camicia fradicia. << Usare la magia, no? >>

<< Perché mai? I risultati migliori si ottengono con la fatica. >>

<< Sembri mia madre. >>

<< Gran bella donna, devo ammettere. >> e dopo che gli avevo rivolto lo sguardo più minaccioso del mio repertorio, lui aveva aggiunto: << Saggia, molto saggia. >>

<< Bene, qui abbiamo finito. Ti preparo un bel vassoio. Offre la casa. >> gli dissi sistemando ordinatamente i vari dolci. 

<< No, tranquilla. >>

<< No, davvero, insisto: è colpa mia se la torta, oh, insomma zitto. >>

<< Rose… >>

<< È un evento particolare? >>

<< No, non proprio. È soltanto il mio compleanno. Quanto ti devo? >>

<< Oh, no, no. E auguri, ma no. >>

<< Rose. >>

<< Prendilo come un regalo, okay? Devo pur rimediare al danno, no? >>

<< Rimedierai in un altro modo. >> 

Subito dopo, l'orologio incantato mi avvisava che era arrivata l'ora della chiusura, perciò avevo segnato con una x tutti i compiti che avevo portato a termine, avevo estratto lo scontrino con gli incassi della giornata e mi ero smaterializzata a casa. 

La puzza di bruciato che usciva dal forno mi fece capire immediatamente che no, mamma non era tornata a casa e che era stato Hugo o, peggio ancora, papà a provvedere alla cena.

Infatti avevo trovato Ron con la testa nel forno che cercava di allontanare il fumo con un canovaccio a quadroni. << Serve aiuto? >> gli avevo chiesto semplicemente perché lo vedevo realmente in difficoltà e non perché fossi una cuoca provetta: mi rendevo conto che il mio aiuto non sarebbe servito a niente, ma almeno avevo dato accenno a quel senso di responsabilità che mamma credeva mi mancasse. 

<< È tutto sotto controllo. >> mi aveva risposto papà, mentre Hugo mi aveva raggiunto per chiedermi se rischiassimo di prendere fuoco insieme a tutta la casa. 

Probabilmente il rischio c'era, ma mi limitai a scrollare il capo e a negare quella possibilità. 

Alla fine, decisi che sarebbe stato meglio per la mia incolumità e quella di tutta la famiglia andare a cena fuori, perciò entrammo quasi fieri della nostra maturità alla Testa di Porco.

<< Tre burrobirre. >>

<< Papà ma Hugo non può bere. >>

<< Infatti sono per me. >>

<< Tutt'e tre? >>

<< Un'altra, per favore. >> chiese dopo aver bevuto in un solo sorso il primo boccale. << Anche tutt'e quattro, Rose. O cinque, sei. Bleah, sono annacquate. >>

Io e Hugo nel frattempo avevamo deciso di mettere qualcosa sotto i denti, perciò avevamo fatto cenno per ordinare un po' di cibo e, dopo quasi un'ora, eravamo ancora seduti ed ancora occupati a convincere papà ad alzarsi e tornare a casa. << Andiamo, dai. >>

<< Un vuisci inscendiato con iascio. >>

<< No, la prego, basta così. >> alzai la mano in direzione del povero elfo che continuava a fare la spola tra il nostro tavolo e la mensola degli alcolici. 

<< Ho detto un fisci scendaio, sporchio lelfio. >> urlò papà. Mamma sarebbe sicuramente inorridita alla vista di quell'essere trattato a quel modo proprio da suo marito. 

<< È proprio andato, dobbiamo portarlo immediatamente a casa. >> così, Hugo mi prese la mano, io mi legai al braccio di papà e un attimo dopo eravamo nella nostra cucina. 

<< Lasciamolo sul divano. >> avevo suggerito e Hugo aveva semplicemente annuito con l'aria rassegnata che assumeva ogni volta che mamma e papà litigavano. 

<< Io vado a letto, Rose. Buonanotte. >>

Io, invece, avevo deciso di andare in cucina a mettere un po' di ordine e cancellare ogni traccia di quell'incendio mancato; mi ero arrampicata sullo sgabello dell'isola per pulire la cappa dalle macchie di fumo e per non cadere mi ero appoggiata al mobile sottostante su cui mamma teneva un'orrenda biscottiera di cristallo su cui era stato fatto un incantesimo che non permetteva di ripararla se si fosse rotta. Per un motivo a me del tutto sconosciuto, Hermione amava follemente quel brutto, bruttissimo oggetto d'arredo e lo custodiva come fosse il più prezioso dei suoi tesori. 

E nel preciso momento in cui la biscottiera si era fracassata sul pavimento, un sonoro pop mi aveva avvisata del ritorno dell'unica persona che non avrebbe dovuto assistere a quella scena. << Rose, che diamine è successo qui? >>

Maledetto Murphy e le sue teorie. 

Angolo Autrice: 

Prima di tutto, perdonatemi per l'assenza, ma tra un contest e l'altro ho preferito mettere in standby le long. 

Nel caso ne abbiate voglia, troverete le storie partecipanti ai vari contest nella pagina autore. 

Ora, parliamo un po' di questo capitolo: è tornato Axel, è tornato Scorpius ed è tornata anche Hermione… Cosa ne pensate? Vi piace questa Rose? 

A presto, Exe. 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Exentia_dream2