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Autore: Stephanie86    19/07/2020    1 recensioni
AU | SwanQueen | Storia a 4 mani
Emma, figlia di re David e della regina Mary Margaret, è l'erede del regno del sud, Anatlon. Quando il regno cade, la bambina è costretta a nascondersi presso Camelot, protetta da Artù e dai suoi Cavalieri. Crescerà sapendo di dover vendicare la morte dei genitori e del suo popolo. Sapendo che un giorno dovrà affrontare colei che le ha portato via tutto.
Regina, la sovrana di Mehlinus, sale al trono molto giovane, affiancata e istruita dal consigliere Tremotino. Anche lei vuole vendetta e non è disposta a rinunciarvi per niente al mondo.
Le strade di queste due donne apparentemente così diverse si incroceranno presto. Ci sono molte cose che non sanno. Il loro viaggio sarà molto lungo e le persone che tramano alle loro spalle sono pericolose e assetate di potere.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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3

 

THE SWAN AND THE PANTHER

 

 

 

 

Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.

 

 
- Bene. Ora mostratemi che cosa avete imparato. – disse il consigliere Tremotino, facendosi da parte per concederle lo spazio di cui aveva bisogno.

Un cavallo stava venendo nella loro direzione. Regina lo vide avvicinarsi velocemente, al galoppo. Si accorse che non era un cavallo, ma un unicorno, un bellissimo esemplare robusto e nero, selvatico e quindi difficilmente domabile. I suoi zoccoli calpestavano rami secchi e foglie, sradicavano cespugli, sollevarono uno spruzzo d’acqua quando sprofondarono in un torrente.

- Immobilizzatelo, Maestà. – disse Tremotino.

Deglutendo, Regina sollevò entrambe le mani e cercò la concentrazione necessaria. Aveva fatto progressi durante l’ultimo anno. Il consigliere si era detto soddisfatto. Aveva dovuto subire i suoi rimproveri quando non si concentrava abbastanza o quando un incantesimo non riusciva perché sbagliava le parole di una formula. Ma Regina si sentiva più forte. Anche quando usava la spada. Ormai era diventato facile maneggiare Stormbringer. I combattimenti contro Daniel erano più agguerriti. Non si lasciava più atterrare né disarmare così facilmente.

L’unicorno arrivò a pochi metri da lei e s’impennò, nitrendo. Regina rivolse i palmi aperti verso l’animale. E quello rimase là, ritto sugli zoccoli posteriori, con la criniera scura al vento e gli occhi neri come la notte che sembravano fissare proprio lei. Immobile. Circondato da una densa aura azzurrina.

Regina sorrise. – Ce l’ho fatta.

- Eccellente, mia cara, eccellente! – esclamò Tremotino, ridacchiando e battendo le mani. Il consigliere indossava una giubba in pelle nera, i suoi inseparabili pantaloni di pelle e gli stivali di cuoio. Il suo aspetto non cambiava mai, neppure di una virgola e a Regina sembrava sempre più strano. – Cioè, volevo dire... Maestà.

Regina non disse nulla.

- Adesso... andiamo avanti. C’è solo un’altra piccola, piccola, piccola cosuccia che dovete fare.

- Ovvero?

- Uccidetelo. – lo disse con lo stesso tono che avrebbe usato per dirle: “montate in sella e andate a farvi una bella cavalcata”.

Il sorriso di Regina si spense e lei guardò Tremotino, inorridita. – Cosa?

- Uccidetelo. Con la magia, è chiaro.

Regina abbassò lo sguardo su Stormbringer, nel fodero appeso alla cintura. Poi sollevò di nuovo gli occhi, confusa. – Ma...

- É molto semplice. E molto rapido. – Tremotino mostrò il gesto con la mano destra. La ruotò, mimando un collo che viene torto fino a spezzarsi. – Coraggio. Uccidetelo.

Regina guardò il cavallo, fermo davanti a lei. Levò una mano, dapprima tenendola stretta a pugno. Guardò ancora l’animale. Aveva la bocca secca e il cuore che scoppiava nel petto. Aveva imparato ad essere più dura, come regina. Aveva imparato a far rispettare le leggi, a punire chi le infrangeva, qualunque fosse il motivo. Ma uccidere... uccidere quell’unicorno... ucciderlo così, per niente...

- Non posso farlo. È innocente. – mormorò Regina, ritraendosi.

- Nulla è innocente. – scandì Tremotino. – Credete davvero nell’innocenza?

- Io...

- Ascoltatemi, Maestà: dovete dimostrarmi di essere in grado di affrontare il prossimo passo. Uccidere. Dovrete farlo e lo sapete bene. Ucciderete con la spada, ma Stormbringer non Vi basterà quando affronterete i Blanchard. Loro sono potenti. Sanno usare la magia e la useranno. Contro di Voi. Dovrete essere capace di rispondere. Dovrete essere capace di difendervi con il potere. Dovrete essere capace di uccidere. Loro non avranno pietà. Non conoscono la pietà. – La voce di Tremotino si era fatta bassa. Bassa, sgradevole, ma ipnotica. – Ricordate? David ha ucciso Vostro padre colpendolo alle spalle...

Regina avrebbe voluto chiudersi le orecchie. La conosceva, quella storia. Tremotino gliel’aveva raccontata tante volte.

- E hanno ucciso Cora. Se volete la Vostra vendetta, allora dovrete uccidere anche con la magia.

- So quali sono le loro colpe, consigliere! Ma questo unicorno non ha fatto nulla di male.

- Se non siete in grado di uccidere un dannato unicorno, allora non sarete mai in grado di togliere la vita ad un uomo. E perirete. Desiderate questo? Credevo che il Vostro desiderio fosse diventare più forte, in modo tale da poter affrontare i Vostri nemici ad armi pari.

- E lo è, infatti!

- Allora uccidetelo! Mostratemi che siete pronta per proseguire con il vostro addestramento – Tremotino le puntò contro il lungo dito indice. – Se non imparate ad usare quel potere non vincerete mai. Non avrete mai la Vostra vendetta! E cosa penserebbero di Voi? Cosa penserebbe Vostro padre? Cosa penserebbe Vostra madre? Loro non sarebbero fieri di Voi, Regina. Non dimenticate chi siete: la sovrana di Mehlinus. Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare. Ha bisogno di una regina che non ha paura!

- Non ne ho.

- Invece ne avete. Altrimenti uccidereste questa bestia.

Regina guardò l’unicorno.

- Immaginate che l’unicorno sia un uomo. Immaginate che sia il re di Anatlon, colui che ha ucciso Vostro padre. Immaginate che sia la regina di quel regno, che è responsabile della morte di Cora. Siete orfana, Regina. Siete orfana per colpa loro! Non mi dite che intendete risparmiarli dopo tutto quello che hanno fatto?! Perché se lo farete... Loro non faranno lo stesso. E per Mehlinus sarà la fine. Sarà la fine per tutti noi.

Regina alzò la mano destra e stavolta l’aprì. Si concentrò sul collo dell’animale. Tremotino si avvicinò lentamente, gli occhi spiritati pieni di aspettativa.

“Siete orfana per colpa loro. Non mi dite che intendete risparmiarli dopo tutto quello che hanno fatto?!”

“La magia è potere...”

“Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare.”

- Fatelo. – sussurrò Tremotino.

“Cosa penserebbe Vostro padre? Cosa penserebbe Vostra madre? Loro non sarebbero fieri di Voi, Regina...”

“...Se volete la Vostra vendetta...”

“Il regno ha bisogno di una regina forte...”

Regina ruotò la mano di scatto. Il collo dell’unicorno si spezzò. Il rumore orribile dell’osso che si frantumava riverberò nel cervello di Regina, che chiuse gli occhi e inorridì. Il cavallo si schiantò sul prato, emettendo un lungo sibilo. Gli occhi neri rimasero aperti, a fissare il vuoto.

 

 

Poco dopo, nel tornare verso Nymeria affiancata dal suo consigliere, Regina rifletté sull’accaduto. Aveva ucciso una bestia innocente. Un unicorno. Un bellissimo animale, che non le aveva fatto niente. L’aveva ucciso, come le aveva chiesto di fare Tremotino.

“Il regno ha bisogno di una regina forte...”

“Nulla è innocente...”

Forse Tremotino aveva ragione. Se non l’avesse fatto, non avrebbe mai avuto il coraggio di vendicare la morte di Cora ed Henry. Quando aveva spezzato il collo dell’animale aveva provato orrore, ma anche qualcos’altro. Potenza. Sì. Si era sentita potente, perché quella vita era nelle sue mani. Aveva immaginato che davanti a lei ci fossero i sovrani del sud. Aveva immaginato suo padre colpito alle spalle da David. Ed era stato normale... uccidere. Terribile, ma naturale. Perché, una volta in guerra con il nord, non avrebbe potuto fare altro. Molte persone sarebbero cadute. Tra quelle non poteva esserci lei, altrimenti Anatlon si sarebbe imposto sul nord. Avrebbe usato la magia, non solo la spada. Avrebbe usato la magia per difendersi. Come le aveva detto il consigliere, i Blanchard sapevano usare la magia e se non avesse risposto nello stesso modo ai loro attacchi non ne sarebbe uscita viva.

- Tremotino.

- Sì, Maestà?

- C’è un’altra cosa che vorrei fare.

- Che cosa?

Regina si girò a guardarlo. Tremotino le rivolse un sorriso compiaciuto.

- Avete detto che il regno ha bisogno di una regina forte... Di una regina che non ha paura.

- Assolutamente sì.

- Allora è necessario iniziare a dimostrare quella forza.

- Come? Alzando i tributi?

- Ho bisogno di un simbolo che dimostri che il nord è forte. Che il nord è potente. Ci sto pensando da un po’, consigliere. Credo sia giunto il momento di cambiare lo stemma di famiglia.

Tremotino sbatté le palpebre. – Lo stemma? Il melo? Volete... Volete un nuovo stemma che non sia il melo?

- Sì.

- Oh... – Il consigliere sembrò confuso. Il suo sguardo si perse per qualche momento. Ma si riprese quasi subito. – E a cosa pensavate, come nuovo stemma?

- Una pantera. Voglio una pantera nera.

Tremotino sghignazzò. Nel corso della sua lunga vita aveva visto e udito parecchie cose, cose incredibili, assurde, spaventose, divertenti. Ma non ricordava di un re o di un signore che avesse preso la decisione di cambiare lo stemma di famiglia. Regina aveva il potere di sorprenderlo. – Ottima scelta. Una scelta davvero eccellente. La pantera è un predatore forte e aggressivo. Che tutti temono. Significa potere. Ma simboleggia anche... la magia. Il coraggio. La resistenza. È un animale ammirevole e meraviglioso. Come Voi, del resto.

Inizialmente il consigliere aveva pensato che la sovrana avesse scelto, come nuovo stemma, il suo animale guida, ovvero il corvo. Quando Regina era molto piccola, in occasione del suo... sesto o settimo compleanno, Henry aveva organizzato degli spettacoli per allietare sua figlia e la corte. Oltre a giocolieri, mangiafuoco, acrobati, bardi e trovatori vari, c’era anche un uomo che diceva di essere un indovino. Aveva tutta l’aria di essere un ciarlatano, ma aveva stabilito, dopo aver letto la mano e lo sguardo di Regina, che l’animale guida della futura sovrana era il corvo. Tremotino era sicuro che la stessa Regina se lo ricordasse benissimo, quel momento.

Ma la pantera è la scelta perfetta. Oh, sì, sì! Eccellente, mia cara Regina!

 

 

Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Est.

 

- Cambiare lo stemma? – esclamò Emma, sgranando leggermente gli occhi verdazzurri.

Agravain annuì, torvo. – Sì, Emma. La Regina del Nord intende cambiare lo stemma della sua famiglia. Ha scelto la pantera. Una pantera nera.

- Ne siete sicuri?

Gawain, il cavaliere che era incaricato di proteggere ed allenare Emma quel giorno, sospirò. – Le spie di Artù sono molto abili nello scovare informazioni. E non mentono. Non mentono loro così come non mente Merlino. Ha visto la pantera nei suoi sogni.

- Non mi sorprende affatto. Quella maledetta strega! – gridò Agravain, gli occhi verdi accesi di rabbia.

- Secondo le tradizioni più antiche, la pantera è un animale sacro. – disse Gawain, le folte sopracciglia aggrottate. – Serve per mettere in risalto l’importanza e la nobiltà di una famiglia.

- Nobiltà! – gridò Agravain, con la voce grossa. – Quale nobiltà? Henry era il re. Era di nobile lignaggio. Ma la moglie era una mugnaia! Lo sanno tutti! E poi l’attuale sovrana è tutto fuorché nobile. Nemmeno una delle sue chiappe lo è!

- Agravain... – intervenne il fratello maggiore. Era sempre saggio, Gawain. Decisamente più maturo e meno impulsivo del fratello minore. Sapeva sempre cosa dire e lo diceva al momento giusto. La sua voce infondeva una certa tranquillità, anche quando era molto severa, come in quel momento.

- Che? Emma sa benissimo ciò che penso. E credo che le sue idee a riguardo non siano molto diverse dalle mie.

- Abbassa la voce comunque. E cosa ancora più importante... modera il tuo linguaggio. 

- È più preoccupante il mio linguaggio, fratello, o una strega dannata che ha commesso le atrocità che conosciamo?

Emma non ascoltava più. Rifletteva.

Sapeva benissimo quale fosse il significato di quel gesto. La regina di Mehlinus stava cercando di dimostrare la sua forza. Il suo potere. Stava dicendo agli altri regni di stare in guardia. La pantera era un animale bello e pericoloso. Era un animale oscuro. Era un predatore che incuteva timore nei suoi avversari.

Non ho paura, si disse Emma. Non ne ho, Regina.

- La pantera non batterà il cigno. – disse Emma, risoluta. La sua voce non sembrava quella di una ragazzina. Era la voce di un’adulta.

- Come? – disse Agravain, sollevando un sopracciglio.

- La pantera non batterà mai il cigno. – Emma sfiorò l’elsa di Narsil. – La pantera è un predatore. È forte. È un simbolo di potere.

- Non basterà uno stemma, Emma. – disse Agravain. – Sono d’accordo. Può cambiare stemma tutte le volte che vuole, quella strega. Resterà sempre la responsabile di ciò che è accaduto alla tua gente e ai tuoi genitori. E non ci farà mai paura.

- Anche il cigno lo è.

- Cosa, Emma? – domandò Gawain.

- Un simbolo. Secondo le antiche leggende, è un simbolo di forza e di coraggio. Di... saggezza e di fedeltà. Me lo disse mio padre... un tempo. – Emma si rabbuiò. – So che aveva ragione.

- Aveva ragione. – disse Gawain. Il cavaliere la guardava, ammirato e con infinito rispetto. La guardava come se avesse avuto dinanzi una regina. – Il cigno è anche simbolo di forza e coraggio, non solo di purezza e di innocenza. Il cigno non ha paura di niente. Nemmeno della pantera.

- Io sono un cigno. Il mio nome è Emma Swan.

- Il tuo nome è Blanchard. Che cosa signif...? – cominciò Agravain.

- Sì. Ma più di una volta mi avete detto che il re è preoccupato. Mi avete detto che questi luoghi hanno occhi ed orecchie. Mi avete detto che ogni giorno che passa diventa sempre più rischioso per me. È giusto che usi un altro nome. Ed è il nome giusto. Emma Swan. Il cigno... Come il simbolo della mia famiglia.

I due fratelli si scambiarono un’occhiata.

- Emma Swan. Ammetto che mi piace. Sembra un nome forte. Come Narsil. – osservò Gawain.

Emma non disse niente. Sorrise.

Agravain era stupito a sua volta. Cominciava a rendersi conto che in quella ragazzina c’era molto di più di ciò che aveva visto fino a quel momento. Non poteva nemmeno considerarla una ragazzina. Non lo era più. Appoggiò la mano destra sull’elsa della sua spada, Varja, che significava diamante, ma anche fulmine. L’aveva chiamata così quando era diventato cavaliere. Nell’elsa era incastonato un piccolo diamante forgiato a Deep Valley, dov’era nato.

- Noi siamo con il cigno. – dichiarò Agravain. – Con il dragone e con il cigno. E sempre lo saremo.

   
 
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