Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    11/07/2020    15 recensioni
Regole vecchie di secoli ed una studiata crudele vendetta riusciranno ad impedire a due spiriti affini di incontrasi, imparare a conoscersi e, perché no, ad amarsi?
Nota *Non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2*
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo delle Stagioni'
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Capitolo 10

Capitolo 10

Autunno – Into the Unknown


    Jackson non riusciva a prendere sonno quella notte, sempre più confuso, sempre più arrabbiato: con se stesso, con la sua memoria vuota, con la regina, con quella situazione assurda. Consumava, a grandi passi, ogni centimetro del pavimento all'interno della sua camera, ancora e ancora: come una bestia in gabbia, irritata e impossibile da placare. In un moto di stizza, prese un cuscino dal grosso letto e lo lanciò dall’altra parte della stanza, un lampo gli attraversò la mente: aveva già fatto una cosa del genere, che cosa aveva lanciato? Si chiese assottigliando gli occhi, concentrato. Un bastone?
Si portò una mano alla testa e altre visioni lo bombardarono in un rapido sussegguirsi d'immagini: una giovane Elsa sulla terrazza di un palazzo di ghiaccio, una più adulta che lo guardava sospettosa nella notte, lei che gli sorrideva, che lo ringraziava di aver salvato sua nipote, che piangeva fra le sue braccia, che lo baciava, che…
Improvvisamente accaldato si portò una mano al colletto per allentarlo, il respiro difficoltoso. La stanza prese a girargli vorticosamente attorno, collassò a terra come un sacco vuoto, privo di sensi, in una nube di polvere dorata.


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    Una sonora pernacchia subito seguita da una risata cristallina, accompagnarono la principessa di Arendelle negli ultimi preparativi necessari prima di coricarsi. Con l’amore che le scintillava negli occhi, si voltò verso sua figlia che, nel grande letto lì a fianco, cercava invano di scappare dalle dolci angherie di suo padre.
«Mamma!» cercò il suo aiuto la piccola «Salvami, ti prego!»
«Oh no, no» le fece presente Kristoff alzandosi sulle ginocchia, cercando di ingigantire il più possibile la sua mole «Mamma non potrà salvarti da questo orco mangiatore di bambine!» intonò con una voce che voleva essere spaventosa, seguita da un ruggito più buffo che minaccioso.
Anna saltò sul materasso senza troppi complimenti «Ah, sì? Questo è tutto da vedere» accettò la sfida, rimboccandosi le maniche della camicia da notte «Freja, scommettiamo che la mamma abbatterà questo bruto in un solo colpo?»
«In un solo colpo?» chiese la bimba, emozionata.
«In un solo colpo?» le fece eco il tagliatore di ghiaccio «E come pensi di far… Argh!» urlò ancor prima di finire la frase, quando la moglie letteralmente si tuffò su di lui andando a conficcare quattro dita di una mano nel grosso livido che copriva la pelle sopra ad uno dei suoi reni. Il principe caracollò miseramente nel letto, trascinandosi dietro la consorte che, non paga, si prodigò ad aizzare la figlia «Freja, finiscilo!»
La piccola non se lo fece ripetere due volte e, con un urlo di battaglia degno di nota, si lanciò con tutto il peso sullo stomaco del genitore impotente, il quale si ritrovò improvvisamente senza più aria, rischiando seriamente di soffocare per le risate provocate dall’attacco del solletico che ne seguì.
Mentre cercava di tenere a bada, invano, il terremoto dai capelli biondi - al momento liberi dalle immancabili treccine - alzò gli occhi su sua moglie, ora con le ginocchia ad un soffio dalla sua testa, che lo scrutava di sottecchi dall’alto verso il basso. Uno sguardo che palesemente stava dicendo “So cosa hai fatto”. Aggrottò le sopracciglia, stupito, in una muta richiesta di spiegazioni.
«Tu mi sottovaluti» gli disse lei, piegandosi ed andando a sfioragli la fronte con la sua, un’espressione vagamente maligna «Ma ti è andata bene…» disse, invece, distendendo le labbra in un sorriso «Grazie a te, ho potuto mettere in atto un piano geniale» si autocelebrò, regalandogli un bacio sulla punta del naso.
Kristoff non ebbe il tempo di indagare ulteriormente su quelle parole, Freja caricò un nuovo potentissimo assalto, ma questa volta la sua tenerissima furia si abbattè senza ritegno sulla madre: in un battito di ciglia, Anna si ritrovò ribaltata fra i cuscini con il viso riempito di adorabili baci bavosi. Altre risate divertite riempirono la stanza con la loro allegria.
Il tagliatore di ghiaccio non poté fare a meno di sorridere di fronte alle donne della sua vita e, preso un grosso respiro, si lanciò fra di loro, più che mai intenzionato a portare a termine il suo attacco di coccole assassine.


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    Jack riprese lentamenti i sensi. Aprendo gli occhi, si riscoprì disteso sul pavimento di una stanza, con un gran dolore alla testa.
Dolore? Si portò una mano alla nuca e la tastò: cos’era, un bernoccolo quello? Richiamò la sua magia per rimettersi in piedi ma, di fatto, nulla successe. Vagamente allarmato tornò in posizione eretta, le ossa indolenzite, il pavimento freddo sotto ai piedi nudi. Freddo? Sgranò gli occhi e letteralmente si precipitò verso lo specchio: nonostante fosse ancora buio, essendosi risvegliato ben prima dell’alba, riconobbe immediatamente i vecchi lineamenti di quando era solo un mortale.

«Sono vivo?!» disse ad alta volce, a nessuno in particolare. Solo allora lo shock iniziale fece spazio alla comprensione e ai ricordi, una valanga di ricordi.
Doveva andare subito da Elsa, quella sciocca… si apprestò a scavalcare la finestra, la aprì e il vento gelido gli fece rizzare i peli delle braccia e i capelli della nuca. Forse non era proprio il caso di uscire da lì, a meno di non volersi ammazzare di nuovo dato che non poteva più volare. Questa improvvisa comprensione gli pungolò il petto, come avrebbe fatto adesso? Scosse il capo, quello non era il momento di pensarci, ci sarebbe stato tempo per abituarsi a vivere senza la magia. Vivere, solo a pensare a quella parola un sorriso gli si disegnò sulle labbra, si voltò su se stesso e, quindi, prese la via della porta. Nonostante l’orario il castello aveva già iniziato a svegliarsi assieme ai suoi abitanti, forse non era il caso di irrompere a quell’ora nella stanza da letto della regina, se non voleva essere arrestato dalle sue guardie: visto come si stava comportando con lui, non era certo che lei sarebbe intervenuta in suo favore, era decisamente meglio aspettare. Tuttavia, i ricordi di quei giorni gli fecero presente che, ormai, lui era parte integrante del castello stesso, nessuno gli avrebbe detto nulla se l’avessero trovato a passeggiare in giro. Troppo agitato anche solo per pensare di riprendere sonno, decise comunque d’uscire e s’incamminò.


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    Anche Elsa quella notte aveva dormito poco e male: turbata dall’incontro ravvicinato con Jackson, si era ritrovata con le palpebre spalancate ben prima dell’orario usuale e riaddormentarsi era stato pressoché impossibile. Potevano i suoi sentimenti basarsi su una cosa così frivola come il colore degli occhi o dei capelli? Era lampante che, caratterialmente parlando, Jackson fosse lo stesso di sempre… allora perché non riusciva a lasciarsi andare? Perché ora erano diversi, ecco perché. Lei aveva la magia, lui non più. Ma erano davvero mai stati simili sotto a quel punto di vista? Aveva pensato di aver trovato qualcuno a lei affine che potesse spiegarle come mai fosse nata così ma, ripensandoci, l’unica cosa che accumunava le loro capacità era il fatto di comandare lo stesso elemento, nulla di più. Si ricordò del loro scontro: la magia dello Spirito dell’Inverno era nettamente più forte e devastante come la forza della stagione che la generava, sebbene anche lei fosse potente, in quel momento, aveva percepito che non erano mai stati uguali. Quindi era quello il problema? La delusione di aver pensato di trovare delle risposte su se stessa che in realtà non erano mai arrivate?

Eppure lo aveva amato, ne era certa ed era inutile girarci intorno: continuava ad amarlo ancora adesso… perché le sarebbe risultato così difficile stargli vicino altrimenti? Nonostante non ricordasse nulla, il sentimento che lui provava per lei era talmente forte che non l’aveva abbandonato, come aveva potuto essere così cieca da non accorgersene?
Ripensò al loro scambio di battute pungenti di quel giorno, agli sguardi di sfida, alla continua ricerca di adrenalina anche in una semplice conversazione, all’attrazione assoluta che avevano i loro corpi. Non poteva negarlo, tant’è che solo rifigurarselo mezzo nudo riaccese in lei altri tipi di ricordi che la fecero avvampare. Oh d’accordo, era la signora del gelo ma di certo non era fatta di ghiaccio, no? Sbuffò, irritata dalla situazione e da se stessa, perché non poteva mai essere soddisfatta? Che cosa c’era di sbagliato in lei? Si rigirò nel letto quasi ringhiando «Basta» pronunciò a denti stretti, si alzò.


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    Jack si muoveva in uno strano stato d’incredulità per la piazza del castello, sentiva l’aria pungente addosso, il suo corpo reagiva con piccoli brividi alle folate più fredde: era semplicemente incredibile, dopo aver passato secoli solo ad avvertire le cose che gli stavano intorno ma, di fatto, a non provare nulla di concreto, sentire tutte quelle sensazioni era a dir poco meraviglioso, come se fosse rinato un’altra volta e, in effetti, così sembrava. L’Uomo della Luna gli aveva dato una seconda possibilità, chissà poi perché. Pian piano si spostò verso i giardini del castello, la natura continuava ad infondergli un senso di pace anche adesso, come se la connessione che aveva con essa quando era lo Spirito dell’Inverno non fosse del tutto sparita, non c’era praticamente nessuno in giro ad esclusione di un signore di mezza età intento a far qualcosa con un albero poco distante. Lo vide alzare un corto bastone da passeggio e una cascata di ricci semiaperti crollò dai rami del castagno a cui si era rivolto.

«Barry!» praticamente urlò il suo nome in richiamo.
Lo Spirito dell’Autunno si voltò nella sua direzione e un sorriso gli increspò i baffi curati ma, ancor prima di riuscire a dire qualsiasi cosa, lo vide venire letteralmente travolto da una cascata di petali bianchi per ritrovarlo, poi, stritolato nell’abbraccio di Primavera «Jack! Riesci finalmente a vederci!»
Lui rise «Oh, Sue!» le disse, ricambiando la stretta con sincero affetto «Scusatemi se non ho più creduto in voi»
«Eri uno stupido da spirito, perché da umano avresti dovuto essere diverso?» lo riprese una voce ironica alle sue spalle.
Jack ricambiò il sorriso beffardo «E ciao anche a te, Tara. Siete davvero tutti qui, per me?» chiese, quasi commosso «Che ne è stato della regola “Niente contatto con gli esseri umani”?»
Barry sorrise bonario «Abbiamo pensato di poterla infrangere per un vecchio amico»
«E la infrangeremo ancora molte volte!» gli fece eco la più piccola dei quattro, completamente fuori di sé dalla gioia.
«Grazie» disse quello, sinceramente emozionato, mentre anche le braccia di Autunno si univano a quelle di Primavera, in un gesto d’affetto fraterno.
«Certo che ce ne hai messo di tempo per ricordare…» continuò Tara, strafottente «Non so se mi facevi più rabbia tu o la biondina scintillante, testarda come un mulo: non ha fatto praticamente niente per aiutarti»
Jack alzò un sopracciglio «Mi stavi spiando, per caso?»
L’altra sprigionò un’ondata di calore, in imbarazzo «Eravamo solo curiosi di sapere come sarebbe finita»
«Noi pensiamo che la memoria ti sia stata tolta più per lei che per te» gli spiattellò, senza troppi preamboli, Sue.
«In che senso?»
«Doveva capire delle cose…» cercò di spiegargli Barry «Crediamo che così l’Uomo della Luna abbia voluto aiutarla»
L’ex spirito dell’Inverno soppesò quelle parole, come al solito quella misteriosa entità agiva in maniera altrettanto enigmatica. Qualsiasi cosa Elsa dovesse capire, immaginò l’avesse fatto dato che la memoria gli era tornata.
«Insomma che aspetti…» disse, infine, stupendo tutti e tre i suoi amici, rivolgendosi a Tara. Le fece un cenno con la testa «Vieni qui, stupida orgogliosa»
Quella, ovviamente, protestò ma nonostante tutto si unì al loro abbraccio.


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    Elsa arrivò nei giardini del castello quando, ormai, l’alba aveva già rischiarato il cielo. Incurante del freddo, come al solito, era uscita con una veste leggera, sperando che l’aria fresca del mattino potesse spazzarle via quell’agitazione che aveva dentro: si era decisa, avrebbe parlato con Jackson una volta per tutte, poi quel che ne sarebbe uscito l’avrebbero affrontato insieme, un passo alla volta. Un sonoro *crack* dai rami di un albero sopra di lei, unito alla tensione a cui era sottoposta, la spaventò talmente tanto che si autoghiacciò i piedi: impossibilitata a spostarsi per salvarsi da ciò che le stava per piombare addosso, creò uno schermo gelato a ripararle il capo.

La cosa in questione colpì, con una sonora capocciata e un’imprecazione non troppo velata, la sua barriera per poi rovinarle addosso, liberandole le gambe dalla prigione che lei stessa aveva creato ma finendo, inesorabilmente, per sporcarle il vestito e strapparlo in alcune parti.
«Jackson…» riconobbe, infine, colui e non cosa l’avesse assalita «Che cosa ci facevate su un albero? Non vi avevo detto di stare a riposo?»
Quello ancora rantolante, la ignorò «Ohi, ohi…» si lamentò, portandosi una mano alla fronte arrossata, lì dove aveva battuto «Una testa dura per davvero, non solo in senso figurato»
«Si dia il caso che non abbiate colpito la mia testa ma una lastra di ghiaccio» gli fece presente lei, trattenendo a stento una risata, considerando il suo intervento più come un pensiero formulato ad alta voce che non al volerle dare apertamente della zuccona.
«Ah, quindi era solo un tentativo di uccidermi?» non si scompose lui, dimostrando una perfetta cognizione di causa su quello che aveva appena detto.
«Stavo solo cercando di proteggermi, come potevo immaginarmi cosa stesse per finirmi addosso?» gli rispose, quindi, piccata.
«Certo, certo…» tagliò corto l’altro, rimettendosi in piedi e aiutandola a fare altrettanto. Rialzò lo sguardo sull’albero lì accanto, dove aveva cercato rifugio così come amava fare quando era uno spirito «Evidentemente anche il mio peso dev’essere cambiato»
A quelle parole, finalmente, lei comprese «Jack!?»
«Cosa?»
«Sei tornato» gli disse, gli occhi subito lucidi di commozione, cercando rifugio fra le sue braccia.
Lui sorrise, stringendola forte «Non sono mai andato da nessuna parte: ero solo nascosto sotto a un bel po’ di polvere che, a quanto pare, hai spazzato via»
«Io?»
«Qualcuno mi ha suggerito che, la mia perdita di memoria, fosse una prova per te. Dovevi capire qualcosa…»
Elsa si rabbuiò e si allontanò dal suo abbraccio «Quali fossero i miei reali sentimenti per te…» gli confessò comprendendo all’istante, decisa a non nascondergli più niente.
Lui perse un battito «Cos…?»
«Avevo paura che la mia magia potesse essere un ostacolo ora che tu non l’hai più»
«E lo è?» volle sapere, sempre più in crisi.
«Dimmelo tu»
«Assolutamente no» rispose l’altro, scotendo il capo «Era la mia magia ad esserlo e se rinunciare ad essa è il prezzo che devo affrontare per poter stare con te, bene, sono disposto a pagarlo. Anche se, lo ammetto, sarà strano e probabilmente non facile» la guardò negli occhi «Ma non cambio idea su di te, come ti dissi già una volta, le tue capacità sono un dono e non devi assolutamente vergognartene» ci pensò su «A meno che, il fatto che io sia diventato una persona qualunque, non sia un problema per te» le fece presente, leggermente risentito da quel senso di paura che si faceva largo nel suo cuore.
«Oh no, non pensarlo questo…» si affrettò a rassicurarlo, ora che l’aveva finalmente capito «Non sei una persona qualunque, sei sempre Jack… il mio Jack» gli sorrise, allungando una mano a carezzargli il viso.
Rincuorato, lui si abbassò per poter andare ad incontrare, finalmente, le labbra della regina con le sue ma il suo movimento lasciò spazio, nel silenzio appena sceso fra loro, ad un sonoro strappo: agganciata dal suo piede, una lacerazione della gonna della donna aumentò ulteriormente la sua dimensione. Si bloccò ad un soffio dalla sua bocca «Temo di aver fatto un bel macello col tuo vestito» le disse furbamente.
«Non ti preoccupare per quello, lo sistemiamo subito»
L’uomo guardò estasiato il magico cambio d’abito, appena avvenuto davanti ai suoi occhi «Come tu riesca a fare questa cosa devo ancora capirlo»
«Mi viene naturale» rispose Elsa, in un’alzata di spalle «Esattamente come questo» continuò, lanciando un piccolo mucchietto di neve per aria «Forse, un giorno, scoprirò tutto quello che non so» concluse, rabbuiandosi un poco.
«Ehi…» andò ad abbracciarla, di nuovo, lui «Volevo farti un complimento, non rattristarti»
L’altra accettò il gesto d’affetto volentieri «Lo so» lo rassicurò, regalandogli un sorriso per rimarcare il concetto.
«Bene, sono certo che, presto, riuscirai a dissolvere tutti i tuoi dubbi» disse lui soddisfatto, per assumere, poi, un’espressione vagamente sospetta «Senza contare che la vera domanda non è perché tu abbia queste capacità»
«E quale sarebbe?» volle sapere la bionda, gli occhi già al cielo, pronta a sentire quale sciocchezza avrebbe detto subito dopo.
«La vera domanda è… si può togliere?» chiese, sfiorandole leggermente la spallina del vestito.
Elsa, preparata a tutto ma decisamente non a questo, si trovò ad arrossire «Jackson!» lo riprese, dandogli una pacca sul petto.
Quello scoppiò a ridere «I miei amici mi chiamano Jack»
«Ah, perché noi saremmo amici, adesso?» fu il suo turno di alzare un sopracciglio, con aria maliziosa.
«Hai ragione…» si trovò d’accordo, riattirandola a sé «Penso e, soprattutto, spero di essere qualcosa di più»
«Stupido» gli sussurrò lei a fior di labbra.
«Non posso negarlo, però, adesso sta’ zitta e baciami»




E' con un po' di magone che clicco sullo stato "Completa".
Grazie davvero per essere arrivati alla fine di questa storia.
Un ringraziamento dedicato va evil65 che è stato il primo in assoluto a credere in essa e che mi ha suggerito di immergermi nel mondo degli scambi di recensioni dove ho potuto conoscere (e ritrovare) decisamente un sacco di persone bellissime e talentuose. In particolare, senza togliere nulla a nessuno, ho trovato un gruppo di gentil donzelle che veramente mi hanno saputo regalare storie per tutti i gusti… anche quelli che pensavo di non possedere XD
Le vostre recensioni mi hanno saputo emozionare e sciogliere come un cubetto di ghiaccio sotto al sole di Luglio – giusto per rimanere in tema - con alcune ho, inoltre, riso senza ritegno!
Ma sopprattutto grazie per aver sopportato i miei deliri – come questo - nelle note di fine capitolo… della serie: quando mi ci metto, la logorrea su questi due abbonda sopra ai miei tasti. Smetterò di scrivere su di loro? Non credo ;)
Vi invito a saltare le prossime righe se non avete ancora visto Frozen 2, in quanto, saranno super spoilerose con tanto di finale bello che spiattellato!
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Devo ammetterlo: la mia idea iniziale era quella di far, sì, tornare la memoria di Jack a Jackson ma di lasciarlo mortale, esattamente come ci siamo lasciati qui, quindi diciamo che non ho voluto tradire la storia così come l'ho pensata. E’ anche vero, però, che la Disney - nel frattempo - mi ha fatto lo scherzone di trasformare Elsa in Spirito e, quindi, un domani lei lo diventerà mentre lui non lo sarà più? Cioè... bella sfiga XD
Perché sì, purtroppo (?), il richiamo del canon è fortissimo in me e sono estremamente convinta che Elsa non potrà mai essere soddisfatta di se stessa fino a che non scoprirà le sue origini, indipendentemente dal fatto di aver trovato l’amore. Non è, quindi, un caso il titolo del capitolo, il riferimento a “Nell’Ignoto” di Elsa e che questa storia si concluda in Autunno, proprio il periodo in cui si svolge il secondo film. Mi piace pensare che la storia potrebbe proseguire, di fondo, così come l’abbiamo vista – escludendo, per forza di cose, le gag sulla proposta di matrimonio – con due spalle d’eccezione in più: Freja e Jack.
In fin dei conti, con le altre Stagioni a trovare il nostro adorato non c’era nessun nuovo Signore dell’Inverno: le vie dell’Uomo della Luna – ho realizzato solo sul finale che, praticamente, sono io XD – sono infinite!
Ovviamente la polvere dorata che circonda il nostro amato Jack e gli ridona la memoria è un chiaro omaggio alla polvere dei sogni di Sandy ;)
E, sul finale, la parte in cui Elsa - presa alla sprovvista si ghiaccia i piedi - è una rivisitazione dell'inizio di Frozen 2 dove si incolla alla ringhiera :D

Ancora grazie per tutto: è stato davvero un piacere affrontare questa avventura con voi.
Spero di ritrovarci presto.
Cida

  
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