“Nella
mia vita ci sono volte in cui nel silenzio avverto la traccia di una
canzone
lontana, e canta di un mondo che vorrei vedere, fuori portata per un
solo
sospiro. Aspettami!”
Draco si
ritrovò ad ascoltare incantato senza praticamente rendersene
conto. Entrò
nell’aula quasi deserta e richiuse la
porta dietro di sé, ma la ragazza
presente all’interno non diede segno d’aver notato
la sua presenza. Continuò
invece a cantare tranquilla.
“Vede
lui
ciò che vedo io?” intonò, voltandosi
verso di lui – riuscì a non sobbalzare
sorpreso –, “Prova ciò che
provo?”
Concluse
la battuta e gli sorrise. “Oh, ciao Draco!”
“Che
fai
qui, Lovegood? Perché sei da sola?”
Lei lo
guardò confusa. “Anche tu sei da solo”
constatò. “Sono venuta a provare per il
musical” spiegò poi, come già dimentica
delle strane domande del ragazzo. “E
tu?”
“Speravo
di poter provare un po’ in pace” rispose Draco,
sbuffando teatralmente. “Però
visto che saremo costretti a cantare insieme, già che ci
siamo potremmo
provare. Tutti e due. Non canti malissimo”.
“Oh,
va
bene” approvò lei, annuendo. Draco si
stupì leggermente della facilità con cui
aveva accettato, ma ne fu soddisfatto.
“Un
cuore
pieno d’amore, un cuore pieno di musica”
iniziò Draco, focalizzando lo sguardo
su Lovegood. Non era brutta, decise, solo un
po’ scompigliata. E
comunque più carina di Pansy – aveva
sempre avuto un debole per le bionde. “Nemmeno
so il tuo nome, Madamigella – non lo dirai? Lo
rivelerai?”
Luna si mise
a ondeggiare leggermente, seguendo il ritmo, e pronunciò le
sue prime battute.
“Il
mio
nome è Marius Pontmercy” proseguì
Draco, fissandola ora negli occhi.
“Il
mio è
Cosette” intervenne lei, perfettamente a tempo, ricambiando
lo sguardo. Lui deglutì,
sentendosi scrutato da quei grandi occhi grigi.
“Cosette,
non so che cosa dire”
“Allora
non parlare”
“Mi
sono
perso”
“Mi
hai trovata!”
Terminato
il duetto rimasero per un po’ in silenzio, riprendendo fiato.
Alla fine, Luna
gli si pose davanti e lo guardò seria. “Dovresti
cantare con più emozione”
affermò convinta.
Draco la
fissò incredulo, ma lei non aggiunse altro e dopo poco se ne
andò mormorando un
“Ciao, Draco, alla prossima prova”.
Si
fissò
le mani. Come si permetteva di dirgli come cantare? Le aveva fatto un
minuscolo
complimento, rivolto qualche attenzione e si era subito montata la
testa!
Zabini e Parkinson sarebbero morti dal ridere quando
gliel’avesse raccontato – solo
che, si rese conto, non voleva farlo.
Il duetto
con Lovegood era un suo segreto, attimi rubati che voleva tenere
nascosti ai
suoi amici.
Draco
sbuffò. Voleva più emozione? Benissimo.
Le avrebbe fatto sentire, la
prossima volta.
Parola di
Malfoy.
Era
bastata quella semplice lezione preliminare per far entrare per davvero
la
frenesia di cantare nelle vene di tutti i partecipanti al musical. Non
solo gli
attori si ritagliavano spazi e tempi per provare, ma le canzoni
sembravano
scandire gli stessi pensieri nelle loro teste. Fu per questo che, in un
primo
momento, lo scontro tra Moody e la Umbridge una mattina davanti
all'aula di
Difesa contro le Arti Oscure apparve meno assurdo di quanto sarebbe
potuto
apparire altrimenti.
“Ehm
ehm
Malocchio, finalmente, la incontro di nuovo”
iniziò a intonare la
professoressa, cercando di attirare l'attenzione del mago, il quale
stava
fingendo poco brillantemente di non averla notata. “Professor
Moody, indosserai
catene diverse!”
Alastor
la scrutò per un lungo attimo facendo roteare il suo occhio
magico, poi grugnì
e si decise a unirsi a quel canto, modificando anche lui le parole
della
canzone originale dei loro due personaggi.
“Prima
che lei dica un'altra parola, Umbridge, prima che mi trascini come un
bamboccio
a parlare di teatro, mi ascolti: c'è qualcosa che devo fare.
Questi studentelli
devono fare lezione, non c'è nessuno a parte me che
può ficcare loro in testa
qualcosa... Nel nome di Salazar, un'ora di tregua è
ciò che le chiedo!”
Dolores
mosse un passetto verso di lui e fissandolo con aria fiera, rispose a
tono.
“Lei
deve
scambiarmi per una pazza! L'ho cercata per tutta la mattinata, uno
sciocco
auror come lei non può cambiare... Uno sciocco auror come
leeeeeei”.
Non
appena il suo acuto finì, i due si guardarono un attimo e
poi, per un segreto
accordo ignoto a tutti (e forse perfino a loro), iniziarono a cantarsi
sopra
ognuno la propria parte con perfetta simmetria.
“Ma
sono
bravissimi!” esclamò Pansy portandosi una mano al
petto, talmente rapita dalla
scena da non notare di essersi rivolta a Neville Paciock nel fare quel
commento.
Tra tutti
gli studenti entusiasti, spiccavano attoniti solo due professori.
“Severus,
per piacere, puoi procurare una pozione soporifera al professor Moody e
alla
professoressa Umbridge?” chiese la McGranitt, fissando lo
spettacolo con gli
occhi spalancati. “Anzi, forse due”.
“Certamente,
Minerva” replicò Piton, facendo affiorare un
ghigno malevolo sul suo volto
diafano. “Mi aspetto che in cambio metterai una buona parola
con Silente per
dare a me la cattedra di Difesa l'anno prossimo al posto di quel
cantante da
strapazzo”.
“Non
temere, parlerò con Albus oggi stesso!”
“Draco,
aspettami! Draco!”
Il
ragazzo inseguito sbuffò, fermandosi a pochi passi
dall’ingresso della Sala
Grande. Si voltò verso Pansy, accigliato.
“Finiscila, Parkinson”.
“Perché
non vuoi dirmi dove sei finito ieri pomeriggio, eh? Mi stai nascondendo
qualcosa? Volevo provare insieme a te!”
Draco
roteò gli occhi, scocciato da quell’insistenza.
“E va
bene!” sbottò Pansy. “Tieniti pure i
tuoi segreti, allora! Però mi dici almeno
cosa pensi di fare per quel Moody? Quel che ha fatto a lezione
è una vergogna, non
è ammissibile, io…”
Malfoy
avvampò, fin troppo sensibile all’argomento. Quasi
preferiva il
precedente.
“…penso
dovresti dirlo alla Umbridge, non si deve permettere di minacciarti di
trasfigurarti
se dovessi comportarti male alle prove, lei farebbe qualcosa!”
“L’ha
detto tanto per divertirsi” replicò, la rabbia che
trapelava nell’intonazione,
“Non oserebbe. Gli insegnanti non possono trasfigurare noi
studenti”.
Pansy
stava per ribattere qualcos’altro, ma in quel momento
passò accanto a loro –
saltellando – una Corvonero del terzo anno.
“Ciao,
Draco!” esclamò Luna Lovegood, entrando nella Sala.
Malfoy
lanciò uno sguardo agli occhi improvvisamente spalancati di
Pansy Parkinson e
imprecò prevedendo la sequela di domande in arrivo.