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Autore: H_A_Stratford    09/07/2020    9 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto
 
Wise men say only fools rush in
but I can't help falling in love with you
-Elvis Presley
 
Athena dovette trattenersi dal piangere per la milionesima volta quando vide Justin e Kate raggiungere il centro della pista da ballo per il primo ballo da marito e moglie. Erano arrivati alla scelta della canzone dopo una lunga, lunghissima, mediazione. Finita ovviamente con Kate vincitrice dopo aver lasciato cadere l’idea di prendere lezioni di ballo.
Tutti gli invitati erano concentrati sulla coppia, quasi ipnotizzati dalla bellezza dei novelli sposi. Ovviamente anche la ragazza lo era, aveva quasi uno sguardo sognante mentre osservava i due muoversi in sincronia, forse a volte un po’ goffamente ma perfettamente in sintonia. Avevano fatto qualche prova, ma niente al mondo avrebbe tolto la goffaggine da Justin.
«Non credo di aver mai visto qualcosa di così bello in vita mia» mormorò dopo che sentì il fratello Mike sedersi accanto a lei. Era sempre stata un’inguaribile romantica, doveva ammetterlo.
«Se non stai attento a guardarli troppo rischi il diabete» borbottò lui in risposta, poggiando il braccio sulle sue spalle per stringerla a lui. Mike a differenza sua non sapeva cosa fosse il romanticismo e non contento, riusciva sempre a rovinare ogni momento anche solo avvicinandosi ad esso. «Se però pensi che è lo stesso ragazzo che settimana scorsa ha provato a mangiare un intero pacchetto di patatine in meno di due minuti passa tutto l’incanto» aggiunse facendo scoppiare a ridere la sorella. «Oh, il mio guastafeste preferito» disse Athena scuotendo appena la testa.
La musica era finita e i due sposi avevano invitato altri a raggiungersi sulla pista a ballare. «Che ne dici di filarcela mentre sono tutti distratti?» propose Mike facendo cenno con la testa alla veranda della casa. Come la ragazza non era mai stato un’amante dei parenti e ogni occasione era buona per allontanarsi.
«No, non mi perderò per nulla al mondo le mosse di mamma e papà» rispose la ragazza indicando i genitori sulla pista da ballo. I fratelli si separarono, lasciando così Athena nuovamente immersa nei suoi pensieri.
Era appena cominciata Can’t help falling in love di Elvis Presley quando la ragazza sentì una presenza alle sue spalle. Questa volta non si girò, conosceva troppo bene il profumo della persona accanto a lei per aver bisogno di un riscontro visivo.
«M-mi concederesti questo ballo?» chiese Spencer con un filo di voce. La ragazza girò la testa di scatto sorpresa. Reid era in piedi di fianco a lei, con il viso contratto dall’ansia, temendo un rifiuto. L’aveva combinata grossa, sapeva che secondo gli standard della ragazza l’aveva combinata grossa. Accennò ad un sorriso e tese la mano verso di lei.
«Spencer» disse la ragazza dopo aver fatto un respiro profondo. «Non credo che» continuò per poi essere interrotta. «Lo so – disse Reid facendo una piccola smorfia – però voglio ballare con te». Ci aveva messo un po’ di tempo ma aveva capito che era arrivato finalmente il momento di lasciarsi completamente andare con lei. Ci sarebbero stati altri alti e altri bassi, ma poteva farcela. Doveva farcela per lei.
Athena alzò gli occhi al cielo e gli prese la mano. «Un ballo, niente di più» disse decisa dopo essersi alzata in piedi. In ragazzo non poté non sorridere alla sua piccola vittoria.
«Mi dispiace» iniziò a parlare Spencer posando la mano dietro la schiena di lei, cercando allo stesso tempo di non morire per l’imbarazzo. Aveva certamente preso coraggio ma non era ancora pienamente sicuro di sé e delle sue azioni. Non era mai stato un ballerino, ma soprattutto non aveva mai ballato con una ragazza per cui provasse dei sentimenti. «Non sarei dovuto scappare così» continuò intrecciando le dita con quelle della ragazza, come per assicurarsi che non sarebbe scappata. Athena lo lasciò parlare e iniziarono lentamente a muoversi a ritmo di musica. «La citazione che hai fatto nel discorso» mormorò dopo essersi schiarito la voce. Non era per niente facile quel momento per lui ma sapeva che doveva darle una spiegazione. «Mi era stata dedicata» riuscì a dire semplicemente quello. Ogni altra parola gli morì in gola. Cercò di mantenere il controllo ma era difficile sentendo gli occhi di lei puntati addosso. Athena era rimasta in silenzio tutto il tempo, cercando di dargli lo spazio necessario.
«Perché non me lo hai detto prima?» chiese lei vedendo il ragazzo non riuscire più ad andare avanti. Non era arrabbiata, quella le era passata velocemente, ma comunque voleva capire il suo comportamento.
«Per me è difficile parlare di lei» si difese il ragazzo facendole fare un piccolo giro su se stessa per poi attirarla nuovamente a sé. Athena gli sorrise dolcemente come per rassicurarlo. «Lei è stato il mio primo amore, capisci? E l’ho – continuò a dire ma improvvisamente le parole gli morirono in gola – non sono riuscito a salvarla» concluse mordicchiandosi appena l’interno della guancia. Stava facendo dei progressi, questo non potevano negarlo. «Ma sei tu il mio presente» si affrettò a dire dopo aver visto lo sguardo confuso della ragazza. «Un giorno riuscirò a fare pace con il mio passato ma tu sei qui, tu sei quello di cui ho bisogno adesso. Sei tu il mio presente» mormorò chinando appena la testa per poggiare la fronte contro la sua. Athena sorrise e fece sfiorare i loro nasi. Se solo non fossero stati al centro della pista da ballo lo avrebbe baciato. E fu così che Spencer la baciò.
 
«Visto? Dobbiamo capire se è quello giusto prima che si riveli un sempliciotto come il suo ex!» esclamò la nonna osservando i due ragazzi. Con lei erano presenti la secondogenita e un paio di nipoti e tutte concordarono. Dopotutto loro era riuscite a plasmarle a suo piacimento. «Ha 23 anni, lasciala divertire» ribatté l’unico figlio maschio della donna. «Appunto! Non diventa più giovane. Ai miei tempi doveva già essere sposata, o fidanzata ufficialmente come minimo».
Dall’altra parte del giardino Justin e Kate si stavano vivendo il loro primo momento da soli da sposati. Finalmente gli invitati sembravano aver calato la presa su di loro e così colsero l’occasione per brindare da soli. Kate era radiante con il suo abito bianco e il marito sembrava che non potesse staccarle gli occhi di dosso.
«Sembrano così felici» mormorò il nonno di Athena dopo essersi avvicinato alla ragazza. Era rimasta sola al tavolo, Reid si era allontanato un momento per rispondere alla chiamata di Garcia e lo poteva osservare agitarsi domanda dopo domanda della donna.
«Oh, credo proprio che lo siano» rispose la ragazza spostano lo sguardo sul fratello. Richard prese posto di fianco alla nipote e posò un braccio intorno alle sue spalle. «Ora, signorina, mi potresti spiegare perché tuo padre è venuto a dirmi che è colpa mia se sua figlia diventerà un’agente federale o un’esperta in qualsivoglia campo della criminologia?» chiese poi cercando di rimanere serio, cosa in cui Athena non riuscì e scoppiò a ridere. «Oh, nonno non diventerò un agente federale, studierò solamente criminologia» rispose lei dopo essersi calmata. «Inoltre è tuo figlio, dovresti aver già capito che lui esagera sempre».
No, non era sicura di poter fare lo stesso lavoro di Reid. Lo vedeva come tornava a casa da certi casi. No, quella non era la sua strada. Non ancora.
 
Era notte fonda quando gli invitati avevano iniziato ad andare via e Susanne aveva preso il coraggio necessario per casualmente invitare Spencer a rimanere nella stanza degli ospiti data la tarda ora. Era stata così brava con i suoi giri di parole che il ragazzo si ritrovò ad accettare senza neanche realizzarlo. Athena era stata trattenuta da dei parenti, così il ragazzo era rimasto senza difese. Con il senno di poi doveva ammettere che non era stato poi così terribile come si era evoluta la situazione.
«C-credo di aver appena lasciato che tua madre mi convincesse a rimanere qui per la notte» disse Spencer grattandosi il retro della nuca facendo scoppiare a ridere la ragazza. Athena lo aveva appena raggiunto e non riuscì a trattenersi. «Mia madre sarebbe capace di far cedere chiunque, anche un dittatore» rispose lei posando una mano sul suo braccio. «Scusa» borbottò poi osservando la smorfia del ragazzo. «Ma dovresti vedere con che faccia l’hai detto» si giustificò alzando le mani in segno di resa. Non era mai stata troppo brava a trattenere le risate.
Kate e Justin erano già tornati nella loro casa e ormai gli invitati rimasti erano veramente pochi. Persino Mike si era ritirato nella sua vecchia camera esausto dalla giornata appena passata.
Dalla scuderia si sentì il nitrito di due cavalli e Athena fece una piccola smorfia. «Byron, una vera prima donna. Se non sente silenzio assoluto non dorme» borbottò la ragazza facendo un piccolo segno nella direzione opposta dove si trovava la stalla. «Poi c’è Lucky che si arrabbia perché è stato svegliato da Byron» aggiunse alzando gli occhi al cielo. L’unica cosa veramente bella del tornare a casa era poter tornare a cavalcare i suoi cavalli. Spencer sorrise, in passato gli aveva raccontato dei suoi animali, e gli era sempre piaciuto ascoltarla parlarne. Nonostante non fosse un’amante degli animali, o meglio, sembrava non avessero feeling, una parte di lui era curioso di conoscerli.
Recuperarono il borsone di Spencer con cui era arrivato direttamente dal caso ed entrarono in casa. Lo aveva lasciato sulla veranda poco prima di prendere posto a sedere per la cerimonia, sapendo che non sarebbe stata una buona idea portarselo con sé.
«Quando hai detto che i tuoi avevano una grande casa l’immaginavo più piccola» ammise Reid guardandosi attorno. Quella era decisamente una delle più grandi che avesse mai visto. La ragazza fece spallucce. Il padre l’aveva comprata e ristrutturata poco prima del matrimonio con la madre, aggiungendo poi nuovi spazi e terreno ad ogni occasione. Ne andava molto fiero.
Avevano un paio di camere per gli ospiti e a Spencer toccò quella al secondo piano in fondo al corridoio. La vecchia camera di Athena era all’inizio del corridoio mentre quelle dei fratelli erano al piano superiore. La ragazza aveva lottato per quella camera, la più grande di tutti, e alla fine dopo una lunghissima contrattazione aveva vinto.
«Non preoccuparti per domani mattina, non sarà così terribile» mormorò la ragazza una volta raggiunta la porta della camera di lui. Spencer scosse appena la testa sorridendo. «Si, forse hai ragione» rispose di rimando. Si chinò appena su di lei e le lasciò un bacio sulla fronte. «Buonanotte.»
 
Il giorno dopo quando alle nove del mattino Prentiss e Morgan non videro Reid ancora in ufficio si batterono un cinque.
   
 
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