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Autore: IneffablePlotters    15/07/2020    3 recensioni
‘La serpe di buio veglierà assieme al farfallino di luce su quel che sembra ma poi non è… trovando quel che non sapevano nemmeno di star cercando.’
Da leggere anche come ‘Tutto ciò che avreste voluto sapere, ma che nessuno vi ha mai rivelato, sugli anni passati a casa Dowling!’
dal capitolo I:
* “Warlock? Ma che nome delizioso. Scommetto che è un vero angioletto”
“Un demone semmai. Certe volte mi chiedo se non sia stato Satana in persona a mandarmelo”
Crowley sentì l'impulso di ridere, ma virò su ciò che una tata avrebbe detto.
“I bambini sono un dono di Dio, Mrs. Dowling,” e quasi la lingua cominciò a pizzicargli. “Solo che certe volte bisogna solo saperli prendere... *
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 1.1 Nella camera di Aziraphale..

 
La notte era stata fredda, per la gioia di due qualcuno in una certa lussuosissima villa, troppo stanchi -o pigro, o opportunista in questi casi- per i postumi del lavoro per chiudere la finestra di dentro dimenticata aperta la sera prima.

Il temporale aveva deciso di continuare a lungo, e gli spifferi che entravano dalle persiane verso le quattro del mattino pungevano fastidiosamente la pelle di Crowley abituata alle fiamme bollenti. Aziraphale invece, era perfettamente a suo agio con le basse temperature in cui si imbatteva salendo in Paradiso, ma non aveva familiarità col sonno, a differenza del suo compagno. Avevano passato l’intera notte così, svegliandosi a turno per vari motivi.
 
Solo le prime due ore erano caduti nel sonno profondo. Nessuno dei due prima di quel momento aveva condiviso il letto con un’altra persona per tutta la notte, motivo che li aveva spinti a dover dividere lo spazio inconsapevolmente fino a trovare una posizione comoda. Si erano trovati alla fine l’uno dando la schiena al petto dell’altro. Aziraphale aveva aperto gli occhi celesti per primo e si era fatto prendere
dalla sensazione del risveglio in cui la testa era completamente senza pensieri, già carico di energia come se avesse dormito un secolo. Ripensando subito dopo che il demone lo aveva fatto davvero molti anni prima, ridacchiò tra sé chiedendosi come riuscisse a trascorrere così il tempo senza annoiarsi. Sbatté le ciglia bionde portandosi la mano davanti alla bocca per coprire un grosso sbadiglio, e fu solo in quel momento, mentre si stiracchiava, che si accorse che le loro gambe si erano incrociate. E non solo.

La sua schiena aderiva perfettamente al petto di Crowley, i seni schiacciati contro la stoffa della maglietta. Non si era assolutamente accorto di quel contatto durante il suo sonno senza sogni, fino a quando non aveva inarcato la spina dorsale. Ma adesso che era tornato alla realtà e ragionava perfettamente, non seppe se sentirsi più a disagio perché non gli dispiaceva affatto stare così vicino al rosso in fin dei conti, o per le emozioni che gli provocava quell’unione, e un angelo non avrebbe dovuto provare quella sensazione. Ringraziò il cielo sussurrando -anche se in cuor suo sperava che Dio non lo stesse guardando proprio adesso- che Crowley non fosse sveglio. Naturalmente, prima se ne era accorto girando la faccia fin quasi a spezzarsi il collo, ritrovandosi con il naso del demone a un soffio dal suo. Era ritornato a dargli le spalle di scatto senza muoversi da come stava, respirando per cercare di calmare il batticuore. Le sue guance scottavano così tanto, colorate come i mattoni del recinto che separava la villa dal garage, da costringersi a farsi aria da solo con la mano, il vento da solo non era più utile da quel punto di vista.
 
“Smetti di fare lo sciocco.. è ridicolo..”
 
La sua coscienza parlava per lui cercando di darsi da solo un contegno. Non era necessario farsi prendere dal panico specie dal momento in cui il suo migliore amico non era cosciente, e imbarazzarsi era davvero stupido. Non sapeva se fosse normale d’altro canto stare così avvinghiati per due come loro, per due semplici amici, per due nemici per natura.

Ma non poteva negare di stare così bene. Quel calore era così invitante. Non era il caldo dell’Inferno che portava solo odio e sofferenza, quello era un alone animato di protezione e gioia, una piscina di emozioni in cui sguazzare contento, e godersi quella piccola parte di felicità che si era riservato senza neanche volerlo.
 
Si appisolò di nuovo dopo una mezz’ora con un gran sorriso tenero, e quella volta durò fino all’alba, in cui l’angelo stava sognando di poter stare in quel modo con la stessa persona, ma all’aperto, sotto un sole tiepido, su un bel prato verde, felici e indisturbati. Troppo bello per poter essere vero da ogni punto di vista di quello che erano e che facevano, ma per ora si accontentava di immaginarlo. Era così preso dalla loro vicinanza, che non si era spostato nemmeno pensando di dare colpa alla pigrizia anche sapendo che quello era quasi del tutto un vizio capitale, sperando che l’indomani non si svegliassero insieme così, ma adesso non voleva sciogliersi da lui.

Crowley aveva aperto le palpebre verso le tre. Il seno gli faceva male, ringraziò chiunque gli avesse trovato quel corpo maschile da abitare per l’eternità -o fino all’Apocalisse tra undici anni-, era scomodissimo dormire sia a pancia in giù che di lato con le spalle piegate in dentro con quelle due cosine in mezzo, come ci riuscivano tutte le donne al mondo? La prima cosa che si era ritrovato davanti le sue iridi splendenti come il sole, era stata una chioma riccia, soffice e cotonata allo stesso tempo, talmente argentea che illuminava la sua visuale anche a luci spente, e che gli solleticava il mento e le labbra.
 
I suoi occhi erano andati verso il basso seguendo attentamente la linea della schiena e delle gambe del corpo che aveva a neanche un centimetro di distanza, e prima di arrivare ai fianchi le immagini della sera gli erano tornate in mente.
 
Si erano addormentati in due lati diversi del letto, il perché ora fossero entrambi al centro, con i vestiti che con un solo passetto in avanti si sarebbero potuti confondere tra loro se non fosse stato per il colore, gli era sconosciuto. A differenza dell’angelo, lui si era reso conto che il suo compagno dormiva anche senza guardarlo in faccia perché era sicuro, nella sua mente almeno, che se fosse stato sveglio Aziraphale si sarebbe tolto immediatamente di lì.
 
Era stato per quello che a malincuore, aveva tolto le gambe da dove stavano e si era girato dall’altro lato. Fosse stato per lui che non aspettava altro che quel tipo di contatto con il biondo, si sarebbe messo ancora più vicino facendo toccare anche i bacini tra loro. Stare così mentre dormivano era una linea emotiva di intesa così forte che oltre ai corpi erano vicine anche le anime, con un sentimento che un demone non avrebbe dovuto mai provare per nessuno e specie per un membro della fazione opposta, ma per niente al mondo il rosso si sarebbe perso l’occasione in altre circostanze. Sospirò infastidito, era frustrante trovarsi in quella situazione e non poterla
usare a suo vantaggio.
Quella volta, forse per la prima in assoluto, voleva davvero toccare il suo amico senza malizia. Il vento era molto forte in quel
momento, e la pelle d’oca era tornata. Il suo corpo gli dimostrava tutto il disappunto per la mancanza del calore che Aziraphale gli stava dando. Sbuffò stando attento a non disturbare il suo sonno. Un angelo che dormiva, anche se da dietro era la cosa più carina che avesse mai visto, ma stava attento a tenersi tutto per sé, non avrebbe mai ammesso una cosa del genere!

Digrignò i denti, scuotendo la testa.
 
“Ah, al diavolo, chissene frega!”
Così come si era allontanato si era riattaccato all’amico, scrollando le spalle pentendosi di avere quasi evocato un altro demone, che non
sarebbe stato contento di vederlo così in intimità con un angelo. Una parte di lui voleva svegliare Aziraphale, per vedere come avrebbe reagito trovandosi così con lui. Scuoterlo un poco, chiamarlo, e poi fare la parte del finto tonto fingendo di svegliarsi anche lui dopo qualche secondo per colpa sua e dei suoi movimenti. Ma non voleva rischiare di rovinare tutto, quindi, approfittando della cosa si riaddormentò, quella volta passando anche un braccio intorno alla sua vita per trovarsi con la mano sulla sua pancia morbida e invitante. Dopotutto se il giorno dopo si sarebbero svegliati così, avrebbe usato la scusa del non decidere volontariamente come si metteva durante il sonno. Era pur sempre un serpente, e quegli animali si attorcigliavano a qualsiasi appiglio. Poi, entrambi si erano svegliati il mattino dopo. Ma finché non suonò la sveglia nessuno aveva detto niente, né aveva osato muovere un solo muscolo.
 
Ma quell'oggetto infernale che tanti umani maledicevano costantemente ogni mattina, era suonato anche per loro. Entrambi avevano aperto gli occhi, immanicati.

Aziraphale poteva ancora fingere di non essersi completamente svegliato, poteva ancora tenere gli occhi chiusi, cercando di mascherare il fatto che non stesse più dormendo. La sveglia era sul suo comodino però. Quale demone avrebbe potuto usarne una? Solo gli angeli sono fissati con la puntualità. Quindi ormai, erano entrambi spacciati. Crowley decise di fare il primo passo, sfilando le braccia dai fianchi dolci e morbidi, per poi mettersi seduto sulla sua parte del letto. Aziraphale, dal canto suo, non ci pensava proprio a mostrare il fatto che fosse consapevole del loro abbraccio, quindi, con fare vigliacco, decise di simulare un risveglio nemmeno troppo convincente.
 
Il demone non seppe se crederci oppure no. Ma con la coda dell'occhio notò che il braccio forte del biondo si era allungato per spegnere la sveglia.
"Buongiorno angelo." sussurrò, dandogli ancora le spalle.
"Eh?" finse il più completo stordimento. "Oh, ciao Crowley.." con un altro sbadiglio finto, si stiracchiò. Sentiva ancora la pesantezza delle braccia di Crowley attorno alla vita, e notò quanto la sua maglia fosse spiegazzata.
 
Ma si convinse che sicuramente non poteva averlo fatto di proposito, non lo avrebbe di certo abbracciato. Poteva starsene zitto, virare su un altro argomento, ma la sua mente andava da sola.
"Hai dormito bene?" gli chiese, passandosi le dita sulla maglietta. "Si, e.. tu?" domandò incerto.
"Ho avuto un po' di caldo questa notte, anche se fuori c'era il temporale."
"Oh, davvero?"
 "Si.." quella conversazione debole e frivola stava arrivando al suo termine, e l'angelo si accorse di avere qualche capello rosso che era
appoggiato alla sua spalla. Ne prese uno tra le dita e lo guardò. Crowley, inconsapevole, si girò verso di lui, pronto a parlare di altro, ma si
zittì notando quel filo rosso tra le dita di Aziraphale. Se ne era accorto. Il rosso deglutì a fatica.
"V-vado a prepararmi" disse frettolosamente. Si alzò, e a grandi passi e andò verso la sua stanza.

L'angelo rimase solo, e anche se non avrebbe dovuto farlo, si alzò il colletto fino al naso e inspirò a fondo; non c'era dubbio, era proprio il suo odore.
Non avrebbe mai immaginato che anche Crowley stesse facendo la medesima cosa nella sua camera.
"Non ha nemmeno la sua colonia.. è solo il suo odore.." inspirò a fondo, non volendosi dimenticare quella notte. L'angelo, dopo qualche secondo di stordimento scosse la testa, deciso a non pensarci, o altrimenti era certo che sarebbe impazzito. Lui era solo un amico, solo uno stramaledetto amico che ormai amava! Si chiuse in bagno, e si lavò il viso con acqua gelata, deciso a levarsi quei pensieri dalla testa. Ma fu difficile.
 
Aveva per la prima volta sentito il calore del corpo di Crowley in seimila anni. Lo aveva assaggiato in qualche timido abbraccio, ma mai per così tanto tempo. Aveva avvertito il suo fiato, sentito le sue mani, ma stranamente non vi era stata alcun tipo di malizia; o almeno, non era palpabile. In altri casi, la sua timidezza lo avrebbe tenuto fermo e rigido, non sarebbe riuscito a muoversi nemmeno se ci avesse provato. Ma non sarebbe stato il tipo di panico che lo aveva preso alla sprovvista con Paul, sarebbe stato qualcosa di diverso. Qualcosa di tremendamente forte, un'emozione indescrivibile a parole. Quei pensieri lo tennero fermo davanti al lavello per cinque minuti
buoni, prima che Crowley bussasse alla porta.
"Ehi angelo? Ti manca molto? Devi aiutarmi con il trucco!" Con un piccolo sussultò, mugugnò qualcosa e tornò a prepararsi. Forse in mezzo alla natura si sarebbe finalmente calmato.
 
1.2 A colazione...
 
Solitamente Crowley non mangiava. Non ne aveva mai sentito la necessità, e infatti anche quella mattina si era limitato a prendere una tazza di caffè nero senza zucchero. Ma la cosa che lo incuriosì, fu vedere anche il suo migliore amico mangiare davvero poco. Solo un biscotto, una tazza di tè un muffin.
 
Veramente poco rispetto ai suoi standard. Corrugò un sopracciglio, e si avvicinò a colui che ora aveva le sembianze del giardiniere.
"Fratello Francis, buongiorno." lo salutò sedendosi al suo fianco.
"B-buongiorno Miss Ashtoreth." balbettò lui. "Colazione alquanto povera, non è vero?"
 
Aziraphale lo squadrò. "Beh.. sì, insomma, o meglio, no.. mi sembra normale. Lei, sta solo bevendo del caffè." Gli fece notare.
"Oh ma sono certa che un uomo così muscoloso, forte e posssssente come lei abbia bisogno di qualcosa in più per affrontare il duro lavoro in giardino, non crede?"
"Muscoloso, che parolone.." disse addentando il suo dolce.
"Lei sta esagerando. Sto nutrendo il mio corpo con le giuste energie, non si preoccupi." Crowley aveva una grande capacità recitativa, si calava perfettamente nel proprio ruolo di tata, e assumeva un carattere non completamente diverso da quello che avrebbe avuto da demone. Aziraphale non sapeva se apprezzarlo o meno.
"Mh-mh.." annuì lei, prendendo dal suo taschino il fiore che il giardiniere le aveva regalato il giorno prima e portandoselo tra i capelli.
"Ne sono certa.." lo guardò quasi con malizia.
L'angelo si guardò attorno e abbassò la voce.
"Ma che stai facendo?" gli sussurrò.
"Sto solo recitando la mia parte!" gli sibilò l'altro.
"Non hai notato come quel pinguino incamiciato abbia ricominciato a puntarti gli occhi addosso?" Stava alludendo a Paul, che non sembrava aver perso la speranza. Da lontano aspettava solo il momento buono per avvicinarsi a lui.
 
Effettivamente il biondo era fin troppo perso nei suoi pensieri per averlo notato.
"E quindi che intenzioni hai?" gli chiese ancora sottovoce.
"Ovvio, più tempo ti vede in mia compagnia e meno sarà invogliato a provarci! Credo che abbia paura di me, in un certo senso." bevve un sorso di liquido nero dalla sua tazza.
"Quindi il tuo piano è spaventarlo?"
"Voglio solo dargli un monito, e fargli capire che se tenterà nuovamente di attentare alla tua virtù, questa volta io non gli cancellerò la memoria. Non sarò così gentile, si ricorderà per sempre, tanto da avere gli incubi per tutta la sua vita!"
 "Piano, stai quasi fumando dalle orecchie!" lo avvertì Aziraphale.
 "Apprezzo il tuo interessamento, ma stai esagerando. Non succederà più, te lo assicuro."
"Mph." mugugnò contrariato.
"Non mi fiderò mai di lui" La colazione continuò tranquillamente, fino all'arrivo inaspettato dei padroni di casa. Miss Dowling era entrata nella stanza per prima, con in braccio il piccolo Warlock. Per quanto le sue occhiaie fossero ben presenti e i suoi capelli non fossero proprio pettinati al meglio, sorrideva, mentre accarezzava la testa del bambino. Una madre alla fine è sempre una madre.
Il marito entrò poco dopo, aveva appena finito una chiamata al telefono. Salutò con un caloroso buongiorno tutto il suo staff, ancora impegnato nella colazione.
"Mi dispiace disturbarvi." prese la parola.
 "Ma non credo di avere altro tempo durante la giornata odierna per darvi le mie comunicazioni." Infatti, il suo cellulare squillò per l'ennesima volta, e sua moglie decise di continuare il suo discorso.

Diede qualche comunicazione generale, riguardo ad una "piccola" festa per celebrare il piccolo Warlock, ma non scese nei particolari, siccome l'organizzazione avrebbe richiesto tempo e una data era ancora da fissare, poi si rivolse ai cuochi per informarli sul menù che avrebbero dovuto seguire per una cena che avrebbe avuto luogo tre giorni dopo, riguardava degli amici di famiglia dei Dowling, nulla
di troppo rilevante.
Dopo qualche altra comunicazione di servizio, la donna si avvicinò proprio a Crowley e Aziraphale.
"Oh, volevo rivolgermi proprio a voi. Anche da parte mia, volevo darvi un benvenuto più ufficiale, e ringraziarvi per il lavoro che state facendo. Miss Ashtoreth, anche se la conosco da poco tempo, voglio ringraziarla per tutto quello che farà per Warlock, so già di potermi fidare di lei al 100%. Signor Francis, non so come sia possibile, ma il giardino ha assunto tutto un altro aspetto da quando lei lavora qui, e sono passate solo poche ore, ma come fa?"
 "Oh, mia cara, non faccio nulla di che.. ci vuole solo tanto amore anche per quei piccoli esseri viventi." un po' timidamente, il biondo alzò le spalle.
"Beh, sono molto felice che voi siate entrati a far parte della nostra vita. A tal proposito, vorrei introdurvi ad una sorta di abitudine che noi abbiamo in questa casa.. solitamente, noi preferiamo che i membri del nostro staff comincino a conoscersi, e che stringano un solido rapporto di amicizia. In questo modo si lavora meglio, credetemi, quasi tutti qui lo hanno fatto. Quindi, Miss Ashtoreth, Signor Francis, ci piacerebbe molto che voi usciste insieme in una sorta di.. appuntamento?" Aziraphale sentendo quella parola quasi si strozzò con il suo tè.
 
Ma non lo diede a vedere. "Un appuntamento?" ripeté ferma la tata.
"Si, un qualcosa tra amici. Ovviamente non è obbligatorio, è solo nostra consuetudine per mettere a loro agio i nuovi arrivati. Non per farvi pressioni, ma mio marito è in città fino a stasera, e abbiamo la possibilità di goderci il nostro Warlock solo per oggi.." disse cullando dolcemente il bambino.
"Quindi, Miss Ashtoreth, questa sera ha la serata libera. Sarebbe il momento ideale, altrimenti non so quando potrò concederle un altro momento libero."
"Intende.. solo io e lui?" chiese indicando il proprio migliore amico.

"Beh, sì.. o come preferite, potrei concedere un’uscita libera a qualcun altro, per esempio Paul è tanto tempo che non esce.." A Crowley gelò il sangue, e pregò che il maggiordomo non avesse sentito.

"NO!" fece sobbalzare Aziraphale.
"O.. o meglio.. uscire con lui sarebbe perfetto. Lei che ne pensa, sssssignor Francissss?" gli rivolse un sorriso. L'angelo spalancò gli occhi. "I-io.." si schiarì la gola. "C-certo, è una b-buona idea.."
"Ottimo! Ho dei posti ottimi da consigliarvi" Miss Dowling sorrise.
"Ma ne parleremo più tardi, ora ho un appuntamento molto urgente. Miss Ashtoreth, verrò a riprendere Warlock nel pomeriggio, così avrà tutto il tempo di prepararsi." E detto questo, consegnò alla tata il piccolo, che come sempre si rannicchiò felice e tranquillo tra le sue braccia.
"Oh, buongiorno piccolo Warlock.." disse
 
Aziraphale guardando la scena, ma tenendosi comunque a debita distanza.
"Ora devo proprio andare" ripeté lei.
Salutò frettolosamente e afferrò il marito per la spalla, mentre ancora lui parlava al telefono.
"Beh, fratello Francis.. si direbbe che questa sera io e lei
abbiamo UN APPUNTAMENTO.." Alzò la voce, intenzionata a far arrivare quel messaggio ad un certo maggiordomo.
"Si, Miss Ashtoreth.. l'ho sentito" ridacchiò nervosamente.
"Ma.. dovremo andarci conciati in questo modo?" sussurrò.
"Nah." scosse la testa. "Non ho intenzione di sopportare questo seno fino a stasera." Aziraphale arrossì, ricordandosi di quei due particolari.

La tata si alzò dalla propria sedia e si mise il cappello.
"Beh, arrivederci Fratello Francis. Le posso portare qualcosa a metà mattinata? Un caffè,
un dolce..?"
 
Francis scosse la testa. "N-no, grazie.. b-buon lavoro." si alzò anche lui, sapendo che la sua giornata sarebbe stata molto, ma molto dura da
affrontare. "Buon lavoro anche a lei." sussurrò la tata, andandosene dalla sala.
 
1.3 il programma..
 
“Non so davvero come ci riesca, le viene così naturale!” Verso la mezza mattinata, la padrona di casa era venuta in cerca della bambinaia
rendendosi conto che doveva trascorrere troppi momenti col figlioletto da sveglio, e l’ultima volta che ci aveva provato era stata un’esperienza traumatica.
 
Doveva imparare almeno le tecniche base per la cura di un neonato. Non si era ancora resa conto che la specie umana era andata avanti per seimila anni anche senza tutte le comodità e le tecnologie, perché a quelle creaturine piccole serviva solo la giusta attenzione. La sua determinazione ad essere all’altezza del suo ruolo di madre che aveva voluto fin da quando aveva scoperto di aspettare il piccolo era forte.

Voleva godersi ogni momento, perché di settimana in settimana sarebbe cresciuto e cambiato, e probabilmente la prima parola e i primi passi li avrebbe fatti con la persona che veniva pagata per badare a lui, e Crowley non si era potuto rifiutare davanti alla sua richiesta.
 
Il demone sorrise, stringendo le pieghe della stoffa e mostrando in tutta la sua eleganza un fagottino sotto i suoi seni dal quale usciva solo la testa del figlio del suo capo. Quello con le ali nere, naturalmente.
“Signora Dowling, ognuna ha il suo mestiere, essere madre è più un titolo di natura quando si genera una nuova vita. Lei è una donna con una carriera avviata, di un alto grado di importanza per il suo paese, che si sa essere molto.. pignolo in fatto di politica, e lei è la delegata perfetta. Spendersi per tentare qualcosa che può fare chiunque ne abbia la competenza sarebbe sprecato per qualcuno della sua classe sociale.”

La puzza del doppio insulto al suo luogo natale e alla sua inclinazione al lavoro più che alla famiglia, che le dava a capire che era inutile cercare di imparare qualcosa da chi lo avrebbe fatto comunque molto meglio di lei, era stata profumatamente coperta dalle lusinghe della lingua biforcuta del rosso.
Alle orecchie esasperate della madre umana del piccolo quella era sembrata una consolazione, più che un incitamento a lasciar perdere la custodia dell’erede del loro cognome. Permeato di egoismo, l’intento del rosso era proprio quello di avere tutta la carta bianca del mondo da condividere con il suo angelo in merito alla crescita del bambino, nessuna influenza umana. L’americana sorrise, ripensando a quanti dollari aveva saputo tirare su anche da sola occupandosi delle faccende del marito quando lui viaggiava all’estero per lavoro. Miss Dowling osservava quasi senza parole le movenze della tata, intenta a fasciare il piccolo in una sorta di marsupio fatto con uno scialle, dietro la schiena e anche sulla pancia, e Warlock era stato fermo e in assoluto silenzio per tutta la manovra senza opporsi.

Con la madre invece, inesperta e poco propensa a quel tipo di accessorio, l’Anticristo si era più volte lamentato con quell’urlo infernale che solo i neonati sapevano dare, anche se la tata le aveva fatto vedere e spiegato più volte il gesto. Il rosso lo aveva calmato in meno di due minuti.
 
Crowley ormai aveva fatto proprio il suo nuovo lavoro, l’audiolibro che Aziraphale gli aveva dato era servito veramente molto, se si aggiungeva la capacità di fare miracoli poi, malgrado non avesse mai tenuto un bambino in braccio sembrava non aver fatto altro in vita sua.
 
Il libro infatti gli aveva spiegato anche a distinguere il diverso tono del pianto di un bambino, se piangeva con la ‘a’ sentiva dolore o disagio e voleva essere cambiato, se piangeva con la ‘e’ aveva fame. Sapeva riconoscere i gesti, come tenere i pugni chiusi o i palmi aperti.
“In alternativa può tenerlo disteso a pancia in giù sul suo avambraccio appoggiato all’addome, con gli arti verso l’esterno comodi di penzolare, si rilassa davvero molto.”
Il demone aveva risposto a tutte le domande della giovane mora, ed era arrivato il momento del bagnetto, e così insieme tolsero tutti i vestitini al piccolo mentre la vaschetta per neonati si riempiva di acqua tiepida e buon bagnoschiuma, in cui all’interno ci galleggiava una spugna di mare vera, ma sterilizzata.
“Sa miss Ashtoreth, ultimamente mi sono chiesta.. è vero che ho partorito in un convento e non in ospedale, ma quando i bambini nascono, non si dovrebbe lasciare un pezzettino del cordone ombelicale che poi viene via da solo dopo qualche giorno?” Crowley si girò verso la donna che attendeva una risposta, come se questa avesse parlato con la voce di uno dei suoi colleghi, sbalordito, e poi guardò il ventre del bambino.
 
Il suo primo istinto fu quello di invocare Aziraphale perché lo aiutasse, preso dal panico, che ne sapeva lui di come venissero operati al momento del parto? Ma si rese conto che era una mossa stupida e inutile, per cui schioccò le dita. “Oh, possiamo anche lavarlo adesso che è caduto, proprio ieri. Il primo bagnetto è sempre importante per una madre, vuole aiutarmi?”
L’americana sorrise radiosa annuendo all’invito della tata, che le aveva messo in testa l’immagine del figlio con una benda sull’addome nei giorni precedenti.

Insieme insaponarono il corpicino dell’Anticristo, Nanny lo teneva in acqua col visetto fuori dal pelo, e la madre lo riempiva di carezze e gli passava la spugnetta ovunque in maniera cauta.
“Vorrei approfittarne da donna a donna, ora che siamo sole, per parlare con lei. Come mai ha scelto di intraprendere questa strada, senza badare ai suoi figli?”
“Ai miei figli?”
“Si, lei non aveva messo al mondo un figlio poco fa?” Crowley ricordò la loro conversazione al colloquio, e assunse presto un’espressione sicura ed una voce affabile cercando di costruire una storia credibile.
“Credevo di non poterne avere quand’ero più giovane. Diagnosi medica, sa com’è.”
“Oh.. deve essere stato un duro colpo!”
“Sopportabile cara, questi mostriciat- voglio dire, queste creature sono così belle che quando ho saputo, ho fatto in modo di averne in questo modo. Non li avrò partoriti tutti, ma..”
“Ma poi quando è rimasta incinta deve essere stata una gioia grandissima! Ho sentito che una collega di mio marito, Mary, è volata in pellegrinaggio ad accendere un cero, anche lei non poteva e invece.. ha ringraziato tanto il Signore per quel pargolo!”
 “Avrebbe dovuto ringraziare il marito. Mary, eh? Dove ho già visto una scena simile?..” Warlock quasi rise solleticato dalla spugnetta, Crowley invece rise perché era convinto che quel bambino lo capisse e avesse colto l’innocente -per ironia della sorte, fu davvero un pensiero genuino- parallelismo.

“E suo marito invece?” Crowley per poco non si lasciò sfuggire il bambino dalle braccia.
 
Deglutì un nodo molto grosso che gli si era formato, e batté le palpebre prendendo un respiro.
 “Uhm, lui bada a mio figlio. Ho preso un impegno ormai.. vedrò, ehm, il mio bambino quando si potrà. Il destino a volte è stronz- fa brutti scherzi che bisogna accettare.”
Aveva perso il conto ormai di quante volte si era morso la lingua a sangue per non esprimere i suoi veri pensieri davanti ai suoi colleghi o superiori umani.
 “Deve essere bello, avere un marito che l’aiuta così tanto. Deve essere così innamorata di lui, per lasciarlo indietro mentre lei si occupa del mio piccolo Warlock quando finalmente ne ha avuto uno suo, e anche lui deve amarla tanto.”
“Lui mi ha sempre aiutata. Non le so dire se mi sosteneva, ne se mi ami per.. beh, per le cose che faccio. Ammetto che ai suoi occhi non deve essere molto bello.”
Crowley si stava naturalmente riferendo ai suoi peccati e al suo indurre gli umani in tentazione per portarli all’Inferno.

Il soggetto di cui parlava infatti, era proprio Aziraphale.
“Perché siamo veramente tanto diversi. Però non mi ha mai lasciata sola, l’ho sempre trovato quando ne avevo bisogno, e non mi dice quasi mai di no. E’ gentile. Forse troppo. E’ una brava anima. Non penso di meritare a volte la sua vicinanza. Cerco di tenerlo con me quanto posso.”
La signora Dowling quasi si commosse.
Crowley era non solo arrossito, ma nel corso del discorso aveva fatto a botte con se stesso. Aveva per la prima volta ammesso a qualcuno di essere innamorato del suo angelo, e la cosa gli provocò tanti di quei sentimenti contrastanti che dovette passarsi un po’ d’acqua sulla fronte per rinfrescarsi.
“La ammiro, miss Ashtoreth, davvero, le devo molto, ecco perché ho deciso che questa sera lei e il giardiniere dobbiate avere il meglio!”
Improvvisamente la donna si era alzata lasciando Warlock nelle sue mani.

Aveva tirato fuori il telefono, e composto un numero.
“Adesso prenoto nel miglior ristorante della città. Pronto, parlo con ‘Alla Riviera’? Si salve, potrei parlare con il proprietario del locale? Sono la signora..” Il demone aveva schioccato le dita.
 
Non era niente affatto quello il posto che aveva scelto per il primo vero appuntamento con Aziraphale, se mai si fossero dichiarati e avessero passato una serata come una coppia. Nella sua mente era già successo, e voleva che tutto fosse esattamente perfetto, con il biondo che lo stringeva dicendogli che in seimila anni non aveva mai vissuto un momento più bello. Improvvisamente la linea si era interrotta e la chiamata era stata agganciata a un altro ristorante.
 
Prospect of Whitby, un ristorante e pub antichissimo risalente al 1520 proprio sulle rive del Tamigi era il posto perfetto. Era non solo detto
anche ‘La Taverna del Diavolo’, ma assomigliava paurosamente all’esterno della libreria di Aziraphale, se non fosse per i colori. Era lì che
voleva portarlo. Non si sarebbe fatto scappare l’occasione di programmare una serata impeccabile, e così, la prenotazione era stata presa per le otto di quella sera. Soddisfatto, rivolse un gran sorriso di natura compiaciuta alla padrona di casa, asciugando Warlock tra le moine della donna alle prese con la prima vera volta da madre competente.


1.4 In giardino..


Era bastato poco più di un giorno di lavoro, ma in quel giardino ogni essere vivente aveva già capito che tipo di “persona” fosse Aziraphale. Lui non era come il precedente giardiniere, lui aveva qualcosa di speciale, una cosa cosìscontata quanto difficile da trovare nella maggior parte degli esseri umani (e non, in questo caso); l’amore e la gentilezza.

Il giorno precedente ogni fiore e filo d’erba s'era reso conto della sua presenza, e ogni petalo, stelo o bocciolo aveva percepito un nuovo tipo di calore. La felicità, semmai le piante avessero potuto provarla, li aveva spinti a creare una sorta di danza gioiosa ogni volta che il giardiniere biondo si avvicinava. Nessuna pianta, siepe o tronco si era mai sentito così rilassato, e persino Aziraphale stesso si era stupito della facilità con cui ora svolgeva il proprio lavoro rispetto al giorno precedente.

Nessun fiore, nessuna foglia, nessuno in generale aveva bisogno di una sistemata. Sembravano come collaborare, tutti quei piccoli esserini verdi e dagli altri mille colori, e sembravano voler conversare con lui. Finì il suo lavoro fisico in meno di una mezz’ora, il tempo di dare da bere ad ogni pianta e di sistemare un po’ di terra con le sue manine delicate, le quali stranamente, non si sporcarono più di tanto.

Aveva sperato di trovare conforto e concentrazione nel lavoro, ma trovò un giardino che quasi voleva aiutarlo. Poco dopo, si era trovato seduto contro un albero, il quale aveva allungato leggermente le sue fronde per proteggerlo dal sole. I fiori attorno a lui sembravano guardarlo e oscillare dolcemente, come a creare uno spettacolo di colori.

Aziraphale si era ritrovato a sorridere, mentre si toglieva il cappello.
“Che posso fare..” cominciò a riflettere.
 “Si tratta di un appuntamento, io e Crowley non siamo quasi mai usciti in quel senso. Sarebbe un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.” intanto, attorno a lui si stava creando un piccolo gruppo di ascoltatori.
“Se aspetto un suo primo passo sicuramente non accadrà. Non credo nemmeno che lui provi qualcosa per me, sapete?” disse rivolgendosi ai suoi piccoli amici.
“Sono passati seimila anni, e io non ho ancora avuto il coraggio di farmi avanti. Se non lo faccio questa sera, potrei non averne più
l’occasione.” Fece una breve pausa.
 “Anche a costo di ricevere un rifiuto, lui merita di saperlo. Abbiamo solo undici anni, e non voglio passarli nel rimpianto di non avergli detto quanto gli sia affezionato e quanto io lo ami. Anche con quel suo carattere burbero, ironico, testardo.. divertente, brillante.. non posso sopportare il fatto di non dirgli quanto io adori ogni sua piccola lentiggine che gli solca le guance. Quanto mi piacciono i suoi lunghi capelli. Quanto voglia sentire la sua voce, mentre ride, mentre mi fa ridere. Quanto mi piaccia vederlo mentre si sfrega le mani prima di fare una piccola e innocente tentazione. Quanto io apprezzi il suo lato protettivo nei miei confronti, e quanto desideri sentire le sue labbra sulle mie..” si lasciò andare ad un sospiro, quel tipico ansito da innamorato.
“Non posso nasconderlo ancora per molto, o rischio di ammattire. In qualche modo, lo deve sapere. Deve sapere che tutte quelle mie attenzioni erano solo perché.. gli voglio tanto bene. Tutte le volte in cui abbiamo litigato io mi sentivo come un macigno sul cuore. Tutte le volte in cui l’ho mandato vita, lui è sempre tornato da me. Mi ha sempre aiutato, anche quando lo cacciavo. Quanto avrei voluto avere il coraggio di farlo prima. Undici anni sono m0lti per un essere umano, ma per me sono come un battito di ciglia; ho aspettato troppo tempo.” sentì una lacrima scendere e bagnargli le labbra.

Cominciò a piangere, appoggiando il viso sulle sue ginocchia.

Passò qualche secondo, ma quel pianto che aveva l’aria di durare delle ore intere fu smorzato da un piccolo gesto di affetto, quasi come delle carezze, provenienti dalla vegetazione attorno a lui. I fiori si erano sporti verso di lui e gli si erano appoggiati delicatamente addosso; una piccola edera rampicante lo aveva dolcemente avvolto, simulando un abbraccio, mentre le fronde dell’albero si muovevano, creano bellissimi giochi di luce.

Qualche piccola, minuscola nuvoletta di polline si era levata nell’aria ed era andata a solleticare il naso di Aziraphale, regalandogli un insieme di profumi meravigliosi; fortunatamente, gli angeli non soffrono di allergia. Una foglia di edera sembrava quasi voler asciugare le lacrime del biondo, mentre un dolce scoiattolo, che aveva ascoltato la storia dall’altro dei rami, era sceso verso di lui, posandosi sulla sua coscia. Con un leggero squittio, gli regalo una nocciola, lasciandola nella sua mano.
 
Forse quel che accadde in quel giardino fu fin troppo principesco o innaturale, ma qui stiamo parlando di una presenza angelica. E tutto è
possibile, quando ci sono di mezzo gli angeli.
 
Rivolse uno sguardo di gratitudine, anche se non seppe bene a quali occhi indirizzarlo, e si pulì il viso con un fazzolettino bianco.
“Avete ragione.. piangere non serve a niente. Ora, devo solo cercare di rendere, questa serata una delle migliori della mia vita. Non è così?”

Inutile dire che era ovvio che il giardino fosse d’accordo con lui.
Nessuno vide la scena, ma se fosse mai successo, persino il bambino più fantasioso del mondo avrebbe pensato che quel buffo uomo con il cappello di paglia fosse davvero svitato.
“Mi serve.. mi serve un posto adatto! Un luogo romantico, non posso certo pensare di dirglielo dove capita. Una guida di Londra, dovrei averne una nella mia libreria..” ma per una volta, forse per pigrizia o perché non c’era tempo di tornare fino a Soho, l’angelo materializzò il libro tra le sue mani.
“Dunque, luoghi romantici.. luoghi romantici, luoghi romantici..” parlottò mentre passava ogni pagina di quel libretto, sul quale era ritratta la bandiera d’Inghilterra.
 
Doveva assolutamente trovare uno dei posti migliori, e poi.. e poi?
Cosa gli avrebbe detto?
L’angelo sbiancò, davanti a quella realizzazione.
“Ma che cosa gli posso dire?” iniziò a tremare nervoso.
“I-io non mi sono mai dichiarato a nessuno, e qui non si parla di una semplice cotta, ma dell’amore di tutta una vita!” Si rialzò, passeggiando avanti e indietro.
“No posso certo dirgli ah, sai, comunque ti amo, no! Ma.. Crowley non è tipo da lunghi sonetti o ballate d’amore, quello sono io. Forse potrei semplicemente baciarlo.. oh, no non sarebbe romantico, e p-poi non ne avrei il coraggio. Pensa Aziraphale pensa..” chiuse gli occhi, cercando di trovare una brillante idea.
 
Ma sfortunatamente, quel pomeriggio, riuscì solo a trovare un buon posto, il perfetto candidato per la sua dichiarazione. Avrebbe voluto seguire una scaletta, per evitare qualcosa andasse storto, ma non ci riuscì. Quasi pensò di abbandonare il piano.. infatti, non ci rifletté più. Si disse che di sarebbe fidato del suo istinto.
 
Se quello era parte dell’Ineffabile piano, sarebbe accaduto.
Altrimenti, lo avrebbe fatto accadere comunque. Aziraphale era testardo, e lo sarebbe stato anche quella sera.


1.5 Verso l’ignoto..
 
Le cinque del pomeriggio scattarono. Nanny lasciò Warlock alle cure di sua madre, combattuto tra lo sperare o meno -per non avere noiosi problemi, e per ricevere una prova tangibile sulla sua influenza, chiaro- che il bambino si infastidisse tanto da mutilarle le mani con un urlo, o qualcosa del genere.

La tata si avviò in camera sua, senza passare per l’immenso giardino, stando attento prima di svoltare ogni angolo che il giardiniere non fosse in casa per ogni qualsiasi ragione. In realtà si era comportato da fuggitivo per tutto il giorno, nascondendo la sua paura di incontrarsi faccia a faccia con Aziraphale dietro il cliché dell’attesa che alimenta il piacere. Si diceva per compiacersi e per convincersi di non avere un problema con i suoi sentimenti a riguardo, che non vedersi avrebbe reso più bello il loro piccolo e intimo momento.
 
Si dava dell’idiota maledetto in tutti i sensi, imprecando e sibilando incessantemente ad alta voce e a denti stretti, tanto da attirare più volte l’attenzione dei domestici e cancellare loro la memoria, una tata non dovrebbe usare certi termini, ma era una grossa ferita all’orgoglio il fatto che dopo tutti quei millenni dal momento in cui si era reso conto di provare qualcosa per il biondo, stava finalmente uscendo con lui per merito di qualcun altro. Non perché lo avesse veramente invitato. Doveva rimediare anche a quello.

La camera che avevano in condivisione non era adibita ad un abbigliamento maschile almeno da parte sua, ed era fuori discussione chiedere in prestito i suoi vestiti. Primo, non gli stavano. Avrebbe potuto infilare tutte e due le gambe in una sola del pantalone del suo angelo, e la camicia gli sarebbe stata a gonnella. Certo poteva miracolarli, ed infatti il problema non sarebbe stato quello. Sentire i suoi vestiti su di lui come una seconda pelle, pregni del suo odore sarebbe stato un po’ come averlo addosso personalmente, e l’idea lo tentava non proprio poco nel corpo e nello spirito. Ma non era il suo stile quello che usava lui, e Crowley voleva che Aziraphale uscisse con lui, con quel demone in tutto e per tutto. Per quello, gli servì un’altra mezz’ora di isteria, scervellandosi per curare ogni dettaglio.
 
La prima cosa da fare era invitarlo.
 
Si fiondò nella camera dell’angelo e aprì un cassetto in cui sapeva avrebbe trovato carta e penna, e un certo papillon. Scriveva e appallottolava fogli finché a terra il pavimento fu strapieno di palline di carta perché nulla gli sembrava buono, e alla fine, dopo aver urlato talmente forte alcuni epiteti che avrebbero fatto impallidire anche l’Ordine delle Chiacchierone, e le sue piante nell’altra camera quasi collassarono su loro stesse, il rosso optò per la cosa più sensata.

Si disse forse con qualche aiuto esterno di cui ignorava la provenienza, che era inutile fingere di essere qualcuno che non era. Aziraphale gli aveva sempre detto che l’amore di conquistava, non si poteva comprare, e gettare fumo negli occhi per apparire.. romantico quando non aveva idea di cosa fosse il romanticismo, lo avrebbe illuso, perché scrivere era un conto.
Parlare in carne e ossa era tutt’altro.
Fece quel che gli veniva naturale.
Invece di una poesiola fatta, gli parlò con sincerità.




Gli era sembrato all’inizio sciocco firmarsi, ma non era Nanny che parlava a Francis, per cui andava più che bene. Posò quel foglietto piegato a regola d’arte sul cuscino del letto dell’angelo proprio dove avevano dormito, insieme al papillon in tartan. Lo odiava, ma addosso gli stava benissimo e voleva che lo indossasse, era il suo segno distintivo.

Lanciò un’ultima occhiata facendo sparire le prove dell’invito, e uscì dalla villa tornando nel suo appartamento.
Una volta entrato in casa, poté stendersi sul suo letto con braccia e gambe spalancate, chiedendosi come fosse dormire lì, in quella che era un’oasi personale e inaccessibile ad altri, con Aziraphale. Non era pronto a un’intimità del genere, ai suoi spazi personali, e forse la convivenza a villa Dowling un po’ lo stava aiutando ad abituarsi all’idea. Infatti ora lo immaginava e lo desiderava. Ma per far si che accadesse doveva rendere superlativa quella sera, quindi non perse tempo a lavarsi e acconciare i capelli, in precise onde che gli solleticavano le spalle, con la fila al lato sinistro in modo da lasciare il suo marchio vicino all’orecchio in bella vista.

Ora doveva vestirsi. Raccolse due giacche che avrebbero fatto da cornice alla maglietta, per sceglierne una. Questo, non prima di essere andato a controllare le sue piante. Portò i vestiti con sé.
 
Si era chinato su di loro controllando foglia per foglia, e il tremore gli aumentò la soddisfazione.

“Ma brave, abbiamo deciso di non diventare una purea di concime per le vostre sorelle, eh? Lo sapete vero, che se provocate la mia ira, VI TRITURO E USO GLI SCARTI ORGANICI DEI VOSTRI CADAVERI PER FERTILIZZARE LE ALTRE?! Questo è da vedere. Dunque, ho un appuntamento stasera. Con Aziraphale.”
Le piante a quel punto tremarono di meno, non perché il loro proprietario era tornato apparentemente calmo, ma per la curiosità.

Si sporsero verso di lui, in completa attenzione. I vegetali conoscevano bene il biondo, lo avevano visto molte volte in quell’appartamento e sentivano le vibrazioni che sia lui che il demone emanavano quando stavano insieme, senza neanche sfiorarsi.
“Quale indosso, questa lucida, o questa opaca, sopra i vestiti che ho scelto?” Pantalone aderente nero in vera pelle, maglia semi velata sul davanti nera in neoprene e la sua singolare cravatta. Le piante si sporsero verso la giacca opaca. Solo i migliori tessuti, per quel demone. Crowley la osservò girandosela tra le dita, e rivolse un’occhiata alle piante.

“Questo non vi risparmierà. Se trovo una sola macchiolina gialla, vi incenerisco nel camino senza prima farvi seccare.”
 
1.6 Tra tartan e tentennamenti (e troppe allitterazioni)


 
Era arrivato il momento di prepararsi. Erano le cinque e mezza passate e Aziraphale aveva passato l’ultima mezz’ora a sorseggiare un tè con la signora Dowling, mentre lei si godeva un po’ di riposo dalle lacrime e dalle urla del figlio, il quale dormiva placido nella carrozzina.
La mora aera visto il giardiniere tornare in villa con aria nervosa e con lo sguardo confuso, quindi lo aveva invitato in una sua saletta privata per una chiacchierata prima del suo appuntamento. L’angelo non aveva parlato molto, ma si era dimostrato allegro verso di lei, per quanto gli fosse possibile. Riuscì pesino a mandare giù qualche pasticcino al miele.

Lei disse che avrebbe passato la serata con il piccolo e suo marito, con una cena tutti insieme e poi magari facendo un giro per i giardini, che sembravano così belli solo dopo due giorni di lavoro. Che cosa veramente particolare.
Lui la ringraziò, bevendo il suo infuso. Non ebbero troppo tempo per discutere, siccome il caro diplomatico americano aveva finalmente
provveduto a silenziare il proprio telefono e ad ordinare la servitù di non disturbarlo se non in presenza di un attacco missilistico.
Cosa che probabilmente non sarebbe accaduta quella sera. Miss Dowling ringraziò Francis per la compagnia, gli augurò una buona
serata e con il piccolo che ancora riposava, uscì dalla saletta.
Ora Aziraphale era da solo.

E al suo appuntamento mancava veramente poco. Non sapeva se avrebbe incontrato Crowley nella sua stanza, e infatti per precauzione aprì la porta con molta cautela. Ma nella camera da letto non c’era nessuno, l’unico particolare diverso dal solito era un certo foglietto appoggiato al suo cuscino. Raccolse quest’ultimo, insieme al papillon che era stato messo accanto, nelle sue mani, e lesse il contenuto di quel messaggio.

Non seppe bene perché, ma si sentì come una potente stretta al cuore. Era riuscito a lettere quelle parole sentendo nella sua testa la voce del suo amato demone.
Questo gli fece veramente prendere consapevolezza di quello che sarebbe accaduto di lì a breve. Aveva un vero appuntamento con Crowley! Già lo sapeva, ma il suo cervello lo realizzò solo in quel momento e fu come un epifania! Oh cielo, doveva assolutamente rendersi presentabile, rendersi bello se possibile!
Lui aveva sempre pensato di avere buon gusto, ma sicuramente non di essere un bell’uomo.. forse, normale.
Ma quella sua pancetta e i fianchi prominenti lo rendevano assolutamente diverso dal demone. Erano sempre stati molto diversi, loro due. I loro gusti cozzavano terribilmente, ma l’angelo doveva ammettere di essere sempre stato attratto dal modo in cui il rosso si vestiva: I colori scuri gli stavano molto bene, e sceglieva sempre abiti abbastanza attillati, che fasciavano le sue forme.
Aveva uno stile diverso dal suo, ma apprezzabile.

Per un attimo si era immaginato Crowley presentarsi da lui con un completo color crema e una cravatta tartan, ma gli era subito sembrata un’ idea sciocca, per quanto carina fosse. Dunque, il suo buon senso gli suggerì che sarebbe stato opportuno seguire il suo gusto e il suo istinto, perché anche la scena inversa sarebbe stata abbastanza strana. Inoltre, il nero non gli donava poi tanto.

Fortunatamente, aveva i suoi vestiti lì nell’armadio, e cominciò a guardarne uno ad uno, cercando di capire quale si intonasse meglio al papillon che Crowley aveva volutamente lasciato sul suo cuscino; avrebbe avuto senso indossarlo quella sera.
Una volta deciso, più o meno, siccome l’indecisione di Aziraphale era onnipresente, l’angelo decise di andare a farsi una doccia.

Si lavò con il suo bagnoschiuma preferito, prestano particolare attenzione ai capelli. Il calore dell’acqua lo aiutò anche a distendere i nervi e a calmare il flusso di pensieri che lo stava travolgendo. Non sapeva nemmeno dove sarebbero andati, e di conseguenza non poteva
nemmeno fantasticare sul cibo, seconda opzione dopo il fantasticare su Crowley.

Chissà se sarebbe riuscito a mangiare quella sera, forse l’emozione gli avrebbe giocato un brutto scherzo.
Una volta asciugatosi, l’angelo si improfumò con la sua solita colonia. Il suo barbiere sapeva consigliargli sempre il meglio. Rimase davanti allo specchio, con solo la biancheria indosso; si passò un velo di crema sulle guance glabre, specialmente sotto le occhiaie, e una volta assorbita, indossò la camicia che aveva precedentemente selezionato: era bianca, semplice ma allo stesso tempo faceva la sua figura. La abbottonò fino alla gola, mentre tentava di non pensare a che cosa stava combinando Crowley.

Mancava poco meno di un’ora all’inizio del suo appuntamento.
“Accidenti” passò una mano sui suoi occhi. “Crowley, come mi riduci...” aveva l’abitudine di parlare da solo, nella speranza di sfogare tutti i suoi sentimenti. E in quel momento, erano davvero tanti che lo attanagliavano; al cuore, alla gola, allo stomaco, era come invaso. La sua fervida immaginazione era arrivata all’ennesimo scenario di cosa sarebbe potuto accadere quella sera: nelle sue fantasie più ottimiste, già si vedeva a braccetto con il suo demone, mentre passeggiavano insieme lungo quel tratto di strada che aveva accuratamente selezionato, già vedeva i suoi occhi dorati che cercavano I suoi azzurri, poteva già sentire la musica, come nei migliori film d’amore. Forse non si direbbe, ma Aziraphale li guardava spesso oltre a leggere un sacco di romanzi rosa.

La paura e l’eccitazione lo stava facendo agitare più del dovuto, dentro la sua testa risuonavano mille domande a cui non sapeva dare una risposta. Si sentiva con un ragazzino alla prima cotta, macché cotta, al primo amore. Si prese il viso tra le mani, che aveva cominciato a scottare sotto le sue dita.
Inconsapevolmente, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
 

https://www.youtube.com/watch?v=OMOGaugKpzs
 

Dalla sua stanza partì un suono.
La ascoltò, mentre a brevi passi usciva dal bagno. Il giradischi era partito nonostante non ci fosse nessun disco appoggiato. Non lo aveva fatto di proposito.. era una delle sue canzoni preferite, anche se il genere si distaccava molto, forse troppo a quelle a cui era abituato. Eppure gli piaceva, in qualche modo gli ricordava Crowley, nonostante non fosse dei Queen.

Rimase fermo per qualche secondo, indeciso sul da farsi.
Improvvisamente, si lasciò andare a delle fantasie, chiuse gli occhi, i suoi pensieri vagarono, e da opachi e volteggianti si stabilizzarono in uno scenario ben preciso, dove Crowley lo guardava amorevolmente mentre passeggiava con lui. Si tenevano per mano, e sembravano in pace con il mondo.
Non parlavano, semplicemente si osservavano, come se quel singolo sguardo bastasse per loro. Da soli, passeggiavano su una strada indefinita, quasi sembrava una clip di un film d’amore.
Poteva vedere il paesaggio cambiare forma, le foglie d’autunno avvolgerli, anche se erano in piena estate.
Vedeva sé stesso abbracciare il rosso, mentre lentamente iniziavano una specie di danza. Ballavano lentamente, cuore a cuore.

Intanto Aziraphale ballava solo nella sua stanza, sentendo il tappeto soffice sotto i suoi piedi. Immaginava di avere Crowley, tra le sue braccia, tenendole leggermente aperte.
Il biondo sorrise, sapendo di risultare abbastanza ridicolo.
Ma non gli importava. Nessuno lo poteva vedere mentre si abbandonava a quel momento di debolezza. Non si lasciava mai andare a certe fantasie, e aveva bisogno di essere felice e di avere abbastanza coraggio, prima di varcare la porta.

Gli venne la pelle d’oca sentendo le note di quella canzone, quasi si commosse. Si fermò e aprì gli occhi, rimanendo imbambolato nel centro della stanza, vedendo che ogni cosa attorno a lui aveva preso a muoversi, i suoi libri, i suoi appunti, pagine e fogli, le sue camicie, tutto volteggiava, e lui ne era il responsabile, anche se inconsapevole. Aveva fatto ballare ogni oggetto attorno a lui.

Deglutì a fatica, e rimase pietrificato come colpito da una seconda epifania. Aveva le guance rosse, quasi le lacrime agli occhi.
Non si era mai sentito così innamorato. Amava Crowley più della sua vita. Tutta la sua indecisione era sparita. Ora era convinto. Doveva dirglielo, quella sera stessa. Mentre ancora la musica avvolgeva la stanza, l’angelo corse verso il suo armadio finì di prepararsi, e si guardò allo specchio, annodando il papillon a regola d’arte.

Sorrise a sé stesso, quasi non credendo a quello che sarebbe potuto succedere. Si asciugò una lacrima di gioia, sentendosi fiero e pronto.
Un’ultima sistemata ai capelli, e unì le mani in preghiera, ringraziando chiunque avesse voluto mandargli un po' di forza da lassù.
“Oh Crowley.. arrivo da te.”
Chiuse la porta della camera, ancora tremante, e con un piccolo miracolo salvò le sue apparenze, facendo vedere il solito giardiniere agli occhi delle persone che incrociava.

La musica diventava sempre più bassa, passo dopo passo, man mano che si allontanava dalla sua camera, fino a sparire.
Fortunatamente, non fece incontri indesiderati, e una volta allontanatosi abbastanza dalla villa, schioccò di nuovo le dita. Era come sempre leggermente in anticipo, e con un’ultima botta di coraggio, raddrizzò le spalle, dirigendosi verso l’uscita.
 
1.7 Poco prima, nell’appartamento di Crowley...

Una volta completato l’outfit, il demone indossò gli occhiali con la griglietta e andò via, sulla sua Bentley, fino a raggiungere la destinazione del loro incontro. Guardava l’orologio da polso ogni minuto. Non aveva idea di come presentarsi.

 Fiori? Banale, dopotutto era pur sempre un appuntamento.. di lavoro, e poi lui stava in mezzo a loro ogni minuto ormai.
Cioccolata? Peggio.
Un invito a pensare che adottare le avances degli umani fosse sinonimo di ‘sei uguale a tutti gli altri, non c’è niente di speciale in te’. E invece lui doveva pensare esattamente che quella fosse una sera speciale, solo dedicata a loro due, come se il mondo l’avesse fatta sorgere apposta. Di libri ne era pieno zeppo, ma qualcosa voleva dargli.

Fece apparire con un miracolo la guida dello specifico pub in cui sarebbero andati, in cui c’era scritta tutta la storia
del locale. L’avrebbero letta insieme, una volta lì, sperando che gli piacesse. Possibile che fosse davvero così difficile fare colpo?


https://www.youtube.com/watch?v=Cgib8QoBKHE

Alla fine, tirò fuori un CD, e proprio quando vide Aziraphale avvicinarsi alla
macchina, fece partire la canzone che aveva scelto, ignorando il batticuore e
fingendo che non fosse stata scelta apposta.


Aziraphale era bellissimo. Un vero incanto. Lo vide camminare verso di lui, con un timido sorriso, tutto sembrava andare a rallentatore.
Aveva i capelli che sembravano brillare di luce propria, lo sguardo ancora più dolce, più zuccherino e amorevole del solito. Un completo chiaro, come sempre, ma che gli donava; era semplicemente divino. Il rosso vide con piacere che aveva indossato anche il suo pappillon.
Le fontane di villa Dowling stavano dietro di lui, e schizzavano alti getti d’acqua, quasi seguendo il ritmo della voce di Freddie, mentre le luci calde e morbide che illuminavano la strada per arrivare alla villa avvolgevano il corpo morbido che sembrava essere fatto apposta per gli abbracci. Tutto sembrava voler farlo sembrare più angelo di quanto già non fosse.

In quel momento, quando vide Crowley aspettarlo, Aziraphale sentì il cuore esplodere. Doveva ammetterlo, il demone stava proprio bene quella sera, sembrava un dipinto.

Gli sorrise in segno di saluto, e poté sentire le bellissime note di quella canzone non appena Crowley gli aprì la portiera dell’auto con uno schiocco di dita. Entrò nella Bentley, e non appena la portiera fu richiusa, Crowley rimase a fissarlo, tenendo una mano sul volante. Il profumo della sua colonia gli arrivò fino al naso.
“Ciao..” Sussurrò Aziraphale con un nodo alla gola.
“Ciao, angelo.” annuì l’altro. “Come va?”
“Bene.” rispose pronto. “E tu?”
“Anche io..” si schiarì la gola. “Stai molto bene” si complimentò cercando di non risultare timido.
“Anche tu.. è nuova quella maglietta.?” disse indicandogliela.
“Ehm, si.. si è nuova”
Entrambi si sorrisero, due tipi di sorriso diversi: Crowley cercava di rimanere il solito, senza troppi sentimentalismi, anche se dentro stava morendo di crepacuore, mentre Aziraphale aveva aperto leggermente la bocca, e aveva socchiuso gli occhi, rapito dall’immagine di Crowley, e con le sue orecchie solleticate dalla musica.

Fu Crowley a proporre di partire, e il compagno aveva annuito. Ma quando effettivamente gli fu chiesto dove l’avrebbe portato, il rosso si rifiutò di rispondere, ancora intenzionato a mantenere il segreto.

Aziraphale era quel tipo di persona che difficilmente teneva a freno la curiosità, e delle volte, anche la lingua. Malgrado aveva in sé tutte le buone qualità di un essere che non conosce cattiveria, una sua grande pecca era la collera, ma non quella che portava all’ira.

Era più che altro il meccanismo che si attivava nella mente di un bambino, quando un adulto gli negava un bel gioco, un cartone animato, un qualcosa che gli aveva messo addosso la voglia di essere soddisfatta. In quel caso, non riuscì proprio a restare placido senza sapere dove stavano andando, mentre il demone guidava ignorando le sue richieste con una certa aria divertita. Aziraphale gonfiò le guance corrucciando il labbro inferiore senza farlo con l’intenzione di intenerire il rosso che fischiettava a ritmo della canzone, ma ci riuscì ugualmente.

Ogni volta che suonava l’ultima nota partiva da capo, e per quanto entrambi tentavano di cambiare traccia, la Bentley sembrava non ascoltarli. Forse perché in quelle parole era nascosto tutto il loro sentimento, che in quella serata insieme aveva bisogno di uscire fuori dai loro petti, dalle loro bocche, e la loro influenza sul mondo era talmente forte che anche senza miracoli, le cose intorno a loro li ascoltavano.
“Ci sono! Dunque è un posto in mezzo al verde, all’aperto, vero? Oh caro ma le zanzare ci divoreranno non ho portato il repellente con me, dovrei iniziare a tenerne un po’ da parte sempre ora che conosco tutti i prodotti..”
“No, angelo, niente insetti.” Crowley alzò gli occhi al cielo.
Aziraphale era anche logorroico, specie quando iniziava a fantasticare e sentiva il bisogno di esprimersi, di condividere i suoi pensieri in un tripudio di parole allegre e infinite.

Ma il demone trovava la sua voce soave come pochi suoni al mondo, per cui più che infastidito era estasiato, anche se il suo viso restava serio. E quel pomeriggio, il rosso non accennava a staccare le iridi dorate da lui. Gli occhiali non bastarono a impedire all’angelo di accorgersene, ma decise di non farsi cogliere alla sprovvista dall’imbarazzo, concentrandosi su qualcosa che sarebbe stata una copertura credibile.
“Per l’amor di Dio, guarda avanti!”
“Ah tranquillo, si guida da sola il mio gioiellino.”
Il demone ridacchiò davanti all’espressione contrariata dell’angelo e la sua preoccupazione sull’investire qualcuno o meno, e continuò imperterrito a farsi beffe del suo senso di responsabilità togliendo le mani dal volante e mettendole sul poggiatesta, come se si stesse rilassando la mare. Aziraphale cercava di prendere il controllo dell’auto, ma non aveva mai guidato né aveva l’occhio per le proporzioni della macchina rispetto alla strada, e agitava le mani chiedendo scusa di tanto in tanto ai passanti sotto le grasse risate dell’amico.

Finalmente le rive del Tamigi entrarono nel loro campo visivo. Con il sole ancora altissimo a quell’ora e considerata la velocità media a cui stavano andando, la visione che si specchiò negli occhi azzurri dell’angelo gli mozzò il fiato. Era come se sulle estremità delle onde del fiume mosse dal venticello e dalla corrente, un milione di diamanti volasse in acqua regalandogli un gioco di luci e colori incantevole, tanto da fagli trattenere il fiato con un sonoro respiro carico di meraviglia.
Per uno che aveva visto il Paradiso non sarebbe dovuta esistere una visione più sorprendente, e invece Aziraphale ancora si emozionava per il più piccolo dettaglio.

Girò la testa verso il rosso per fargli notare quanto bello fosse il panorama, scoprendolo già a guardarlo, e un velo di rossore gli colorò gli zigomi facendogli scordare i suoi stessi pensieri. Lui era molto più bello di qualsiasi panorama.

Finalmente dopo qualche minuto, parcheggiarono. Ma non in un garage.
Crowley si posizionò sulla strada principale, in un piccolo spiazzale che veniva utilizzato per fare attraccare le imbarcazioni e calare i ponti che trasportavano i passeggeri.
Le sicure della macchina restarono chiuse anche quando il motore finì di rombare, il demone non le aveva aperte.

Con i finestrini giù e la leggera brezza che soffiava, restarono lì in un silenzio pieno solo dei loro respiri, dei loro sguardi, ad ascoltare i garriti dei gabbiani di passaggio, e godersi dal parabrezza la vista del movimento del fiume. Entrambi sentirono il livello di pace interiore crescere a dismisura, così in sintonia con l’intero universo da potersi dimenticare che tra pochi anni si sarebbero potuti dire addio, nel caso in cui avessero fallito col piccolo. Si dimenticarono tutto per qualche minuto, anche la terra aveva potuto smettere di girare e loro non se ne sarebbero accorti, anzi forse sarebbe stata la sintonia tra loro e il bilancio delle loro anime, forte come non lo era mai stato, a farla fermare.

Il piccolo orologio dal quadrante automatico di Crowley aveva annunciato con un suono meccanico lo scatto della nuova ora, era il momento di raggiungere il ristorante.

Camminarono a piedi per molti metri, scambiandosi opinioni sui molti locali che c’erano lungo la strada. Solo sapendo il luogo generico in cui il loro appuntamento si svolgeva, l’angelo aveva dimostrato un grande entusiasmo battendo contento le mani tra loro. Ristoranti, bar, anche pasticcerie che servivano ai loro stessi tavoli i dolci che preparavano, accompagnati da tè o caffè in tazzoni enormi. Per ogni ristorante che vedevano, l’angelo domandava; “E’ questo qui?” con un gran sorrisone, e il rosso negava trovando sempre più adorabile l’espressione che faceva Aziraphale quando si concentrava, e allora gli venne un’idea.
“Facciamo così, per evitare che ti illuda passo dopo passo, rendiamolo un appuntamento al buio.”
“Ma, caro, è ancora giorno, guarda che luce!”
“Sì questo lo so, intendo.. non sai cos’è un appuntamento al buio, davvero?” l’angelo fece no con la testa, e Crowley sospirò pesantemente. Il suo amore era così innocente, che tutto gli metteva la paura di rovinare tutto sbagliando qualcosa con lui. Doveva andare con i guanti di seta con lui.
“Vuol dire uscire con qualcuno senza sapere chi è, in questo caso.. non saprai dove, ed io voglio renderlo letterale. Conto di sorprenderti.”
“Oh.. sembra divertente! Letterale in che modo?”  L’ultima cosa che Aziraphale vide prima di trovarsi colto di sorpresa attraverso un miracolo, fu il sorrisetto tentatore di Crowley e le sue dita schioccare vicino al suo viso. Improvvisamente nelle sue mani apparve una benda nera. Crowely fece lentamente il giro del suo corpo fermandosi proprio dietro di lui, e si avvicinò abbastanza per il biondo da sentire il suo odore, e avvertire la schiena scontrarsi con il suo petto. Gli passo la stoffa sugli occhi, fermandola con un nodo dietro la nuca, in modo che non fosse stretta ma nemmeno troppo larga da cadergli sul naso.

Il demone aveva fatto quel gesto con molta calma, e quando ebbe finito gli poggiò entrambe le mani sulle spalle parlandogli vicino all’orecchio.
“Vieni con me, angelo, manca poco a destinazione. Non ti faccio inciampare né cadere se mi stai al passo, te lo giuro.”
Improvvisamente un calore diverso da quello che c’era nell’aria aveva avvolto la mano destra della creatura bianca, che nel frattempo era stato zitto, quasi pietrificato. Sussultò leggermente in quella vicinanza per tutte le sensazioni che si stavano scombinando dentro il suo cuore, e quando aveva realizzato che quel tocco intorno alla mano erano le dita del rosso intrecciate alle sue, si era ammutolito poi del tutto.

Il demone gli aveva davvero fatto da guida passeggiando con lui in quel modo. Aveva colto al volo l’occasione, approfittando della scusa. Non solo per tenere la mano alla persona che amava, e potersi godere quella sensazione indisturbato senza nascondere quanto fosse felice attraverso un gran sorriso, ma anche perché se dal canto suo non era visto, a parte gli occhi Aziraphale lui lo vedeva completamente. Poteva rendersi conto delle sue espressioni, se messi così era a suo agio o meno, cercando un modo di rompere il ghiaccio facendola sembrare una casualità.

Come una qualsiasi coppia passeggiarono per Londra fino a che non arrivarono al posto scelto appositamente per iniziare al meglio una magica sera insieme, la prima vera sera di quel genere in seimila anni. L’agitazione e la gioia erano così difficili da contenere, che se non si fossero controllato l’afflusso di energia dai loro corpi sarebbe uscito come un fiume in piena, facendo sicuramente esplodere o levitare oggetti e persone intorno a loro.

Appena a qualche falcata dal ristorante, Crowley gli fece segno di fermarsi. L’angelo nel cammino aveva visto solo le loro scarpe, quando abbassava gli occhi attraverso due piccole fessure, e adesso, tutto il benessere provato fin ora si era unito all’euforia di sapere finalmente cosa il demone aveva pensato per loro.

Al solo pensiero di ‘loro’, arrossì, ma era troppo su di giri per badarci.
“Ci siamo. Prendi questo.” Il demone gli aveva allungato un oggettino. Sembrava un libro, piccolo e dalla copertina flessibile e lucida. L’angelo lo girò nelle mani.
“Cos’è?”
“Qualcosa che ti chiarirà ogni dubbio.”
Quando Crowley sciolse il nodo della benda, gli occhi azzurri dell’angelo si spalancarono allibiti dallo stupore. Improvvisamente si chiese se non fossero tornati a Soho davanti alla sua libreria, rimodernata in stile più dark.

Per essere sicuro di non trovarsi nel loro quartiere si guardò intorno più volte osservando poi il libricino che stringeva tra le mani, leggendone il titolo e sfogliandolo velocemente, sorridendo rapito a bocca aperta. Se a Crowley fossero piaciuti i libri, quello sarebbe stato l’esterno di un negozio perfettamente adatto a lui.

O ancor meglio, pieno di volumi di testo sarebbe stato adatto a entrambi, una fusione perfetta tra loro due. Non riusciva a smettere di guardare ogni dettaglio del locale.
“Io.. beh, è.. wow!” Soddisfatto da quella reazione, quando gli sguardi si incontrarono una specie di scarica li attraversò, scendendo lungo tutta la spina dorsale, fin sotto la pelle, e nelle ossa del corpo che abitavano.
“Felice che ti piaccia.”
“Se mi piace? E’ così singolare, così ben fatto, assomiglia a..”
“Lo so, siamo a casa. Entriamo?” L’angelo annuì energicamente sollevando le sopracciglia, e allora presero posto al tavolo che la signora Dowling sotto comando del demone aveva preso per loro. Il migliore, al piano superiore, al centro della sala ma vicino alla finestra aperta, con tutta la visuale a loro disposizione.

Il cameriere servì loro del vino bianco. Gli antipasti, sia di mare che di terra arrivarono presto, uno dei quali includeva una speciale salsa ‘della casa’, di cui entrambi si divertirono a indovinare gli ingredienti. Crowley si sporse in avanti verso la forchetta cercando di addentare un boccone, e la distrazione del suo angelo intento a mangiare, che era una delle immagini più carine che avesse mai visto, non gli fece centrare la bocca sporcando oltre alle labbra, anche una ciocca di capelli ramati. Imprecò cercando di asciugarsi la salsa dai crini, sotto la risatina divertita del biondo.
“Non dovresti tenerli sciolti quando mangi.” Con una naturalezza disarmante, Aziraphale strusciò la sedia all’indietro dopo essersi pulito la bocca co tovagliolo di stoffa blu scuro, e fece il giro del tavolo tondo per mettersi in piedi dietro il demone.

Scese con una mano verso il suo polso per raccogliere un elastico che tenne tra i denti, e nel frattempo raccolse abbondantemente le ciocche laterali con cautela, per non fargli male, o torcergli un solo capello. Anzi, sembrava lo stesse massaggiando nel frattempo. Creò una piccolissima crocchia ordinata, che fermò al centro del retro della testa, lasciando il resto della cascata rossa cadergli sulle spalle.
“Ecco qui.” Mentre il biondo tornava a posto, Crowley si versò un calice di vino pieno fino all’orlo e bevve tutto d’un fiato. Non voleva che un gesto tanto dolce che avrebbe dovuto creare atmosfera lo bloccasse in quel modo, ma non poté fare a meno di sentirsi frenato. L’angelo colse il suo stato d’animo, sapendo quanto l’amico fosse poco abituato a quel genere di contatto, e quindi si schiarì la gola facendo come se nulla fosse accaduto di tanto strano, deviando la conversazione mentre aspettavano il primo piatto.
“Ti va di leggere con me la mappa storica che mi hai regalato?” il rosso annuì, infinitamente grato alla sua capacità di tatto. Decise per una volta di abbandonare la sua paura, e lanciarsi completamente in quella serata.

O la va o la spacca.
“Non possiamo leggerlo insieme però, se stiamo uno difronte all’altro.”
“Beh posso leggere io e tu ascolti, e viceversa ogni capitolo.”
“Oppure, potresti prendere la sedia e venire qui.” Il biondo passò un attimo di confusione, per capire più che altro se stesse dicendo sul serio, o lo stesse prendendo in giro.
Ma il demone era molto serio, e gli fece gesto di avvicinarsi, spostandogli personalmente le posate e il bicchiere vicino al proprio. Allora, un po’ incerto ma terribilmente felice, trascorsero a un palmo l’uno dall’altro il resto della cena, a leggere, mangiare, e lanciarsi sguardi di varia natura.

Aziraphale aveva riacquistato anche il senso dell’appetito che gli era mancato a colazione. Infatti, aveva guardato il menù con occhi attenti e quasi sognanti, pronto a deliziare le prelibatezze di quel posto.
Mentre ancora leggevano, arrivò un’altra portata, e non avendo molta familiarità con il cibo tipico di un pub, si era lasciato consigliare da Crowley. Carne speziata, patate arrosto o fritte e birra non era il menù che solitamente Aziraphale prediligeva, ma ne fu entusiasta.
Ne fu prova l’esagerata quantità di mugolii che uscivano dalla sua bocca.
“Questo.. mh, è veramente delizioso.” socchiudeva spesso gli occhi, e sorrideva con ancora il boccone sulla lingua. Crowley non aveva visto mai niente di più bello in vita sua.

Anche lui aveva mangiato più del solito in quella serata, Aziraphale era così bello quella sera, ed era tanto tempo che non passavano del tempo insieme solo per loro scelta; si godette le chiacchiere del biondo, le sue mille domande riguardo al pub stesso e al modo in cui la carne veniva cucinata. Non poteva non amare quel suo lato bambinesco, pieno di curiosità.
Il cibo fu ottimo ed abbondante, e lo stomaco di Aziraphale era leggermente gonfio, tanto da tirare leggermente alcuni bottoni della camicia.
“Oh, sono proprio sazio era delizioso, non è vero caro?”
“Devo ammetterlo, ho fatto proprio una buona scelta. Ma.. mi stavo chiedendo se ti potessi offrire anche un dolce.” incrociò le braccia sul tavolo.
“Un dolce? Oh, mi andrebbe proprio ma.. ho veramente esagerato, non so se è il caso..” arrossì.
“Sciocchezze, non hai esagerato. Inoltre, qui fanno un’ottima torta al caramello.” alzò leggermente le sopracciglia.
“Tu mi stai tentando.. è anche normale, tu non fai altro che tentare. Ma mi stai anche viziando. Non credo faccia bene al mio corpo.” posò la sua candida mano sulla pancia.
“Via. .non pensare di dirmi ancora che ti ritieni sovrappeso o cose simili.”

“Probabilmente lo sono..” si scoraggiò lui.
“Angelo, stai bene così. Non hai bisogno di perdere peso. Non ascoltare quell’idiota di Gabriele, tu sei perfetto così come sei.”
“Davvero?”
I suoi occhi azzurri pieni di dolcezza furono un duro colpo da sopportare.
“Si, te lo posso assicurare. Ora, permettimi.. cameriere? Una torta al caramello per questo angelo!” disse indicando il proprio amico.
“Crowley! Ma che fai?” gli chiese abbassando la voce. La sua espressione era a metà tra il divertito e l’imbarazzato.
“Tranquillo, nessuno ha capito che sei un angelo vero..” gli fece un gesto con la mano.

Ma improvvisamente si rese conto anche lui di quanto quel nomignolo che aveva appena utilizzato potesse risultare ambiguo. Crowley arrossì visibilmente, ma decise di non continuare il discorso.
Poco dopo, al tavolo arrivò un invitante fetta di torta color oro, con caramello croccante ad avvolgerla.
Lo sguardo del biondo diceva tutto.

“Ma è meravigliosa.. sono degli artisti, guarda tu che dolce! Non vedo l’ora di assaggiarlo!”
Crowley allora raccolse una forchettina e ne prese un pezzetto, puntandolo verso la bocca dell’angelo, il quale arrossì visibilmente.
“Oh.. ehm, è per me?” chiese timido.
“Apri il garage, Aziraphale.” disse scherzosamente.
La forchetta finì delicata nella sua bocca, la quale fu invasa da un dolcissimo ed invitante sapore di caramello e crema. Dovette chiudere gli occhi per goderselo.

“Mh.. oh, non ho mai provato niente di così buono, ti prego, assaggiala!” e con gioia, imboccò Crowley. Condivisero il dolce, più che certi di essere arrivati ad un punto di non ritorno. I loro sguardi, le loro occhiate, tutto era veramente troppo, e non da migliori amici. Si erano avvicinati, e si sorridevano continuamente.
Una volta finita la cena, Crowley si alzò con eleganza, appoggiando la mano sulla spalla di Aziraphale. Gli rivolse un ennesimo sorriso, prima di andare a pagare il conto.

“Non era necessario caro”
“Questa sera sei il mio accompagnatore, quindi, non lamentarti”
“Ma io non mi sto lamentando-”
“Allora, chiudi la bocca.” scherzò invitandolo ad alzarsi. “Allora, ora hai voglia di fare qualcosa in particolare?”
Aziraphale perse un battito, prima di cominciare ad avere la tachicardia.
“Beh.. si, in effetti si.” alzò le spalle.
 
Poco dopo, si ritrovarono a camminare insieme, sotto le stelle. I lampioni illuminavano il viale, facendo brillare l’acqua del Tamigi. Attorno a loro numerosi locali rallegravano l’atmosfera con musica tenue e delicata, sempre diversa.


https://www.youtube.com/watch?v=iQ5f8EqmAF0

Chiacchieravano del più e del meno, stando sempre più vicini; ma prima o dopo Aziraphale si sarebbe dovuto fare avanti.
E avrebbe voluto fermare il tempo per rimanere con Crowley per sempre, lì, solo loro due, per godersi quell’atmosfera così romantica e dolce. Ma il tempo passava in fretta.

Arrivarono ad un ponte, anche questo illuminato dai lampioni e dalla loro luce calda, decorato da piccoli cespuglietti di fiori colorati.
“..si insomma, avresti dovuto vederla, lei con in braccio quel pargoletto senza riuscire a controllarlo.” intanto non aveva fatto attenzione ai discorsi del compagno, il quale raccontava della signora Dowling.
“Angelo, mi stai ascoltando?”
“Eh? Oh, sì scusami caro, mi sono distratto solo un secondo”
“Ti vedo pensieroso.”
“In effetti.. a qualcosa sto pensando”
“E cioè?” si fermarono intanto a metà del ponte, dove si poteva ammirare un bellissimo cielo stellato.
“Io.. pensavo a.. che bella musica ci fosse qui, e a che bella serata sto passando. Mi sto proprio divertendo.” si appoggiarono entrambi con i gomiti.

“Beh, grazie alla signora Dowling. Hanno delle tradizioni curiose. Ma sono felice che questa serata le stia piacendo, fratello Francis.” gli sussurrò con la sua solita voce da tata.
“Oh, moltissimo, e lei mia cara tata?”
“Una meravigliosa serata.. grazie a lei.” ammiccò avvicinandosi.

Calma Aziraphale, calma. Si tratta solo di un gioco, prendi coraggio e porta la conversazione sul punto forte.
“Si.. ma, mi stavo chiedendo.. c’è qualche possibilità per me di rivederla ancora?” chiese senza guardarlo in viso.
“Oh-oh, mi sta chiedendo un altro appuntamento, mio caro giardiniere?”
“Forse..” scherzò l’altro. “Forse potremmo rivederci, a me piacerebbe moltissimo.”
“Vedremo.. la prossima volta però vorrei dei fiori, e dei cioccolatini. Sono una donna all’antica, sa?”
Entrambi scoppiarono a ridere, per quel teatrino così buffo, per poi rimanere in silenzio a guardare il panorama.

“Mi sto divertendo davvero sai, per la cronaca.” confessò Aziraphale con sguardo dolce.
Il demone gli sorrise, per andare a prendere dolcemente la sua mano. Per quel gesto, il biondo si sentì le gambe molli.
“Anche io Aziraphale. Anche io Sai, stai.. bene, vestito in quel modo.”
“Oh. Grazie.. ma indosso questo tipo di completo ogni giorno.”
“Beh.. ci stai sempre bene allora.”

Aziraphale poté giurare di averlo visto arrossire. Aveva uno sguardo timido, quasi imbarazzato, e non sapeva bene che cosa rispondere; con le sue orecchie avvertì il sospiro del demone tremolante.
“A-anzi, se posso essere sincero.. questa sera sei proprio.. bellissimo”
Aziraphale aprì la bocca, sempre più sconvolto da quelle rivelazioni. Sentiva il cuore battere sempre più forte, e si sentì volteggiare, come se si fosse estraniato dalla realtà; la sua bocca si fece secca, e la pelle solleticò dalla sua mano alle dita dei piedi.
Avrebbe voluto parlare, ma fece veramente fatica.
“C-Cro.. Crowley..”
In quel momento, il demone non sapeva più cosa fare. Si era letteralmente lasciato andare, e gli aveva detto quello che stava pensando da tutta la serata. Ora, era il momento.

“Sto passando una splendida serata. Dico davvero.. con te mi sento libero, mi sento me stesso. Volevo ringraziarti per avere accettato il mio invito. Ma.. volevo dirti anche un’altra cosa.” lo guardò negli occhi.
“Io.. e te.. ci conosciamo da tanti, tantissimi anni. E per quanto tu a volte sia una seccatura, per quanto certe volte volessi mandarti al diavolo e non cercarti più, io non ne ero in grado. Io” si fermò. Rimase ammutolito, preso come dal panico.

“Non sono bravo con le parole.” riprese a fatica. “Io non ci so fare, quello bravo in questo sei tu. Vedi, io cerco di dire che.. per quanto io a volte non ti riesca proprio a.. oh cazzo!” si portò la mano libera sulla faccia, frustrato ed esasperato dall’imbarazzo e dalla sua poca capacità di formulare un discorso che avesse senso.
“Non faccio altro che dire stronzate.” borbottò, mentre Aziraphale si inteneriva. Cercò di rincuorarlo con un sorriso rassicurante.
“Vai avanti caro.” gli sussurrò stringendogli la mano. Ma Crowley lo guardò con esasperazione.

“T-t-tu! Non posso andare avanti con tu che mi guardi con quegli occhi! Ma non capisci? Tu mi fai diventare matto, come posso concentrarmi con tu che mi sorridi in quel modo?” gli urlò. “Tu non sai che effetto hanno i tuoi sguardi su di me, non sai che cosa provo! E perché stai ridendo adesso? Lo trovi divertente?! Per me non lo è, caro Aziraphale Fell, quindi ti consiglio di smetterla o giuro che- ma che-mmh!!!”
Aziraphale non gli permise di continuare, lo fermò buttandosi addosso alle sue labbra.

Non se lo era immaginato così il loro primo bacio, doveva essere sincero. Si era preparato centinaia di versioni del suo discorso, aveva pensato a qualcosa di lento e romantico, ma non funziona così nella vita reale. Non era un film romantico. E Crowley non sarebbe stato in grado di continuare il suo discorso a parole, stava quasi perdendo la pazienza. Così, Aziraphale aveva fatto l’unica cosa che il suo istinto gli suggeriva di fare: baciarlo, mentre ancora aveva la risata in bocca. Lo aveva baciato, finalmente, stringendolo a sé.
Crowley, se avesse avuto la bocca libera, avrebbe detto all’angelo che la sua era stata veramente un’ottima scelta. Si sciolse subito a quel contatto, sperato e così tanto voluto da entrambi.

Rimasero attaccati per tanto tempo, perdendosi nel sapore dell’altro. Non vi furono contatti troppo spinti, ma fu uno dei migliori primi baci che entrambi avessero desiderato.
Ed era stato Aziraphale a farsi avanti.
Le parole non sarebbero servite quella sera.

Bastavano solo loro.
Si separarono con molta fatica.
“Angelo..” fu la prima parola di Crowley. Il biondo lo guardò, con ancora il fiato corto.
“...” il rosso non riuscì a parlare, ma solo a tirarlo per un altro bacio.
Se ne diedero tanti quella sera, e non fu necessario dire molte parole, se non quelle essenziali: “Seimila anni.. seimila anni, e poi non riesci a formulare nemmeno un discorso serio?”
“E tu, il re dei paroloni e il grande lettore di romanzi d’amore, mi baci senza nemmeno corteggiarmi un po’?”
“Ne avevi il bisogno?”
“..mi bastavano le tue labbra”
“Sei proprio un’idiota.”
“E tu sei bellissimo”
Passeggiarono ancora, mano nella mano, ma entrambi ebbero l’impressione di volare invece che di camminare. Ogni tanto si fermavano per guardarsi o per baciarsi dolcemente, o solo per abbracciarsi. Non capivano bene che piega stesse prendendo il loro appuntamento, il programma non era stato rispettato, ed entrambi sembravano troppo presi dalla magia che si era creata attorno a loro, per parlare.

Non seppero con precisione a che ora tornarono a casa. Ma ci tornarono insieme, con le mani intrecciate e con i cuori uniti.
Parlarne la mattina dopo sarebbe stato più semplice; per il resto della nottata, le loro labbra erano impegnate in altro.



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Salve a tutti, eccoci tornate con un nuovo capitolo! Non potete capire quanto ci è piaciuto scriverlo, quante risate e palpitazioni abbiamo provato durante gli scleri legati alle immagini che ci siamo figurate in mente, e quando poi le abbiamo viste su carta -digitale, ma vabbè xD- è stata un'amozione, speriamo infatti che vi piaccia leggerlo almeno la metà di quanto a noi è piaciuto costruirlo 
❤❤

Vi ringraziamo tantissimo per il supporto, siete tutti meravigliosi, e rispondiamo presto alle recensioni in sospeso, giuriamo!
Che dire.. Lory è molto più che una socia, è la mia metà, e non sapete quanto io sia contenta di essere entrata a far parte del progetto con lei. Non è che ti voglio bene vita mia, di più, e voglio bene anche a tutti voi, entrambe ve ne vogliamo a dismisura, grazie!
A presto! 

   
 
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