Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kimando714    17/07/2020    1 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 53 - NOTTE DI MEZZA ESTATE (PT. 2)




 
-Riuscite a trovare dei problemi pure dove chiunque altro non potrebbe neppure immaginarli-.
Nicola si ritrovò ad annuire inconsciamente alle parole con cui Alessio aveva appena commentato tutto il suo racconto sulla serata prima, più precisamente sulla conversazione avvenuta con Caterina.
Il cielo continuava ad essere prevalentemente nuvoloso anche in quel momento, quando all’ora di pranzo non mancava ormai molto; le strade di San Nicola erano comunque piuttosto frequentate, per la maggior parte da turisti a cui era stata negata la mattinata in spiaggia. Era la stessa sorte in cui si erano ritrovati anche loro due, che avevano ripiegato su un bar della piazza, dopo aver vagato per un po’ senza una reale meta.
Erano seduti da circa mezz’ora, Alessio ancora intento a mescolare il suo caffè amaro e Nicola a fissare in silenzio il suo cappuccino, ancora intatto, troppo impegnato a rimuginare su quel che aveva appena finito di raccontare.
Non si sentiva meno inquieto rispetto a quello che si sarebbe sentito se fosse rimasto al B&B, si rese conto: se ne era andato dalla stanza condivisa con Caterina appena gli era stato possibile, sentendosi troppo idiota – e troppo in colpa- per continuare a rimanere in sua compagnia, senza riuscire a dire una parola.
Il resto era venuto da sé, senza nemmeno rifletterci troppo: aveva raggiunto la camera 111, e ancor prima di salutare tutti e rendersi conto che Filippo l’aveva preceduto di poco lì dentro, si era avvicinato ad Alessio per chiedergli di uscire.
E anche se ora si sentiva al limite del ridicolo, dopo aver rivissuto attraverso i ricordi della sera prima il litigio avuto con Caterina, non poteva dirsi pentito di essersi confidato con lui: era alla ricerca di una guida sincera, di qualcuno che gli avrebbe detto cosa aveva sbagliato e cosa no senza troppi giri di parole. Qualcosa che non avrebbe avuto da nessuno dei suoi amici – né Filippo, che sarebbe stato troppo attento a non ferirlo, né a Pietro, e nemmeno a Alberto e Gabriele.
-Però lei non ha tutti i torti- proseguì Alessio, facendo tintinnare il cucchiaino contro la ceramica della tazzina – Voglio dire, essere stati chiari sin da subito non avrebbe creato un casino simile-.
Nicola alzò gli occhi verso di lui, rabbuiato in viso, sentendo che in effetti aveva ragione. Quando Alessio gli aveva spiegato, poco prima, che Caterina stessa gli aveva parlato dei suoi dubbi riguardo la faccenda, Nicola non si era sentito minimamente sorpreso: doveva seriamente averla fatta sentire a disagio.
-Ma capisco anche come mai te lo sia tenuto per te, ecco- concluse, prima di afferrare la tazzina ed avvicinarla alle labbra, bevendo il caffè caldo in un unico sorso tutto d’un fiato.
Nicola annuì, solo vagamente meno rammaricato:
-E quindi ora?-.
Sentiva un’urgenza terribile per avere una risposta a quella domanda: anche se non lo aveva dato a vedere, rinchiudendosi in un silenzio durato per ore, era terrorizzato all’idea di non risolvere nulla con Caterina.
Alessio alzò le spalle:
-E ora niente. Aspetti e vedi- gli rispose, con semplicità – O per una volta fai il primo passo e cerchi di spiegarti meglio con lei-.
Nicola si sentì scoraggiato: era sempre stato pessimo con le parole. La sola idea di dover risolvere con Caterina unicamente parlando lo faceva andar ancor più in ansia.
-Solo, non aspettare il prossimo decennio per farlo- Alessio lo guardò con serietà – Stasera potrebbe essere una buona opportunità-.
Nicola sgranò gli occhi all’istante:
-Stasera?- quasi si ritrovò ad urlare – Ma è … -.
-Non è presto- Alessio lo interruppe ancor prima che potesse finire di parlare – Fallo e basta!-.
Sotto lo sguardo insistente di Alessio, si prese alcuni minuti per pensare: doveva sbrigarsi sul serio, se non voleva passare il resto della vacanza in un clima teso e tutt’altro che positivo, ma non voleva nemmeno cercare di forzare gli eventi. Non aveva nemmeno idea se Caterina avrebbe voluto ascoltarlo.
Non aveva nemmeno raccolto le idee per come poterle dire tutto quello che gli era passato per la mente dalla sera precedente fino a quel momento.
Si sentì spaesato come non mai.
-Se mi dessi all’altra sponda sarebbe tutto più semplice- borbottò sconsolato – I ragazzi non sono così complicati-.
Sentì Alessio ridacchiare, prima di alzare gli occhi verso di lui e sentirlo parlare:
-Ti do un consiglio: per esperienza personale, direi che saresti nella merda nello stesso identico modo, quindi tanto vale essere contenti con quel che si ha senza fidarsi troppo degli stereotipi-.
Nicola sbuffò, rimanendosene in silenzio. Sarebbe stato interessante cercare di capire, in così poco tempo, come poteva capovolgere la situazione in positivo.
 
*
 
Notte di mezza estate
Feste improvvisate

Diavoli alle chitarre
Ma angeli sotto le stelle
 
Inaspettatamente, il cielo si era notevolmente rasserenato rispetto alla mattinata. Era un po’ come se le nuvole, così come le insicurezze, si fossero pian piano dissipate durante il corso della giornata: Giulia preferiva vederla a quel modo, piuttosto che continuare a rimuginare pessimisticamente ogni secondo sulla conversazione avuta con Caterina quella mattina.
Il pomeriggio non era stato molto diverso dalle ore che avevano preceduto il pranzo: l’avevano perlomeno passato ad organizzare i preparativi necessari per la serata. La proposta di Gabriele di preparare un piccolo falò sulla spiaggia vicino al porto, vicino alle barche abbandonate sulla riva, aveva raccolto i consensi di tutti: aveva continuato per tutta la giornata a elencare tutti i dettagli e le bellezze poetiche di un fuoco acceso vicino al mare, e alla fine era riuscito a convincere tutto il gruppo.
Avevano cenato tutti insieme in una trattoria vicino al loro ostello, ed infine, dopo aver recuperato gli zaini che il giorno prima avevano usato per recarsi a San Domino, si erano incamminati verso la stessa spiaggia della sera precedente. Era passata una mezz’ora circa, con l’oscurità che ormai aveva preso posto del sole tiepido che era sbucato da dietro le nuvole quel pomeriggio, da quando erano arrivati ed avevano acceso un modesto fuoco vicino alla riva della spiaggia, nelle vicinanze del molo.
Giulia si era ritrovata a pensare, osservando le fiamme rosse ed aranciate così vivide ed in contrasto con il buio della sera, che Gabriele non aveva avuto tutti i torti nel definire il falò in riva al mare come qualcosa di poetico.
-La tua anima fuorilegge si è finalmente fatta viva- Pietro, ancora intento ad alimentare il fuoco con dei rami trovati in giro per la spiaggia ed attento a non rischiare che si spegnesse, si girò verso Gabriele con un ghigno malizioso – Da te non mi sarei aspettato la proposta di un falò-.
-Spero soltanto che non venga a farci visita la guardia costiera- borbottò Gabriele, che sembrava molto più dubbioso di quanto non lo era stato nel proporre l’idea quella mattina.
-Sennò è la volta buona che ci facciamo un bel weekend in un posto fresco- replicò prontamente Pietro, andando finalmente a sedersi tra Filippo ed Alessio – L’unico lato positivo è che avremmo vitto e alloggio a sbafo-.
-Sì e no che questo falò rimanga acceso per altri dieci minuti- borbottò scettico Alberto, guadagnandosi un’occhiata indignata da Pietro.
Giulia fu quasi sul punto di scoppiare in una risata, ma nel vedere la faccia perplessa di Gabriele preferì trattenersi:
-Falò o non falò, l’importante è essere insieme e festeggiare Ferragosto- disse, prima di venire bloccata da Alessio:
-La sera prima di Ferragosto- obiettò, mentre si decideva a tirare fuori la sua chitarra acustica dalla custodia – Mancano ancora più di due ore a mezzanotte-.
Giulia si ritrovò ad annuire senza dire nulla, lo sguardo posato sulle figure di Caterina e Nicola, seduti lontani l’uno dall’altra. Avevano continuato ad evitarsi così per tutta la giornata, e la cosa non era passata inosservata: un po’ a turno era sorta a tutti qualche domanda sul fatto che sembravano aver litigato. Giulia si era ritrovata a dover far finta di nulla pure di fronte agli sguardi confusi di Filippo.
“Chissà se gli parlerà”.
Caterina era andata a sedersi tra Alessio e Valerio, ed anche se stava ridendo con quest’ultimo per tutte le bottiglie – fin troppe- di birra fresca che stava tirando fuori dal suo zaino per poterle offrire, non era difficile capire che fosse un sorriso la cui allegria non raggiungeva mai lo sguardo, gli occhi piuttosto vuoti.
Non che potesse dire qualcosa di diverso per Nicola: stava parlando a bassa voce con Alberto e Gabriele, poco distante da Giulia, e pur concentrato nella conversazione non sembrava davvero entusiasta di parteciparvi. Non era difficile vederlo girarsi saltuariamente verso Caterina per lanciarle un’occhiata mesta.
-Oh, Alice!-.
Giulia alzò immediatamente lo sguardo, stranita dall’esclamazione appena urlata da Alberto. Lo osservò alzarsi animato da particolare entusiasmo, le braccia alzate per farsi notare da un gruppetto di ragazze spuntate poco distante da dove si erano accampati.
-Oddio- sentì sbuffare Pietro, debolmente – Ci mancava solo la sua nuova fiamma estiva-.
-Sai chi è tra le tante?- Giulia si sporse verso di lui per non rischiare di farsi sentire da Alberto. Aveva registrato solo distrattamente, il giorno prima, il fatto che Alberto – in un modo o nell’altro- avesse conosciuto una ragazza in spiaggia. Non aveva approfondito la cosa allora, e nemmeno in quel momento, guardandolo andare incontro al gruppetto che si avvicinava a loro, poteva dirsi davvero interessata; era solamente curiosa, ma in maniera così superficiale che per poco chiese a Pietro di lasciar perdere.
-Credo sia la tipa che lo sta per stritolare- disse lui prima che Giulia cambiasse idea. Effettivamente, a ben guardare, potevano rimanere pochi dubbi: Alberto si era fiondato tra le braccia di una ragazza dai capelli castano scuri che le arrivavano alle spalle, stringendola a sé come se si conoscessero da una vita e non si vedessero da altrettanto tempo.
Anche Filippo si girò a guardare, tenendo la fronte corrugata:
-Dite che lo perderemo definitivamente?-.
Giulia rise piano:
-Piuttosto probabile che ci abbandoni per seguire lei- mormorò con ironia. Era anche piuttosto evidente che tra tutti loro, Alberto fosse quello che se la stava passando meglio in quella serata.
Le altre tre ragazze che accompagnavano quella che doveva essere Alice sembravano già sapere chi fosse Alberto. Erano rimaste accanto a lui e alla loro amica, senza muoversi; una di loro, dai capelli chiari, sembrava invece più incuriosita dal loro gruppo. Pur senza farci troppo caso, Giulia riuscì comunque a notare le occhiate sfuggenti e vagamente interessate che la bionda stava continuando a rivolgere ad un ignaro Gabriele.
Filippo, accanto a lei, si lasciò sfuggire un sorriso che subito Giulia non riuscì a capire a cosa fosse riferito:
-Qualcosa mi dice che qualcuno ha fatto conquiste- disse, voltandosi verso di lei e facendo un cenno prima alla ragazza e poi verso Gabriele – E non sto parlando di Alberto-.
Giulia si portò una mano alla bocca per non farsi vedere mentre tratteneva a stento le risate:
-Qualcuno è rimasto colpito da Gabriele, a quanto pare-.
Non si stupì affatto che anche Filippo avesse notate quel particolare: l’unico a non averci fatto caso, a quanto sembrava, era proprio Gabriele, che si era girato subito verso Giulia con gli occhi sgranati per la sorpresa.
Anche Nicola si girò verso di lei, prima di voltarsi indietro verso il gruppetto di Alice, imitato subito da Pietro. La risata che lui si fece sfuggire non fece altro che far arrossire tremendamente Gabriele, ancora in silenzio.
-In questa parte dell’Italia non rimarresti single per tanto tempo- lo prese in giro, sporgendosi verso l’altro – Dovresti approfittarne-.
Nicola gli rivolse un sorriso decisamente più delicato:
-Ti saresti potuto far presentare da Alberto- suggerì, ma a quelle parole Gabriele si riscosse definitivamente, scuotendo il capo.
-Non mi interessa- borbottò, ancora rosso in viso – Credo-.
Pietro fischiò con fare canzonatorio:
-Ah, allora non ne sei così tanto sicuro-.
 
Sogno di mezza estate
Beati o voi che entrate
Nel girone degli innamoramenti
Miracoli e tradimenti
 
Gabriele, se possibile, arrossì ancor di più, scostando del tutto lo sguardo incerto che aveva rivolto alla ragazza fino ad un attimo prima.
Dal resto del gruppo arrivò uno sbuffo sonoro, piuttosto seccato. Quando Giulia si girò nella direzione dalla quale era provenuto, notò Valerio con un sopracciglio alzato e l’aria piuttosto irritata:
-Se non vuole, direi che sarebbe ora di lasciarlo stare- tuonò, con voce ferma e vagamente minacciosa verso Giulia stessa e Pietro – Bevete una birra e piantatela-.
Di fronte al rimprovero di Valerio, che evidentemente aveva seguito la vicenda più attentamente di quel che Giulia si sarebbe aspettata, Pietro non osò fiatare. Si limitò a lanciare un’ultima occhiata verso Gabriele, prima di tornare in silenzio a fissare il suo cellulare appena recuperato da una tasca dei pantaloncini.
Anche Giulia non provò a sfidare la pazienza dell’altra: si limitò a seguire il suo suggerimento alla lettera, alzandosi in piedi per andare a recuperare una delle tante birre offerte da Valerio stesso.
Quando fece per tornare al proprio posto, notò che il gruppetto di Alice si era finalmente allontanato verso un altro punto libero della spiaggia, con Alberto ancora al seguito.
Lo avevano decisamente perso almeno per un po’.
Passarono almeno un paio di minuti in completo silenzio, prima che ci pensasse Alessio a spezzare quell’aria pesante che si era creata. Era intento ad accordare la chitarra, lasciando scappare qualche nota, unico sottofondo insieme alle onde del mare che si infrangevano a riva.
-Qualcuno ha qualche proposta su cosa suonare?- chiese semplicemente, guardandosi intorno. Nonostante fossero stati in spiaggia solo mezza giornata il giorno precedente, sembrava già essere abbastanza abbronzato in viso, le lentiggini che ora erano decisamente più visibili e delle efelidi comparse anche sulla fronte.
-Anche se proponessimo noi qualcosa non è detto che tu poi sappia suonarla- gli fece notare Caterina, con aria non particolarmente entusiasta.
Alessio roteò gli occhi al cielo:
-Voi provateci, magari avviene il miracolo-.
Giulia si ritrovò a sperare, osservando il viso rabbuiato di Caterina, che quello non fosse l’unico miracolo della serata.
 



-Ai miei polpastrelli serve una pausa. Stanno chiedendo pietà-.
Alessio lasciò andare uno sbuffo di stanchezza, mentre lasciava andare la chitarra, scivolatagli in grembo.
La brezza che si era alzata da un po’ di tempo, lungo la riva della spiaggia, rendeva il tutto più piacevole e leggero, e nonostante tutte le preoccupazioni per Caterina e Nicola, Giulia era finalmente riuscita a lasciarsi un po’ andare nell’ascoltare le melodie suonate da Alessio. Forse non poteva però dire lo stesso per loro: se Caterina almeno aveva canticchiato sottovoce più di qualche canzone, nell’ultima ora, Nicola era rimasto più defilato, a parlare con Filippo, Pietro e Gabriele.
-Anche le mie orecchie- gli fece il verso Valerio, scuotendo platealmente il capo e avvicinando alle labbra il collo della bottiglia di birra che teneva in mano. Giulia si ritrovò a ridacchiare sotto i baffi, ormai piuttosto consapevole della più o meno implicita antipatia che sembrava esserci tra lui ed Alessio. Aveva criticato quasi tutte le canzoni che tutti nel gruppo – compresa Giulia stessa- avevano proposto, e che Alessio aveva eseguito, a volte andando a memoria, altre improvvisando.
Fu proprio lui a sbuffare sonoramente, l’espressione contratta:
-Se non ti piacciono le nostre scelte musicali, puoi sempre proporne tu- replicò piccato. Anche se il falò era sempre più debole, e l’unica altra fonte di luce fosse la luna alta in cielo, Giulia era sicura che fosse rosso in viso per lo sforzo di cantare e suonare, e per il nervoso.
Valerio gli lanciò l’ennesimo sguardo di sfida:
-È che dubito riusciresti a mettere insieme due note di fila per le canzoni che suggerirei-.
Prima che Alessio potesse anche solo aprir bocca per dire qualcosa, Caterina alzò la voce per impedire ad entrambi di continuare con quelle frecciatine:
-Non litigate- disse, sospirando a fondo – Almeno ci siamo divertiti un po’-.
L’intervento diplomatico di Caterina non sembrò sortire troppi effetti positivi: prima che Giulia distogliesse definitivamente lo sguardo, puntando la sua attenzione altrove, aveva colto l’ennesimo sguardo di fuoco di Valerio e qualche imprecazione piuttosto infastidita di Alessio. Sperò solo che non finissero per far scoppiare una rissa.
Probabilmente avrebbe provato a calmare gli animi lei stessa, se non fosse stato per il dettaglio che l’aveva distratta un attimo prima: Nicola si era alzato, allontanandosi da Filippo, Gabriele e Pietro, per avviarsi alla scorta di bottiglie di birra che Valerio aveva posizionato poco distante da loro, pronte per essere bevute.
Prima ancora di poter riflettere se potesse essere effettivamente una buona idea o meno, Giulia si mise in piedi a sua volta, accelerando il passo per essergli poco dietro.
Raggiunse Nicola senza difficoltà, nel momento stesso in cui si era chinato verso le birre per afferrarne una.
-Ne passi una anche a me?-.
Nicola sobbalzò appena, ancora non accortosi della sua presenza a meno di un metro di distanza. Bastava allontanarsi di pochi metri dal falò per cadere nella semi oscurità, evitata unicamente dalla luce lunare: anche se del volto di Nicola poteva distinguere pochi tratti, Giulia ne riconobbe la stessa rassegnazione che vi aveva scorto per tutta la sera.
-Certo- mormorò lui, chinandosi per prenderne due. Le stappò con lo stappa bottiglie che sempre Valerio aveva lasciato lì vicino, passandone una a Giulia subito dopo. Era sicura che se ne sarebbe tornato al suo posto, al sicuro da Filippo, Gabriele e Pietro, se non si fosse decisa a parlare subito.
-Sei ancora più taciturno del solito stasera- commentò, con finta nonchalance. Non era del tutto convinta di aver iniziato con il piede giusto, ma quella frase bastò per bloccare Nicola sul posto un altro po’.
Lo vide alzare le spalle, con indifferenza:
-Ho ascoltato Alessio suonare- borbottò, gli occhi puntati altrove – E poi, veramente, stavo parlando con gli altri-.
“Peccato tu non abbia parlato con chi dovresti più di tutti”.
-Non è perché hai pensieri per la testa?- Giulia domandò ancora, ignorando del tutto le ultime parole dell’altro.
Nicola non si curò nemmeno di provare a correggerla:
-Anche- ammise a mezza voce, abbassando gli occhi sulla bottiglia di birra che teneva saldamente in mano. Giulia si morse il labbro inferiore: non era decisamente partita con l’idea di parlare anche con Nicola, quella sera. Aveva sperato per tutta la giornata, e fino all’ultimo prima di alzarsi e seguirlo poco prima, che si decidesse ad andare da Caterina, se non fosse stata lei per prima a farlo.
Era stata una decisione presa sul momento, quella di parlargli, ma forse non del tutto avventata e inutile: Nicola le appariva esitante, rassegnato come non mai, e non aveva idea di cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Sapeva solo che, se poteva rendersi utile per cercare di riavvicinarli, avrebbe provato a fare anche quello sforzo.
-So che tu e Caterina non avete passato una bella serata ieri sera- gli disse ancora, cercando di non alzare la voce per farsi sentire dagli altri che, pur a diversi metri di distanza, potevano rischiare comunque di cogliere stralci di quella conversazione – Ma oggi è un altro giorno, e non riesco ancora a capire cosa diavolo tu stia aspettando ad andare da lei-.
Nicola si lasciò andare ad un mezzo sorriso amareggiato, del tutto privo di allegria:
-Mi sembra di sentire Alessio. Mi ha detto la stessa cosa stamattina-.
Giulia non riuscì a trattenersi dal guardarlo con occhi sgranati:
-Peggio ancora!- esclamò, scuotendo il capo incredula – Siamo in due a dirti che dovresti muoverti, e tu ancora non l’hai fatto. Sei proprio recidivo-.
-Codardo credo sia più appropriato- la corresse, un sopracciglio alzato e il tono di chi, ormai, aveva perso qualsiasi speranza anche per se stesso.
Giulia sospirò a fondo. Era consapevole che, ormai, doveva aver attirato l’attenzione degli altri per tutto il tempo in cui lei e Nicola erano fermi in quel punto – non si sarebbe affatto sorpresa di scoprire Caterina squadrarli da lontano-, ma rimase ferma ancora qualche attimo.
-Mi ha raccontato quel che vi siete detti ieri sera- disse ancora, con voce seria – Era solo un po’ nervosa … Però per una volta va da lei e sii sincero fino in fondo. Apprezzerà-.
Cercò di sorridergli incoraggiante, non sapendo che altro potergli dire per convincerlo. Sperava solo di averlo rassicurato almeno un po’, sufficientemente per spingerlo a fare il primo passo.
Quando lasciò un ultimo sguardo a Nicola, prima di allontanarsi per riprendere il suo posto sulla sabbia, ebbe la sensazione che, forse, qualcosa sarebbe cambiato.
 



L’aria salata del mare gli inondava le narici, la brezza leggera che si era alzata e che faceva arrivare quell’odore intrinseco di quel luogo.
Seduto sulla sabbia, a pochi metri dal fuocherello che resisteva ancora, nonostante le fiamme sempre più deboli, Nicola non stava facendo altro che pensare. Era riuscito quasi a distrarsi per gran parte della serata, ascoltando distrattamente le melodie prodotte da Alessio e dalla sua chitarra, e parlando a bassa voce con Filippo, Pietro e Gabriele. E poi era arrivata Giulia, a ricordargli di nuovo quel che Alessio stesso quella mattina gli aveva suggerito di fare, e non era più riuscito a pensare ad altro. Aveva passato l’ultima mezz’ora così, a domandarsi cosa lo stesse trattenendo ancora dall’andare da Caterina, prenderla in disparte, scusarsi con lei e parlarle chiaramente.
Paura: era la parola chiave. Paura di non riuscire a risolvere nulla, di vederla andarsene di nuovo arrabbiata con lui esattamente come la sera prima.
Alzò lo sguardo, facendolo ricadere sulla figura di lei, a qualche metro di distanza, il volto illuminato solo dai riflessi lunari e dalle fiamme del falò. Si stava limitando ad osservarla da distante, come se potesse bastare quello a farle capire che, in fin dei conti, non si era affatto dimenticato della loro situazione attuale.
Sapeva che il tempo stava per scadere, anche se avrebbe sempre potuto provare a fare qualcosa una volta rientrati al B&B. C’era qualcosa che, però, gli diceva che forse prima avrebbe agito, meglio sarebbe stato.
La guardò di nuovo, con malinconia iniettata negli occhi: continuò ad osservarne i ricci scuri che ondeggiavano per la brezza, i piedi nudi affondati nella sabbia, e non poteva fare a meno di darsi dello stupido.
Avevano ragione Alessio e Giulia, e avrebbe dovuto dargli ascolto molto prima: più lasciava passare il tempo, più le cose sarebbero peggiorate. Più avrebbe atteso nell’inerzia, più Caterina sarebbe stata lontana.
Quasi sobbalzò quando la vide voltarsi nella sua direzione, forse dopo essersi sentita fin troppo osservata, e ricambiare il suo sguardo con fermezza. Per un attimo ebbe la tentazione di distogliere gli occhi, ma si costrinse a non farlo: di certo quello non era nulla, in confronto alla pressione che si sarebbe sentito addosso quando avrebbero parlato a tu per tu, ed oltre a guardarla avrebbe anche dovuto cercare di esprimersi al meglio.
Caterina si alzò pochi attimi dopo, ed in quel momento Nicola sentì il proprio cuore battere all’impazzata: anche se non ne aveva ancora la certezza, sapeva dove era diretta. Non potè dirsi troppo sorpreso quando, pochi secondi dopo, la vide arrivargli praticamente di fronte, ignorando del tutto le occhiate confuse che Filippo, Pietro e Gabriele, accanto a Nicola, le stavano lanciando.
Quando gli si fermò di fronte, l’unica cosa che riuscì a fare fu rimanere in attesa che gli disse qualcosa.
-Possiamo parlare?-.
Nicola si sentì addosso lo sguardo di tutti, persino quello di Giulia ed Alessio, più distanti dal punto in cui era. Alzò gli occhi su Caterina con più convinzione, e senza risponderle si alzò lentamente.
-Sì, certo- mormorò con voce insicura, schiarendosela subito con un leggero colpo di tosse. Senza nemmeno lanciare un’occhiata a Filippo, Pietro e Gabriele – che sicuramente li stavano guardando confusi- fece strada a Caterina, distante dal resto del gruppo per poter parlare in pace. Lei lo seguì altrettanto in silenzio.
Nicola si fermò in un punto della spiaggia vicino a quello dove si erano fermati insieme la sera prima, ed esattamente come allora c’era solo il borbottio delle acque del mare e la luce argentea della luna ad accompagnarli.
Si prese qualche secondo per osservare Caterina, dritta di fronte a lui: non era riuscito a non notare come il vestito bianco che stava indossando le fasciasse perfettamente il corpo, mentre si piegava svolazzando a causa dell’aria leggera. Le dava un aspetto etereo che si sposava benissimo con il luogo che li circondava.
Nicola si morse il labbro: Caterina non sembrava particolarmente intenzionata a parlare per prima, anche se era stata lei a raggiungerlo e a chiederglielo. Prese un sospiro profondo, raccogliendo le idee che avevano affollato la sua testa per l’intera giornata, prima di aprir finalmente bocca:
-In realtà avevo intenzione di chiederti di parlare anche io- disse infine, ammettendo ciò che non era riuscito a fare con Giulia mezz’ora prima – Solo che mi hai preceduto-.
Caterina annuì:
-Te l’ha suggerito Giulia prima?- gli chiese, senza però traccia di rabbia.
Nicola si ritrovò a ridere per quanto era prevedibile:
-Lei ed Alessio, a dire il vero- ammise di nuovo, ormai arresosi al fatto che quella conversazione sarebbe stata piena di ammissioni mai fatte a voce prima di quel momento – Ma hanno ragione: non ha senso continuare a fare finta di nulla-.
Si passò la lingua sulle labbra secche, l’agitazione che stava pian piano lasciando posto alla voglia di cercare di aprirsi. Immaginava che non ci sarebbe riuscito appieno, non quanto avrebbe voluto, ma uno sforzo andava fatto.
Alzò lo sguardo su Caterina, di nuovo in silenzio ed in attesa: sembrava solo aspettare di sentirgli dire qualcosa per cui valesse la pena restare lì.
-Mi spiace di non essere stato sincero con te- Nicola le si avvicinò maggiormente, cercando di ignorare la propria voce così insolitamente insicura – È che … -.
Tacque qualche secondo, dimentico dei mille discorsi che aveva costruito nella propria mente da quella mattina. In quel momento, realizzò, tanto valeva improvvisare ed essere quanto più sincero possibile.
-Non lo so, è che forse visto i precedenti non volevo né spaventarti né metterti sotto pressione- mormorò a mezza voce – Forse volevo solo aspettare un tuo segnale per capire cosa fare-.
A quelle ultime parole, Caterina sbuffò amaramente:
-E lo hai avuto, solo non nel modo in cui ti immaginavi-.
Nicola annuì, sorridendo appena:
-Già. Ma è colpa mia, lo so. Avrei dovuto semplicemente parlartene-.
Temette che, nonostante tutto, dire unicamente quelle parole non sarebbe stato sufficiente per riparare ai propri errori. Quando però alzò gli occhi, vide Caterina meno irrigidita, meno tesa e, sperò, anche meno arrabbiata di quanto era stata sin dal giorno precedente.
-È così- gli disse, annuendo – Lo sentivo che ti stavi tenendo qualcosa dentro … Speravo solo che me ne parlassi tu di tua spontanea volontà-.
Anche Nicola si ritrovò ad annuire. Si sentì almeno in parte sollevato per essere riuscito a dire quel che voleva esprimerle, per non essersi bloccato temendo di peggiorare le cose.
La guardò di nuovo, un po’ più speranzoso, il bisogno di avere qualche certezza in più che si faceva pressante:
-Sei ancora arrabbiata?- le chiese esitante. Era abbastanza sicuro della risposta che avrebbe avuto, ma sentirgliela dire a voce sarebbe stato ben diverso che supporla.
Caterina alzò le spalle, un mezzo sorriso che le sfuggì finalmente sulle labbra.
-Diciamo di no. Forse ora un po’ capisco anche il tuo punto di vista, dopo averci pensato per un giorno intero- mormorò, la voce decisamente più rilassata rispetto a poco prima.
Nicola tirò definitivamente un sospiro di sollievo. Le sorrise a sua volta, rincuorato e fiducioso sul poter dire che, per una volta, una cosa era andata bene.
Caterina gli si avvicinò ulteriormente, allungando una mano verso una delle sue, e stringendola tra le dita:
-Promettimi una cosa, però- iniziò a parlare, lo sguardo serio – D’ora in poi ci diremo tutto. Senza scuse. Ed è una cosa che vale per entrambi, e per qualsiasi cosa-.
Quello spiraglio di una seconda possibilità era tutto ciò che Nicola chiedeva.
Ricambiò la stretta della mano di Caterina, abbassandosi su di lei per lasciarle un bacio a fior di pelle sulla fronte.
-Lo prometto. Non succederà di nuovo-.
 
*
 
Il falò si era quasi del tutto spento nemmeno dieci minuti dopo che avevano raggiunto di nuovo il resto del gruppo. Nicola aveva appena fatto in tempo a sedersi, stavolta accanto a Caterina, prima di intercettare gli sguardi sia di Giulia che di Alessio: aveva sorriso timidamente, e quel gesto era bastato ad entrambi come risposta alla domanda implicita che gli avevano rivolto con la loro espressione interrogativa.
Anche Alberto aveva fatto ritorno, poco prima di loro: era da quando era tornato, come li stava informando Valerio sottovoce, che non la smetteva di parlare di Alice e di quanto si stesse innamorando di lei. Caterina era scoppiata a ridere in modo così fragoroso da attirare l’attenzione di tutti su di sé.
Alla mezzanotte non mancava più molto, e Nicola non si stupì affatto quando, dopo un’altra decina di minuti, Filippo si alzò in piedi dicendo:
-Lo so che starsene qui è piacevole, e che Alessio è stato un degno musicista per la serata, ma credo che dovremo iniziare a prepararci per tornare all’ostello- gesticolò appena mentre parlava, sollevando alcune proteste – Si sta facendo tardi-.
-Come sei noioso, Pippo- borbottò Pietro, un po’ alticcio per le troppe birre bevute – Si sta bene qui-.
-È che poi conoscendo te e i tuoi compagni di stanza, se tardiamo ancora non vi sveglierete mai di buonora domani mattina in tempo per andare in spiaggia- lo rimbrottò subito Filippo, lanciando uno sguardo minaccioso a turno a lui, Alessio, Alberto e Gabriele.
Nicola si ritrovò a ridacchiare tra sé e sé, l’umore che ormai era alle stelle e ben lontano dall’essere a terra come prima di parlare con Caterina. Non si sentiva nemmeno particolarmente triste all’idea di rientrare al B&B.
Sentì una mano di Caterina, seduta di fianco a lui, sfiorargli la schiena, percorrerla fino a posarsi sulla sua spalla. Si voltò verso di lei con lo stesso sorriso con cui aveva ascoltato divertito le proteste degli altri al voler rientrare di Filippo.
-Ehi- le fece, la mente finalmente libera da preoccupazioni. Caterina gli sorrise di rimando, ma in un modo che fece pensare a Nicola che lo stesse facendo timidamente, a tratti esitante.
-Ehi- ripeté lei, avvicinandoglisi un po’ di più, tanto che Nicola riuscì a percepire il calore del suo corpo, pur attraverso il tessuto dei vestiti.
Si tenne girato verso di lei, osservandola mentre si mordeva il labbro come se fosse presa dall’indecisione: si limitò a guardarla in silenzio, almeno fino a quando Caterina non alzò di nuovo lo sguardo su di lui.
-Che c’è?- le chiese, per un attimo intimorito. Che la conversazione di prima avesse risolto solo in parte i dubbi di Caterina? Che fosse servita solo a metterli a tacere per troppo poco tempo?
Attese una sua risposta con ansia, chiedendosi cosa si sarebbe potuto aspettare.
-Niente- rispose lei, anche se sembrava pensierosa esattamente come prima – Mi stavo solo domandando una cosa-.
Per un lungo attimo Nicola si chiese a cosa potesse star riferendosi. Sospirò a fondo, prima di chiederle:
-Cosa?-.
C’era qualcosa, nel suo sguardo, che gli suggeriva di non preoccuparsi, ma sapeva che avrebbe mantenuto i propri timori fino a quando non gli avrebbe risposto.
Ci vollero ancora diversi secondi prima che Caterina, con la stessa esitazione e le gote arrossate, si decidesse a parlare:
-Ti andrebbe di rimanere ancora un po’ qui in spiaggia, da soli?-.
 
Forse è l'estate o forse è pazzia
Ma so che stanotte ti porterò via




 
*il copyright della canzone (Edoardo Bennato feat. Alex Britti - "Notte di mezza estate") appartiene esclusivamente ai suoi cantanti e ai suoi autori.
 NOTE DELLE AUTRICI
Tra fughe romantiche e liti sull'accompagnamento musicale, siamo finalmente giunti alla fine di questo capitolo in cui Giulia e Alessio hanno decisamente svolto il ruolo di maghi dell'amore! Grazie a loro, infatti, Caterina e Nicola si sono finalmente chiariti. Quali implicazioni avrà questo dialogo sulla coppia nel breve periodo? E nel lungo invece? Il rapporto tra i due migliorerà per davvero?
Per rispondere a queste domande non ci resta che attendere, ma una cosa è certa: se volete scoprire, invece, la risposta di Nicola alla domanda di Caterina, non vi resta che aspettare mercoledì 31 luglio!
Kiara & Greyjoy

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kimando714