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Autore: Rie29    15/07/2020    0 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lampi verdi schizzavano in ogni direzione, seguiti da altri rossi, da maledizioni urlate, esplosioni, ringhi, scalpiccii indistinti. Volti sfocati si confondevano nella nebbia, sfilando come una processione. In piedi in mezzo al caos, il rumore del suo cuore che palpitava scacciò ogni altro dalle sue orecchie. Rimase solo l'ansare del suo respiro, i tonfi forti di un organo che la teneva in vita per pura forza di volontà. Come poteva non essere ancora andato in pezzi davanti a tutta quella morte e devastazione, non sapeva spiegarlo. Osservò, come da una bolla, persone combattersi, buoni e cattivi, impegnati in uno scontro all'ultimo sangue. Era così netta quella distinzione, così facile, almeno in quel momento. Vide, senza riuscire a sentirli i membri della famiglia Weasley, che come leoni affrontavano i nemici. Leali scudieri, leali amici, amanti, fidanzati, mariti e mogli, figli. Una famiglia che aveva dato tutto per quella guerra, per lei, per Harry. Vide Percy dire qualcosa mentre duellava contro un nemico di cui aveva dimenticato il volto. Vide Fred e seppe che quello che aveva fatto le sarebbe sembrato una follia. Vide una se stessa diversa, che osservava il gemello Weasley, che lo vedeva sbalzato via da un'esplosione fragorosa. Sentì, più che rendersene veramente conto, l'incantesimo che aveva lanciato. Neanche dopo, con calma, aveva capito cosa l'avesse spinta ad agire. Una forza misteriosa, proveniente dalla sua bacchetta più che dal suo cervello, si era destata con un ruggito. Aveva sentito un fragore immenso, come di una bomba, esploderle dentro, il masso che puntava verso Fred disintegrarsi sotto una magia sconosciuta. Il ragazzo sconvolto, bianco come un cencio che si guardava attorno, senza capire cosa lo avesse salvato. E poi il buio l'avvolse, inglobandola con le sue braccia misericordiose, strappandola da quei ricordi, da quei sogni.

 

Hermione si svegliò di soprassalto, urlando, madida di sudore, col cuore che batteva all'impazzata, nella stanza che divideva con Ginny alla Tana. La rossa aveva entrambi gli occhi aperti e guardava l'amica nel buio, con la fronte corrucciata.

"Siamo tutti al sicuro, siamo vivi. Harry, Ron, io, tu, mamma e papà, Percy, Bill, Charlie, Angelina.." Ginny andò avanti ad elencare i nomi di tutti quelli che erano sopravvissuti alla battaglia di Hogwarts, come faceva praticamente ogni notte. Lei diceva che non le pesava, ma Hermione non era certa che fosse la verità. Eppure non era riuscita a trovare un altro modo per dormire, per calmarsi, per riprendere contatto con la verità.

"...George e Fred. Stiamo tutti bene e Voldemort è morto" snocciolò, con voce cupa e bassa. Ginny non era una stupida, sapeva che Hermione aveva dei problemi, sapeva che qualcosa non andava in lei, ma non era riuscita a farle chiedere aiuto. Si rifiutava categoricamente, asserendo che le sarebbe passato col tempo. In realtà non era passato affatto. Dopo due mesi ancora niente, gli incubi erano sempre lì, ogni notte ad aspettarla come i mostri dei bambini sotto al letto. Qualche notte erano diversi. C'erano delle variazioni, c'erano dei momenti in cui semplicemente vedeva Voldemort tornare e uccidere tutti quelli a cui voleva bene, senza che potesse far niente per aiutarli. Inspirò a fondo dal naso, lasciando uscire l'aria dalla bocca. In teoria serviva a calmarla.

"Scusa Ginny" sussurrò, gettando i piedi oltre l'orlo del materasso. Aveva bisogno d'acqua.

"Non preoccuparti, non mi dispiace, anche io non dormo bene senza Harry" le fece un sorrisetto furbo e si voltò dall'altro lato. La luna colpì i capelli rossi di Ginevra, illuminandoli come se fossero qualcosa di vivo e liquido. Aveva sempre invidiato quel colore all'amica. Con la maglietta incollata addosso e la sgradevole sensazione di essere ancora in pericolo, Hermione afferrò la bacchetta, incastrandola tra la pelle e i pantaloncini del pigiama, facendo attenzione a non calpestare le assi scricchiolanti della Tana. Si sentiva al sicuro lì, sentiva che quello era il suo posto, eppure gli incubi non la lasciavano mai. Due mesi precisi, dal 2 Maggio, eppure le sembrava di essere ancora in viaggio per cercare gli Horcrux, o di dover partire. Durante il giorno era tutto più semplice. Chissà perché durante la notte ogni paura si acuiva. Avrebbe tanto voluto un molliccio sotto mano per capire cosa temesse così tanto. Lui non sarebbe tornato. La cucina era silenziosa ed immersa nella luce della luna, che rischiarava le superfici, gettando su ogni cosa un alone di mistero. Andò a prendersi un bicchiere d'acqua. Avrebbe anche potuto farlo apparire in camera, ma aveva bisogno di uscire. Fu quello che fece. Ormai non doveva più temere di essere aggredita da nessuno, tranne forse qualche Mangiamorte, ma non pensava che sarebbero stati così stupidi da attaccare una casa piena di maghi, non con Harry Potter sotto lo stesso tetto. Dopo la guerra sia lei che Harry si erano trovati senza casa, senza famiglia e senza un posto in cui andare a rifugiarsi. Inutile dire che i Weasley li avevano accolti a braccia aperte. Sia lei che Harry erano come di famiglia per Molly e Arthur, non importava a nessuno quanto si sarebbero trattenuti, poteva essere anche per sempre. Molly ci sperava proprio. Aveva accolto la relazione di Harry e Ginny come la notizia più bella del mondo. Aveva addirittura pianto quando glielo avevano riferito. Ricordava ancora quanto Fred e George ridevano. Molly, tirando su col naso, aveva detto a Harry che dopo la morte di Voldemort era il più bel regalo che avrebbe potuto desiderare. George ridacchiando aveva precisato che il loro occhialuto amico aveva salvato diversi membri della famiglia negli anni e che quello doveva essere il regalo più bello. Tutti avevano riso. Uno scricchiolio alle spalle la fece sobbalzare. In un secondo aveva lasciato cadere il bicchiere a terra, che s'infranse lanciando schegge di vetro ovunque, ed estratto la bacchetta. Un fiotto di luce rossa si era schiantata contro il muro della Tana, rimbalzando via nell'oscurità.

"Che cazzo! Sono io, Granger!" Esclamò Fred, con le mani alzate e i capelli sparati in ogni direzione. Aveva gli occhi spalancati per la sorpresa, la bocca storta in una smorfia di rabbia.

"Sei scemo? Avrei potuto colpirti!" Sbottò, sistemano il bicchiere. L'acqua era schizzata ovunque e notò che un vetro le aveva aperto un solco scarlatto nella pelle della caviglia.

"Chi pensavi che fossi?" Borbottò lui, osservando il sangue che scendeva dalla sua ferita.

"Non lo so, non si arriva alle spalle della gente di notte senza annunciarsi" rientrò in casa, scansando il ragazzo, che aveva ritrovato un po' di autocontrollo.

"Vieni che ti sistemo quel graffio, prima che imbratti tutta casa" la invitò ad andare in cucina, poi frugò tra le cose della signora Weasley per un po'. Indossava una maglietta bianca slabbrata, tanto grande che poteva vedergli la clavicola e una generosa porzione di petto, sotto un paio di pantaloni a righe blu e bianchi che sembravano aver avuto altri proprietari. Gli stringevano un po' sulle cosce, mentre gli stavano larghi in vita. Con un'esclamazione di vittoria recuperò dalla credenza una bottiglietta viola e ne fece colare un paio di gocce su un tovagliolo, poi si sedette davanti a lei, prendendole la caviglia e posandosela su una coscia. Il contatto bruciò per un istante, ma Hermione non ci fece caso. Osservava il volto del ragazzo che aveva davanti, quello che aveva salvato due mesi prima.

"Non riuscivi a dormire?" Domandò lui, rompendo il silenzio.

"Ho solo avuto un incubo" scrollò le spalle, cercando di sminuire il tutto. Lui sollevò gli occhi dal suo lavoro.

"Un altro?" Indagò. Hermione sobbalzò, come se le avessero fatto male.

"Che vuol dire un altro?" Chiese, cercando di non sembrare troppo arrabbiata. Perchè si scaldava così tanto?

"Chi vuoi prendere in giro, Granger? Ti sento urlare ogni notte. La tua stanza è proprio sotto la nostra" spiegò. Hermione pensava di trovare compassione o tristezza sul suo volto, invece Fred fece un mezzo sorrisetto.

"Non credo che siano sogni porno, eh?"Aggiunse, facendola avvampare. Ritrasse in fretta la caviglia dalla sua coscia, rannicchiandosi sulla sedia.

"Temo di no" sussurrò. Non le piaceva essere scrutata a quel modo da lui.

"Hai provato a prendere una pozione per dormire?"

"Non ho bisogno di intrugli del genere. Sto benissimo, è normale avere incubi dopo quello che ho passato" gli occhi di Fred saettarono sul suo braccio sinistro. Non si era ancora decisa a far rimarginare quella cicatrice. La magia avrebbe potuto farlo in un momento, ma per qualche motivo non ci riusciva. Sangue marcio, il peggior appellativo per un nato babbano, le spiccava sulla pelle chiara, come una medaglia al valore. Era sopravvissuta alle torture, un paio di incubi non sarebbero riusciti ad abbatterla.

"Dovresti almeno provare, le tue occhiaie ormai assomigliano a quelle di un panda"scherzò, alzandosi e andando a recuperare il bollitore.

"Perché siete ancora alla Tana?" domandò cambiando argomento. Vide le spalle larghe di Fred irrigidirsi nel gesto di mettere il bollitore sui fornelli.

"Lo facciamo per la mamma, non si è ancora ripresa del tutto. Averci attorno la fa stare meglio"non sapeva come facesse a saperlo, ma Fred stava mentendo.

"Bugiardo" borbottò a mezza voce, rendendosi conto troppo tardi che quelle parole le erano sfuggite di bocca. Fred si voltò, appoggiandosi alla cucina e incrociando le braccia sul petto.

"Senti chi parla" sputò fuori. Non sembrava arrabbiato, ma la sua espressione era dura. Quand'era stata l'ultima volta in cui l'aveva visto così serio? Anche in punto di morte aveva riso, anche ad un soffio dalla fine il sorriso aveva illuminato il suo volto. Ricordava benissimo quand'era stata l'ultima volta che gli aveva visto un'espressione del genere: dopo la Battaglia di Hogwarts, quando l'aveva presa da parte e le aveva fatto il terzo grado.

 

"Sei stata tu?" Aveva chiesto, una volta che l'aveva inchiodata al muro. I suoi occhi castani le scrutavano il volto da una distanza infinitesimale. Poteva contargli le lentiggini sul naso, notare ogni screziatura verde nei suoi occhi.

"A fare cosa?" Domandò, intontita. Si sentiva svuotata di ogni forza. Stare in piedi le sembrava uno sforzo immenso.

"A salvarmi, non fare la finta tonta!"Esclamò lui. Non c'era traccia di divertimento, di un sorriso, di ilarità. Era mortalmente serio.

"Come avrei potuto? Siamo saltati tutti in aria allo stesso momento" cercò di sfilarsi dalla sua presa, ma Fred la teneva inchiodata al muro.

"Bugiarda! Perché l'hai fatto?" Chiese, addolcendo un po' il tono. Lo aveva salvato e basta, ci voleva un motivo per salvare la pelle a qualcuno?

"Non sono stata io, Fred" gli posò una mano sul petto per spingerlo via. Il suo cuore batteva veloce e vivo. Si sentì mancare la terra sotto i piedi. Era vivo e stava bene.

"Hermione, non mentirmi" aveva sussurrato, ma l'aveva lasciata andare.

 

Non erano più tornati sull'argomento, anche perché lei cercava di evitare di rimanere da sola con lui. Sapeva che aspettava solo l'occasione giusta per attaccare ancora. Non si era rassegnato. Hermione non aveva detto a nessuno quello che era successo, tranne che a Harry. Ne avevano parlato una notte come quella, in cui neanche lui era riuscito a chiudere occhio. Lui non si era spiegato cosa fosse successo, ma visto che non c'erano state conseguenze a quell'atto, aveva liquidato l'argomento alla svelta. Sosteneva che anche la sua bacchetta avesse agito di sua spontanea volontà, ma che nessuno avesse trovato una spiegazione valida per quel comportamento. Nessuno dei libri che Hermione aveva consultato ne parlava, ma non si era arresa. C'era sicuramente qualcuno che sapeva. Le era immediatamente venuto in mente Olivander, oppure il ritratto di Silente ad Hogwarts. Loro avrebbero potuto aiutarla, ne era certa. Il bollitore fischiò e Fred si riscosse, servendo ad entrambi due tazze di camomilla fumante. In teoria serviva per rilassare i nervi, in pratica non faceva niente.

"Me ne servirebbe un secchio per dormire" bofonchiò Hermione, che si sentiva a disagio sotto lo sguardo insistente di Fred. Lui ridacchiò, soffiando sulla tazza.

"Anche a me"

"Perchè non riesci a dormire?" Indagò, anche se il suo istinto le diceva di non addentrarsi in quel terreno se non era pronta ad avere delle risposte che non le sarebbero piaciute.

"Non sei l'unica che ha gli incubi" lui però non aggiunse altro. Quella spiegazione era più che sufficiente. Tutti li avevano, chi più e chi meno ovviamente. George per esempio dormiva ogni notte come un ghiro. Non era stato presente nel momento di quasi morte del gemello. Hermione ne era felice. Le risate che faceva fare a tutti la tiravano sempre su di morale e bastavano già loro due a preoccuparsi per tutti. Bevvero le tisane in silenzio, ogni tanto gettandosi qualche occhiata furtiva. C'era mai stato un momento in cui fossero stati così tanto da soli in tutti quegli anni? Non che ricordassero. George, Harry e Ron erano sempre vicini, sempre intorno. Era strano passare del tempo da soli senza gli altri, eppure a Hermione non dispiaceva. Avere Fred vicino la faceva sentire un po' più sicura, un po' più tranquilla, come se l'incubo non ci fosse mai stato.

"Come vanno gli affari?" Non le dispiaceva quel silenzio tra di loro, ma preferiva riempirlo o i suoi pensieri avrebbero iniziato a vagare verso cose più tristi e oscure. Fred parve sorpreso da quella domanda.

"Molto bene. Dopo la guerra le persone hanno bisogno di ridere, ma più che altro è la nostra linea per la difesa che va a ruba" le spiegò. Adesso era più disteso, più simile al Fred che conosceva. Il suo negozio era la sua passione.

"Ti dispiace se uno di questi giorni faccio un salto in negozio?" Domandò. Per un momento Fred tradì un profondo stupore, ma si riprese immediatamente.

"Saresti la benvenuta"fu tutto quello che disse. Recuperò le tazze vuote, mettendole a lavare e si stiracchiò pigramente.

"Andiamo a dormire almeno un paio d'ore, Granger"le propose. Per un attimo Hermione rimase a guardare quella mano che lui le tendeva, indecisa se prenderla o meno, poi lasciò perdere e si fece tirare in piedi con troppa energia. La caviglia stava bene, il taglio non era altro che un ricordo, così come il suo incubo. La mano di lui era forte e morbida, anche se c'erano dei calli sul palmo. Chissà a cosa erano dovuti. Sul pianerottolo, lui le fece un sorriso distratto e salì le scale, incurante delle assi che scricchiolavano. Lo guardò sparire al piano superiore, domandandosi quando mai si era interessata del negozio dei gemelli e da dove le venisse in mente quella richiesta. Una volta tornata sotto le coperte riuscì a dormire quello che restava della notte, senza che alcun sogno la disturbasse.

 

   
 
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