Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: sfiorarsi    07/07/2020    4 recensioni
«Avanti, scegline uno» la incoraggiò, prendendola in braccio, facendo attenzione a non bruciarla con la fiamma della candela.
Sullo scaffale illuminato, Lucy poté leggere decine e decine di titoli accattivanti: Il fauno Locus e la mappa segreta, Come preparare un tè con foglie magiche, La storia dello scoglio parlante, e così via. Ce n’era uno, in particolare, che attirò l’attenzione della bambina, che si intitolava Favole di Narnia, Volume I. Dall’alba dei tempi alla storia contemporanea. Lucy lo prese tra le mani e, anche se all’apparenza sembrava piuttosto pesante, sembrava di tenere fra le mani una piuma.
«Scelgo questo» disse al fratello, che la mise a terra.
«Ogni sera, Lu» cominciò lui «leggeremo una di queste favole insieme, così ti aiuteranno a dormire e, nel frattempo, placheranno un po’ della tua curiosità» proseguì e, dopo aver letto il titolo del libro, lo restituì alla sorella «e poi, chissà, potremmo proseguire noi e scriverne un secondo, o addirittura un terzo volume!» esclamò.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Favole di Narnia, Volume I

 

Disclaimer: I personaggi descritti nella raccolta non sono frutto della mia invenzione, ma appartengono a C.S. Lewis, che ne detiene i pieni diritti.
La storia viene ideata, scritta e pubblica senza alcuno scopo di lucro.


 

La seconda sera, Peter tardò di poco meno di un’ora.
Gli obblighi da Re gli imposero di rimanere nella Sala del Trono fino a sera inoltrata poiché, seppur la Strega Bianca fosse stata sconfitta, alcuni dei suoi seguaci vagavano ancora per la magica terra di Narnia, e spesso erano necessarie incursioni e arresti per impedire nuovi focolai dei nostalgici.
Il ragazzo non era sicuro che la sorella fosse ancora sveglia: stando al tramonto del Sole - avvenuto circa un paio d’ore prima, con la grande massa ardente che scompariva dietro le cime oltre la piana di Beruna - dovevano essere circa le dieci di sera. Peter, camminando per i corridoi del castello, osservava il paesaggio al di fuori delle mura: grandi stelle brillavano nel cielo scuro, illuminando i sentieri da un lato, ed il grande mare dall’altro. Ogni giorno che passava, il giovane si innamorava sempre di più di Narnia e dei suoi meandri, di ogni sua parte ed angolo nascosto.
Batté le nocche tre volte sulla porta in legno che conduceva alla camera della sorella. Nessuno rispose, così bussò di nuovo. Lucy, con gli occhi lucidi dal sonno, aprì la porta al fratello e, con un sorriso stanco ma gentile, lo invitò ad entrare. Sembrava appena sveglia, come Peter aveva intuito.
«Vorrai scusarmi per il ritardo, Lu. Un nugolo di Nani Neri era nascosto al limite est di Bosco Tremante, e stavano organizzando un attacco qui al castello. Ho dovuto istruire Oreius sul da farsi» si scusò Peter, ma Lucy non sembrava arrabbiata, solo un poco stanca: una parte di lei, con ogni probabilità, si stava ancora destando dalle soffici braccia di Morfeo.
«Non ti preoccupare, Pete. Ne ho approfittato per schiacciare un pisolino» disse la piccola Regina, infilandosi nuovamente fra le morbide lenzuola. Recuperò il volume di favole, e lo cedette al fratello, che si sedette in fondo al letto.
«Allora, Lu, sei pronta? La prossima favola si intitola “Il gallo che non sapeva cantare”, ed è ambientata alla fine del regno del Re Frank e della Regina Helen» spiegò Peter, sfogliando le pagine ingiallite, ma non per questo meno belle.
«Prima che tu inizi, devo informarti che ho parlato al signor Tumnus: questa mattina mi ha condotto a vedere i luoghi della favola di ieri sera. Ecco perché sono così stanca» spiegò Lucy, emettendo un profondo sbadiglio.
«Quindi funziona! Hai la possibilità di esplorare gli angoli più remoti ed antichi di Narnia, Lu» esclamò il fratello, entusiasta del responso «ma forza, è ora di iniziare. Mettiti comoda» la esortò Peter, che fece lo stesso, incrociando le gambe e poggiando la schiena su una delle aste ai lati del grande baldacchino.
«C’era una volta, durante gli ultimi anni di regno del Re Frank e della Regina Helen, un gallo che non sapeva cantare. Egli non sapeva perché i galli dovessero effettivamente saper cantare, ma era come se quell’abilità dovesse essergli intrinseca, ed era come se tutti ne fossero consapevoli. Il fatto era che, diversamente dalle campagne del mondo del Re e della Regina, nessuno a Narnia aveva bisogno d’essere svegliato: era sufficiente il grande, maestoso, ardente Sole aranciato a destare tutte le creature, che si svegliavano allegre, fresche e riposate» iniziò Peter, con tono soave e al contempo gentile.
L’atmosfera intorno a loro era quieta, e il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla battigia accompagnava la narrazione, rendendola ancor più piacevole e armoniosa. Peter, dopo essersi accertato che Lucy non avesse domande, proseguì nella lettura del racconto.
«Un giorno, prima ancora dell’alba, il gallo - che non aveva un nome, in quanto le altre creature si rivolgevano a lui semplicemente chiamandolo gallo - volle esercitarsi a cantare nella Foresta, dov’era sicuro che non avrebbe disturbato creatura alcuna. Si chiedeva ancora perché i galli dovessero saper cantare, e non potessero essere bravi nella realizzazione di altri oggetti. Lui, per esempio, se la cavava egregiamente nell’intagliare il legno. Non legno proveniente dagli alberi vivi di Narnia, bensì quello che trovava accatastato, al di fuori della porta di casa, ogni prima domenica del mese. Era convinto che fosse Aslan in persona a donarglielo, procurandoselo chissà dove, forse con il suo canto o con il suo ruggito. Quel che era certo, era che il gallo amava intagliare il legno, e spesso scambiava le sue creazioni con semi, piccoli frutti e pietre» lesse Peter. Sua sorella alzò una manina, timidamente, per porgli una domanda.
«Secondo te dove ci procuriamo la legna che serve per scaldarci, Pete? Non vorrai mica dire che…» disse Lucy in un sussurro, terribilmente spaventata e raccapricciata che qualcuno potesse fare del male agli alberi parlanti di Narnia.
«Non tutti gli alberi di Narnia sono vivi, danzanti e allegri, Lu. Vi è un’intera foresta, oltre la diga dei castori, composta da alberi immobili, non parlanti, e quando se ne taglia uno, ne cresce automaticamente un altro identico» spiegò Peter, prima che la sorella si facesse strane idee.
«E pensi che non si esauriscano mai?» domandò ancora.
«Io penso che ci sia un limite, ma sono dell’idea che, finché gli alberi vengono tagliati non con lo scopo di un guadagno, bensì semplicemente per riscaldarsi, Aslan li faccia ricrescere senza problemi» esclamò il Re, sentendo una grande ondata di coraggio lambirgli l’anima dopo aver pronunciato il nome di Aslan.
«E perché il gallo non si limitava a tagliare gli alberi, per creare le sue composizioni e i suoi manufatti in legno?»
«Penso che, a quel tempo, quel genere di foresta non esistesse ancora. Le uniche presenti, in quel tempo all’inizio dei tempi, erano la Foresta del Lampione, nata dalla collaborazione delle creature di Narnia, e la foresta in cui era fuggita Jadis per raccogliere i suoi poteri ed affrontare il Grande Leone» spiegò Peter alla sorella minore, che annuì in risposta. Con un cenno, lo spronò a proseguire nella lettura della seconda favola.
«Il gallo viveva la sua vita allegramente, dedicandosi alla sua passione con dedizione, impegno e zelo, aiutando le altre creature e convivendo felicemente con esse. Quel giorno, però, si era destato presto, perché l’idea che i galli dovessero saper cantare lo torturava. E se tutti i miei avi avessero avuto una voce soave, mentre io non sono altro che la rovina di una dinastia di grandi voci?, si chiedeva, tormentandosi. E così, appollaiato su una roccia, il gallo cominciò ad intonare qualche nota, a voce bassa, quasi in un sussurro, perché il suo canto somigliava di più al gracchiare di una cornacchia, che non alla dolce melodia di una canzone. Nonostante la cocente delusione iniziale, il gallo provò e riprovò, finché i versi che emetteva non smisero di somigliare ad un lamento. Era, però, ancora lontano dal suo obiettivo. Si sentiva estremamente fuori posto, come se del gallo avesse solo l’aspetto e il nome» lesse Peter.
«Cercò di migliorarsi ogni giorno, ma gli sembrava di non superare mai una certa soglia, anzi: aveva l’impressione di essere sempre immobile, fermo allo stesso grado di abilità. Una delle mattine successive, estremamente demoralizzato, il gallo rinunciò. Sedeva sconsolato su una roccia, e piangeva, singhiozzando così forte che attirò, vicino a lui, un giovane asino di nome Cardo. L’asino Cardo, incuriosito, si avvicinò al gallo, senza sapere bene come consolarlo, perché non sapeva che cosa lo affliggesse. Rimase accovacciato al suo fianco per un poco, finché non ebbe il coraggio di chiedergli che cosa non andasse, e perché piangesse - era un asino molto timido, e gli ci volle qualche tempo prima di formulare la domanda che a lui pareva più educata possibile. L’animale gli raccontò il motivo della sua tristezza, e la sua paura di aver sancito la fine di una grande dinastia di galli canterini. L’asino Cardo dovette trattenersi per non ridere. Iniziane un’altra, disse. Un’altra cosa?, chiese il gallo. Un’altra dinastia, sciocchino! Ci dovrà pur essere qualcosa che ti piace fare, rispose Cardo. Mi piace intagliare il legno, lo informò il gallo» mentre leggeva, Peter si accorse che grandi nuvole temporalesche si erano accumulate in un angolo del cielo, e che ogni tanto brillassero, illuminate da un lampo passeggero. Il rumore di un tuono, in lontananza, fece tremare le pareti.
«Oh, su, Peter. Va’ avanti, prima che il rumore dei tuoni sia troppo forte per permettermi di sentirti» lo spronò sua sorella Lucy. Così come il Sole era più grande di quello del loro mondo, anche tutti gli altri fenomeni atmosferici erano più violenti. Peter girò pagina, e proseguì. Il racconto era arricchito da immagini e disegni, che coloravano la pagina e rendevano la sua visione piacevole.
«Ecco, mio caro amico, il gioco è fatto. Nessuno ti impedisce di dare il via ad una dinastia di grandi scultori del legno, gli fece notare Cardo, e il gallo sembrò pensare all’idea con stupore e curiosità. Ma…, provò a dire, ma l’asinello non lo fece parlare. Niente ma, caro amico. Anch’io non so ragliare, però sono un discreto mangiatore di cardi. E nessuno, fino ad ora, ha avuto da dire qualcosa in contrario, esclamò. Il gallo non volle fargli notare che tutti gli asini mangiavano cardi, perché lui era stato gentile ad incoraggiarlo. Così, da quel giorno, l’asino Cardo e il gallo - che prese il nome di Frassino - divennero amici per la pelle, e vissero felici e contenti fra sculture di legno e cardi» concluse Peter mostrando, infine, i graziosi disegni a sua sorella Lucy.
«Allora, Lucy, quale pensi possa essere la morale della favola?» le chiese il fratello maggiore, che la guardava con affetto, mentre il temporale si avvicinava. Tuonava sempre più forte, e ad intervalli sempre più vicini.
«Che non per forza bisogna saper fare quello in cui i nostri genitori o i nostri fratelli eccellono» rispose la fanciulla. Peter annuì.
«Questa favola ci insegna anche che non c’è nulla di male ad essere diversi, Lu. Ci sarà sicuramente qualcosa in cui siamo bravi, un’abilità che nessun’altra persona in famiglia ha» aggiunse il fratello.
«Io in cosa sono brava?»
«Stai imparando molto bene a maneggiare il tuo pugnale e la tua nuova spada*, Lu. Ma quella è una cosa che sappiamo fare tutti e quattro. C’è una cosa, però, che riesce davvero bene solo a te: sei in grado di comunicare meglio di chiunque altro che conosca con le creature parlanti di Narnia. È come se le attirassi con la tua gentilezza e la tua bontà d’animo» le spiegò Peter, e la sorella sorrise, grata per le sue parole.
«Vuoi che rimanga con te stanotte? Considerato che c’è il temporale» le chiese, ricordandosi che quegli eventi estivi la spaventavano a morte, in Inghilterra.
«I temporali di Narnia non mi spaventano, perché qui, con i temporali, non cadono anche le bombe» disse Lucy, che si afflosciò delicatamente sui cuscini e, in breve tempo, si addormentò. Peter le posò un bacio sulla fronte e, cercando di non fare rumore, sussurrando un «Ci vediamo domani, Lu», si chiuse la porta alle spalle.

*ne Il cavallo e il ragazzo viene esplicitato che, fra le due sorelle Pevensie, è Lucy e non Susan a partecipare a numerose battaglie e ad eccellere nei combattimenti. Questo dettaglio, nelle trasposizioni cinematografiche, è meno chiaro.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: sfiorarsi