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Autore: mask89    13/07/2020    12 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter VII

 
Shikamaru Nara era visibilmente annoiato, ma non dal suo lavoro. Stranamente, amava essere a capo del laboratorio della scientifica. Infatti, era una delle pochissime attività che, gli facevano alzare il culo dal letto la mattina, molto volentieri. Lui odiava i rapporti umani, specialmente se questi avevano le fattezze del tecnico del laboratorio. Una donna bionda, che era solita portare i capelli raccolti in diverse trecce, con il colore degli occhi di un verde scuro; tratti che, tra l’altro e, che purtroppo per lui, corrispondevano alla sua ragazza. Era felicemente fidanzato, con quella dolce arpia, all’incirca da due anni. Il loro era un rapporto strano. Se non si era a conoscenza della loro situazione sentimentale, si poteva esser facilmente indotti a pensare che, semplicemente, si odiassero. Peccato che, quel continuo lanciarsi frecciatine e battutine, con tutti gli annessi e connessi, era il tratto saliente della loro relazione. Nonostante quel rapporto potesse risultare strano e altamente disfunzionale, almeno ad una visione superficiale e frettolosa, nascondeva un legame solido e ben rodato, che poteva far invidia a coppie di vecchia data.
Quel mercoledì mattina però, non era lei la causa della sua aria torva. Jiraiya gli aveva dato il tormento per tutta la giornata precedente e se, entro la tarda mattina di quella giornata, non gli avesse consegnato qualche dato, sicuramente sarebbe tornato all’attacco, più rompiscatole che mai. Probabilmente, quel vecchio bastardo pensava che bastasse mettere un po’ di polvere fatata qua e là, agitare la bacchetta magica, recitare la formula di qualche composto chimico; et voilà, l’analisi del laboratorio era bella e pronta, per esser data in pasto a qualche ipotesi fantasiosa, di un detective da quattro soldi.      
Chiuse, talmente con tanta forza la porta del suo ufficio, che le vetrate tremarono violentemente. Stava per mettersi a consultare le scartoffie, che regnavano sulla sua scrivania, quando vide con la coda dell’occhio Temari, la sua ragazza, che si stava avvicinando. Si sedette pesantemente sulla poltrona, pronto ad affrontare quella furia dai capelli biondi. 
«Buongiorno pesaculo, ti sei alzato con la luna storta oggi?»
«Temari, oggi non è aria…»
La donna rimase basita da quel tipo di risposta. Solitamente l’avrebbe salutata e appellata con qualche epiteto carino del tipo: scocciatura, rompiballe e via discorrendo. Invece, l’aveva chiamata per nome, non era da lui.
«Qualcosa non va?»
«Riformula la domanda e prova a chiedermi se c’è qualcosa che va…»
Decise di assecondarlo.
«Allora, c’è qualcosa che va?»
«No.»
«Vuoi deciderti a dirmi come stanno le cose oppure, te le devo tirare fuori con le pinze?» Disse la bionda, spazientita da quell’insulso scambio di battute.
Shikamaru alzò le braccia al cielo e scosse la testa, in segno di resa. Sapeva che, quando la sua dolce metà usava quel tono, era meglio assecondarla. Nel migliore dei casi non gli avrebbe rivolto la parola per giorni. Nel peggiore, l’avrebbe portato alla “canna del gas”, circonlocuzione di “non gliela avrebbe fatta vedere per diversi mesi”, un’eventualità che preferiva caldamente evitare.
«Allora?» ripeté la bionda, battendo nervosamente il piede destro a terra.
«Jiraiya…mi sta tormentando da ieri.»
«Per quei reperti d’analizzare, arrivati lunedì mattina?»
«Si.»
«È da ieri mattina che mi sta perseguitando per avere dei risultati. Come se, chiamandomi ogni dieci minuti, accelerasse il processo delle varie analisi che abbiamo avviato.»
«Gli hai detto che ci stai facendo lavorare come degli schiavi, facendoci fare anche dei turni notturni?»
«Certo, e che ho anche destinato le migliori risorse a seguire questo caso; ma per lui è troppo poco.»
«E non lo hai mandato beatamente a quel paese? Diavolo, sei pur sempre il capo di questo buco di laboratorio della scientifica.»
«Sai benissimo che non è possibile, visto che è un mio diretto superiore. E poi…non è da lui comportarsi così.» Sospirò l’uomo «La situazione è delicata…» Si lasciò sfuggire.
«In che senso?»
«È confidenziale…»
«Sicurezza nazionale?»
Il moro annuì con la testa.
«Comunque, ero venuta a portarti questi» e poggiò una cartellina sulla scrivania.
“I primi risultati che vuole quell’imbecille del nostro direttore.”
«Qualcosa d’interessante?» Chiese l’uomo speranzoso.
«Più che altro, direi qualcosa di insolito.»
Lui si limitò a guardarla alzando perplesso il sopracciglio destro, aspettando in religioso silenzio il resto della relazione.
«Su tutti i campioni esaminati, l’unico DNA trovato è quello della vittima. Un caso più unico che raro. Ma, per validare questa affermazione, voglio aspettare che tutte le analisi siano concluse. Però, se devo essere sincera, non credo che emergerà nulla di nuovo.»
«Come mai?»
«Solitamente, già dalla prime analisi, si hanno delle divergenze, anche se piccole; ma in questo caso niente. Se posso esprimere un’opinione…»
«Puoi.»
«È un fottuto professionista a sangue freddo, che sa come far sparire le tracce. Ecco con chi abbiamo a che fare.»
«Maledizione!» Imprecò.
«Ma…»
«Ma…» ribadì l’uomo irritato.
«Shizune ha fatto un ottimo lavoro.» Prese una foto dalla cartellina «Vedi questa foglia? L’anatomopatologa, l’ha trovata all’intero della faringe del malcapitato. L’ho analizzata personalmente…è una foglia di incenso.»
«Quindi?»
«È una varietà talmente rara, che praticamente non viene commercializzata. È tipica di una sola regione, anzi di un deserto. Quello che si estende intorno a Suna. Il che mi ha portato a pensare una cosa…»
«Insomma, Temari, ti vuoi decidere a dirmi tutto o mi devi tenere sulle spine ancora a lungo?»
La donna emise una risata divertita.
«Quando sei nervoso, sei uno spasso, pesaculo!»
L’uomo sbuffò irritato, ma decise di rimanere saggiamente in silenzio. Preferiva subire le sue angherie e avere le informazioni, piuttosto che restare a leggere pagine su pagine di analisi di laboratorio.
«Ho pensato…e se la pianta e l’arma del delitto fossero in qualche modo collegate? E indovina un po’? Ho fatto centro. Posso dire con certezza che, l’arma usata, è una katana con una lama, non più lunga di sessanta centimetri. Ti starai chiedendo cosa avrà di speciale? Il materiale usato è un metallo che si estrae solo nelle miniere di Suna; ed è lavorato secondo una tecnica antichissima, che lascia una traccia particolare quando taglia.»
«Non riesco a cogliere il punto di tutto questo.»
«A volte mi chiedo come tu possa essere diventato il capo più giovane, che ci sia mai stato in questo laboratorio. Per caso hanno estratto il tuo curriculum a sorte?»
Shikamaru si limitò a guardarla in tralice.
«Questa tecnica di lavorazione non è più utilizzata in nessun procedimento industriale moderno. Solo dei monaci che, casualmente hanno il loro monastero nel deserto di Suna, sono in grado di riprodurla oggigiorno. Quelli dediti al culto di Jashin. L’arma usata è sicuramente una katana rituale. Come faccio a saperlo? Al giorno d'oggi viene prodotta solo per quel motivo. A forgiarla per sé stesso è il novizio che, dopo un lungo percorso spirituale, diventa monaco del culto.»
«Praticamente, stiamo cercando un monaco che uccide a sangue freddo.»
«Esattamente. Per la precisione, un monaco di robusta corporatura, alto all’incirca un metro e ottanta, vista l’inclinazione dei tagli.»
«Ottimo lavoro!»
«Sono la migliore, lo sai.» La donna si affrettò a raggiungere la porta. Era quasi sull’uscio, quando si bloccò e voltò verso il suo ragazzo. «Ah! La prossima volta che chiama Jiraiya, digli che, se pensa che basti mettere un po’ di polverina fatata qua e là, agitare la bacchetta magica e recitare la formula di qualche composto chimico, per avere delle buone analisi…Bhe, si sbaglia di grosso.»
«Già detto!» rispose l’uomo sorridendogli.
«Ci avrei scommesso pesaculo, a stasera. Ho finito il mio turno. Ah! cerca di arrivare in forze stasera, ho voglia di divertirmi un po’!»
Shikamaru si lasciò andare di peso sullo schienale della poltrona. Quella donna era una pazza arpia dominatrice, ma l’amava alla follia.
 

Sakura guardò l’orologio appeso al muro nella medicheria, le sue tirocinanti sarebbero arrivate a breve. Prese la borsa dalla scrivania e tirò fuori alcune cioccolate. Quale miglior medicinale, se non quel “nettare degli dèi”, per risollevare il morale di quelle tre povere malcapitate, per via della lezione del vecchio Sarutobi? Sentì la porta aprirsi. A fatica, non gli caddero dalla mano quei deliziosi bocconcini al cacao. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Altro che tre ragazze distrutte da una lezione noiosissima di due ore. Altro che delle povere anime in pena, in cerca di conforto. Sembravano il ritratto della gioia. Che fosse il caso di fare un esame tossicologico?
Scosse il capo, cosa diamine le passava per la testa? Sicuramente ci doveva essere una spiegazione logica a quella ilare felicità, o almeno lo sperava. 
«Buongiorno Professoressa!» dissero le tre ragazze, con aria trasognante.
«Buongiorno ragazze» rispose titubante. «Mi aspettavo di trovarvi con il morale sotto i tacchi, invece…»
«Eh, ma come si può essere tristi, quando a parlarti c’è un uomo così affascinante…» replicò la più giovane delle tre.
«Bhe, sicuramente il professor Sarutobi quando era più giovane sarà stato un uomo di fascino, ma ora…»
«Ma non stavo parlando del vecchio Sarutobi!»
«Ah, quindi c’è stato un cambio di lezione, non ne sapevo nulla!»
«No no, sempre informatica.»
«Non capisco…»
«Non ha saputo? Il professore, ormai, era prossimo alla pensione. Siccome aveva parecchi giorni di ferie cumulati, ha deciso di sfruttarli tutti prima di andare in congedo. In pratica, da questo lunedì è stato già sostituito dal nuovo docente.»
«Non ne sapevo nulla…»
«E che uomo!» Dissero all’unisono.
Sakura le guardò, confusa e allo stesso tempo divertita; almeno non si annoiavano più durante quella lezione. Anche se, quella reazione, per aver visto semplicemente un uomo, anche se pur bello, le sembrava un tantino esagerata.
«Corpo statuario» proferì la più anziana delle tre. «Capelli color oro, occhi di un azzurro da togliere il fiato e quel sorriso così caldo, che mette in mostra i suoi candidi denti bianchi…un autentico dio greco, sceso in terra, per renderci la vita, in questo misero posto, più bella!»
Mentre sentiva quella descrizione, sentì il battito del cuore mancargli. Nella sua mente si sovrappose a quell’immagine, un’altra persona che conosceva molto bene. Scosse violentemente la testa, non era lontanamente possibile. Lui era via, chissà dove. Espirò lentamente. Il continuo richiamarla delle sue allieve, la riportarono alla realtà.
«Tutto ok, Prof.?»
«Si, si certo.» Si affrettò a dire.
«Visto che, è stato così gentile da dare il suo numero, per contattarlo, nel caso non avessimo capito qualcosa…quasi quasi ne approfitterei, chissà, da cosa nasce cosa…» disse la più giovane delle tre.
«Moegi!» Urlò imbarazzata. «Ti sembra un atteggiamento consono verso un professore? Non se ne parla minimamente, te lo proibisco!»
«Ma prof., è così bello!»
Sakura scrutò le tre in tralice. Poi, un sorriso, si fece largo sulle sue labbra.
«Avanti su, fatemelo vedere!»
«Cosa?!?!» risposero le tre, falsamente scandalizzate.
«So benissimo che lo avete fotografato, mostratemi una sua foto.»
Le tre risero. Moegi prese il telefono, selezionò lo scatto che meglio le era riuscito e lo mostrò alla sua docente.
Guardò incuriosita l’immagine. Grave errore. Sentì il sangue defluire dalle sue guance, come se fosse evaporato all’improvviso. Il cuore si fermò, per poi cominciare a battere furiosamente. Le sue pupille si dilatarono all’inverosimile. Cominciò a tremare violentemente. Poi, come ridestata da quello stato di trance, uscì come una furia dalla medicheria, lasciando le tre ragazze sbalordite.



Spazio autore:


Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi un commento
.
A presto!
Mask
   
 
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