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Autore: LadyItalia_UsabellaDream    07/07/2020    2 recensioni
*Storia appartenente sia agli eventi di Digimon Adventure Memories che allo sviluppo cronologico della saga "DIGIMON ENDLESS TIME - Storie di Prescelti"*
Questa raccolta ripercorrerà eventi futuri e missing moments incentrati soprattutto sulla serie tv saga di "Digimon Adventure ".
Incipit tratta dal 1° capitolo:
"Le aveva dette. Quelle Parole tenute prigioniere per anni nel suo cervello erano riuscite a liberarsi. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare indietro di qualche istante e recuperarle, ricacciandole nell’angolo più remoto della mente soffocandole sotto mille altri pensieri. Annientandole. Dimenticandole. Invece ne percepiva ancora l’eco, con il quale avevano prodotto l’effetto di un’esplosione inaspettata e devastante."
"Perché siamo i Digiprescelti? Perché questo deve essere proprio il nostro destino? Per quanto ancora dobbiamo essere i Digiprescelti? Ci sono così tante cose che devo fare arrivato a questo punto della mia vita…"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless Time - Storie di Prescelti '
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TitoloDigimon Adventure Post Digimon il film “Our War Game” 
Personaggi: Tutti, Mimi centric, accenni Taiora, Koumi & Mimato
Genere: Romantico, Introspettivo, Slice of Life, Azione, Mistero
Rating: NC13
Avvertimenti: Longfic, What if...?, Missing Moments, Movieverse
Wordcount: 2575 (Fidipù)
Note: Ringrazio in anticipo tutti quelli che recensiranno e leggeranno questa raccolta. Il resto delle note le trovate a fine capitolo. BUONA LETTURA! 

Digimon Adventure – Post Movie
“Our War Game”: Arrivederci & Aeroporti

 
 
Attorno a lei c’erano rumori e voci, tanto che avrebbe voluto chiudere gli occhi e ascoltare tutto: era l’ultima occasione per sentire la sua lingua natale, prima di imbarcarsi sull’aereo e attraversare gran parte del globo. L’aeroporto di Haneda a Tokyo era affollato come non mai, nonostante non fosse ancora sopraggiunta l’alta stagione.
Inspirò profondamente, cercando di non pensare alle ore di volo che l’avrebbero costretta a stare seduta in un cilindro di metallo sospeso nel cielo. Fortuna che volava in prima classe.
Non aveva mai fatto viaggi che l’avrebbero portata a trasferirsi definitivamente in un altro paese lasciando i suoi affetti. Doveva ammettere a sé stessa che sentiva l’ansia ghermirla e posarsi alle sue spalle: il cuore batteva furioso nel petto e più volte si era attaccata alla bottiglietta dell’acqua per non rimanere con la gola secca.
È vero che il suo luogo di nascita era una città situata nel paese dove stava andando, ma non ne aveva memoria perché il tutto risaliva al suo primo anno di vita. Aveva sempre vissuto in Giappone per quel che le riguardava e i viaggi che faceva con la sua famiglia in altri continenti erano puramente a scopo turistico e vacanziero. Ora, però, tutto stava per cambiare.
«MIMI!» qualcuno la stava chiamando. 
Mimi abbozzò un sorriso, togliendosi il suo adorato cappello da texana e rivolgendo uno sguardo verso chi l’avesse chiamata. Davanti a lei tutti gli otto digiprescelti venuti a raccolta per salutarla. La loro amica si sarebbe trasferita in un altro continente definitivamente e questo pensiero li rendeva tristi e sconsolati. Anche Mimi, all’inizio era rimasta spiazzata da ciò. Le vacanze alle Hawaii con la sua famiglia, in realtà nascondevano un viaggio di lavoro e una futura promozione del padre che sarebbe stato assunto come nuovo amministratore delegato per le compagnie nipponiche negli Stati Uniti.
E così, una volta tornata in Giappone, la famiglia Tachikawa diede inizio alle direttive per il trasloco transoceanico. Mimi non sarebbe tornata a scuola per settembre, ma si sarebbe trasferita in una nuova scuola. I genitori avevano programmato tutto: dato che le scuole americane iniziavano l’anno scolastico proprio tra agosto e settembre, differentemente da quelle giapponesi il cui inizio anno cade nel periodo di marzo, Mimi non avrebbe perso tempo e avrebbe potuto cominciare le medie direttamente con la classe corrente. 
Avendo un sistema scolastico differente, era stato problematico per la famiglia immettere Mimi nella sua classe corrispondente, ma dovendo comunque recuperare la parte di inglese che non aveva ancora studiato in Giappone, questo le avrebbe permesso di trasformarsi di nuovo in una perfetta bilingue americano-nipponica.

Vedere i suoi compagni di avventure tutti li riuniti solo per lei, provocò una certa commozione per la piccola Mimi. Una delle ragazze del gruppo uscì dal mucchio e corse ad abbracciarla non appena scorse delle piccole lacrime e le pupille dilatate della sua migliore amica. Agli occhi di estranei, Mimi poteva apparire una ragazza dal pianto facile, ma in realtà, quel suo lato nascondeva un carattere forte, deciso e sensibile. La sua purezza era il suo valore più grande. Un pregio ineguagliabile. Tutte qualità che possedeva già, ma che solo il viaggio vissuto a Digiworld aveva fatto emergere. Era destinata ad essere la digiprescelta della purezza e la sua fragilità ne era una prova. Sora ridacchiò, stringendo ancora di più Mimi in una stretta decisa e socchiudendo gli occhi, inspirando il profumo di fiori che lei emanava sempre: «Mi mancherai» mormorò Mimi alla ramata, lasciandola andare e sorridendo appena: «Ogni giorno sentirò la tua mancanza.»
«Non partire e non avrai questo problema.»
«Vorrei tanto non andare…»
«Finché non ti vedrò salire su quell’aereo, mi sento in dovere di provarci» decretò Sora, porgendo un fazzoletto a Mimi che stava tirando su con il naso, ma Mimi glielo restituì: «Sciocca, quella che sta piangendo ora sei tu, lo sai che io ho sempre avuto la lacrima facile…»
Sora non si era accorta che, mentre abbracciava la sua migliore amica, si era unita al pianto di arrivederci: «Oh Mimi, e adesso io come farò senza i tuoi consigli?»
«Appena mi sarà possibile…» dichiarò Mimi venendo interrotta da un altoparlante. Alzò la testa e si guardò intorno mentre ascoltava con attenzione la voce metallica che annunciava i voli successivi. Rimase in attesa e in silenzio, annuendo quando sentì il proprio imbarco: «Ti chiamerò anche di notte se sarà necessario e parleremo del piano che stavamo elaborando.»
«Quale piano?»
«Ovviamente il piano: “Conquista Taichi”! I ragazzi sono stupidi e non capiscono come ragioniamo. Le donne sono una incognita per loro. Vedrai che con il passare del tempo capirà che il vostro legame è più di una semplice amicizia, ma a dodici anni i maschi sono tutti infantili» mormorò la giovane all’orecchio dell’amica, facendola ridacchiare a quella affermazione.
«Quanta saggezza!» constatò la ramata.
«Tutto merito di film e riviste» esclamò trionfante Mimi, facendole l’occhiolino. 
«Ehi, Mimi vuoi salutare anche noi, oppure no?» 
«Taichi, il tuo tatto è sempre fuori posto…»
«Joe, io ho un conto in sospeso con Mimi. Perciò, mi lamento quanto mi pare!»
«Ed ecco quando si dice l’espressione “parli del diavolo”» affermò Sora sorridendo, mentre Mimi aveva alzato gli occhi al cielo per la lamentela del guastafeste Taichi.
Nel frattempo, il diretto interessato si era avvicinato alle ragazze incrociando le braccia e guardando Mimi in cagnesco.
«Cosa vuoi?» domandò Mimi volendo apparire acida di proposito.
«Non so se vostra altezza lo voglia ricordare o meno, ma quando ho provato a contattarti per l’attacco di Diaboromon tu te ne sei scappata in vacanza alle Hawaii e ci hai nemmeno avvertito che fossi partita»
«Certo che vi ho avvisato!» sbottò Mimi.
«Certo, con una cartolina!» replicò Taichi.
Inutile dire che solo Taichi si era dimenticato che Mimi partisse per le vacanze. Se quel giorno Taichi non avesse discusso con Sora per quel fermacapelli, probabilmente lei stessa lo avrebbe avvertito di ciò.
Joe si era appena schiaffeggiato la fronte mentre Koushiro scuoteva la testa con un’espressione del tipo “siamo alle solite”. I melodrammi divertenti in quel gruppo erano all’ordine del giorno. Taichi era un leader dalle mille risorse e qualità, ma quando gli prendeva il momento, doveva per forza fare il buffone. Molte persone presenti in aeroporto fissavano da lontano quella scenetta: alcuni con tenerezza, altri con disappunto.
Ciò nonostante, quelli che guardavano divertiti la vicenda sorridevano nel vedere un gruppo di amici chiassoso, ma allo stesso tempo così affiatato.
«Ragazzi, ci stanno fissando tutti. Fatela finita!»
Ed ecco, come al solito, il maggiore del gruppo che ristabiliva l’ordine.
Mimi guardò il suo senpai con dolcezza: «Tienili in riga Joe, mi raccomando.»
Joe riportò lo sguardo su Mimi. Forse, stava per piangere anche lui, ma non lo avrebbe mai dato a vedere. Si avvicinò insieme a tutti i membri restanti del gruppo e salutò Mimi abbracciandola.
«Questo gruppo, non sarà la stessa cosa senza di te…»
«Tranquilli ragazzi, rimarremo in contatto tramite mail e sistemi video avanzati che ha appena installato sul mio portatile quel cervellone di Izzy.» annunciò Mimi indicando Koushiro con una certa soddisfazione. Per molto tempo lei ed Izzy non si erano mai calcolati un granché, soprattutto i primi tre anni di elementari. A quell’epoca, non avendo molta confidenza con lui, lo chiamava solo Koushiro o Izumi.
Tutto sommato, lei aveva il suo gruppo di amiche, mentre lui stava sempre per conto suo a smanettare su quel dannato aggeggio (cosa che la faceva ancora imbestialire sin dai tempi di Digiworld). 
Tuttavia, da quando c’era stato il campo estivo, Koushiro aveva legato prima con Taichi, il compagno di scuola di un anno più grande che lo aveva difeso da dei bulli, e poi con Sora poiché era la migliore amica di quest’ultimo. Conoscere Taichi e Sora era stato l’inizio del cambiamento di Koushiro. Era stato proprio quel ragazzino con gli occhialetti da aviatore a soprannominarlo Izzy e il timido Izumi aveva da subito adorato quel nome. Lo faceva sentire finalmente parte di una banda, cosa che non capitava mai a tipi come lui. D’altro canto, Izzy era profondamente grato all’avventura di Digiworld, poiché lo stesso viaggio gli aveva fatto incontrare amici preziosi. E lo stesso discorso valeva per Mimi. Infatti, l’idea di riavere al ritorno dalle vacanze estive uno dei suoi amici di Digiworld in classe con lei, le trasmetteva una sensazione di tranquillità. Digiworld nel bene e nel male l’aveva segnata nel profondo e tornare alla vita reale non era facile. Per questo motivo, ritrovarsi Izzy come compagno di banco le dava l’impressione come di non essersene mai andata via da Digiworld, come se non si fosse mai dovuta separate dalla sua dolce Palmon. Izzy l’aveva sempre incuriosita e ancora ricordava di come si erano salvati dal labirinto di Centarumon. Ed ora, l’idea di potergli chiedere aiuto per rimanere in contatto sia con Digiworld che con i suoi amici, la spaventava di meno e non l’angosciava più di tanto il pensiero di separarsi da quel gruppo che era diventato indispensabile e insostituibile per lei: l’esuberante Tai, il protettivo Joe, l’infallibile Izzy, la premurosa Sora, i piccoli ed adorabili Takeru & Hikari. Tutti loro erano entrati nel suo cuore e ciò che li aveva come digiprescelti, li aveva legati per sempre.
«Fratellone!» urlò Takeru salutando l’ultimo arrivato che si stava avvicinando.
Yamato doveva aver corso poiché, quando li raggiunse, appoggiò le mani sulle ginocchia e abbassò leggermente la testa come a dover riprendere fiato.
«Ah Matt, alla buon’ora!» Taichi, come al solito, doveva sempre trovare il modo di punzecchiarlo.
«Sta zitto, idiota! Sono arrivato e questo è l’importante.» e dopo aver azzittito l’amico dalla battuta sempre pronta, si voltò verso Mimi e sorrise scusandosi del ritardo: «Mi dispiace tanto, ma l’impegno con mio padre è durato più del previsto. Sono arrivato il prima possibile.» 
«Non…Non fa n-niente…» Perché stava balbettando? Perché il fatto che Yamato si stesse scusando l’aveva mandata in tilt? Perché il suo sguardo celeste così mortificato l’aveva lasciata interdetta?
Yamato non era mai stato un tipo loquace. Un po’ per il suo carattere schivo e un po’ per il trauma subito dal divorzio dei genitori e con conseguente separazione dal fratello. Digiworld, lo aveva di sicuro migliorato. I momenti vissuti lo avevano reso più espansivo e più comprensivo. Non litigava più con Taichi, non era più arrabbiato con il mondo: era maturato.
Mimi provava sempre suggestione quando si trattava di Yamato. Quello che aveva affermato prima a Sora sui ragazzi e le incognite dei sessi opposti, beh… lei provava tutto ciò nei confronti di Yamato. Se Koushiro era un mistero talvolta per lei, Yamato era una mente illeggibile. Un muro altissimo impossibile da scavalcare. Solo quando si rompevano alcuni punti, la barriera che lui stesso aveva costruito si infrangeva rendendolo più visibile su chi realmente fosse: un vero amico.
E tutto questo la destabilizzava.
«Allora…» provò a dire Yamato. 
«Allora?» lo imitò Mimi.
Yamato rimase a bocca aperta senza far uscire alcun suono. Non voleva di certo fare la figura del fesso. Già bastava Taichi per tutto il gruppo e di certo non serviva un altro pesce fuor d’acqua a fargli compagnia. 
«Allora…» si schiarì la voce e le tese la mano in avanti dato che non se la sentiva di manifestare in pubblico abbracci e carinerie. Per quanto valesse, erano già bastati i saluti da parte degli altri digiprescelti e non servivano anche i suoi di arrivederci smielati. Odiava gli addii e si vergognava a farsi vedere in quella circostanza, non tanto davanti ai suoi compagni di avventure quanto di fronte ad estranei impiccioni. Aveva fatto enormi progressi, ma Yamato restava pur sempre caratterialmente un lupo solitario in tutto e per tutto. 
«…Buon Viaggio»
Mimi rimase interdetta. Il suo comportamento le faceva girare la testa. Gli strinse comunque la mano, ma quando provò a ribattere per commentare con frasi del tipo: “Tutto qui? Neanche una carineria, un abbraccio affettuoso per scusarti che sei pure arrivato in ritardo e dovresti farti perdonare di ciò”,venne chiamata da suoi genitori che la incitavano a muoversi perché l’aereo stava per decollare. Le avevano lasciato il tempo di salutare i suoi amichetti, ma si sa che i genitori di Mimi soffrissero di una leggera apprensione che li portasse inesorabilmente al pensiero di arrivare tardi al gate e non essere imbarcati sul volo. Esagerati? Molto probabile, ma erano sempre i suoi genitori e li amava con tutto il suo cuore.
Mimi fece segno loro di aver capito. Si girò un’ultima volta verso il suo gruppo e proclamò come solo una Idol sapeva fare: «Allora, io vado!» e così facendo mimò con l’indice e il medio il segno di una V, simbolo di vittoria.
 
Sistemandosi la tracolla della borsa che aveva scelto come bagaglio a mano, si voltò facendo il primo passo verso la sua momentanea nuova vita: New York.
Intanto a Digiworld, un mostriciattolo verde simile ad una pianta si trovava seduta sulla riva del fiume e fissava un punto imprecisato del cielo. Probabilmente se l’era immaginato, ma le era parso di intravedere un aereo in lontananza. Era stato un breve attimo, che l’aveva portata però a riflettere. 
Chissà se era proprio quello l’aereo su cui stava volando Mimi per andare in America.
E rimase lì a chiedersi quando sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe potuto riabbracciare nuovamente Mimi.
 

TitoloDigimon Adventure Post Digimon il film “Our War Game” 
Personaggi: Tutti, Mimi centric, accenni Taiora, Koumi & Mimato
Genere: Romantico, Introspettivo, Slice of Life, Azione, Mistero
Rating: NC13
Avvertimenti: Longfic, What if...?, Missing Moments, Movieverse

Wordcount: 2575 (Fidipù)

Note: Miei carissimi digifans, sono sempre io Taichi&Sora, una degli amministratori di Digimon Channel Italia. Qui, però, mi conoscete come L.ady I.talia_UsabellaDream (in realtà il mio nome completo sarebbe Isasora L.ady I.talia, ma ora non sono qui a scrivervi per annoiarvi con il mio nome manco fossi Esteban, Julio, Ricardo Montoya De La Rosa, Ramirez… se avete capito la citazione di Zack & Cody, avete avuto una bellissima infanzia XD).
Bando alle ciance, erano giorni che volevo pubblicare questo capitolo, ma mi mancava sempre l’ispirazione finale per concluderlo. Oggi, evidentemente ero ispirata. 
Da come avrete capito l’episodio di mia fantasia è un missing moment che avviene subito dopo la battaglia contro Diaboromon e la perdita del potere delle digipietre e della superdigievoluzione (per info vedi episodio 27 di Digimon Adventure 02). Però, mi sono sempre chiesta come Mimi abbia appreso la notizia di doversi trasferire a New York. Quale può essere stata la sua reazione? Doversi separare da Palmon era stato sicuramente doloroso per Mimi, figuriamoci dagli amici con cui aveva condiviso qualcosa che non ti insegnano sui banchi di scuola. Ed ecco il perché di questa fanfiction e di come abbiamo scoperto che nella seconda stagione Mimi si fosse trasferita negli USA.
P.s. Tra l’altro Mimi è cittadina americana a tutti gli effetti poiché è nata a San Francisco. Quindi possiede sia la nazionalità americana che quella nipponica.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno, in particolare ringrazio e saluto le mie amiche digiprescelte che sono sempre fonte di ispirazione per me… VI VOGLIO BENE RAGAZZE!
A PRESTO!
 

   
 
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